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HARVARD [UNlVERStl LIBRARY »• . l SEP 1^ 1965 Digitized by Google A GIOVANI LEVITI DELLA SERAflCA DALMATA PROVINCIA DI SAN GmOLAMO L'AUTORE IN MEMORIA DEI PIÙ CARI GIORNI DELLA VITA PER ANNI VENTIDUE CONSECRATA ALLA COLTURA SCIENTIFICA ED ALLA RELIGIOSA LORO EDUCAZIONE QUESTE NUOVE PAGINE D. D. D. Digitized by Google Digitized by Google A chi legge. Era mio pensiero di richiamare, tre anni addietro, alla memoria dei dalmati i beneficii di civiltà e di progredimento religioso, introdotti e spanti dai frati minori in tntti gli angoli di questa terra ; ma Tenutemi frattanto in acconcio alcune per- gamene originali, mi arrestai, e presi tempo per condurre in più ampio giro il lavoro, estendendo la narrazione dei fatti, che, dal 1212 al 1860, si avvicendarono sopra il continente illirico, dove i nostri togati lasciarono monumenti imperituri della rigenerazione del cattolicismo. Questa fonte istorìca, onde scaturiscono notizie varie e peregrine, e in buona parte ignote, mi porse sufficiente materia da svolgere col sussidio delle già note i secoli francescani della Dalmazia e della Bossìna, alle quali, per la posizione topografica, si collegano le memorie della vita monastica dell'Istria ed Albania veneta, dell'Erzegovina e Serbia antica. A fine poi di dare un quadro dei monasteri tuttavia esistenti, ho diviso il lavoro in due parti: la prima abbraccia le origini delle più antiche abitazioni francescane, le loro vicissitudini, le gesto dei loro abitatori, i meriti univer- sali, che coli' attività indefessa si guadagnarono alla gratitudine dei popoli; la seconda, i monumenti artistici, le epigrafi di storica importanza, le biografie di coloro che ci lasciarono scritti stampati ed inediti, o la fama di nome degno da tramandarsi ai futuri. Digitized by Google Qualunque accoglienza possa egli trovare il presente la- voro nella pubblica opinione^ in ogni modo sarò soddisfatto di avere aggiunto ad altri miei brevi lavori pur questo, in vantaggio della patria e dell' Ordine a cui mi pregio di appartenere, di aver posto dinanzi agli occhi della gioventù claustrale le pre- clare virtù e le opere magnanime de' nostri trapassati, alla quale con buon augurio ripeto le parole dettate da un mio amico '^) ai suoi allievi: ^Questi furono nostri; venerateli con amo- re e con riQonoscenza; ma pensate che la religione e la patria non si appagheranno di un culto sterile; che questa patria e questa religione hanno o^ più che mai bisogno di chi le ami degnamente, e degnamente le serva; e che, vivendo neghittosi, il bene da' vostri maggiori operato vi tornerà a più cocente rampogna,,. *) P. FraB. FrediMi noto all'IUlia per le fi«e prose toseaae. Digitized by VjOOQIC CAVXT0X.0 muMa (1212 — 1288) Argomento. ^^Pnmoeseo eoli» piMeii» dei doni spirìtaali h» fatto splendere la lace dell' Evangelo , dissipati gli er^ rori , illuininati i sapienti del mondo e ricolma la terra di ogni bene celeste.^ lAtem Tud. mdver^ ^^. Stato della chiesa sul eontinenle ilUrico — viaggio di san Francesco per P Oriente — suo arrivo alle coste della Dalma^ %ia — a Zara risana miracolosamente Vabalessa di san Nicolò -^ edifica un convento^ che prende da lui il nome — memorie dei primi suoi abitatori^ del loro %elo apostolico^ dei laro meriti — ti edificano nuovi conventi a Pasmano^ a Traii, a Spalato^ a BribÌTy a Sebenico — visita Ragusa — origine di quel cenobio — nel terzo viaggio san Francesco tocca F Albania — antichità di quei conventi — antichità dei conventi deU Istria e del Quar^ nero — arrivo dei padri Domenicani a Ragusa e Zara — loro diffusione per la provincia — si associano ai Francescani nella grande opera della riforma dei costumi — gli uni e gli altri sono chiesti a dettar leggiy sono promossi per voti universali atte prelature. Digitized by Google 8 CAPITOLO PBIMO. Ni mllo scorcio del dodicesimo secolo, quando la chiesa ge- meva sotto la pressione dei potentati, e le cose divine ed u- mane vedevansi ire a seconda del capriccio e della prepotenza; quando le atrocità e le violenze de' principi ingrate giunge- vano alle orecchie degli onesti, e il rilassamento del clero e il progresso delle sette iscemavano la fede né' popoli, la Dal- mazia scevra di tali colpe aveva una cosa sola comune cogli altri, la lotta contro le eresie. La vecchia eterodossia, sebbe- ne fosse proscritta dai possedimenti veneti e dalla repubblica di Ragusa, aveva stanza e libertà di culto in que' degli un- gheri, donde o per relazioni domestiche, o per quelle del com- mercio, trovava accesso e ospitalità in ogni punto della provincia. Qui più che altrove era facile a piantare i germi avvelenati, più che altrove difficile a combatterli, impossibile a sradicarli, sì per la prossimità alla Bossina e alla Serbia (Dalmazia orientale), che da lunghi anni eran in preda alle dottrine venute dall' 0^ riente, come per la posizione marittima, che dava adito ai no- vatori d'introdurre pur quelle che a questi anni nel mezzodì del r Europa cominciavano ad insorgere. I nostri prelati commossi dalle strepitose grida, di cui quest' ultimi empivano il mondo dal- l' uno air altro estremo, si eran messi a vegliarvi con tutte le sollecitudini pastorali, ma per quanto si avessero adoperato, non valsero a preservare le loro greggi dall' alito micidiale. Quella Digitized by Google CAPITOLO PEIMO. 9 voce autorevole che vigorosamente dominava sopra i greci orien- tali, che limitava il loro colto , ne infrenava, qnalor bisogno v'era, le pompe esteme, quella voce stessa impotente s'arrestava innanzi ai Patarìni '). Gli allettanti misteri di questa setta eran penetrati nelle brigate di molti capi dei comuni, di quasi tutti i zupani, per mezzo dei quali si trasfuse secretamente il veleno, dove piò, dove meno, in tutte le classi più elevate, men che nel basso popolo. Ignota n' è la sua orìgine, rapida la propagazione. Chi la disse portata direttamente dalla Francia, perchè della medesi- ma famiglia degli Albigesi; chi dalle spiagge d'Italia, per es- sere stati scoperti fra i primi alcuni da quelle rive venuti; chi dalla Bulgaria, dove i discepoli di Basilio, medico aimeno, dopo il triste caso del loro maestro ^, si eran in massa ri- covrati e formate avevano società in più parti del regno. Un fitto buio però tuttora ricopre la sua emigrazione. ^A Milano, osserva Cantù % ebbero per vescovo un tal Marco, stato or- dinato in Bulgaria, e che presiedeva alla Lombardia, alla Marca e alla Toscana. Essendovi comparso un altro papa per nome Niceta, riprovò l' ordine della Bulgaria, e Marco ricevette quel della Drungaria, cioè di Traù (Tragurium) in Dalmazia ^). A Milano, distinguevano ì Catari vecchi, venuti di Dahnazia, Croa- zia, e Bulgaria, cresciuti singolarmente quando il Barbarossa li favoriva per far onta a papa Alessandro; e i nuovi, usciti circa il 1176 di Francia, che sarebbero i Valdesi. „ È opinione comune però che verso la fine del dodicesimo secolo passas- sero dalla Bulgaria nella Bosnia, Serbia e Dalmazia. Bossìna, terra di belle glorie cristiane, già guasta in gran parte dalle dottrine di Fozìo, lacerata dalle guerre intestine, apre le sue viscere ai tristi, e n'è ricetto ai loro convegni. Trasmessa in eredità al bano Culino, nella lunga reggenza di trentasei anni che e' vi tenne, giunse a tale grado di prospe- rità e di coltura, che i tempi di Culino rimasero nei ricordi dei nazionali quali tempi di felicità e di abbondanza. I pri- Digitized by Google 10 CAPITOLO PBIMO. mordi del suo governo presagivano grandi vantai al catto- licismo delle sue e vicine terre, le qoali contaminate non tanto per naturale inclinazione, quanto per la malvagità de' tempi e de' regoli 9 che a nome di sovrani eterodossi la governavano, speravan sotto l'egida di tanto uomo la propria redenzione. Tale invero era egli innanzi ai suoi nazionali: la religione era il primo suo pensiero , era il puntello che doveva sostenere r edifizio da lui architettato. Due chiese vedeva alzarsi la Bos- sina pei bisogni del gregge cattolico, riattarsi altre dal tempo e dai nemici guaste, celebrarsi con insolite pompe le feste prin- cipali, mai fin' allora udite. L'attività e lo zelo di Gulino fu- rono sentiti con giubilo e gratitudine dalla santa Sede. Teo- baldo, suddiacono della chiesa romana e legato pontificio in Dahnazia e Slavonìa, si congratulava seco lui, e a nome di Alessandro m gì' indirizzava ringraziamenti e felicitazioni. Venti anni più tardi Innocenzo m scriveva ad Emerìco, re d'Un- gheria ^), richiamasse al dovere il bano, l'ammonisse; se re- nitente, lo spodestasse, mettesse a confisca i suoi beni e quei dei suoi aderenti. Gulino aveva già abbracciata la setta dei patarini e si era dichiarato suo protettore; sua moglie , e sua sorella, vedova di Miroslavo, conte di Chelmo, vi si affaccen- davano con operosità senza limite. A diecimila e più sommava il numero degli adepti che in quei di prendevano parte al culto pubblico della setta. La Serbia, divisa in contee, rette dai zupani parte cat- tolici, parte scismatici, sotto il dominio di un principe supremo, che s' intitolava Granzupano, presentava in quel tomo di tempo il più rallegrante aspetto per il cattolicismo. Stefano nato da Nemuiia, da cui ebbe principio la nuova dinastia nella Serbia e Prevalide, e da una figlia di Alessio Gomneno, fu l'unico dei principi slavi, che, noiato delle improntitudini dei patarini e greci orientali, li denunziasse alla santa Sede, e ne chiedesse soccorsi per la loro conversione. H gran numero di settari che di giorno in giorno si vedeva ritornare al grembo della chiesa Digitized by Google CAPITOLO PBIMO. 11 per opera sua e di suo fratello Saba, monaco di monte Atos e poi arcivescovo dei Serbi, era segno evidente della fedeltà e dell'attaccamento di questa casa alla corte romana. Le lettere di Stefano e di Yelco, altro suo fratello, colle quali depongono i loro omaggi e la riconoscenza filiale a' piedi del Santo Padre, le sollecitudini d'Innocenzo, la missione de' suoi legati tanto desiderata dal re medesimo, l'apparato più che regio delle feste con cui fu celebrato il loro arrivo, l'incoronazione di Ste- fano in que' giorni avvenuta sotto la tutela della santa Sede, promettevano un felice awemre. Se non che, la barbarie in cui giacevano i popoli di tutte quelle terre, l'ignoranza e i vizi del clero, ne fetcevano molto dubitare. Tale la trascuranza delle cose divine e della dignità sacerdotale, ch'era difficile a ravvisare le differenze esteriori tra una setta e l' altra, tra que- ste e il culto cattolico. Quali fossero quindi ì progressi dei patarini in mezzo a sacerdozio senza coltura, senza conoscenza del più sacro dei doveri, la storia non c'isvela. Ai vescovi della Dahnazia era riservata la sorV^lianza della religione e la lotta contro tali dottrine nelle proprie e nelle contermini terre. Il primate di Spalato teneva volti i suoi pensieri alla Bossina, soggetta alla sua giurisdizione; l'arcive- scovo di Ragusa alla Serbia, sostenuto dalla pietà di quel se- nato. E l'uno e l'altro concorsero con tutti i mezzi che uno zelo ben guidato poteva su^erire, ma a tanto male non ba- stavano le loro forze. Alle publiche feste della Bossina, rispo- sero, dopo lunghi anni di segrete adunanze, quelle della Dal- mazia. Spalato e Traù frucone le prime in cui si ripetè quel- r eco, e si sparse per le dttà vicine. H coraggio però dei due prelati, e il fragore del popolo fecero tacere i loro clamori, e costrìnsero alla fuga i fanatici. Si udì tra breve ch'erano ac- colti e onorati da Gulino. Il primate ne chiese ragione a Da- niele, vescovo di quella diocesi, ma scorti ancor in lui sospetti non lievi, l'obbligò venirsi a ripurgare delle colpe, e Spalato fu allora spettatrice della degradazione di un vescovo cattolico. Digitized by Google 12 CAPITOLO PBIMO. La vigorosa prontezza dell'operare di Bernardo, che in quegli anni occupava la cattedra dei successori di san Doimo, intimorì i settari, e li tenue finché visse in profondo silenzio. La sua morte nocque alla chiesa. Si ridestò l' esaltamento de- gli spiriti; e manifestazioni insolite di violenza cominciarono perturbare la quiete publica. L'elezione di Pietro , conte di Chehno, a rettore di Spalato, poco stante seguita, porse l' esci^ a tumulti cittadini. Accompagnato da un numeroso corteo alla nuova destinazione, e ricevuto con onori maggiori al grado che veniva ad occupare, volle portarsi direttamente alla cattedrale, n clero che lo sapeva appassionato patarino, patarìni quanti gli eran allato, ne vietò l'ingresso. La massa con cui si av- viava trasse il custode della chiesa, e sbarrate le porte, entrò seco lui fra le acclamazioni. Il santuario dedicato alla purità della cattolica fede, era aperto alla profanazione di uomini con- taminati di macchia ereticale. Aconcio, legato pontificio, che in quell' occasione si trovava in Bossina, colpi la città d' interdetto; Guncello , successore dell' arcivescovo Bernardo , prelato igno- rante e di poco salda morale, che pure in quei di n' era as- sente, al sup ritomo l' assolse. La penisola di Sabbioncello, che formava parte della con- tea di Chelmo, e come questa dai re serbi dipendeva, da un estremo all'altro si levò a rumore. Casi, dove più dove men gravi, awicendavansi contemporaneamente in tutte le terre del continente : poche n' eran rattenute dal timore delle leggi. E qui con grande consolazione cristiana confessar dobbiamo che le nostre isole e scogliere, le quali costituiscono il terzo della popolazione dell'odierna Dalmazia, giammai si lasciarono tra- scinare dalla corrente delle false dottrine; né, per quanto la libertà di culto e potenti circostanze li favorissero, potevano mai soffrire che membri accattolici con qual si fosse segno, e- stemo della loro credenza vi dimorassero. Dai distretti di Bosna, di Say e di Yossora ^) trapianta- vansi rapidamente i germi velenósi per tutte le terre degli Digitized by Google CAPITOLO PRIMO. 13 slavi. Dal Danubio al Mediterraneo, dalP Oceano a Bisanzio un medesimo corpo sotto diversi nomi conosciuto aveva invasi i cuori di tutti ^. Un nuovo papa sorto da poco ne regolava le assemblee e i movimenti sediziosi : il male era sì estesò che sembrava dovesse dar crollo al cattolicismo. La corte d' Un- gheria mossa dalle esortazioni d'Innocenzo m e di Onorio m accorse più volte a reprimere i moti, a punire gli audaci e i ribelli Ugrìno, noto arcivescovo di Coloz, uomo destro e pru- dente, entrò in Bossina a capo dei crocesignatì, e rese quei servigi che dar poteva la presenza di uomini armati e la voce persuaditrìce di prelato dotto ed eloquente: eran sussidi tem- poranei, insufficienti. Il vescovo di Porto scriveva all'arcive- scovo di Normandia : ^ ^io mi sento lacerare il cuore dai ge- miti e dal pianto nel momento in cui penso dover ricorrere a te pei grandi bisogni della santa nostra chiesa. Parlo di dò solo che mi sta sotto gli occhi, e rendo testimonianza di tanto che conosco. Quell'uomo perduto nell'eresia, che vuole innalzarsi sopra tutti, tiene un faccendiere compagno di sue scelleranze, a cui gli albigesi danno il titolo dì papa; e' si è stabilito in un castello presso all' Ungheria, tra i confini dei bulgari, dei croati e dei dalmati. Da ógni parte a lui si addrizzano i settari per esseme consigliati. Bartolommeo, vescovo oriundo di Carcassona, lo ha in grandissimo concetto , e fa le sue veci in una villa presso Tolosa. „ "Una gran corruzione di costumi, ^ce Mon- talembert 'j, si era furtivamente introdotta nella società cri- stiana: informatasi d'eresie di differenti nature, la minacciava da tutte parti; la pietà e il fervore s' ei^no rallentati; le gran fondazioni de' secoli precedenti, gli ordini de' cistcrciensi, dei premonstratensi e de' certosini , non bastavano a ravvivarla , mentre nelle scuole un'arida logica ne diseccava pur troppo spesso le fonti. All'inferma cristianità facea d'uopo qualche nuovo e prepotente rimedio; facea d'uopo a' suoi membri in- tormentati una scossa violenta; facean d'uopo al suo capo, alla chiesa di Roma, nuove braccia e più robuste. „ Digitized by Google 14 CAPITOLO PBIMO. Franéesco e Domenico fondatori di due novelli ordina su- scitati a compiere gli alti disegni della provvidenza, raffigilra- vano quelle braccia che dovevano sostenere la basilica di La- terano, la madre e la cattedrale di tutte le chiese cristiane. ^ All' apparire di questi, il secolo comprese eh' egli era salvo y che nuovo sangue stava per essere infuso nelle sue vene : in- numerevoli discepoli si schierano sotto a quelle bandiere ani- matrici: s'innalza un grido d'entusiasmo e di simpatia, che si prolunga attraversò i secoli, che dappertutto risuona così nelle costituzioni dei sómmi Pontefici, come ne' canti de' poeti '®).„ Cosi ritrattava quell' età uno dei più grandi genii viventi. Qual parte avesse presa la Dalmazia colle vicine terre a tali grida di entusiasmo, quale vita ne avesse ritratta col propagarsi dei due ordini claustrali, siamo ora per dirlo, to- gliendo principio alla nostra narrazione dalla venuta di san Francesco su queste sponde. D santo patriarca d'Assisi, ardente di desiderio del mar- tùio, tanto da lui sospirato per quell' eccessiva carità che spesso lo rendeva somigliante al suo Redentore, affidata ch'ebbe la cura dell'Ordine alle sollecitudini di frate Pietro Cattaneo, mosse, da Santa Maria degli Angeli verso Ancona ^ ^), d' onde aveva in pensiero di passare più speditamente nella Siria per predicarvi ai Saraceni. Senonchè, prima di avanzarsi in alto mare, essendo colta la nave da una foriosa tempesta, e obbligata a veleg- giare a discrezione dei venti, venne spinta verso i lidi della Dahnazia, e portata nelle vicinanze di Zara ^^) fra le isole che prospettano le terre dalle quali si era partita. Chiusi quivi dall'impetuosa procella, e sprovveduti forse di una parte delle cose necessarie ad un viaggio, che fino a quel punto di poco 0 niente era progredito, furono costretti a cercare le provvi- gioni nella città più vicina. Il servo di Dio si valse di quest'op- portunità per recarsi alla metropoli dalmata, dove, gli si rife- riva, avrebbe trovato la favella e gli usi di sua patria. Né fu senza frutto quella gita. Si avvenne in un popolo di ve- Digitized by Google OAPITOLO PRIMO. 15 nerande memorie cristiane; che ad esempio de' saoi maggiori non si ristava dall' accogliere con modi cortesi e benevoli chi delle celesti dottrine si faceva degno banditore, e con nuovi prov- vedimenti spirituali ne veniva a purificare i costumi e ravvi- vare la fede. n passo sopraccitato, dove si riferisce, che il Serafino di Assisi avendo stabilito nel sesto anno di sua conversione di portarsi a predicare ai Saraceni della Siria, lungo il cammino fu costretto da venti contrarìi a ricoverarsi nelle terre della Schiavonia '^); questo passo^ dico, così nudamente riferito dal più antico e copioso cronista dell' Ordine francescano, e ripe- tuto dipoi da altri senza altre chiose , porse argomento a va- rietà di pareri sul luogo di questo approdo, ad asseverare con fermezza che più domidlii qua e là fosser stati da lui eretti in ogni terrà, dove il naviglio aveva a prendere il porto. Da tali infondati giudizii derivò, che gli scrittori delle cronache urbane, i quali ne'secoli più vicini a noi ebbero motivo di parlare de'patrii cenobi, si attenessero più a' racconti tradizionali che alle fonti autentiche, onde in più città e in più luoghi della costa dahnata tu l^gi il suo arrivo; né solo in quella prima partenza dall' Italia, A bene in due, od anche in tre differenti viaggi. Non altramente derivò dalle asserzioni di coloro che Bruirono alcuni annalisti veneti, dai quali si ritrae che nel- l' aimo terzodecimo di sua conversione ^^) fosse partito con nu« merosa schiera de' suoi figli dalla regina dell' Adriatico, e dopo varie soste ùMe lungo le terre dell'Istria e del Quamero, a-* vesse approdato alle rive di Zara; ma questi pure errarono stranamente ; imperocché scrittori autorevoli dell' età sua ricor- dano quella partenza da Ancona, e narrano alcuni casi parti- colari di lui e della sua comitiva che in nessun modo pote- vano affarsi a Venezia. A togliere gli abbagli di tali pie cre- denze, onde venti e più monasteri avrebbero a vantare quel- l'origine, a dissipare i dubbi che corsero circa vari sedetti, pei meriti de' quali ebbero lustro queste monastiche famiglie Digitized by Google 16 CAPITOLO PRmo. ^ e vantaggi non comuni le chiese del continente illirico , e a mettere in piena luce le loro vicende male comprese e spesso adulterate e contraddette y sarà ufficio nostro di far uso delle lettere autentiche di parecchi prìncipi e prelati , dei brevi di varii Pontefici ; parte originali, parte editi e rari, ne' quali v' ha tutto il fondamento e la veracità dd fatti che in questa e nelle seguenti epoche si successero fra noi La venuta di Francesco nella città di Zara non solo non venne da alcuno contraddetta, ma universalmente confermata da scrittori nostrali e forestieri, dalle tabelle monastiche e mu- nicipali, da varie epigrafi delle quali troviamo farsi cenno dai più insigni cronicisti dell' Ordine. Ottavio Spader, cittadino, e figlio di questo convento, felice investigatore delle antichi- tà francescane, appose questa nota al passo sopra riferito: il patriarca d' Assisi istituì la provincia della lÀhnazia nel- l'anno 1212, quando, sciogliendo dai lidi di Ascoli per pas- sare in Siria, venne a Zara, portato dai venti orientali. Il padre Bomman, a cui piacque seguire i veneti espositori, trasse dalle antiche memorie dell' archivio delle benedettine di san Nicolò una leggenda in cui si narra come all' abatessa di quel monastero fosse stata restituita la sanità da san Francesco, come inaugurato il primo cenobio francescano. ^Andavasi mol- tiplicando, die' egli ^^), il numero dei compagni di san Fran- cesco; quindi egli destinò alcuni per la missione ai Saraceni di Spagna, e lui con altri si portò a Venezia, dove s'imbacò su nave mercantile per passar in Siria. Si fermava la nave in varii porti di traffico, ed intanto egli si ritirava nei luoghi so- linghi a far orazione, nei quali luoghi poi furono edificati dei conventi pei suoi frati. La sua maniera di vivere risvegliò la divozione nei mercadanti e marinari compagni del suo viaggio, i quali ovunque arrivavano facevano elogi alla di lui santità. Arrivati a Zara, ebbero a dire di lui alle monache benedettine di san Nicolò, in cui oravi l' abbadessa da due anni obbligata a letto. Questa come intese la venuta del Santo, pregò Far- Digitized by Google CAPITOLO PBIMO. 17 civesGovo, perchè glielo mandasse, and' essere da lui benedetta. Per ordine dunque del prelato v' andò Francesco, e giunto alla porta, con una maniera che caratterizzava la santità della sua missione, mandò chi dicesse air inferma che venisse alla porta. U non potersi ella muovere, non che camminare, faceva cre- dere irragionevole il comando. Ma di fatto riferito dalle suore all'inferma, ella si levò da letto, come se nulla avesse, e fu alla porta. Il prodigio fìi rimarcato, e dalle monache medesime riconosciuto, cedendo, col consenso dell'arcivescovo e dei ret- tori della città, una porzione del loro orto ed una casa (vicina alla chiesetta di scm Girolamo), perchè colà si edificasse un monastero pei frati Minori, oggi chiamato san Francesco. Que- ste monache, previe le necessarie permissioni, professarono poi la regola, che fece il Santo suddetto per le monache di santa Chiara ^% Di là partita la nave, prese porto all' isola di Pa- smano. I monaci del monastero dei santi Cosmo e Damiano (di Xeon) pregarono il Santo a voler lasciare colà uno de' suoi compagni, e vi fabbricarono un convento. „ Questi è quel beato Florio , che morto in odore di santità , inspirò negli abitanti dell' isola di Pasmano, e di que' spessi e popolati villaggi, che hano bella corona all'estremità orientale del dilettoso canale di Zara, un'altissima venerazione della vita francescana, cui seppero meritarsi i vegnenti con moltiplici opere benefiche fino ai nostri giorni. Se anche a Zara avesse frattanto lasciati più o meno degli aggregati all'Ordine, o nel ripatrìare avesse seco condotto alcuno degli ammiratori di sue virtù, non troviamo rammentarsi; ma è probabile che nel suo ritomo alle Marche, sonito tosto che si ricompose il mare, dove, narrano le cro- nache, che peregrinando per tutto quell'anno, fondò qua e là conventi, e guadagnò molti illustrì discepoli; probabile, dico, n'avesse inviato di là maestri di spìrito, né in vita avesse si facilmente obbliato un cenobio da lui inaugurato, che fu il primo di queste terre a ricevere le sue benedizioni. Al passo addotto dello Spader Ottavio, non meno che alla 2 Digitized by Google 18 CAPITOLO PRIMO. narrazione di Bomman, rispondono concordemente monumenti antichissimi, nna relazione splendidissima della Sede romana intomo alla fama di questo convento, da cui appare indubita- bile la sua esistenza prima del supposto viaggio di Francesco da Venezia. A questo accennavano, dice uno dei più insigni istoriografi dell'Ordine '^), varie epigrafi ed iscrizioni sepol- crali esistite fino alla metà del secolo decimoquarto nella chie- sa del convento, il cui selciato colle pareti e col chiostro attiguo, possiamo dirlo a gloria dei nostri maggiori, erano sem- pre riguardati quale monumento di storia patria, né quel tanto che sopravisse all'ignoranza de' tempi, e alla barbarie del pre- sente secolo, tiene oggidì parte ignobile fra le memorie di no- stra attenzione; vi accennano le tabelle di questa cattedrale, salienti all'epoca dell'arcivescovo Leonardo, da prima abate del monastero di san Felice di Venezia, che tenne il pontifi- cato della chiesa di Zara dal dodicesimo al sedicesimo anno di quel secolo ; vi accennano le controversie insorte con Giovanni Venier, che fii suo successore, eletto nel 1218, e gli applausi che al suo ingresso sentì farsi dell' edificante serafica osser- vanza di questa famiglia, dell' operosità sua nell' annunziare la divina parola, e nell' informare i fedeli alla purezza della dot- trina cattolica; vi accennano e la congregazione di pie ma- trone adette al Terzo Ordine, prima del suo arrivo istituita, e un non scarso numero di cittadini, che stanchi delle cure ^el secolo, si erano ascritti ai penitenti del patrio monastero. Con linguaggio non meno evidente parlano di questo cenobio, come di famiglia nota per la sua riputazione, una pergamena diretta nel ventotto da Roma, con cui gli si prescriveva il modo di celebrare i divini ufficii negli oratorii e nelle chiese di suo uso nel tempo dell' interdetto , un' altra dello stesso anno che ne annunziava la beatificazione del Santo fondatore ^% una terza, estesa a Zara verso la metà del secolo, e regisfrata quale pub- blico istrumento, che rammenta, come appunto riferisce il padre Bomman, la donazione promessa dalle monache benedettine alla •f Digitized by Google CAPITOLO PBIMO. 19 persona di Francesco in riconoscenza della grazia ottenuta, e in buon augurio del nascente ordine; ne parlano, un breve che abilita le dette suore di san Nicolò a professare la regola di santa Chiara; l'assentimento delle nobili famiglie, dal grembo delle quali unicamente quel monastero accoglieva le sacre ver- gini ; le cento e più pergamene con piombi e sigilli dei Papi, dei Legati pontificii, dì vani regnanti, dirette e depositate in questo monastero, divenuto coli' andar degli anni il princi- pale del continente illirico, ed annoverato fra i piii reputati di tutto l'orbe serafico ''); i molti e onorifici privilegi con- cessi a questa chiesa, al convento, ed ai soggetti che l'abita- vano: sono monumenti, onde con evidenza ne viene autenti- cata l'antichità e la celebrità della prima abitazione edificata sulla sponda orientale dell'Adriatico. Con queste memorie concorda pienamente la lettera di papa ^ Gr^orio IX, che si ha a vedere originale nel nostro archivio ^% f'^^ scritta nel trentacinque al menzionato arcivescovo Yenier, dalla quale si comprende, oltre le cose suespresse, quell' altissima ve- nerazione, che il convento di Zara si aveva acquistato alla grati- tudine dei cittadini e della Sede romana; per cui, portano le cro- nache urbane, era nella mente del municipio e del magistrato pubblico di condurre ad ampiezza maggiore il detto convento, e di provedere nel medesimo tempo di stabile domicilio i loro amìci,«i padri Domenicani, i quali da più anni si trovavano accasati nelle famiglie private. A queste deliberazioni, favorite da tutti i ceti, si aggiunse il patrocinio e l'opera del mede- simo metropolitano, che sulle prime dubitava di prestare l' au- torevole suo assenso, senza di cui doveva arrestarsi ogni pro- gresso dei novelli due ordini, i quali da questi anni in poi ve- dremo avere cotanto giovato a sradicare le corruttele del se- colo, e instillare una morale superiore assai alla comune aspet- tazione. La lettera di papa Gregorio, che altro non è^ che la ripetizione delle relazioni date dagli amici dell' istìtoto france- scano alla santa Sede, esordisce con elogi dovuti alla stima iu Digitized by Google 20 CAPITOLO PBIMO. cui era tenuta da ogni classe dei cittadini questa monastica abitazione. Alcuni dei nostri diletti figlia dice egli, frati del- l'ordine dei Minori, i quali niente vogliono, e niente anelano che promuovere fra le nazioni la gloria di Dio e diffondere il culto cattolico; alcuni di questi operosi figU, fino da che si stabilirono in Zara per informare il suo popolo alla santità della cattolica fede, da cui per il propagato manicheismo alquanto ne errava, si videro sempre onorati da cotesti abitanti, trat- tati a tanto con cortesie di ogni maniera, che molti di essi per le loro esortazioni e specchiati esempi, si volsero dalla via dell' errore all' osservanza delle verità evangeliche, parecchi ne abbracciarono il loro istituto Con splendidi elogi ricorda l'opera della predicazione del Ministro provinciale, onde abbiamo a ritenere che in quegli anni v'esistesse, oltre il convento di Zara, un numero sufficiente di domicilii da dare nome ad una provincia francescana; discorre della riforma dei costumi, che dalia sola voce di uomini dedicati unicamente alla pitii perfetta mo- rale, alla povertà strettissima, poteva effettuarsi in un età ber- sagliata da dissidii religiosi e dalle civilli discordie; c'isvela r esistenza delle figlie del Terz' Ordine, che, rase le chiome, ri- nunziando alle pompe del secolo, vivevano parte vita comune, parte ritirate nelle proprie case, onde viemmeglio attendere alla preghiera e alla vita spirituale, e promuovere con parlanti e- sempi la santificazione delle domestiche pareti; non tace di uno, che attirato dalle cupidigie terrene, preferì di uscire di chio- stro,^ ed ebbe seggio onorato nel collegio metropolitano. Con vive istanze raccomanda il Pontefice i frati Minori alla carità del prelato di Zara, e vuole da lui que' riguardi che ne esi- gevano la santità dell'istituto, e i meriti della loro missione. L'amico di Francesco, qual era Gregorio^ che due anni dopo la sua morte ne scrisse il nome nell'albo dei santi, e pose sotto specfa^tsua protezione sé, e il cattolico gregge ^^); l'a- mico di Francesco, che vede la Chiesa di Dio arricchirsi d' in- Digitized by Google CAPITOLO PEIMO. 21 numerevoli popoli per la dottrina, per P esempio, e per i mi- racoli del nascente istituto, si annunzia patrocinatore de' suoi figli , e con calde lettere esorta i prelati di ogni lingua e di ogni nazione ad aversi cari i novelli missionarii, animarli e sostenerli nella santa impresa. Più che ogni altro monumento, la suesposta lettera di papa Gregorio comprova V origine del convento francescano di Zara. Sarebbe difficile a credere che una famiglia di Ordine appena sorto potesse nel breve periodo di ventitré anni (dal 12 al 35), raggiungere quel grado di sviluppo e di rinomanza quale ivi si legge, se il nostro convincimento non si arrestasse nella ferma persuasione dell'esistenza di una civile coltura e di morale progredimento, superiori all'età priva di buone isti- tuzioni, che Zara e il litorale dalmatico avevan saputo mante- nere in mezzo a prepotenti ostacoli. Contemporaneo al convento di Zara fu, come sopra dicemmo, quello di Pasmano, dedicato a san Doimo martire, discepolo di san Pietro, e apostolo della Dalmazia. All'arrivo del beato Florio, che da Zara fii colà spedito dal medesimo Santo fondatore, o secondo altri, lasciato a chiesta di quegli abitanti lungo il suo viaggio, i monaci benedettini di Xeon gli offrirono una loro casa nella quale, ridotta a uso monastico, vissero fino alla fine del quartodecimo secolo. Donna Pell^rina, figlia di Cosa de Sala- dmi flebile zaratino, ricordevole dell' antichità di quella fìunigliu francescana, ammiratrice della sua vita edificante, e della ve- nerazione che si portava alla memoria del detto beato, eresse nel 1392 un nuovo monastero sulle forme della migliore archi* tettura serafica, quale tuttoggi si conserva, e lo regalò di varii poderi per provedere alla vita stentata dei padri della Bossina, che, perseguitati in que' giorni dai nemici della fede cattolica, venivano a ricoverarli su queste sponde. La tradizione vuole che a Traù e a Spalato vi giungesse l'uomo penitente, e lasciasse grate rimembranzedra quegli a- bitanti. Certo è che gli uni e gli altri animati dauo spirito di Digitized by Google 22 CAPITOLa PRIMO. divozione verso il novello istituto, non furono secondi ad alcun altro comune nell' innalzare ospizi! adattati ^dla vita minorìtica. n vescovo Treguano, fiorentino di patria, ma fino dall' età gio- vanile maestro di lettere e di grammatica alla milizia clericale di queste due città ^^), appena udite le onoranze, che si tri- butavano lungo queste sponde ai figli di Francesco, indirizzò calde preghiere insieme ai prìmarii cittadini, ond' averli coope- ratori nel ministero apostolico, e li ebbe ospiti e consiglieri nel suo episcopio prima della morte del Santo istitutore. Quivi le loro fatiche e la vita esemplare si videro rimunerate di un convento e di chiesa dalla liberalità e divozione di Ludo Dessa ^% nobile cittadino traguriense, il quale non avendo ces- sato d' onorarli e assisterli in vita, volle che, dopo la sua morte, essendo senza prole, fossero eredi di tutti i suoi averi. Senon- chè, non potendo questi per legge suprema del loro istituto ac- cettare alcuna eredità terrena, i beni di Dessa vennero affidati per cura del vescovo e del municipio ai più vicini suoi con- giunti, e i redditi riservati per la manutenzione del convento e della chiesa. Né meno antico, né meno venerato il convento di Spalato, che nel tempo della divisione dell'Ordine rimase in possesso dei padri Conventuali. E P una e V altra di queste città furono prima delle altre, se eccettui Ragusa, onorate di prelati francescani; soggetti commendabili per pietà e celeste dottrina. Un frate Colombano di Arbe ebbe nel cinquantadftque la cattedra episcopale di Traìi, dove le sue virtù claustrali e cittadine avevano guadagnato i cuori del, clero e del popolo : nel sessantasei frate Pietro di cognome e di patria ignoti, passò dal cenobio di Spalato a quella sede prìmaziale, voluto dall' u- nanime consenso dei congregati per la nomina di un saggio pa- store: e l'uno e l'altro lasciarono memorie indelebili negli an- nali delle loro chiese, e un vivo desideria di avere successori da que' monastici domicilii. Quivi ipe fino dal 1217 si riscontrarono i frati Minori coi Predicatori. Si legge nelle tabelle della chiesa di Spalato, Digitized by Google CAPITOLO PBIMO. 23 che nel detto anno il beato Gregorio dalmata, compagno di san Domenico, ginnto che fu in patria, fosse stato accolto con molta cortesia da quel prelato, e col suo aiuto avesse poste le fondamenta ad un sacro edifizio, che da Ugrino suo succes- sore, morto nel 1219, venne condotto a compimento. Ugrino, ricco signore ungherese, dapprima rettore della città di Spalato, avendo sperimentato durante la sua magistratura civile i grandi beneficii che dal concorde operare dei due ordini guadagnava la pubblica morale, appena asceso alla cattedra arcivescovile, usò tutte le sollecitudini per provvedere i nuovi cenobiarchi di a- bitasdoni e di cose necessarie alla vita. A quest'opera aveva ^li consecrata una parte del ricco suo patrimonio, ma colto dalla morte dopo un anno e due mesi del pontificato ^^), i suoi disegni rimasero a compiersi dai cittadini. Ebbe però la con- solazione di vedere terminato il monastero dei padri Domenicani, ed è quello che tuttodì si conserva con bella fama de' suoi ah Ianni. Qualche traviamento di vita giovanile ^^) originato dal- l' indiscreto uso dei grandi averi, gli fu di acerbo dolore negli ultimi anni, fomite di severe penitenze, di singolare affetto verso l'ordine domenicano, cui tanto amò, che volle il suo corpo fra que' benemeriti sepolto ^% Poco appresso desiderarono di onorare colle loro ceneri la chiesa dell'Ordine francescano di Spalato un Tommaso arcidiacono, che essendo studente a Bo- logna, udì predicare il patriarca di Assisi^ e lasciò scrìtto in poche, ma robuste parole il suo ritratto; un Alberti Leone, coetaneo a Dante, ghibellino fuggiasco di Firenze, a cui la pietà dei figli pose nel 1296 una bellisshna lapide funeri^a, che tuttocU si vede nel chiostro di quel cenobio, la quale in origine fu collocata allato di quella dell'arcidiacono. Le vicinanze di Scardona prima del cinquanta erano pure rall^rate dalia presenza dei figli di Francesco. Brìbir, castello una volta dei conti Subich, di cui ora non v'ha altro a ve- dere fuori di pochi ruderi, che avvertono il passeggiero del- l'antica sua rinomanza, e dell'onnipotenza dei detti signori, pos- Digitized by Google 24 CAPITOLO PBIMO. sedeva un vasto monastero che fino dai primi anni del suo sorgere fu santificato dalla vita penitente di an pio vescovo, passato dalla cattedra pontificale al saio francescano, e più ap- presso dalla gloriosa morte di frate Andrea di Albania, che fu degno di essere riportato nel menelogio dei beati per gli splen- didi miracoli operati fra quegli abitanti ^^). Attraente era la postura del castello, e centro di un vasto territorio, seminato di spessi e popolosi villaggi, a raddrizzare i quali nella purità della fede, guasta da errori secolari, era pensiero dei conti bribiresi d' introdurvi gli operai francescani, di popolare il con- vento di soggetti intelligenti della favella del popolo, capaci a sostenere le fatiche della predicazione e della cura dell' anime. A tanto era giunta la fama di questi, che Bartolommeo vescovo di Scardona, tratto da quel santo esercizio di vita contemplativa ed insieme operosa, a cui spesso tornava e partiva edificato, rinunciò all'episcopato, e professò la regola ^% Ai medesimi anni n' è riferita 1' origine del monastero di Sebenico, che nel 1318, quando Mladino Subich, bano di Bossina e Oroazìa, intentava di cinger la città di assedio, venne Hguagliato al suolo, perchè non servisse di propugnacolo alle sue armi. Tale il pio culto verso quel luogo, che due anni più tardi, si decretava nel consiglio dei cittadini di prowe- demeli di nuovo cenobio, in sostituzione, dice una memo- ria, del vecchio, atterrato nella detta circostanza con gran- de pregiudizio e danno delle anime di tutta la città e delle circonvicine terre. Per opera di Grisogono de Fanfogna, ve- scovo di quella chiesa, e per le sollecite istwze dei nobili, fo allora eretto il nuovo convento più dappresso ,^ nell'angolo orientale della città, oggi sobboigo di Terraferma, per non privare gli abitanti dei pronti soccorsi spirituali ^ e i lontani di que' conforti , che 1' ospitalità delle case francescane suole prestarvi ^% Sorte non meno avventurosa ebbe la città di Ragusa, alle cui rive, come si toglie da varii suoi scrittori, il santo Patri- Digitized by Google CAPITOLO PBIMO. 25 arca sarebbe approdato due volte : il che però non poteva av- verarsi prima del terzo suo viaggio, quando con eletta schiera di dodici compagni si diresse da Ancona per la Siria e Pale- stina. Cosi ne parla il Luccari nella sua storia patria ^*) : San Francesco d'Assisi che giva con la nave di tra£fico in Sona a Meledin re d' Egitto si ricoverò in Rausa, e la Signorìa l'onorò molto donandogli le cose necessarie per viaggio, — L' errore di questa data posta dall'autore nel 1223, si legge corretta dal padre Dolci e riferita all'anno 1219 ^'), che appunto cor- risponde al suo terzo viaggio. Il medesimo Dolci non dissente però dal parere del Gondola, che vuole anteriore a questi an- ni il suo arrivo, aggiungendo: vi ripassasse allora sconosciuto e disprezzato ^^). Una lapide, prosegue, dissotterrata verso la fine del dectmosettimo secolo in un'umile abitazione, presso il collegio dei padri Gesuiti, accennava colla sua epigrafe alla dimora dell' uomo sprezzato entro quelle povere mura ; la quale lapide data in custodia alle suore del Terzo Ordine, e conser- vata religiosamente per più anni, venne, scalpellatine barbara- mente i caratteri, a £Gtr parte del selciato di una vicina chiesa. Altri ricorda come, entrato il naviglio nel porto, l' umile pel- l^no discendesse nella città, e cercasse di rimanersi, du- rante la sosta, nascosto agli occhi del mondo; come poi ri- conosciuto coi compagni, andassero a gara que' cittadini nel pro- digarlo di onoranze, e nel raccomandarsi alle sue orazioni ^^) : altri, che anche dopo gì' infausti esperimenti delle armi cristiane ripatriando toccasse questo porto, e vi ospitasse per più giorni. È fama che per tutto quel tempo s'intrattenesse col senato e coi primari cittadini in discorsi tutto celesti, che domandato della ragione di tanta possanza ed empietà delle genti saracene e delle stragi dell' esercito cristiano, rispondesse : fosse ciò or- dinato da Dio per la troppo esaltata superbia de' cristiani, per le sfrenate loro passioni e vita licenziosa, per lo smarrito os- sequio alle cose divine ed ai ministri della sua chiesa ; che chie- sto di additare il modo onde viver potessero immuni dalle mo- Digitized by Google 26 CAPITOLO PETMO. lòstie dei vicini nemici e in piena libertà delie loro leggi , a- vesse consigliato: osservassero soprattutto nella sua purezza la cattolica fede. Queste parole, come osserva un nostro scrit- tore ^*), ebbero la fama di vaticinio fra i posteri, impercioc- ché nel secolo vegnente, invasi dalle orde turche i paesi li- mitrofi e piantate le mezzelune con assoluto imperio, la sola Repubblica ne' suoi angusti confini potè sottrarsi alla furia di quelle armi, e conservare la libertà e la religione nel loro valore quali avevan ereditate dai maggiori. Le notile poi intomo all'origine del primo convento di Ragusa rimontano al 1230, nel quale anno il senato destinò per la dimora dei primi francescani una casa posta sulla via che dalla città conduce a Gravosa ^^)y e dieci anni più tardi li donò di un ospizio eretto dalle fondamenta fuori della porta Pille ^^), intitolato a san Tommaso. Quivi rimasero in pieno possesso fino a che in riguardo dei moltìplid beneficii resi all'umanità e alla religione, non ne furono provveduti di un vasto monastero entro la cinta delle mura, dove tut- todì si ammira quale ornamento e decoro della pietà citta- dina, y ha però chi riferisce il loro passaggio ad altre cagioni, e ad altri tempi. Uno di questi, il Luccarì, cosi ne scrive ^'). ^Nel 1253, gli Argatì; villani delle montagne di Ghelmo, di natura e di proceder poco o nulla differenti da Klopzi conta- dini di Polonia, all'improvviso scorsero la balza di Bargat, e fecero prigioni alcuni uomini; né solo questa volta commisero cosi brutto misfatto, ma alcuni giorni di poi atterrandosi sotto arena, e stando in aguato, colsero alcune donniciuole. Cessati nondimeno questi due impeti, cominciarono gli Argati temere per la grandezza del delitto commesso ; e da sua posta se ne uscirono di Ghelmo, dalla qual provincia partiti che furono, i Ragusei li perseguitarono da per tutto. Giudicando nondimeno la Signoria, che non gli stava bene a far tante spese di con- tinuo colla gente che teneva contro gl'insulti de' barbari, con licenza del Papa gittò a terra il monastero di san Francesco, Digitized by Google CAPITOLO PRIMO. 27 attorno il quale si facevano le ruberie degli Argati, promet- tendo di fame un altro nella città di maggior circuito e bel- lezza, il quale si compì insieme con quello di san Domenico l'anno 131 7. „ Comunque fosse la sua origine, è certo che quella repubblica coli' erezione di questo cenobio intese a pre- miare i meriti dei novelli operai, e dare un' attestazione di sua gratitudine all' ordine francescano. H cenobio riesci vasto e pro- porzionato nelle singole sue parti, in cui v' ha a vedere tutta la squisitezza dell'arte serafica, che anche fra le odierne ele- ganze di simili edifici resta d'ammirarsi per semplicità e mo- desta sua struttura. Il suo chiostro ardimentoso e bello, è uno dei più superbi che vanti l'Ordine. Non è però a dubitare che altre abitazioni in que' primi anni, oltre il detto cenobio, non possedesse la religione francescana nello stato di Ragusa. Vi ha a riconoscere, sebbene le cronache urbane non parlino con sicurezza, traccio 4611& loro esistenza in più angoli di quella religiosa terra. Nel trentacinque tro- viamo chiesti i loro consigli dal clero e dal senato per la com- pilazione di uno statuto inteso a promuovere il decoro civile e morale nella classe del basso popolo. Poco stante alla mor- te del santo fondatore, leggiamo nella sua vita scritta dall' a- mabile dottore san Bonaventura, un fatto successo sull'isola Giuppana, posta quindici miglia a sud-ovest di Ragusa; onde si toglie a conoscere lo zelo, l'operosità, e la vita edificante dei frati Minori, tenuta in grande ammirazione dagli abitanti del litorale e del montano. ^'Sull' isola Giuppana, narra egli ^% un giovine di nome Geraldino, oriundo di Ragusa, pertossi colla famiglia nel tempo della vendemmia sopra un loro podere, e mentre ad un' ora del giorno attendeva a spremere nel torcolo le uve, minò la mole da suoi sostegni, e l' oppresse sì, che tosto restò senza vita. A quel rumore v'accorse il padre, e vedendo il figlio oppresso sotto le crollate pietre, dà in isfoghi di disperato pianto : vi accor- rono i vicini vendemmiatori ed estraggono il corpo esanime. Il Digitized by Google 28 CAPITOLO PRIMO. padre, a cui gli umani soccorsi non lasciavano alcuna speranza di riaverlo , corse verso V immagine di un crocefisso , eh' ivi dappresso era stato collocato dalla divozione di quei campa- gnuoli. ÌProstrato innanzi, domanda con viva fede la vita delF u- nico figlio pei meriti del santo patriarca Francesco, la cui so- lennità era imminente, e fa voto di pellegrinaggio per Assisi. Mentre persisteva egli nell'atto supplichevole, rinviene il giovane , e come destato dal sonno, volgendo gli sguardi agli amici af- flitti, riprende la poca loro fede , e confessa di essere restituito alla vita per l'intercessione del Santo. „ Quel luogo prese il nome di Gerlando, poi di Arloro, e Ano a tutt' oggi non cessa di essere rammentato dagli abitanti di Giuppana. Nel 1828, quando nella chiesa dei Minori Osservanti di Ragusa si cele- bravano le feste peli' invenzione del corpo del santo Taumatui^o, non fu sermone che non alludesse al suddetto miracolo, né poe- tica composizione, che con isquisiti concetti non lo ricordasse ^^). La provincia serafica della confinante Albania, ora con- versa in missione, amministrata dai frati Minori, diretta da un prefetto apostolico, essa pure vanta la sua origine dall' epoca del Santo fondatore. È certo che alcuni conventi del suo li- torale né meno antichi, né meno celebri dei finora da noi toc- cati, erano aggregati alla custodia di Ragusa e facevano parte della provincia dahnata, a cui rimasero uniti fino a che visse la repubblica veneta. Le memorie manoscritte ^®), che tutto oggi si conservano nel convento di Alessio riportano. ''La pro- vincia dei Minori Osservanti di Albania é delle più antiche dell'Ordine, come si scorge dalla fondazione del convento di santa Maria di Alessio, oltre il fiume Drino, ove nell'archi- trave (di travertino) della porta dell'annessa chiesa, si trova quest'iscrizione latina, tradotta dal greco idioma: Hoc tetnplum frat. minor, aedificatum est anno 1240. Si ricava da ciò es- sere stata la detta chiesa edificata pei frati Minori, pochi anni dopo la morte del nostro santo fondatore, che seguì l'anno 1226, addi 4 ottobre. È tradizione, prosegue, che il serafico Digitized by Google CAPITOLO PRIMO. 29 Patriarca tornando dalla Siria^ passasse per V Albania, ove tol- tosi a bastone un ramo di pino selvatico (pianta di cui il paese abbonda), sei recò sino a Venezia, qaivi conficcandolo in terra appresso all'eremo di detta città, che attecchito, crebbe pro- digiosamente a smisurata grandezza. E sino ad oggi, se vo- gliamo stare alla tradizione popolare, se ne conserva il fusto disseccato, cinto tutto all'intorno di ripari, perchè non venga tagliato e portato via, indicato col nome di pino di san Fran- ceMco^ di cui se ne dispensano minuzzoli per divozione. „ Molto probabile che l'Istria e il Quarnero fossero visi- tati dal Santo durante questo viaggio dalla Palestina per Ve- nezia. Le cronache di Albania paion qui di essere concordi c<^e notizie che attingemmo dagli scrittori di Ragusa. L' Istria che, poco stante la morte di Francesco, udì la voce del tau- maturgo di Padova e seppe far profitto de' suoi insegnamenti; l'Istria, sebbene non serbi memorie parziali dell'erezione dei primi suoi monasteri, ci trasmise quelle di alcuni illustri suoi figli, che con esempi di santa vita e di celeste dottrina fecon- darono il patrio suolo. Fra i degni di essere riportati nell'albo dei beati, togliamo dal mènologio francescano un frate Monaldo * *), vissuto e morto nel convento di Capodistria, rinomato pe- ripatetico, che ci lasciò coina di scritti, a que'di molto pre- giati, sotto il titolo di Somma monaldina] un frate Giuliano, vissuto e morto nel convento di Valle *^ ; un frate Michele di Albania morto a Cherso ^^). Particolare menzione ne fanno gli antichi nostrali scrittori delle virtù e dei miracoli di beato frate Ottone il cui corpo giace nel convento di Pola dal 1241. Cosi di lui il nostro cronista ^% "Il beato padre fra Ottone della provincia di Schiavonia, o Dahnazia, fu molto chiaro per la sua eccellente bontà e virtù perfetta, e pei diversi miracoli, c}ie in testimonianza de' suoi meriti si degnò operare il Signore. Un uomo di nome Pietro, avendo una postema nella gola, in- vocando questo beato padre, gli apparve, e lo liberò da quel noioso male. Bestitui parimenti perfetta sanità al priore della Digitized by Google 30 CAPITOLO PRIMO. chiesa di santa Maria^ che aveva un braccio secco eia mano attratta. Diede salute ad una fanciulla nobile di Fola, che a- veva una coscia senza vita in maniera da non potersi sostenere da sé: uguale beneficio ebbe da lui un certo Aliotte. Risanò altro^ chiamato Martino, il quale dall' umbilico in giù era pa- ralitico e attratto; ripose a luogo e forma naturale la bocca di un fanciullo fino alle orecchie ritorta. Impetrò la vista ad una donna di nome Maria, cieca da molti anni, e illuminò un fanciullo del pari cieco : ottenne la favella a donna Maria, nata muta, e liberò da diverse infermità molti altri, che implorarono il suo aiuto e si raccomandarono alla sua intercessione. Mentre V operosità della vita francescana progrediva ma» ravigliosamente sulle terre oltre l'Adriatico, una schiera dei figli di san Domenico, venne, guidata dalla provvidenza, a rag- giungere ì suoi più cari amici per esercitare insieme, snli'e^ sempio dei loro fondatori, gli atti di scambievole amore, e di- videre, giovandosi a vicenda, le consolazioni dell' apostolica mis- sione. Ciò segui nell'anno 1225 ^^), quando il beato Giordano, che fu successore a san Domenico nell'ufficio di Ministro gene* rale, ne inviava un buon numero de' più ragguardevoli che a- veva il convento di Roma; quali per le terre cristiane a fine di togliere i guasti sorti dalle eresie, quali per quelle degl'in- fedeli , coir intento di propagare il regno di Dio. La nave che doveva tenere il suo cammino verso i lidi dell' Oriente , dopo più giorni di viaggio prese porto a Ragusa. La compar- sa di uomini dalle bianche vesti attirò a sé una gran molti- tudine del popolo: l'aspetto tutto nuovo di quel santo corteo inspirò divozione e meraviglia nei risguardanti, si che l' arrivo loro si divulgò in pochi istanti. I più zelanti fra i cittadini, ai quali era nota la fama dei mirabili effetti della loro pre- dicazione, v'interposero ogni studio e diligenza per averne alquanti, affine di decorare la patria coli' aggregazione di un novello istituto. Appagati del pio desiderio, l'arcivescovo Aringerio, e Nicolò di Sorento, presso cui era la somma Digitized by Google CAPITOLO PRIMO. 31 del governo civile, resero memorabile quel giorno con mani- festazioni di vera esultanza cristiana : l' ingresso loro nella città fu trionfale. In mezzo agli applausi del clero di ogni or- dine e grado, dei magistrati, e di numeroso popolo, furono ac- compagnati processionalmente fino all' episcopio. Quivi frattanto alloggiati attendevano con grande soddisfazione degli abitanti al ministero della predicazione e delle confessioni, fino a che gli venne concessa la capella di san Giacomo con una casa atti- gua, ridotta dagli stessi donatori a forma cenobitica. In men di tre anni si popolò quel luogo di circa quaranta alunni ^^), onde un nobile cittadino della famiglia Palmotta, che con sin- cera stima amava l' Ordino domenicano, ne cesse in dono per- petuo la chiesa della Vergine assunta con case ed orti di sua possessione. In questi medesimi anni e poco appresso dai con- venti di Spalato e di Ragusa si diffusero i padrì Predicatori in varii luoghi del litorale: nel 1228 eressero un conventino a Nona coi sussidii di quel vescovo e colle oblazioni di pii benefattori; nel 1242 Domenico Franco, arcivescovo di Zara, li racconciò, dice la cronaca urbana *^), in un conveniente o- spizio, e li provvide di chiesa attigua, riserbando a tempi mi- gliori i suoi disegui, i quali rimasti interrotti dalla sua morte, li compi il capitolo ed il conte della città , accordandone la chiesa di san Tommaso, detto poi san Silvestro colle case vi- cine alla medesima *®). Fino d'allora noi vediamo gli uni e gli altri starsi pre- parati ai cenni dei romani Pontefici, andar festosi a com- piere la volontà loro, e imprendere le più ardue legazioni della missione apostolica nelle contermini terre della Bossina, Rascia, Albania, nella Serbia, Moldavia, Valacchia e Bulgaria; li ve- diamo insieme zelare per la causa dell'umanità e della reli- gione, aiutarsi a vicenda, a vicenda esser preposti alle sedi e- piscopali, propagare dappertutto la civiltà e la religione, aggre- gare al seno della chiesa masse di popoli perduti nelle tenebre dell'ignoranza e dell'errore, guadagnarsi i fieri cuori dei grandi. Digitized by Google 32 CAPITOLO PBIKO. dei capi delle tribù, e delle famiglie patriarcali, e farseli amici e mecenati. Fino dall'epoca di Gregorio IX noi vediamo una schiera degli uni e degli altri recarsi peli' invito di questo Pon* tefice ad Assano, re dei Bulgari, ed operare maravigliose con- versioni e nella sua reggia e nel suo popolo; un patrizio ra- guseo, il frate Antonio Cerva, farsi partecipe delle prime mis- sioni francescane dell' Africa, e meritarsi in un ai compagni la corona del martirio *^; un Gregorio e Simeone del convento di Zara affirontare la gloriosa morte del martirio nel massacro della città di Yìdìno; un frate Antonio da Spalato addentrarsi colla croce fra i selvaggi delle montagne della Valacchia, e vi- vere lunghi anni ignoto al mondo e ai suoi confratelli, intento unicamente a raddolcire la ferità di quel popolo coi precetti del vangelo. E nelle nostre terre spesso riscontriamo i loro nomi ne' pubblici istrumenti a prender parte jjteì consigli cit- tadini, a presiedere alla riforma delle leggi e dei costumi; lo- darsi sommamente la loro perizia nella prudenza civile ed ec- clesiastica. Nel ventinove venivano chiamati a decidere della questione insorta fra i templari di Yrana e i monaci benedet- tini di Tcon pei terreni di Rogovo e di Verbizza, donati a questi dai re d'Ungheria. Guncello, arcivescovo di Spalato, a cui erano ricorse le parti litiganti, sottopose la sua decisione al vescovo di Nona, a due della famiglia dei frati Minori e Predicatori *^. Sotto il medesimo arcivescovo eran arbitri e pacieri nelle differenze che, fra il capitolo e il clero suscitate, davano segni di gravi perturbazioni nella residenza metropo- litica. Negli ultimi anni di Aringerio, arcivescovi di Ragusa^ il nome di un Minore Osservante, Sisto di Vescia, ministro provinciale in Dahnazia, n' è rammentato con speciale distin- zione in una radunanza tenuta a Ragusa dai più cospicui sog- getti di ogni ceto per fissare i limiti al lusso e alle pompe delle nozze, moderare i banchetti, le danze, e le spese dei ve- stiti e^abbigliamenti, che in simili circostanze si solevano pro- fondere; nocivi all'economia delle famiglie, alla semplicità della Digitized by Google CAPITOLO PRIMO. 33 modestia cristiana. Ne' tumulti di Zara, avvenuti per opera delle pretese dell' Ungheria, un professore dei frati Minori, uomo di prudente contegno e di singolare eloquenza, fu scelto oratore dai cittadini e dal clero, rifugiti a Nona, per negoziare della pace con Rainero Zen, vincitore degli ungheri e croati, intro- dotti nella città da un partito prezzolato sotto la scorta di bano Dionigi. Fino dal loro primo ingresso in quelle terre noi troviamo gli uni e gli altri preposti , con poche interruzioni , alle sedi episcopali dell'Albania, Serbia, Rascia, Rossina e Dal- mazia, e lasciare memorie, ch'ebbero ad ammirare i secoli. Digitized by Google 34 CAPITOLO PBuro. Mote. 0 Conoseivti sotto vari ■orni 4i patarini, di Salgari, di pavlieiMi, dì catari; fra fll alavi avevaao ^aeflodi kopmiU, a Dio eari. Iloro dof^Mi ÌBorì|;iae quelli de' Biaaiehei, perehè da ^aesti propafpaaU; ia seguito eoaftisi e alterati per eoa* mesoolameato loro eoo sette ohe sorsero e si spensero nello spaaio della loro e- sistenia. Akk»rreati ogn antorìtà divina ed «mana, si davano al pietismo malo inteso^ ani fare dei presenti giansenisti; vivevano in kraeeio alla ragione indivi- duale, per eni ogni terra, ogni cittÀ, ogni famiglia, dissentiva V una dall'altra ne' punti di fede, e nelle private pratiche di religione. I dogmi professati dai pata* rini orientali, poi sparsi ft*a gli slavi, secondo Butimio Panaplio e Sìgabeno, storici greci, i seguenti sono riferiti dal Bomman : ^dividevano in sette parti la Sacra Scrit- tura — escludevano la Genesi, ed ammettevano i due principii secondo il sistema dei manichei — molte cose storiche della Scrittura prendevano in senso allegorico — ammettevano in Dio un corpo di materia pia sottile — non consideravano nella Trinità l'essenia divina se non nel Padre, le altre due persone giudicavano come semplici attributi — dicevano, che Gesù Cristo era lo stesso che V arcangelo Mi- chele creato da Dio per opporsi al principio malvagio — che un certo Satanaello lanciato sul caos, allora invisibile e informe, tenesse consiglio co' suoi angeli per gareggiare coli' etemo Padre, e fabbricasse la terra — che questo Satanaello a- vendo impastato della creta coli' ac^ua, aveva creato un corpo , da cui se n' era formato un serpente , ma non sapendo come animarlo avesse chiesto aiuto dlal Dio Padre colla coodisione che una tale creatura diverrebbe comune ad entrambi e potrebbe occupare le vuote sedi nel cielo — che lo stesso Satanaello cangiatosi in serpente avesse con Eva generato Caino , per lo che il Dio Padre l' aveva privato del divino aspetto e della facoltà di creare — che ai demonii nessuno po- teva resistere in fuori del Padre etemo — che questi demonii avevano la loro abitaaione ne' corpi degli uomini e li costringevano a tutte le iniquità — che per ricuperare le sedi eelesli avevano procurato di trarro i figli dal commercio delle femmine, donde erano nati i giganti, i quali unitisi poi cogli uomini a combattere Satanaello, erano da esso stati annegati col diluvio — ch'essi nell' insegnare la loro dottrina avevano lo stesso merito che ebbe la Vergine nel dare al mondo il Verbo incarnato ^ Confondevano il vero battesimo col battesimo di san Giovanni, d'impartivano sensa acqua coli' imposiiione del vangelo di san Giovanni, coli' io- vocasione dello Spirito Santo, e col canto del Pater noster — rigettavano l'Bu- caristia, e ad essa sostituivano la quarta petisione del Pater noster — tenevano il matrimonio per impurità — spreasavano i vescovi e tutti i ministri della Chiesa. Nel resto, si astenevano dalle carni, dlal cibarsi di ranno, chiocciole etc., in ciò facevano consistere tutta la loro virtù. Pregavano ft*eqnentemente aenaa mai no- minarvi la Triade aantissima: spressavano gli altri uomini, massime quelli che attendevano allo studio delle lettere.,, Di queste e di altre pmtiche andava infetta quella società, di cui disse Anna Comnena di sentirne rossore nell' udirle narrare: di queste in buona parte, e di altre, van guasti generalmente i auperstisiosi figli di Foxio, diffusi per la Bossina e l' Ersegovina. Digitized by Google CAPITOLO PRIMO. 35 ^) Fu abbrueciato vivo a Costantioopoli per ordine di Alessio Comneao. Il rogo fu decretato pare a Traà e a Spalato. 0 Storia degli Italiani. Gap. 89. *} Aaehe fra Ranerio Saeeone dà per orìgine delle chiese di Fraaeia e d' I- talia ^aella di Bulgaria e Drangaria. Vigorie. Addii, p. Z. 0 Epist. lanoo. III. ap. Ra>^nal. ad ao. 1200. n. 46. 0 Leit. di Onorio III, scritta neir anno nono del sno pontificato. ^} Anche tatt'oggi v* ha nei principati danubiani una comunità degli antichi patarini, conosciuti sotto il nome di èkofeiy evirati, abborrenti il matrimonio, e qualunque autorità civile ed ecclesiastio«. ') Matthaeus Parisius in Hist. Anglicana ad an. 1223. 0 Montalembert St. di S. Elisabetta d' Ungheria. '®) Montalembert Ivi, '^ Sexto eùwoer9ÌonÌ9 if9iu9 amno, md fraedie&ndum SmraeeHis et mliit 0d fmrHM Syriae ire dUfoeuit. Verum ventikue non eeeundie flafUUue, eomfuleus eet fmrtee mrripere SeUvoniae. Oeremia Bncchio dal libro Conformitahnn di Bar- tolomeo da Pisa - Harold - Wadlng. tom. 1. ad an. 1212. — San Bonaventura. Leg. cap. 0. *^) DalmatUe frovineiam fundatU emnehu pater noeter Franeiscus anno IZtZ^ fuando oolvens littore Aeeuiano iturue in %riaai, feiicUme eurie offuleu» eet Jaderam. Mem. del p. Ottavio Spader. "J La Dalmniia troviamo spesso appellata col nome suo proprio, spesso con quello di Schiavonia. Nei brevi e nelle lettere dei Pontefici riscontriamo intitola- sioni: arehiefieeofo Jadrenei , episeofo Tragurienei in Selavonia^ talvolta eft- eeofie nnivervis ietriae, Dalmatiae et Sclavoniae : intitolasione ai ProvinciaU della Dalmasia, Minietro frovineiae Sclavoniae, ora frovinciae Dalmatiae. Dante disse eehiavi i venti settentrionali della sponda opposta air Italia: ^Sl come neve, tra le vive travi, ''Per lo dosso d' Italia si congela, ''Soffiata e stretta dalli venti eehiavi, B Ariosto, per indicare i due mari che corrono V Italia da méxsogiorno e da settentrione : "Come Appenin scopre il mar Schiavo e il Tosco "Dal giogo onde a Camaldoli si viene! '^} Geremia Bacchio, /ié. eonfbrm, *^) Storia civile ed ecclesiastica della Dalm. ecc. tom. 1. lib. 6. *'} Professarono la regola appena nel 1247, sotto T arcivescovo Periandro, differita sino a queir anno per le discordi opinioni delle Suore, ingenerate dai scru- poli degli antecessori di Perìandro. "') A/tftfof Cfitafhia et ecfutchrà , hoc in conventu ante 800 annoe eruta facillime indicant «. Franciecum Hieroeolymam petentemj hunc locum vieitasee; fraeeeneque uìonaeterium, quod eibi temperie eucceseu eacratum evaeit, prò pri- maevae iliiue paupertatie exigentia^ ex Jadreneium facullatibue fundaeee. Frane, Oennaga: De origine eeraphicae religionie franeiscanae, tom, I. *'^ Documento I. '*) Frane. Gonsaga. Ivi. ^oj Documento li. Digitized by Google 36 CAPITOLO PRIMO. *') La testimoniani a d'onore rendota da Gregorio nono alla memoria del santo Patriarca per le sue virtù e pei suoi meriti verso la Chiesa di Oesà Cristo, ebbe poi solenne sansione quando si statuì che nella inooronaiione dei Pontefici alla orasione dello Spirito Santo e di Maria Vergine si aggiungesse pur quella di s. Francesco d' Assisi. In Coronatione Papae tertia €oUecta emmiur de S. P, N. Franeisen, Canitur enim prima de Spirtiu saneto , ut ittuminet) seeunda de B. V, Maria, ut protegat; tertia de 8, P, N, Francisco j ut sieui reparavii Eccle^ Siam, eamdem sustentet. **) Tommaso arcidiacono. Stor. Sai. cap. 25. ^^) Il testamento di Lucio Dessa isvela l'antichità di questo cenobio, e l'ar- rivo de' suoi abitatori — Anno Incamationis D. iV. Jesu Christi millesimo du^ centesimo trigesimo fuarto. . D. Gregorio IX summo Ponlifiee saerosanctae Ee- clesiae praesidenle Ego Dessa Luce q. filius praefatum periculum mihi imminere metuenSj eum sanus essem tam mente, quam eorpore , assensu D. Stanae uxorie meae requisito, testamentum, quod post meum obilum volo irre^ fragahiliter observari, si, quod ahsit, absque linguae proprie loquelae me oUre, eontigerit, duxi praesenti pagina diligentissime subnotandum .... Cimi etiam verissime polliceatur fiominus sedaturum centuplum et insuper vitam aetemam retinqueutibus propter namcn suum vineas et agros, operae praetium duxi eidem Domino inservientibus universa, quae possideo, largienda, adoptans ioco eama" lium filiorum, quibus coreo, spirituales filios, imo patres, Fratres seilicet Mino^ ree, ad quorum receptaculum et utililatem eeclesiam ad onorem Dei et gloriosae V. M. cum murorum ambitu et domibus fabrieavi prope eivitatem Traguriensem, et adhuc feliciter in carne vivente» qui HKnorum Fratrum ordinis et religionis primus praelatus extitit et minister, per manum D. Tregnani memorati Episcopi eamdem eeclesiam faciens conspcrari • . . '^) Tommaso arcidiacono. Stor. Salon, cap. 47. ") Ivi. "J Ivi. *^) Breberii eustodiae jadertinae jacet frater Andreas Albanensis qui post mortem in ipso meridie nullo ex eustodibus vidente, apparuit duobus capticis , qui illum invoeamnt, eosque a vinculis et careere , Januis et compedibus illaesis, liberavit. , '*) Tommaso arcidiacono , dove paria del pallio dell' arcivescovo Ugrìno , ha queste parole: . . • palliumque tradidit ex mandalo apostolico in manibus Bar^ tholomuei Scardonensis episcopi, eidem Archiepiscopo assignandum. Idem tamen episcopus licei iam relieto saeculo Fratrum minornm religionem intrasset, vo- eatus tamen Spalatum venit, pallioque, ut ei mandatum fuerat, Hugrinum ar- ehiepiscopum investivit, ^*} Facultas guardiano, et FF. Ord, Min. civit. Sibenicen. provinciae Scia' voniae concessa recipiendi locum ipsis per cives Sibenicenses infra eamdem ei- vitatem assignatum, in reeompensationem alterius extra eivitatem positi, et pro- pter metum obsidionis per Mladinum Croatorum et Bosinae banum per terram, et mare intentatae, funditus eversi. Ep. Joann, XXIL 1892. ") Lib. 2. "3 Monumenta historica Provinciae Racusinae Ord. Min. ") Ivi. Digitized by Google CAPITOLO PBIMO. 37 '0 Ivi. ~ Appeidioi. NoH9Ìe siorico-'enHehe di Raguia. Tem. 1. '^3 Padre Matteì della Compagnia di €te8Ù Op. ^*'} Menu. ma. della Provincia franoeteaiia. ^0 Annali di tU$U9m. Lib. 2. '"} Dalla vita di S. Franeeseo^ seriUa da sai BonaTentara. Miracoli. '*} A prefereni a di altre non omettfamo di riportare i sei^aeati diatioi, scritti nella detta occasione dal eh. Matteo de Sorgo. Vix tua te virtHS Franeiscé evexit md ttroM Mirifice nostra in vota voeaitu ades. Tu exanimem fuerum eonfiraetum fondere taxi Ineolumam reddie Jauridis a§rieolae. Sic noe prisca fides docmt, nomenque, heumpte Sis/nat adhuc, metnori et eervat in historin. Auoficìie tua nunc quum laetie ossa reeurgunt Condita quae ignoto deiituere loco, 0 iterum loca respice nota^ atque undifUé firactum Saera hci dominum o eximat urna malis. Urna ignota diu fua inventa eidere tanto Nunc meliue faustie te forar auepieUe, *^ Dalla cronaca delle missioni francescane, an. 1. * ^ Jketinopoli iacet frater Monaldue qui fecit eummam monaidinam. ^'} In Valle iacet frater Julianue de quo fit ibi feetum, **^ Cherei iacet frater Michael albaneneie virtutibtie et pietate clarus, fuit soeius in aueteritate et peregrinatione fratrie Joannie de Buca albanensis, **^ Wading. tom. 1. ~ fr. Benedetto Maxsara. Leggend. tom. 4. *^'y Mem. ms. della provincia dei Pad. Predio, della Dalmazia. *") Cod. ms. Monumenta congreg. S. Dominici de Ragasio. ^^} Rammentatore caratino compilato da Giuseppe Fcrrari-Copilli. ^^} Non essendo nostro intendimento di parlare delle famiglie domenicane in là della loro origine, nnlladimeno troviamo debito di toccare le saccessive vicende del convento di Zara, (|aali si leggono nella dotta oronaca urbana. ^Restaurata indi ed ampliata più volte in un col convento^ e proveduti V una di ricchi arredi, di fini marmi e di scelte pitture, l'altro di tutte le comodità proprie a simili a- bitaiioni, rinsciron ambi col tempo di beir ornato alla città nostra. Né ciò sol- tanto per la materiale apparensa, ma molto pia per la utilità morale che ad essa ne venne.„ La città di Zara, scriveva in una occasione questa Comunità, riceve molto onore dagl' impieghi virtuosi de' padri di san Domenico , i quali e con la bontà della vita, e col decoro della sacra predicasione , e colle assidue premure degli studii mostrano esser nati per illustrare il mondo. Fra le cose di maggior stima, numeriamo lo studio, con tanto zelo promosso nella nostra città e colti- vato con tanta gloria. ''Dell'istruzione, in fatti, si resero essi molto benemeriti e specialmente dopo ohe nel 1570 furono da Pio V donati dell' abazia di san Mi- chele in monte, perchè tenere potessero uno studio generale dell'Ordine. Diversi perciò questo chiostro produsse valenti soggetti, alcuni dei quali pervennero al- l'onor della mitra, e, nella mancanza di pubbliche scuole, ritrassero ognora da esso anche i laici molto profitto. In esso inoltre aveva stanza l'officio dell' inqui* Digitized by Google 38 CAPITOLO PRIMO. «ìzione, limiUto però alla oiUà e dKocesi di Ear»; talché aTeodo preteso un in- quisitore di estendere la giarisdisioae a tatta la provioeia mediante propri! viearii , ne incorse gT%yfe controversia, che fti decisa in sao disfavore. La soppressione al principio del secolo nostro dei corpi religiosi possidenti colpi anche questo, e chiesa e eonvento furono convertiti ad uso profano. Le spoglie ne andiarono divise ft*a altre chiese; gli altari di 8. Domenico e di S. Vincenso, con alcuni dipinti, pas- sarono alla cattedrale ; altri marmi e quadri in 8. Simeone, dove pure fta traspor- tata la statua di Maria del Rosario, che aveva una confraternita numerosa. Que- sto convento potea colle sue rendite mantenere Ano a venti e pia frati. ^') P. Dolci. Monum, hi9t. frov, frane. '*) De eeeensu, p^rta un documento, et voimnMe parUum elecii euni mrkUri D.B. KoneneU efieeofue tmc cimi . . . nee nen duokue frMtrikue PraeMeatorum^ et alile iuo^ue fratrUue MinorUue. Digitized by Google 39 CL(UnnFOI.O SBCOMSO. (1212 — 1288) /trg^omenio. / Minori della Dalmazia si associano alle missioni delle terre oltramontane — Zibislaoy bano della Bossina^ accoglie i missio^ narii domenicani e francescani — Gregorio IX gli si congratula — Sono favoriti dal re Colomanno — operosità del padre Ponsa dei Predicatori — sua promaziane a quél vescovato — • elogio di sua santità da una lettera di Bela IV — i missionarii dei due Ordini chiamati nella Serbia e Albania da una nipote di Enrico Dandolo y sposata a Stefano Granzupano — partono i padri predicatori per ordine di Gregorio IX — il passaggio del tartaro Caiduno ne distrugge i buoni germi — Innocenzo IV vi manda Giovanni di Pian^Carpino dei Minori — sua promozione a guel^ P arcivescovato — sue leggi dirette a togliere i guasti dal clero e dal popolo — antichità della Provincia dalmata e della Vicaria bossinese — nomi delle Custodie esistenti ai tempi di san Bona^ ventura — la loro propagazione nelT impero Bulgaro^Valaccg — operosità concorde dei minori dalmati e bossinesi — le pie oblazioni — avversità e conforti. Digitized by Google 40 CAPITOLO SECONDO. F rima che scorresse la metà del tredicesimo secolo o il primo stadio della vita francescana , le nostre isole col conti- nente erano da un estremo all'altro santificate da numerose abitazioni claustrali; costruite secondo il santo fondatore rac- comandava in vita, e lasciava scrìtto nel suo testamrato; cioè coUa povertà prettamente apostolica^ che in tutti i tempi e luo- ghi è riverita, e fra le odierne generazioni nelle più incivilite terre rispettosamente renerata. Da qui un buon numero di to- gati dalle ruvide lane si tolse per chiesta del pubblico voto a reggere le più illustri chiese della provincia, altri a comporre i dissidii municipali; altri ad istruire i cleri, a chieder sussidii per il culto divinO; ed a rizzare monumentali memorie. Da qui, ora per spontanea deliberazione^ ora per lettere esortatorie ctei romani Pontefici, si diressero zelanti sacerdoti nelle contermini Provincie, quando a render uffici di assistenza spirituale , quando a combattere le seducenti dottrine, e metter argine ai micidiali veleni: con che sMnaugurò la missione apostolica della Bossina, dell'Albania e della Serbia, la prima delle quali in mezzo a durissime lotte e stenti di una vita del tutto apostolica ebbe tali progressi, che meritò il bel nome di gemma delle missioni dell'orbe cattolico. Il duro servaggio che da molti anni premeva i fedeli di queste terre aveva più volte provocato le armi delle potenze Digitized by Google CAPITOLO SECONDO. 41 protettrici, e chiamati i soccorsi spiritaali di Roma. Più volte la Repubblica veneta vi prestò il suo braccio nell'Albania e nella Serbia, a coi non mancava di assocciarsi quella dì Ragusa coi suoi arcivescovi, che pei decreti dei romani Pontefici ') godevano del diritto di giurisdirione sopra alcune di quelle chiese : più volte nella Rossina vMntervennero le armi ungheresi e i primati di Spalato, dai quali la chiesa bossinese riconosceva la sua sudditanza; ma né gli uni né gli altri poterono appor- tare conforti durevoli) né tampoco impedire che le dominanti sette vi estendessero più profonde radici. L'insufficienza di tali temporarie missioni, e dei mezzi più opportuni ad inasprire che a mitigare gli animi, comprese più che altri quel Gregorio IX, che più di altri favorito dalle circostanze, si determinò di sop- perire agl'invìi dei legati apostolici, e alle deputazioni eccle- siastiche dei nostri prelati colla stabile e permanente dimora di capaci alunni dei due nascenti istituti. I primi che mossero a questa santa impresa furono i pa- dri Domenicani dell' Uc^eria, guidati da Ugrino , arcivescovo di Coloz, lào di quell' Ugrino, che dicemmo aver lasciate tante pie ricordanze a Spalato. Nel medesimo tempo i Minori Os- servanti della Dalmazia, che da più anni prestavano questa bel- r opera lungo i confini , si erano spìnti con straordinario zelo in una ai missionari occidentali fin' entro le foreste e monta- gne insormontabili, non mai praticate da uomini, che a si no- bile ufficio dedicavano la loro vita. Le prime fatiche di tali operai furono salutate dalla conversione di una ricca e au- torevole famiglia ^); il cui esempio trasse altri di quel pa- rentado e dei loro coloni, i quali tutti Zibislao, bano reli- giosissimo, e sua madre ^), accoglievano con particolari di- stinzioni. Gregorio IX, quale capo del gregge di Cristo, e au- tore di questa missione, tosto ch'ebbe contezza di quel primo esperimento, s'affrettò con lettere gratulatorie a ricambiare i buoni uffici del bano e di sua madre, nelle quali rammentando i doveri dei principi cattolici, cosi gli scrive : a te % che solo Digitized by Google 42 CAPITOLO SECONDO. fra i principi bossinesi ti sei conservato, come giglio in mezzo alle spine, paro di labe ereticale, a te non cessiamo d'incul- care la continuazione dell' opera incominciata, da coi colla be- nedizione di Dio, si ha a sperare un felice incremento della rdigione. Gli è perciò che colle braccia di sincera carità ac- cogliamo te e i tuoi beni sotto la protezione della Sede apo^ stolica.» Non meno del Pontefice fu pronto Zibislao a rispon- dervi con ogni sollecitudine, e munirsi di abbondante numero degli operai claustrali, come più atti a raddolcire la vita aspra di un paese bersagliato dagli scismi e dall' asprezza di guerre fratenie. Colla buona intelligenza del prìncipe temporale e del Pa- dre comune dei fedeli si die mano alla fondazione di alcuni ospizii. Bossina vide allor la prima volta accasarsi numerosi frati Minori sotto un medesimo tetto, abbeUirsi i suoi santua- rìi, echeggiar di divine laudi le sue chiese, diffondersi^ la luce vivificatrice là dove il buio dell' ignoranza e della depravazione teneva assopiti gli animi. Se non che in regione come è que- sta, fr'astagliata per ogni verso da spesse montagne e foreste, difficile a percorrersi per mancanza di strade, per gl'incontri di gole interminabili che vanno a perdersi dove in vaste pia- nure, dove vanno esser chiuse dai tronchi di altre catene di monti, era impossibile di sovvenire ai bisogni spirituali della intiera nazione. A superare, se non del tutto, almeno in parte, ostacoli di tale natura, lo stesso bano offri mezzi necessarii al trasporto dei missionari, li provvide di sue genti, guide si- cure di malagevoli sentieri, atte a difenderli da animali feroci, e più che da questi, dagli aggressori patarini che intentavano alle loro vite. Più tardi animato dai buoni frutti che vi si an- davano raccogliendo, volse tutte le sue forze ad universalizzare il culto ed il decoro della religione; ai quale scopo vi con- corse pure il pio Colomanno ^), che col titolo di re gover- nava quella parte dell'Ungheria, che oggidì porta il nome di Slavonia, e ch'era il naturale confine della Bossina. Rifece Digitized by Google CAPITOLO SECONDO. 43 quindi, a compimento di tanti snoi beneficii, la vecchia catte- drale, rovinata dal forore dei nemici del cattolico colto, o come taluno opina, l'eresse dalle fondamenta, fomindola decorosa- mente di sacri vasi, e di altii ornamenti ecclesiastici. Pose ogni diligenza per far uscire dai confini un pertinace eretico che sotto sembianze di vescovo ortodosso scorreva le campagne, s'inselvava ne' monti fra gruppi di casolari qua e là sparsi , pervertendo con detrimento gravissimo della fede i cuori rad- drizzati dai nuovi ministri del Vangelo. A fine di dare madore consolidamento alle cose fin' al- lora fatte, e animare i due prìncipi nei buoni sentimenti, pi^ Gregorio disino nel 1239 per vescovo bossinese il padre Ponsa, detto da altri Giovanni alemanno, della famiglia dei padri Pre- dicatori, uno dei più splendidi lumi dell'Ordine, le cui virtù, note a tutta Europa, avevano mosso Federico imperatore ad averlo fra i famigliari e consiglieri di sua corte. Quanto fos- se sollecito il santo Padre a radicare la fede in quelle terre, quanta fiducia riponesse nei due nascenti ordini, vel dica la let- tera eh' egli trasmise in quella circostanza a re Colomanno.» Essendo di somma necessità , gli scrive ^) , che la cattoli- ca religione, disseminata nella Bossina dai novelli evange* lizzatori, prenda solidità e incremento sotto la sorveglianza di un idoneo pastore di anime, abbiamo trovato necessario, se o- stacoli potenti non vi si frappongono^ di collocare a cotesta sede il diletto figlio, maestro Ponsa dell' ordine dei Predicatori, il quale, come è universale opinione, va fornito di doni spe- dali nel regolare le cose divine ed umane, e particolarmente nel richiamare gli smarriti alla via della salvazione. Se pel- r austero suo vivere, e per quella severità di coscienza, a- vezza a rifugire gli onori, opporrà scuse sufficienti, gli è di consigliarlo a sobbarcarvisi in ogni modo. Bastò però la voce del sommo Pastore, perchè vi si piegasse. Gol bastone da pel- legrino, con un asinelio atto a portarne il fardello, e con al- quanti di provati missionarii domenicani e francescani, imprese Digitized by Google 44 CAPITOLO SECONDO. un viaggio di pericoli e di stenti coir intento di &re unica^ mente la volontà del Vicario di Gesù Cristo. La sua ubbidienza venne coronata da mirabili conversioni. È fama y che nei due anni del suo apostolato vi lasciasse memorie, che non ne die^ dero i due secoli precedenti. Una lettera di re Be^ IV, scritta alcun t^npo dopo la sua morte ^ ai padri congregati nel ca- pitolo generale di Ai^entorato ci dà qualche notizia del primo vescovo claustrale, e degli effetti di quella prima missione. Quanto virtuosa riferisce egli, fosse stata la vita di Giovanni alemanno, vescovo di Bossina, prelato di santa memoria, dapprima nostro ospite, poi maestro deli' ordine vostro, nessuno più di noi e degli abitanti di quel principato, può né meglio conoscerla, né piena- mente attestarla. Un alto sentimento di divozione penetra i no- stri cuori tutte le vdte che rammentiamo i modi con cui il ]^ pa^re santificava il suo popolo; e. perchè la nostra let- tera non mostri sembianze di verbosa orazione, mi limito a dire, che tutto il suo studio era di usare misericordia verso i pec- catori, ùirsì infermo cogF infermi, prodigo di carità cogli af- flìtti e bersagliati dalle avversità terrene. E qui enumerando le sue virtù ad una ad una, e i beneficii recati all' umanità e alla religione , e le grazie che spesso si ottenevano dai fedeli alla sua tomba, conchiude : noi pure, una volta suoi famigliari, non cessando di confidare nelle reliquie dell'uomo d^no del pub- blico culto, abbiamo potuto con fatti manifesti consolidare la nostra fede, né cessiamo di indirizzargli quotidianamente le no- stre preghiere. Adoperatevi perciò, padri carissimi, perché si divulghino i miracoli del santo vostro prelato, dai quali la santa madre chiesa possa ricevere, per la glorificazione di tanto figlio, r ingrandimento spuituale, e il popolo cristiano avere in lui an nuovo patrocinatore. „ I primi esperimenti di questa missione si bene fossero co-i renati da numerose conversioni alla fede, non ebbero però quel- r esito che dar potevano l'operosità e la. destrezza dei nuovi evangelizzatori. Sbucciavano i fiori da per tutto dove la loro Digitized by Google CAPITOLO SECOM)©. 45 voce si faceva sentire, quando un turbine venne a soffocarne i germi. Sterminati eserciti dei tartari, visitata eh' ebbero col ferro F Ungheria, si gettarono sul suolo bossinese con quella barbane che è più comune alle fiere che agli uomini selvaggi. Abbrucciate allora le campagne, smantellate le monastiche abi- ^ tazioni e chiese di ogni culto, rimase tale confusione nella so- cietà cattolica, ch'era impossibile più riconoscere chi le ap- partenesse. Tornarono gli spersi pastori sopra gli arsi villaggi a raccogliere i frutti seminati, ma trovarono nuovi ostacoli nei settarii. Gli mancavano i soliti appoggi : il pio Golomanno, mar- tello delle sette e dei facinarosi, era già tolto dai vivi negli scon- tri col nemico; non v'era più il buon Zibislao, protettore della chiesa, amico dei Minori; estinta la sua famiglia, e passata allora in mano di prìncipe leggero, pericoloso, quale era Ni- noslavo ®), noto per le sue trascendenze contro la corona un- gherese, per le ribellioni fomentate ne' suoi possedimenti della Dalmazia. Con passo più spedito senza ostacoli esterni, progre- divano gli affari religiosi della Bossina meridionale sotto l'im- mediata cura e direzione dei frati Minori. A questa missione avevan dato principio i nazionali coi dalmati, ai quali offriva facile ingresso la limitrofa loro posizione, e il braccio dei bani ungheresi, che in più punti, oltre il confine montano, avevano la loro giurisdizione. Quivi indipendentemente dall' autorità del Legato pontificio, e dal condottiero dei crocesegnati, cominciò a ridestarsi la vita claustrale. Livno, Foinica, e Suttiska, fu- rono le prime a ricevere i nuovi togati, ad erigere ospizìi e chiese per loro uso: da qui si diffusero senza gravi molestie verso i confini settentrionali di quel principato, fondarono nuove abitazioni, che in breve diedero nome ad una vasta Custodia, denominata bossinese-argentina sotto l'invocazione di Santa Croce; la qi\ale in men di un secolo crebbe di conventi e di ospizii, sparsi in tutte le parti del continente illirico, dalle sponde del- l'Adriatico fino alla Tartoria e al Danubio, ed ottenne il ti- tolo di Vicaria. Digitized by Google 46 CAPITOLO SECONDO. Nel medesimo tempo in cai la Bossina cominciava sentire i frutti salutari della stabile presenza dei frati Minori e Pre- dicatori, la Serbia e l'Albania sotto il braccio di donna cri- stiana, e coli' aiuto dei novelli operai, si ritraeva dalle massime inveterate dell' eterodossia. Era questa una delle nipoti di doge Enrico Dandolo, la quale prima di sposare Stefano Granzupano di Serbia, l' aveva indotto a rinunziare alla credenza della na- zione, e sull'esempio dei prìncipi vicini rìporsi in tutela della santa Sede. Mortole prematuramente il manto, chiamò col con- senso dei cognati una milizia dei due monastici istituti; il quale desiderio le venne instillato dall'operosità di que' pochi che dalla Dalmazia là vi si erano condotti, e dai buoni frutti che sentiva cogliersi dal loro zelo nelle vicine contrade. Fino dal primo suo ingresso nella nuova patria aveva ella in pensiero di dare buon regolamento alla cristianità di quelle terre dal ve- dere appunto decaduta la disciplina ecclesiastica, negletta l'am- ministrazione dei Sacramenti, corrotti i costumi del clero, ab- bandonati i fedeli ai vizii predominanti ; senza guida, senza freno andar ogni cosa per suo verso, prepararsi un' eredità funesta alla crescente generazione. Avvenisse tale degradamento per la, non curanza di quei prelati, o per le troppo strette famiglia- rità che si eran rannodate fra il sacerdozio dei due riti, donde gli ortodossi niente di bene avevano ad apprendere, molto a scapitare; è certo che la gran parte di quel nobilissimo epi- scopato era caduta nell'estrema sua rovina. La morte di un vescovo seguita in quei dì per mano dei medesimi suoi diocesani, sollecitò Gregorio IX a spedirvi un'in- quisizione dei padri Predicatori, la cui lettera inviata con tutta sollecitudine al priore della prorincia romana, ci dà esatta con- tezza dello stato di cose, e delle giuste querele riferite dagli assistenti spirituali polla pia reggente. ^Poiché, agli abusi, dice in questa, dai quali derivano danni inenarrabili alla salute delle anime, necessità ci conduce di porre quanto prima un'argine; t' ingiungiamo che n' abbi a spedire in quella terra alcuni frati Digitized by Google CAPITOLO SECONDO. 47 del tao istitato, atti a ridare il bnoo ordine ai disordini av- venuti. Se questi troveranno essere realmente successa la mcurte di quel vescovo per opera dei malvaggi, sieno separati i sa- crileghi dal ceto dei fedeli, né riammessi alla partecipazione dei tesori spirituali, finché non abbiano competentemente sod^ disfatto dinanzi a Dio e agli uomini, o col mezzo di lettere ri- corso a noi, ond' esseme sgravati. I prelati delinquenti, men che il metropolitano, cui assolviamo di presentarsi a noi a mo- tivo della sua vecchiaia, sieno sospesi dagli esercizii dell'uffi- cio pontificale, né riabilitati prima che non si ripurghino presso questa Sede. Riparino frattanto le piaghe della provincia: si chiamino i ribelli e i complici al dovere senza lasciar ad essi la libertà di appellare ^.„ Dopo pochi anni un'invasione barbara distrusse ed an- nientò quasi del tutto quanto l' operosità edificante, e il sapiente governo della missione aveva in quelle terre piantato. Le orde del tartaro Caiduqo, quelle stesse che due anni addietro ave- vano* scorse con devastazioni ed incendi l' Ungheria, la Bossina e la Croazia, in traccia del re Bela, si avanzarono lungo que- ste terre fino all'Adriatico, dove appunto a Spalato e Traù si era ricoverato colla famiglia, coi grandi del regno e coi tesori. Se non che riusciti vani i suoi disegni, si ricondusse in Bul- garia guidando egli stesso una parte dell'esercito attraverso la Bossina, e preponendone all'altro Bath, suo fratello, coli' or- dine di tenere la via della Serbia. Fu arsa nel loro passaggio la città di Cattare, .spianate quelle di S&cia e di Drivasto, e gli abitanti che non arrivarono a mettersi in salvo, sgozzati crudelmente : né senza arsioni di campagne e di villaggi fu la corsa presa dall' altra parte dell' esercito per la strada che da Traù a Enin e alla Bossina conduceva. Dal mezzo delle comuni disgrazie rizzò il capo la latente società dei patariui, la quale approfittando del tempo in cui si metteva in assetto la patria scompigliata, mosse con tanta ol- tranza ad aggravare le calamità patite, che si ebbe necessità di Digitized by Google 48 CAPITOLO SECONDO. accorrere naevamente colle amù alla sicurezza delle famiglie e della religione. Da quello scompiglio, i vecchi abusi, dove in par- te, dove del tutto sradicati, tornarono a nuova vita. Era invete- rato costume nella Serbia e Albania, che alla morte di un ve- scovo i diocesani mettessero le mani sulP episcopio, e le suppellet- teli ed altre masserìccie fra sé, come cosa propria, si dividessero: donde non raro avveniva che i men appagati si decidevano le differenze colle armi. Comuni i ferimenti e le morti dalle risse e dai litigi, di cui il clero medesimo non abborrìva dal mac- chiarsi senza alcun rispetto al carattere e al grado che occupa- va : trascurati i diritti della chiesa, e i più sacri passati in di- menticanza: molti fondi ecclesiastici o rapiti o comperati dai pri- vati; negate le decime, quindi i Santuarii crollanti, e poveri degli arredi, i sacerdoti mancanti di dovuto sostentamento. Innocenzo lY con caldissime lettere impegnò la pietà di Bela, che stava a riordinare il regno dai guasti, e lo zelo dei frati Minori che con esemplare annegazione di sé medesimi, animavano i fedeli alla perseveranza della fede. Diresse quindi alla Sede metropo- litica di Antìvari un Giovanni di Pian-Garpino, da cui le mis- sioni francescane avevwo già acquistato celebrità nell'Oriente e nella Tartarìa, commettendogliene la cura delle diocesi del- l' Albania e della Serbia, e la direzione de' suoi fratelli, che là vi si trovavano. Molto si commosse l' animo del novello pastore nel vedere un clero di vita nomada, disdegnoso di leggi e di freno: al che, iscorgendo sulle prime, di non poter dare né da sé, né coU'a- iuto de' suoi fratelli quel regolamento che si conveniva alle con- dizioni del paese, usò tutte le industrie della tolleranza aposto- lica, dove gli si offriva un campo libero d'istruire i preposti alla casa di Dio, e animarli a zelare la iHToprìa causa. Dettò ivi leggi utilissime le quali non solo sancì, ma lodò sommamente Innocenzo IV. Le cattedrali della provincia non meno che la metropoli di Antivari ebbero allora la prima volta per vicarii soggetti del medesimo collegio de' canonici, addottrinati nella Digitized by Google CAPITOLO SECONDO, 49 disciplina e nelle lettere, atti a invigilare agli affari della chiesa dorante la vacanza ddla cattedra* pontificale, a garantire le cose del prelato decesso fino alla nuova nomina '®). Approvò solen- nemente le pene da infligersi contro chi si attentasse con mani violente contro i ministri del Santuario, altre contro questi stessi, se per simili trascendenze incorsi fossero nelle censure ecclesiastiche, o con queste macchie continuassero a celebrare i divini ufficii ; se chierici impediti alla promozione degli ordini, prima che non fossero rìpurgati delle colpe. Accordò le facoltà pontificie al santo pastore per quelli, che, o per grande distanza de' luoghi, 0 per la scarsezza di strade e di mezzi, non pote- vano visitare Roma, dove unicamente eran da espiarsi alcune colpe ' '). Jn forza delle decisioni del medesino concilio ordinò ai vescovi di Dulcigno e di S&cia '^) di adoperarsi a redimere i beni della chiesa di Antivarì, siti nelle loro diocesi, i quali in parte trascurati, in parte venduti dai loro antecessori avevan ridotti air estrema povertà la chiesa e il suo pastore. Colpì di censure quelli, che si rifiutassero a pagare le decime '^), e ne fece responsabili i metropolitani, cui investi di suoi poteri nel ritenere e prosciogliere da queste colpe. Con tali leggi, assi- stito dal clero e dai missionarii del suo ordine, arrivò ad estir^ pare in gran parte i semi guasti di un terreno, che fino a quel punto aveva sofferto svariate vicende nel governo ecclesiastico. A Bossina, men popolata di sacerdozio, e appena di un solo vescovo provveduta, faceva mestieri in quei tempi più di uomini armati che di altro per la protezione e sicurezza delle famiglie cattoliéhe. Di tale necessità fu interpellato papa Inno- cenzo, il quale, udite raccontarsi le molestie dei patarini, scrìsse senza dilazione alla corte ungherese ^% e air arcivescovo di Coloz, successore di Ugrino **), accordandogli le indulgenze so- lite a concedersi agli eserciti combattenti per la causa della religione. La presenza dei crocesegnati da un lato, dall'altro l' attività dei frati rimasti a queir ecidio; e di altri sopravve- nuti in soccorrimento, bastarono a far tacere le gare religiose Digitized by Google 50 CAPITOLO SECONDO. e a rialzare lo spirito depresso del cattolicismo. Non potendo però affarsi la vita d'ogni monastica istituzione a que' luoghi selvaggi, alle perpétue ribellioni e cambiamenti politici, lascia- rono per intiero il campo alle cure dei frati Minori, Laonde pensando questi non potersi meglio provedere alle sorti future di quei cattolici che colle istituzioni nazionali, come le più pro- prie a mantenere P uniformità del pensare e il sacro fuoco della pietà cristiana ; quanti vi si trovavano di stabile o temporanea dimora, sia negli ospizii, sia nelle parrocchie, tutti vi concorsero aiutati dai dalmati non meno che dai vicini croati a rialzare in più parti del regno regolati conventi, radunarvi la gioventù inchi- nevole all'abito sotto la direzione di abili sacerdoti; con che in pochi anni giunsero a propagare l'ordine francescano fino al Da- nubio e a tutta la Bulgaria e Valacchia. Cotesto abita2»oni, col- locate sopra un vasto terreno, quale si è quello della sponda o- rientale dell'Adriatico, e dei principati slavi di oltra i monti, era- no già ordinate, come si rileva dai catalogo presentato da san Bonaventura nel capitolo generale di Narbona del 1260, nel modo seguente. La Dalmazia per il completo numero de' suoi conventi s' intitolava Provincia, occupava il vigesimoterzo posto fra le trentatrè provinde allora esistenti, ed era divisa in quat- tro Custodie, di 1. Ragusa 2. Zara 3. Arbe 4. Istria. La Bossina non ancora giunta al grado di provincia per lo scarso numero di alunni e di conventi, portava il titolo di Vicaria; prima, per la sua antichità, fra le tre esistenti del- l'Ordine, e numerava otto Custodie, di 1. Duvno 2. Greben 3. Bossina 4. Ussora 5. Machovia 6. Bulgaria 7. Covino 8. Russia (forse Rascia). Ragusa possedeva molti e ben regolati conventi; la sua giurisdizione, oltre al territorio della repubblica, si estendeva Digitized by Google CAPITOLO SECONDO. 51 per tutta V Albania marittima, dove la religione francescana e per santità, e per numero di soggetti fioriva al paro d'ogni altra regione. Zara n' era capo di quelli della Dalmazia centnale; Arbe di quelli delle isole del Quarnero, men delle altre custodie numerosa e popolata; Gapodistria di quelli del suo littorale. In questa prima epoca minorìtica, che, dall' arrivo di Fran- cesco in Zara, non era ancora giunta al trentesimo quinto anno di sua vita, la missione bossinese aiutata dai confratelli nostrali e occidentali, si era spinta fino alle steppe dell' impero Bulgaro-Valacco, ed ivi eretti conventi ed ospizii con proprie e regolate custodie. Vi si internarono allora, quando più che in altri tempi pericolava la vita degli evangelizzatori, quando fra quegli sovrani, dice il professore Ciccolini '^), dinervati ed affiraliti dallo spirito bizantino, ve n' ebbero dei rotti ad ogni sfrenatezza di licenza; e sopra tutti gli altri queir Asano, che aprì il varco a quell' era di turpitudini. Imperocché fu sotto il suo regno che la Bulgaria divenne il focolare di quante sette erano pullulate dal Manicheismo : quivi trovarono protezione ed ogni fatta di aiuti i Petrobusiani, i Catari, i Bogomili, i Gioviniani, gli Albigési, i Patarini ; degni antenati nelle dottrine, nelle arti, ne- gli emblemi, nei fini propostisi, dei Massoni di queste ultime età; e là fra le montagne deserte delle Bulgare contrade, te- nevasi celato quel papa misterioso, che narrano gli Albigési di Francia andassero a consultare ; vero predecessore del Grande Oriente delle loggie « delle vendite de' settari moderni. Donde accadde che tutte le specie suraenzionate d' eresie religioso-po- litiche, si trovino non raramente comprese negli scrittori sotto la generica denominazione di Bulgari, o, come dissero i nostri vecchi, di Bugeri. E qui, continua, il dovere impone di non passare sotto silenzio il titolo grande, che i frati Minori di san Francesco acquistarono alla gratitudine de' fedeli, giovando al mantenimento della fede cattolica nella Bulgaria; in quella sta- gione che tanti rischi correva, e pericoli d'ogni guisa. Da quando Innocenzo lY mandolli a re Colmanno, il successore d'Àsano Digitized by Google 52 CAPITOLO SECONDO. nel 1245, fino alla missione di Legato Apostolico cpnfidata nel 1451 da Nicolò V a frate Eugenio da Somma , qnegli umili scemici del poverello d' Assisi, dal nudo piede , dal ruvido sacco, dal tondato capo, ebbero reso segnalati servigi alla causa cat- tolica. Quella regione corsa in tutte le guise da loro, inaffiata dai loro sudori, fatta rossa dal sangue, che più volte ebbero la gloria di versarvi per testimoniare la verità della fede, vide singolari prodigi di uno zelo, che dalle difficoltà stesse che in- contrava, cresceva d' energia e raddoppiava di sforzi E quando Strascimiro, T ultimo re dei Bulgari, stolto nell' invocare, per affrancarsi dagli Ungheresi, l'aiuto d'Amurat I, si fé mancipio d'un Musulmano, per essere quindi da Baiazette ridotto col suo popolo a duro servaggio, e andar casso del regno, allora i francescani rivolsero le maggiori cure ai Bulgari. La Società dei frati Pellegrinanti per Gesù Cristo, mirabile istituzione della carità cristiana del secolo XUI, fu richiamata in vigore; e i primi passi che d'Italia ebbe fatto, li mosse verso quelle illi- riclie desolate contrade a sostenervi la Croce. Quanti delle cose di Bulgaria ebbero scrìtto sino al cadere del passato secolo, resero per simigliati benefizii una testimonianza d' onore agli umili se- guaci di Francesco: gli scrittori dell'età nostra ne tacquero! „ A fine di dare stabilità e consolidamento maggiore alle famiglie francescane costuite fra i popoli Slavi, era mestieri che la Vicaria di Bossina continuasse nelle primitive sue relazioni colla provincia della Dalmazia ; e l' una e l' altra procurassero di giovarsi vicendevolmente, da poi che né quella, né questa rimanendosi separate, erano in grado di far sentire i salutari effetti, che i tempi e le circostanze di nazione travagliata da scismi e dalle civili discordie da esse dimandavano. La neces- sità di tale coU^anza conosciuta indispensabile da Gregorio IX , fu scrupolosamente raccomandata e mantenuta dai primi suoi successori: e sebbene eoli' andar di tempo venisse più volte sciolta per ragioni a noi pur troppo note, altrettante la ve- demmo ricomporsi pei pressanti bisogni del cattolicismo. La Dal- Digitized by Google CAPITOLO SECONDO. 53 mazia, come regione tatta cattolica, niente più desiderava dai frati Minori che la diffusione di ospizii, e F ingrandimento dei loro monasteri ; mezzo acconcio e potente a tenere lontani dalle corruttele del secolo il buon costume e la monde cattolica; mentre i due regni contermini che le andavano debitori della essor- diente loro vita religiosa, mancavano e di case adatte alla monasti- ca abitazione, e del sufficiente numero di operai, senza dei quali, nonché progredire, imperfetta si rimaneva l'opera incominciata. In questi ultimi anni V opinione pubblica intorno ai frati Minori era dapertuttò fino all'entusiasmo favorevolissima, per cui proferte d' ogni maniera venivan dalle mani del ricco e del povero depositate sull'altare della mendacità claustrale, quale sussidio ai pressanti bisogni della loro vita, od alla manuten- zione de' monasteri, od all'erezione di nuove abitazioni^ Que- st' omaggio di affettuosa divozione, che massime da un decemiio in modo insolito si era ridestato nel nostro popolo, divenne oggetto di gelosie e della cupidigia del secolo, contro cui stn • diavansi d' insidiare non tanto i nemici del progresso religioso, quanto i men avveduti del clero , erigendosi non raro in co- rifei di detrazioni e di invettive. Da qui una serie di scandali e di indignazione pubblica, un conflitto fra la pietà generosa dei bene intenzionati e la sete inestinguibile dei declamatori, che ne provocarono le minacele della Sede romana. Alessandro lY, che allora sedeva nel Vaticano diresse le sue doglianze agli arcivescovi, vescovi, abati, priori, decani, arcidiaconi, ret- tori, e ad altri prelati stabiliti per le terre della Dalmazia, Istria, e Schiavonia ^^, inculcando con severe pene ad essi di terminare cotesto incomportabili pressure, di far cessare una volta gli abusi invalsi in alcune diocesi, dove i medesimi clau- strali spogliati di privilegi inerepti all' Ordine, venivano obbli- gati all' osservanza di leggi e discipline proprie al clero seco- lare. Sembra che nessun effetto sortisse quella prima ammoni- zione, ed in alcune diocesi soltanto trovasse condegna acco- glienza, poiché nell'anno seguente dovette ripetere le stesse Digitized by Google 54 CAPITOLO SECONDO. querele ai medesimi dignitarìi della Dalmazia e Schiavouia '^ per la pretesa con cui volevano alcuni di questi, che le obla- zioni depositate sui loro altari, passassero nelle mani loro, pei defraudi che si commettevano ora della quarta parte, ora della terza, fin anco della metà delle largizioni, che taluni dei fedeli neir abbandonare il secolo lasciavano a que' monasteri, ne' quali prescieglievano di finire la vita. Ma per quanto la troppo potente opposizione non si ri- stasse dall' osteggiare il favore popolare su cui poggiava la con- servazione e l'incremento monastico, non mancava da altra parte la carità patria di raddoppiare ì generosi sforzi, intenta uni- camente a rialzare l'edificio di sua venerazione là dove mag- giori difficoltà le si presentavano. Ragguagliato il santo Padre di tali favorì e della sempre crescente emulazione verso ai frati Minori, ne commise con lettere speciali, valevoli per un decen- nio, la cura delle cose loro a Lorenzo Perìandro e Lorenzo da Orta, arcivescovi di Zara e di Antivari *^); animi generosis- simi, tutti e due figli di famiglie claustrali, che per le loro virtù e meriti singolari erano in grande concetto della santa Sede; Trascorsi quegli anni, propose a questo pio officio Cosimo Sa- ladini di Zara, Azone di Capodistria, e Tommaso Biasio di Cat- taro ^®). In questo mezzo di tempo ad onta delle contrarietà accennate, tali si raccolsero le patrie oblazioni, che come si ri- leva da private memorie, sembra fossero stati fabbricati i mo- nasteri che nel trecento e sei, sotto il pontificato di Clemente V, troviamo privilegiati di speciali indulgenze. Oltre ai quattro anteriormente edificati di Pola, di Cherso, di Arbe, e di Zara, ed altri due, di Veglia e di Segna, di cui si farà particolare menzione, sorsero allora quelli di Parenzo, di Capodistria, di Trieste, di Pirano e di Pago; questi e quelli, dice la perga- mena, conventi della provincia di Schiavouia, nelle chiese dei quali concede Sua Santità indulgenze di cento giorni ai fedeli che contriti e confessati le visiterrano nelle festività della Beata Vergine, di san Francesco, di sant'Antonio, e di santa Chiiu-a; Digitized by Google CAPITOLO SECONDO. 55 come ^che nei giorni sacri ai Santi, in onore de' quali furono costruite, od in quelli in cui cade la consacrazione delie dette chiese e dei loro altari ^'). I conventi di età posteriore, che nei cronisti francescani e particolarmente nel Gonzaga, troviamo per la seconda volta edificati, senza accennare all'epoca od al sito loro, sono fon- dazioni che rammentano il decadimento della disciplina mona- stica, e il risorgimento di nuovo Ordine. Mano mano che per le oblazioni di pii testatori accrescevansi i beni stabili, incom- patibili colla primitiva osservanza serafica, i men aspiranti a dispense e indulgenze ponteficie, desiderando di rimanersi nella purezza della regola professata, profersero di abbandonare le proprie abitazioni al genio della possidenza, e si ritirarono in luoghi appartati, fuori dei clamori cittadini, adatti al ritiro e alla contemplazione, in braccio di povertà strettissima. Per tali mutazioni di tempi sorsero nuove famiglie dei Minori Osser- vanti e dei Conventuali , le quali affratellate nell' unità del- l' azione à quelle dei Predicatori, e degli Eremiti di san Paolo, detti del Terz' Ordine, mantennero nella Dahnazia veneta la pu- rezza della fede, la civiltà e il buon costume, quali sarebber stati desiderati nelle terre dei meglio conosciuti governi. Fino da quegli anni, eccettuate le città maggiori che possedevano moltiplici religiose corporazioni di ambo i sessi, non v' era cit- tadella marittima che non ne contasse da tre o più di tali i- stituti, ned isoletta di qualche importanza che ne restasse priva ; i quali, dove tutti, dove in gran parte, ebbero vita decorosa fino al tramonto del secolo decorso, i cui rivolgimenti politici ne iscemarono buon numero con danno gravissimo del cattoli- cismo. A cosa poi mirassero cotesto braccia, inoperose e morte, come oggidì s'impugna, noi lo dicemmo in parte, e il diremo in poi: quali prove n'ebbe la società e la chiesa mentr' erano in vita, quali dopo la loro soppressione, cel manifestano abba- stanza e la pietà verso i maggiori, e gli afietti domestici, e la sicurezza dell' onestà e del diritto. Quale tramutamento fra noi Digitized by Google 56 CAPITOLO SECONDO. ìq fatto di pratica religione! fra noi, che appena sai limitare delle civiltà progrediente riposiamo oziosi in aspettazione del- l' avvenire, ci limitiamo a trarre il conforto dal passato, senza curarsi di dar vigore alle forme incrollabili della veneranda sapienza dei nostri maggiori. Digitized by Google CAPITOLO SECONDO. 57 MI o t e. *) Di Benedetto VlIIy rioonfermatl poi da Gregorio IX con lettera monitoria del primo anno del suo pontificato. n Aleramo Biovio. an. 1333. *) Da Fresne. Nem. ma* della ProTincia. 0 Da Rieti nel \Z96. *) Let. di Gregorio IX. An. XI. del avo Pontificato. 0 ^^^' •) Documento VI. ^'3 Documento X. ") Da FrèanA **) Iri. — RndìvM Dandolo. Cren. -)l)aFre8>e. \ ^y[ (^jttn^ ^J' L^ **) BiMet. LiL 3. N. ^ ^^ j ; '*) fa\n granai venehMione presso ^uegU aMuuiii per la gloriosa vita di lYtite Adamo A socio imlle peUegrinasioni^fpostolicheS^ beato Antonio a^fiveecovo di Duraiso , è per la tiemoria dt^frate Gregorio , del^^ato da Clemente V a i- stmire e riceiere nella Vede cattoRiu UrosioN^ di Seìi^. In ricordaasa della virti di questil figli , e ddUo lelt dei ian> successori , si videro in progresso di tempo sorgere ìJtri conventi entro gli aa^u^i confini di ^nel tecpitorio e prodi- garsi ogni assismnia alla lo\ conservasione. Digitized by Google Digitized by Google 59 qiUPXT0X4> TEKXO. (1288 — 1297). Argomento. Elena^ mtìgtie di Stefano di Serbia^ edifica conventi pei frati Minori — EUisabettay principesca della Bosrina^ segue il suo e- sempio — fra Girolamo di Ascoli ^ dapprima ministro provine date in Dalmazia^ pof sommo pontefice col ìwme di Nicolò IVy promuove il benessere di queste famiglie — dà incombenza a Michele di Zara, e ai suoi frati di cristianeggiare gli Ebrei della Dalmazia — volge i suoi sguardi sulle terre di oltramonte -^ invia una lettera ad Elena per mezzo di due Minori -* esorta il provinciale della Dalmazia a spedirne due dei suoi fratelli per richiamare alla retta via Draguntino e VrosiOy suoi figli — o- noranze tributate al convento di Ragusa — V operosità di Dra^ guniino — indulgenza concessa da Nicolò IV alla chiesa dei Minori di Zara, e a san Nicolò delle Clarisse — erezione del convento di Daxa — di Veglia — comparsa della santa Casa di Nazaret a Tersalo — descrizione delle sue parti inteme — concorso dei pellegrini guidati dai Minori <— divozione speciale^ dopo la sua scomparsa, verso la chiesa di Loreto e la Porziun^ cula di Assisi — miracolosa apparizione ai pellegrini dalmati lungo il cammino di Assisi — verità di questa indulgenza — suo concetto in Dalmazia. Digitized by Google 60 CAPITOLO TEBZO. Il Il secolo seguente, né men ossequioso né men benefico si mostrò verso l'ordine francescano nelle contermini terre per le sollecite cure di due donne discendenti dalle stirpi illustri dei santi ^ Luigi di Francia, e Stefano d'Ungheria, di Elena, vo'dire, che fii maritata a Stefano re di Serbia % primoge- nito della nipote di Enrico Dandolo ^); e di Elisabetta, prin- cipessa di Machow e di Bossina ^): nomi rispettabili, e cari alla Sede romana, "e per il vivo loro attaccamento alla catto- lica religione, e per le tante benefiche opere consacrate a prò della chiesa e de' suoi fedeli. Mentre una, libera nell' esercizio del regio potere, spandeva le fragranze della purezza evange- lica in mezzo al popolo digiuno di ogni civiltà umana ; 1' altra frastornata nel suo santo proposito da guerre civili e religiose, si viveva fiduciosa nel desiderio di veder tornare i traviati a mi- glior senno, usando con essi que' materni rigori che le venivan insinuati dal Padre comune dei fedeli. Quella educata alle soavi impressioni di un cielo tutto cristiano, ravvivata nella fede dalla santità d' innumerevoli cenobii , dagli esempi di un sacerdozio superiore ad ogni umano elogio, decorava di preziosissimi doni, nel primo suo ingresso in patria nuova, il celebre monastero eretto da alcuni romiti della Palestina sul culmine del monte Rumia, e in pochi anni ne affi*atellava altri trenta % fabbri- cati in posizioni e distanze misurate, donde più facilmente si Digitized by Google CAPITOLO TEBZO. 61 potevano diffondere in ogni parte di quel reame ilami dell'oc- cidentale coltura. I più noti fra questi si contano quelli di santa Maria in Scutari, di san Francesco in Cattaro % di san Fran- cesco in Antivari, di santa Maria in Dolcigno ; tutti delP ordine dei frati Minori, ndl' ultimo de' quali, fu riposta la sua salma, come nel santuario di sua particolare predilezione. Sovrastava agli altri quello di Antivarì e per ampiezza di locali e per il numero d^Ii alunni. Dotato di annui redditi, accoglieva la gio- ventù francescana, la quale, coli' intendimento di dedicarsi alle missioni dell' Albania e della Serbia, vi trovava copiosissimi mezzi da educare la mente e il cuore. Di tali benefiche istituzioni, e dei nobili sentimenti, che resero illustre il nome di Elena, si conservava fino agli ultimi tempi la memoria sopra l'abside della chiesa eretta da lei e dai figli sul margine di un solitario fiumicello in onore dei santi Sergio e Bacco. Ivi il passeggiero l^geva compendiata la sua vita in un epigrafe eminentemente cristiana, di cui, dopo la caduta del veneto dominio la barba- rie ne tolse ogni vestigio. I varii monasteri della Bossina, di cui c'è ignota l'orìgine, e cui le cronache domestiche riportano alla prima età france- scana, sono senza dubbio monumenti che dobbiamo parte alla pietà di Bela e di Zibislao, parte alle sollecitudini della prin- dpessa di Makow. Coli' erezione dei monasteri finora ricordati si posero in-* concusse fondamenta ad una delle più vaste provincie che con^ tasse allora l' Ordine francescano. Coteste membra qua e ìk sparse alla santificazione de' popoli, anelanti alle imprese di pii^ ampia sfera, dove la carità trova i suoi veri pascoli, ebbero prima del tramonto del terzodecimo secolo illustri e svariate missioni, che ne li rimeritarono di favori speciali della santa Sede. A Nicolò IV, ch'era a conoscenza dei singoli luoghi, e dei soggetti, onde si componevano le numerose famiglie, era riservata la gloria di raccogliere il fiore di questi cenobiarchi e di addrìzzarli a raccorrò nuove messi nelle finitime e lontane Digitized by Google 62 CAPITOLO TEBZO. regioni Nicolò, primo Pontefice dei frati Minori, chiamato fra Girolamo di Ascoli, per avere quivi sortiti i natali, venne per comando di san Bonaventura, allora generale di tutto V Ordine francescano, a r^gere la provincia della Dalmazia , in qualità di ministro provinciale % Ne'varii anni di sua dimora com- prese egli i più intimi nostri bisogni, e mostrò di tenerne conto anche fra le aziende della grave missione, che da queste sponde lo trasse alla metropoli del greco iihpero. Essendo colà depu- tato con frate Bonagrazia di Persiceto, o come i più vogliono, di Dahnazia ^^ ad appianare la strada ad un concilio generale, in cui doveva trattarsi F unione dei greci coi latini, ebbe op- portunità di conoscere più addentro le differenze dei varii riti, propagati lungo queste e quelle regioni, e quell'indole nazio- nale, che, non altrimenti che dawidnp osservata, poteva essere giustamente compresa. Salito al soglio pontificale, tornò dopo una lunga assenza a rivedere con lettere speciali i fratelli che lasciati avea in terra di grate ricordanze, delegandone alcuni, che per pietà e scienza gli eran noti , ad onorifici ed impor- tanti ufficii, decorando d'immunità e di privilegi varie delle loro chiese e conventi; con quali benefici aveva in animo di dare madore consolidamento al corpo monastico, di cui in- t^deva far uso per evangelizzare le vicine terre, che avevan bisogno di operai esperti della favella e delle costumanze loro. La prima delle sue scritte troviamo diretta a questo mi- nistro provinciale, che fu Michele di Zara, da lui stesso pro^ mosso due anni dopo alla sede vescovile di Ossero. È un do- cumento che rivela uomini chiari che in quell' età lontana de- coravano la nostra osservante Provincia, ai quali per primo e- sperimento volle commettere la cura di cristiane^iare i giu- dei della Dalmazia: opera difficile, che la è pure indicata nel concetto della lettera, trasmessa da Viterbo a questo convento nel primo anno del suo pontificato % ** Nicolò, servo dei servi di Dio. Al diletto figlio. ...... Ministro dell' ordine dei frati Minori della Schiavonia, salute e apostolica benedizione. La vi- Digitized by Google CAPITOLO ÌTEBZO. , 63 gna del Signóre , in segno d'elezione fii dalla destra di Dio piantata, di tatti i buoni semi arricchita, della custodia degli angeli, come di siepe munita, e rìnettata d' ogni pietra nociva. Per Faraone di cemento e mattoni oppressa e intristita, con segni e prodigi, avendo Dio stesso a guida del viaggio, fu dal- l' Egitto emancipata e condotta nella terra promessa. Awc^a- chè la vigna del Signore degli eserciti, è la casa d'Israele, e i forti di Giuda il suo germe diletto. Trapiantata cosi mara- vigliosamente, quasi campo vergine ancora, ei la dissodò col vomere della legge, colla dottrina de' profeti la solcò, per pre- pararla, come a matura messe, alla grazia rigeneratrice. Ma ohimè dalle spine del peccato ingombrata, non bebbe stilla di spirituali c^smi, e per uve die lambrushe, invece di giustizia, iniquità, discordia in luogo di pace. È cotesta la vigna che figura r albero del fico, cioè a dire, la Sinagoga giudaica, da Cristo coir e\ angelo piantata, dagli Apostoli coltivata. E di que-- sta si pronunzia, che, per tre tempi, come per tre annate, dal suo cultore invano a frutto attesa, dev' essere alle fiamme con- sagnata. Perchè non avendo fatto il suo meglio dalla circon- cisione, come quella che non curava la circoncisione del cuo- re; non santificata dalla legge, avendo sempre agognato sol- tanto alle cose carnali; non giustificata in fine dal vangelo, cui ributtò caparbia: che anzi l'apportatore della grazia, ben- ché giusto, ingiustamente trucidò , e in certa guisa il mede- simo Faraone di durezza avanzando, non volle saperne né di medico^ né di farmarco, e a tal punto, da non si voler smuovere né a parole, né a miracoli, né a sacramento, ne tam- poco alla stessa corporale presenza di Cristo Dio. Di molte e molte maniere avendo Iddio parlato pe' profeti agli antichi padri della di lei Sinagoga; ultimamente, e alla fine de' tempi, e a loro e a noi parlò nel figlio, costituito erede di tutto e in grazia del quale fece l'universo. A che costrutto? L'anima di lei ebbe a schifo ogni cibo, onde riprovata per giusta giustizia di Dio, la devastò il cinghiale della selva, da orribile fiera fu divorata, Digitized by Google 64 CAPITOLO TEBZO. fd strappata la siepe, abbattuta la macerie; messa a renna, e ^abbandonata si fattamente da non se ne poter rinvenire più traccia. Nulla di meno, essendo larga verso le opere sue la misericordia di quel Dio che vuole si salvino tutti, e ninno pe- risca, il quale a nostro e a loro prò offirì se stesso id Padre ostia di salute, e levato da terra, sulla croce, spalancate le braccia, annunziò, tutte cose avrebbe tratte a sé mediante la parola evangelica. Noi benché immeritevoli. Vicario di questo Iddio che non escluse dalla sua misericordia neppure la giu- daica perfidia, di tutto cuore ci accolleremo ogni fatica, per condurre coli' aiuto di Dio questo popolo cieco alla luce della virtù, che è Cristo, e trarlo dalle sue tenebre. Inoltre siccome la dispersione medesima de' Giudei per l'orbe intero, pronun- ziata per giusto giudicio di Dio, osta che agevolmente si ra- gunino assieme per ricevere i sacramenti della fede, e la dot- trina; Noi di buon animo ci lasciamo condurre da questa ur- gente necessità, di scegliere varii evangelizzatori per le varie parti del mondo , a mezzo de' quali , com' è meglio possibile , impartire la parola di Dìo a cadauno di quelli, la cui ^salvezza e in generale e in particolare ci sta tanto a cuore. Laonde fra gli altri, rivolgendo, fiduciosi in Dio, la nostra attenzione anche a te, chiaro come sei per la fama del tuo Ordine, in credito dovunque per opere proficue ed utili esempi; cóme d'altronde per la grazia che dall'alto ti fu conferita, speran- zosi ne' frutti abbondanti che tu cogliesti nella casa del Signore, riposati in colui che di ogni grazia è dispensiero. Per queste lettere apostoliche che al tuo senno commettiamo, procura di adoperarti in persona nella provincia a te affidata» e di de- putare que' fratelli del tuo Ordine, i quali a questo uopo, e e per ispecchiati costumi, e per pratica scienza, e per consu- Bumate virtù, e per prudenza e maturo senno giudicherai a proposito; i quali della loro esperienza e dottrina illustrata dall' alto, non in se si compiacciano, ma giovino instancabili la causa delle fede cattolica, se ne valgano a dissipare da queste Digitized by Google CAPITOLO TEBZO. 65 menti le crasse tenebre, onde sono acciecatì, a rompere colla viva luce del vero la loro ostinazione e pervicacia. Tu non ti rfótarai dal cbiamare; secondo che Dio t'inspira, i Giudd me- desimi e ìk generale e in particolare nelle terre e ne' luoghi ove dimorano > e una o più volte , ed anzi tanto quanto stimerai profittevole/ perchè, a forza di prediche acconcie, di ammoni- zioni, e di una certa prudente importunità^ si arrendano alla verità del Yangeio^ si sgaimino de'lofo errori, e, in fine, rinati al fonte del battesimo, al lume del volto di Cristo rilucano,, e n' esultino gli angeli Tu pure, conie gli altri, che adatti a que- %V impresa ti parranno, de' Vostri sadorì otterrette da Dio con- dc^a mercede, di cui vi sia pegno la nostra benedizione, la quale vi spiani la via ddli bene in meglio. K perchè a prova sappiano come di k»ro lill^zza si strugge la Chiesa, quelli che la grazia divina moverà ai ricevere il sacro battesimo, a' Pre- lati, e a^ Signori delle terre, ove per avventura sono accasati, caldissimamente da canto nostro raccomanderai; perchè, rin- graziato il Signore pel ricupero della pecorella smarrita, e pel ritomo del figUuol prodigo, e immolatogli il capretto dell'esul- tanza e del giubilo, li accolgano con carità, li proteggano ef- ficacemente, li trattino con amorevolezza, né per verun conto comportino che^ da' Giudei o da chi che sia, nella persona o nell'avere, soffrano danno; che anzi in egnì incontro benevoli li assistano, e secondo che il bisogno lo esige sien loro di gio- vamento. Che se, tolga il cielo! taluni di questi fossero irre- movibili nella lóro ostinazione e perfidia, e qual sordo serpente, duri, non dessero orecchiò né alla tua, né alle voci di quelli che destinerai a quest'opera sahitare, né s'inducessero a u- scire dalle loro tenebre, e, dile^ando, eludessero le pie esor- tazioni tue, 0 de'6*atelli per te a quest'uopo delegati, danne conto di loro, e chi sieno, di quali terre, a qual dominio sog- getti, per poter provvedere, come più confacente stimeremo alla salutare emenda di cotesti ostinati. Per soddisfare appun- tino a questi si caldi desiderii nostri, fa, d'informarci ogni qual ^ Digitized by Google 66 CAPITOLO TERZO. tratto se, e come ti riesca l'afifarei e qual frutto ripromettano gli sparsi semi.„ La Bossina e la Serbia erano terre a cui non meno che alla Dalmazia volgeva le sue attenzioni. Elena, poc' anzi ricor* data, rimasta vedova dalla prematura morte del marito, aveva a deplorare in mezzo a tante cure dolorose, la vita dissipata dei due figli, di Stefano Draguntino e Urosio Milutino, i quali e per frequenti assenze dalla casa materna, e per le abitudini aspre e boriose contratte nella dimestichezza di uomini armi- geri e selvaggi, facevan vedere col fatto di non conoscere al- tra credenza che quella dei settari. A ritoglierli dalla via del- l' errore adoprò tutti i mezzi in una al suo metropolitano, frate Lorenzo da Orta. Se non che riuscite infruttuose tali prove più volte tentate, tosto che venne aggiorno delle sollicitudini che il nuovo Pontefice si prendeva per i popoli di oltremare, ricorse a lui, perchè v' interponesse V autorità sua. Nicolò non indugiò a farle conoscere quanto grata gli fosse questa do- manda. Scrisse ad ambi i fratelli lettere conunoventi, delle quali erano portatori due frati Minori della dalmata provincia ^) , Marino e Cipriano, destinati pure ad istruirli nelle verità della cattolica religione, e riceverne la professione di fede ; e prima che ne fosse ragguagliato delP esito, diresse pur una in questi termini alla loro madre „. — Alla nostra carissima figlia in Gesù Cristo, Elena, illustre regina degli Slavi, salute e benedizione apostolica. D' ogni bene rendiamo grazie a colui che n' è dispen- satore, perciocché, siccome con grande nostro piacere ci fu dato di sapere aver tu ricevuto nella mente dalla misericordiosa inspirazione di lui l'amore e il timore del santo suo nome, e quindi da lui, che solo ha vera podestà nel consorzio degli uo- mini, riconoscendo la gloria della reale tua dignità, sì credi sinceramente in Dio , e con zelo di cattolica pietà veneri la la sua Chiesa. Or desiderando noi che questa fede metta pro- fonde radici nella tua discendenza, ci facemmo con nostre let- tere ad esortare i due tuoi figli, Stefano ed Urosio, illustri re ^ Digitized by Google CAPITOLO TERZO. 67 degli Slavi, che considerato, una sola essere la fede senza la quale è impossibile toccar salvezza e piacere a Dio, ei senza più vi si aderissero, e pienamente, una a tutto il popolo alla loro dominazione soggetto ! ... Al qual fine abbiamo loro in- viato con le predette nostre lettere, i nostri diletti figliuoli Marino e Cipriano, frati delP Ordine dei Minori, uomini al certo poveri in questo mondo, ma ricchi nella fede, e molto versati nella legge del Signore ; i quali prendano a bene ammaestrarli di Gesù Cristo, della sua gloriosa madre (Maria), e delP os- servanza della medesima fede cristiana. Per la qual cosa noi in remissione delle tue colpe, preghiamo ed esortiamo con tutta sollecitudine V altezza tua che voglia adoperarti, affinchè essi ri- tornino veramente all'unità della fede, ricevendo con docilità le salutari ammonizioni nostre e dei predetti frati, é confor* tarli che vi durino costanti, onde in quanto madre tu possa ral- l^rarti dei frutti del tuo ventre, ed essere chiamata da Dio benedetta fra le donne. Anche ti raccomandiamo i medesimi frati, ai quali per cagione di riverenza che si vuol rendere a Dio e alla nostra persona, ti preghiamo di usare benevolenza e favore , e sì avverrà che la tua devozione ottenga pienezza di laude in Dio. Di Rieti, V anno prima del nostro pontificato '®). Non fallirono le raccomandazioni pontificie, né cadde a vuoto la parola de' suoi inviati. I due principi, si bene l'uno men sollecito dell'altro, tornarono dalla smarrita via e riab- bracciarono la fede che da fanciulli avevan professata. Dragun- tino, che per le vicende politiche era destmato a tenere lo scetro della Bossina, prima di recarvisi, diresse a papa Nicolò Marino, arcidiacono di Antivari, coli' incarico di esporre a voce lo stato religioso di quella nazione, e d'implorare il soccorso di altri operai francescani, periti nella lingua, i quaU insieme con quelli che eransi già accasati avrebbero la cura di educare gì' idioti , e proteggere l' integrità della fede dagli attacchi dei settarii. A chi in tale congiuntura ricorresse il Sommo gerarca, in quale conto tenesse i figli della dàlmata provincia, quale Digitized by Google 68 CAPITOLO T£HZO. arrendevolezza addimostrassero i principi slavi alla loro dot-> trina, a pieno rivela la lettera di Nicolò scrìtta a Stefano. ^ Poiché y dice egli , infra gli altri desiderii della nostra mente quello sopra tutti ci sta sommamente a cuore, che la fede cat* tolica professata dalla santa romana chiesa, madre e maestra di tutti i fedeli, riceva in questi nostri tempi incremento ac- cetto al Signore; quindi tutto ci sentiamo empire T animo di grande esultazione, sapendo che re e principi della terra, uni^ formandosi ai superni beneplaciti del re dei re di cui trattiamo la causa, volentieri si pigliano sollecitudine di am{diare il culto della fede ortodossa , sì che vestiti di virtù venuta loro dal-^ r alto, con ogni potere ed ingegno si oppongono a quelli che sorgono a contrariarla. Or tu appunto, o figlio carissimo, acceso dello zelo della vera tede e devozione, ti devasti a fard sa- pere a mezzo del diletto nostro figliuolo Marino, arcidiacono di Antivari, come neUe parti della Bossina alla tua dominazione soggette siano alquanti eretici, i quali esciti dalla via di verità, errando per sdrucciolevoli sentieri di false dottrine, con peri-* colosi e pestiferi insegnamenti si studiano di viziare la fede cattolica in dispreggio del re etemo e manifesto pericolo della salute delle anime. Onde supplichi umihnente a questa Sede a- postolica, che ci degnassimo mandarti persone ben conoscenti deir idioma di coteste regioni, le quali accoppiando all'esem- plarità della vita la dottrina della salute, sì mediante il loro ministero e '1 lume della grazia dissipate le tenebre deir errore, ne riducano gli abitanti alla cogniàone della vera fede ; per-* ciocché da tua parte tu porgerai loro ogni consiglio ed aiuto a fin di svellere la zizzania in^ dalle radici Noi impertanto che posti a tenere in terra le veci di Gesù Cristo redentore dell' uman genere, con grande desiderio aneliamo alla salvezza di tutti gli uomini, e nulla cosa tanto sospiriamo quanto l'am- plificazione della religione cattolica, tolti vìa gli ostacoli che vi si oppongono, avvisammo essere nostro dovere accosentire alla tua domanda, nata al certo dall'integrità della fede e dal fer- Digitized by Google CAPITOLO TEBZO. 69 vore della devozione onde rìsplendi; esaltando dentro di noi di tale tao lodevole proposito, e rendendone vive azioni di grazie al re de* regi, eh' è in cielo. Ondechè senza infrappor dimore scri- vemmo al nostro diletto figlinolo ministro Provinciale dei frati Minori in Schiavonia (Dalmazia), che avendo egli piena cognizione dei religiosi del sao Ordine, dne con la nostra antorità ne sce- gliesse atti alla predicazione, di vita e conversazione edificanti fomiti di scienza, e versati ndl' idioma dì cotesta regione, ed hnmantinente ve gP inviasse da bandirne l'ereticale neqnizia, e mercè dell'alato della grazia consolidare e crescervi la fede cattolica. Per la qaal cosa noi preghiamo ed esortiamo la gran- dezza tna in Gesù Cristo antere di nostra salvezza, che come ti pervengano cotesti religiosi inviati con là nostra antorità dal predetto Ministro provinciale di Schiavonia, di sabito, a cagione della riverenza che si deve a Dio, a questa Sede apostòlica, é alla nostra persona, tn con benevolenza gli accogli, adoperando qnal si conviene a vero ^lio di benedizione, che noi siccome carissimo abbraciamo con sincera carità nel Signore; affinchè i medesimi talmente sostenuti dal tuo aiuto e consiglio, possano con efficacia portare a fine il negozio alle loro care affidato , a laude di Dio, ad esaltazione della fede cristiana, e a onore del tuo nome **).„ Tanto si tenne soddisfatta l'illustre principéssa dell'ope- rosità e della dottrina dei novelli francescani, che, sperimen- tatine i primi effetti, si determinò di volere coli' assistenza dei medesimi rigenerare Gioito re dei Bulgari e la numerosa fa- miglia di quella reggia, che insieme a lui si giaceva nelle te- nebre dell' errore. Scrisse perciò a Nicolò IV lettere degne del- l'alta pietà sua, ragguagliandolo dell'ideato progetto, additandogli il modo onde più facilmente riuscirvi, chiedendone altri sacer- doti dell' Ordine dei Minori, mediante i quali avrebbe dato prin- cipio a questa santissima opera, e compimento ad altre istitu- zioni cristiane da poco introdotte. Sebbene l' invito del Ponte^ fice fosse stato diretto alle sole famiglie dell' Italia, e ai vescovi Digitized by Google 70 CAPITOLO. TERZO e arcivescovi dell'Albania, della Rascia e Bulgaria, anche m quell'anno la nostra serafica provincia non mancò di spedirvi una nuova milizia di suoi frati, la quale divisa per le terre, dove necessità più pressanti la chiamavano , lasciò buona me- moria del suo nome per le lunghe fatiche ivi sostenute e per gli esercizii di santa vita di Giovanni e di Angelo, figli del suo gremio, che meritarono di essere registrati fra i beati dell' or- dine francesano. Né men corrispose la famiglia di Ragusa, che appunto pei buoni servigi resi in questa congiuntura e per lo zelo singolare de' suoi alunni ebbe la sorte di aggregare cano- nicamente alla sua custodia i monasteri già esistenti nelle dio- cesi di Antivarì e di Durazzo, i quali tutti coli' andar degli anni insieme a que' dell'Albania montana formarono due se- parate Provincie, le quali si conservarono in vita fino alla ca- duta della veneta Repubblica, allo sparir della quale, rimaste senza un potente patrocinatore, sotto l'aspro dominio di (Co- stantinopoli, sparvero anch'esse, lasciando i loro alunni alla custodia dell'oppresso gregge di Cristo, che pure tuttoggi, col nome di missionarii nelle parti degl'infedeli non cessano di por- gerne i conforti spirituali. In questo medesimo anno (1291) in cui le custodie dal- mate erano occupate a compiere gli uffici della carità cristiana fra le genti di vario rito; quella di Ragusa venne onorata di un nuovo titolo, che le era dovuto a tante sue benemerenze, n potere di cui la onorò questo Pontefice, era quello che nei tempi andati e correnti la Sede romana era solita di riporre nella saviezza di quegli arcivescovi, o de' suoi legati, sia per impedire il corso ad abusi che non raro ripullulavano nel grembo del sacerdozio, sia per frenare gli scismi, i cui tristi effetti a- vemmo pur troppo a deplorare anche fra noi. Ragusa nota per sua pietà e per suo avanzato incivilimento poteva a buon di- ritto gloriarsi in quei dì del suo patrio monastero che a pochi cedeva per il numero di soggetti, a nessuno per santità e dot- trina, che costantemente germinavano entro quelle pareti. Quali Digitized by Google CAPITOLO TEBZO. 71 fratti la religione e la civiltà da qoi ne ritraessero, quale fama sino d' allora godesse, vel dicano le onoranze e i poteri che n' ebbe. A Michele, metropolita di Antivarì, che proponeva un nuovo vescovo per la chiesa di Sardana, e a favore del can- didato domandava la dispensa di recarsi a Roma, ond' evitare il lungo cammino, strade malagevoli, e pericolose, spese enormi di cui doveva aggravarsi quel poverissimo capitolo, Nicolò scri- veva '^ affinchè cotesta chiesa non abbia' a sofifrire danni irreparabili per la mancanza del suo pastore, abbiamo deter- minato di annuire alla tua petizione. Riponendo in te ogni no- stra fiducia, ti diamo l'incarico questa volta di provvedere la detta chiesa del suo pastore, usando del consiglio e dell'assenso dei diletti figli, il priore dei Predicatori, ed il guardiano dei Minori di Ragusa, in una ai quali sceglierai persona idonea al governo che noi intendiamo di iippoggiare alla tua coscien- za ^^).„ A^ Elena sopra ricordata, che insieme col suo me- tropolitano gli aveva indirizzate lettere supplichevoli per la re- stituzione del nuovo vescovo alla città di Sappa, dalle guerre di- strutta e da lei riedificata, presentandone 1' eletto dal popolo ^ rispose: ^se la nomina è fatta secondo le forme consuete, at- ta la persona al ministero episcopale, sottoporrai l'affare al consiglio del priore dei frati Predicatori, e del guardiano dei frati Minori di Ragusa. Se poi tale elezione fosse ragionevol- mente cassata, ingiungerai al clero di passare senza indugio alla scelta di un sacerdote capace, devoto alla Sede apostolica, sotto la presidenza dei medesimi Superiori claustrali di Ragusa, colla facoltà di approvare la consecrazione '^„ Il movimento religioso a cui avevan dato impulso le fa- tiche dei frati Minori eccitò i prìncipi rìdati alla chiesa a sta- bilire leggi e forme vitali da rendere sodo e indeclinabile lo spirito del crìstianesimo. Il medesimo principe bossinese s'in- dusse per le loro preghiere a perlustrare il suo reame a fine di prendere esatta contezza dello stato in cui si trovavano que' fe- deli, e degl'impedimenti che sovrastavano al loro progredimento. Digitized by Google 72 CAPITOLO TEBZO- Vide di fatti che gli ostacoli erano maggiori che non si <^e*^ devano, ch'era d'uopo di cominciare dar mano all' erezione di nuovi monasteri) prò vedere le chiese di arredi degni del cnlto divino y tanto necessani per tenere desta e viva la fede negli ammi semplici e idioti , francare la libertà della predicazione, difenderla dalle trame di nomini scaltri, non credenti, che qua e colà con pubblici clamori rendevsuila spesso inefi&cace con grave pencolo di chi la propagava, e di chi attendeva di fame il te* soro. Di ciò egli stesso avvertì la santa Sede , e porse calde preghiere al Padre dd fedeli , affinchè altri sacerdoti france-^ soani ai già esistenti aggiungesse per compiere più oelermente la santa impresa, fossero pure questi di vita e di esperienza pro^ vati, fomiti della cultura di lettere, ed esperti della fovella del po|K>lo ^% ai quali, come ei aveva in mente, sarebbe data l'in- combenza di comporre il tribunale d'inquisizione contro i de- trattori della fede universale, contro i raggiratori, i quali mo- vrado a rebellione i sudditi, e costrìngendo con pene corporali i credenti ad abbandonare il culto professato dai loro padri ^ prq)arayano un crollo gen^ide alla dottrina cattolica '^). Soddisfece la santa Sede alle chieste lodevoli di Dragun- tino, e fece giungere al Provinciale della Dahnazia una lettera^ con cui l'abilitava a istituire il detto tribunale si nelle terre di quel principe come in quelle della Dahnazia ; di ddegare per le une e le altre due soggetti che possedessero le qualità nella {Hrecedente sua scritta rammentate. La bolla che è iden- tica nella forma ad altre da lui spedite in diversi regni del'catto^ licismo, fu riposta nell'archivio del convento di Zara. A suggello di sua predilezione verso questo convento^ ne decorò nell' ultimo anno del suo ponti^cato la chiesa di speciali indulgenze quali ^ leggono nella bolla seguente: ^Nicolò vescovo, servo dei servì di Dio. A tutti i fedeli .... La gloria dell'eterna vita, di cui la mirabile benignità dell'autore di tutti i beati premia le schise dei cittadini celesti, deve procurarsi dai redenti nel prezioso san- gue che scaturi dal prezioso corpo del Redentore, mercè la virtù Digitized by Google CAPITOLO TEBZO* 73 dei meritiyde^ quali il più grande si è quello di lodare daper-* tatto, ma ìsiiigolirmeiite nelle chiese dei Santi la maestà del^ l'Altissimo. Perciò desiderando noi che la chiesa dei diletti fih gliuoli, frati Minori di Zara, sia con debito (more frequentata^ eonfisi nella grande miserìcorcha di Dio. rimettiamo benigna*- mente coli' antorità dei beati, Pietro e Paolo, suoi apostdi, nn anno e quaranta giorni dell' mgiante penitenze a tutti quelli che era sincerità pentiti e confessati avranno visitato divotamente la medesima chiesa ogni anno nelle festività dell'Annunziaziofie, Natività, Purificazione e Assunzione della beata Vergine e dei Santi Francesco e Antonio, suoi confessori. „ Di Civitavecchia nell'anno quarto del nostro pontificato (1292). A chiesta di que- sto ministro provinciale concesse pure indnlgen2e p^ la dnesa delle monache di san Nicolò, passate, come dicemmo, all' ossér*' vanza minoritìca, restringendole sdtanto alle festività di san Nicolò e di santa Chiara e alle loro ottave. Piiìi che in altre epoche, ^tto il presente pontificato, le nostre famiglie religiose si videro onorate della nobUìssima mis-^ sione di communicare la civiltà e la religione oltre il confine dalmatico, che n' è segnato dai monti ; la quale, dove una vo^lta^ affidata ai vicini vescovi, e circoscritta ad alcune regioni, ora per intiero n'è data ai Minori con ampie facoltà e privilegi, senza limitare né l'autorità, né il terreno. Questo grave inca-« rìco, die cinse di nuova aureola la provincia dalmata, ^ serbò k ereditario fino ai più tarditene; cioè fino a quando nelle Pro- vincie sorelle venne per ogni verso diffiiso V Ordine francescano^ e consolidato sulle forme della nostra disciplina che, a con- forto dei presenti e dei venturi, doblnamo dirlo, erano quelle che celi' additò il Santo istitutore, e cel trasfiise scevre di gua-^ sti la pietà e l' edificante osservanza dei nostri trapassati. Nicolò IV consid^ava la Dalmazia per le sue mire reli- giose non diversamente da quello che Roma antica e i suoi Cesari l' avevan tenuta per le loro mire politiche e strattegie militari È bene comprendeva, che quanto la sua posizione era Digitized by Google 74 CAPITOLO TEBZO. un forte antemurale contro le sette^ che fino dalle loro origini tendevano d' irrompere in Italia^ altrettanto non dubitava^ che le famiglie religiose della nostra sponda ne sarebbero scudo potentissimo contro la loro propagazione verso le rive dell' A- driatico. Gli è perciò che tutte le facoltà e privilegi che ve- demmo riporsi nelle mani dei Minori non altro scopo avevano^ che quello di ampliare con saldezza maggiore il regno di Dio in mezzo a' popoli non credenti, di combattere le dottrine che direttamente impugnavano il dogma cattolico , e sostenere la fede dove più facilmente poteva vacillare. Con questo inten- dimento, e a guarentigia della perfezione monastica volse le sue attenzioni sui soggetti che possedeva la provincia, e trovò da promuoverne nel breve spazio del suo pontificato quattro de^più illustri a quattro sedi episcopali, che allora vacavano: Michele di Zara, inquisitore di Dalmazia, a Ossero ; Lamberto a Veglia, sua patria; Bonaventura di Parma, alla chiesa me- tropolitana di Ragusa; Giovanni di Anagni, amico e compagno di sue peregrinazioni in Dalmazia, a quella di Zara, Nel perìodo della loro reggenza noi troviamo la francescana religione giun- gere al massimo suo apogeo, riformata la disciplina del clero, gli stessi nemici della chiesa e delle sue discipline rendersi do- cili alla voce dei loro Pastori; ridestarsi da un estremo all'altro un'attività straordinaria per la fondazione di nuovi conventi; un vivo interesse non meno in chi aveva ad abitarli che nelle famiglie posseditrici e nella pietà dei poveri terrazzani Per impulso dell' arcivescovo francescano , e per le bene-r merenze de'suoi fratelli, si gettavano nel novantauno le fonda- menta ad un magnifico cenobio presso Ragusa colle largizioni del suo patrizio. Sabino Ghetaldi. Coli' atto di sua ultima vo- lontà legava il pio testatore ai frati Minori le possessioni di Daxa, isoletta di breve circuito, collocata sull' ingresso del porto di Gravosa, deliziosa per sua giacitura, pei suoi cedri e oliveti. I nobili sentimenti onde va piena la carta che affida l' eredità terrena agli eredi di Cristo, sono un solenne attestato di stima Digitized by Google CAPITOLO TERZO. 75 e di fiducia che si aveva per que' religiosi ^% Daxa da ritiro di onesti ozii diviene in pochi anni il santuario di belle me- morie per gli abitanti di quelle popolose rive. U monastero edificato sul declivo di un facile colle, acquistò maggior inte- resse religioso per le sue quattordici cappelle, consacrate a rap- presentare i misteri della redenzione : un immagine del Croci- fisso di grande affetto ai ragusei pei miracoli operati, venne depositata nella chiesa a perenne ricordo della vita edificante dell' Ordine francescano. Nel 1806 sparve ogni traccia del primiero culto popolare verso il detto luogo: la chiesa e il con- vento ridotti a fortezza e ad arsenale degli attrezzi guerreschi; il terreno su cui ei^evansi le mistiche cappelle, coperto da can- noni e scolte militari. A Veglia, capoluogo dell'isola, che dalla p^rte orientale chiude e fa bella corona còlle sue castella e foreste al piccolo golfo di Fiume, sorsero pure nel novantuno di quel secolo un convento e una chiesa ad uso dei Minori, ampio e solido edificio , degno della pietà e benestanza di que' cittadini. La nuova vita monastica inestata sopra la cadente esistenza dei cenobii benedettini, che in vani siti dell' isola erano stati pian- tati fino dai primordi di quel rispettabile Ordine, rispose pie- namente ai desiderìi e agi' interessi spirituali degli abitanti, e la sua utilità coli' andar degli anni fu di eccitamento all'ere- zione di altro celebre monastero sopra una solitaria isoletta, di cui a suo luogo si farà particolare ricordo, nonché di pa- recchi altri chiamati del Terzo Ordine : donde questa terra, non in là di sedici mila anime abitata, può dirsi a buon diritto terra dèi monasteri francescani. Tali generose inspirazioni dobbiamo in gran parte alla pietà dell' illustre famiglia dei Frangipani , la quale in orìgine camminando di pan passo coli' illustre suo prelato, dava coraggio a questa nobilissima opera, profon- dendo largamente del suo, consigliando con buoni esempi alla pietà verso i chiostri e i loro abitatori. Un'isola, tutta cat- tolica, informata al buon costume e alla scuola della rettitudine Digitized by Google 76 CAPITOLO TERZO cristiana, in questi tempi più che in altri avea bisogno di pre- lato operoso e destro , che la guardasse dal contagio dei vi- cini, e sapesse comporre gF intemi dissidii; imperciocché da un lato r Ungheria che bolliva d' intestine discordie pei partiti della corona e per le minaccio dei Cumani, da poco introdotti nel regno, estesi fino ai lidi di Segna, ned ancora per metà crì- stianeggiati ; dall'altro, la città stessa, per l'elezione di due can- didati proposti all' episcopato, e ambidue per la contrarietà di partiti rimossi, dava segni di scissure irreconciliabiU, le quali, per quanto si fosse adoperato il Senato veneto, non era si fa- cile di ammorzare senza l'intervento dell'autorità pontificia. Nicolò IV a fine (fi tutelare il gregge cristiano, e prevenire i danni che la detta chiesa, dice la sua bolla ^^), avrebbe pa- tito per lunga vedovanza del suo pastore, nominò, col consiglio de' suoi frati, Lamberto, soggetto adomo di nobilissime virtù, di squisita scienza delle lettere, provvido nelle cose spirituali, pru- dente nelle temporali, commendabile pei moltiplici doni, neces- sarii a chi dev' essere preposto a cima di un gregge cattolico, a guardia della purezza della fede. Nel 1291, l'anno secondo, dacché Lamberto era asceso alla cattedra episcopale, un nuovo prodigio, sentito con mera- viglia in tutto universo, venne a rallegrare gli abitanti di quei contomi, e infiammare a maggior divozione i veri amici del- l' Ordine francescano. La Santa Gasa di Nazaret, la cui memoria si associa alle nostre istorie, perché con pietà senza pari fatta edificare da donna dalmata, Sant' Elena ^^), custodita ed uffi- ziata dai Irati Minori, venne a posare sopra un colle di prò* spetto a questa isola che domina le anzidette acque. Essendo questo l'argomento di nostro speciale interesse, stimo non di- scaro ai lettori offrirne la narrazione, qualmente si legge nel capitolo duodecimo delle missioni francescane. ^Uno dei più magnifici, dice il padre Calahorra, e sontuosi edifizii , onde là pietà di Sant' Elena adomò i luoghi Santi, figurava il sacra- tissimo tempio dell' Annunciazione in Nazaret, quivi innalzato a Digitized by Google CAPITOLO TEBZO. 7l fine di onarareil laogo ove sì effettuò T alto mistero della In* earnazione. Edifizio (per qnanto n' è dato argomentare dai ru- deri rimastivi), di forma elegante, magnifica aiv^hittetora, e scelti materiali, con tre navate assai ariose, sostenute da due ordini di colonne di porfido screziato a vani colori, che era bello a vedere. La sua longitudine si distendeva da Oriente ad Occidente, dalla qnal parte solleva la torre delle campane, di cui anche al di d'og- gi si veggono alcuni avanzi. Dal nord poi rasentava il palazzo episcopale, ed altri edifizii, nei quali, operatin alcuni ristaurì, si sono alluogati ad abitare i nostri religiosi Sotto alla navata a- quilonare a mano dritta della pòrta principale della chiesa, stava la casa della sacratissima regina d^li Angeli Maria, nella quale si discendeva per sei gradini,, e si entrava da mezzodì '^). Or dunque in quella che, dopo la presa di Tolemaide , i Saraceni, imperversandosi ogni di più terrìbili contro a' cristiani ed ogni loro memoria della Palestina, si facevano ad atterrare il tempia di sopra descrìtto, Iddio comanda ai suoi Angioli traspotassero in su le lor ali in Dahnazia la santa Casa che esso racchiu- deva, perchè quivi non si rimanesse sepolta sotto le rovine. Era il di ventisette di maggio: e nella seconda vigilia della nótte^ il santuarìo di Nazaret già si giaceva sulle rìve dell' Adrìatico, sopra Fiume, in un luogo chiamato Rauniza dagli abitatorì dei paese. La città di Tersato ubbidiva allora a Nicola Frangipani della antica stirpe degli Anidi, la cui autorità si estendeva sulle terre ddla Croazia e della Schiavonia. Al levarsi pertanto del- l'aurora ^ alcuni abitanti si avvidero stupefatti che un nuovo edifizio sorgeva in luogo, ove non era stata mai veduta né casa né capanna. Sicché la fama del prodigio in un attimo si sparse per quei dintorni ; vi si accorre, si esamina, si ammira 1' edi- fizio misterioso, costrutto di piccole pietre rosse e quadrate in- sieme commesse: si stupisce della singolare sua struttura, del suo aspetto d'antichità, della sua forma orientale: e sopra tutto nessuno sa comprendere come si mantenga saldo in sé stesso e in piedi, benché posato in terra senza verun. fondamento. Ma Digitized by Google 78 CAPITOLO TBBZO. la sorpresa cresce a mille tanti più, penetrandosi dentro. For* maya la c^unera nn quadrato bislungo : la sofiGitta, con sopravi piccolo campanile, era di legno, dipinta in colore azzurro, e divisa in diversi scompartimenti, qua e là cosparsi di stelle do- rate. Intorno alle pareti si notavano dei semicircoli, che si ri- tondavano gli uni presso agli altri, e parevano come frammi- schiati di vasi di varia forma. Le quali pareti mezzanamente grosse, costrutte senza regola e livello, non seguivano esatta- mente la linea valicale; ed erano coperte di un intonaco su cui si vedevano dipinti i principali misteri di questo luogo sacro. Una porta assai laiga in una delle parti laterali, metteva neUa misteriosa dimora, con sola una finestra in alto a mano dritta. In cima si ergeva un altare di pietre forti e quadrate, su cui torreggiava una croce greca antica, ornata di un Crocifisso di- pinto sopra tda incolata nel legno, ove si leggeva il titolo della nostra salute: Gesù Nazareno Re de' Giudei! A canto all'altare era piccolo armadio d'ammirabile semplicità, fatto per acco- gliere gli utensili necessarii ad una povera famiglia, ove ancora si vedevano alcuni piccoli vasi , di quelli che usano le madri in dare da mangiare a' figliuoli. A sinistra una specie di cam- mino 0 focolare, con sopravi una nicchia preziosa, e dentrovi una statua di cedro rappresentante la beata Vergine in piedi, e col bambino fra le braccia. I volti delle quali immagini si vedeva esser dipinti di un color siimle all' argento, ora anneriti dal tempo e dal fumo de' ceri arsi loro dinnanzi. Una corona di perle posta in sul capo a Maria accresceva la nobiltà della sua fronte, e i capegli spartiti alla nazarena, le ondeggiavano sopra il collo e le spalle. La veste dorata, le si raccoglieva intomo con larga cintura, onde le scendeva ondeggiante sino ai piedi, e un manto cilestro le copriva gli omeri 1 L' infante Gesù poi si pareva d' una statura alquanto maggiore dell' usata sd fanciulli : il quale dal volto spirava maestà divina, abbellita dalla capigliatura simrtita in fronte a mo' de' nazareni, dei quali portava l' abito e la cintura, levando le prime dita della mano Digitized by Google CAPITOLO TERZO. 79 destra come ia atto di benedire, e con la sinistra sostenendo un globo, simbolo della sua potestà sovrana su l' universo. Come primamente quell'immagine si vide nella santa Casa, portava una veste di lana di color rosso, la quale ancora si conserva in quel santuario. E tale era la disposizione della santa cappella, allor che venne a posarsi in Dalmazia. Generale suonava da per tutto la maraviglia, tutti V un V altro richiedendosi, che cosa fosse mai quel portento, qual mano dipinto o scolpito quelle immagini, quale potenza portato colà quel santuario: ma tutti interrogando, a nessuno era concesso di dare conveniente ri- sposta. Quando apparisce e si caccia in mezzo al popolo il ve« nerabile pastore della chiesa di san Giorgio, il vescovo Ales- sandro, nativo di Modrussa. E in prima portò in tutti sorpresa il suo apparirvi: che tutti il sapevano gravemente infermo, anzi a tale d' esser fuori d' ogni speranza di guarigione ; ed ora di- leguato di subito il male, il veggono pieno di vita e di sanità, che non mai il simigliante! E questo parve ed in effetto era un nuovo mistero! **Ed in vero nel suo letto di dolore, egli aveva in suo cuore sentito ardentissimo il desiderio di contemplare coi suoi proprii occhi il prodigio, che già gli era stato narrato. Onde con calde istanze si fece a pregarne Maria, di cui gli era stata descritta l'immagine miracolosa. Ed in questo apertoglisi il cielo, vide la Vergine circondata di con angelici, la quale si dolcamente prese a parlargli: Tu figliuol mio, mi chiamasti, ed eccomi in tuo soccorso, ma ad un tempo io ti svelo quel secreto che tanto brami d'intendere. La cella di fresco recata in queste contrade, è quella a punto in cui nacqui, e tutta quasi io m' ebbi mia educazione , e quivi ancora all' annunzio dall'Arcangelo Gabriele, per opera di Spirito Santo concepii nel mio seno il Verbo, che si fece carne per noi! E quindi avvenne che dopo il mio transito, gli Apostoli facessero a gara di celebrarvi i divini misteri! L'altare è quello erettovi dal- l'Apostolo san Pietro, per mano anche apostolica collocatovi Digitized by Google 80 CAPITOLO TEBZO. il crocifisso: ed è lavoro di Luca Evangelista la statua di ce- dro, che mi rappresenta. E tale abitacolo in amore al cielo, e dai fedeli per tanti secoli venerato in Galilea, ora cagione della fede mancat^i in quelle regioni, per divina disposizione da Nazaret si trasportò a questi paesi. £ perchè tu fossi di tanto prodigo autorevole testimonianza, ecco chMo ti concedo la vita, la quale in mezzo a sì luoga infermità improvvisamente acquistata, si aggiungerà fede alle tue parole! Così porta una graziosa legenda parlasse Maria, la quale immantinente le- vandosi verso al cielo disparve, lasciando la cam^*a del pio pre- lato imbalsamata di celeste fragranza.,» I frati Minori ne' tre anni e mezzo di questa sacra dimora guidati dalla divozione verso il più celebre Santuario delle me- morie cristiane, senza tregua vi si accostano, traendo seco schiere dei pellegrini fin dagli estremi confini delle terre da ^si crìstianeggiate. Gli abitanti dei coAtomi di Tersato ne vanno edificati di tanto zelo, iieti li raccettano colle loro turbe^ né gli lascian partire senza manifestarne il vivo desiderio, che ornai era in tutti , di godere della permanente loro presenza. S^na, Modrussa, e il territorio di Yinodol, luoghi posseduti dai Frangipani, li accolsero allora la prima volta in qualità di cooperatori alle chiese paiTocchiali, non senza speranza di ac- casarli quandocchesia in conventi regolati. Né troppo a lungo questa promessa rimase nei pii voti ; che ne' prossimi anni, varii vedemmo sorgere 1' un dopo V altro in siti dove alla contem- plazione, dove all'assistenza delle anime opportuni. Dopo tre anni e mezzo disparve la santa Casa, portata per mano degli Angeli in una selva, chiamata Laureta, onde da Madonna di Tersato mutò il nome in quello di Loreto. H suo allontana- mento però non iscemò punto la gran fede che si aveva nel speciale patrocinio verso Maria, che anzi viemmaggiormente r accrebbe. Da quest' anno in poi il pellegrinaggio di' era di antico costume imprendersi per Assisi nella ricorrenza della fe- stività della Porziuncula, divenne sempre più numeroso e ani- Digitized by Google CAPITOLO TERZO. 81 mate ; poiché le centinaia dei pii viandanti che queir univer- sale pei-dono traeva a sé da queste sponde^ ora fiduciosi di rìpatriare dal sacro viaggio col doppio b^eficio spirituale, ne sono di molto aumentati. È degno di nostra storia, e dei sen* timenti religiosi del popolo dalmata, il dire alcunché di quest'in- dulgenza, e dì un fatto successo nell' anno in cui passò la Santa Gasa a Loreto; donde, come da altri miracoli, si tolse l'ar- gomento a rendere evidente la veracità di detta indulgenza, che da taluni veniva tacciata di £alsa e d'invenzione monacale. Essendo arrivato nel porto di Ancona uno di tanti navigli par- titi da varii punti di questa costa; al primo suo isbarco, se- condo il costume de' nostri pellegrini, si avviarono in numero di cento e venti, di ogni età e sesso, di cui era composto quel naviglio, per render grazie a Dio nella chiesa, che prima si ofii ai loro sguardi Mentre con passo divoto givansi dall' una all'altra coli' intento di tutte visitare, si avvennero in un mo- naco di dubbia Sede, da cui inten'ogati della loro venuta, e dello scopo del loro viaggio: verso Assisi, risposero, c'incammi- niamo per lucrare l'indulgenza della Porziuncula. E quegli in sembiante di compassionare tanta semplicità, e gli stenti sof- ferti nel lungo via^o di terra e di mare, imprese a dissua- demeli, mostrando del tutto incerta la detta indulgenza, né da veruna scritta autenticata. Qui, dicea, ponessero fine a tanti travagli: le chiese di Ancona andar superbe di laiche indul- genze, di molti e varii privilegii pontificii : qui più che altrove aver essi la bella occasione di ricevere il perdono delle colpe. Né andò si oltre che la turba si arrese alla loquacità del monaco. Un solo fra tutti, fu questa una pia donna, la quale non is- marrita nella sua fede, ned abbagliata dalle parole del frate, prese a dire : io che fino a questo punto ho saputo sprezzare i pericoli di terra e di mare a solo fine di guadagnarmi la grande indulgenza, anche il resto del cammino che mi é da farsi, percorrerò con animo lieto, per non ritornarmene priva di un bene universalmente desiderato: ancorché fosse vero quanto Digitized by Google 82 CAPITOLO TERZO. quel sacerdote disse intorno all'incertezza delle grazie concesse da Cristo^ io non di meno me ne vo'ad Assisi per la stima che porto a san Francesco. Mentre la pia dalmata raccolta nel suo religioso pensiero, e accompagnata dalla viva fede, aveva percorso un buon tratto di strada, le apparve un venerando vecchio vestito della maestosa toga de' frati predicatori, il quale incuorandola nel suo santo proposito, tolse ad istruirla della verità dell'indulgenza, e della sua conferma fatta da papa Onorio in. Le riferì, che fra poco V avrebber seguita gli altri della sua comitiva, e sparve. Di fatti poco stante pptè ravvi- sare dall' alto di un colle i compagni del sacro viaggio, che af- frettavano i pdssi per la stessa via. Con grande sua gioia li rivide nel dì seguente in Assisi, dov' ella, compiuti i riti di quella solennità, ricreata dalle celesti consolazioni, passò, assistita dalla loro presenza, ai gaudii dell'eterna vita. Comparve ad essi, men- tre restituendosi in patria, eran per affogare da una burrascosa procella: li anunò a starsi tranquilli: predisse, che salvi e con- tenti rivedrebbero i loro cari: gli rivelò i grandi beneficii che trasse dal suo pellegrmaggio ^^. All'arrivo del naviglio si divulgò questa nuova per ogni verso delle nostre terre, la cui pietosa narrazione rimasta fissa nella mente dei nepoti, servi di eccitamento a maggiore fre- quenza delle chiese dei Minori, e dispose gli animi anche men divoti a non obliare i tesori delle grazie che la chiesa in quel solenne giorno dispensa. Non faranno meraviglia, né l'alto concetto in cui era sem- pre tenuto fra noi il giorno dei due di agosto, né la possibi- lità del riferito miracolo, a chi anche per poco ne sia in- formato del primitivo fervore cristiano. ** Questo pellegrinaggio, dice Schavin de Malan ^% che anche oggi par tanto fre- quentato, é un nulla se il paragoniamo a quel che era nei se- coli di fede, quando non aveva impedhnenti, e sembrava una tregua mandata da Dio a popoli nimicati e fra lor combattenti. Bernabeo di Siena, compagno di san Bernardino, narra nella Digitized by Google CAPITOLO TEBZO. 83 tenera storia che ci ha lasciata, come essendo andato alla Por- ziancnla col suo santo amico, per lucrare V indulgenza, vi tro- varono più di dugento mila pellegrini. Come io vidi, dice co- stui, quella moltitudine infinita, dubitai se per V Italia ne po- tesse esser rimasti altrettanti. Nel 1457 ci vennero cento mila persone: immensa moltitudine di uomini, femmine, fanciulli, e insino di vecchi. Trovandosi nel 1309 il beato Giovanni del- l' Alvernia a confessare nella Porziuncula al tempo dell' indul- genza, ascoltò la confessione di un uomo, d' età più che cen- tenaria, che vestiva l' abito del Terz' Ordine, ed era venuto dalla sua terra, posta tra Assisi e Perugia. H confessore maravigliato di quello zelo. Io richiese come avesse potuto a si gr^mde età far quel viaggio. Al che rispose il vecchiarello : Padre mio re- verendo, se io non ci fossi potuto venire colle mie gambe, mi d sarei fatto condurre e tirare, per non perdere il frutto di questo santo ^omo. E chiedendo il confessore donde gli ve- nisse tanta fiducia, il vecchierello seguitò: Io ci era presente quando san Francesco, che spesso alloggiava da mio padre, passando un giorno di là per andarsene a Perugia, ci disse, che andava dal papa a chiedergli il ratìficamento dell' indulgenza che aveva ottenuta dal Signore. D' allora in poi non ho lasciato un anno di venire a questo santo luogo nel giorno di remis- sione, né non lascerò fin che viva.„ Re, principesse, nobili, ca- valieri inchinaronsi nella Porziuncula co' loro vassalli e soggetti, e vi mescolarono le lagrime e le preghiere. Verso la metà del secolo decimoquarto, una donna illustre quant' altra mai pre- gava la notte del perdono della Porziuncula, e diceva a Dio: "Io sono turbata dentro, perchè e' è chi dice che queste indul- genze son false e inventate da san Francesco.,, Alla quale Cristo rispose: ''Figliuola mia, non può essere menzogna dov'è la ve- rità e il fiioco dell' amore divino. L' amico mio avea seco la verità, e quel che ha detto è vero. Vista negli uomini tanta tiepidezza verso Dio e tanta caldezza per le cose del mondo, e' mi chiese un segno d' amore eh' estinguesse in loro il fuoco Digitized by Google 84 CAPITOLO TEBZO. della cnpidigia e vi accendesse quello della carità. Io, che sono r amore, gli diedi per segno, che chiunque venisse scevro di colpa al S1K) soggiorno, sarebbe ripieno della mia benedizione, e riceverebbe la plenaria remissione de' peccati. „ Quella donna era la gloriosa serva di Gesù Cristo Brigida. L'indulgenza della Porziuncula, detta comunemente fra noi il perdono di Assisi, divenne col tempo ed è tuttodì festa po- polare in tutta la Provincia. A centinaia scendono gli alpigiani ad onorare la Regina d^li Angeli, innumerevoli barchette muo- vono dalle scogliere, dai villaggi dell'isole verso i più vici- ni conventi. La gran parte del popolo dalmata si rinviene in quel dì sotto ai tetti di quelli, nelle preci e intercessione dd quali ripongono la fiducia di ogni benessere loro. I domidlii dei IdSnori, come nella loro origine, così adesso, non cessano di essere asilo sa passeggieri dal viaggio affaticati, od ai <^m- pagnuoli che par i mali tempi, o lontana dimora dalle proprie famiglie segregati, con confidenza si accostano agli amici del povero ; sì che in varie circostanze tu vedi stuoli di ricovrati parteciparvi della carità che nelle rallegranti stagioni venne com- partita dalle medesime loro mani. Digitized by Google CAPITOLO TEBZO. 85 Mote. NB. / $$ffuemH pimi einfUé tmmeri furono portati per isbagiio in fonda mite Note del capitolo precedente» *) Dq Fresne. '3 Ivi. — Andrea Daadolo. Cron. *) Dq Fresne. 0 Barlet Lib. 3. *) Fa in grande veneraiione presso qaefli abitanti per la gloriosa vita di frate Adamo, soeio nelle peregrinasioni apostoliche a beato Antonio arcivescovo di Bnrasso, e per la memoria di frate Gregorio, delegato da Clemente V a istruire e ricevere nella fede cattolica Urosio re di Serbia. In ricordansa delle virtù di questi figli, e dello selo dei lo no snoeessori, si videro in progresso di tempo sor-- gore altri conventi entro gli angusti confini di qael territorio e prodigarsi ogni assisteasa alla loro oonservasiones *) Bntrò in età tenerissima fhk i Minori di sua patria. Qaivi assolse i primi stndii, dlai qaali passò a perfesionarsi a qne' di Bologna e di Colonia, donde laa-- reato venne a sedere salle prime cattedre d' Italia. Bbbe nome illastre in filosofia t teologia: scrisse commentari sulla Scrittura e sul Alaestro delle sentense. Dopo la missione di Costantinopoli eletto Ministro generale, e poi cardinale, vescovo di Palestrìna, venne nel 1288 inalsato al sommo pontificato. — Valgano queste liaee, desunte dai pia accreditati cronisti, a levare 1* invalsa opinione fra noi, onde si vuole anche oggidì che dalla prima fancinlessa fino ai gradi maggiori fosse vissuto a Zara, e avesse conservato il nome del secolo per rispetto al Massimo santo Dottore, a cui era intitolata la nostra provincia serafica, ignorando affatto essere stato assunto con questo titolo appena nel 1397, in luogo di S. Serafino, che dapprima n'era il patrono, e la sua immagine scolpita nel sigillo della provineia. ^} Wading. Tom. 4. ad an. 1272. Ottavio Spader, cronaca della Provincia. ") Documento Vili. *} Cronaca della Provincia dalmata di Ottavio Spader. — Wading ad an. 1272. *^} Dalla Storia delle Missioni fì-ancescane. Tutte le volte in cui interverrà di riscontrare le cose nostrali nella bèlF opera del p. Marcellino da Civessa, mi farò pregio di riportarle per intiero si per la venerasione che porto ali* Autore, eome per Tamicisia che da pia anni mi lega a quella gemma e ornamento dell'Ordine francescano, al reverendissimo p. Antonio Maria da Rignano, il quale l'animò a questi nobilissimi studii, e gli porse materia a perfesionarli. *') Storia delle Missioni fk>ancescàne. Voi. IL Cap. X. — Wading. ad an. 1291. Raynald. id. '«) Lett di mwÀÒ IV. An. IV. *0 Lett di Nicolò IV. An. IV. >0 Lett. di Nicolò IV. Ab. IV. '0 Ivi. '^ Lascia, consensiente la moglie, IMsoletta Data con tutte le sue posses- sioni a- sostentamento di quattro sacerdoti, che dovevan' essere destinali a ccle- Digitized by Google 86 CAPITOLO TERZO. brare i divini affici!, e tenere con decoro la chiesa e il convento, quale ai addice alla gantità del laogo e alla civiltà di qael popolo. Se per lessittima causa , vi soggian^e, si assentassero, i detti beni fossero devoluti a s'uffrapsio delle anime dei due congingi, o ad altri sacri usi, secondo avrebbe giudicato il ministro pro- vinciale di Sohiavonia (Dalmazia}, e non altri. Sopravvivente la moglie , questa col permesso del medesimo ministro, o, se assente egli, con quello del guardiano, 0 del lettore del convento, avesse a fruire una paj^e dei censi dal denaro deposi- tato, il rimanente passasse nelle loro mani. '^ Vacante dudum Veglien. Ecclesia .... ''3 Varie opinioni corsero intorno al luogo natale di questa imperatrice; chi la disse di Bretagna, ohi di Bitina, chi dell'isola Bracza in Dalmazia: le più ri- spondenti aUa tersa, che dietro le traccio dell' ab. Ciccarelli, qui ricordiamo. Nes- suna memoria di essa nelle storie del venerabile Beda, né negli annali di re Al- fredo 5 vissuti, r uno oltre il fine del secolo settimo, V altre nel nono : nessuna ne- gli scritti di Guglielmo Combden, né in quelli di Giubto Lipsie, che a quest'argo- mento aveva dedicato gran tempo delle sue investigazioni. Tacciono del pari con- tro r induzione di Nieeforo, scrittore greco del secolo decimoqoarto , e Eusebio, vescovo di Cesarea, amico di Costantino, e Teodoreto e Socrate Scolastico, del secolo quinto, e Sozomeno ed Evagrio, alcuni dei quali toccano la vita della Santa e di suo figlio, senza punto ricordare il luogo di sua nascita. Esichio IIL illustre vescovo di Salona, vissuto nel secolo quinto, parla di lei nella vita di san Cle- mente papa e martire: Uelenam e Bretanide Daimaiiae tu movi lUtfrieo insula oriam e$9e; la quale notizia assevera egli di averla trovata fra i documenti di sua chiesa. Brazza fu detta da Stefano Bizantino, geografo del quinto secolo, Bre- tanide, e da altri Brettiano e Brettiana. Cosi egli: Brenta insula marit Adriatici, habens fluvium (offidum) Bretiium, Hane graeci Eiaphusam , alH vero Breia- nidem appeilant. OenHie ofortebat esse Breiiiantes, cunte faeminimim BretUana usurpava Polyhius prò loci nomine. Nune autem BretU vocantur. Chi vuole ri- cordare il soggiorno di Costanzo Cloro, marito alla donna illustre, protratto per lunghi anni a Salona nel!' età giovanile. V ufficio che quivi ebbe ad esercitare, non sarà facQe a dissentire dalle pretese dei dalmati ><^) Stor. Cronolog. di Terra Santa, lib. IL Cap. 28. ") Dal Wadingo. Tom. V. ^^ Storia di san Francesco d'Assisi. Cap. XL Tr. di C. Guasti. Digitized by Google 87 CÉJfVgOhO QVAATO. • (1297 — 1340). Argromento. / Frangipani erigano conventi a Segna e Modrussa — i Su'^ bichy detti bribiren^ chiamano^ Minori alla cura spirituale nelle loro terre — visitano con nobile ambasciata frate Giovanni^ arci" vescovo di Zara — s'immischiano frattanto negli a/fari della chiesa — aggravano i comuni^ onde cadono nello sfavore popo^ lare — Utanislava, sorella del bano, rinunzia alla casa, edifica un convento presso Scardona per le suore del Terz' Ordine , e vi si ritira — Orsola, moglie del banoy edifica un altro pei Mi^ fiori — U medesimo casato fonda un ter%o a Knin — Paolo Subich entra a reprimere le discordie civili e religiose nella Bos" Sina e Serbia — nella prima si rinova il tribunale d'inquisì" zione; nella seconda n' è nominato in arcivescovo frate Andrea di Zara — frate Gregorio di Cattaro viene spedito da Clemente V a re Urosio — Mladino bribirese provoca col suo mal gover^ no le armi della Repubblica veneta — Traù e Sebenico si ac^- costano a questa — i conventi dei Minori neW una e neW altra vanno demoliti^ e i loro abitatori provveduti di modeste abita" zioni -- a Sebenico si fonda frattanto un nuovo convento — Mladino protegge gli eretici, manomette le cose della chiesa ; si fa reo della morte del vescovo di Scardona, ed è punito colla prigionia da re Roberto — Giovanni XXII delega frattanto frate Fabiano in qualità d inquisitore nella Dalmazia e Rossina — ostacoli incontrati in questa missione — il bano della Rossina accoglie gli eretici — il Pontefice scrive per ciò ai signori della Dalmazia ungherese, e col mezzo del vescovo di Scardona dà assetto agli a/fari civili ed ecclesiastici. Digitized by Google 88 CAPITOLO QUAKTO. D. 'opo la scomparsa della Santa Gasa, Nicolò Frangipa- ni signore di Tersato, il quale, per non lasciare dubbi alla sua fede, aveva mandati a Nazaret tre de^più ragguardevoli personaggi delle sue terre onde pienamente assicurarsi di quel misterioso passaggio , formò il pensiero di erigervi una chiesa, degna della Regina de' cieli e della pietà de^suoi antenati, ed annettervi un monastero pei frati Minori, a cui più che ad al- tri sarebbe stata addicevole la custodia del nuovo Santuario. Ma tali disegni, interrotti dalla prematura morte di quel pio signore, non vennero che assai più tardi mandati ad effetto da suoi discendenti. Frattanto altri religiosissimi figli di quest'il- lustre casato non cessavano di promuovere il benessere dell' Or- dine francescano. Leonardo e Doimo, possessori delle città e dei terrìtorìi sopra ricordati, furono i primi, dopo que' di Ve- glia, che a proprie spese impresero a edificare conventi ne' loro dominii, e raccomandare alla carità pubblica i nuovi cenobiarchi. Nel 1297 alzarono uno nel sobborgo della città di Segna, dove esisteva l' antica chiesa di san Vito, cui per le venerande me- morie che quel vetusto tempio ricordava, intitolarono col nome del medesimo Santo ')• Riferisce una cronaca slava, che anche qui, fino dal 1272, non altrimenti che nel resto delle terre circonvicine, vivessero i frati Minori sparsi nelle città e ne' vil- Digitized by Google CAPITOLO • QUARTO, 89 la^ senza appoidte abitazioni, a solo fine di sussidiare i sa- cerdoti secolari nella cura delle anime. Un secolo dopo la loro dimora a san Vito, quando le armi turche, già in possesso di una parte della Bossina, minacdavano d' invadere que^ territorii, fii ordinata la danolizione del convento e della chiesa per solo timore che non venissero profanati dal nemico, o ridotti a pro- pugnacolo, donde la città avrebbe provati danni gravissimi. In tale incontro si erano approntati di riparare nei monasteri dd proprio istituto sulle vicine isole di Veglia e di Arbe ; ma s' in- terpose la città, e ri^ettosamente li raccolse nelle sue case fino a che non furono provveduti di un nuovo convento ^). È probabile che in questo tomo di tempo fosse edificato il cenobio di Modrussa, della cui esistenza e lodevole osser- vanza ne' tempi più remoti troviamo farsi memoria sullo spi- rare del milequattrooento , la quale accenna alle risorse e- conomiche, nelle quali versava allora A questo come quello di Segna. Una lettera monitoria di Bonifacio IX ^), diretta al ve- scovo di Corbavia, che, secondo il p. Parlati, dev'essere quel Nicolò; che dal primate di Spalato fii chiamato a giustifica3*e il suo contegno nello esigere le decime della diocesi, porta le supplichevoli lagnanze dei gaardiani dei detti conventi, colle quali interessavano la Santità Sua, perchè chiamasse all' ordine il prelato corbaviese, che con modi ostili si studiava d'impe- dire ad essi il mendicare, il ricevere le spontanee elemosine, ed ofierte di quahmque sorta si fo§s^*o; mentre e per le l^gi dell'istituto, e per antica consuetudine, non altrimenti che con questi su&agi era lecito di provvedersi il vitto quotidiano, e le cose necessarie alla vita. Mentre la pietà dei Frangipaài dava principio a nuova serie di edifici francescani lungo le sponde del Quamero e sul continente, la Dalmazia centrale assumeva vita piii lieta per le cure dei conti Subich, me^ conosciuti col nome di bribiresi, signori di vaste possessioni, le quali dalle acque di Sebenico, di Traù e di Spalato, per lunghi tratti si protendevano a questi Digitized by Google 90 CAPITOLO QUABTO. tempi nelle terre della Bossina e della Croazia; ricordevoli pur essi del rispetto de' loro m^giorì verso 1' ordine minorìtico additavano siti favorevoli pei conventi di ambi i sessi , al- zavano chiese e cappelle nelle borgate e campagne col desiderio di affidarle alla cura di quest' istituto. Tale religioso movimento cominciato nel novantadue, stava per segnare negli annali della chiesa dahnata un nome imperituro di quel casato, aggiungere un nuovo titolo di benemerenza ai titoli dei loro trapassati; ma la fede sincera dei vecchi bribiresi era omai estinta, e ri- masta parola nuda fra i ricordi domestici. Essendosi divulgata anche su queste sponde la nota enciclica di Nicolò lY, con cui si commetteva a tutti i metropoliti di predicare la crociata, ne giunse pure una di differente stile al ministro provinciale della Dahnazia % colla quale raccomandava particolarmente ai Mi- nori di animare i fedeli a soccorrere con tutti i mezzi le mi- lizie che sarebbero passate per le terre alla loro cura affidate. L'arcivescovo, Giovanni di Anagni, vedendo i suoi fratelli di tale missione onorati, delegò per parte sua il frate Valfredo ^), alunno del cenobio di Zara, coli' incarico di annunziare la vo- lontà del pontifico nelle diocesi a luì soggette, e riferire i suoi privati desiderìi alle primarie famiglie, delle quali la più po- tente a favorire sì nobile causa era senza dubbio quella dei detti signori. Di fatti giunse in quest' incontro una splendida ambasciata all' arcivescovo iadrense per manifestare a loro nome r ossequio, e i sentimenti religiosi che dicevano di nutrire verso la santa Sede, e strìngere più intime relazioni coli' Ordine mi- norìtico , che n' era custode e decoro dei più augusti San- tuari!, che allora reclamavano il braccio dei potentati e i soccorsi della cristianità europea. Essa era composta di Paolo conte di Brìbir, che s' intitolava bano dei Croati e signore di Bossina, di Mladino suo figlio, e di Martino governatore della Croazia, i quali a fine di perpetuare con essi la loro amicizia, e in- graziarsi alla città , depositavano nella cattedrale due vasi di argento in onore dei santi apostoli Pietco e Paolo, e, di Daniele Digitized by Google CAPITOLO QUARTO. 91 profeta. Qaesf ultimo Santo era particolarmente venerato dalla famiglia per la memoria del conte Daniele, che fu tra i prìn-^ dpali motori della sua rinomanza. Sembrava che con tale comparsa intendessero purgarsi dalle colpe, colle quali negli ultimi tempi avevan oscurata la fama de' loro maggiori ; ma con tutto ^odore di religiosi- tà loro propria, e con moltiplici proferte di cui eran larghi con i ceti consecrati a Dio, non poterono si facilmente ispe- gnere il tristo concetto che da più anni correva di essi ; poiché in qnest' anno medesimo, quando facevano mostra de' magnanimi loro servigi verso il Capo supremo della chiesa, e verso r illustre prelato della metropolitana di Zara , in quest' anno medesimo , uno di que' rampolli osò mettere la mano profana nel più sacro che si avesse il Santuario. È nota la grave con- tesa sorta fra le comuni di Traù e di Sebenico, per ciò solo che questa non voleva tollerare più a lungo la superiorità di quel vescovo e di quel clero, e per culP-da venti e più anni si rimaneva nel suo isolamento, senza conforti e vantaggi spi- rituali, che suol dure la presenza del proprio prelato. In una contesa puramente ecclesiastica, qual' era la presente , s' inter- pose il conte Giorgio, rettore delle due città litiganti, consigliando il vescovo di Scardona, con isfregio dell'autorità legittima, ad esercitarvi tutti i diritti a quella chiesa inerenti. Del che. ri- sentito il vescovo di Traù riprese il conte di tanta temerità; ricorse al metropolita di Spalato, e l' avverti di portare le sue querele alla santa Sede; ma si egli, come il metropolitano, a cui solo incombeva di punire colle pene canoniche la pusila- nimità del prelato scardonese, e le soperchierie del rettore, fu- rono rimossi da tali rigori colla minacda di carcere e di esilio. Né meglio del figlio, fu Paolo, bano della Croazia, si bene anche questi mostrasse un singolare affetto per la chiesa e per r Ordine francescano. In mezzo a' strani maneggii, de' quali va piena la sua vita, rìsplendettero pure idrtù non ordinarie. Nei moti popolari dell'Ungheria, sorti in questi di per l'elezione Digitized by Google 92 CAPITOLO QUABTO. di un naoYO re, e spodestamento del regnante Andrea, eognch minato il veneto ; egli come signore di una parte della Croazia e della Bossina, e di alcune città della Dalmazia, fomentò le parti a favore di Carlo Martello, e, morto lui senza essere in- tronato, prese quelle di suo figlio Roberto, la cui venuta e so- sta di qualche mesÀ a Spalato produsse mal umore fra i cit- tadini, perchè né attesa, né desiderata. Parteggiasse qu^li^ come gli altri membri di sua famiglia, per solo fine di favorire la chiesa, che la causa di Miuiiello era stata patrocinata dai pon- tefici Nicolò rV e Celestino Y, quella di Roberto da Bonifa- cio Vili, 0 per guadagnarsi la benevolenza del novello re, di cui poteva sperare molto, e molto temere; non è agevole a giudicarsi. È certo che non pretermise me^o alcuno, fosse o- nesto 0 no, per riuscire nel suo intento. Dopo tante arti, usate colle città marittime, dopo molestie di ogni maniera, e inderò ma- nifestazioni di minaccio e di fatti, volse l'opera sua alla no» mina dì nuovi prelaiè coir appoggio de' quali nutriva fidu- cia di amicarsi gli animi, e indurli a seguire i suoi desideri; il che , se non in tutti, nella maggior parte, produsse un forte inasprimento. Spalato , libera nell' elezione dei sui primati, si vide in quest' incontro frustrata ne' suoi disunì : la nomina di Iacopo, arcidiacono di quella chiesa, venne contro il voto comune annullata, e in luogo suo eletto e consecrato Pietro dei frati Minori, perchè capellano e confessore di Maria, moglie di Cario II di Sicilia, motrice principale di queste aziende; sog- getto del resto degno di tanto onore per pietà, sapere, e pra- tica di negozii ecclesiastici. Gli abitanti di Sebenico si vi- dero invece assecondati ne' loro desideri! : la loro chiesa per impulso di bano e per le pressanti preghiere di Maria, fu allora, nel 1300, la prima volta, decorata del proprio pa- store, colla persona di Martino di Arbe, della famiglia dei Mi- nori. £ sebbene anchie con soggetti di sua fiducia andassero a vuoto i concetti dis^;ni, né prima che fosse promulgata la sco- munica di Bonifacio contro i renitenti» i dalmati si pronunciasi Digitized by Google CAPITOLO QUABTO. 93 sero per Roberto; pure quesf ultimo atto, in tempo ebe d forse Bon previde, fd di grande giovamento alla Chiesa. Mentre per tali azioni si accresceva la pubblica indigna- zione, e il casato bribirese, non che conservarsi nelP avita fama, ogni dì si attirava lo sprezzo dei proprii e degli estranei, Sta- nislava, sorella di Paolo, noiata delle domestiche pareti, si ri- tirò in una delle sue campagne per meglio meditare sullo stato religioso a cui si sentiva chiamate. Quivi si risolse a vestire il saio francescano, e fece costruire non lontano da Scardona un comodo cenobio con chiesa sotto il patrocinio di santa E- lisabetta, figlia del pio Andrea d'Ungheria, e moglie d'Ermanno langravio di Turìngia, la cui santa vita coronata d'innumerevoli miracoli era ornai in esultuiza di tutti i popoli cristiani. Sulle traccie di questa nobile pianta di Francesco d' Assisi professò insieme a molte pie matrone la regola dell' Terz' Ordine, onde in quelle borgate si ridestò un fervore straordinario alla vita claustrale. Era questo un dei quattro monasteri eretti in quella lontana età peli' uso delle Terziarie; il primo de' quali sorse a Ragusa, a cui per grata memoria fo commessa la lapide che se- gnava l'anno della venuta del santo Patriarca entro quelle mu^^ il secondo a Zara, quando le monache benedettine, come ri- cordammo , passarono sotto la disciplina dei Minori ; il terzo a Spalato, l'unico che, se eccettui l'altro di Arbe, mantenne fino ad oggi le forme dell' antica osservanza. Paolo , fratello di lei si prese cura particolare delle sante contemplatrici, le- gando beni privati al loro sostentamento; e p^chè il sacro re- cinto conservasse memoria del tutto municipale, e fosse di de- coro e di esempio ai discendenti di sua famiglia, segno di vìn- colo tra il principe e il suddito, sollevò di molti aggravi il co- mune di Scardona , e in iscambio ne impose un lieve che ac- cennasse all'affetto suo per il detto luogo. Fu grande per verità la stima verso Stanislava e le sue compagne. Quivi durante la sua vita profusero i bribiresi più che principeschi r^ali negli adornamenti e c(miodi d' ogni maniera; e Orsola, moglie di Paolo, Digitized by Google 94 CAPITOLO QUABTO. inspirata p«r essa ai celesti tesori, fece ergervi nelle vicinan- ze la chiesa di san Giovanni Battista, e ne diede principio alla fabbrica di nn convento pei frati Minori, ai quali sareb- be data r incombenza di assisterle nel cammino della mona- stica perfezione. Se non che gianta al termine ddla vita, rac- comandò l'opera incompleta ti i^lio Mladino, che, nell'irreli- giosità sua, non mancò di eseguire religiosamente la volontà della madre. H conventiao di santa Catterina eretto pei Minori fuori delle porte di Enin, alle falde del monte, su cui domina un forte e un castello, fu V ultuna opera delle benefiche istituzioni, onde si onorò il nome dei maggiori di Mladino. Fu opera non indegna della pietà dell'illustre casato; probabilmente fatto edi- ficare dal fratello di Stanislava, o da questa inaugurato, e poco appresso alla sua morte compiuto. Le clamorose discordie successe in questi di fra i proceri della Bossina per gli eccessi scandalosi del loro principe, e fra gli eterodossi della Serbia a danno dell'Ungheria e del catto- lidsmo, offrirono argomento a bano Paolo di spingere oltre il confine le sue armi col pretesto di porgere aiuto a re Ro- berto, e tutelare i suoi diritti contro la resistente prepotenza dei renitenti alla su riferita scomunica di papa Bonifacio. Nelle terre quivi occupate, e confermate da Roberto a lui e ai posteri in legittimo possesso, si adoperò egli col mezzo di primate di Spalato d'introdurre nuovi operai francescani per nettarle del tutto dalla zizzania ereticale , che in que' punti , massime nel territorio di Duvno ripullulava, e ripristinarvi la dignità epi- scopale che da molto tempo si era desiderata. All'una e al- l' altra cosa tosto si provide ; senonchè prima che scorresse un lustro, ritolti que' luoghi dal nemico, ne escirono raminghi i ve- scovi di Duvno e di Macarsca, e gì' introdotti evangelizzatori, parte friggiti con questi, parte fra i nazionali confusi. Alle comuni preghiere ordinate in questa lagrimevole circo- stanza dai vescovi del dominio veneto per implorare da Dio Digitized by Google CAPITOLO QUARTO. 95 la pace e la tranquillità della sua Chiesa^ 8i aggiunsero speciali indulgenze per cura dei frati Minori^ ai quali sopratutto in- combeva di unire gli spiriti nella concordia e nelF unità della credenza. Ricorsero a quest'uopo a Napoleone, cardinale dia- cono, B legato della Sede apostolica, ed ottennero per le terre assegnate alla sua cura T indulgenza di cento giorni per chi confessato avrebbe annuahnente visitate le chiese dei frati Mi- nori di Fola, di Parenzo, di Capodistria, di Trieste, di Cherso di Pirano, di Veglia, di Segna, di Arbe, di Pago, e di Zara, nelle singole festività della beata Vergine, di san Francesco, di san Antonio, di santa Chiara, e di que' santi in onore dei quali furono costruite, non che ne' giorni della consecrazione di dette chiese e dei loro altari. Conventi questi, fecondi a que' di di abitatori, le cui prime origini ignote, sembrano rimontare ai primordii del cenobitico istituto. Se non che trovandosi sempreppiù bersagliati i cattolici delle anzidette r^oni, fu necessità alla santa Sede di ricor- rere alla giustizia dei principi regnanti coli' invio d'illustri sog- getti, ai quali incombeva di perlustrare le terre più esposte al contagio, e scrutare i sentimenti dei medesimi principi. Per la Bossina furono messe nuovamente in vigore le forme dell'in- quisizione, pochi anni addietro affidate alla saviezza del mini- stro provinciale della Dahnazia; nella Serbia, essendo vacante la sede metropolitica di Antivari, non in altro modo si potè ripa- rare che colla nomina di prelato destro a maneggiare le cose civOi ed ecclesiastiche. Clemente V, a cui eran noti parec- chi degl'alunni della nostra provincia, vi nominò fk-ate An- drea di Zara, occupato allora neU' ufficio di professore colla gio- ventù del patrio convento. La notizia di tale nomina, fu sì lie- tamente accolta, che l' arrivo dell' illustre francescano venne ral- legrato dalla medesima persona di re Urosio, e da innumerevole clero, disceso dai più lontani monti per festeggiarlo. La sua pre- senza ridestava in ognuno le belle memorie e i santi ordinamenti di Giovanni da Pian-Carpino, e di Lorenzo, arcivescovi beneme- Digitized by Google 96 CAPITOLO QUABTO. riti deir umanità e della religione: lo stesso Urosio, figlio di Elena, ricordando le pie opere della madre e del fratello, e le loro benemerenze verso la cattolica fede, mostrò vivo desiderio di trattare seco lui dell'anima sua. Il novello prelato più che da padre e anrico, assecondando sì nobile divisamento, T animò a non resistere più oltre alle celesti inspirazioni, ma senza al- tro rinunziarvi all' errore in cui viveva. Fu allora che per suo consiglio inviò presso la santa Sede un' ambascierìa, porta- trice di tale sua volontà, a capo della quale erano i nobilis- suni personaggi, Marco Lucano, e Trifone Micheli di Cattaro. 11 santo Padre rispose con lettera, piena di salutari avvisi, tra- smessa per mezzo di alcuni suoi confidenti legati, fra i quali si notavano per principali, B^dio patriarca di Grado, un frate Lupo dei Predicatori, e un frate Atanasio dei Minori, procu- ratori Generali nella curia romana. Nelle mani di questi e' do- doveva depositare la professione di fede, e la promessa di ri- conciliare i sudditi erranti colla chiesa; da questi far confermare ndla dignità e nel potere i prelati illegitimamente eletti. Nri medesimo mese ^) , per soddisfare ai pii desiderii del re, di a- vere cioè in campagnia alcuni frati Minori, di coltura e di virtù adorni, onde coli' assistenza loro esser s^pieno istruito nei dogmi della chiesa, ed informarsi nella vera dottrina cristiana, il Pontefice gli delegò frate Gregorio da Cattaro colla lettera del seguente tenore. *A1 diletto figlio, Gregorio di Cattare del- l' ordine dei frati Minori. Urosio, re illustre di Rascia ^), aven- doci fatto conoscere per mezzo di una speciale ambasceria e di lettere autentiche, di passare all'unità della sacrosanta chiesa romana, madre e maestra di tutti i fedeli, e il vivo desiderio, come ei si esprime, di avere frattanto in sua corte dei frati Minori per informarsi a convenienza delle cose di Dio mediante i loro consigli e la loro sorveglianza; noi, mentre con degne lodi commendiamo un tale proposito, e nella tua sincerità e avve- dutezza confidiamo, avemmo deciso di concedere a te e al com- pagno che ti sarà dato dal tuo ministro provinciale la facoltà Digitized by Google CAPITOLO QUABTO. 97 di portarsi presso il re medesimo e di abitare seco lui fino al beneplacito nostro e della Sede apostolica. Quando avrai dato fine agli affari spirituali, che sono l'oggetto precipuo del tuo uffizio, e a quelle incombènze, che sono indicate nella scrìtta da noi diretta alla persona di Urosio , è nostra volontà, che da lui e dai soggetti ivi menzionati ^) sia ogni cosa autenticata e messa tostamente in pratica. Se avverrà che le cure del re , e l'utilità del suo reame chieggano l'opera tua anche nelle terre non sue; niente osta che tu possa protrarre la dimora per l'utilità della chiesa e de' suoi figli. „ Morto il bano Paolo (1312), a cui si deve ogni lode del- l'avere tenuto in freno gli eretici, venne assunto al governo suo figlio Mladino, giovine ardimentoso, e di fiorì spiriti. U suo modo di reggere, favorevole alla libertà dei culti, micidiale alle ereditate istituzioni cittadine ; le sue prìvate vendette e an- gherìe sui comuni ; le violenti pretese sui dirìtti della chiesa, invol- sero ben presto in forti guai il potente dominio de'brìbiresi, trassero a dure prove la pazienza dei cattolici, porsero fomite alla distruzione di alcuni di que'medesimi conventi, che erano santuarii di raccoglunento, oggetto di pietà semplice, ai suoi genitorì. Traù e Sebenico più di altrì si risentirono agi' imposti gra- vami, per cui, fatta causa comune coi loro terrazzani, unirono le proprie forze alle forze della veneta Repubblica, la quale ri- cordava in lui un aperto nemico per avere accolto ne'proprii domimi quel Tiepolo Baiamente che affettando lo scettro dei Dogi, aveva tese insidie alla vita di tutto il Senato. All' appros- simarsi dell'ardito guerrìero, che per terra e per mare muo- veva al loro sterminio, stimarono i cittadini, fra gli altri prov- vedimenti di pubblica sicurezza, di atterrare i monasteri che gli uni e gli altri possedevano fuori' delle mura, per timore che la sfrenatezza militare non isfogasse la rabbia contro i luoghi dove eran volti i più cari affetti del popolo, o non servissero di baluardo allo stesso nemico durante quella guerra. Ma come ebbero scosso il giogo di Mladino, e date le redini delle loro Digitized by Google ^98 CAPITOLO QUARTO. città in mano dei rappresentanti della Reppabblica^ fra le prime opere patriotiche, che i tempi e V aura del mite e religioso go- verno potevano inspirare, fu quella di dare uno stabile e de- coroso ricovero alle due famiglie dei frati Minori. A Traù, per deliberazione di quel vescovo, del capitolo , del clero, e degli anziani fu stabilito, passassero ad abitare a san Giovanni Battista, posto tra il vescovato, il palazzo pubblico, e le mura della città, ch'era uno dei tre monasteri delP Or- dine benedittino da tempi antichi ivi fabbricati, e di cui il me- desimo vescovo era una volta suo abate. Se non che dopo tre anni di possesso, i suoi primi alunni, col consenso de'quali era stato fatto quel dono, avendo scorto, come asserisce taluno, di essere stati condotti nell' inganno dalla malizia del podestà Matteo Zori, ricorsero a Giovanni XXII, e ottennero di ritornare ai lopg tetti. I Minori dall' altra parte, lamentando per essi le precarie condizioni della vita, e il continuo vagare da un luo- go all'altro, donde derivavano danni gravissimi al loro mi- nistero e allo spirito monastico; domandavano dallo stesso Pon • tefice il perpetuo possesso di san Pietro, che gli veniva spon- taneamente offerta dal municipio, cenobio angusto di monache benedettine, le quali, per lo scarso numero delle abitatrici, e per la minacciante rovina delle sue mura, avevano già deter- minato di abbandonarlo, e di tìnirsi alle loro sorelle di santo Stefano. Né qui ebbero contentezza di abitarvi più a lungo di un anno ; che quelle madri animate dallo zelo del proprio isti- tuto e dal pensiero di morte, chiesero di voler rendere lo spi- rito a Dio là dove gli avevan consecrata la vita e il cuore. Dolenti i cittadini che la famiglia dei frati Minori, sovra ogni altra prediletta e venerata, si rimanesse priva di stabile domi- cilio, la alloggiarono nel principale palazzo di proprietà muni- cipale, offrendolo colla terra e giardino annesse all'edificio in dono ad essi e ai loro successori. Tale donazione, non che ot- tenere r assenso di chi allora soprawegliava alla purità della disciplina monastica, e al mantenimento di povertà strettissima^ Digitized by Google CAPITOLO QUAETO. 99 venne del tutto sciolta. Antonio di Pola, Ministro della pro- vìncia Dalmata, uomo di rare virtù e di squisita sapienza, vide il nuovo domicilio, lodò la non comune generosità di que- gli abitanti verso i suoi frati, ma rinunziò al possesso perpe- tuo, confessando francamente con una lettera diretta a quel co- mune: non affarsi, né torri, né palazzi, meno le morbidezze, e gli squisiti ornamenti a chi per voto n' é obbligato a vivere vita austera e pura, a chi ha professata la ritiratezza entro le povere e modeste pareti ^). È pure consolante l'udirsi fra noi ripetere dopo un secolo la frase del Santo patriarca, da molti prima e dopo dimenticata, frase memoranda, con cui acremente redarguiva il frate Pietro Cattaui, che nel tempo di suo pelle- griuaggio nella Spagna e Francia arbitrò di fabbricare presso santa Maria degli Angeli un'ampio e sontuoso palazzo per gli ospiti '**). Piacquero le sue osservazioni: e la comune arren- dendosi ai buoni consigli, imprese tosto a rialzare dalle fonda- menta il convento distrutto fuori delle mura ; nel quale ebbero vita pacifica per un intiero secolo, finché nuovi casi di guerra non li costringessero ad uscirvi. In queU' incontro furono tra- sportati sull'isola Bua, e provveduti ai chiesa e di monastero, dove tuttoggi, non meno che ne' tempi antichi, non cessano di meritarsi la stima universale di questi cittadini. Sorte men importuna trovarono i frati Minori nella città di Sebenico. Reggeva a que' di la cattedra pontificale il sopra ricordato francescano. Martino di Arbe, a cui dovevano molto gli abitanti e per la concordia e 1' alleanza formate in quel- r incontro coi traurini, non che per i buoni consigli mercé i quali si tolsero per sempre alla servitù e prepotenza di Mla- dino. Demolito che fu il convento del borgo, egli li raccolse in tomo a sé^ e le suppelletili sacre sì di quella, come di al- tre chiese della sua diocesi fece trasportare nella cattedrale per non vederle esposte al ludibrio e derubamento del nemico. E morto lui prima, che le ostilità incominciassero, suo suc- cessore Grìsogono della famiglia dei conti Fanfogna di Zara, Digitized by Google 100 CAPITOLO QUAKTO. USÒ le stesse cautele, e conchinse la pace, volle che tosto si desse mano alla fabbrica di nnovo cenobio entro la cerchia della città medesima. Le necessità di averli fra le mura, e i motivi che a ciò gl'indncevano, furono portati ai piedi di Giovanni XXn che n'era in Avignone, da cui i seniori della città col loro prelato ebbero nel 1320 quelle lodi eh' eran do- vute alla pietà loro, e allo zelo edificante dei frati Minori. Irritato Mladino per i danni sofferti in questa sgraziatis- siìna lotta, diede libero ingresso agli esuli eretici ne' suoi pos- sedimenti ; si arrogò diritti di supremazia spirituale, creando a suo talento vescovi, abati, abadesse d^li ordini claustrali '*); chiuse monasteri che osarono resistere alle sue innovazioni; fece vii merce di ogni più sacra cosa : il suo esempio fu imitato da altri bribiresi. Quest'improvvido consiglio porse ansa agli eretici di rialzare la testa ; al grido della libertà si riaccesero le guerre dei vecchi partiti; i patarini della Bossina stesero la mano ai loro fratelli dell' Ungheria e Croazia; la Dahnazia ungherese non ne andò immune. Giovanni XXTT gP indirizzò parole paterne, esortandolo a ridare la pace ai sudditi, la tranquillità aUa chiesa, ma parlò all' uomo indurato nel male ; l' ammoni e minacciò di scomunica Paolino vescovo di Scardona, ed ei l'assassinò per mano di un proprio nipote. L' uccisione dell' illustre prelato, che per le sue rare virtù e per la fama della famiglia Drasco- vich, a cui apparteneva, èra in grandissima stima, fu con do- lore sentita in tutte le terre slave. I grandi della Bossina, e quanti n'erano nel dominio ungherese, in qua de' monti, si sollevarono contro di lui ; intenti a levare per sempre dai no- vero dei regnanti il molesto casato dei bribiresi. Tumultuavano i partiti, guerre civili insorgevano dapertutto ; a sopire le quali, fu necessità a re Roberto di portarsi in persona nelle sue terre in Dalmazia. Scese fino alle nostre spiaggie, punì la baldanza di Mladino con perpetua prigionia, prepose nuovi amministra* tori in luogo suo, e la Bossina diede in mano di Stefano Lino, già signore di una parte di essa, e marito a principessa polacca Digitized by Google CAPITOLO QUARTO. 101 ÌHipareiitata con sua moglie '^). Per tale ordinamento cessa- rono i dissapori e le civili guerre, non però i partiti di reli- gione ; imperocché, né i patarini soffrivano di andar privi sotto il principe novello delle immunità e dei diritti che gli eran con- cessi da Mladino, né quegU, sebbene favorevole ai cattolici, a- Teva volontà e polso a rincacciarli, per timore di non vedersi e' stesso cacciato. A sanare cotesto piaghe, e por argine alla cor- rente, che precipitosa scorreva verso queste sponde, Giovanni XXTT delegò frate Fabiano, alunno di questa provincia '^), in qualità d'inquisitore, e gli assegnò alquanti compagni del suo Ordme , col sussidio de' quali doveva simultaneamente isti- tuirsi il tribunale di quest' ufficio in varie parti di quelle terre. Molto si sperava dall' attività dell' illustre francesca- no , poiché varii anni innanzi inviato a que' medesimi popo- li, aveva condotto a si buon fine gli affari controversi della chiesa, che per ciò solo era venuto in grande concetto della Curia romana. Diresse frattanto lettere a bano Stefano e sua moglie Elisabetta (1325), in cui ricordando 1' operosità e la bella fama del suo messo, gli mette in chiaro i danni sofferti, e l'estrema rovina che sovrastava alla purità delli^ fede; gli svela le arti colle quali, sotto colore di concigliare gli a- nimi nell' unità della vera credenza, pervertivano gli idioti e al- lucinavano gli avveduti, arti, che essi del tutto ignoravano; come i novatori di velenose dottrine si studiassero di riformare il culto estemo, introducendo pratiche eterodosse; come ogni giorno là vi occorressero drapelli di uomini estranei, e con rei inten- dimenti si disperdessero nelle circonvicine terre. Fabiano venne ricevuto con molto onore dal prìncipe bos- sinese per le calde raccomandazioni del re d' Ungheria; ma non ancora bene augurato tale uffizio, trovò una gagliarda opposi- zione ne' padri predicatori, mossagli da Mattia di Zagabria, il quaìe^ come provinciale di quest'Ordine, che da tempi antichi esercitava, ora da sé, ora promiscuamente coi francescani il detto officio, pretendeva fossevi escluso Fabiano e i compagni Digitized by Google 102 CAPITOLO QUARTO, che seco aveva recati. Tali differenze intiepidirono alquanto la vicendevole carità di cni si onoravano i due Ordini, e porsero fomite ai nemici di questa contesa di eccitare a danno d^li uni e d^li altri il pubblico biasimo. Scrisse il Pontefice al detto ministro di Zagabria e a tutti i suoi dell' Ungheria , no- tificandogli, come r incarico di quest'ufficio nella Bossina e ne* principati slavi appartenesse alla cura dei primi, nelle mani dei quali fu esclusivamente riposto da Nicolò IV, e dai suoi suc- cessori scrupolosamente rispettato; come ai padri Domenicani fosse circoscritta tale carica ne' limiti dell'Ungheria, dove sem- pre avevano prestata opera lodevolisssima, e dove tuttodì po- tevano appena bastare le loro forze a reggere alla moltitudine dei perversi, involti negli errori del giorno. Notifica le mede- sime cose a Carlo Roberto, e l'esorta a far valere le ragioni del suo messo, né permettere che per contese di diritti sia ab- bandonata la causa del Signore. Diresse pur lettere agli arci- vescovi di Zara e di Spalato coli' ordine di far chiainare a sé i preposti ai conventi dei due istituti soggetti alla loro giu- risdizione metropolitica, e di eccitarli a trattare in persona, o per mezzo dei loro procuratori, i privilegi che si riferivano a questo argomento, ond' essere pienamente informato a fine di proferire giusto e decisivo giudizio. Fissati i limiti all'uno e all' altro degli Ordini, la Dahnazia coi principati slavi venne assegnata ai padri francescani. L'ope- rosità di Fabiano e la sua destrezza nel maneggiare un ufficio difficile e laborioso, in Bossina particolarmente, colse i più salutari effetti. Le molte mollala degli erranti dalla fede ridati al grembo della chiesa, le notturne assemblee rimaste chiuse all' adito de' sacenti, si devono, più che ad altro, al mite pro- cedere del suo tribunale, raccomandato in quei tristi anni dal medesimo Pontefice Benedetto XII, ai paterni consigli, e alla pa- rola persuditrice. Non cosi fu lieto in ogni terra alle sue cure affidata, né da ogni dove uscì libero di molestie e di pericoli; che anzi andò incontro a tali importuni avvenimenti da doversi Digitized by Google CAPITOLO QUABTO. 103 ismarrire sai mezzo del cammino. A Trieste, ne'prìmi amii della sua missione, fu ricevuto con pubbliche ingiurie '^) da Michele di Padova e Raimondo di Cremona, canonici di quella cattedrale; per lo che il vescovo Castellano, che n' era al governo, fu so- speso di pontificali, finché, non ne diede un' esemplare castigo. A Zara, più tardi, e nelle diocesi soggette a questa metropoli, venne impedito dall' arcivescovo Giovanni di Butovane, il quale, da dieci anni preposto alla cattedra di sua patria, vigilante e avve- duto nel regolare la propria diocesi, non poteva tollerare la falsità delle relazioni che denunziavano quali fautori dell'eresia Martino abate dei santi Cosma e Damiano, e Francesco suo compagno, monaci benedettini dell'isola di Pasmano, né meno permettere la discolpa di questi sacerdoti, chiari per la probità di vita. Sem- bra però che cotesti ostacoli venissero dalla politica delle au- torità venete, la quale, tenace de' suoi principii religiosi, non ve- deva di buon animo esercitarsi poteri illimitati da tali legati senza qualche dipendenza de' suoi metropolitani, ned aversi giu- dice comune in materia di religione colle limitrofe terre del- la corona ungherese, esposte al facile contatto dell'alito ir- religioso ^ que' settarii, abbandonate alla privata tutela di zapani e conti, vassalli lontani, spesso fra sé tumultuanti. Par- tito per Avignone a lamentarsi, col Pontefice , venne sorpreso sul suolo lombardo dai nemici di questo tribunale, e da un certo Franceschini di Pavia spogliato di cavalli, di libri e processi che seco portava '^). Nello stesso anno fu di ritorno nelle terre slave, portatore di privilegi e grazie speciali, di cui il santo Padre a' suoi prieghi decorava i più benemeriti magistrati, capi di comuni cattoliche, e famiglie da lui crìstianeggiate, i quali si erano mostrati larghi dei loro soccorsi nel promuovere il salutare ministero. Se dopo quel viaggio rientrasse ne' domimi veneti, o questi fossero affidati alle cure dei padri Predicatori, non v'ha memoria alcuna; ma è certo che non cessò di pre- starvi buoni ufificii e favorire colla vigilanza anche la salute delle loro chiese. Nel trentuno avendo avuto avviso che al- Digitized by Google 104 CAPITOLO QUARTO. euni eretici di oltremare, detti volgarmente Tarrabochi , erano fuggiti da Ancona per recarsi alla sponda opposta a fine di disseminare i germi di quella setta, osò tutta la premura nel ragguagliare le autorità della loro fuga , e degli eccessi / pei quali eran inseguiti. Ma delle avventure loro qui nessuna no- tizia; donde si ha da inferire che, varcati i monti, si fossero com- misti colle masse, che appunto in quell' anno si erano propagate senza trovare ostacoli nella Bossina, e cominciavano diffoni^- si per la Croazia. La sua lontananza dalla Bossina diede campo ai settarii di distendere si finemente il. loro imperio, che nelP anzidetto anno essendo di ritorno, trovò quelle terre del tutto cambiate. Il me- desimo bano che durante il suo soggiorno aveva favorita la causa cattolica, da allora divenne patrocinatore dei raggiratori, difen sore di ogni loro fare, nemico aperto di ogni opera, intesa a puntellare la fede ortodossa. Scoperto com'ebbe tale muta- mento nel bano Stefano, e nelle grandi famiglie, le quali non tanto per naturale impulso ^ quanto per la medesimezza di culto e per la dipendenza servile erano costrette di seguire il suo .volere, scrìsse lettere eccitatone alla Cuna romana, sollecitandola d'impegnare in affare si grave la solita reli- giosità di Carlo Roberto. Se non che essendo questi distratto dai moti popolari che non cessavano dall' agitare il suo reame, quindi impotente a prestarvi i soliti soccorsi, fu necessità di rìc- correre a mezzi deboli. Scrisse il Pontefice lettere parziali ai conti del dominio ungherese in Dalmazia, a Neplizio e Costan- tino Drascovich, signori di Enin; a Budislavo, Gregorio e Paolo, conti di Corbavia; a Doimo e Bartolommeo Frangipani, conti di Segna; a Mladino e Giorgio, conti di Glissa, di Scardona e 0- strovizza ; famiglie tutte di rito latino sollecitandoli a unire le loro forze contro il bano della Bossina '^, a fine d'indurre lui e i suoi magnati a cessare dalle molestie centra gli evan- gelizzatori della divina parola, e dai balzelli imposti ai villaggi di recente ridati alla fede. A questa minaccia rispose il bano Digitized by Google CAPITOLO QUARTO. 105 coir invio di un ben aggnerrìto esercito verso le terre di questi signori, i quali diffidenti gli uni degli altri per inveterate discordie e gelosie domestiche stimarono di non cimentarsi a lotte ineguali, onde non vedersi ad ano ad uno aggrediti, e ingogianti. Vedendo il Pontefice che il cuore del principe bossinese non era si facile a piegare né alle amorevoli sue esortazioni, né alla voce autorevole di Roberto , diresse le sue cure ad unire frattanto in concordia i sopra menzionati conti, colla fiducia, che come confinanti colle terre dibano, l'avrebbero tenuto nei limiti di qualche riguardo, od almeno si sarebbero adoperati a mantenere la fede dei loro sudditi scevra dal contagio dei ma- levoli. A questo scopo delegò Andrea vescovo di Scardona, noto alla santa Sede per l'esimie sue opere, condotte in varie e sca« brose emergenze con molto lodevole prudenza. Cionoscitore e- gli delle vere origini onde si alimentavano le discordie ne' si- gnori della Dalmazia ungherese, chiese la dispensa per il ma- trimonio di Giovanni figlio di Giorgio conte Bribir, e di Cate- rina sorella di Mladino conte di Scardona, consanguinei in quarto grado, dal quale impedimento appunto si erano ridestate le ire fraterne, che continuavano a stracciare senza posa i due no- bili casati , suscitare fra i medesimi loro sudditi, ed altre do- minanti famiglie strette a quel parentado pessimi partiti. Be- nedetto XII prontamente indulse, per vedere, come abbiamo da sua lettera '^, sedate le guerre micidiali, dalle quali si ebbero a deplorare tante mine di città e di castelli, omicidii, e mali di ogni guisa. Questa benigna dispensa trasse seco un' altra di non minore vantaggio, onde si celebrarono le nozze di Elena figlia di Giorgio di Bribir, e di Yladislavo fratello di bano Ste- fano ; al che si attribuì da taluno la comparsa dell' esercito bos- sinese. H vescovo di Scardona colse occasione dall' insolita le- tizia di quelle comuni allegrezze per unire gli animi in dure- vole concordia, e restituirsi scambievolmente terre e castella che per codarde inimicizie, più ad onte, che ad utilità parziale, sta- vansi occupate dalle armi. Digitized by Google 106 CAPITOLO QUABTO. Mentre con tali prìncipii si provvedeva a tutelare la pa- rità della fede, la repubblica di Ragusa entrava in possesso di Stagno e della penisola di Sabbioncello, la quale essendo stata in potere del principe eterodosso, dava adito ai patarini di Chel- mo e di Bossina, ed era divenuta nido di ogni setta. H Senato, riferisce il p. Appendini ^^) fatti tosto sgomberare i luoghi dagli Slavi vicini, e licenziati i monaci greco-scismatici dalla città di Stagno con piccolo annuo pagamento, fecero subentrare al loro luogo i Francescani, che col loro zelo purgarono in poco tempo quella contrada dall'eresia de' Manichei, e dei Patarini „. Cosi i nostri ministri evangelici colle semplici forze morali restitui- vano alla Chiesa, libera da ogni influenza contaminatrìce, quella Dalmazia, che fu sempre compresa negli ordinamenti pontificii fra le isole adiacenti alF Italia. Digitized by Google CAPITOLO QUABTO. 107 Mote. ') Il p. GUvioich nel suo opuscolo, de orig^ Bo9nae et CroaHàe, dice, che U chiesa fosse stata dedicata a san Francesco; che poi nel 1306 troviamo arric- chita di molte indalsense da cardinale Napoleone^ legato pontificio per le terre Te- nete dell' Istria e Dabnaila. ^ Il Kereevich nella sua opara: de regnU Daimaiiae etc. afla pa;. 467 n. Francieeanorum eonveniuSy riporta il loro traslocamento air anno 1569, e Tuole che in due distinte circostanse il convento e la chiesa di Santo Spirito, ohe allora officiavano, venissero edifficati. Quesf errore cronolo|^ lo dicono corretto da nna lapide di fresco dissepolta e tuttora esistente, sa cai si les^e: iew^pore mo- èilium Gaepari de Fonie et Ludovici Peroiieh Caeioldor, eiuedem , factum fiUt fer eoe hoc ofue 149L Nel 1816 qaesto convento subì la trista sorte di molti altri, e per non vederlo cadere in mani profine, il vescovo Qianbattista Jesieh, ne prese tosto il possesso e lo convertì in seminario diocesano. Vi ha chi ricorda, come i suoi abitatori nella loro partensa per Tersato venissero accompagnati con Infime da quel buon popolo per lungo tratto di strada, come il clero coi princi- pali cittadini reclamassero pia volte per il loro ritomo, come Franeesco Antonio Racich, dignitario del capitolo e proposito di san Giovanni di Develioh, si adope- rasse a difendere i diritti che essi avevano ereditati dai Frangipani, dal re Mattia (1475), da VladÌ9lavoC1M»5), da Lodovico suo nepote (1517), da Carlo V (1536). U dotto e pio clero di Segna, memore delle opere benefiche dei firati Minori, e delle nobili Istitusioni dei vescovi ft*ancescani di questa città, non cessa tutf oggi di rendere verso i medesimi i pia degni- officii di affettuosa riconoseenxa. *) Dignum eet, ut pn non sotum iua . . . . att. IdOZ» *) Nicolaue efiecopu eermu servorum Dei DUecto fitio . • . Miniatro fro^ vineiali firatrum in frovincim Selavoniae aahtiem et afoetoHcem èenedietionem. Terre Sencte mieerakilem etatum . . . 0 • • • Noverint univerei noe a Sanetieeimo Ptttre noetro Domino Nieolao fmpa fuarto Htterae reeejneee ESt volentee eicut tenemur mundatia ApoatoHde ohedire ae eonfidentee de eufficiencia et ecieneia Reli^fioai ac discreti Viri fra- trie Véifredi de concentu iadrenei eidem aueloritmte apoetolica nobie in hoc parte eommieea committintue offieium predieationie Crude in tota noetra Pro- vinda ladertina. In cuiue rei tèetònonium preeentee Htterae feeimue noetri «t- gilii munimine rohorari, Pontificatue Nicolai papae. Anno quarto. 0 Aprile del 1308. ^) Sebbene Urosio s'intitolasse nelle sae lettere re di Rascia, di Dioclea, di Albania, di Bulgaria, e delle terre tatto che sono tra l'Adriatico e Danubio, non altra signorìa aveva che quella di Rascia (parte della Serbia) e di poche altre poste intorno al confine. Fu uso comune, fino agli ultimi tempi, di quei re, bani, xnppaai, darsi titoli sperticati. ') Egidio, Lupo e Atanasio, sopra menzionati. Digitized by Google 108 CAPITOLO QUABTO. *} Fu accettato il laogo , dice la lettera del Mioistro provinciale , per con- senso e volontà di (Vate Matteo di Arbe guardiano del convento, di frate Nicolò di Zara, di Vito sao concittadino, di Tommaso da Veneiia, di Cosimo da Pago, e di altri ivi dimoranti. Dal che si lia a conghiettnrare che il convento di Trae fino dalla prima saa fondaxione fosse stato dei più vasti di qaesta sponda. '*) Schavin de Malan. Stor. di san Francesco cap. 5. — P; Marcellino da Civexaa. Cronaca dei fhkti Minori. ^0 Mica Madio cap. 18. ") Du Fresne. *^ p, Bvanfelista Spader. Cron. della Provincia, **) La pergamena pontificia dice però, munus vioÌemÌa$ inieeemni t» per- sonam Fabiani. *0 Wading. Tom. VIIL ad An. 1329. >0 Rainald. ad an. 1387. n. 30. >') Dell'anno 1337. ^*) Notine Istorico-oritiohe sulle antichità , storia e letteratura de' Ragusei. Tom. L Part U. Lib. U. Digitized by Google 109 fUUPXTCKUl QmOBnNI. (1340 — 1356). Operosità dei francescani durante le Mte dei principi elavi — Benedetto XII invia colà Gerardo OdonCj minutro generale deU Ordine — suo arrivo a Zara — a MUleecevo ~ il bano t accoglie con onorificenze — effetti della sua presenza nella Bossina — i beatiy Andrea di Sardegna^ e Giovanni d' Inghil- terra vi prestano opera egregia — Dusciano occupa t Erzego- vina e una gran parte della Bossina — si aggiungono nuove molestie ai cattolici — i vescovi di Duvno e di Macarsca sono costretti di allontanarsi — estende il dominio suUa Dalmazia ungherese e sulle provincie del continente illirico — affetta il titolo d'imperatore dei Romani j ond* offre a Innocenzo VI la sua assistenza contro gli eretici — promuove il benessere dei catto- lici col mezzo di frate Bartolommeoy vescovo di Traù — lettere pontificie dirette a questo e al vescovo di Patti ^ suo compagno — altra diretta al ministro provinciale della Dalmazia — altra al patriarca serbo ~ Dusciano Muso nelle sue speranze aggrava i cattolici — muore — le terre usurpate tornano per opera di re Lodovico ai leggitUmi possessori — la Bossina col ritomo del suo Sovrano riacquista la sua tranquillità. Digitized by Google 110 CAPITOLO QUINTO. Lo stato lagrimevole dei fedeli della Bossina , e V em- pietà delle sfrenate fazioni, onde qaella terra fi'a tutti i prin- cipati slavi n' era fatta bersaglio, eccitarono uno sdegno univer- sale ne' sovrani cattolici e chiamarono i soccorsi di Benedetto Xn, a cui incombeva più che ad altri di usare quelle sollid- tudini, che la santa Sede romana ha saputo prendere in ogni tempo, e in ogni parte del mondo a sollievo degli oppressi, non meno che alP esaltamento della chiesa. Le micidiali lotte in- sorte in quegli anni fra bulgari e serbi, fra ungherì e bossi- nesi ; la comparsa dell' esercito rasciano sulle frontiere di Ragusa per vendicare Y ospitalità dell' esule imperatrice di Bulgaria , quivi regalmente accolta; i movimenti guerreschi de' Serbi contro i nuovi acquisti de' Veneti e Ragusei ; l' uggia che tormentava di continuo gli espulsi settari da Stagno e Sabbioncello, e da ogni angolo dove il veneto leone aveva distese le sue ali; questi movhnenti bellicosi di razze quasi tutte estranee al culto cat- tolico , avevano dato fomite a convegni secreti , e più tardi a spessi fatti ostili contro i prelati cattolici, contro i potentati che se ne assumevano la cura di loro. Dal mezzo di tali svariati partiti si sollevarono nuove masse, s' accesero ire oltre modo crudeli ; per cui un nembo, se così crediamo, di uomini di ogni malizia e nefanda dottrina invase di nuovo la sgraziata terra, non tanto per mettere a prova la condotta di bano, che non era da meno Digitized by Google CAPITOLO QUINTO. Ili di questi , quanto per rendere la libertà religiosa idte fami- glie armigere e bellicose, le quali fino dai tenqri di 2Sbislao dimoranti nelle parti montane, vivevano, per essere difese dalla natura de' luoghi, segregate dal resto della nazione, senza con- servare più traccia di culto alcuno o di civiltà umana, ignare delle cose del giorno e delle cagioni delle loro lotte. Le co- muni più popolate dai cattolici si videro in questa congiuntura insidiate da nuove faccio , fanatiche oltre ogni dire , propaga- trìd d' idee non mai fra essi sentite, uè atte a prendervi con- sistenza. A tali scalpori si sdlentò la solita attività degli ope- rai cattolici, e. dove per fino si tacque la stessa loro voce, come di chi tacer doveva per accorto consiglio. H quale silenzio fu sì male compreso dall' occhio dello straniero osservatore, che da ciò appunto alluse alla meschinità di quel cattolicismo. Da ciò pure tolse più di uno a incolpare la dappochezza nei preposti a quel gregge eletto, e a piangere sulle ruiue di uà popolo venuto jUI' estremo respiro di vita mstiana, senza co- noscere le cause onde quella vita sembrava quasi estinta; senza saper raffix)ntare le vicende passate colle presenti, le pre- potenze dei settari colle virtù della tolleranza; senza riccordare le rare qualità di quel popolo cattolico; senz' accennare alla- mal- vagità di que' tempi, e ai perìcoli in cui versavano i fedeli e i loro pastori ; senza por V animo a tante altre tempeste, né men durevoli né men procellose , superate sempre con edifi- cante decoro dalla pazienza e dall' umiltà di que' buoni fran- cescani Né men é a credere che ogni angolo del terreno bos- sinese fosse esposto al facile ingresso di uomini facinorosi; poi- ché gli estremi lembi di esso, massime quelli di occidente e di mezzogiorno appartenevano per l'ordinario a famiglie potenti di Dalmazia e Croazia, famiglie in massima parte cattoliche, che nell'interno del principato possedevano beni loro proprii, le quiUi ora colla forza ora col senno sapevano conservare il buon ordine e la quiete delle coscienze, come appunto si vide in questi ultimi anni ne' domimi dei conti Drascovich, Frangipani, Digitized by Google 112 CAPITOLO QtHNTO. Subich, Neplizii^ e dei conti di Corbavia. La salute del popolo e della chiesa stava poi in potere dei bani, i quali chiamati a governarlo, di raro succedevansi per diritto di eredità, quanto per avventure, o meriti personali, spesso essi medesimi profes- santi il rito delle sette, raro il cattolica, e se anche di credenza romana^ per lo più volubili nel conservarla : amici delle armi e gozzoviglie, attendevano a' passatempi, lasciando in balla del de- stino il governo civile e religioso. La stessa corte ungherese sotto il cui protettorato era quel popolo, essa stessa chiamata a difendere le immunità dei fedeli e a tutelare i loro averi, fece molto, non mai abbastanza, per molti riguardi politici. Con tale alternativa fu retta la Bossina fino al domini oottoman. Gli affari religiosi della Bossina, che in ultimo vennero aggravati dall' usurpazione dei beni della mensa vescovile , passati, come si ha da una memoria, per consenso di re Car- lo, in mani laiche, posero in sospetto la Sede romana verso quella corona, onde il Pontefice fu obbligato di esternargli le sue amarezze con aperto risentimento, quale richiedeva e la gravità della cosa e V andazzo dei tempi. Ma sia che tale spoglio provenisse direttamente dalla volontà del re ; sia che questi pressato dalle circostanze, devenisse a quell'atto poco onorevole al principe cattolico, non ne porse l'orecchio che tardi, quando le minaccie non altro potevano essere che vuote parole dinanzi alla forza. Nel 1340, dopo fiere lotte dei par- titi reUgiosi, dopo tante straggi delle vite umane, il re entrò in nuovi negoziati colla santa Sede, diretti a restituire l' antico splendore a quella chiesa, e a purificare la morale pubblica molto decaduta in questi ultimi anni. A quest'uopo Benedetto XII deputò Gerardo Odone, Ministro generale di tutto l' Ordine dei frati Minori; soggetto destro e avveduto, che per l'incarico di Giovanni XXII aveva già con molto applauso sostenuto l' uf- ficio di paciere presso il re di Sicilia, e i re d'Inghilterra e Scozia, raccomajìdandone vivamente la causa dei fedeli per le cui terre sarebbe passato. Digitized by Google CAPITOLO QUINTO. 113 Il nuovo Legato pontificio prese il cammino direttamente da Ancona a Zara ') pel desiderio che aveva di conoscere di persona i confratelli del più antico convento di questa sponda, de' quali udiva farsi alti elogi, e fra cui realmente rinvenne, dice un nostro cronista, uomini degni di stima, tanto per la loro serafica osservanza, quanto per dottrina e pietà. Di Zara si tenne altamente soddisfatto: si compiacque della civiltà e della coltura de' suoi abitanti, onde per più giorni volle farvi sosta ^). Qui s'informò delle differenze politiche e religiose che s'agi- tavano oltre i monti : qui consultò i suoi confratelli intomo ai negozii pei quali imprendeva il lungo e malagevole viaggio: di qui, toltisi a compagni della sua missione alcuni de' più ad- dotrinati del cenobio % si diresse lungo la Croazia alla reggia del monarca ungherese, dove ebbe gli onori che un re eccitato dalla provvidenza sapeva rendere all'inviato del supremo ge- rarca, al capo universale dell' Ordine minorìtico, cui aveva sem- pre professato un sincero e leale affetto. Condotti a buon fine gli affari dell'Ungheria, parti l'animoso Aquitano per Mille- scevo, presso il bano della Bossina, il quale, essendone stato prevenuto per lettere di Carlo Roberto ed esortato ad usargli que' rispetti ch'eran dovuti alla dignità di un inviato pontifi- cio, si portò con tutto il seguito de' suoi magnati ^ ad incon- trarlo per lungo tratto di strada; e come per ristorare e lui e la sua comitiva dalle fatiche di un viaggio molesto e di in- grate impressioni , l' accompagnò ed accolse nel suo palazzo. L' arrivo dell' umile drappello dal nudo piede, dal ruvido sacco, festeggiato con pompa solenne da uomini comparsi in grande sfoggio di armi e di vesti nazionali, toccò si al vivo l'animo del generoso Stefano Cotramanovich, che, nella contentezza di vedersi visitato da sacerdoti tenuti in stima dai re e dalla santa Sede, riveriti dovunque per la singolare annegazione di sé me- desimi, ordinò fossero onorati con doni regali, ed egli stesso volle offrirsi ai loro servigi. Ma uditosi dire, che il più nobile dono per essi era la salute dell' anuna sua, ed il più dignitoso 8 Digitized by Google 114 CAPITOLO QUINTO. servìzio ch'egli prestare potesse era quello di rendere omag- gio alla cattolica fede: Ebbene, rispose, ed io con animo lieto abbraccio cotesto consiglio, e senz' altro vo' tosto trattare con voi del mio meglio. L' esempio del bano fu seguito dai grandi accorsi in que' giorni da ogni parte del principato. Tale nuova fu sentita con gioia grandissima da sua moglie, che nata cat- tolica, e cresciuta fra i pii esercizi! di quest' augusta religione, aveva abbandonato il suolo bossinese per non poter tollerare le scandalose sfrenatezze con cui dai malvagi la chiesa di Dio e i suoi servi venivano impunemente insultati. Dalla Polonia, ove ritirata in seno alla sua famiglia implorava gli aiuti ce- lesti per suo marito e pel suo popolo, corse a santificare colle sue virtù la reggia purificata dalle contaminazioni delle sette. Si affrettò il Pontefice di far conoscere al re con lettere speciali i buoni effetti che aveva prodotti la presenza del mi- nistro generale dei francescani, esortandolo ad assistere il bano con consigli, con aiuti, e con ogni mezzo atto a dare compi- mento ai disegni già formati a favore del culto cattolico. Nel medesimo tempo scrìsse a Stefano in termini evidenti, dai quali si comprende quanto ei promise e poi fece durante la breve dimora di Odone. ^Non ha guari, dice, fummo informati a mezzo del diletto figlio, frate Gerardo, ministro generale del- l' Ordine dei Minori, essere tu disposto e pronto a fare che nel principato bossinese venga rimesso il culto divino , 1' esercizio del quale a causa di molti eretici costà dimoranti era del tutto, come ci si riferisce, cessato. Noi lodiamo, e. raccomandiamo al Signore questa beli' opera con cui tendi a racconciare le chiese del tuo principato pressoché distrutte fino ad una, a sollevare il sacerdozio dall' avvilimento in cui finora giaceva, e ad ordi- nare che i divini ufficii si celebrino secondo il rito romano e la consuetudine di quei fedeli ^).„ Prima di accommiatarsi dal bano il Legato pontificio mandò un invito a tutte le Provincie del suo istituto, con cui, espo- nendo i bisogni di quel cattolicismo, animava la gioventù fran- Digitized by Google CAPITOLO QUINTO. 115 d^cana a recarsi ivi in aiuto dei loro fratelli. Nominò frat- tanto in vicario delle famiglie minorìtiche della Bossina frate Pellegrino di Sassonia, o come altri vuole di Ascoli, sacerdote adomo di virtù straordinarie, che dopo quattro anni del suo ministero, fu pei grandi benefieii da lui resi all' umanità e alla religione fatto vescovo, e dopo la morte registrato nell' albo dei beati col titolo di apostolo di quelle terre % La fama delle virtù di questo meraviglioso francescano e gli eccitamenti di Gerardo Odone trassero da ogni parte numerose schiere dei figli di Francesco , pel concorso de' quali la missione di oltre i monti ebbe vita nuova, ed ottenne frutti sovra ogni dire ab- bondanti Prevennero l'arrivo dei nuovi operai i Minori della Dalmazia , della Croazia e Slavonia ; ed il bano Stefano che restò edificato da questa visita non meno che dalla prima, li raccolse intomo a sé, e tosto diede principio alla fabbrica di un vasto monastero e:;di una chiesa nella stessa città di Mil- lescevo, verso la quale aveva volti tutti i suoi aflFetti come verso santuario in cui sarebbero riposte le sue ceneri e quelle di sua famiglia. Fra i primi che sopraggiunsero dai lontani regni fu fr^te Giovanni, dei principi di Aragona, il cui nome si legge nel libro dei beati delF Ordine. Celebre rimase la sua memoria fra ì settarii rinati alla fede e per le felici aringhe e per le grandi meraviglie che operò dinanzi al bano e ai suoi ministri. Si narra che asceso il rogo preparatogli appositamente da uo- mini attenenti a varie sette, ne fosse uscito illeso; alla vista del quale prodigio, chi per timore del terribile giudizio di Dio, chi per intima persuasione, desiderarono tutti di essere istruiti nelle verità della cattolica fede. A lui succedettero immediata- mente un Andrea di Sardegna e un. Giovanni d' Inghilterra, uo- mini di alta probità e di costante intrepidezza. Cosi il Luccari ne' suoi annali. ^In questo frammezzo di tempo li beati Andrea di Sardegna e Giovanni d'Inghilterra, frati di san Francesco sopraggiunsero con un naviglio di ponente a Rausa, quindi per la via, che conduce in Bosna, si trasferirono a ban Stefano Digitized by Google 116 CAPITOLO QUINTO. Cotromanno, il cui stato era infetto delP eresia de' Patareni. 1 con la sincerità, et integrità della vita, e con dottrina cat- tolica si posero a disputare , et a buttar per terra 1' opinione di que' heretici , alla fine i quali furono superati e cacciati da quel regno, favorendo molto i detti frati Demagna di Volzo Boboli, canonico rauseo, uomo di gran lettera, e di vita molto esemplare, il quale trovandosi appresso il detto bano con ufficio del segretario maggiore, lo persuase, che lasciata la su- perstizione greca, abbracciasse il rito romano. Et per schivare l'ambizione, e l'aura popolare, che cominciava ad honorargli come Santi, i detti frati si ritirarono in Stagno, confessando in punto di morte, come sentivano maggior contento in aver riformato la Bosna, che se avessero conseguito i supremi ho- norì della prelatura di Roma. I loro corpi furono seppelliti in san Nicolò di Stagno con li ritratti di loro persone sopra i sepolcri, come si vede sin' oggidì. „ Vera la relazione che qui dà il Luccarì dei due francescani; non però tali i loro menti da escludere l' opera di altri evangelizzatori, che nell' anno me- desimo e nei seguenti si trovavano occupati nello spandere i tesori della divina parola; e soprattutto poi quella dei nazio- nali e dei loro vicini, esperti dell' idioma, degli usi, e delle co- stumanze, dai quali assai piii di bene che dagli estranei do- veva aver ricevuto quel popolo ; né così sollecito e universale quale il Luccari lo dice, fu lo sgombro dei nemici del catto- licismo, dappoiché giammai il suolo bossinese e le terre che gli stanno all'intorno ebbero la sorte di formare un solo ovile. Guerre sanguinose interruppero quattro anni più tardi (1344) l'opera egregia dei Minori. Lodovico, re d' Ungheria, avendo tentato di reprimere colle armi le codarde pretese di Dusciano, re di Serbia, il bano Stefano come vassallo dovette prenderne parte ed entrare colle sue genti nelle terre dell'usurpatore; ma essendo riuscita sinistramente quell'impresa, la Bossina col- r Erzegovina furono dall'uno all'altro estremo invase, saccheg- giate le loro città, calpestati i campi dalla moltitudine degli Digitized by Google CAPITOLO QUINTO. 117 wmati. Fatta questa dimostrazione, per far vedere a re pò* tentissìmo, quale era Lodovico, di quanto fosse capace 11 brac- cio e la generosità di Stefano Dnsciano, o, come altri vuole, per costringere il bano, allora assente in Macedonia ^), a ce- dere in isposa pel figlio di lui, Urosio, Elisabetta sua figlia e- rede del ducato di Gheimo % il vincitore si ritirò tosto entro i suoi confini ^ senza far provare altre molestie ai vinti. Per tali eventi e per l'assenza del bano il principato rimase nuo- vamente in balia degli eretici, i quali non tardarono a susci- tare una fiera persecuzione, fatale quanto ogni altra da noi rammentata, alla chiesa e al reggimento civile. A molte fami- glie ridotte alla fede fu necessità di spatriare per sottrarsi alle vendette dei nemici: molti ministri del santuario ripararono sulle terre della Dalmazia con fanciulli inermi esposti al peri- colo di essere pervertiti. Il vescovo Madio, francescano opero- sissimo, da poco insediato sulla catedra di Duvno, la quale dopo settecento anni di vedovanza era restituita alla sua di- gnità primitiva '®), si ritirò nei monti di Poglizza, donde in alcuni mesi dell' anno aveva facile accesso ad una porzione del suo gr^ge; il vescovo Vitale, o Yalentiniano, dell'Ordine dei Benedettini, cacciato ei pure da Macarsca, ottenne dal metro- polita di Spalato la residenza in Almissa coli' intento di gio- vare ai proprìi diocesani; senonchè, avendo spinto troppo oltre le sue pretese sopra terreno non suo, venne tosto rimosso e provvigionato dei beni abaziali di sant' Andrea in Pelago, e la cura della sua diocesi commessa ai frati Minori. Andrea di Sardegna e Giovanni d'Inghilterra, poc'anzi rammentati, pas- sarono nel convento di Stagno, che due anni dopo (1346) con un breve di Glemente YI venne aggregato alla vicaria della Bossina, per servire di ricovero nel tempo delle persecuzioni. Sembra che i due animosi francescani avessero preferito di ri- tirarsi a Stagno, affine di tutelare la purità della dottrina cat- tolica contro gli attacchi dei settarii di Chelmo, che non ces- avano di visitare furtivamente la penisola di Sabbioncello con Digitized by Google 118 CAPITOLO QUINTO. danno gravissimo di qne' fedeli. Qnivi vissero i rimanenti giorni della vita consecrata unicamente a questa santissima opera. Le loro spoglie ebbero sepoltura nella chiesa dell'Ordine, che da allora in poi cominciò ad essere frequentata in modo partico- lare perfino dagli stessi accattolici, massime dagli ammorbati di febbri terzane, i quali pel loro patrocinio ottenevano grazie singolarissime * '). Intanto Dusciano provocato dalle minacde di Lodovico e da un'improvvisa scorreria dell'esercito stanziato nell'Erzego- vina, depose i sentimenti generosi che fino allora aveva nutriti, e assunse un carattere ostile e pertinacemente guerriero. In- vase di primo impeto il contado di Chelmo, riprese alcuni de' luoghi più importanti lungo le frontiere del principe bossinese, e li ritenne : fé' splendere le sue spade sul dalmato confine, là dove il bano a nome di Lodovico veniva a stabilire il buon ordine nelle famigbe dei conti soletti all'Ungheria; s'impos- sesò delle terre lungo il Cetina, prese a divozione Glissa e Scardona; e protesse la vedova dei conti Neplizii minacciata dalle armi del bano Stefano. Per tali conquiste strinse amici- zia coi Yeneziani a danno di re Lodovico, e con accoi^imento politico si affezionò il senato di Ragusa '^). Quando Dusciano divenne padrone di una parte della Dalmazia, dell'Albania, della Macedonia, della Transilvania e della Bulgaria, e assunse il ti- tolo d'imperatore dei Serbi e deiEomani '^), rammentò pure nello splendore di tanta gloria di non valere da sé a conser- varsi in tale grado di potenza, né di poterla trasmettere in e- redità a' suoi discendenti senza esterni aiuti. Temeva delle due repubbliche marittime, temeva di Lodovico, perché potentissimo vicino; ma più che di questi e di altri temeva dei principi del Vaticano, i quali soli bastavano, nonché a confermarlo nel pos- sesso delle Provincie conquistate, a dispossessarlo delle sue e delle altrui terre. Perseguitato e dì e notte da tali timori, inviò a Roma il vescovo di Scutari in qualità di suo Legato coli' incarico di Digitized by Google CAPITOLO QUINTO. 119 svelare a Clemente VI un suo secreto desiderio, eh' era quello di abbracciare la credenza romana e di entrare in relazioni a- michevoli coi prìncipi occidentali, dai quali era più volte am- monito del falso suo procedere. A fine poi di guadagnarsi l' af- fetto del pontefice, e di togliere ogni sinistra opinione che po- teva insorgere intomo alle future sue pretese sulle terre fino allora usurpate, si diede a promuovere con ogni diligenza il benessere della chiesa, largendole concessioni e privilegi che bastavano a porre il suo nome nel novero de' principi protet- tori della fede, amici sinceri della cattedra apostolica. Per ve- rità il culto cattolico era dovunque rispettato, i ministri del santuario trattati con riguardo, consigliati i vescovi nelle ri- forme da introdursi : si rifacevano le chiese abbandonate, si e- rìgerano due bellissimi monasteri pei padri Predicatori, uno a Scutari l'altro a Cattare, città di nuovo acquisto ; la stessa sua reggia che per lusso e magnificenza ritraeva molto della gran- dezza orientale, era frequentata e tenuta in onore da prelati cattolici non meno che da prelati accattolici : tutti distintamente godevano le simpatie di Dnsciano. Il pontefice si rallegrò seco lui, l'animò con paterne parole a voler seguire le celesti in- spirazioni ; ma sia che, distratto dalle ardimentose sue imprese, non gli rimanesse tempo di occuparsi più energicamente di que- st' argomento ; sia che s' accontentasse di avere per allora atti- rata a sé la pubblica attenzione, non si parlò per più anni di tali trattative. L' errore frattanto si era dato a battere una più ampia strada; serpeggiavano i nuovi veleni per la Ser- bia, r Albania, la Rascia, e per i confini orientali della Bossina, portati dalle provincie conquistate; i germi guasti già radicati su quelle terre si rafforzavano ogni dì più per opera di perversi cultori di estranee dottrine. Si dolsero i nostri vescovi dei co- storo maneggi, e delle angherie che tratto tratto venivano fatte al clero, alle chiese, ai monasteri. Dusciano non indugiò a dar retta alle loro doglianze, e ad istanza di frate Bartolomeo, ve- scovo di Traù *^), che da qualche anno viveva nella sua corte Digitized by Google 120 CAPITOLO QUINTO. in qualità di nunzio apostolico, e seco lui molto famigliarmeote usava, ordinò la punizione dei colpevoli. Intanto a prevenire le querele dei prelati cattolici, scrisse ad Innocenzo VI in termini più aperti di prima, e molto consolanti: esser egli oltremodo dolente, diceva, di alcuni gravi accidenti occorsi a sua insaputa; ma soprattutto rincrescergli, che alcuni prelati di chiese e mo- nasteri, canonicamente istituiti, fossero cacciati contro ogni giu- stizia dai figli delle tenebre, trattati in una ai loro gregge con ignominie troppo dìsdicevoli, e ingiurati nel più sacro che si ha la casa di Dio, costringendo parecchi dei fedeli a reiterare il battesimo e la cresima, ricevuti secondo il rito della santa romana chiesa; avere egli, tosto che n'ebbe notizia, con pene severissime ordinato che i prelati destituiti dalle chiese e dai monasteri loro fosser inviolabili, e chiamati a restituirsi quanto prima alle proprie sedi, eccettuatine gli alunni dei sei conventi, de' quali, a motivo de' scandali e pericoli inevitabili, non si po- teva per allora sperare il ritorno; ma che cessati questi, ne procurerebbe (come realmente avvenne) la restituzione; avere inoltre minacciato di tali rigori qualunque persona sia laica od ecclesiastica, la quale osasse portar ingiuria, o molestia alcuna ai Latini, od intentare atti di violenza contro i battezzati e confermati secondo il rito romano. E poiché, soggiunge, a tutti i vescovi, abati, e ad altri dignitarii sì secolari come regolari, fu data piena libertà di ritornare ai loro posti e godere dei loro diritti e beneficii, fu del pari provveduto, perchè non ve- nissero molestati nell' esercizio dei divini ufficii , nell' ammini- strazione dei sacramenti, nell' insegnare e predicare pubblica- mente il Yangelo, nell' esercitare ogni parte del loro ministero, giusta la consuetudine della propria chiesa. Riconoscer egli la chiesa romana per madre e maestra di tutti i fedeli, il romano pontefice, padre comune, vero vicario di Gesù Cristo, e successore del beato Pietro, principe degli Apostoli; essere suo desiderio, che, allo scopo di aggregare al seno di questa i suoi sudditi, destinasse sacerdoti probi fra i meglio versati nella legge di Dio, Digitized by Google CAPITOLO QUINTO. 121 i quali uniti al suo prediletto amico, frate Bartolommeo , nella grand' opera da lui felicemente iniziata avrebbero la contentezza di condurli in breve all'ovile di Cristo.» Queste relazioni con- tenute in una lettera, munita dei regi sigilli, furono portate a Roma da tre commissari di corte, fra i nomi de' quali si legge quello di Damiano cittadino, e patrizio di Cattaro. I religiosi sentimenti di Dusciano furono comunicati a pon- tefice anche da una lettera del vescovo traguriense, nella quale l'illustre prelato significa pure a Sua Santità l'ardente desi- desiderio che que^ nutriva di essere nominato condottiero de- gli eserciti collegati contro il Turco, colla promessa di spie- gare tutto il nerbo delle sue armi per umiliare alla Croce l' or- goglio musulmano, e togliere una volta per sempre dalle fauci di que'lupi le terre di tante cristiane memorie. A compiere gli ufiGcii chiesti* da Dusciano, e a spargere buoni semi sulle terre di Serbia, Rascia e Albania, fu com- messa la cura ai Minori della dahnata provincia per lettere speciali^ dirette al surricordato frate Bartolommeo e al mini- stro della Dalmazia. Al primo, che ebbe per compagno Pietro Tommaso dell'ordine dei Carmelitani, vescovo di Patti in Si- cilia, scrisse in questi termini. ^'Fra i doveri, che per lo mi- nistero apostolico incombono al nostro ufficio, v' ha pur quello di vegliare, secondo che i tempi e le condizioni de' luoghi lo consentono, insieme a probi sacerdoti, sui veleni contagiosa de- gli uomini involti negli scismi e nell' eresie, con cui si studiano di corrompere la purità della cattolica fede, e di pervertire le menti idiote. Da poco, non senza grande nostro rammari- co, ci giunse all'orecchie, che alcuni figli dell'iniquità, sotto sembianze di veri credenti, intentarono di dividere e lacerare la tonaca inconsutile di Cristo nostro Signore ne' regni della Rascia, della Serbia, e dell'Albania, e nelle adiacenti terre, suscitando scismi perniciosissimi, introducendo nuove sette, dis- seminando errori svariati. Non abborrono essi dall' asserire, lo Sprito Santo procedere non dal Figlio, ma dal solo Padre, senza K Digitized by Google 122 CAPITOLO QUINTO. punto curarsi di quello che la sacrosanta romana ed apo- stolica chiesa, madre e maestra di tutti i fedeli, tiene ed in- segna , rigettando V autorità de' concili! e queir incommuta- bile e universale sentenza dei Padri ortodossi , dei dottori si greci che latini , dai quali abbiamo imparato , che lo Spirito Santo procede ab eterno dal Padre e dal Figlio, come da un solo principio. Van più oltre con nuove menzogne a ferire la chiesa romana ne' suoi insegnamenti , sostenendo non essere lecito ricevere l' eucarestia in pane azimo , si bene in fermen- tato, negando esservi nell' azimo il vero corpo di Gesù Cristo; dal che avvenne che spesso le sacre ostie si videro ingiuriate dalle loro bestemmie, e ciò eh' è più esacrabile, deturpate dalle loro mani, calpestate dai loro piedi: essere del tutto false le forme del battesimo e della cresima, usate secondo il rito della nostra chiesa, e i batezzati*e confermati con queste, doversi ribattezzare e riconferm{u:'e ; essere fuori della vera fede tutti coloro che riconoscono tale chiesa, osservano le sue istituzioni, e si assoggettano alle sue leggi. Nonostante tante nequizie, ci è pur giunto a cognizione, che arcivescovi e vescovi cattolici di quelle terre non cessano di conferire, contro le prescrizioni dei canoni ecclesiastici, i sacri Ordini, né di dispensare i matrimo- nii ne' gradi proibiti; che molti degli Ordini mendicanti girando per le dette terre si annunziano quali Legati della sede pon- tificia, sotto il quale pretesto si arrogano diritti incompetenti con grave scandalo e danno delle coscienze dei fedeli. Essendo noi tenuti per istretto dovere di porre rimedio a cotesti mali, abbiamo stabilito di dare alle fraternità vostre l'incombenza che voi stessi abbiate a portarvi in persona in quei luoghi, dove vi parrà più opportuno, a combattere virilmente per la santa chiesa contro gli erranti, contro gì' instigatori e saccenti del secolo corrotto; a dissipare gli scismi, sciorre le sette, sve- lere dalle radici i veleni, correggere i traviati, ricomporre i di- sordini avvenuti, condurre gli erranti all' unità della fede e al- l' osservanza della disciplina ecclesiastica : tutto ciò colla parola Digitized by Google CAPITOLO QUINTO. 123 persuaditrice, e dove questa non basti, coli' aiuto del braccio secolare '*).„ A queste lettere ne seguirono altre, dirette ai prelati di quel reame, colle quali intendeva di rafiForzare l' opera dei Mi- nori e richiamare a retti principii i traviati. Scrisse a Giovan- niccio, patriarca serbo, non dissimulando in quanto rammarico fosse il suo principe per le scissure, che in gran parte dove- vansi attribuire a lui stesso, come al capo dell' eterodossia. Gli mette quindi in prospetto V origine e la santità del Primato , le sue prerogative e i diritti : V avverte delle pie intenzioni di Dusciano, le quali miravano ad educare i suoi popoli nelle vie che conducono al centro dell' unità cattolica, fuori della quale no v'ha salvezza. "Siccome la fede, gli scrive, è una, insepa- rabile da questo centro, così chi è fuori di esso, è senza dub- bio fuori della fede ; laonde, chi si rimane fuori della fede, non può essere partecipe de' suoi doni, ned avere l' adozione de' figli. À te volgo queste parole, a te, pastore di numerosa greggia, al cui ovile non dalla voce del sommo pastore chiamato, sì bene da quella de' suoi nemici, quietamente ten rimani nell'er- rore. Sta ora in te a comprendere, coli' assistenza dei nostri Legati, ministri di Dio, la via della verità, ammaestrarti ne' suoi divini insegnamenti, e procedendo sulle loro orme, farti istru- mento della salvazione del tuo popolo. „ Espose le medesime necessità agli arcivescovi e vescovi cattolici dimoranti nelle sud- dette regioni, esortandoli a mantenersi fedeli nella loro voca- zione, ad aiutare i due Legati, ed altri, che il ministro della Dalmazia troverebbe opportuno di là inviare, nel ricondurre gli smarriti alle pasture dell' eterna vita, a ricevere con animo tranquillo i loro ammonimenti, e trattarli con quei riguardi che erano loro dovuti e per riverenza alla maestà di Dio, ed a quella del suo vicario. Questo movimento religioso, a cui aveva dato impulso l'astuto Serbiano per sue mire politiche, sebbene cogliesse poco frutto fra le genti eterodosse, giovò nondimeno a imporre si- Digitized by Google 124 CAPITOLO QUINTO. lenzio alle bestemmie, onde pubblicamente andavan impugnati alcuni dogmi, e ad incuorare a vita operosa ed esemplare un episcopato fino allora inerte e trascurante dei proprii doveri. I sentimenti di Dusciano in apparenza favorevoli alla sede ro- mana, e sempre sospetti e al pontefice e ai suoi Legati, erano un àncora delle speranze, ond' egli cercava di allontanare i pe- rìcoli che gli sovrastavano dalla potenza ungherese, avversa alle smisurate sue cupidigie, e alle prerogative, che a preferenza di sovrani legittimi ambiva usurparsi, a scapito dei loro diritti e dell' autorità che fino allora avevan esercitata. Di fatti, come si avvide, che né il sospirato tìtolo di imperatore, né il pri- vilegio di essere a capo degli eserciti collegati, gli sarebbero consentiti né da Innocenzo, né da Lodovico, né da alcuno dei principi occidentali ; cessò tosto dal maneggio de' soliti suoi ar- tifizii, e assumendo quel carattere che dalla natura e dall'edu- cazione aveva ereditato, troncò ogni suo affare colla chiesa ro- mana, vietando ai suoi (senza però interrompere la vecchia a^ micizia col frate Bartolommeo), di assistere alle sacre cerimo- nie dei due Legati, minacciando qualunque si laico come ec- clesiastico del rito suo, in qualsifosse parte del regno, commu- nicasse coi Latini Cotesti ordinamenti sollevarono quel popolo a tale grado di fanatismo, che in alcuni distretti le sostanze de' cattolici, la sicurezza della loro vita, erano esposte a continui pericoli, vie- tato dovunque il pubblico culto, proibita l' amministrazione dei sacramenti, impugnati nuovamente i dogmi principali. Il som- mo gerarca fece udire la sua voce, richiamò alla memoria del re le spontanee sue promesse, ma rimase senza risposta. Scese allora il re Lodovico a punire i nemici della religione, e col- l'invitte sue schiere s'impossessò in breve di tutti i luoghi u- surpati lungo le frontiere. È fama che Dusciano intimorito se ne scusasse, riversando la colpa sui ministri e prelati del regno; per lo che il generoso monarca, colla speranza di vederlo in- dotto a rispettare la sacra parola, gliene facesse la restituzione. Digitized by Google CAPITOLO QUINTO. 125 Ma morto (1356) prima di poter entrare in nuove trattative, rìdìscessero le ungheresi schiere, e occupate le terre della Bos- sina, ne restituirono al bano Stefano l'avito possesso. Frattanto che la santa Sede si studiava di migliorare le condizioni della chiesa cattolica nel regno di Urosio, figlio di Dusciano, la Bossina e le terre del confine dalmato, ridate ai lattimi loro possessori, riacquistarono quell'ampio esercito della libertà evangelica, che avevano goduto sotto i primi loro padroni. Né coli' accennare a queste franchigie, intendiamo di muovere lamenti contro le vessazioni della passata usurpazione, che né il culto pubblico, né 1 numerosi francescani, ebbero cosa a soffrire, si bene contro le immunità di ogni credenza ivi in- trodotta, contro la scettica licenza, la quale se non iscreditò la santità del nome cattolico, valse però a travolgere gli animi con impasti di strane idee ed a radicarle nelle menti degli e- terodossi; i quali nelP originale semplicità della loro nascita non sempre erano avversi a sentire i sani ammaestramenti. La Bossina, guardata e custodita da suoi vicarii, sacerdoti di santa vita, e di alta sapienza, si moltiplicò e di egregi operai evan- gelici, e di numerosissime famiglie convertite, talché al ritorno del suo principe, che di buona porzione n' era spodestato, potè offrire di nuovi evangelizzatori e per la Bossina e per le cir- convicine terre. Bano Stefano ebbe la contentezza di trovare nel massimo splendore il culto cattolico , e di rendere 1' a- nima fra le braccia dei frati Minori, dai quali fu guadagnato a Dio, e animato a proteggere la sua chiesa. Il suo corpo venne depositato (1357) nel santuario dei detti Minori, fabbricato, come dicemmo, per servire di tomba a sé e ai suoi posteri. Digitized by Google 126 CAPITOLO QUINTO. mote. '} Frane. Goniaga. Db origine seraphieae religionis Tom. 1, «) Ibi. 0 Ibi. *) Let. di Benedetto XII a Gerardo Odone. Wading, Tom. 9. ad, an. 1840 0 fading, ibi, ') Hdartyr. Ord. ad 28 ianuarii, E il primo dei Vicari! ret^istrafi nelle ta- belle deir Ordine minoritico della Bossina, non il più antico detla serie. Senei ca- pitolo generale del 1260 congregato a Narbona. sotto la presidenza di san Bona- ventura la Bossina fa rappresentata come Vicaria, ne viene che fino d' allora a- vesse i suoi Vicarii, i cai nomi non giunsero ai posteri pei frequenti incendii di quei monasteri. ') Du Fresnc. •) Du Fresne. •) Da Fresne. '°} San Germano, vescovo di Capua , vi consecrò la prima chiesa nel 618, quando con altri prelati del concilio di Costantinopoli ritornava per la Dalmazia. Il primo #uo vescovo fu Malco insediato nel 590, noto dalle letfere di san Gre- gorio per la mala sua amministrazione del patrimonio di san Pietro. "} P. Huebcr nel Blenelogio sotto la data dei ò aprile, riferisce: *^Stamni in Ragusis circa annum 1540 in S. Nicolai convenlu tumulaiu* iacet P, An-' drea9 a Sardinia, qui iimul cum apostolico P, Joanne ab Anglia in Ulyricum praedicandi Evangelii causa missus prodigiose praesHiit prò divino honore s- molumenta^ enim vero cum uterque IHyrici sermoni ignarus esset, illyrice ta- men Spiriiu Saneto dietante concionabatur uterque, Sed et miracula edidisse feruntur consepuki. In his quidam nobiHs, ex quadam infirmitate coeats effèctus, admotis ex eorum sepulcris pulveribus visum protinus recepii.^ h' errore cro- nologico di Hueber si legge corretto dal P. Dolci : . . . . floruere tamen ad an- num 1340, Eorum vero sacra corpora Stagnensi ecclesiae laterali interclusa muro coluntur a fidelibus , quin in muro non modicum foramen est , per quod digito ligneum quid, forte Beatorum arca, tangi potest; calxqne inde abstracta ad pellendam tertianam febrim, qua ea regio laborat plurimum , vulgo perutilis praedicatur, 9ton. hisl, Prov, Rac, Ord, Min. ") La Repubblica , si ha da Luocari , mandò gli ambasciatori nel campo a risolvere con Stefano il modo di entrare in Ragusa, perchè non è dubbio che V im- peratore incitato da Baroni che desideravano in altrui quella ferocità d'animo che eglino stessi poi non reppresentarono di Uroso loro naturai Sig^nore, lo trascina- vano a pigliar assoluto dominio di Ragusa; perciocché lo pregavano che entrasse armato in Ragusa ^ con qual atto (secondo gli ordini militari) si guadagnano gli Stati. Ma V imperatore , di natura magnanimo, alli preghi de' nostri oratori deli- berò d' entrare disarmato ; e così con Rogozna o Elena sua moglie , col principe Urosc, con pochi Baroni e trecento celate armate di Sarise Macedone, traversando Popovo , Trcbignt o Canale si calò in Epidauro colonia: e quivi imbarcatosi su Digitized by Google CAPITOLO QUINTO. 127 ^ue 'galere che da Ragusa erano venute a riceverlo se ne venne a Ragusa. La Signoria V aspettò alla porta della città, essendo piene le strade di gentiluomini ehe gli andavano incontro; fu visitato da' prelati nel palazzo pubblico, dove con tanta leggiadria e pompa era alloggiato , che egli stesso giudicò e disse che non poteva essere raccolto piò sontuosamente, né più riccamente presentato , né con maggior abbondanza di tutte le cose pasteggiato con tutta la sua famiglia. Oli fece anche il Dominio fare da artefici greci le immagini e figure che rappresen- tavano le vittorie e le spoglie ohe egli riportò da Bulgari, Greci, Ungheri, Tur- chi, .Macedoni, Tartari, Slavi e Bossinesi; finalmente gli volse far una statua di pietra fina; ma considerando che questa scultura manco diletta che la pittura, rispetto eh' ella non ha quella vaghezza che hanno i colori, lo fece da un valente pittore ritrarre in un quadro al naturale. Ma Stefano stette a Ragusa 8 giorni oonfermando i privilegi alla città e quelli che spettavano a Stagno feudo di Ros- sina; raccomandò alli Padri la libertà, la ricchezza e la fortificazione di Ragusa, e fece ammettere alla nobiltà Niccolò Bucohia suo Protovestiario e conceder i di- ritti del pesce alle monache di S. Chiara, con dngento moggia di sale all'anno. Partì poi con le galere ragusee alla volta di Cattaro , dove altresì fu ricevuto con grande onore : ed indi andò per Zenta in Rassia , avendo sempre il pensier volto alla difesa dell' Europa dalle incursioni dei Tartari, Turchi e Cumani.„ "} L' imperatore Stefano si sottoscriveva in slavo : Stevan v Hrista Boga Blagovjerni Car Srbljem i Grkom ; ed in latino : Slephanus Dei Oratia Orceco^ rum ei Raxim Imperatore oppure anche: Imferator Raxim et Romania, Raxia significa ne' scrittori del medio evo, Servia; e Romania, l'impero romano di Oriente. Nota di Orsatto Pozza al Disc, di Mickievicz sui can. popol. *^} Wading. — Giovanni Lucio. Memorie istoriche di Traù. Lib. 5. *'} Scritta da Avignone nel gennaio del 1354. Digitized by Google 128 (1356—1390). itryoinenio. Tvarko succede a Stefano Cotramanovich *- dà ricetto agli espulsi settarii — distrugge le opere religiose del suo antecessore — si proclama re della Rossina — a MUlescevo riceve la corona dal patriarca greco — cade r impero di Dusciano — v' accorre re Lodovico coi suoi crocesegnati — occupa la Bulgaria — 06- bliga re StratinUro a dare libero accesso ai francescani — e/- felli della loro missione — oltre duecento mila in pochi di con^ vertono alla fede — relazione di questa maravigliosa opera — edificano cinque conventi col titolo di Custodia — si ridesta una fiera persecuzione — fra i martiri di Vidino si novera frate Gregorio da Traii — muoiono martiri per la fede Gregorio e Simeone del convento di Zara — frate Antonio da Spalato - suo apostolato nelle montagne detta Valacchia — sua nomina a vescovo di quelle tribù — La Vicaria bossinese acquista nuovi conventi nette terre confiìianti — frate Xicolò da Sebenico prc" dica netta Bossina — parte con alcuni compagni per la Pale^ stina — annunzia U vangelo ai saraceni — soffre tormenti cru" delissimi — re Lodovico viene a Nona — ordina t erezione di un cenobio — di un altro a Novegradi — nuovo regolamento per gli studii generali — prospetto dei monasteri esistenti sul finire del mille trecento. Digitized by Google CAPITOLO 8EST0. 129 Tr rapassato Ubano Cotramanovich (1357) senza prole maschile^ successe Tvarko, figlio di suo fratello Ladislao, noto sotto il titolo di primo re della Bossina. Giovine poco più che ventenne, governò ne' primi anni con somma lode, diretto dai buoni consigli di sua madre, donna di prudente e dignitoso pensare ; ma inorgoglito dai tristi compagni di sua giovinezza, allettato dal prestigio di novità e di gloria, cominciò distrug- gere quanto il suo antecessore aveva piantato a prò della re- ligione e della pubblica quiete. Vinto eh' ebbe Paolo Culizich *) suo competitore nel principato, e fatti tacere i partiti avversi, richiamò gli esuli settarii, perseguitò e spogliò di ogni avere Stefano suo fratello, perchè passato al rito latino. Erano prìn- cipe che accennavano a guerre sanguinose, a danni irrepara- bili del culto cattolico; onde re Lodovico, sotto pretesto di congratularsi in persona delle prime sue vittorie, lo trasse alla sua corte. Al quale invito volentieri accondiscese, sembrando- gli un mezzo opportuno per visitare Elisabetta figlia di suo avo sposata a Lodovico, e per rendere ossequio alla maestà di un sovrano da cui dipendevano le sue future sorti. Quali ammonimenti quivi ricevesse, la storia non fa parola, ma n' è fàcile a conghietturare, dappoiché, scorse alcune settimane in liete ricreazioni, Lodovico intimò al suo ospite di rinunciare al ducato di Chelmo, come retaggio di sua moglie, in ricambio delle terre poste tra Narenta e Cetina, o di rimanersi prigio- Digitized by Google 130 CAPITOLO SESTO. niero coi magnati di suo seguito. Vi si adattò per evitare l'in- decorosa prigione, ma partì sdegnato e corruccioso, e del suo sdegno ne sentì gli effetti il cattolicismo di tutta la Bossina. Lodovico impegnato allora nelle guerre colla repubblica Veneta e coi despoti dell'impero di Dusciano, non solo dissi- mulò le trascendenze di Tvarko, ma a fine di averlo compa- gno in queste guerre, gli promise d' innalzare al grado di regno la Bossina, e di regalarlo delle provincie che avrebbe conqui- state colle sue genti. Le promesse del re potentissimo aumen- tarono in lui l'avvidità di gloria e di piii ampia signoria; sì che impugnò senz'indugio le armi, abbattè con prospera for- tuna ì numerosi nemici, che nella breve sua assenza avevano invase le più belle terre del banato, snidò i serbi da varii punti della Dalmazia, sottomise tutta la Rascia. Dopo tanti e- gregi fatti di armi ritornò a Millescevo, dove, consenziente re Lodovico come signore supremo del principato, ricevè nel 13^6 il diadema dalle mani dal metropolita greco, assumendo il no- me di Stefano Mirco , il quale tosto dopo 1' atto solenne fu commutato in quello dì Stefano Tvarko I, primo re della Bos- sina e della Rascia. Ma né il nuovo titolo, né i moltiplici fa- vori che si vide prodigati dal monarca ungherese , valsero a cambiare gli spìriti alteri del re novello , né punto giovarono alla causa della cattolica fede. Che tali calamità pesassero sopra queUo sventurato gregge, ne fanno testimonianza le lettere di Ur- bano V % dirette a Pietro, vescovo bossìnese, colle quali gli raccomandava di associare l' opera sua a quella dei frati Minori, diretta a vegliare sulla purezza della fede , ed a tenere desti i sentimenti religiosi tra i fedeli, usando carità e pazienza nella con- versione dei settarii. Scriveva a Lodovico % esortandolo a sten- dere la mano protettrice sul popolo insidiato dai novelli declama- tori, fomentati e favoriti da Tvarko, per le cui mene la Bossina era divenuta convegno di uomini di ogni dottrina e dì ogni colore. Negli stessi anni, quando prendeva rapido incremento il regno di Tvarko, crollava l'impero di Dusciano per lo scarso Digitized by Google CAPITOLO SESTO. 131 senno di suo figlio Urosio, e per gli scaltri maneggi di sua madre, che n' era tutrìce ; donna di aspra tempera, avversa alla cattolica religione. Si sollevarono gli uni contro gli altri i pre- fetti delle Provincie *) ; sorsero i Paleoioghi ai quali eran state rapite Y Àcarnania, la Macedonia e la Tessaglia ^) : lotte san- guinose e struggitrìci chiamavano le armi straniere. Urosio ber- sagliato dall' avversa fortuna, tradito dalla madre, sprezzato dai ministri, impotente a resistere, ''si ritirò, dice Luccari, a Laz- zaro Grebglianovich, e si mantenne nelle sue estreme necessità con due mila perperì che i Ragusei suoi antichi amici gli prov- vedevano. Ma sollecitando di salvarsi a Ragusa per provvedere alle cose sue, sopraggiunto da Vucasin, fu morto a tradimento, e in lui mancò (1366) l'impero della casa Nemagna.„ L'asprezza di queste guerre accompagnata da una bar- barie oltremodo crudele, atterrò nel suo furore i più rinomati santuarii, tolse fin le vestigia di ogni sacra abitazione ; scaduto il culto cattolico, e in alcune Provincie pressoché estinto. Lo- dovico, che di mal animo soffriva cotesti amministratori dive- nuti sovrani indipendenti e tiranni, entrò la seconda volta nella lotta coli' intento di proteggere la causa dei fedeli e di resti- tuire alla chiesa il perduto splendore. Le prime vittorie dei crocesegnati sui despoti tra sé combattenti fruttarono alla chiesa il ristabilimento del culto e dei monasteri, parte atterrati, parte rimasti vuoti di abitatori. Sul terreno conquistato tornarono a diffondersi i frati Minori, chiamati a piantare i germi della ci- viltà e della religione. Vi concorsero alunni delle famiglie di Roma e di varie parti dell'Italia, vi concorsero que' della Dal- mazia e dello stato di Ragusa. Dalmazia e Ragusa erano le sole Provincie del continente illiiico, le quali, come si esprìmono i nostri cronicisti, potevano a quest' uopo offrire di abili evan- gelizzatori, perché esse sole a preferenza delle altre erano de- positarie della civiltà e delle lettere. Di fatto, i cinquanta fran- cescani partiti da qui nel primo anno del pontificato di Urbano y, con a capo il frate Cosimo di Zara ^), si diressero allora Digitized by Google 132 CAPITOLO SESTO. per diverse regioni, dove necessità maggiori si presentavano. Ragusa inviava i suoi ^ rafforzare le famiglie di Dnrazzo, di Scutarì, di Dolcigno e di Antivari. Di quali doni e grazie fos- sero privilegiati i novelli banditori della divina parola, quale r operosità e la destrezza loro, quali le benedizioni di cui Iddio si compiacque di consolare le loro fatiche, ne fa solenne testi- monianza la missione impresa in que' giorni nella Bulgaria. Come Lodovico ebbe vinto il re Stratimiro e preso pos- sesso del suo regno, ne lo restituì al trono coir obbligo di dare adito ai missionari francescani, e di proteggerli dai nemici della fede. Si rivolse quindi al Vicario che dirigeva allora i mona- steri della Bossina, e ne ottenne otto dei più provati. Al pri- mo ingresso di questo piccolo drappello, il vessillo della Croce fu salutato con affettuosa venerazione da una moltitudine di ogni credenza: ducento mila anime furono rigenerate col lavacro battesimale nel corso di cinquanta giorni. Ricevuta questa con- solante notizia, s' affrettò il pio monarca di spedire al ministro generale dell' Ordine francescano registrati i nomi dei singoli convertiti, supplicandolo d'inviare per quelle contrade quanti più potesse de' suoi frati. Seguente è la relazione del prodi- gioso avvenimento, trasmessa dal detto ministro al provinciale dell'Umbria, perchè fosse pubblicamente letta nel giorno del prossimo Perdono a Santa Maria degli Angeli, in cui convenivano ì frati da tutte le parti dell'orbe serafico: "Carissimo Mini- stro ^: ebbi ieri, non so ben dirti con quanta letizia del mio cuore, lettere dall'inclito re d' lingeria, Luigi, e dal nostro Vicario di Bossina, sì piene d'ogni giocondezza dello Spirito Santo, che parola non basta a narrare. Il fuoco per fermo, in virtù delle sante meditazioni, acceso nell' Ordine nostro, comin- cia manifestarsi in grande incendio, onde di qua e di là par- tono vive scintille, che si svolgono in torti e magnanimi pro- positi della conversione de' popoli infedeli. Imperocché quelle lettere mi fanno in somma assaporo, testé Iddio a mezzo di alcuni suoi servi frati dell' Ordine nostro, appartenenti alla Vi- Digitized by Google CAPITOLO SESTO. 133 caria di Bossina, essersi degnato operare sì grandi e mirabili cose, che quantunque molti di numero % in nessun modo ba- stano ad amministrare il battesimo e gli altri Sacramenti a quelli che in pochi giorni si furono convertiti alla fede catto- lica. Ciò solo basti dirti, che a domanda del cristianissimo e devotissimo re d'Ungheria, avendo inviato il mio Vicario di Bossina otto frati in una provincia con quel regno confinante, in soli cinquanta giorni vi battezzarono oltre a dugentomila persone. £ perchè non cadesse dubitazione di sorta sopra cotal numero, che invero ha del prodigioso, per comandamento del sopra detto monarca in autentica scrittura vennero contrasse- gnati i nomi di tutti i battezzati. Non di meno ci fa sapere, tutti cotesti non sommare né pure la terza parte dell'intero popolo di quella contrada; ma si ha ferma speranza essere ormai per aprìrvisi del tutto le porte alla fede, mercè della quale il signor nostro Gesù Cristo raccoglierà il rimanente nel suo eletto gregge. Imperocché principi infedeli co' loro popoli, gio- vanetti e verginelle, vecchi e di minore età, corrono a turbe a chiedere e ricevere U battesimo, e sì del pari eretici e scis- matici tornano alla verità della fede ortodossa nell' unione della sacrosanta chiesa di Roma. Gli stessi loro Calogeri si danno a vedere umili e docili al magistero di lei, che poc' anzi per- tinacemente perfidiavano nell' errore. Talmente che vollero per- sino edificarci parecchi conventi, affinchè in tal modo a mezzo l' opera dei nostri missionarii, il frutto della virtù dell' unità e della fede vi permanga fermo e costante. P^ la qual cosa si rallegrino i cieli, esulti la terra, ed ogni lingua si sciolga in laude al Signore. Che in verità la terra si è commossa, e i cieli dalla faccia di Dio del Sinai, distillarono versando in questi di oltre dell'usato copiosa rugiada, che piacque al Signore riser- vare alla diletta sua eredità, che sono i frati Minori, affinchè il deposito della fede di Cristo in essi fruttificasse, e mediante r opera delle loro mani si empisse il suo ovile d' un gran nu- mero di genti convertite. Pure a questa nostra giusta allegrezza Digitized by Google 134 CAPITOLO SESTO. spirituale non manca un senso di dolore : ciò è^ che sendo so- pra modo abbondante la messe, pochi non di meno siano gli operai che vi lavorino intomo. Ecco là quelle contrade bian- cheggianti delle spiche mature ; ma non è chi basti a mieterle, e ne raccolga il frutto nei mistici granai della vita eternale. Imperocché con lagrime mi si fa noto, che ove non si accresca immantinente il numero dei missionari, buona parte si avrà a perdere di quel guadagno ; anime, a cui riscattare versò il Sal- vatore tutto il prezioso suo sangue. Andrà perduta tutta la Bulgaria popolatissima, che ebbe testé conquistato il valoroso re d'Ungheria; e sopra tutto la città di Yidino, principale della regione , assai grande e in que' dintorni famosa , ove i più dei sopra detti frati sono destinati a recarsi. Anche i Pa- tarìni e Manichei mostrano di essere ora più che mai inchi- nevoli a ricevere il battesimo , convertendosi alla vera luce , che é Cristo, tanto solo che non mancassero coloro, dai quali si vedessero additare la via che mette al predetto lume celeste. Onde avvedutosi il memorato piissimo monarca di tale santo proposito, che viene manifestandosi in molte di quelle nazioni, traboccante il cuore di spirituale contentezza, divotamente ci domanda gP inviassimo , il meno, due mila frati da scompar- tire in ufficio apostolico per quei diversi regni ; ed egli stesso dispone di fornire a sì bella impresa, non che solo tutto che possa occorrere, ma sino la stessa sua vita. Su dunque surgano in buon numero santi religiosi, che imitatori del Figliuolo di Dìo, e fedeli discepoli del beato Francesco, si accingano senza indugio a muovere a sì copiosa messe di anime, ove parteci- pando alle fatiche di coloro i quali di cotali avventure ci am- moniscono, con zelo verace, e con essi dappoi in esultazione mietendo , per tal modo in ricambio del frumento eletto da essi riposto nel granaio celeste, abbiamo a gustare eterna- mente il pane soavissimo, che dà nel suo regno il Signore, se- duti gloriosamente alla beata mensa di Cristo. Imperò, o ca- rissimo Ministro, tu disporrai che le presenti nostre lettere si Digitized by Google CAPITOLO SESTO. 135 leggano chiaramente e distintamente da te o da altri a tutti i frati, che verranno costà alla sacra indulgenza della Por- ziuncola, esortandoli quanto sai e ti è in potere, da indurli a guadagnare il frutto di tante anime; dicendo da mia parte a tutti quelli che tocchi dallo Spirito Santo vorranno partire per quelle regioni, che si facciano senza più alla mia presenza, ac* ciò che ricevuta da me l' obbedienza e la benedizione , posta ogni loro speranza in Dio, più secura e fruttuosamente adem- piano la divina inspirazione. Sta sano e prega per me!„ La Bulgaria guadagnata, allora alla chiesa di Gesù Crìsto, venne commessa per intiero alla cura dei Minori di Bossina ; le cui sollecitudini, per viemmeglio conservare il nuovo gregge nel santo proposito, furono volte a piantare le monastiche a- bitazioni da accogliere in ordinate famiglie i vegnenti evange- lizzatori. In breve, parte colle offerte dei fedeli, parte coi doni dei principi rigenerati alla fede, e dei medesimi Calogeri, furono alzati cinque monasterì, i quali meritamente aggregati alla vicarìa bossinese, formarono una separata custodia, intito- lata col nome della nazione a cui apparteneva. Se non che , come in tutte le missioni slave, cosi anche in Bulgaria non mancò chi vi si provasse a seminare la zizzania fra i nuovi credenti. I Calogeri di Vidino, essi soli sempre avversi ai mi- nistri della romana credenza, aprirono le porte di quella capi- tale agli armati stranieri, guidati dal principe Bassarath, colla fiducia che, come nemico del cattolicismo, avrebbe finiti i dieci missionari ivi dimoranti, sotto i cui vessilli passavano giornal- mente masse del loro ovile, e colla nuova instaurazione verrebbe impedita l' opera incominciata dalP uno all' altro estremo del re- gno. Di fatti nel primo loro ingresso furono aggrediti all' im- provvista da una turba mercenaria nel loro domicilio: cin- que poterono sottrarsi alla camificina e trovare rifugio nelle famiglie da essi rigenerate: altri cinque (tre sacerdoti e due laici) sorpresi, non da Bassarath, uè dalle sue milizie, che e- rano intente a far sacco del meglio che trovar si poteva e Digitized by Google 136 CAPITOLO SESTO. prendere le posizioni militari, sibbene da qae' facinorosi. Ten- nero condannati nel capo ^)^ Fra i nomi di questi che le storie francescane ci tramandarono con affettuoso ricordo, fuv- tì il frate Gregorio da Traù, versatissimo , come riferisce il minoritico annalista ^% nella interpretazione delle sacre Scrit- ture, ardente zelatore della vera fede, specchio infine ed esem- pio di umiltà segnalata. In altri anni , non lontani da questi , la dalmata francescana provincia lasciò nelle suddette terre memorie incancellabili di due altri suoi figli; di Gregorio da Zara ' '), che per la difesa della fede preso e torturato da i- dolatri di quelle montagne, spirò fra i tormenti dei persecutori; del beato Simeone, suo compagno e concittadino, il quale vis- suta una vita angelica per corso di lunghi anni, morì in grande venerazione dei fedeli da lui rigenerati '^). La effigie dell'uno e dell' altro, religiosamente dai posteri conservata, si ha a ve- dere tuttodì nel patrio monastero. Quante pie memorie dei dalmati francescani in quelle ter- re ! quante egregie lor opere non carpì il buio di que' tempi e la sopravvegnente barbarie ! Il nome di un famigerato suo fi- glio sarebbe pure, insieme a tanti altri, stato sepolto nel per- petuo obblio, se circostanze del momento non avessero svelate le apostoliche fatiche, che egli per lunga pezza ignoto a tutti, men che a Dio ed ai fedeli di un remoto angolo della Valac- chia, andava sostenendo per la gloria della cattolica fede. Ri- generato che fu alla chiesa romana, peli' apostolato dei Minori, Ladislao principe di questo reame, venne tosto resa libera la parola evangelica; libero dalle molestie il culto cattolico, protetti i ministri del santuario. Allora, essendo stato accordato libero l'accesso anche alle tribù dell'estremo confine, là dove si perde il passeggiero fra le selvose montagne della Transilvania^ si peritarono alcuni novelli missionarii di superare quelle peri- colose giogaie per recarvi la luce del vangelo ; ma con grande loro consolazione trovarono la cattolica fede già divulgata, tro- varono in que' montanari il fiore cattolico, che olezzava della Digitized by Google CAPITOLO SESTO. 137 saDtìtà de' primi cristiani Chiesti del proprio pastore, li con- dussero con esultanza al venerando loro fratello, di cui igno- ravano- il nome e i natali. Il solo re Lodovico, alle cui solle- citudini si dovevano in gran parte que' frutti, ne conservava distinta memoria; per lo che quando si venne ad erigere in ve- scovato la Valacchia, prepose a Gregorio XI. frate Antonio da Spalato, queir ignoto operaio per V appunto, versatissimo sopra qualunque altro nella lingua di quelle tribù, abituato alla loro maniera di vivere, caro a tutto quel popolo. Il pontefice ac- colse la proposta, e tosto ne diede notizia agli arcivescovi di Strigonia e di Colocz in questi termini '^). "Ci venne di pre- sente da relazione degna di fede notificato, come alquante tri- bù assai numerose di Valacchia stanziate in sui confini d'Un- gheria dalla parte dei Tartari, e viventi secondo i riti e le dottrine dello scisma greco, mercè delle operose sollecitudini del carissimo nostro figlio in Cristo, Luigi illustre re d'Un- gheria, si rendessero quasi interamente alla luce della cattolica fede, e in breve vi si aderirebbero tutte, posto che nelle loro terre s' istituisse con proprio vescovo una chiesa cattedrale. Im- perocché cotesto genti non si tengono punto contente al solo mi- nistero apostolico di pochi sacerdoti ungheresi^ che ne presero la cura. E già noi con altre nostre lettere vi commettemmo di verificare la verità di questi fatti, e darcene contezza. Ma poiché la relazione di sopra citata, fattaci da parte del re d' Un- gheria, aggiugneva come tornerebbe assai profittevole alla piena e pronta rigenerazione di quel popolo, se gli si proponesse in dignità e ufficio di vescovo il diletto nostro figlio frate Anto- nio da Spalato, dell'Ordine de' frati Minori, stante ch'egli si co- nosca profondamente della lingua dei Valacchi, e fosse princi • c^ale strumento della loro conversione, a gran numero dei quali conferi dopo la convenevole istruzione il battesimo; noi amando di renderci viemmeglio certi della verità di tali cose, non altrimenti che della scienza, prudenza e costumi del detto religioso, e di altri che potessero come lui trovarsi acconci Digitized by Google 138 CAPITOLO SESTO. al governo della chiesa da istituirsi, ed utile al bene della me- desima, v'incarichiamo vogliate farne diligentissima requisizione, e con vostre autentiche lettere riferircene. D' Avignone, addi tre- dici di ottobre dell'anno quarto del nostro pontificato. „ Concorrendo ogni di nella Bossina, come centro delle mis- sioni slave, nuovi drappelli dei francescani operai, si ebbe ne- cessità di ricorrere alle pie elemosine dei fedeli per la fonda- zione di nuovi conventi ed ospizii, i quali dovevano essere de- stinati ad uso di que' frati missionarii, che per scarsezza di sacerdoti secolari , dovevano imprendere la regolare cura delle anime per particolare indulto della santa Sede. A promuovere la pia opera varii de' più potenti cattolici offersero la loro as- sistenza, ed eglino stessi mossero i primi a chiederne l' assenso alla curia romana. In tale incontro il custode di quella Vicaria ebbe questa risposta da Gregorio XI: ^ Senza meno *^) si con- viene alla santa Sede apostolica, di cui è proprio il promuo- vere con ogni ingegno tutto che si spetta alla difesa e pro- pagazione della fede cattolica, condiscendere benignamente a quelle domande, che al medesimo fine si riferiscono. Ora una petizione appunto inviataci dal carissimo nostro figlio in Cristo Luigi, illustre re di Ungheria, e dai diletti figli frati dell'Or- dine dei Minori di Bossina, ai quali tu siccome Vicario pre- siedi, ci notificava come nelle sopradette contrade, e si egual- mente in quelle di Rascia, di Bassarath e di altre, siano di molti eretici e scismatici, talmente che sia ben ampio il campo della missione, a cui non basta lo scarso numero degli operai : onde a voler conferire a quella, conveniente larghezza ed ef- ficacia, far di mestieri qua e colà istituire più che al presente non sono, ferme dimore, ove i predicatori della divina parola, e i difensori e propugnatori della fede, abbiano a potere util- mente permanere nell'ufficio dell' apostoUco ministero. E però umihnente ci addomandano volessimo a te conferire facoltà di riceverle, fondarle e costruirle. Per la qaal cosa amando noi a tale petizione soddisfare, ciò di presente ci facciamo ad a- Digitized by Google CAPITOLO BESTO. 139 dempire con queste nostre lettere a te indirizzate, la cui spe- rimentata pradenza in si fatti negozii ben conosciamo, e molto in essa ci confidiamo. E valga per due dimore nel tenimento della piazza di Borici), territorio del nobii uomo Nicolò di Alta Manich nei dominii del re di Rascia; per una nella terra di Glas, giurisdizione del re d' Ungheria ; e per altre nove altrove, in città altre e castella, quali che si fossero, dei predetti paesi di Bossina, Rascia e Bassarath, sì però che abbia a consigliartene coi discreti del tuo Ordine in coteste regioni. Le sopra memorate dimore poi cosi debbono intendersi, da avere ciascuna sua chiesa, od oratorio, o cappella, con campanile, campane e cimi- tero, e quante celle ed altre officine occorrono all'abitazione dei frati, che vi si alluogheranno : salvo nondimeno sempre il diritto delle parrocchie propriamente dette, se già ve ne fos- sero, od altre che in appresso se ne istituissero ... Ma vogliamo e in^tendiamo che si tu, che tutti i tuoi frati , in tali dimore da stabilirsi prò tempore^ tutte e singole vi godiate le grazie, esenzioni, libertà e privilegi, che in quelle già da antico fondate vi eran stati concessi j,. Non garbava a Tvarko che Alta Manich con queste fondazioni vi propagasse a danno di sua credenza nuovi conquistatori della cattolica fede, per cui aveva mosso forti lamenti, ma dovette usare un prudente contegno, né più par- larvi, che il sovrano ungherese già aveva esteso alto dominio sui regoli confinanti col suo stato, i quali avevan imparato a rispettare i suoi voleri. Alta Manich, signore degli antichi ter- rìtorii di bano Borich, padre del famigerato Culino, possedeva, come leggiamo in alcune pergamene, varie terre e castella nella Dalmazia mediterranea, dove non tanto per ingraziarsi al suo sovrano, quanto per proprio impulso, aveva donate case e terre ai frati Minori. Altri conventi, pei bisogni di quella missione, si videro fra breve sorgere nelle vicine terre. Oltre i nove accennati nel breve pontificio, si edificarono nell' anno seguente abitazioni re- golari presso Sebet e Valacchia maggiore, nell'Assana e Cor- Digitized by Google 140 ABTIOOLO SESTO. bania ^% sette nei distretti di Ducimio, di Yilkrika e di Ver- bas '^). Giovanni de Hornani, bano di Machob, per lo zelo della cattolica fede e per l'ossequio che portava ai france- scani, offri nella diocesi di Cinquechiese un suo fondo, su cui volle venisse fabbricato senza nsparmio di oro un ampio mo- nastero con chiesa, campanile e cimitero, a fine di predicarvi le verità eteme ai patarini ed agli erranti di varie sette co- lino non meno ampio, né men nobile designò Nicolò di Gara, bano di Sirmio, conte e palatino ungherese, nella città di Che- nieng della diocesi di Colocz, e ciò, come riferisce suo testa- mento, a gloria di Dio, ad onore del serafico Ordine, in re- missione de' suoi peccati e di quelli de' suoi maggiori '^. Uno sull'isola Osign ne eresse il conte Radosio Vladimirovich '^) coir intendimento di dare un pegno di suo affetto verso i be- nemeriti padri, e di provedere della loro assistenza i circon- vicini villaggi, che spesso bersagliati da viaggiatori molesti, venivano a meno ne' sentimenti ingenui della religione. Fino al- le spiaggie del Quarnero si ridestò la pietà e l'amore verso quelle missioni. A Molovsca, castello della diocesi di Corbavia, Stefano Frangipani, conte di Segna, vi alzò un monastero con chiesa, e lo provvide di redditi sufficienti alla vita ; luogo, come parla il breve di Gregorio XI ^"), vicino agli eretici, per cristiani- giare i quali si era mosso il religioso conte a introdurvi i Minori. Giovò molto ad accendere gli animi a quest'opera bene- fica lo zelo di frate Nicolò dell' illustre famiglia Tavileo di Se- benico. Partito questi nel 1379 per Bossina onde prender parte alle fatiche de' suoi confratelli, v'attese per dodici anni, fino all' arrivo di frate Donato da Rusticio, inviato colà dal Mini- stro, generale a capo di dodici altri compagni. Si uni a questi, e guidatili per ogni verso di quelle terre, nel novantuno si diresse seco loro nella Palestina a fine di conseguire la palma del martirio, a cui anelava fino dal primo suo ingresso nella Bossina. ''Comparve, scrive l' autore delle missioni francescane ^'), con Donato da Perpignano, Pietro da Narbona e Stefano Digitized by Google CAPITOLO SESTO. 141 da Lanich della Vicarìa di Corsica, alle porte della moschea turca, una volta tempio di Salomone, mentre gl'infedeli erano occupati nella preghiera. Se non che, al primo presentarsi che fecero, i custodi del tempio ne gli respinsero dicendo: che avete a far voi nella moschea, i quali non siete maomettani? Ma questi francamente si fecero a rispondere , se avere dire cosa di alto momento al Cadi; onde non poter impedirglisi l'entrata. Di che i custodi forte sdegnati, gli aflFerrarono e trasserli difilato alla presenza del giudice della loro legge; al quale per ciò ebbero comodità di porgere un foglio, scrittavi entro in lingua latina e araba questa sentenza: la legge di Maometto essere pessima , e oscena la sua religione ; onde andar etemalmente perduto chiunque vi si attenesse '^% E in tal modo fecero intendere il fine, per cui cercato avevano di entrare nel tempio. Il Cadì pertanto talmente soprappreso, n' av- vampò di subito furore, si che per poco non li fece all' istante medesimo trucidare. Ma tornato in sé, avvisò essere questa propi- zia occasione da provare ai principi d' Occidente, i quali eransi richiamati al Sultano del Cairo delle continue vessazioni, che dà suoi ministri venivano senza posa fatte sopportare a' frati Minori in Gerusalemme, non veramente dal mal talento ciò avvenire, o avidità di danaro, che fosse ne' seguaci di Maometto, sì piut- tosto dalla insolenza di que' frati , che mai non si ristavano dall' insultare pubblicamente al gran profeta e suoi ai seguaci. Onde mandò immantinente per il guardiano di Monte Sion e due suoi compagni; i quali avuti alla presenza, e chiarito loro il fatto de'missionarii, che eransi osati penetrare dentro la mo- schea, maledicendo a Maometto, così volto a questi, si fece a rampognarli: "Scellerati e stòlti che siete! da chi mai riceve- ste voi potestà di talmente bestemmiare contra al santo nostro profeta ? Deh! cessi una volta simigliante oltracotanza ! 0 voi dunque disdite in su questo punto quel che testé affermaste, o disponete l'anima a crudel morte, preparata con ogni genere di raffinato martirio ^^)!„ Qual cosa rispondesse il guardiano Digitized by Google 142 CAPITOLO SESTO. dì Monte Sion al Cadi , la storia non narra : ma quanto ai missionariì; punto atterriti a quelle minacele, apposero in questa mite sentenza: ^E che! Credi noi, o Cadì, forsennati, i quali seguitiamo il lume dell'eterno evangelio del Figliuolo di Dio? Ahimè! che tu piuttosto versi in folte tenebre di errore, per- chè ricusando di ricevere la vita, n'andrai a penare misera- mente fra i tormenti dell'abisso! Noi camminando nella luce, sappiamo a qual fine s' indrizza il vostro cammino, onde so- stenuti dalla divina misericordia non possiamo fallare : come dunque disdiremo quel che affermammo? Anzi siamo pronti a suggellarne la verità eoi sangue ^^)!„ Le quali parole, anzi che operare alcun buon frutto nell'animo del Cadì, talmen- te lo mossero a furore, che senza più consegnolli a' carne- fici da cruciarli col ferro e col fuoco, come meglio lor dettasse ferocia. Onde trattili con le mani legate a tergo, in tetra pri- gione, in prima con noderosi flagelli in tutto il corpo gli stra- ziarono ; dippoi affisi alla soglia della carcere, consentirono per tre dì a chi che si fosse, il metterli in dilegio, e punzecchiarli come meglio venisse a talento; finché il popolo domandonne ad alta voce la morte. Acceso un gran fuoco nel mezzo della piazza, dopo averli nuovamente interrogati se volessero rin- negare Cristo, a cui costantemente ripugnarono, sgozzati, ne gittarono in quello ad ardere i cadaveri. Ma introvenne che per prodigio il cielo, quelle fiamme né anche li toccassero : sic- ché i cristiani con religioso sentimento raccoltili, furono solle- citi di alluogarli in custodia, dove più non avessero a patire insulti dai nemici del nome cristiano ^^).„ La Provincia dalmata, come vedemmo, di vasti e nume- rosi conventi popolata, non ad altro drizzava le sue mire, che ad addestrare la sua gioventù nell'esercizio della divina pa- rola per avere pronti operai ad ogni inchiesta de' romani Pontefici, e a tenere viva e desta la fede e la divozione nei popoli. In questi medesimi anni per la venuta del re Lodovico in Dalmazia si vide più consolidata e accresciuta di nuove a- Digitized by Google CAPITOLO SESTO. 143 bìtazioni. Essendo a Nona (1372), città di sua pertinenza, atte- se a provvedimenti del colto religioso, segnò decreti, additò mezzi efficaci onde promuovere il francescano istituto. Da qui diresse a Gregorio XI. la domanda poc'anzi ricordata, e raccolse nuovi drappelli da essere inviati alle fatiche apostoliche oltre i monti. Nona, sede dei zupani nelle epoche del dominio ungherese, spe- rimentò in quest' incontro i nobili sentimenti di questo potente monarca. Un povero convento delle figlie di Chiara d' Assisi, ivi da tempi lontani esistente, venne allora reso più comodo coli' ag- giunta di nuovo edificio, e meglio assicurato per le future edu- cande coir assegnamento di alcuni redditi; divisata l'erezione entro le mura della città di un' altro cenobio ad uso dei Mi- nori, di cui però appena ne' primi anni del quattrocento tro- viamo qualche menzione, come vedremo. Né questo provvedi- mento pei bisogni della città, che oltre ai padri Benedettini e Domenicani, la sua scarsa greggia aveva l' assistenza spirituale di un numeroso clero colla sede episcopale; si bene pe( il decoro del culto cattolico , e per rassicurare qi^el territorio contro le invasioni degli eterodossi, che in gran numero fuggiti dal mezzo delle guerre da noi accennate, eran penetrati con intiere fami- glie e coi loro direttori spirituali fino al suo confine; al quale scopo aveva pure decretato che uno ne fosse eretto a Nove- gradi, borgata popolosa della medesima diocesi. Di fatti dal ricordo che troviamo farsi delle indulgenze in una nostra per- gamena ^^) risguardanti quel monastero e chiesa di santa Ca- terina vergine e martire, si ha credere ch'esso fowe eretto poco stante l'arrivo di Lodovico su queste terre. Chi scorre le triste epoche della turca invasione , e le vicende che parti- Hsolarmente Nona e Novegradi ebbero a subire più volte, bea si accorge -dell'importanza di detti istituti. Erano questi con- venti di guardia e di antemurale a tutto quél vasto braccio di terra che n'è circondato dal mare, popolato sulle sponde e nell'interno da borgate e villaggi, fra i quali vi sorgevano parecchi monasteri benedettini , uno de' quali intitolato a san Digitized by Google 144 CAPITOLO SESTO. Vito, che accoglieva i monaci dedicati alla vita unicamente contemplativa, era sito in luogo del tutto appartato, sopra un lembo della valle di Novegradi, a un miglio di distanza dal presente domicilio dei padri francescani di Carino. Mentre tale dilatamento prendevano le serafiche famiglie nelle terre al di qua dell' Adriatico, altri vantaggi le si offrivano in questi anni per le nuove istituzioni che si andavano com- piendo nelle provincie occidentali. Il lodevole pensiero di con- centrare i vani rami del sapere divino ed umano in alcuni conventi della Penisola onde cosi ravvicinare le membra lon- tane le une dalle altre nell' uniformità degli studii , nell' unità dello spirito, nella perfetta fratellanza, senza distinzione di na- zionalità 0 di linguaggio, e da qui diffondere insieme coi lumi i nobili sentimenti della monastica osservanza ; cotesto pensiero da più tempo vagheggiato, venne nel capitolo generale di To- losa (1373) promosso e mandato ad effetto: per cui si sancì per legge ^ che la più eletta gioventù delle provincie di Dal- mazia e Schiavonia, di Roma, delle Calabrie, di Romania e di Francia sarebbe destinata ad erudirsi a Firenze; a Bologna, quelli delle provincie di Padova, di Genova, di Monte-pessu- lano e della Toscana. Quivi dunque trovavano ricetto que' can- didati che mostravano attitudine a' più alti concetti delP umano sapere, sicché, per riguardo alla particolare postura di queste famiglie, stuoli di giovanetti andaron distribuiti per varie pro- vincie d'Italia. Né da ciò vogliamo credere essere stata dei tutto estranea un' educazione più elevata nella nostra provin- cia, che i monasteri di Zara e di Ragusa, non esclusi altri minori di questa sponda, aveano studii completi di vario inse- gnamento, frequentati pure dai bossinesi, dagli alunni del clero secolare, e dai medesimi laici, per tutti que' secoli ne' quali la veneta repubblica tenne il suo dominio sopra la Dalmazia. A fine di meglio comprendere la floridezza a cui erano arrivate queste famiglie fino al quattrocento, crediamo nostro Digitized by Google CAPITOLO SESTO. 145 debito di mettere in prospetto i conventi come li troviamo col- locati dai nostri cronisti. Provincia della Dalmazia divisa in quattro CtMtodie. 1. Custodia Ragusina. 2. Custodia Jadrensis. Ragasìi Jadrae Doratii Extra Jaderam super Insulam*) Dolcinii Pagi Gathare Pasmanii Scntari Podnovi Antibari Sebenici Daxe Berberii Corzule. Scardonae Tragurii Spalati. 3. Custodia Arbensis. 4. Custodia Istrìae. Arbi Polae Seniae . Parentii Modrassae Pirani Veglae Justinopoli Chersii. Mugliae Tergesti Vallis. Vicaria della Bossina. divisa in sette Custodie. 1. Custodia Dulmnae. 2. Custodia de Greben. Stagni - Corbaviae Novi Castri Crupae Lnotae De Greben - Cetine De Glas De Glamoth. De Otoch. •) Uliano. Consta da nn breve di Martino V, del 1430. 10 Digitized by Google 146 Custodia Bosnae. Curìae Bani Sancti Nicolai Lasciovae Plumbi. Custodia Mazuc. De Alsan De Biblina De Lab Mazuc ^&. Marìae de Campo Tosach Verhocrup De Freberuiza. CAPITOLO SESTO. 4. Custodia Ussorae. De Diaco S. Eliae Verbicae Schachovae Indnae Buchovicae. 6. Custodia Bulgariae. De Severino Orsianae circa portam ferream Sebes Srìm GenesdL 7. Custodia Covìni. Armenes Covini De Crani. Digitized by Google CAPITOLO SESTO. 147 Mote. *j Da Presne. '') Pétro ef. ko$. Bp. Urk. V, an, 186T. 0 Haynal. ad an, 1869, ^) Da Presne. *) IvL ") Cren, di tr. Ottavio Spader. 0 Dalle Nissioni franoeseane voi. 4 cap. 3. Wading ad an. 1366 n. 16. — De Gabernatis, Greiderer ed altri. *) Qai allude a tutte le missioni degli Slavi, di Bossina, di Rascia, di Al- bania, di Chelmo e della medesima Balg^aria; donde ogni giorno si avevano noti- aie confortanti per le naove conversioni. *) Ifading, ad an, 1869, De Gabernatis. Marco da Lisbona. Henrìon. '*) Wading ad an. 1869. Cren, della Prov. di fr. Ottavio Spader. »') Spader IvL ") Ivi. ■*) Dalle Mis. firances. Voi. 4. - Wad%n$, ad an. 1874. Rainaldo all' an. medesimo. ") Ivi. '*) Col breve: iiifer eoetéroi Ordines, in agro nUUianiis Eeeleiiae.Hegest, pontif. 1373. '0 C'Ol medesimo breve, riprodotto nel anno seguente. Ivi. ") Col breve: Saerae vestrae Réligionii . . . . an. 1376. Ivi. ") Col medesimo breve riprodotto nelF anno corrente. Ivi. **) P. Tersich da Ocohievie. Epit. Prov. Bos. ••) Del 1378. »0 Voi. 4. Cap. 8. '0 Wading. ad an. 1891. «0 Del 1378. ") Ivi. '^} Ivi. Blartirolog. francescano. Marco da IJsbona. Henrion. Stor. delle Miss. Cattolic. **) Documento 14, Digitized by Google 148 fuupnroxA sexvnwa (1392—1434). La provincia francescana della Dabnazia elegge in suo pa^ trono san Girolamo in luogo di san Sennino — dimette U titolo di provincia ddla ScfUavonia e assume queUo della Dalmaxia — Putto e P altro ottiene ne'comizU generali di Colonia — Boni^ fado IX vi assente con botta apposita — s'ingrandiscono le an^^ tiehe monastiche abitazioniy altre nuove si edificano, a Stagno — a Pasmano — a Curzola — a Nona — a Poglizza — a Uliano — a Traù — a Lesima — a Grappano — fuori delle mura di Zara — Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 149 I disastri toccati verso la fine dei secolo decimoterzo alla cristianità di oltremonte per le private vendette dei principi slavi, la depressione del cattolicismo sotto la tirannide otto- mana, il rovescio di conventi, la foga dei loro abitatori su que- sto litorde, il desiderio di stabilirvi in vari punti il loro do- micilio; furono le vere cagioni, non mai isvelate dai nostri storici, che sollecitarono le famiglie della Provincia dalmata, denominata di san Serafino, ad isolarsi dalle rimanenti fami- glie continentali con nuovo titolo a lei sola proprio, avere nei capitoli generali sua peculiare rappresentanza, possedere in ap- presso un suo nome distinto, che valga a darle quella supre- mazia e rinomanza, che giustamente doveva godere sopra le altre del continente illirico. Né intempestive, uè da altri con- sigliate queste deliberazioni, ma messe in campo soltanto al- lora, quando i fuggitivi Minori di Bossina cominciarono edifi- care fra noi nuovi conventi coi sussidii della pietà dalmata, e possedere fondi necessarii alla posizione loro straordinariamente bersagliata ; quando que' prìncipi suscitando torbidi V uno a danno dell' altro senza ritegno , senza rispetto al culto e al grado loro, consegnavano mano mano il patrio terreno al ne- mico della Croce, si offirivano Funo a dispetto dell'altro vas- salli e mandpii alla corte di Costantinopoli. Allora le antiche famìglie di questo litorale, vissute sempre senza possidenza. Digitized by Google 150 CAPITOLO SETTIMO. raccomaDdate uuicamente alle cotidiane offerte dei fedeli , ri- solsero di togliersi ad ogni comunanza osservata nel passato cogli oltramontani^ per coi inviarono i propri oratori ai co- mizii generali di Colonia, col mandato di far conoscere ai padri di quel celeberrimo Capitolo i giusti motivi, onde era nato il desiderio universale di tramutare il titolo di provincia della Schiavoriia in quello di provincia della Dalmazia ^ e di sosti- tuire in patrono il massimo dottore san Girolamo in luogo di san Serafino, sotto i cui auspicii erano costituiti. I loro desi- derii furono accòlti favorevolmente da Enrico, ministro gene- rale, e poco stante, a chiesta dei congregati medesimi, accet- tati da papa Bonifacio IX, il quale diresse un breve in aprile del 1397 del seguente tenore '): "Essendoci stata presentata una petizione da parte dei diletti figli, Enrico ministro gene- rale, e frati dell'Ordine dei Minori, contenente alcune rifor- me prese nel Capitolo generale di Colonia, che sarebbero pro- mulgate nel detto Ordine, e raccomandate da osservarsi per suo speciale vantaggio ; troviamo fra altre deliberazioni una, la quale per motivi ragionevoli stabilisce, che la provincia della Schìavonia avesse a chiamarsi in appresso provincia di Dal- mazia, e che i superiori ed altri fratelli di quest' Ordine, i quali, dimorando nella medesima provincia, eran soliti finora servirsi del sigillo, portante scolpita l'immagine di san Sera- fino, da adesso in seguito avesser ad usare il sigillo colla im- magine di san Girolamo. La necessità di tale voto comune n' è validamente comprovata da un pubblico istrumento : per lo che fummo umilmente supplicati dal ricordato ministro ge- nerale e da' suoi fratelli di apporre a questo decreto il vigore dell' apostolica nostra approvazione, e soprapiù confermare tutti i privilegi e le indulgenze, che furono ad essi concesse fino a questi giorni. Èssendo nostra volontà di favorire tutti i fe- deli nelle loro buone risoluzioni, e massime quelli, che colla vita monastica si sono dedicati al servizio del Signore, dichia- riamo confermate dall'autorità apostolica cotesto deliberazioni. Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 151 e corroborate dal presente nostro scrìtto: e poiché fa dimo- strato *che gli antidetti frati Minorì debbano sotto la nuova denominazione della provincia di Dalmazia conservare tutte le indulgenze e i privilegi ^ che setto il titolo della provìncia di Schiavonia avevano ottenuti, concediamo e ordiniamo che an- che d'ora in poi possano goderU, a fronte di qualunque altra apostolica costituzione. „ Non per questo cessarono tra le famìglie del continente e del litorale le antiche consuetudini, onde si soccon*evano con reciproci aiuti, né questa provincia sparsa in mezzo a popolo civile, soggetta a potenza patrocinatrìce della cattolica fede,, mancò di promuovere il benessere degli oltramontani, (he anzi condiscese e cooperò con carìtà straordinarìa perchè lèssero provveduti entro la sua cerchia di conventi, e di pie elemosine pei moltiplici e pressanti loro bisogni. Quali necessità poi spin- gessero i padri di oltramonte a possedere luoghi stabili su queste spiaggie, meglio che tante parole vuote, vel dice la relazione di Tommaso Tommassini, legato pontificio in Bossina, diretta nel 1451 a san Giovanni di Gapistrano, con cui P esorta a non lascÌM*si abbindolare dai raggiri di alcuni bossinesi dimoranti nei conventi di Dalmazia ; i quali abituati a vita quieta, avevan chiesto la separazione delle poche loro residenze dalla vicarìa della Bossina, e la permanente unione alla provincia di Dal- mazia "E poiché, gli scriveva '), mi giunse la nuova che Vostra Paternità sia intenzionata di separare da questa Vi- carìa alquanti monasteri che la Bossina oggidì possiede in Dal- mazia % reputo mio debito di porle sott* occhio alcune consi- derazioni, onde sgravarmi dinanzi a Dio e agli uomini di ogni sinistro che da ciò^ ne potesse derivare. Sappia la Paternità Vostra che queste famiglie in nessun modo possono sostenersi senza i preaccennati conventi della Dalmazia, mediante ì quali estraggono a tìtolo di elemosina, vino^ oglio, vestiti, ed altri oggetti di necessità cotidiana, dei quali vanno privi in Bossina non meno i frati mendicanti che i più ricchi possidenti, ed o- Digitized by Google 152' CAPITOLO SETTIMO. gni men agiata famiglia. Aggionga a questo essere i monasteri della Dalmazia unico luogo di rifiigio, e mcnro asilo nel tempo delle persecuzioni^ che non raro ^li si suscitano dagli eretici; di riposo e di refrigerio agi' infermi e v^cfaf^ che spossati dalle fatiche e dai patimenti, sogliono condursi frattanto a queste loro residenze, dove trovano que' beneficii che del tutto man- cano fra essi. Tali ordinamenti molto spiacerebbero al re me- desimo, il quale essendosi da poco rìconi^iliato colla Chiesa ro- mana, disposto a rizzare chiese e case nuove nel suo regno, a proteggere e favorire V Ordine francescano in tutto quello che concerne il suo felice progresso, si vedrebbe senza dubbio per tale innovazione esasperato, e venire a' meno ne' Suoi propositi. „ A questo fine appunto ottenne la vicarìa di Bossina varii domicili lungo queste sponde , deAa cui origine e stabilità es- sendosi divulga opinioni sì diverse e false, da togliervi ogni traccia isterica, coli' attribuire alla sua supremazia tutte le fa- miglie del francescano Ordine dell'Adriatico fino alla Tartaria^ abbiamo creduto nostro debito di fare parola d' ognuno di essi. Del convento di Stagno dicemmo nel Capitolo precedente, e qui aggiungiamo, doversi senza dubbio la prima sua ori- gine agli egregi francescani della Bossina. Stagno e tutta la penisola di Sabbioncello essendo da molto tempo invase dalle società dei patarini, e coli' andar degli anni quasi per intiera rimaste vuote di famiglie cattoliche, alcuni Minori di là dei monti si conduss^o fra questi abitanti, allora soggetti ai bani bossinesi, per esercitarvi, come nelle altri parti di quelle re-^ gioni , il ministero della divina parola. La loro venuta viene fissata verso il 1260. Scarsi dapprincipio ifrutti^ella loro mis- sione, per essere stata compresa questa lingua di terra nella contea di Chelmo, vivaio di tali eretici, donde continuamente facevano passaggio verso le marine coli' intento di aprirsi il varco alle isole adiacenti, le quali senza dubbio sarebbero state invase dal contagio ereticale, se la presenza di questi da un lato, dal- l' altro la vigilanza del nostro sacerdozio, non l'avessero ìmpe- Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 153 dito. Come in appresso i detti luoghi veimero in potere della repubblica di Ragusa^ congedati ne furono nel 1332 i Calogeri rasciani^ e rientrarono in possesso del convento e della chiesa i Minori. Nel 1393, minacciando mina sì Tuno che P altro, fu- rono provveduti coi sussidii del senato e della carità privata di nuova è più ampia casa, eon tutti gli accessorii conve- nienti alla vita francescana ^). Quivi a fronte di tante Mutca- contrarietà, mossegli dai medesimi prelati cattolici % riuscirono a prendere stabile domicilio, attendendo con grande attività al ministero della predicazione che ogni dì fecondava di nuove messi, e di nuovi patrocinatori ; onde in breve giro di anni fu tolta ogni traccia dell' anticattolica credenza, e restituite le po- polazioni all'avita loro fede. H convento di Pasmano y in fama di essere stato eretto da beato Florio, quivi mandato dal santo patriarca durante il suo breve spggiomo nella città di Zara, da lui governato in* vita, santificato dalla sua morte e dai prodigi operati; questo antico convento, sostituito nel 1392 da un nuoto, più ampio e conformato all'architettura serafica, fu cesso alla vicaria della Bossina pei speciali bisogni di que' missionari. La donatrice fu una pia matrona dell'antica e illustre famiglia Saladini, delle cui munificenze e virtù cristiane si ha a leggere altre memo- rie, onde va rammentata fra le più benemerite di Zara. Circa un secolo prima, quando il convento dei Minori di Zara era abitato dai padri Conventuali, un figlio della mede- sima famiglia aveva disposto, perchè ne venisse eretto un nuovo faori delle mura, da alloggiare per lo meno otto alunni. Fu questi Cosa de «Saladini, che oltre all' essere stato procuratore d' essi frati Minori, come apparisce da breve di papa Clemente rV, con cui nel 1268 venne abilitato a sostenere tale, ufficio (Docum VI), si dimostrò e in vita e in morte grande amico e benefattore, non solo del convento di Zara, ma di tutto l' Or- dine francescano, come ne fa prova splendida il suo testamento del 1295, col quale, tra l'altre pie opere, faceva pure la di- Digitized by Google 154 CAPITOLO SETTIMO. sposizione sopraccennata. La volontà però del testatore non venne mandata ad effetto, nò prima del 1442 sorse ivi nn ce- nobio per liberalità di altra mano, come vedremo in seguito % Le rive dell'Adriatico parvero più sicuro e più naturale rifugio ai perseguitati della Bossina. Bartolommeo di Alvemia, che ne' prìmordii del suo vicariato si era volto con operosità indefessa a provvedere domicilii stabili nelle circonvicine terre; e come vedemmo dalla lettera di Gregorio XI, ne aveva otte- nuti varii all'utilità e incremento della cattolica credenza; rì- novò le medesime istanze a Bonifacio IX per assicurare un ricovero ai suoi fratelli anche in Dalmazia. Correvano tempi terribili, quali erano quelli della prima invasione ottomana, sotto il cui dominio, non solo il cattolico, ma ogni altro culto era cessato dalle consuete cerimonie sacre, aborriti e tenuti a vitu- perio i suoi ministri, profanate le chiese, insultate con irrisioni ed atti abbominevoli le immagini dei Santi. È la sua domanda, che parla con raccapriccio della malvagità de' tempi, e dei co- tidiani pericoli, che premevano sulla cristianità di quelle terre, e più ancora sugli operai della chiesa bossinese, onde ne ad- ditava alla santa Sede quattro luoghi che gli si offrivano dai fedeli in sussidio di quei missionari ; uno de' quali sui confini dell'Ungheria, tre in Dalmazia nelle terre del dominio di Ra- gusa. Uno di questi n'è indicato sotto il nome di Uuilay la la cui posizione e il nome rimasero ignoti ai posteri ; il secondo generalmente accennato ; il terzo su di un' isoletta, o territorio di Gurzola ^), là dove tuttora esiste il bel monastero, detto volgarmente la Badia. Una memoria del 1392 risguardante il convento della Badia porta queste parole: ex ics lamento magistri Joannis de Vienna pelrai . . . reliquit fratribus vioariae Bosnae prò opere monasterii de Scoleo tnagno unum cenlenarium calcis ^. Due anni appresso , dice un altra memoria, la facciata che guarda il mezzogiorno era già compiuta, ad precem et petiiionem Reverendissimi in Chrislo palris et domini, domini Bàrtho- Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 155 lomaei de Tuscia Vicarii dignissimi ^icariatus Bosnae et suo- rum frah*um /uibentium et colentiam monasterium sanctae Ma- riae de Scolio magno posito ante civitatem Curzulae^. Le cronache manoscritte della provincia francescana ri- feriscono la loro venuta sul detto scoglio all'anno 1342^ pro- babilmente chiamati e accolti dai monaci benedettini. Chi ram- menta la carità fratellevole di questi padri verso il nuovo Ordine minorìtico, il vivo desiderio di avese dappresso ai loro ritiri i nuovi togati , la cura singolare di provvederli di domi- cìli] e di chiese, come vedemmo avvenire a Pasmano nel pas- saggio di san Francesco per la Dalmazia, di cedere luoghi pro- pri, disabitati per la scarsezza dei loro alunm, di offrir loro spesso le cose necessarie, e raccomandarli alla pietà dei fedeli; chi rammenta cotesto beneficenze del celebre Ordine, diffuso in ogni terra delle nostre isole, e in quegli anni venuto in sommo de- cadimento, non vede improbabile l'impianto dei Minori in e- poca più lontana. Già dai primi anni della monacale propaga- zione nell'occidente quel bacino di acque andava santificato da tre romitorii benedettini, della cui esistenza parlano varie memorie fino al 1388, riferendo, come avessero* disposto del proprio per quivi accogliere una famiglia minorìtica della pro- vincia dalmata, e come insieme ai nuovi ospiti esercitassero l'ufficio della predicazione per le campagne dell'isola. Che dai nostri cronisti non si fosse fatta parola né del primo ingresso loro, né del nome dei primi donatori, ciò non reca meraviglia, che ordinariamente non prima del vedersi erette le abitazioni e comporsi in regolate famiglie venivano segnate le epoche delle loro origini. Un ordinamento dal Proveditore generale Giusto Antonio Belegno emanato nel 1440 ^) rammenta il soggiorno dei Minori, e la donazione dello scoglio fatta da quel Comune nel novantasei del secolo antecedente; dal che si toglie a cre- dere ben anteriore la loro esistenza e al detto anno, e al vi- cariato di Bartolonmieo d' Alvernia. Per le medesime relazioni va errata l'epoca del mona- Digitizecj^by Google 156 CAPITOLO SETTIMO. stero di Nona. La sua orìgine dovrebbe salire fino al tempo del re Lodovico, siccome accennammo nel capitolo precedente, ma come la è indicata nel breve di 6oni£acio DL ^ si rife- rirebbe al 1401, a pnro scopo di provvedere le suore Clarisse di santa Maria, ivi da piii anni esistenti, di idonei confessori e direttori del loro perfezionamento danstrale, per cui, dice il breve suddetto, si offirivano a fabbricare coi beni ereditati dalla pietà dei fedeli un monastero con chiesa, campanile e cimitero, adattato ad alluogare il guardiano con altri suoi fratelli, sotto Pimmediata obbedienza della vicaria di Bossina. Neil' anno se- guente, lo stesso Pontefice con altro breve '^) scioglieva queste suore dall'obbedienza del vicario di Bossina, e le vincolava al ministro provinciale della Dalmazia, indotto a ciò fare dalla distanza del luogo, qual era quella tra Nona e Bossina; dal che evidentemente appare che i padri bossinesi, se pure furono colà stanziati, non più di un anno vi tenessero la dhnora, e non da altri dipendessero che dal ministro della provincia dal- mata. ''Ci fu umilmente rappresentato, scriveva papa Bonifacio a queste madri ^ % da Enrico, generale dei frati Minori, essere più conveniente e giovevole che i monasteri di santa Maria di Nona e quello dei religiosi Osservanti tornassero, per la grande distanza che v'ha tra questi e quella vicaria, all'ubbidienza del ministro della Dalmazia; per lo che, maturati e presi in esame gli addotti motivi, abbiamo decretato di derogare alle prime nostre deliberazioni, e di ordinare colla presente nostra, che i sopradetti monasteri colle persone in essi tuttora dimo- ranti, 0 quelle che in appresso dimoreranno, debbano secondo gli statuti dell'Ordine essere soggetti, non al vicario di Bossina, si bene al ministro della Dalmazia, a cui solo saranno tenuti di prestare l'ubbidienza, come a unico e legittimo superiore , ^% Tali i bisogni dei missionari della Bossina, che le pie que- rele di Bartolommeo d'Alvemia trovarono eco fino sulle spiagge meridionali d'Italia. Nicolò Ruffo, conte di Cantanzaro, tocco dalle tristi condizioni in cui si trovavano que' buoni operai, si Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 157 proferse di costruire on convento per loro uso nella città di Gotrone, con tatti gli accessorìi adattati alla vita serafica, e una nnova chiesa sotto l'invocazione delle sante Margarita e Bri- gitta, particolari protettrici di sua famiglia. Scrisse pertanto al vicario Bartolommeo, perchè deputasse alcuni de' suoi fratelli a soprastare alla fabbrica dell'edificio, e regolare gli scomparti- menti intemi a seconda degli speciali bisogni dei nuovi abitatori, e tosto che fosse condotto a compimento, ne inviasse di altri per prendere il domicilio e il governo della famiglia. Bonifa- cio IX acconsenti con vero giubilo a questo dono, e volle, come accenna il suo breve *% che la nuova abitazione bossinese, sì lontano piantata, avesse a fruire di tutti i privilegi e indul- genze, che fino a queir anno erano state concesse a quella vi- carìa ; che i suoi dunni si dirìgessero secondo le consuetudini fra essi esistenti, salvo sempre il dirìtto di superìorìtà del pre- sente ministro generale, a cui resterebbero soggetti fino al com- phnento di sua carìca; dipoi al proprìo vicarìo. Gli abitanti del distretto di Poglizza, intimorìti in questi anni dai progressi delle armi turche e dai rumorì che i set- tarii bossinesi avevano spanto in que' pacifici e solitarii luoghi, sollecitati dallo scadimento troppo sensibUe dell'istruzione re- ligiosa, per cui in tempi cotanto perìcolosi alla purezza della fede avita si eran più volte rìvolti al proprìo metropolitano senza ottenerne un numero sufficiente di sacerdoti, portarono nel 1406 le loro preghiere al ministro della provincia dahnata, colle quali esternavano il comune desiderio di avere alcuni dei suoi frati per esseme diretti nelle cose spirìtuali. Il breve di Innocenzo VII, con cui abilita la provincia di prendervi do- micilio, è del seguente tenore ^^): "Da parte del comune di Poglizza, della diocesi di Spalato, ci giunse un' umile suppli- cazione, nella quale si espone essere quei luoghi molto asprì e petrosi, semplicissimo il suo popolo, e assai debolmente i- slTutto nella cattolica fede; avere per ciò deliberato di erìge- re una casa pei frati Minorì, capace d' accogliere quattro o Digitized by VjOOQIC 158 CAPITOLO SETTIMO. sei sacerdoti, i quali avrebbero cura di informare (}uel po- polo nelle masdme cristiane^ e assisterlo in tutti i bisogni spi- rituali. „ Quale postura tenesse in orìgine cotesta abitazione, di cui s'incontrano spesse memorie negli anni posterìorì, ora è impossibile rintracciare. Nel 1430 Simeone de Begna, mosso e' pure dai pressanti bisogni della vicarìa di Bossina, fece costruire un modesto ce- nobio sulla riva solitaria dappresso al villaggio di Ulta no. Pro- babile che fosse eretto sulle vestigia di uu esistente domicilio francescano, il quale troviamo annoverarsi fra i conventi dell'Or- dine prima del quattrocento, e che la sua chiesa dedicata a san Pietro martire venisse dal medeshno fondatore ampliata sotto l'invocazione di san Girolamo, protettore principale della pro- vincia. Il breve pontificio, che consente alla pia offerta, fu in- dirizzato all'abate del monastero di san Grisogono in Zara *^). La nobile famiglia ebbe un singolare culto verso questo luogo, cui cent' anni piii tardi decorò di un monumento sepolcrale , ove si depositarono le ceneri di quell'illustre Simeone Begna, che come vescovo di Modrussa, diede prove del facondo suo ingegno nel quinto concilio, di Laterano '®). Due anni dopo si vide sorgere un altro monastero suU' i- sola Bua, là dove da tempi antichi si venerava un tempietto dei monaci eremitani dei santi Antonio e Paolo. I frati Minori, già domiciliati a Traù fino dall' epoca di san Francesco, furono in ne- cessità di trasferirsi più volte da un' abitazione all' altra, senza mai abbandonare quella terra, a cui li vincolava l'affetto del clero e dei cittadini. Ne' primi anni del quartodecimo secolo, es- sendo insorte le ostilità tra 1' Ungheria e la Rupubblica, e la città nunacciata dalle navi venete; il convento, che teneva un posizione facile ad essere invasa e favorevole al nemico, venne dalle fondamenta atterrato, e i suoi abitatori, per consiglio di re Sigismondo e del municipio, introdotti nel conventino . delle monache di san Pietro, donde in quel pericoloso frangente anch' esse eran passate ad unirsi alle loro sorelle di santo Ste- Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 159 fano. Ma ridotta la città air ubbidienza della repubblica, e ob- bligati i Minori alla restituzione del detto monastero , si fab- bricarono frattanto una casa di legno, non tanto per mancanza di mezzi che avrebbero potuto trovare nella pietà dei fedeli, quanto per timore delle future aggressioni. Tale domicilio in una città di civile coltura parve poco decoroso a Raimondo da Viterbo, allora ministro della provincia francescana; onde portò le sue doglianze al senato veneto, rammentando l' antichità del primo cenobio minorìtico, il modo con cui ì primi togati furono chiesti e accettati, i maravìgliosi effetti delP attività loro, pei quali tutti gli ordini dei cittadini erano sempre pronti a favo- rirli e raccomandarli alla carità dei pubblici magistrati. Il se- nato rimise le querele del ministro provinciale a Simeone De- trico, nobile zaratino, rettore allora di Traù, il quale, collo scopo di rendere il dovuto onore ai benemeriti religiosi, desi- gnò coir assenso del vescovo e del clero il luogo anzidetto sul- r isola di Bua; ma nullostante le sue sollecitudini e i buoni ufficii di quel prelato, non fu agevole di riaverlo dalle mani dei possessori. Per lo che dovettero starsi nell' angusta loro a- bitazione oltre a un decennio, fino al 1432, nel quale anno Nicolò di Traù, nome illustre in Dabnazia e fuori, spedito colà a reggere la osservante famiglia, appianò le controversie, e col- r assenso della santa Sede ne pose le prime fondamenta. In pochi anni il convento di Bua divenne un soggiorno de' più ama- bili che si potessero desiderare sulla sponda dalmatica, e dal cinquecento in poi la meta d'un pio pellegrinaggio, frequen- tato particolarmente da numerose famiglie montane, per la miracolosa immagine della Madonna quivi trasportata nel tempo delle incursioni maomettane dalla chiesa di Drit della Bosso- glina. L' origine della sua fondazione sembra però rispondere ai bisogni, da noi più volte ricordati de' missionarìi bossinesi. La bolla di Eugenio lY, diretta all' anzidetto frate Nicolò, con cui gì' imparte la facoltà di fondare il monastero, termina in questa sentenza: Valentes insupcr auc tori tate proemi ssa, tu Digitized by Google 160 CAPITOLO SETTIMO. praefatum monasterittm y conventusy et ecclesia construenday cum amni suo ambilUy cappelliSy lociSy et personiSy omnium indtUgentiarumy exemptionumj immunitatumy et privilegiorximy per romanos olim PonUfices praedecessores nostros sub quavis verbarum forma concessarum conventibus et manasteriis Vi- cariae BossinaCy aut concedendarum in futarumy gratia et beneficium potiantur Contemporaneamente a Nicolò di Traù avviene memoria di nn frate Costantino da Lesina, né men diligente , né men atto del suo coetaneo a trovare mezzi peir ingrandimento della francescana provincia. Al? operosità sua dobbiamo la prima o- rìgine di una comunità dei frati Minori piantata a Lesina, là dove sorge il monastero della Madonna delle Grazie, n loro arrivo n' è fissato da un' antica cronaca al 1434 , al quale anno risponde una pergamena di papa Eugenio lY, rimessa a Tommaso vescovo di Traù, con cui abilita il ministro della dalmata provincia ad alzare due abitazioni nella provincia di Spalato per ricovero dei missionari della Bossina ^^. Non altre potevano essere queste abitazioni, genericamente accennate nella scrìtta pontificia, che quelle di Bua e di Lesina, poiché in quel tomo di tempo non v'ha parola di nuove case monastiche, che non sieno indicate col nome loro proprio. Probabile che col mezzo dell'anzidetto frate Costantino fossero stati chiesti dal vescovo della città, Tommaso Tommassini, e messi a custodia della cappella del santissimo Crocefisso , oggidì compresa entro r ambito della chiesa; la cui storica esposizione in un a quella del convento mi è grato qui riportare, quale mi fu comunicata dalla gentilissima penna dell' ottimo cittadino , Girolamo Mac- chiedo. ''Da tempi remoti, dice egli, come porta la fama, eb- be esistenza, a poca distanza della città di Lesina, e sopra una lingua di terra che sporge in mare entro il porto della città, una cappella dedicata al santissimo Crocefisso. Dal fatto appunto dell' esistenza di tale cappella dedicata alla Croce ebbe origine e venne sempre conservata la denominazione di Krixna Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 161 luca^ ossia valle della Croce, alla valle adiacente, e di Krixni rat al colle vicino. Però la istituzioDe relativa resta confusa nella oscurità de' tempi trascorsi, né vi si può stabilire l'epoca precisa. Solo si osserva che la fede di Cristo venne tosto al suo sorgere sparsa ed abbracciata in Lesina Pharii luùem evangelii et rudimcnta christiunae religionis acceperunt ab eodem s. DomniOy discipulo b. Petriy apostolorum principe ^ quem Ecclesia dalmatica universa parentem suwn et covditorem a- gnoscit '^, e che la venerazione al santissimo Crocefisso è delle più antiche nella 3torìa sacra. „ ^Col progresso del tempo a detta cappella era stata an- nessa una pia confraternita laica di cittadini di Lesina, che per dò appellavasi confraterna del santissimo Crocefisso. An- che l'istituzione di tale confratema è ritenuta di tempo lon- tano ; non se ne conosce però, né può indicarsi l' origine. La indicata confraterna venne in seguito (e neppure si può pre- cisare l'epoca) annessa ad altra chiesa nella città, cioè alla dùesa della B. V. Annunziata, e conservando sempre l'antico titolo del santissimo Crocefisso vi aggiunse anche quello ^della buona morte „ per aggiunta di obbligo pio impostosi dì sep- pellire i poveri morti. Conservò sempre però la primitiva sua annessione alla cappella del santissimo Crocefisso, e ciò tanto nella cura di tale cappella, quanto nel culto relativo, ed interven- zione in corpo nelle festività al santissimo Crocefisso dedicate. La confraterna stessa era stata arricchita di spirituali bene- ficij, ed aggregata, nel godimento delle grazie ed indulgenze spirituali, alla arciconfratemita del santissimo Crocefisso di Roma addetta alla chiesa di san Marcello in urte. Venne sop- pressa nel presente secolo sotto il regime francese,,. "Nel secolo XV Ja religiosa pietà dei Lesignani, conside- rando che fra i monasteri che esistevano nella città e che appar- tenevano agli Ordini dei padri Eremitani di s. Agogtino, e dei padri Predicatori di s. Domenico , mancava quello dell' Ordine di s. Francesco , formano vivo desiderio di possederlo , onde 11 Digitized by Google 102 CAPITOLO SETTIMO. V illustre Tommaso Tommassìni, vescovo della città ricorse con umile preghiera al Sommo Pontefice Pio U. Per le istanze de' lesignani , venne nel 1461 eretto il monastero dei padri Francescani scegliendosi la posizione appresso alla indicata cap- pella del ss. Crocefisso, come posizione la più opportuna per ogni rapporto, e specialmente per la sua amenità, giacché trat- tasi di una punta situata presso al mare, non molto discosta dalla città, entro il suo porto, a poca distanza da una delle sue bocche ad ostro, con vista dominante per tutta l'estesa del canale di Lesina, ed oltre ancora, con orizzonte del tutto netto al mare di ponente.,, "La istituzione del monastero avvenne, come si premise, nel 1461. Però tosto al 1461 non esisteva la chiesa dedicata alla B. V." delle Grazie, ma invece, come si esporrà, qualche anno più tardi, ond' è che sia da presumersi che nella prima orìgine del monastero, i frati Minori si approfittassero della cappella del santissimo Crocefisso. Ed ecco quando e come fa eretta la chiesa della B. Y. delle Grazie. Nel mese di gennaio 1465 il veneto ammiraglio , allora detto capitano in golfo , Pietro Soranzo, venne, con tutta la flotta che comandava, colto nel golfo da fierìssima burrasca, per cui disperando di ogni mezzo umano a salvare e la propria nave e la flotta intera, fece voto di erigere un tempio alla B. V. delle Grazie nella città di Lesina se da Iddio Signore, per intercessione della invocata Beata Vergine, ottenuto avesse la grazia di salvarsi, ciocché non poteva altrimenti avverarsi, sennonché coli' affer- rare il porto della città di Lesina, rinomato anche per la sua speciale positura dirimpetto al golfo. Ottenuto da Dio tanto favore, dispose per la erezione del tempio ideato, cui volle alzare presso al nuovo monastero dei padri fancescani, e quindi presso alla cappella del ss. Crocefisso, senza però distruggere tale cappella, ma anzi conservandola come una parte della nuova chiesa. Tale fatto è documentato dall'atto pubblico del 26 gennaio 1465, eretto a Lesina, in sala palata Comunis; Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 103 col quale detto capitaneus Petrus Superantlus assieme agli altri comandanti delle venete galee, per la miracolosa salvazione e per soddisfazione del fatto voto, disponevano per mezzo di Gia- como Leporini, volgarmente detto Zecich, del denaro necessa- rio alla fabbrica della chiesa dedicata alla B. Y. delle Gra- zie. In tale atto entrarono, come viene espresso, il padre Raf- faele di Lesina, custode, ossia guardiano del suddetto mona- stero, ed il padre Luca, pure dello stesso Ordine. .Cosi ebbe vita la chiesa della B. Y. delle Grazie, cui si attaccò la cap- pella del Crocefisso, restando poi sino ad oggi volgarmente conservata alla chiesa stessa il titolo di Gospa od krixa, Ma- donna della croce. Da quel tempo il veneto governo assunse la protezione e del convento e della chiesa, che appellava san- tuario della Repubblica. „ *^ Quando la Rossina per le incessanti sue guerre era in gran parte caduta nelle mani del turco, alcuni de' suoi evan- gelizzatori rimasti senza tetto, esposti ai pericoli della vita, fuggirono entro i confini della Dalmazia, perseguitati da quel- la orda, che con devastazioni e saccheggi giunse fino alla bor- gata di Enin, ed invase la prima volta il suo territorio, la- sciando dovunque memorie dell' ottomana barbarie. A questo drappello, che seco guidava varie famiglie cattoliche, e che a- veva trovato condegno ricovero nelle diocesi di Scardona e di Sebenico, venne poco appresso offerta per la dimora l' isoletta di Grappano, allora deserta di abitanti, ma tenuta a bella col- tura dai circonvicini terrazzani. Tommaso Giurich, ricco pos- sidente di Sebenico, ottenne questa terricciuola dal capitolo e- piscopale che n' era padrone, colla permutazione di alcuni suoi possedimenti, e tosto v' imprese la fabbrica di un conventino ^®) e di una chiesa, che in memoria del Crocefisso, unico oggetto salvato nella fuga da quei missionari, fu intitolata a santa Croce. Se non che, prevenuto dalla morte, i suoi eredi, Daniele, Pietro, Giacomo, Michele, Giovanni, e Gioi^ Radoslamcich , nel 1436, condusserc l'uno e l'altra a compimento ^'). L'i- Digitized by Google 164 CAPITOLO SETTIMO. soletta di Grappano divenne , come le altre di quelle acque , asilo alle famiglie cristiane nel tempo delle invasioni turche^ ed è oggidì popolata di circa mille anime. A compimento dei monasteri edificati durante il pontifi- cato di papa Eugenio lY, i quall^ per ragione di tempi procel- losi alla cristianità di oltramonte, dovevano essere abitati pro- miscuamente dai dalmati e dai bossinesi, aggiungiamo per ul- timo il conventino di santa Croce di Zara. Anche questa car- sa dobbiamo alle cure di Nicolò di Traù, allora superiore della famiglia di Uliano, e alla pietà dei zaratini. Il breve di Eugenio con cui assente all' erezione e air accettazione del nuo- vo domicilio, solito indirizzarsi al ministro della provincia, fu direttamente spedito a questo ragguardevole francescano, facil- mente meglio di altri conosciuto nella Curia romana. Fra le parole accennanti a lai^hi privilegi, alle paterne condiscendenze, leggiamo le seguenti alla sua persona dirette: sacrae religionis sub qua^ mundanis abieclis Ulecebris^ devotum ac sedulum exhi- bes Altissimo famulatum^ promeretur honestaSj ut votis tuiSj illis praeserlimy quae in religionis huiusmodi, *} Dooam. *) Wmding, tom. 19. ad an, 1451. ''} In questi anni le erano assetati i conventi di Sta^o , di Cariola , di Pasmano, di Grappano e di Uliano. ^} P. Dolci. Monum. hisi. Prov. Raeus. 0 Iti. ^ La lanshecia del testamento di Cosa de Saladini, e V essere stato anche in parte logorato dal tempo, non permettono di recarlo per intiero, come meriterebbe, specialmente per le sae benefiche disposizioni a favore dell' Ordine francescano. Ci limiteremo quindi a farlo conoscere mediante un sunto. Lo faceva agli 8 di mag- gio nel tZ97, e non avendo flgliuolania, lasciava la massima parte del suo ricco avere a Bartolomeo suo nipote , con obbligo però al medesimo di dover pagare ai commissari da lui nominati diecimila lire di soldi veneti piccoli, e queste in dieci anni con lire mille all' anno, per le due seguenti pie opere. Dovevano con parte di tal denaro essere costruiti una chi^a e convento per otto frati Minori, sopra un fondo di tre gognali aaratini, di proprietà d'esso testatore, posto extra fortam JadroB presso il moro dell' acquidotto. Doveva inoltre nel sito stesso , sopra un fondo di due gognali, erigersi una casa con orto ad uso d' ospitale per dodici poveri infermi, di sesso maschile, risanati i quali, dovevano rimpiazaarsi con altri dodici. Il rimanente, di detto importo doveva essere impiegato nell' a- qoisto di possessioni, che rendessero cinquecento lire di denari veneti piccoli al- l' anno, le quali avevano da servire pel sostentamento degli otto frati e dei dodici poveri surriferiti. — Quattro erano i commissari daini eletti, de' quali se uno fosse morto, potevano gli altri ere eseguire quanto disponeva 5 ma se anche di questi tre fosse uno mancato, voleva che il ministro dei f^ati Minori della Schiavonia, insieme coi frati Minori del convento di Zara, scegliessero un sostituto, in modo, che almeno tre sempre fossero tali commissari, ed uno di loro sempre fosse della famiglia Saladini. — Al detto convento di Zara lasciava lire duecento, e a tutti i conventi d'essi Minori da Durasse a Trieste lasciava lire venticinque per ca- dauno. Particolari legati faceva poi a singoli individui del convento di Zara. — E colle francescane del monastero di san Nicolò si mostrava pur generoso , la- sciando loro, oltre ad un legato in denaro di lire quattrocento, una intera sua villa, in caso d'estinzione della linea maschile dei Saladini. Le dette lire quat- trocento dovevano essere impiegate in utilità delle possessioni e specialmente dei molini del monastero, ed il ricavato voleva speso per le vesti delle monache. — Tutti gli altri conventi di Zara e del territorio sono ricordati pure con qualche legato; ma particolarmente distinti vi Fono i Domenicani, lasciando un legato in denaro al chiostro di Zara , ed uno a tutti i chiostri esistenti entro la peri- feria sopraccennata pei Francescani , nonché qualche altro a qualche indivi- Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 167 éao deir Ordine. — Né dimcntioati vi sono i poveri dell' ospitale di san Mar- tino extra ftoriam Jadrae , a cui lascia cinquanta lire ; ed è oarioso V altro lascito espresso coi termini seguenti: Judico Hbras . parcorum 800 uni sitiYiVi, fin vadai ultra mare tu suhsidmm terra» sanctm^ quando fiet Iransitus generafU. Item dimitto 150 libras den. parv, , quae teneor prò anima f. dominm Machacm amitea mem in eubsidium lerrae tanctm, quando fiet transitue generali^. Le spe- dizioni di terrasanta in quell' epoca erano già cessate . ma i nostri buoni vecchi speravano sempre che qualche altra succedere ne potesse . dimostrando con ciii quanto dovett' essere stato il fervore anche del popol nostro per quella impresa. — Voleva infine che se tutti questi suoi legati non fossero montati a lire tremila, quello ne sopravanzava dispensato venisse per T anima sua, pauperiùus verecun- dis, orpkanis, viduis^ egenis, et in aliie operibus miserieordim et pietatiSy 9ieut predictis commissariis meie aecundum Deum meliue et utilius apparébil. — Ri- mane adesso a vedere Y esito della disposizione di Cosa riguardo al convento da erigersi fuori di Zara. Nel 1308, dopo cioè spirati i dicci anni dal testatore pre- scritti, il ministro della provincia minorìtica della Shiavonia coi frati dell* Ordine suo, pre^entavansi in Faenza a Napoleone , cardinale diacono di sant' Adriano e Legato apostolico, e rappresentandogli come la suddetta disposizione restasse fino allor defraudata , sipplicavano che sendovi nel convento di Zara un abbastanza copioso numero di frati , a cui sostentare le pie elemosine de' fedeli non basta- vano, fosse il lascito Saladini devoluto al sostentamento d'otto frati di quelli ohe in detto convento crtistevano. 11 cardinale demandava l' affare , in data 22 aprile 1308, all'arcivescovo di Zara Giacomo, che trovavasi allora in Todi sua pa- tria, e questi, riconosciuta la verità dell' esposto, e certificatosi che l'erezione di tale convento fuori di città, ex certi* caeuis et circumetaniiie y religioni et honestali eorumdem fratrum minime congruebal, scriveva il 6 d' agosto a Zara, sancendo coli' autorità delegatagli e con la diocesana ordinaria il proposto tra- mutamento di detto lascito a vantaggio del convento nostro, onde vi fossero prov- veduti in perpetuo di vitto e vestito ouo frati del medesimo, i quali orino, uffi- oino e celebrino per l'anima del benefico testatore, ed avvalorando tale disposi- zione colla minaccia delle censure ecclesiastiche a chiunque vi contrafacesse. Il fine di quest'affare non consta) ma certo è che né il convento fuori di Zara, né r ospitale da esservi unito, non si vide mai sorgere. <- A merito bensì della stessa pia benefattrice del convento di Pasmano, Pellegrina Saladini vedova di France- sco Grisogono, vedemmo risorgere dai fondamenti entro la città il chiostro fem- minile benedettino di santa Cattcrina, ch'essa cominciò ancor vivente, poi con testamento del 1391 ne ordinò il compimento; chiostro che continuò poi ed esi- sistere fino al 1804, in cui fu soppresso. (e. f. e.}. 0 Regest. pontif, Tom, ti, ad an. i400. *} Noi Giustin Antonio Belegno per la Serenissima Repubblica di Venezia Proveditor generale dell' Istria, Dalmazia, Albania, del Golfo, e delle tre isole in Levante, con autorità di Capitan generale di mare. Inerendo alle Ducali date sotto l' inclita recordazione del Serenissimo Fran- eeseo Foscari per grazia di Dio Duce di Venezia, l'anno 1440, nel giorno pe- nultimo di gennaro, nell'indizione 4ta, indrizzate al nobile N. TomaNichiel allora Conte di Cnrzola , ed a' successori suoi , con quali viene dichiarato , eh' essendo nel suddette prealegato tempo stata fatta inanzi il Serenissimo Dominio per parte Digitized by Google 168 CAPITOLO SETTIMO. delti reverendi Padri dell' Ordine di gan Franeeaco di Osservansa nel ooBvent* della B. V. «opra lo Seoglio situato ìnanxi la eittà di Corsola, osa dolento ^*- rimonia. ehe non ostante ohe sino %ntì tempo fossero soorsi aniri quaranta quat- tro, che per il Consilio e nomini di Cnrsola ]e|;ittimament« eoadanati feste state concesso ad essi Padri allora comoranti , e che prò tempore fossero per imitare nel saddetto convento, il Scoglio sopra specificato, sopra il quale sema hi relentà delti predetti Padri alcaae aea ardiv» seminare^ tag^liar Icf^e, né far altre eese, che a lere^sive alle rendite et utilità di quello potesse inferir danno alcuno, eome ^er privilegio sibilato dal sibilo della fedele Comunità di Cursela oculaniieate appariva , e ehe sino allora essi Padri godevano , e possedevano detto luogo , e sue rèndite quietamente e pacificamente ; ed essendo, ehe nel medesimo tempo fossero alcuni, ehe intendevano mandar capre ed altri animali a paseolare sopra il Scoglio predetto, specialmente in virtù, e vigore di eerta parte in quel tempo presa, cioè nel giorno 10 di agosto allora prossimo passato nel Consiglio di Cur- sola, per la quale veniva diliWrato, ohe il Scoglio ove si attrova il convento ed abitssione delti suddetti Padri si dovesse incantare per il pascolo di animali ; il ehe essendo stato estimato daHa Serenità del Principe per empio ed inonesto , a umile sopplicasione delli predetti Padri, che dimandavano, che per modo alcuno non fosse loro imposto obhligo contro la forma del privilegio concessogli, comandò eolle sopra allegate Ducali al Conte sopranominato di Corsola, e sucessorl suoi, ehe in avvenire tutte le cose concesse alli detti Padri, sive loro convento per pri- vilegio come di sopra, dovesse osservare ed inviolabilmente far osservare , sio- oome per 1* avanti era pure stato osservato, e che permetter non dovesse ohe centra la forma del privilegio dette , alcuna cosa fosse innovata , e se innovato fosse stato, il tutto dovesse revocare. — Nei inerendo come di sopra alle già nominate Ducali, eolF autorità del Generalato Nostro efficacemente oommettemo , che in avvenire non sia alcuno, e sia chi si voglia, ninno eccettuato, ehe centra la forma del privilegio sopracitato, e delle Ducali sopra allegate, ardisca in qual- sivoglia modo, 0 sotto qualsisia pretesto turbare V antico, quieto , e paoiflco pos- sesso alli Suddetti Padri reverendi, così presenti, come che saranno prò tem- pore, ma quelli debbono lasciar nell' oso e godimento del Scoglio predetto, e reu- dite di quello sotto pena in caso di contrafkzione dell' in dign astone pubbUoa e di altre pecuniarie e corporali ancora ad arbitrio, e così ordiniamo ohe sia notato, registrato, e pubblicato. In quorum eto. Dato a Cursola il primo di settembre 1621. Oinstin Antonio Belegno Proved. generale. Francesco Piccioli Cancelliere del Bccel. Senato. Circa il possesso di questo sooglio la detta Ducale fu messa in vigore per la seconda volta nel 1796 sotto il Provvedi ter generale Andrea Qnerìni, e ricon- fermata nel 1813 dal Contrammiraf^io britanico Tremaalte eoi deereto^ seguente Noi Tomaso Francesco Tremanlte Sendiere Centro Ammiraglio della Bandiera bianca Comandante delle forse navali ^i Sua Maestà Brittaniea nelF Adriatico. In relasione alle convensioni formate con li rappresentanti la oittà^ ed isola di Corsola, essendo stato pure stabilito, che non deve essere inferita altèraiione nò novità alenna a tutto eia ohe appartiene alla religione e relig^ost, viene Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO. 169 l^ereiò ìd tatto e per tutto eoDferuiftto il retroscritto privilegio alli R. R. P. P. Minori Osservanti sopra lo 8coflioBa4ia, .e così pare qualunque altro, che fosse relativo al beneflsio del convento stesso. Dal bordo del Vascello Milfort a Curiola, 23 Luglio 1813. Tho. Fr. Fremanlte. '} lUfeH. foniif, Tom, md an. 1401, NB. 11 n. 9. è ripetuto sotto il n. 9. *0 Iki. Mi mn. 1409, ") /W. '*) Malgrado le parole di questo breve pontificio , noi dubitiamo assai che i frati Minori abbiano avuto stanca nella città di Nona, o se pure xt. la ebbera, dev* essere stata molto precaria • breve. B eie diciams coli' appoggio d' alcnne memorie della città stessa, dalle quali apparisce bensì che mw maaoaasera fr» i nonesi a quei Padri de' mecenati , da cui procuravasr di vederli colà stabiliti, ma che, ad onta degli sforsi loro, trovarono sempre tali contrarietà, da non potervisi mai fissamente domiciliare. Né ciò per una poca stima eh' ivi di lor si facesse ; ma piuttosto per una legge che aveva fatto a sé stessa quella Comunità neir oc- casione che ora diremo. L' Ordine dei Templari posscdea presso Nona una chiesa dedicata a san Gregorio papa ed un monastero , e godeva fra quegli abitanti di tutto il credito che i suoi guerreschi e pii meriti gli avevano per V universo mondo cristiano acquistato; ma fatalmente in seguito degenerando, giunse ad alienarsi .alTatto anche gli animi loro con la rilassatesza e le violense a cui generalmente SI diede in braccio^ e per cui rimase da ultimo formalmente soppresso nel 13111. A tale annuncio, dicon le cronache di Nona che i Templari non solo oaceiati ven- nero da quella città e territorio , ma dichiarati fnrono ad una voce nemici 4elia patria, cancellate ne furono le memorie dai pubblici archivi, e fb concordemente statnito di non dare stanca in appresso ad altri Ordini regolari, oltre i Benedet- tini e i Domenicani che già v' esistevano. B così anche fecero, né religiosi d' altre famiglie vi furono mai pie accolti. Di fatto: neir esordio del secolo XV, d'introdurclsi cercarono i Francescani, ma non vi furono ammessi da quel Comune. Cionondi- meno gli amici dell' Ordine si rivolgevano ai Conventuali di Zara , chiamandoli a Nona, trattenendoli nelle proprie case , e facendo ad essi dei lasciti ; ma ancho di questi sembra che venisse conteso loro il possesso, trovandosi riportata dal Farìati una lettera d' Alessandro VI , scritta nel 1494 a Giorgio Difhico vescovo di Nona^ onde i francescani saratini defhiudati non fossero dei legati ad essi fatti, (/^r. Moe, IV, 224). — Nel 1732 i Minori Osservanti della provincia del Re- dentore s' adoprarono a poter stabilire un loro convento in Nona , pensando ohe come avevano delle parecchie in quella diocesi, fosse conveniente avessero an- che nn ospisio nella vesce vii residensa; ma la Comunità fu ad essi pure con- traria. Di nuovo instarono nel 1756 di piantarsi nel cosi detto romitorio di Ze- •evas; ma di nuovo s'opposero loro acremente il vescovo Antonio Tripoovioh, il Capitolo ed il Comune, fermi di non introdnr novità. — L' opposisione stessa ohe ÌMontrarono i Francescani, trovarono pure gli Agostiniani, lorchè nel 1683 espulsi frureno- ddla Bossina ; e ad onta che il vessavo di Nona Giovanni Borgoforte ac- cordasse loro la facoltà d' eriger ivi na monastero) come fatto avevano in Lesina, non Ai esso mai eretto, sia «he ostacolo- vi fhipponessero le ^sopragginnte per- tnrbasioni originate dalla guerra di Norea, come crede il Fariati (IV, 234); ak, cem' è pia fWdle a credere, che quella Comnnltà salda sempre si conservasse nel- Digitized by Google 170 CAPITOLO SETTIMO. antica ana massiroa. — Per modo ohe, mai altri chiostri maschili, esistettero coma dicemmo^ nella città di Nona se non benedettini e domenicani. (o. r. e.) >^} RegML pontif. ad an. i400. >0 Ibù ad an. 1406, '^} RegetL ponti f. ad an. 1434. "} E por grato a chi ama la patria nostra lo scontrarsi , fra le memorie degli avi, in tali opere generose di pietà e beneflcenca, da non perdere pnnto al pa- raggio d'altri simili d'altri luoghi, e da far bella mostra del buon fratto che sem- pre fra noi produssero i pia civili e nobili sentimenti di cui si pregi V umanità. Ciò specialmente risalta dalle testamentarie disposizioni 5 il perchè, offertacisi gen- tilmente in quest* opera V occasione di ricordarne talune , certamente non delle meno illustri, l'abbiamo assai di buon grado colta, onde sottrarle all' oscorità del- l' oblio, per comune conforto ed esempio : ci soffermeremo quindi ora su due, spet- tanti a benemeriti personaggi della nobile nostra famiglia Begna. — Cosa Begna fu degno padre di Simeone, il primo dei nominati in questo capitolo, per la pietà religiosa e per l' affetto alla prole di Lui ^che fu tutto serafico in ardore,, (Dante}. 11 testamento d'esso Cosa, dei 7 agosto 1392, fa di ciò chiara prova. B prima di tutto, esecutori del medesimo voleva il priore de' padri Predicatori di san Pla- tone (poi San Domenico}, il guardiano di San Francesco dell' Ordine dei minori, e la priora delle domenicane di San Demetrio ; lo che bene dimostra quanta fi- ducia i nostri buoni vecchi ponevano in quegli umili figli del chiostro , ad essi . affidando anche i più rilevanti loro temporali interessi. Alla chiesa di San Fran- cesco lasciava duecento lire di piccoli, da essere spesi nell'opera più necessaria alla fabbrica della medesima , ed a ciascuno de' suoi frati cinque lire nel suo dì mortuale , onde preghin per lui. Altre duecento lire lasciava al convento de' Mi- nori di Pago, e dieci a cadaun di que' frati, ed altre duecento ai frati della Bossina. — Eguali beneflcenae largiva a monasteri d'altri Ordini e ad altri pii luoghi. Alla nostra chiesa di san Simeone (allora santa Maria maggiore e poi s. Rocco} lasciava cinquanta ducati d' oro, da essere spesi in ornamento dell' arca» per adempire ad un obbligo impostogli da Zoilo , suo defunto fratello ; e noi un * documenio abbiamo del 10 novembre 1431 con cui Domenico pievano di detta chiesa (da essere aggiunto alla serie dei medesimi} e Simeone Detrioo, sindico e procuratore della cappella del Santo , testificano ohe Simeone de Begna , figlio ed erede di Cosa, abbia adempito l'obbligo dal medesimo impostogli col suo te- stamento , incontrando la spesa, non sol di cinquanta , ma di cento e più ducati, d' oro, prò una palla aurea ini agliata , in qua corner vetur sanelissimus Chrisii corpus in ecclesia sancta Maria , oh venerationem sancii Simeonis justi , prò anima dicti domini Cose de Begna patris sui. La palla di cui qui si tratta do- veva essere una di quelle palle 0 globi di metallo prezioso , pendenti dall' alto degli altari, in coi anticamente conservavasi la santissima Eucarestia, invece che. nei tabernacoli come ora si usa. — Ma la pia generosità di Cosa riluce segna- tamente da quella parte dell' ultima sua volontà, con cui nel caso di total estiniione della sua linea maschile, di tutta la ricca sua proprietà immobile chiamava credi i poveri : Si casu omnes mares per ipsmm lineam deeesserint, nullo ex eis sxtmnts^ lune voUuit quod dicti ^us commissari, donec mundus exlahit. dieta bona sta-- bilia teneani, et ^us fruetus et usufiructus percipiani, dispenseniet erogeni pmu- peribus Chrisli, quos ipse testalor, videlieet per ^us , eommissarios eleetos, hàe.'. Digitized by Google CAPITOLO SETTIMO* 171 redes initìtuit in fruetikuM et usufrucHbus antediciis; maritent igitur domièeUai ftmperes^ indnant pmuferesy mdfuveni ecclesiasy lapsaa eriganf, miserabiles aique aubsiétUmU, et in pUs operibu* eariiatis et misericordia omnia distribuant; re- servóto ilio ttmto, quo poaseesiones, domtu, et ipta etabilia bona in culmo fir- miter maneant et reparari poseint perpetuo , ut conserventur in esse. -- Erede dei sentimeDti paterni, anche il saddetto Simeone figlio di Cosa, nel suo testamento 10 gennaro liil , ricordaTa con qualche legato il convento di san Francesco di Zara , di san Girolamo d' Ugliano e di san Doimo di Pasmano , tutti dell' Ordine serafico, e nella chiesa nostra di santa Catterina voleva che fosse fatto imimt €horum, prout est ille chorus in ecclesia sancii Jeronymi de Iglano. Motto non faceva del convento ivi da Ini fondato , ma dimostrava la predilesione sua pel medesimo con le seguenti parole: Voluit et ordinami quody post obitum suum, quattuor fratres Minores monasteri Sancii Jeronyn%i ponant corpus ejus in ti- nam capsam, et sepeliant ante altare magnwn in ecclesia sancii Jeronymi de iglano, et quod koeredes sui teneantur fieri facere unam plancam, et ponere su- pra sepulturam é^fus. — Tumulato pilli tardi nella chiesa stessa anche l'altro Si- meone Begna^ illustre vescovo di Blodrussa , l'egualità del nome fece da taluni confondere l'uno con l'altro, ed attribuire al secondo la fondaaione pure di quel convento , che fu tutto merito del primo Simeone , avo del prelato , come venne da noi chiarito di lui parlando nel!' Annuario dalmatico , L 75. '^} (G. F. C.} A non ripetere citastoni, indicheremo con queste iniziali gli articoli di Giuseppe Ferrari Cupilli, tratti dal suo Rammentore caratino , o da lui appositamente per qnest' op<;ra comunicatici. *^} Regest. pontif, ad an, 1484, «») Furiati, Illg. Sacr. **3 Die XXV Januarii 1465. Cum ut asseruerunt partes infrascriptm supS" rioribus diebus ex quodam miraculo oblento prò galeis acquarum mwrtuarum de quibus erat Capitaneus Mag. Dom, Petrus Superantius, praefatus Dns, Petrus et Patroni galearum et galiecinarum ex devotione, non immemores dicti mira- eulij fedssent elemosinam quam plurium denariorum ut aedificaretur Ecclesia sub vocabulo Sanctae Mariae de Gratia extra civilalem Lesinae in loco diclo Sridgni Rat, et dictam elemosinam factum ilio in loco consignassent Jacobo Zecieh ut dieta Ecclesia construeretur , et cum ipse S. Jacobus cupial exequi intentionem dicti Dni. CapUand circa dictam Eeclesiam construendam, ibique reoerendus domi' nus Pater Rafael de Lesina Ordinum Hinorum de Observantia et Custos , . . . conventus sancii Francisci, et Frater Lucas dicti Ordinis promiserunt diclo S. Jacobo Zecieh recipi talem provisionem prò dicto Mag, Capitaneo et socis secu, effeel, curattiros quando dieta Ecclesia in loco sup. annotato conslruere^ tur et intitulabitur sub vocabulo Sanctae Mariae de Gratia ad laudem Dei et Sanctae Virginis^ et prò devotione habita per diclum Dominum Capitaneum et Socios, et sic ipse S, Jacobus promisit dictos denarios sic sibi eonsignatos ut sup. exbursare prò dieta Ecclesia sub dicto voc, construenda, ut exequatur ro- tuntas et devotio dictorum Domini Capitanei et Patronorum galearum et galia^ dnòrumy promittentes ambae partes sibi ad invicem serbare premissa. In presene Hbus s. Nicolao Palatino et s, Francisco Soltomilite, in Sala Palatii Comunitatis Joseph Ambrosii Notarius, et Coadjutor Comunitatis. Lesine ex Aelis ejusdem Bxtrac, Digitized by Google 172 CAPITOLO SETTIMO. La Confraternita di cui parlammo, interrotta da vicende politiche, renne naora- mente piantatala questa chiesa con refole e statuti: del che la segnente memoria, 1538 il di terno del mese di maggio. Desiderando et stabilmente deliberando l' infrascritti Confrati dar principio «t stabilir li fondaoicnM della fraterna coadnnania nuovamente principiata nella «ap- pella nominata S. Antonio de Padoa nella prefata chiesa di S. Maria delle Gra- fie fàori deHa città posta, dell'Ordine di frati Minori dell' Osservania, alla qualo Confraterna dal loro affetto di devotione hanno posto nome di S. Croce. ^*) tUgest. fonHf. ad mn. 14BS. >*) Wadlng. Tom. 10. ne' Rcffes. all' ao. 1436. ^^) Documento 24. Digitized by Google 173 (iaLlPXTOX.0 OVTAVO. (1430 — 1454) Argomento. Disastri toccati alla Bossina dalV invasione ottomana — slato della religione ne' principati slavi - un frate dalmata con altro compagno provvedono alla salute di que'^ fedeli — Eugenio IV li conforta con lettere speciali — n' è spedito frattanto san Giacomo dalle Marche — predica con buon successo alle sette e visita i monasteri — i frati Minori ristabiliscono il culto cat^ tolico — sono osteggiati da Tvarko II — carattere di questo re ^ trame ordite da Tvarko e da sua moglie al Santo dalle Marche — ritorna a Roma — viene chiesto nuovamente da suoi frateUi — papa Eugenio gli dà per compagno il frate Nicolò di Traù — lettera del Pontefice — gli succedono nelF apostolato Nicolò da Durazzo e Nicolò da Ragusa — V invasione dalle armi ottomane dà motivo alla separazione di alcuni conventi delP Ungheria annessi dalla loro origine alla Bossina — idea er^ ronca intomo alt estensione della vicaria bossinese — t mona^ steri posseduti da questa in Dalmazia rimangono intatti ~ la necessità di questo possesso in Dalmazia ti è chiaramente espo^ sta da una lettera del legato apostolico^ Tommaso Tommassini — r' insiste anche il re Stefano Kristich — emana decreti a favore dei cattolici e dei buoni costumi — arrivo di Marco da Bologna in Dalmazia — san Giacomo dalle Marche visita fta- gusa — dirige per alcun tempo i conventi. Digitized by Google Digitized by Google QAPITOIiO OTTAVO. 175 li aquisto dei sopraricordati conventi, come si comprende dalie pie sollecitudini dei loro fondatori, venne fatto durante le prime invasioni ottomane delle terre limitrofe alla Bossina, dal cui furore restò priva quella Vicaria di sedici dei più va- sti monasteri, parte abbrucciati, parte atterrati in onta alla cattolica fede. A questa desolazione, che costò tanto sangue a que' fedeli, tante lagrime ai loro ministri, avevan dato fomite le ire fraterne, e le ambizioni per uno scettro già istecchito nel suo verdeggiare, onde disperati partiti si sollevarono V uno contro r altro a combattere ciecamente una causa, che segnava l'ultima mina alla comune patria. Tvarko II, detto lo Scuro^ essendo stato dichiarato da Ostoia Kristich sovrano illegittimo, perchè nato da illegittimo talamo di Tvarko I, ricorse (1392) al sultano Baiazette, e col suo aiuto ritenne una parte del re- gno e il titolo di re ; ma poco dopo in vece di Ostoia, per le sfrenatezze di vita licenziosa, espulso dal grido delle matrone da lui insultate, fu innalzato (1415) Stefano Jablanovich, di illustre e antica famiglia bossinese. Senonchè Ostoia pronto a rendere onta all' onta ricevuta, invocò e' pure gli aiuti del turco imperatore, e gli si offerse tributario, consegnandone in ostag- gio il figlio Radivoì. Per tale colleganza Stefano Jablanovich fece amicizia con Tvarko; sì che con questo rannodamento.iyer. sette anni continovi £no al 1422, si combatterono a vicenda^ Digitized by Google 176 CAPITOLO OTTAVO. con disperato furore, fomentati dal turco e sostenuti dalle sue armi. Ma morti in breve due dei competitori, Tvarko II rimase solo sul trono, osteggiato da Radivoi, il quale, ricordando al sultano le promesse fatte a suo padre , e chiedendone 1' assi- stenza, inviluppò nuovamente la Bossina in guerre micidiali. Si affrontarono allora la prima volta gli eserciti di Sigismondo re d'Ungheria cogli ottomani; i primi a difendere la causa di Tvarko, gli altri quella di Radivoi. Quest'aspra guerra, com- battuta con barbaro accanimento che sortì la cacciata dei tur- chi, mise tale confusione nella cristianità della Bossina e della Dalmazia montana '), ch'era difficile a riconoscere se più vi esistesse un angolo santificato dalla presenza dei fedeli, od un togato dalle ruvide lane che scorra in traccia del suo smarrito gregge: il terrore si era imposse:5sato di tutti, onde non solo era cessata la pubblicità del culto divino, ma con esso ogni esterno apparato della cattolica credenza. Egnal terrore invase poco stante la Serbia e tutte quelle terre che soggiacevano al dominio ottomano; dappoiché, divul- gatasi la nuova delle sconfitte toccate all'esercito combattente nella Bossina^ si accesero viemmaggiormente le ire, e giunse al grado estremo la sevizie contro i credenti, per cui in gran parte i sacerdoti secolari, non avvezzi a tatti i perìcoli e a tutte le annegazioni della vita, meno forti a reggere alle spa- ventevoli scene, che ad ogni ora si succedevano, disertarono dalle loro sedi, raccomandando ai Minori le proprie greggi. Onde riempire tale vnoto, un frate dalmata con altro fratello suo della Schiavonia eran corsi a Roma a chiedere dalla santa Sede nuovi leviti, e le facoltà di poter erigere tre nuovi mo- nasteri ne' luoghi inmiuni dalle insidie del nemico^ dove in casi di pericolo ricovrare le proprie vite, e quelle dei fnggienti dalla morte. Eugenio IV li accolse con paterno affetto, e poco ap- presso li confortò con queste parole ^): ^Ai diletti figli, Gio- vanni Geretby da Spalato, e Biagio di Schiavonia, religiosi professi dell'ordine dei Minori, salute e benedizione aposto- Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 177 lica ! Ponendo mente ai frutti cotanto copiosi, che il sacro vo- stro istituto raccoglie da per tutto nel mistico campo della militante chiesa, applicando l'animo alla propagazione della fede cattolica, nulla cosa è più giusta che il compartirgli fa- vore in tutto che si riguarda al decoro de' suoi figli, allo splen- dore del culto divino ed alla salvezza delle anime. Ora una domanda portaci da vostra parte, ci dava a sapere, come in un altissimo monte nel regno d' Ungheria, chiamato la Catena del mondo % e si in alcune provincie della Dalmazia, della Croazia, della Bosnia, e della Schiavonia, siano alquanti popoli cristiani, sopra i quali spesso lanciandosi quei feroci nemici della croce, che sono i Turchi, via ne rapiscono quanti padri, figliuoli, e beni loro viene fatto di afferrare, mettendo il resto a crudel morte: onde avviene che a cagione di tali fatti co- tanto paurosi, niun sacerdote o parroco voglia più sapere di rimanervi ; anzi già tutti fuggiti, si restarono quei miseri privi di ministri della religione, che conferissero, nonché altro, il bat- tesimo ai bambini, e gli adulti ammaestrassero del vivere cri- stiano, confortandoli de' sacramenti. Sicché ben molti si muo- iono senza il battesimale lavacro, e non pochi vennero a tale corruzione e in si fatti errori contro alla fede, da essere più che membra, piaghe del gregge di Cristo. Voi però anelando di apportarvi pronto riparo, ci supplicate della facoltà di potervi stanziare in quei luoghi dentro a tre case, che da quei fedeli vi saranno offerte, o voi stessi potrete acquistare ed anche e- dificare, aggiungendo ad ognuna corrispondente chiesa od ora- torio, ed altro che occorra per abitarvi, a fine di ammaestrare e confortare i sopra detti sventurati cristiani, e a quelli spe- cialmente del monte, detto la Catena del mondo, amministrare il battesimo. Noi pertanto alle vostre supplicazioni inchinati, pienamente vi accoodiscendiamo .... riservati i diritti dei rettori e delle chiese parrochiali , posto che le predette case fossero dentro alla giurisdizione di quelle; fornendovi di tutte le grazie e privilegi, da questa santa Sede ai vostri confratelli 12 Digitized by Google 178 CAPITOLO OTTATO. missionarii già concessi Di Roma, appresso san Pietro, addì tredici di novembre dell'anno primo del nostro pontificato. „ Da tali stragi che in ogni angolo delle dette terre me- nava la barbarie turca fu rotta la primitiva osservanza clau- strale, per cui un decadimento di quell'alto grado nel quale il venerato Ordine francescano si era costituito, e un sensibile tepore tra i fedeli oppressi ; onde Guglielmo da Casale , mini- stro generale dell' Ordine, eccitò frate Giacomo da Montepran- done (s. Giacomo dalle Marche), che attendeva allora alla sa- Iute degli eretici dell'Ungheria, a portarsi tosto nella Bos- sina in qualità di commissario visitatore ^), coli' incombenza di regolare i conventi rimasti alla rabbia del nemico, dei quali si diceva scaduta la primitiva disciplina, e di concentrare ne' mo- nastici domicihi quei operosi missionari, che isftiggiti alla per- secuzione, si eran ricovrati a vivere fra parenti od amici. A tali relazioni ricevute a voce dal ministro dell' Ordine % altri aggiunse pur quella, che la missione del detto Santo fosse di- retta a correggere la vita dissipata e i mali costumi, a cui a- vevano dechinato i benemeriti frati bossinesi; altri a repri- mere e impedire i progressi dell'eresia degli Ussiti, che gran scalpore entro e all'intorno vi menava per difetto di pronta sorveglianza. Ma né l' uno , né 1' altro di questi gratuiti rag- guagli ammette la nostra storia; che il nome degli Ussiti, né allora né in poi, non che aver grandeggiato fra tanti sciami di. settari e di politici agitatori, fu sempre ignoto in quel- la sgraziata contrada; e l'operosità dei suoi ministri, me- glio che dai compassionevoli lamenti, è svelata dalle lettere del sommo Pontefice di questi anni, ricolme di splendidi elogi, di franchigie, e di privilegi. Che abusi qua e colà si fossero introdotti, che si avesse persistito in essi, non reca meraviglia a chi pon mente alle fiere vessazioni delle sette dominanti, a- gli strali, onde quel santo gregge andava bersagliato coi suoi pastori; a chi sa comprend^e la ferità di cui è capace la Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 179 barbarie turca; e la posizione di quei meschini insidiati do- vunque da perpetui nemici. Quantunque Io scopo principale del santo visitatore fosse la predicazione della divina parola contro gli errori delle sette, per cui tuttodì va famigerato il suo nome, nondimeno vi at- tese, come gli veniva ordinato, a regolare le famiglie de' suoi fratelli. In quali condizioni allora versassero queste, quale il loro spirito religioso ; ecco quanto troviamo scritto da' più ac- creditati autori: "Mentre ferveva % più che mai tra una par- te di que' francescani lo zelo della primitiva integrezza della regola contro a quelli che amavano ritenere gli acquistati posse- dimenti ; prevalse in tutto quel corpo minoritico il rigore della lettera, comandata dal santo Patriarca, per opera appunto in gran parte di frate Giacomo, e de' suoi due compagni Bernar- dino da Siena e Giovanni da Capistrano. Docile pertanto quegli al comandamento del superiore, passa difilato a quella regione, ove l'un dopo l'altro visitando quanti eranvi conventi e ospizii, da per tutto rintegra l' osservanza della regola, corregge i difetti, proscrive ogni fatta possessione, o come usa dire, proprietà, sicché ritorna quella Vicaria a tale perfezione di vita vera- mente francescana, sino a farne modello da imitare alle Pro- vincie meglio ordinate di tutta la serafica famiglia ^). Ma in verità fa d'uopo confessare, quei religiosi essersi tutti porti facili alle sue ordinazioni , se n' eccettui alcuni che abitavano «persi in case particolari con entrate proprie, da presso il ca- stello di Jaicza, scusandosi non tornar loro possibile il ridursi a vivere in povertà nei conventi, operai che erano in mezzo ad un popolo quasi tutto eretici ®). Né però egli si rimase dal proposito, anzi insistendovi fortemente, da ultimo ottenne V in- tento , quantunque pigliasse le parti di que' frati re Tvarko , scrivendone perfino al papa , anzi pure all' imperatore Sigis- mondo, con addurre si distruggerebbe mercè di tali rigori o- gni potenza di missioni dei medesimi. Imperocché sì i' uno e sì r altro dettero risposta , si tenesse contento a lasciar fare Digitized by Google 180 * CAPITOLO OTTAVO. frate Giacomo , e piuttosto V aiutasse de' suoi favorì in tutto ciò che quegli si proponeva: onde che, sebbene di mala voglia, dovette acconciarsi a fabbricare ai sopra detti missionarii case proprie, ove si ridussero anch' essi a perfetta osservanza della regola, in utile maggiore ed edificazione de' loro neofiti %„ Ridata la pace alla Bossina, tornarono i Minori a porre in assetto il reggimento ecclesiastico, dovunque scompaginato dai suoi cardini, ma non poterono interamente riuscire nelle sante loro intenzioni, che Tvarko II sotto colore di favorire r attività loro , covava disegni micidiali e al culto cattolico e a' suoi ministri. E poiché provvedimenti singolarissimi per la purezza della fede voglionsi attribuire a suo nome, dirò bre- vemente quale fu egli, la regina, e la loro corte rimpetto alla chiesa cattolica e ai frati Minori. Nel 1435, quando pei ma- neggi da lui stesso architettati riprendevano i settari, con ampli diritti e privilegi, il perduto vigore, nell' anno medesimo Tvarko inviava le seguenti parole a san Giacomo dalle Marche, che per ordine di Eugenio IV veniva la seconda volta a porgere la celeste dottrina agli erranti :„ Reverendissimo padre in Gesii Cristo, gli scriveva, nostro amico carissimo! Bene vi è noto come addi mandati qualche anno fa di favorirvi circa la mis- sione, che foste inviato a compiere in questi nostri regni, prov- vedemmo vi fosse renduto ogni possibile onore : ed ora dispo- niamo vi sia medesimamente fatto, avendovi sempre in conto di nostro diletto amico '^).„ Mentre riceveva quest'invito, altre lettere l'avvisavano delle trame che per impulso del re e della sua corte gli si ordivano da uomini mafvagi, onde prima di avvicinare il re, riprendendo la sua doppiezza, e scongiuran- dolo di cessare una volta dall' osteggiare la chiesa di Dio, era intento di volgere altrove i passi. Ma quegli intimorito, in tutta fretta gli diresse queste parole: ^Gon grande rincrescimento venimmo a sapere, che voi reverendissimo padre, male infor- mato da' nostri nemici, via usciste indignato del nostro regno; « sopra tutto che ci giudichiate e spacciate al cospetto di tutta Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 181 cristianità, più che monarca cristiano , empio, infedele. Per la qnal cosa in nome di Dio onnipotente, vi supplichiamo vogliate ritornare e ascoltare di presenza la nostra discolpa '*).„ Ac- condiscese all'invito, ma ben presto si accorse della falsità di sue proteste. "Aveva egli dato principio al suo apostolico mi- nistero primamente contro a' Manichei, chej ricovrati sopra alti monti, quivi si erano fortificati. Ora questi eretici su le pri- me fecero buon viso all'uomo di Dio, mostrandosi arrendevoli alla sua predicazione; ma eccitati occultamente da re Tvarko a resistergli, d' un tratto, mutato consiglio, si fanno baldanzosi a sostenere apertamente le loro bestemmie : sicché tumultuando contro al medesimo, lo svillaneggiano con sfacciate calun- nie, minacciandolo anche della vita, se via non si partisse da loro. Anzi con maligne arti tanto poterono in tutto il regno, che non solo parte del popolo, ma parecchi vescovi (delle vi- cine terre) si aggiunsero ad essi nelP intento d' impedirne la missione. E fu tale tempesta, da cui non gli fu dato campare se non mediante la potenza di Eugenio IV, il quale con let- tere apostoliche avvisò render di niun valore ed effetto le cen- sure contro lui fulminate da' sopradetti prelati, dandogli ad un tempo facoltà di predicare indipendentemente dall' autorità dei medesimi nelle loro diocesi *^). Ma in questa appunto 1' em- pietà della corte toccò il sommo. Conciossiachè la regina , fin- gendo anch'Olla di pigliarlo sotto la sua protezione, mandò per lui; venisse confidentemente alla sua presenza, e intanto dispose che quattro sicari il finissero per via '^). In effetto giunto frate Giacomo al luogo dove quelli lo aspettavano, gli si lanciano a dosso armati di spada a consumare V infame tra- dimento : ma ciò quegli vedendo, con animo tranquillo e fronte serena, aperte le braccia: Ecco, operate sopra di me, dice loro, quel che dall'alto vi sarà consentito: che io punto non temo di morire per la causa di Dio e della vera fede ì Ben so chi vi ebbe mandati, e per quale cagione : adempite, se è piacere del cielo, i voleri di quella miserabile donna '*)! — A udire le Digitized by Google 182 CAPITOLO OTTAVO. quali parole, i sicari sentironsi di sì profondo raccapriccio com- presi, da non poter muovere per niun verso la mano; sicché gittatisi ginocchioni a terra: Perdono, esclamano, o uomo di Dio, perdono del nostro misfatto : che in verità noi peccammo contro a te e contro all'Altissimo '^). Ed egli volenteroso e be- nigno perdonò, anzi pregato a Dio per essi, gli accommiatò be- nedicendoli col segno della croce '^). Ed intanto difilato pro- segui suo cammino verso il castello di Rabovak, ov' era la re- gina, che udito lui esser vivo, n' ebbe stupore ; ma si propose riceverlo con ogni maniera di benevolenza ed onore in adu- nanza di tutti i grandi del regno. Le fu dunque innanzi frate Giacomo, e in tal modo la saluta : E qui, o regina, al tuo co- spetto, quel frate Giacomo, che tu comandasti di spegnere ! E certo tentasti alta impresa, divisando togliere di vita, non un potente, non un insigne guerriero, ma un piccolo frate, che in verità non vale più d' una mosca *^)! Or a tai detti quali fos- sero i sensi e i vari affetti, che destaronsi nell'animo della superba donna e di tutti quegli ottimati che le facevano co- rona, non è a dire a parole. Vergogna, sdegni, orrore, pietà, meraviglia, fnrono un sol sentimento: tutti in fine gridando: Egli è un santo, si rispetti, si lasci, si onori, e compia la sua missione ^% Infrattanto divulgato nel popolo si strano e vera- mente nuovo avvenimento, si eccita nell'universale così vivo entusiasmo di venerazione, anzi amore verso di lui, che a orde immense accorrono da tutte parti, eziandio lontanissime, a fine di vederlo, ascoltarlo, e rendergli onore. E non solo cattolici, ma scismatici, patarini, manichei, che presi dall'incantesimo della sua santità, e tocchi dalla potenza delle sue parole e della grazia, a mille a mille si acconciano all' obbedienza della chiesa *®). Sì fatto commovimento di animi, da far credere a re Tvarko correr pericolo di perdere il regno, posto che di subito non si spacciasse di quel frate italiano : imperocché dal- l' un punto all' altro l' aveva talmente mosso ed agitato, da te- nergli dietro ogni maniera di persone, uomini, adulti, fanciulli, Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 183 nobili e plebei ^®). Se non che, non era da tanto che potesse apertamente mandare ad effetto quel violento consiglio : sicché congiaratosi con i capi manichei, si propone spedirgli un mago, appresso loro famosissimo per arte di stregonerie e d'incan- tesimi, il quale provocatolo a disputare in pubblico, quivi mercè dei suoi prestigi, davanti al popolo il coprisse di vergogna, e ciò non ottenendo, il facesse morire. E di fatto, il novello Si- mon mago, 0 Elima, o Manete, che vogliam dire, tenta la prova; ma il Santo in breve ora lo avvolge ìn confusione, anzi in nome di Dio onnipotente, gli toglie per sempre la loquela. Onde che le scellerate arti di re Tvarko e de' manichei, sor- tiscono contrario effetto di quel che si erano promesso, si cre- scendo in istraordinari modi trionfi al Santo ^').„ Dopo tre anni di fatiche inenarrabili, di pericoli e di lotte con uomini di ogni malizia sostenuti nell'Ungheria, nei regni slavi, e piti che in altri nella Bosnia, si restituì in pa- tria a fine di rinfrancarsi della perduta salute, e di deporre in persona a' piedi del sommo Pastore gli omaggi delle illustri famiglie da lui convertite. Senonchè, prima che si fosse rimesso, ebbe lettere da' suoi fratelli, colle quali veniva chiesto di ri- tornare fra essi per aquietare colla sua presenza le coscienze di alcuni neofiti, che circuiti dai nemici della fede, comincia- vano dubitare della propria salvezza. Onde senza più indugiare, supplicò, neir accomiatarsi dal Pontefice, di essere provveduto di un compagno, che fosse adomo di lumi e delle virtù mo- nastiche, atto a sostenere le fatiche dell' arduo ministero. Eu- genio lY di buona volontà v' accondiscese associandogli quel Nicolò di Traù, che vedemmo onorato di begli encomii dal me- desimo Pontefice, e dal Senato veneto, che vedemmo reggere con rara sapienza i conventi di Bua, di Uliano, e di Santa Croce del suburbio di Zara. Tale incarico ebbe egli dalla se- guente scritta pontificia: ^Al diletto figlio, Nicolò di Traù, pro- fessore nell'ordine dei frati Minori. Ci giunse a notìzia, non senza grande nostra dispiacenzà, che nelle terre inferiori della Digitized by Google 184 CAPITOLO OTTAVO. Bossina si sia insinuata un' abbominevole eresia, a cui se to* sto non si pone rimedio, le circonvicine terre, sane nella fede cattolica, corrono il pericolo di essere da quel contagio invase. Laonde mentre pensavamo di provvedervi con opportuni mezzi, abbiamo pure giudicato che, per metterli in esecuzione, la tua sollecitudine, diligenza ed opera potessero più che di altri riu- scire utile e vantaggiosa, sì che col tenore delle presenti nostre lettere conunettiamo e raccomandiamo alla tua devozione, di cui riponiamo speciale fiducia in Dio, affinchè intorno alle cose da noi ordinate e disposte per estirpare tale eresia, e intorno ad altre che a te parranno per quest' uopo necessarie, tu possa a proprio talento disporre, ordinare e riformare secondo le circo- stanze. Mentre per autorità apostolica ti concediamo la facoltà di parlare, di operare e d' instare in tutto e presso ogni ceto di persone, è pure nostra volontà, che senza speciale mandato della Sede apostolica o senza quello del vicario della Bossina, tu non debba minimamente rimuoverti dair incarico di quest'af- fare. Di Bologna nell'anno 1437, e settimo del pontificato.» È a credere, che in questi anni, mentre frate Giacomo dalle Marche per la sollecitudine del re d'Ungheria attendeva alla conversione dei numerosi ereciti della diocesi di Cinquechiese e del banato di Sirmio, quegli esercitasse il medesimo mini- stero non solo nelle terre inferiori della Bossina, sì bene in tutto quel regno, senz' eccettuare la parte della Rascia che al re Tvarko obbediva. A fine poi di agevolare la sua opera, ed impedire la propagazione della suaccennata eresia in qua del confine bossinese , nelP anno seguente venne costituito inquisi- tore per la Dalmazia e per l'Albania, frate Nicolò da Durazzo, in quell'anno ministro provinciale. Nel 1441 gli diede a compa- gno, 0 forse sostituì a lui e al Sauto dalle Marche, frate Nicolò di Ragusa, inviato dalla Sede apostolica nell'Ungheria e Bossina. Per le cure di questi illustri francescani ai quali venne sostituito frate Fabiano di Bachia in qualità di inquisitore e di vicario, si redense il culto cattolico, sparvero le pubbliche declamazioni con- Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 185 tro la sana dottrina ammutolirono, senza dar segni di vita, le svariate sette ; il ceto cattolico, esso solo rimase dominante; per le care sollecite di questi si edificarono nuovi cenobi , nuove case da accoglierei missionari: il solo reame bossinese andò ricco di diciasette monasteri eretti dalle fondamenta, quanto vasti altrettanto popolati, e di numero assai maggiore di ospizi per accasare missionari francescani necessari ai bisogni spi- rituali delle piii sconosciute borgate. Agevolezze tali presagivano a quelle terre un incre- mento religioso senza pari maggiore, una felicità assai dura- tura ; ma come ogni opera umana, così anche questa andò non guari dopo soggetta a dure prove. Il terrore che incusse lo ster- Hiinato esercito di Amurat II. diretto verso la Bossina nel 1444, le sue azioni guerresche condotte prosperamente sui Veneti nel Levante, sui possedimenti di Giorgio Castriotta nell'Albania, sulla Bossina e Rascia governate da Tommaso Eristich, suc- cesso nel 1443 a Tvarko II col nome di Stefano Tomasse- vich ^^): tali vicende, onde perpetuamente ne veniva agitata la vita monastica , indussero le famiglie francescane dell' Un- gheria dipendenti dal vicario di Bossina a costituirsi in Cu- stodia loro propria. Da qui nacquero gravissimi litigi fra gli ungherì da una parte, fra i bossinesi ed altri slavi dall'altra; non volendo questi spogliarsi della superiorità e onorifica pre- rogativa ab antico ereditata, né quelli, che molti e ricchi con- venti possedevano, rimanersi più a lungo nella dipendenza e Bella partecipazione de' travagli che di là ne venivano ; per cui senza interpellare la santa Sede nominarono un loro vicario, soggetto al solo Ministro generale. Di tale arbitrio si dolse vivamente il Pontefice : avvertì nulla queir elezione , protestò di mai riconoscere le autorità monastiche di qualunque grado esse fossero, finché non tornassero alle antiche consuetudini ^^). Scusabili in molta parte se tale emancipazione coi dovuti as- sensi si fosse effettuata, che i medesimi Padri bossinesi dimo- ranti in alcuni loro conventi di questo litorale, nel 1437, quando Digitized by Google 186 CAPITOLO OTTAVO. tempi egualmente calamitosi pesavano su quella cristianità e sulle famiglie francescane, i medesimi avevano ricorso per re- stare uniti alla provincia dalmata ; ma quello stesso Pontefice, Eugenio IV, non che altro sentire, ne diede una pronta re- pulsa ^*). Difatti, avendo egli in mente di conservare V inte- grità di questa veneranda Vicaria, non solo riconfermò tutte le indulgenze e privilegi, che in varie epoche le furono con- cessi dai suoi antecessori, ma con una sua bolla speciale ^^) volle togliere ogni idea di divisioni, decretando, che tutti i mo- nasteri e le case minori della detta Vicaria in qualunque luogo e di qualunque numero essi fossero, dal mare Adriatico fino ai confini della Tartaria, dovessero riconoscere la dipen- denza dal suo vicario. Da ciò, per Tinterpretamento più ristretto che di quelle parole fece Aroldo, invalse 1' opinione ^^) , che tutte le famiglie minoritiche, non esclusa la dabnata provincia, formassero un corpo solo, rette da un sol capo, quale era il detto vicario. Che le parole del Pontefice avessero un senso più largo di quelle di Aroldo, lo prova un suo breve trasmesso alcun tempo più tardi alla menzionata bolla, con cui ordina che i conventi di Ragusa, . di Daxa, quello di Santa Croce del sobborgo di Zara, dì san Nicolò presso Cattare, e di sant' Eu- femia presso Arbe ^^), fossero segregati dalla provincia della Dalmazia e uniti alla vicaria della Bossina. Che se realmente sotto quelle parole avesse voluto comprendere tutte le fami- glie senza eccezione, inutile sarebbe stato ogni posteriore decreto. E in vero, chi considerar voglia il vastissimo terreno su cui eran sparsi questi domicilii; le sterminate distanze che dagli uni agli altri passavano ; la varietà dei doveri fra quei del litorale, dell'isole, e que' delle regioni montane; le diffe- renze degli usi, de' costumi, della favella, che dalle sponde dell'A- driatico al Danubio e alla Tartaria s' incontravano; ben fii avvede che né un solo dalmata, né un solo bossinese poteva bastare, a meno che circostanze di grave momento, come talvolta ne' tempi seguenti avvenne quanJo i suoi confini erano molto ristretti Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 187 non lo richiedessero. Morto frattanto Eugenio IV, quest'affare fu portato nuovamente alla disamina della santa Sede, recla- mato dalle sempre piii crescenti difficoltà di communìcazione fra gli otto Custodi, che secondo gli ordini di Eugenio do- vevano una volta all' anno trattare V azienda minoritica con- gregati insieme : si che, considerate le ragioni adotte , Nicolò V allor regnante (1447) decretò, che i conventi dell'Ungheria fossero costituiti in nuova Vicaria, governati da un capo, che sarebbe eletto dai propri, indipendente da altri, men che dal Ministro generale, fissandoue i confini di sua giurisdizione ^^). Circa i meridionali, si attenne al giudizio di Marino vescovo di Cattare, e di Tommaso Tommasini vescovo di Lesina, e le- gato pontificio della Bossina ^^); prelati prudenti, capaci a dare, per la conoscenza che avevano de' luoghi e delle famiglie re- ligiose, consigli retti, e utili al buon governo. Marino proferi sentenza sfavorevole ai bossinesi, aggiudicando pei reclami dei Ragusei la restituzione dei monasteri appartenenti alla loro Cu- stodia; onde il vicario generale, Giacomo di Primadizi, ebbe l'incarico d'invigilare sulle leggi emenate da questo Ponte- fice, le quali ordinavano che le cose si rimanessero secondo e- rano testé costituite, né que' della Bossina presumessero di e- stendere l' autorità loro sopra altri luoghi fuori di quelli che anti- camente entro i propri limiti possedevano, ned osassero di ri- cevere 0 fondare monasteri nuovi ^®) in qua delle terre orien- tali, limitate ad essi dalla santa Sede. Non cosi il legato Tom- masini, il quale allegando motivi di umanità e di religione, e r assoluta necessità di conservare almeno il resto de' con- venti posseduti entro la cerchia della Dalmazia veneta, enume- rava le grandi opere che il re Tommaso Eristich si assumeva di perfezionare a prò dei frati e della chiesa cattolica; iscu- sava le colpe che gli si attribuivano, dovute più alle circo- stanze terribili di sua posizione, che alle inclinazioni di animo. Scrisse perciò in questi termini a s. Giovanni da Capistrano, allora vicario generale. "Io, che non minima parte ebbi nel- Digitized by Google 188 CAPITOLO OTTAVO. r istaurazione ecclesiastica di questa terra, non posso a meno di non dare informazioni alla Paternità Vostra, le quali a mo- tivo della distanza de' luoghi , può facilmente ignorare , o va- riamente sentirle narrare. Se mai fu bisogno di aver cura par- ticolare di questa Vicaria, senza dubbio la si deve in questi tempi , in cui il re Stefano e la maggior parte de' suoi sud- diti professano sentimenti di grande divozione verso la catto- lica fede, e promettono di trasmetterla ai loro nipoti . . . S'af- fatica senza posa il capo del corpo sacerdotale ^ % s' affaticano i suoi frati, ai quali s' associa l' opera del re serenissimo, per le cui sollecitudini ogni tratto si vede sorgere nella Bossina nuove chiese, nuovi ospizi. Molto consola il vedere, come la sola presenza di questi buoni religiosi giova talvolta a tirare al grembo della chiesa i più indurati nella pravità ereticale. Da questi maravigliosi successi mi sento mosso ad esortare la P. V. di moltiplicare la Vicaria di religiosi buoni e divoti, di nettarla dalle spine e dai triboli. E poiché intesi che la P. V. sia intenzionata di separare da questa Vicarìa alquanti con- venti che oggidì possiede in Dalmazia, reputo mio debito di porle sott' occhio alcune riflessioni, onde sgravarmi innanzi a Dio e agli uomini da ogni sinistro che da ciò ne potesse de- rivare. Sappia la P. V. che queste famiglie in nessun modo possono sostenersi senza i preaccennati conventi della Dalma- zia, mediante i quali estraggono a titolo di elemosina, vino, oglio, vestiti, ed altrì oggetti di necessità cotidiana, e dei quali vanno privi in Bossina non meno i frati mendicanti che i più ricchi possidenti, ed ogni men agiata famiglia. Aggiungo a ciò, essere i conventi della Dalmazia unico luogo di rifugio e si- curo asilo nel tempo delle persecuzioni, che non raro gli si suscitano dagli eretici; di riposo sicuro e di refrigerio agl'in- fermi e vecchi, che spossati dalle fatiche e dai patimenti, so- gliono condursi frattanto a queste loro abitazioni, dove trovano que' rimedi che del tutto mancano fra essi. Tali risoluzioni molto spiacerebbero al re medesimo, il quale essendosi da poco Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 189 riconciliato colla chiesa romana, disposto a rizzare chiese e conventi nel suo regno, si vedrebbe senza dabbio per tale innovazione esasperato, e venire a meno ne' suoi propositi ^'). Le parole del legato pontificio, né esagerate, né dettate da spirito di partito, trovarono eco non meno nella caria ro- mana che negli amici del buon ordine. Di fatto, che il re Eri- stich si mostrasse inchinevole a favorire il culto cattolico e la pubblica quiete, che professasse stima e rispetto all'Ordine francescano, ciò era noto a tutti, e tutti si aspettavano un sea- sibile incremento morale dall' operosità dei frati e dalla sua cooperazione. Già da un lustro, sebbene tributario al Gran Si- gnore, e sorvegliato nelle libere sue azioni, aveva raccolti nel castello di Gognitz, a fine di dare alcune leggi vitali al regno, Tommaso vescovo di Lesina, legato della santa Sede; Teofilo di Pechia, patriarca di rito greco della Rascia; Massimo, me- tropolitano della Serbia; Giovanni di Mozua e Teodoro diPouyna, nonché i chiarissimi padri dell'Ordine di san Francesco, Eu- genio da Somma, nunzio e commissario del Papa, e Michele da Zara, vicario dei Minori della Bossina. Presenti i detti per- sonaggi fu emanato il seguente decreto: ^Noi Stefano Tommaso, per la jgrazia di Dio, re di Rascia, di Serbia , di Erzegovina , di Dalmazia, di Croazia, a futura memoria, a tutti notifichiamo con le presenti, come raccoltici nella terra di Gognitz, con quanti sono i prelati, baroni, voivodi e signori dei dipartimenti del nostro regno, vi trattammo di parecchi argomenti circa all'u- tile e alla tranquillità del medesimo. Ove, fra le altre lodevoli ordinazioni, ci proposero alquanti articoU, umilmente supplicando vi apponessimo la nostra conferma. Questi sono : primo , che non possano i Manichei edificar nuovi templi, né ristorare i cadenti : secondo, che sia vietato l' usurpare i beni lasciati alle chiese : terzo, che se avvenga che uno uccida un altro di spada, sia per reale giudizio tratto in carcere, e sieno divisi i suoi beni in due parti, l'una delle quali vada al fisco, e l'altra ai figli, congiunti o parenti dello estinto: quarto, che i consiglieri Digitized by Google 190 CAPITOLO OTTAVO. secretari, voivodi, e gli addetti alla real sede, debbano dopo eletti prestare giuramento di fedeltà al re: quinto, che TEr- zegh (duca) di san Saba, non si abbia a reputare legittimo, se non sarà eletto dal re di Rascia, Bossina, ed Illiria, a cui darà del pari giuramento di fedeltà; e che s'abbia a punire ove osasse d'adoperare altrimenti: sesto, che sieno puniti nel capo gì' incestuosi ed i corruttori dei propri parenti : settimo , che sia applicata la pena d'infedeltà ai traditori delle castella, o de' loro padroni; e similmente ai contraffattori di moneta. In memoria e confermazione delle quali ordinazioni tutte, notate nel presente libro per volontà de' signori prelati, voivodi e no- bili di tutto il regno, ordinammo venissero munite del nostro sigillo. Dato in Cognitz, per mano del reverendo padre in Cri- sto, Villemiro Vladimirovich vescovo di Krescevo e Narenta, di rito greco, secretarlo della nostra corte, l'anno del Signore 1446, festa di san Giovanni Battista ^^). In favore della sentenza pronunziata dal legato Tommas- sini scrisse pure Michele da Zara, allora vicario della Bossina. Avvertito egli che fra breve sarebbe colà arrivato san Giovanni AsL Capistrano, prese occasione da tale nuova per congratularsi seco lui, e ragguargliarlo minutamente dello stato in (ui ver- savano que' fedeli e i suoi missionari, come pure dei vasti di- segni che Stefano Eristich ideava peli' incremento del culto cattolico e delle famiglie minoritiche. Ed in vero, a fine di corroborare viemmaggiormente i buoni semi che andavansi pro- pagando per un regno in gran parte desolato dagli scismi e dalle armi turche, il re raccolse di nuovo a Vissoki gli otti- mati di sue terre, e diresse al conte Radivoi Vladimirovich, giudfce della regia curia e prefetto di Narenta, il decreto del seguente tenore , che da lui doveva essere trasmesso ai pre- fetti di tutta la Rascia e della Bossina: ^Siccome, dice in que- sto, alle nostre cure e sollecitudini fu affidata la fede, l' osser- vanza della religione, e il culto di Dio ottimo massimo e della santa madre Chiesa, inaugurati dai santi frati, figli del pa- Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 191 triarca Francesco, e di mano in mano consolidati e a noi tra- smessi; così ninna cosa ora abbiamo più a onore quanto quella di conservare scrupolosamente il deposito a noi commesso , di far osservare da tutti V eredità degli avi con pietà sincera , e con rettitudine d'intenzioni, a fine di dare maggior splen- dore alle leggi divine in mezzo alle comuni scelleratezze, che da molti anni ci affliggono, tenere lontani gP imminenti pericoli^ e ridonare alla repubblica cristiana, se Iddio ci sarà propizio, pace, quiete, tranquillità, a sempre maggiore dilatamento della fede. Le lettere supplichevoli giunteci da tutti i fedeli della Bossina mentre eravamo raccolti a Cognitz, dove tu pure in- tervenisti, ci confermarono maggiormente nel santo proposito, e e' incuorarono a seguire il cammino senza timori. Ci fu sup- plicato, come sai, perchè ci adoperassimo ad estirpare queir e- resia, che non solo in ogni parte del nostro reame aveva ri- cominciato a germinare, ma sì bene messo profonde radici; a richiamare all' avita credenza coloro che dal vero culto di Dio sviati, erano pessimo scandolo ai fedeli ; a punire e allontanare quegli altri, che di false dottrine imbevuti, ogni dì più danneg- giavano la chiesa ortodossa, da tanti secoli approvata e fra noi introdotta. Per lo che vogliamo ed ordiniamo alla tua fe- deltà, che, se di tali uòmini, comparisse alcuno nel reame bos- sinese, o nella tua prefettura, il quale insegnasse pubblicamente dottrine estranee alla cattolica fede, debba essere tosto esami- nato, e, se renitente, senza dilazione punito, di qualunque grado 0 dignità egli fosse. Che se altramente tu ti diporterai, di grave offesa ti renderai reo non meno presso Dio che presso di noi. Dettato a Vissoki nel primo giorno di luglio del 1450.„ Le opere benefiche del re, l' operosità dei frati, la cupidi- gia delle separazioni, la pieghevolezza dei principi slavi, dive- nuta oggimai necessità, in promuovere il benessere morale del regno e il consolidamento monastico, ridestarono l'attenzione della cristianità di occidente e della Sede romana; onde sog- getti di grande merito vedemmo accostarsi a queste sponde. Vi Digitized by Google 192 CAPITOLO OTTAVO. venne san Giovanni dalle Marche per la seconda volta, vi venne Marco da Bologna, ministro generale dell'Ordine, con seguito di illustri francescani. Si trovarono essi con altri illustri dal- mati, coi quali ora nella Dalmazia ungherese, nella Bossina e nella Slavonia, ora nell'Albania, nella Serbia e nella Valacchia si dirigevano, dove a riformare i costumi e combattere le dot- trine dei novatori, dove a rendere più splendido il culto cat- tolico, ed a piantare divote < congregazioni di uomini penitenti, di fanciulli abbandonati. La vita edificante, la schietta osser- vanza delle monastiche discipline, ed i non pochi soggetti chiari per scienze e lettere che il ministro generale trovò tra i suoi fratelli, non meno che la mitezza dei clima, la stupenda sere- nità dell' orizzonte e ì modi del popolo ritraenti della più pretta coltura e civiltà occidentale, lo trattennero fra di noi più a lungo di quello eh' egli avea divisato. Di qui avvertito della zizzania ripullulante in materia di religione nella Bossina e nelle zupanie della Dalmazia ungherese , diresse la seguente lettera a frate Giacomo dalle Marche: "Poiché a cagione dei delitti di molti, a tale crebbe in questi dì la forza e la malizia del detestabile principe d'inferno, che la corruzione sparsasi per quasi tutta la terra, ebbe già non poche prò vincie così infette, che non pure i loro abitanti abbracciarono eresie ^à mille volte condannate, ma persino lasciavansi trasportare a vita sensuale come bruti, quasi per divina rivelazione ciò fosse loro sugge- rito dal cielo ; ben facile è ad intendere che all' udire come tu, compreso dall' alta carità della salute de' popoli e della fede, disponesti recarti senza indugio nelle *parti di Dalmazia e di Bossina , a fine di confortare con le tue predicazioni quelle genti, e dar di scure nelle radici delle eresie, onde sono tra- vagliate, io ne sentissi grande allegrezza. Imperocché chi me- glio di te, 0 dolcissimo Padre, potrebbe condurre a fine tanta impresa, il quale sei d' ogni fatta virtù adorno, e di tutta pietà, grazia e religione fornito, onde in sì gran parte di mondo già tanto potentemente del tuo valore contribuisti al ristoramento Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 193 dell' onor di Dio, della salnte delle anime, e della vita religiosa e sociale di non poche genti, che ti ebbero a missionario? Per- ciò ben volentieri io approvo e confermo il tuo santo propo- sito : anzi affinchè sì i frati che i' secolari ti accolgano con la carità e l'onore che si conviene, favorendo con ogni inge- gno alla tna missione , con le presenti mie lettere t' istitui- sco mio Commissario nelle predette parti di Dalmazia e di Bossina, si che niun de' primi ti si possa come che sia op- porre, anzi tutti, non altrimenti che sudditi, abbiano a rive- rirti e renderti obbedienza! . . . Ancora comando a' medesimi frati, sì prelati che suggetti, appresso i quali passerai, o ti piacerà far dimora, che adoperino teco come se fosse la stessa mia persona, in quella che a te concedo piena facoltà di dare lettere di partecipazione alla figliuolanza dell'Ordine, a quanti per lor divozione te ne richiedessero. Addio, mio ottimo Pa- dre: fa con r usata tua diligenza di recare a felice fine il pic- colo carico che ti commetto, e continua pregare per me. Di Ragusa in provincia di Dalmazia, il trenta dicembre del 1452 ^*). Un' altra diresse nell' anno, seguente dal convento di sant' An- drea^ fabbricato nella prima epoca francescana sopra uno sco- glietto a breve distanza di Ro vigno, luogo assai ameno e per la sua giacitura, e per le verdeggianti rive che lo prospettano all'intorno, nella quale gli dà contezza dell'alta sua soddisfa- zione trovata ne' monasteri dell'Istria e della Dalmazia. Loda in questa la bontà di animo de' suoi fratelli, manifesta la pronta volontà loro nell' accettare alcune riforme presentate a buon nu- mero di padri congregati nel conventino di santa Croce fuori delle mura di Zara; l'esorta dovendo egli abbandonare questi lidi, a portarsi quanto prima a Ragusa, per presiedere alla Con- gregazione provinciale fissata da tenersi nel monastero di Daxa, monastero più di altri facile all' accesso di chi aveva ad inter- venire dagli estremi punti dell' Albania e dell' Istria. Scrisse una terza da santa Croce diretta a re Stefano Eristich con cui vuole cassasse la sentenza suggerita dal troppo suo zelo, 13 Digitized by Google 194 CAPITOLO OTTAVO. che ordinava a tatti i sudditi di qualunque culto essi fosse- ro a contribuire al decoro dei monasteri e al sostenimento dei loro abitatori. Cotesti ordinamenti non solo vuole revocati, ma con giuste riflessioni dimostra, come ogni servizio da ren- dersi a Dio e al culto della fede, non dalle minaccio, né dalla forza debba venire, sì bene dalla persuasione ; come uno smo- dato zelo in terra che dalla mite parola del Vangelo dev'es- sere rigenerata, non altro può partorire che nuove ire e nuovi odii contro i rigenerati. Rassicurati gli affari supremi delle chiese di oltra i monti, perlustrate con tutta diligenza le famiglie monastiche della sponda orientale dell'Adriatico, Marco da Bologna sen parti per Roma, e venne tosto rimpiazzato dalla presenza di san Giacomo dalle Marche. Al suo arrivo si celebrò la congrega- zione nel convento di Daxa, nella quale comparvero i padri piìl cospicui dell'Istria, della Dalmazia, di Ragusa e dell'Albania per trattare delle riforme da introdursi al di qua e al di là dei monti; ma né di queste, né di leggi, che si dicono ivi sancite , non ci giunse alcuna notizia. La cura principale del Santo delle Mar- che fu quella di regolare in persona la cenobitica disciplina di alcuni monasteri, e di ridurla alla piìl perfetta osservanza. I monasteri di Ragusa, di Stagno, di Siano, di Ombla e di Canali ebbero l'avventurosa sorte di essere stati da lui più a lungo abitati. Daxa e Ragusa erano il suo prediletto soggiorno. A fine di perennare la memoria dei beneficii ricevuti da quel Senato , e delle verità evangeliche instillate nel popolo divoto di Ragusa, fece lavorare in legno due angeli cogl' incensieri in mano, da essere collocati ai due lati del Crocifisso miracoloso che da antico si venerava nella chiesa del convento di Daxa, predicendone le meraviglie che in quel sacro gruppo si sareb- bero osservate. Di fatto, piti volte la predizione del Santo sov- venne ai ragusei; più volte nelle pubbliche calamità, nelle co- muni letizie, si videro muovere gli occhi, alzarsi gl'incensieri e salire i profumi ^*). Quelle movenze furono scorte più sen- Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 195 sibili nella morte di santo Evangelista da Perugia, essendosi ammirate più vive e dnrevoli mentre il suo cadavere stava e- sposto alla divozione dei fedeli ^^. La memoria delle virtù di questi due Santi furono, e sono tutt'oggi, di grande emulazione alle famiglie di quella provin- cia. Chi visita la capitale della passata Repubblica vi trova un edificante movimento religioso nel tempio dedicato al serafino d'Assisi, aperto mai sempre ai bisogni spirituali dei penitenti e dei divoti. Chi si accosta ai monasteri sparsi per le sue terre, vi scorge la rigidezza di vita cenobitica temperata dall'amore alle amene lettere: retaggio della coltura da antico ivi intro- dotta; e vede il sacerdote francescano zelare la causa della morale cattolica sui pergami e nelle private conversazioni. Fi- gli di ottimi maestri, educati alla scuola della più perfetta os- servanza, non cessano di andar onorati della stima universale dovuta ai loro meriti! Digitized by Google 196 CAPITOLO OTTAVO. Mote. ') I eontorni di Knin furono mesBÌ a ferro e fnoeo, per eni, essendo rima- sta priva quella diooeai di mensa Tescovile, renne accordato al soo antistite, col breve di Urbano V Prof ter destrucHonem EeeUsiaé Tinniensis^ di riavere il be- neficio di Prepositnra che dapprima aveva goduto nella diocesi di 2a|;abria. ^) Miss. Arane. Voi. 4. Wadiog. Resesi. ponHf. md an. 143 1. ^ I monti Carpasi. 0 Wading. ad an. IdSJt. *) ni *) Miss, frane Wadin|;. Qreiderer. De Gnbematis. 0 Ivi. 0 Ivi. 0 Ivi. '0 Ivi. Wading. tom. 10. ") Ivi. ") Wading. Ivi. >*) Ivi. Parlati Uty. Som. Qreiderer. De Gnbematis. »0 Ivi. «0 Ivi. »0 Ivi. '0 Ivi. '0 Ivi. «0 Ivi. '0 Ivi. »0 Ivi. **) Spesso lo troviamo denominato ora Tommaso Eristich, ora Stefano Eri- stich, ora Stefano Tommasevich. **).... Tenore fraesentium fraedicias divisionem^ jcUsurmn et tefara- Honem . . . eateamue, irritam et etiam annuUamue, nuUiusque rohorie vel mo- menti fere deeenUmue, volumue et mandamuSf ttc Vieariam ipsam Boenae frae- Oelemy iUiueque Fratree praedietoe, tpioad domoe et loca eitra et ultra fiumen Zane, ubieumque trans mare Adriatieum eoneietentia, neé non omnia et ein^la frMIépa etjura in eodem'etatu, in quo antequam divieionee et eeparationee fraedietae fierenty eranty fuomodolihet emanata reetituimue, reponimue et reinte- gramue, Wadingo. *0 Wading. ad an. 1487. ^^) IhMi ealutaria lahorum veetrorum studia . . . Re^eet, fontif. ad an. 1446. **)•..• deelaravit, dice egli, omnes domue , ae loca regutarie oheerv afi- tiae mkiiiket a mari Adriatico usfue ad confine* Tartariae ad vieariam Boenae fertinere. »0 Wading. tom. 11. Digitized by Google CAPITOLO OTTAVO. 197 '") Cum iiafue, sictU grandi mentis exhilaratione percepimus, tot, OfihUanU Domino, dictorum Fratrum in ipso regno Hungaria domu9 exitiant, quoad ad fidoi orthodoxm propagationem pìurimnm conferente ut in eo, et UH MuhieetiM U9(pie ad Segthiam, et mare Tartaricum partibuM atipie provinciis, prò Fratri- hus ipsiSy tpeeialio aé eadem vicaria Bo^mm y dieta vicaria haberetur , in qua Vicarine prò tempore existens , ac ini&i dieti Fratres praemieearum Htterarum potirentur effectu. Noe . . . aé ipea vicaria Bosnae totaliter, auctoritate prae^ dieta, separamuM atque dtvidimuSj ut in eid aliam, quae vicaria Hungariae mifi- eupetur, euiuefue Umites et dietrictue a fiumine Zalba, usque ad dictum mare protenditur, Wadiog. tom. 11. ad, an. 1447. ''} n primo deir illastre famiglia veneta dei Cootarini , estiiise i moltiplici abasi ne' qaall versava qaella diocesi : fa de' più ealdi propagnatori del eoncQio di Firenze: perorò innanzi al Senato, inviato da Stefano Cernovich , voivoda di Montenero, per la pace e amiofsia. — L'altro dell'ordine dei predicatori, dimora sei anni in Bossina in qaalità di Legato sotto Eugenio IV e Nicolò V: corse pia volte qaella terra, confermò nella religione Stefano, saecessore di Tvarko, il qaale per sao consiglio edificò nnove chiese^ rifece le cadenti, portò gaerra ai Patarini,. ordinò con pene, non alzassero chiese nnove, né le vecchie ristaarassero. ^*) Apostolicae nobie licet immeritie . . . nuHiueque roborie vel momenti fòro decemimuSj obtentu eeu vigore, aliquas demos, conventus et loca dieti Or^ dims in partibus Dalmatiae de novo recipere, aut construere, seu fundare prae^ smnat. Wading. ad. an. 1447. ^1) Frate Michele da Zara, vicario della Bossina. '^) Wading. ad an. 1451. •^J Mis. frane. Voi. 4. Lacio Narentano. Padre Terzich. JKfon. Prov. Bos, '«) Jiri>. frane. Wading. tom. 12. ad. an. 14S2. '*) Questi fatti si trovano registrati ne'pobblici istramenti. "} 11 Menelogio del p. Haeber porta : Ragusae in IlHrgeo anno 1494 Evan-- gelista BaUonius, qui sanctitate et virtutiòus ita exeeUuU, ut Angeli visi sint corpus ipsius mortui, tempore exéquiarum, thuribula et incensa perfitmigare. Digitized by Google 198 CMjnroiM HTOHro. (1454 1463). itrgomento. / settarii della Rctscia ti approfittano dei progressi delle armi ottomane per {sfogare contro i cattolici y onde molti di questi sono costretti a cercare nuova patria — disertano con essi parecchi dei loro missionari — Marco da Bologna^ vicario generale^ manda in giro una scritta, con cui li incuora al mar^ tirio — Callisto III ne w^segna alcuni conventi della Dalmazia veneta per stabile dimora degli esuli e degV infermi -^ opero^ sita dei Minori nel domandare soccorsi dai principi occidentali — animano i combattenti allato all' Unniade e al Castriotta — P€iolo da Ragusa e Micolò da Sebenico presentano lettere pon^ tificie al re della Bossina — lettere esortatorie di questo re agii ottimati delle sue terre — muore assassinato da un suo ba^ stardo — sua moglie Catterina si ritira a Roma — professa la regola di santa Chiara — t Minori gli alzano monumento in Araceli — alla morte di re Stefano la Rossina cade in mano del turco — il regicida paga il fio del delitto — le armi ottomane da per tutto menano stragi — varie famiglie cattoliche abbrac^ ciano V islamismo — tre sorelle FiUppovich vanno offerte in ma^ trimonio ad Afiz mustafà dal proprio zio — preferiscono la morte — narrazione del loro martirio. Digitized by Google CAPITOLO NONO. 199 iJe sopravvenienti guerre degli ottomani^ il dilatamento delle loro armi, interruppero ogni opera diretta a promuovere lo splendore del culto cattolico e a frenare le cupidigie delle ideate separazioni. Caduta Costantinopoli (1453) , la gioia di quella vittoria inebriò gli animi altieri e li trasse fra breve lungo le terre deir illirico continente. La Serbia, la Rascia, l'Albania, la Bossina, l'Erzegovina, la Dalmazia ungherese, vennero T una dopo l'altra interamente invase; e su d'esse, men che sull'ul- tima liberata dai Veneti nel 1718, non cessa tuttodì di pe- sare un imperio aspro e brutale. Agli eccidi! de' conventi e delle monastiche famiglie si rallegrarono i settari della Rascia, nemici de' francescani e dei loro progressi, senza avvedersi che quell' allegrezza anche per essi si sarebbe tra breve mutata in lutto irreparabile. Alle prime voci, nunzio della fatale invasio- ne, si sollevarono le masse selvage, che coi modi piìi strani 8i diedero a perseguitare i fedeli e i loro ministri. Da un lato le rapine, gì' incendi, le devastazioni commesse dal loro furore, dall'altro l'avvicinanarsi dell'esercito nemico, incussero tale sgo- mento, che centinaia di famiglie cristiane prescelsero di togliersi al natio suolo, cercando ricovero nello stato di Ragusa e nella Dalmazia veneta. Sloggiarono con essi dalle proprie sedi i meo coraggiosi di que' missionari, intimoriti dalla morte crudele di Giorgio Aramich , sacerdote francescano , e da quella del suo compagno laico Adriano ^ dalla fuga del vescovo di Trebigne, dai ferimenti e dagl'omicidii di cui furono vittime tanti probi Digitized by Google 200 CAPITOLO NONO. cattolicL Udite narrarsi tali cose dalla bocca di quegli stessi missionari che si erano recaiti a Roma per chiedere soccorsi, Marco da Bologna mandò in giro una sua scritta, colla quale, riprendendo la pusillanimità loro, e incuorando a riprendere i posti abbandonati, rammenta le virtù eroiche che furono sempre retaggio nobilissimo dell'Ordine mlnoritico, e fortemente si rammarica della loro defezione. ^Mentre l'animo mio, dice- *va, versava in pungentissime afflizioni, ogni dì più crescenti, ''a cagione del volgere a rovina taiie umane e divine cose, ''e più specialmente de' flagelli, onde Iddio adirato percuote i 'Spopoli di questa misera li alia, ecco che alcuni de' vostri con- '^fratelli qua giunti da cotesto coniiade, me n'accrebbero sopra ^modo l'acerbezza, narrandomi essere cosi ogni cosa in ultima ** calamità e terrore, sì che a voi tutti soprasta certa e mi- *seranda morte . . . Ahimè! che il mondo invecchia, e tutto ^ciò ch'egli reputa di prezioso, gli si tramuta nelle mani, e ** svapora ogni sua forza e robuslezza, ed ogni bellezza e do- •'coro svanisce! Seatenza e legge già proieiita contro il me- '^desimo, che ogni sua cosa grande e di valore diminuisca e ^diventi meschina, anzi a poco a poco corra a suo fine. Ma *se veramente ogni cosa avviene giusta il piacere dr Dio, sì ^che senza il beneplacito di lui neppur foglia d'albero cada "a terra, uè altro può essere da quello iafiiora che egli vuole *o consente ; ond' è mai, o dilettissimi figliuoli, che voi, awe- ^gnachè posti, più che altii, in calamità e perìcoli di morte, ''vi argomentate di darvi alla fuga? Che mai sconsiglia il cuor ^vostro da tanta grazia, che è il maitirio, alle cui palme an- "che i scellerati agognano? S'acconviene forse ciò a cristiani, "e più, a servi di Dio, a' quali la celestial corte fa invito alla ** gloria, ed è preparato un regno eterno di beatitudine? Deh! ^levate su in alto l'animo, o dilettissimi: perocché se nelle ^persecuzioni incontra che chiudansi gli occhi a questa mi- ''sera vita terrena, certo n' è ricambio soprabbondante l' aprirli ''a quella del cielo 1 Bene minacciano e digrignano, per distor- Digitized by Google CAPITOLO NONO. 201 ''Darne Y animO; il diavolo e V anticristo, ma pronto è a soc- '^ correre Cristo Gesù: vien data temporanea morte ai combat- '^ tenti, ma con acquisto di vita immortale: al martire si di vero si ''rapisce questa terra, ma gli è dato 11 paradiso: cessa questa "bassa esistenza, ma con guadagno di eterna giovinezza! Che "dunque temete? di che menate lamento? qual cosa paventate? "Ah! fosse in piacere del cielo, che a me fosse dato partecipare "alla vostra preziosa morte, onde in virtù del preziosiossimo "sangue di Cristo si fa acquisto della gloria, corona ed esal- "tamento finale della virtù! Per le quali tutte cose, io non "veggo necessario che alcuno di voi si rimuova dal suo posto per "insino al Capitolo generale, da celebrarsi in Bologna la vi- "gilia di Pentecoste dell'anno che corre 1454, ove si darà "provvisione quali infra voi debbano venir richiamati , e chi "spedire a pigliarne il luogo, tanto solo che con vostre lettere "ne facciate domanda. Ma infrattanto , o Fratelli e Padri di- " dilettissimi, che prima del tempo non vi moviate, conciossia- "chè assai disonore ne verrebbe alla Religione: si piuttosto a "vicenda vogliate eccitarvi e confortarvi a durare maggiori mali "di quelli che mi faceste assapere, posto che fossero imminenti, "pensando che quanto più acerba è la confessione, e dolorosa "la pugna, d' altrattanto riceverete più subUme corona. E abbiate "per certo che io vi parlo di tutto cuore, talmente che vorrei "esservi compagno, affinchè vedeste col fatto ch'io sono d'a- "nimo risoluto ad ogni sacrificio. Non sia dunque mai che voi "abbiate ad abbandonare i luoghi, che ancora tenete in cote- "sta missione, se non scacciatine per forza dai nemici della "fede. Di Bologna, il di ventesimo quarto di marzo 1454 '). Per tutto quell'anno e la metà del seguente non se ne udì parlare nulla delle risoluzioni a cui accennava quella scritta, ond' è a credere che le notizie comunicate a voce avessero in 8è dell' esagerato. Se, come si narra, numerose famiglie patriar- cali, se villaggi intieri di cattolici, ebbero necessità di spatriare, non era prudente consiglio, men dovere imperioso il rimanersi Digitized by Google 202 CAPITOLO l^CNO. sai terreno deserto, fra genti non proprie e nemiche. È noto d' altronde, come questi missionari avevano per costume di se- guire i perseguitati dell' affidata greggia in tutti i loro movi- menti, come in simili emergenze si assumevano la cura di gui- darli nelle terre cattoliche, come impegnavano a loro conforto la carità de' proprìi fratelli, degli amici e benefattori dell' Ordine. Quanto si occupasse l'illustre consesso di Bologna net dare regolamenti alle famiglie di oltramare, nel destinare i nuovi operai fra i cattolici delle terre occupate dal turco, o di quelle che più delle altre pericolavano ad essere invase, ap- pena nel maggio del cinquantacinque giunse notizia per mezzo di un' enciclica di Callisto III % colla quale, senza accennare alle defezioni accampate, determinava, che i conventi, di Veglia, delle Paludi presso Spalato, di Grappano presso Sebenico, di Pas- mano, Uliano e Novegradi nella giurisdizione di Zara, i cui a- bitatorì bossinesi maneggiavano di costituirsi in Vicaria sepa- rata, rimanessero soggetti al vicario della Bossina, ned alcuno osasse contrariare queste determinazioni. Essere giusto dice, e- gli, che que' padri, tanto benemeriti dell' umanità e della reli- gione, spesso bersagliati dalle vendette de' settari, ed ora dal nemico della Croce, avessero luoghi, dove riparare la vita, e trovare un condegno riposo nelle infermità loro e nella vec- chiaia, tanto più che per questo santissimo scopo la pietà dei dalmati li aveva provveduti di chiese e di monasteri. Mosso da tali potenti motivi, essere egli disposto a proteggere e tu- telare con paterno aflTetto le loro persone, provvederle di mezzi, collocarle in uno stato più prospero e tranquillo che si potesse, come il reclamavano e le condizioni de' tempi e la religiosità del- l' illustre re Stefano, che a questo fine ci aveva inviato Nicolò Testa in qualità di suo oratore e legato % Dichiara nulli e irriti i conati, da qualunque autorità essi procedessero, o riescissero a infirmare gli ordinamenti divulgati o ad usurparsi ì privilegi, le indulgenze e gli altri favori sotto vari titoli concessi unicamente alla Vicarìa di Bossina ed ai monasteri da lei dipendenti. Digitized by Google CAPITOLO NONO. 203 Prima della celebrazione del capitolo di Bologna, a cui eran intervenuti parecchi dei padri bossinesi e dalmati, erano già messe in assetto le cose della Rascia, un po' scompigliate principalmente a motivo degli stranieri missionari , abituati a vita quieta e tranquilla, e non avvezzi allo strepito di armi sel- vagge e alla violenza delle persecuzioni. Fra i provvediménti presi in quella congiuntura troviamo, che Michele Vrachien, vicario della cattedrale dì Cattare (cognome venerando, estinto da poco nella persona dell'illustre preside della Corte d'ap- pello di Zara), di accordo col frate Andrea, arcivescovo di An- tivarì, destinò la casa parrocchiale e la chiesa di san Nicolò fuori delle mura da convertirsi in un monastero, il quale venne ampliato e fornito di spaziosi orti per ospitare gli esuli, i vec- chi e gì' infermi di Rascia e di Albania. Prima che dal di fuori vi si soccoresse, i medesimi frati nazionali, ai quali più che ad altri stava a cuore la salvezza della patria e del popolo alle loro cure commesso, ora da sé, ora sotto la guida dei proprii superiori, deliberavano dei mezzi e delle forze da adoperarsi , né temevano d' esporsi ad evidenti pericoli. Quando un nembo di altri ducentomila armati invase i campi serbi, vi tenne fronte un frate Minore, Giovanni da Capistrano, con quarantamila cro- cesegnati raccolti e guidati da lui e da suoi fratelli. Combat- tevano quivi allato del prode ungherese, Giovanni Unniade: mi- litavano e inanimivano i combattenti allato di Giorgio Castri- otta, dalla cui sorella ebbero in riconoscenza il convento che a Capo-Redoni aveva fabbricato per le figlie di Chiara : racco- glievano genti nella Rossina, distribuivano croci, domandavano soccorsi da principi cristiani, percorrevano quante sono le terre dall'Adriatico al Danubio, mostrandone i pericoli che sovra* stavano alla patria e alla religione. Ciò conosceva re Eristich non meno che il religiosissimo Castriotta, onde né l'uno né l'altro mai si cimentavano ad impresa di qualche momento senza il consiglio o l' assenso di uomini, che, lontani dalla mer- cede terrena o dal fumo della gloria, quanto facevano, il face^ Digitized by Google 204 CAPITOLO NONO. vano per V impulso della religione e del patrio onore. Dopo la caduta di Sveti-grad^ e di Alba-greca, Giorgio si valse di frate Andrea, arcivescovo dì Antivarì, per far conoscere pienamente al santo Padre lo stato lagrimevole di sua patria, la terribile posizione della cristianità di quelle parti, la sua impotenza nel- r assoldare altre genti per mancanza di mezzi pecuniari, la ferma volontà dei nazionali nel difendere fino all'ultimo san- que il terreno. H Pontefice gli rinvia altro Minore osservante Eugenio Somma, legato per V Albania, la Serbia e la Bulgaria, eoli' incarico di tenere desti i popoli contro le armi maomet- tane ; poi un frate Mariano da Siena, destinato a chiedere soc- corsi di militi e di denari lungo le provincie d'Istria, Croazia, Dabnazia e Ragusa, parte dei quali dovevano consegnarsi al re della Bossina, parte al principe di Albania; più tardi spedì a Gior- gio Gastriotta per mezzo di frate Giovanni di Albania e di dqe frati dalmati le somme raccolte negli Stati veneti; delegò are Stefano Paolo da Ragusa e Nicolò da Sebenico, portatori della seguente scrìtta pontificia: 'A Stefano, illustre re della Bossina; nostro carissimo figlio. Ritornò a noi il diletto figlio, frate Nicolò da Sebenico, dell' Ordine dei Minori, che nell' anno decorse fu mandato in cotesto parti per affari della santa Sede. Egli ci presentò le tue lettere, con raccomandazioni espressegli a voce, dalle quali potemmo conoscere il tuo santo, pio e divoto pro- posito, eh' è di farti incontro all'impeto delle schiere nemiche a difesa della nostra santa fede, cui tentano di abbattere ed annichilare. Tali sentimenti sono degni di un principe Cìatto- lico; ond'è ch'esortiamo la Serenità tua a voler perseverare nella santa impresa, e volgere tutte le tue forze allo scopo di tutelare cotesto regno collo sterminio dei più accaniti ne- mici della Croce. E sebbene non dubitiamo né della pietà, né della religione, di cui vai eminentemente adorno, ciò non di meno ti dobbiamo richiamare alla memoria quell' alta idea , cioè, che con nessun' altra impresa acquistar potrai fama più chiara, e nome più celebre quanto col combattere virilmente Digitized by Google CAPITOLO NONO. 205 per la fede di Cristo, e colP arrischiare le proprie sostanze per r esaltazione della santa chiesa. Circa i soccorsi^ la croce e il vessillo regio che tu domandi, è nostra volontà che passi d' ac- cordo col nostro diletto figlio Giovanni, diacono cardinale del titolo di sant'Angelo, legato della Sede apostolica, a cui scri- viamo perchè conceda per nostra autorità all' Altezza tua tutto quello che possa contribuire a maggior nostro onore, alla di- gnità tua e al vantaggio di cotesto regno. Pertanto di tutte queste cose ci darai esatta notizia colla debita circospezione: del che abbiamo pure reso avvertito il nostro Legato, il quale ti riferirà a voce altri affari di non minore importanza ^)„. Stefano volle appalesare in questa circostanza gratitudine non comune verso il santo Padre e la sua chiesa: laonde mandò a' suoi piedi tre de' più doviziosi del regno, eretici per- tinacissimi, affinchè ivi venissero corretti della loro durezza e amorevolmente istruiti ne' doveri cristiani; cacciò dai confini quanti conobbe adetti alle sette; promosse la pia opera di Catterina, sua moglie, nella fabbrica di un nuovo convento nella città Jaicza, dove i Minori avrebbero trovato un sicuro asilo , per essere protetto quel luogo da fortissimo castello ; propose l'istituzione di tre nuovi vescovati nella Bossina, al quale fine aveva inviati ì suoi oratori al concilio di Mantova (1459). Mandò in giro i francescani di nota fama a fine di unire gli animi dei grandi in fratellevole concordia, e disporli alla lotta in difesa della patria pericolante. Divulgò poi nel 1459 la seguente lettera eccitatoria: ''In nome della santa e •individua Trinità. Stefano Tomassevich, per la grazia di Dio ^re di Rascia e di Serbia, dei Bossinesi e degli Illirici, del •Primorie e di altre parti di Dalmazia e Croazia, a tutti ì •nostri signori, prelati, baroni, magnati, conti, voivodi, vice- • conti, generali, tribuni, centurioni, ed altri notabili di qua- •lunque grado e condizione, con la nostra grazia salute! È •abbastanza noto ad ogni pio e fedel cristiano, qual grave fé- •rita recata abbiano in questi di alla cristianità gli empi Mao- Digitized by Google 206 CAPITOLO NONO. ^mettani: onde F animo nostro tutto si volse al proposito di ** rimuovere da' nostri confini cotesti fieri nemici di Cristo, dai ugnali tanti nuovi danni ed insidie ^i preparano alla nostra "fede; ed è già vicino il loro imperatore Maometto, il quale "raddoppiato l'esercito con immensa moltitudine di pagani, "apertamente ci minaccia di finale sterminio. Ei bisogna che "assolutamente impediamo a cotesti barbari il metter piede "nelle nostre terre, affinchè non incolga a questo regno la de- "plorabile sventura, che non ha guarì vedemmo esser toccata "ad altre nazioni! E in verità > qual vero fedele di Cristo, e "sincero amatore della cattolica fede, potrebbe contenersi dalle "lagrime, pensando la miseranda fine della città di Costanti- "nopoU? Per la qual cosa, desideriamo e comandiamo che tutti "i memorati nostri baroni, prelati, nobili, voivodi, e ottimati "del regno, abbiano tutti ad accogliersi con noi nel campo "militare appresso Cosso vo, entro il corrente mese di giugno, "per lanciarsi quindi contro il dragone ottomano, affinchè "non gli venga fatto di bruttarci della bava del suo pesti- "fero veleno *).„ La lettera, così parla un documento ori- ginale del convento di Foiniza % era stata diretta da Pristina a Stefano Cossarich, nostro fedele Erzeg di san Saba, a Ra- divoi Jablanovich, nostro avo, bano di Jaicza, a Stefano Sta- nich, voivoda del Primorie, a Mondilo Tomanovich, bano di Ussora, a Pietro Kovacich, voivoda di Punga, a Vuk Greb- glianovich, conte di Livno e voivoda di Prufaz, a Radivoi Vla- dimirovich, conte e giudice della nostra curia, a Micinovich, a Paolo Cubretich, voivodi di Zvomik e di Mazua, ai voivodi Giovanni Scatich e Vladislao Vachich, prefetto di Rascia, a Do- jam Ottomanovich prefetto di Servia e maestro de' referendari nel negozio delle miniere, a Vuksa Veselicich, voivoda di Castelnuovo presso Ragusa, perfetto delle spiaggie marittime, e in fine a Marcomiro Brancovich, voivoda di Podrinia e su- premo comandante de' nostri tribuni ; i quali tutti concorsero colle proprie insegne e colle proprie genti. Digitized by Google CAPITOLO NONO. 207 Le disposizioni di questo principe bastavano da sé a ras- sicurare la patria e la religione, ma non altrimenti che in altre calamità nazionali , i soliti fomentatori delle sette , sperando molto dallo straniero governo, afiErettarono la propria e l' altrui sventura. Accusato il re Eristich di avere non solo lasciato libero Maometto mentre travestito da Calogero visitava la for- tezza di Jaicza, ma di avere seco lui pattuito secretamente, cedendogli Zendre, chiave della Rascia e della Bossina, venne chiesto a giustificarsi, e sebbene con fondate e plausibili ra- gioni se ne scolpasse, ciò non di meno non potè isfuggire le crudeli vendette dei nemici della chiesa di Cristo, e dello stesso re Mattias, ch'era stato eletto supremo condottiero degli e- serciti collegati. Il figlio dell' Unniade dimenticando le chiare gesta del padre e i meriti del buon Stefano, eccitò contro di questo l'odio di un di lui bastardo generato dalla seducente Vaccia. Per ordine di Mattias miseramente perì lo sfortuna- tissimo Eristich, e il regicida ne prese lo scettro col nome in- degno di Stefano II. La vedova Catterina si rimase nella corte con edificante rassegnazione, ma dopo tre anni di dolorose ri- membranze, prevedendo la caduta della Bossina, passò a Spa- lato, indi a Ragusa e a Roma, dove, professata la regola del Terz' Ordine , ebbe per molte benemerenze sue e del marito assegni regali. Morta nel sessantaquattro, lasciò erede del regno la Chiesa romana. U suo corpo fu riposto in un' onorevole urna, ornata di sua effigie, con quest'epigrafe: CATHARINAE REGINAE BOSNENSI STEPHANI DUCIS SANCTI SABAE EX GENERE HELENAE ET DOMO CAESARIS STEPHANI NATAE, THOMAE REGIS BOSNUE UXORI QUAE VIXIT ANNOS LIV ET OBIIT ROMAE AN. MCCCCLXXIV XXV DIE OCTOBRIS, MONUMENTUM IPSIUS SUMPTIBUS POSITUM. Digitized by Google 208 CAPITOLO NONO. La religiosissima sovrana trovò in vita ed in morte nella pietà dei frati Minori quelle medesime onoranze, che la sorella dell' altimo bano, profuga essa pare, e morta a Roma, aveva rinvenuto nel riconoscente concetto dei padri Predicatori, dalla cui gratitudine ebbe un degno monumento nella chiesa della Minerva perpetuato col motto: HIC lACET DIANA ILLYRICA. La morte crudele del buon Stefano avvenuta nel 1463 fu ben presto seguita da disgrazie le più terribili che V uma- nità mai ne sperimentasse. L'inesperienza del nuovo sovrano nel dirigere gli affari dello stato, l'alienazione dei magnati, amici del trapassato loro amico, l'inasprimento universale per il commesso delitto, affrettarono la caduta del regno. Consi- gliato egli a negare il tributo pattuito, porse con ciò un pre- testo di esigerlo colla forza. Maometto II vi venne in persona, spingendo la marcia con devastazioni lungo l'Albania veneta; con che mostrava di sfidare la Repubblica e la sua lega. H re sprovveduto di armati si chiuse nel castello di Gliuz; i grandi del regno, essi pure, pensando alle proprie famiglie, si ritira- rono ne' loro castelli con pochi coloni armati ; il resto del po- polo, parte si disperse pei boschi e pei monti, parte per la Croazia e la Dalmazia, parte si stettero neghittosi ad aspettare il destino; i frati Minori, impotenti a rimettere la calma e lo spirito negli animi, confusi tra i fuggenti cercarono salvezza travestiti in abiti nazionali. Trentotto conventi furono aggre- diti e dati alle fiamme, e i vecchi e gl'infermi loro abitatori a mala pena salvati dai propri fratelli, parenti ed amici, non però che qua e là i più coraggiosi non vi restassero uccisi ed arsi Più terribile dell' invasione fu la dimora di Maometto dinanzi a Jaicza. Quivi piantato il campo per abbattere il forte, fece co- noscere al re e ai suoi magnati, avere egli in animo di con- servare ad essi gli antichi diritti e privilegi, essere alieno dal recare molestie ai loro sudditi, purché gli venisse pagato il tributo pattuito con Stefano I, cessassero i soccorsi, soliti man- Digitized by Google CAPITOLO NONO. 209 darsi al re Mattias, giurassero alla sua presenza la fedeltà che gli si doveva. Confortati da queste promesse, scesero dai loro asili il re, ì suoi magnati, e gran popolo con essi: ma ben ad altro accennavano quelle allettanti promesse. Introdotti ad uno ad uno alla sua presenza, ad uno ad uno venivano invitati ad abbracciare la legge di Maometto : nella risposta stava la vita o la morte. È fama che a dodicimila fossero in quel giorno mozzati i capi, e ì cadaveri loro gittati nel fiume Verbas. Rifiutarohsi a quell'invito i greci e i latini; il re Stefano in espiazione del commesso parricidio rimase attac- cato alla fede cattolica per cui, dice un nostro storico ^), fu vivo scorticato , indi legato ad un palo e fatto bersaglio di micidiali saette, nel quale dispietato tormento spirò. D' allora in poi sparvero i patarini ed altri settari, i quali, abbracciato eh' ebbero V islamismo passarono all' eredità dei beni de' cri- stiani, che fino all'ultima zolla delie avite ricchezze ne anda- rono spogli. Il figlio del bano dell' Erzegovina ebbe perciò in isposa la figlia unica di Maometto, e la signorìa di quel du- cato; la famiglia del bano Culino, da oltre due secoli proteg- gitrìce della setta dominante, fu regalata di grandi possedi- menti nella Craina e nei dintorni di Biach , ed è tùttoggi dei più potenti casati mussulmani. Fra i rinnegati cattolici si an- noverano la famiglia principesca dei Kopcichi che per tale a- postasìa ottenne tutto il terrìtorìo di Rama e buona parte di quello di Duvno, divisa oggidì in ottanta e più famiglie sepa- rate; quella di Filippovich, fuggita nell'Istria alla prima com- parsa delle armi nemiclie, poi ritornata e ammessa all'eredità di vasti possedimenti nelle vicinanze di Jaicza; quella di De- spotovich, originaria di Travnik, che nel suo esaltamento prese il cognome di Assanpassichi (Assan-pascià). Le vendette di Maometto non si restrinsero alla sola città di Jaicza, né alle vittime di Verbas, ma si estesero a tutti i luoghi, dove rius ci all' esercito vincitore d' inalberare le mez- zelune. A Kognitz, fra le molte famiglie sterminate dalla sp^da li Digitized by Google 210 CAPITOLO NONO. dei farìbondì, rammenta V autore dei martiri dell' Erzegovina % venne assalito il convento dei Minori, e fatto strazio del saoro asilo, s' impossessò la nefanda ciurmaglia della persona di frate Gregorio di Zaostrog, sacerdote chiarissimo per magnanime a- zioni e per lunghe prove di santa vita. Quivi finito a forza di percosse e di punture di spade, fu trascinato per le vie fino al ponte della borgata, e per ischerno delle vesti che indossava, impiccatone il cadavere sovr' un' asta, archibuggiato tutto quel di e il seguente, lasciando a terrore dei cristiani appeso il suo frale, che, si dice, fosse rimasto incorrotto per un anno e mezzo, e finahnente dai medesimi tiranni gittato nel fondo del fiume. Uguale eccidio ebbe a soffrire il convento di Mestar : ivi pure quattro altri francescani, non so se catturati nella loro abita- zione, od iscontrati nel cammino, furono condotti al gran ponte di Domiziano, e col sasso appeso al collo, precipitati nel fiume Narenta. Morte non meno crudele subì frate Martino Martinac in una al suo servente, di nome Luca; rifuggiatisi gl'infelici nella grotta di Podveleèje per fuggire la rabbia degl' inseguenti, si sentivano turare di paglie e di legna la bocca dello sperato asilo, e appiccatone il fuoco, morire, prima che arrivassero le fiamme, soffocati dal fumo. Assai commovente la scena di frate Filippo da Ljubuski, e di cinque giovanetti novizi, sorpresi nella fuga dal nemico. Vedendo questi che in mezzo a tanta strage era impossibile preservare quell'eletto fiore; tentò di sottrarli dal furore universale col ricovrarsi , facendone egli la guida, nelle terre di Ragusa. Tranquillo fu il viaggio per lungo tratto di strada; ma giunti a Bilopolje, un drappello di de- strieri videro traversare i viottoli, e a briglia aperta correre alla loro volta. Qui il buon padre fermò i passi de' suoi gio- vinetti, ignari di ciò che doveva succedere: li avvertì della sorte a cui fra pochi istanti andrebbero incontro, esortandoli a ri- manersi forti; raccomandare frattanto le anime loro a Dio, e rassegnare sé medesimi alla volontà sua. Tanta forza ebbero quelle brevi parole sui cuori non ancora esperti delle soffe- Digitized by Google CAPITOLO NONO. Ili renze e della malizia umana, che tatti, fino ad ano, raccolti intorno al loro tnaestro, con mani protese al cielo, si posero inginocchiati ad aspettare il colpo fatale. In tale attitudine colti dal ferro nemico, resero 1' anima al Signore. Morti di simil fatta udivansi avvenire in altre parti di quel regno. ''In Blalo, dice il medesimo autore '), da un'al- tissima torre furono precipitati, dopo molte ferite di pugnale, i padri, Andrea, Giuseppe e Michele, senza che si sappia il loro casato o patria. Nel convento di Duvno presero i turchi due religiosi, vecchi, impotenti, Stefano di Posuèje e Luigi da Yiujane : e legati alla coda di due cavalli, un piede di ciascuno, ebbero i turchi tanta barbarie da finirli in .tal modo. Nel con- vento poi di Rama, i turchi bruciarono assieme al convento, cinque frati : Luca da Brotnjo , Leone da Verlika , Luca di Duvno, Marco da Tialjina e Pietro di Rama. Altri nomi potrei portare di religiosi francescani, e dei loro popolani martoriati dai turchi in Erzegovina ; ma stando sempre entro i limiti della brevità, addurrò piuttsoto la conclusione del cronologista Kollo- ziense: cioè: il numero dei martirizzati dai turchi, prima in Bosnia e poi in Erzegovina, è tanto grande, che ci vorrebbe il registro di quel Dio che li coronò , onde conoscerli tutti ; mentre quelli da noi conosciuti costituiscono la minima parte degli uccisi in mille barbari modi per la santa religione. « La defezione del Filippovich dalla fede de' suoi antenati fu sentita con grande rammarico del suo parentando, chiaro per dovizie e virtù cristiane; onde tre sorelle, Luigia, Anna e Lucia, sue nipoti, che più di altri non cessavano dal pian- gere tale sfregio domestico, e pubblicamente sprezzare le vili arti dei tiranni^ vennero prese di mira dal turco generale, e fatte bersaglio della più inaudita barbarie. Giovani di rara bel- lezza, si ha da antica leggenda ^®), strappate dal seno della loro famiglia, si videro condotte a Livno in regalo al detto generale, Mustafà Afiz, che vel ebbe sì caro da rimunerare con magnifici doni i loro condottieri. Come le tre vergini gli Digitized by Google 212 CAPITOLO NONO. furono innanzi, salutò la loro venata con un esagerato vani- loquio, magnificandone 1' eccellenza della religione del suo gran Profeta , i godimenti eh' essa assegna agli uonunì in questo mondo e la felicità che ne appresta al di là della tomba, le glorie onde fu propagata e le sempre maggiori che va incon- trando, la grandezza e le ricchezze, che la medesima, anziché vietare, prepara ai suoi seguaci. Con tali parole intendeva egli d' ingraziarsi alle nuove ospiti, e indurle a rendersi sue spose. Ma le vergini, fissi gli occhi in terra, nulla risposero alle ri- petute sue domande, serbando costantemente un profondo si- lenzio, che tanto in sé dicea quanto un pronto e rosolato ri- fiuto : laonde montato sulle fìirie, ordinò che fossero legate alia coda di un' indomito cavallo: ma quel Dio che altre volte avea ammansati i leoni e le tigri appiè dei martiri, spiegò pure la sua possanza nelle sofferenze delle sue ancelle. Il cavallo, deposta la sua ferocia naturale, prese un carattere mansueto e compassionevole, e quante altre n' era stimolato al corso, altre- tante si rimaneva restio e immobile. Da questa prova, che giovò alla salate di molti astanti, passarono ad un angusta e pro- fonda carcere, a cui dalla parte superiore metteva un stretto pertugiò , donde si calavano i delinquenti , e che tosto ne fu suggellato dal medesimo Afiz coli' intendimento di farle perire dalla fame e dallo squallore del luogo. — Dopo sedici giorni della loro prigionia, essendo sentenziata a quella reclusione la Zarkich con una figlia e un bambino lattante, il cui marito poc' anzi avea subita un' atrocissima morte per la cattolica fede, si venne ad aprire la carcere , ad investigare sui cadaveri delle pazienti. E qui lo stupore vinse V aspettazione dei curiosi ; per- chè, mentre si credeva che allo schiudersi della buca un alito micidiale avesse da vietarne l' ingresso, un soave odore invece, proprio dei Santi, si duffuse tutto all'intorno con gran mera- viglia degli stessi nemici della religione. Tentate le più scru- polose indagini per iscoprire que' cadaveri , rischiarate le fitte tenebre da uomini non credenti, niente si potè vedere, niente Digitized by Google CAPITOLO NONO. 213^ udire. D Beg Filippovich, il quale, sebbene rinnegato, noia a» Tea però perduta là fede ne' miracoli, consigliato per ischerno a chiamarle per nome, si fé' animo, e non so, se per ubhidiiid al comando di Afiz, o per la tizza che il divorava contro gl'ira risori, chiamò Anna; e dopo ripetute chiamate, Anna co&.voee sonora rispose a nome di tutte. Soprafatto questi, prosegi^e il narratore, da immenso stupore, impallidisce, trema, e cade come^ cade un corpo morto. I turchi circostanti, fra l'udire- la ri- sposta alla chiamata, e fra il vederlo cadere e non dar. segni di vita; nel meravigliarsi di quel caso, e nel temere che il simiglianti non venisse ad essi, si trovarono in uno stato as- sai dubbio e pauroso: tanta era la confusione ed il timore, che alcuni, senza avvedersi, fuggivano a tutta corsaLdai loro posti. Ma passato alquanto di tempo, il beg, dianzi tisunortito, rinvenne; e poco stante anche il rimanente dei consorti riprese il fiato. Il turco generale non men di altri sbigottita ^ ordinò poco appresso, venisser chieste di uscire da quelle tenebre; e uditosi rispondere di si quando ciò Iddio volesse^' fece tosto applicare la scala. I trecento e più spettatori, che vi erano intorno, si tennero in cerchio ben largo, e distanti dall' uscita, tenendo con sicurezza che, se mai alcuno uscisse da quella buca, non poteva essere che un malo spirito, o fantasma; onde mentre coli' occhio di curiosità colà attendevano, miravano col- l'altro dove più speditamente fuggire. Quand'ecco si vide uscire Anna per la prima, poi le altre due, tenendosi l'aoa ^' altra per la veste; nacque un grande stupore in tutti, un chiedersi a vicenda di cotesta virtù dei cristiani. Comparivano le tre giovani alla vista de' spettatori assai più vegete di prima, por- taado un'aria la più gioviale che possa idearsi; onde que' volti che avevano più di celeste che di terreno, i loro occhi umili e modesti, mentre sorprendevano gli astanti, la postura e l' at- teggÌ£unento della persona insinuavano in grado sommo rive- renza e venerazione, ed un non so che di divino, superiore ad ogni espressione di parole. Stava ciascuna col suo rosario in Digitized by Google 214 CAPITOLO NONO. mauo, da cui pendeva una medaglia coir impronta della Madre di Dìo: i loro occhi non ad altro erano occupati che a mi- rare fisso quelle medaglie , le loro labbra immobili a baciarle ogni tratto con indicibil divozione. I turchi^ che niente compren- devano che significassero que'rosarìi, e quel baciare, credeva- no generalmente fossero istrumenti della loro magia; i loro corpi, ombre fuggevoli, incant&trìci ; ma i rinnegati, a cui non era ignota quella santa pratica, andavan persuadendo le masse, non essere mali spinti o fantasmi le tre figure uscite dalla carcere, si bene persone umane; que' atti estemi, la divota consuetudine degli adoratori di Cristo. — ^ Dopo mezz' ora di tale Spettacolo, il generale, fidente ancora nelle speranze concette, si avviò colle Filippovich in mezzo alla turba del popolo verso la cit- tadella di Livno, col proponimento di finirle coi più crudeli martini, qualor non accondiscendessero alla sua chiesta. Quivi introdotte collo zio rinnegato, cominciarono alternarsi artifiziosi colloqui tra lui e le nipoti : chiesta Anna, come avessero vis- suto per sédici giorni senza cibo, come or si ritrovassero? — non sono sedici, rispose, anzi oggi è il ventunesimo, dacché in una al fratello Luca, fatto in mille pezzi dai turchi il giorno della nostra cattura, ci communicò V ottimo padre, frate Gre- gorio — ed ei, non parlo di ciò ; ma come vivere tanto tempo ? — non è poi troppo : il nostro Redentore, il santo Elia, e tanti altri, sono stati ben per più giorni senza nessun cibo umano — né di questo ; ma ... . — ebbene voi ci promettete la vita, gli onori, le gioie; ma anche Iddio ci promette e vita e onori assai più pregievoli, perchè eterni : non vi affaticate più oltre, poiché, quanto é in noi, noi non altro faremo che la volontà del nostro creatore : la morte per noi è vera gioia, é vera vita — Mentre quegli con tutto impegno studiava come estinguere in esse la fiamma del verginale candore, e renderle spose al tiran- no, queste ferme nel santo proposito, e pronte a suggellare la loro fede colla palma del martirio, con risposte più che umane mettevano nel duro imbarazzo lo zio. — Vedendo il turco gene* Digitized by Google CAPITOLO KONO. 215 Tale che nessun mezzo umano bastava: a piegare i cuori rìso- lati delle vergini, ordinò fossero condotte a Mliniéine^ luogo distante un' ora dalla cittadella, per essere ivi vive bruciate. In questa finale risoluzione anche la Zarkich, già destinata alla carcere, e dimenticata durante la perquisizione delle Filippo- vicb, essa pure venne presa con un venerando vecchio, il cui nome e il casato s' ignorano, e con esse, per rendere più spet- tacolosa la scena, tratti al supplizio del fuoco. E qui mi è dolce ridire le parole del buon vegliardo, cadente lungo il viaggio per gli anni e per le gravi catene^: — voi figliuole siete ben più fortunate di me, dicea bagnando di lagrime le senili gote, voi più fortunate di me ; voi giovani, avete la bella sorte di giungere prima di me al fuoco, dal fuoco al paradiso, al nostro Gesù e alla sua Madre, a riposarvi fra i cori de' Santi. — A quelle commoventi parole Anna e Luigia sei presero per le braccia, e spesso portavanlo di peso con grande ammirazione degli spettatori. Arrivati al luogo del martirio furono pronti i ministri maomettani a legarne colle funi le mani e i piedi, e, fasciate a guisa di bambini, gittarle sulle cataste: la Zar- kich insieme al figliuolino si strettamente cintjt, era per sfinire prima di essere messa sul rogo. Frattanto una moltitudine dei maomettani, quando i confessori di Cristo si videro sul- r ara del sacrifizio, fu presta ad accendere la catasta : con at- tività singolare studiavansi poi di ammontichìare le legna sulle tre vergini, temendo che il fuoco stesso non bastasse a di- struggere i corpi, cui la privazione di cibo per sedici giorni potè mantenere in vita. Nel tempo, soggiunge la cronaca, in cui dalle fiamme voraci . venivano consumate quelle vittime, si sollevò il vento boreale, come per contestare la virtù divina, che in questo perìodo di tempo faceva sentire la sua onnipo- tenza. Quel giorno e quella notte si mantenne il soffio ordi- Bario, ma all'indomani e per tre giorni e per tre notti con- tinue crebbe a tanta forza che mai simile si ricordava dagli uomini; pietre grossissime venivano rotolando per le campagne; Digitized by Google 216 CAPITOLO NONO. macigni staccati dai soprastanti monti balzavano giù con im^- menso fragore; con mina di case e di vite umane ; e ciò che destava più meraviglia, si fa che le furie del vento per tutti quei tre giorni si erano scagliate unicamente contro la città di Livno e i suoi dintorni. — La narrazione dell' autore riportata colle più minute circostanze dalla cronaca del Santovski, la si crede scritta in origine dal medesimo beg Filippovich, i cui senti- menti cristiani, non frattanto estinti, e durante quest'azione ravvivati dalle forti e costanti risposte delle sue nipoti, dai pro- digi ammirati, valsero tanto da toglierlo al fatalismo maomet- tano, e restituirlo al culto de' suoi padri. Digitized by Google CAPITOLO NONO. 217 Vote. 0 Miss, firaa. tom. V. Wadinso tom. 12. mi. mn. 1464. ') Wadifigo. Ibi, *} Giacomo e Nicolò padre e figlio Testa furono da Traù , ed il vero loro cognome qaello fa di Clapaz de Drasoeyioh, come avverte il Lucio nelle sue pa-- trie Memorie^ che noi seguiremo in queste notizie (fac. 418 e seg.} Avendo il re Sigismondo nel 1419 disposto verso i Traurini V allestimento di due galere con- tro i Veneziani, d' una fu da lui nominato capitano Giacomo Testa , e delF altra Giovanni Venturini da Zara, che egli chiama suo fedele e famigliare, e della cui industria, sagacità e prudenza dice aver particolare fiducia. Venuta poi nell'anno seguente la città di Traù in potere dei Veneziani, al Testa, che si ritrovava in Ungheria, nacque desiderio di ripatriare^ ma, per disposizione del Senato, dovette prima recarsi alla dominante , dove fu trattenuto alquanto , siccome uomo che troppo s'era mostrato al dominio veneto avverso. Ritornato finalmente in patria, coir occasione dei commerci che aveva in Bossina, guadagnossi la confidenza di quel re Stefano, ohe lo istituì nel 1449 suo procuratore pel ricupero di certi da- nari asportati dalla chiesa di santa Maria in Cetina, spedendolo a tal efi'etto e rac- comandandolo efficacemente eon sue lettere al veneto doge. Presentò egli in tale in- contro al principe anche suo figlio Nicolò, e questo giovane, che alla probità del padre accoppiava non comuni meriti personali, fu accolto con amorevolezza e ri- guardato poi sempre benignamente cosi da lui, come dal re di Bossina. In fatti : asceso nel 1445 al pontificato Calisto III, fu esso Nicolò spedito dal re medesimo a felicitarne T esaltamento; ufficio che aggradi il papa, col porgere al Testa vo- cali e scritti assicuramenti della sua protezione e delle sue buone intenzioni a vantaggio e difesa di quel reame. Ebri fì*attanto gli Ottomani del favore della for- tuna, dopo la conquista di Costantinopoli , si disponevano ad invadere anche la Bossina, ni le sole forze di Stefano valevano ad affrontare un esercito vitto- rioso e robusto. Si rivolse quindi ai principi cristiani per tutela e soccorso, in- viando a tal effetto nel 1457 lo stesso Nicolò al pontefice sopraddetto, al re d'A- ragona, al doge veneto, al duca di Milano, al duca di Borgogna, e ad altri; ma qua! effetto sortissero i di lui negoziati , non diremo , altre notizie non si tro- vando intomo a questo distinto soggetto. Le parole però della regia lettera: 6- gregium et strenuum milUem Nicolaum Jacobi Tetta fidetem ac dUeelum nO' strum oratorem p'o noitris certi» faetis et negotiie arduissimis , mittimuSf fanno ehiara prova dell' abilità particolare di lui , ohe fu anche onorato delle in- segne di cavaliere, e d'essere adoperato si meritava in occasioni ed aflkri di tanta importanza. (o. p. e.} 0 Wadingo tom. 13. ad. an. 1467. *} Miss, frane, voi. 5. ~ Parlati illyr. sacr. tom. 4. ^ Si conserva nell'archivio di quel convento. ^3 P. Bomman. St. cimi, ed ecei. della Dalma%ia. Tom. 2. *) P. Pietro Bakula. I Martìri dell' Erzegovina. ») Ivi. '«'3 Prodotta dal Santovski, Ivi. Digitized by Google 218 GAPXXOIK) DECIMO. (1463 — 1474) Argomento. Diserzione dei cristiani — riparano nella Dalmazia veneta e nelle terre di Ragtua — Maometto li cita i Minori al suo tribunale — si presenta frate Angelo Zvizdovichy accompagnato da molti suoi confratelli — parla e commuove il Sultano e f suoi ministri — ottiene franchigie per se e pei cristiani — m- stabilità del firmano imperiale — tornano in campo le questioni suUa separazione delle provincie francescane — Pio II vi si oppone e manda in Dalmazia Marco da Bologna y vicario ge^ nerale — Suo arrivo a Zara con san Bernardino da Fossa — convoca il capitolo provinciale nel convento di Pasmano — le decisioni qui prese sono sancite da Pio Ily e da Paolo Ily stw successore — si suscita nuova persecuzione contro i cristiani — gU ungheresi e i croati riprendono varii luoghi in Erzegovina e il Primorie dì Macarsca — Zarko Hunski^ comandante di Glissa j chiama i Minori a rimpiazzare gli Agostiniani nei conventi di Zaostrog e di Macarsca — le guerre col turco impediscono le communicazioni tra le famiglie di oltre i monti e quelle della Dalmazia — sospetti politici sorti fra le repubbliche di Venezia e di Ragusa danno origine Ma divisione delT antica Provìncia dalmata in provincie di Dalmazia e di Ragusa. Digitized by Google 219 C. Jome si conobbe che le armi ottomane avevano invaso tatti i punti dell'Erzegovina; che il primogenito di quel bano aveva appostatato e contratte le nozze coli' unica figlia del- l' Imperatore ; che ormai era già in mano del nemico la gran parte delle terre al di là dei monti, e la cristianità costretta ad abbracciare la legge del Profeta, o andarsene in traccia di nuova patria; all'udirsi, dico, parlare di tali calamità, della proscrizione del culto cattolico e dei ministri del santuario, delle rapine e delle catture, insorse uno scoramento universale, un rinviarsi quotidiano di poveri drappelli verso queste sponde. I piti vicini non meno che i più lontani volgevano i loro sguardi alla Dalmazia veneta ed alla repubblica di Ragusa, come al porto di salvamento: traevano da ogni parte numerose fami- glie cristiane, chi sbigottite dai modi strani e crudeli dei nuovi dominatori, chi per solo affetto all' avita religione, e alla san- tità del talamo nuziale. I conventi bossinesi della Dahnazia ve- neta, e quanti altri v' erana sul continente e sulle isole riboc- cavano di quegl' infelici : non v' era palazzo o tugurio che vo- lonteroso non ne dasse ricetto ; non pietà pubblica o privata che non ne prestasse soccorso, finché i magistrati ne provvi- dero al sicuro sostentamento. ^Ragusa, riferisce il p. Appen- dini ^) diventa l'asilo dei principi, che hanno la sorte di po- tersi sottrare dal loro nemico. Anna moglie di Lazzaro despot Digitized by Google 220 CAPITOLO DEomo. di Servià con tre figliuole, due regine dì Bossina, una consorte del re Stefano I, l' altra di Stefano II scorticato vìvo dai tur- chi, la famiglia di Herzeg, e de' suoi figli, quella del Vlatko- vich, di Giorgio conte di Blagai, e varie altre con molti ri- spettivi sudditi ritirarsi chi a Canali e Breno, chi in città e a Gravosa, e chi nelle ìsole. Dalla Grecia approdarono pa- rimenti diversi insigni personaggi delle imperiali famiglie dei Lascaris, Comneni, Paleologhi, Catacuzeni, Bali e Boccali seguiti dai più illustri letterati della greca nazione. La repub- blica intenerita sulle loro incredibili calamità, a tutti som- ministra asilo, abito e denaro^ tenendo in continuo giro le ga- lere, onde trasportare chi desidera di passare in più remoti paesi, e non stancandosi di raddoppiare le beneficenze anche verso coloro, che con secreti maneggi vorrebbero attentare alla di lei libertà. „ Se non che la benefica repubblica, per a- vere a ridosso il formidabile conquistatore, il cui confine si e- stendeva fino al monte che sta a difesa della sua metropoli, fu obbligata poco appresso a formare con lui una durevole amicizia ; con che, per non compromettere la propria libertà e salvezza , non solo chiuse V adito ai miserandi convogli , ma rivendicò i conventi posseduti dai bossin^si, emancipandoli da qualunque straniera dipendenza. Non così la repubblica veneta, la quale, niente temendo del nemico, ed essendo in guerra a- perta con lui, volenterosa accoglieva queste famiglie, ne dis- pensava i campi da coltivarsi, assoldava nelle sue file gli atti alle armi. Mentre dai ministri di Maometto si procedeva a catturare e imprigionare senza misericordia, senza discrezione e riguardo dei ceti, dell' età e del sesso, s'intentò pure l'ultimo colpo contro i pastori del gregge cattolico, creduti consiglieri delle fughe e delle diserzioni. Fu perciò emanato un decreto, e trasmesso a tutti i capi delle borgate, con cui si ordinava d'isvelare i nomi dei superstiti francescani, i quali per timore di essere ri- conosciuti vivevano confusi col popolo in vestiti nazionali, ed Digitized by Google CAPITOLO DECIMO. 221 entro il fissato giorno venisser tradotti dinanzi a Maometto. E sebbene da quel)' improvvisa chiamata non altro si aspettas- sero in fuori delle torture e di una certa morte, pure quanti poterono convenire in quella strettezza di tempo , comparvero tutti nelle toghe del proprio istituto ad affrontare i tormenti, unico retaggio delle loro cure e sollecitudini. Parlò a nome di tutti uno di quel venerando corteo, il frate Angelo di Verbo- sane , che dopo la morte ottenne il culto de' beati ; parlò , e coir eloquente sua presenza, e colla dignitosa parola raddolcì lo sdegno del fiero soldato. Fosse l'imponente aspetto di quelle rozze ed umili tonache, forse mai prima da essi vedute, fosse la grazia singolare di cui andava privilegiato il santo oratore, è certo che ne restarono commossi gli astanti, e ne li riman- darono con amichevoli parole. Si ritirò il Sultano quella notte nella villa di Milodraze dove tenne lunghe conferenze co'suoi: i discorsi si aggiravano sui frati, sulla necessità di proteggere e beneficare questo corpo sacerdotale, che rifiutando ogni bene temporale, prendeva unicamente interesse per la pace e con- cordia, e col mezzo suo impedire le diserzioni, richiamare dalle montagne i fuggiti, per non vedere il terreno conquistato senza braccia atte alla coltura de' campi. AH' indomani chiamò il fe- lice oratore, trattò a lungo seco lui; gli diresse magnifiche at- testazioni, lo munì di suo firmano, con cui i frati Minori ot- tenevano la libertà del culto cattolico, la confermazione dei privilegi goduti sotto i passati domimi ; la loro greggia, spersa pei monti e per le foreste, riconfermata ne' diritti di vita li- bera e tranquilla, purché tornasse ai suoi focolari. Il firmano di Maometto consegnato ai Minori, e diretto ai Governatori e ai Giudici della Bossìna, così diceva. ^lo, che sono Sultan Mehemed Han, fo sapere a tutti, e singoli come si è manife- stata la grande mia grazia verso i Frati latori di questo Com- mandamento, che nessuno debba vessarli, né impedire, ed in- gerirsi nelle loro Chiese : ma stiino liberamente nel mio Impe* rio. E quelli pure, che andassero via, e fuggissero, siano li* Digitized by Google 222 CAPITOLO DECIMO. beri, e sicnri: e che ritornando poi, possino restare senza timore nel mio Imperio, e soggiornare nelle loro chiese. E che né Io, né nessuno della gente di tutto il mio Imperio gli possa molestare, vessare, ed angustiare le loro persone, i loro beni„ e le loro chiese. Ed anco se condurranno pure di fora qual- che uomo nel mio Imperio, gli sia permesso : per la qual cosa gli ho aggraziati del. mio Imperiale commandamento. E faccio il solenne giuramento, e giuro per il grande Iddio creatore del Cielo, e della Terra, per i libri quattro, per il nostro grande Profeta, per i cento venti mila Profeti, e per la Spada mia, che io cingo , che nessuno avrà a fare il contrario a questo ^ che si è scritto, mentre questi saranno ubbidienti al mio com- mando ed al mio servizio.» Scritto alli 28. N. Anno 862. Del- l'era cristiana 1463 ^).„ Con ciò si pose fine alla foga delle stragi e si urestò il corso agli arbitrii , che poco men pesanti di queste, ne assaggiava ogni angolo della Bossina e dell'Er- zegovina, n frate Angelo venne in grande venerazione dei ma- gnati turchi, e la sua memoria onorata universalmente anche dopo la morte non meno dai maomettani che dai credenti. Le sue ossa sepolte nella chiesa di Santo Spirito in Foiniza, e glorificate da molti miracoli, sono monumento incancellabi- le dello zelo e dell'operosità disinteressata di quelle famiglie francescane. Quantunque però il detto firmano fosse promulgato in tutti i circondarii della Bossina e autenticato dal sigillo del- l'imperatore, ciò non dimeno il suo valore dipendeva ordina- riamente, come coir andar degli anni si comprese, dalla volontà e dall' arbitrio dei pascià, dalle relazioni più o meno leali dei loro ministri, dai preposti ai sangiaccati, presso i quali restava sempre un illimitato potere sulle vite e sostanze dei cristiani; dipendeva del pari dalle vicende più o meno prospere delle loro lotte coi principi europei ^). Chi richiama alla memoria le azioni guerresche del 1683, può andar appieno informato della lealtà ottomana verso i credenti. Esasperati allora dalle Digitized by Google CAPITOLO PBOIMO. 223 scoufitte ricevate sotto Vienna, dappertutto isfogarono in cru- deli vendette 9 in modo particolare nella Bossina e nell' Erze- govina, mettendo a sacco e ruba le case cristiane, a ferro e fuoco i conventi e le chiese. Fu tale la sevizie per quelle onte, che si ripetevano le diserzioni e le fughe simìglianti alle poc' anzi ricordate. Per tanta impotenza delle leggi, era necessità di stare in guardia degli eventi vicini e lontani, prudenza di sfiduciare delle promesse, era dovere di studiare le ìndoli degli uomini autorevoli, e con forme umili e spesso con sacrificii guada- gnarsi la benevolenza loro e quella dei singoli ottomani; te- nere relazioni trepidanti, frequentissime, tra conventi e con- venti, tra parrocchie e parrocchie, poiché spesso succedeva che nello stesso tempo, mentre in un circondario si godeva pace e libertà del culto e non raro la stima di chi n'era alla reg- genza, in altro s' aveva a soffrire molestie, incarceramenti, spo- gli e danni negli averi, senza potere o sapere a chi ricorrere, temendo sempre di non urtare in scogli più pericolosi, o di andar incontro a vendette inevitabili. Divenute universali le stragi e gli eccidiì, impedite le fa- miglie religiose nelle loro relazioni domestiche, rìnnovellatesi le catture e gl'incarceramenti, presi di mira i pochi superstiti monasteri, e i loro abitatori condannati alla prigionia od al- l'esborso di denaro per riavere una libertà del tutto precaria; interrotte così, dopo un anno di quiete, le antiche consuetudini fra le Provincie francescane del dominio turco e quelle dei principi cristiani, insorsero di nuovo contese animate sulla se- parazione di dette famiglie. Il senato di Ragusa, che già era stato ammonito dalla santa Sede di cedere i conventi bossinesi posseduti sul suo territorio, si valse delle presenti sciagure per dimostrarne l' impossibilità della restituzione ; il governo veneto tolse pure, per sue mire politiche, le antiche consuetudini di reciproca comunanza tra i suoi e que' della Bossina e Dal- mazia ungherese; dal che venne necessità di rimanersi frattanto neirisolamento, e pensare ai casi futuri. Pio II; che in quei dì Digitized by Google 224 CAPITOLO DECIMO. (1464) instava a unife le forze dei principi cristiani, al quale intento si era portato . in Ancona per vegliare personalmente air arrivo dei crociati , sentì con dolore quelle triste notizie , minacciò di scomunica qualunque osasse alterare l' antica fórma delle famiglie monastiche, dall'unità e buona concordia delle quali, non meno che dagli eserciti collegati, si aspettava i buo- ni risultati. Commise- perciò quest' affare a frate Marco di Bologna, come a soggetto a cui più che ad altri competeva tale uf&zio; poiché essendo stato altre volte per simili negozi in quéste parti delegato, e' solo era in grado di mettere in assetto le cose monastiche, e consigliare sui provvedihienti da prendersi riguardo alla cristianità di oltre i monti. Dopò tredici giorni fu a Zara con frate Bernardino Aquilano (san Bernardino da Fossa), ambidue ricevuti dai loro fratelli, dal clero e dai pubblici magistrati, con onoranze di ogni maniera. Da qui diresse una lettera circolare, con cui invitava i padri della Bossina, Dalmazia e Ragusa a convenire nel cenobio di Pasmano per la celebrazione del capitolo provinciale, nel quale dovevasi prendere in esame lo stato in cui versavano le fa- miglie del dominio turco, e darne un regolamento stabile, che cogli aiuti degli uni e degli altri, in quanto i tempi e le cir- costanze permettevano, meglio rispondesse ai bisogni della chiesa e de' suoi fedeli. Per queste deliberazioni lodate e sancite da Pio II, e riconfermate nelP anno seguente da Paolo II, suo successore, il cenobio di un umile scoglio aggiunse alla celebrità di sua origine la celebrità storica dei personaggi com- parsi entro le sue mura, e delle leggi emanate a beneficio della cristianità di oltràmonte. I padri di Ragusa, per non of- fendere i principii della politica di quel senato, si astennero dall' intervenirvi: intervennero i padri rappresentanti della Dal- mazia e della Bossina, e di comune consenso incorporarono tutte le famiglie esistenti dal Danubio all' Adriatico in una provin- cia, 0 vicaria sola, denominata dalmata-bossinese, colla parte- cipazione di tutti i privilegi e beneficii spirituali all'una e al- Digitized by Google CAPITOLO DEcrao. 225 V altra fin allora concessi. Fu eletto in vicario il sopra ricor- dato Bernardino da Fossa; e per non dare ombra alle pretese di anzianità) od a mettere in cozzo i diritti degli uni e degli altrì^ venne stabilito che si dovesse assumere a questa dignità, da tre a tre anni duratura, uno delle famiglie d'Italia ^). La nuova provincia, ond' essere pìii comodamente governata, venne divisa nelle custodie di Àrbe, di Cattaro, di Stagno, di Ce- tina e di Corbavia; il rimanente della Bossina rimase sotto r immediata sorveglianza del vicario : i conventi dello stato di Bagusa assoggettati frattanto, per consenso del medesimo Pon- tefice, a un vicario speciale, meno i quattro anticamente pos- seduti dai bossinesi, i quali nel detto capitolo furono aggiudicati alla nuova provincia. E qui giova avvertire, che le differenze sorte in questi anni circa il possesso dei conventi bossinesi in Dalma- zia e Ragusa^ e circa le innovazioni avvenute tra dalmati e ragu- sei, non tanto derivassero dalle gelosie e diffidenze interne, quanto dalle mire politiche dei loro governi, che queir uggia che taluno dei nostri narratori pretese di scoprire tra questi e i bossinesi fosse ben altro che un discorde procedere: e Ragusa e Venezia blandivano i benemeriti bossinesi in tempi ad essi utili e li o- spìtavano, in altri a malincuore li tolleravano e proscrivevano^ e poi a vicenda segregavano anche i propri. Il senato di Ragusa spedi a propria nome, e dal proprio grembo a Paolo II i suoi oratori per evitare le censure mina(^ciategli dal suo anteces- sore, e purgarsi delle colpe che a lui, non a suoi sudditi fran- cescani, A addossavano per la effettuata separazione: essi a nome proprio esponevano i pericoli ne' quali sarebbe incorsa la repubblica, e i danni che avrebbe patito il loro commercio^ esteso in tutti i domimi turchi, e massime nelle terre limitrofe, quando sudditi di Maometto continuassero a trovare ricetto e grazia entro i loro confini. Paolo II si acquietò alle loro ra- gioni, e fu allora che, senza interpellare la volontà di que' fran- cescani , commise all' arcivescovo di Ragusa , il quale aveva pure accompagnato con lettere raccomandatìzie gli oratori, di. 15 Digitized by Google 226 OAPITOLO DECIMO. coBsegnare i quattro monasteri ai religiosi della repabbliea , coli* ordine che questi, con quelli di Daxa e di Ragusa, doves- sero frattanto costituirsi in separata provincia, soggetta se- condo la consuetudine delle altre Provincie al Vicario generale, e ciò fino a tanto che rimanesse unita la provincia dalmata colla bossinese, allo scioglimento della quale, i conventi di Ra^ gusa sarebbero incorporati con que' della Dalmazia, retti, come lo erano in origine, da un solo Ministro ^). A questi spogli altri ne seguirono nell' anno veniente. Es- sendosi nuovamente suscitata una generale persecuzione pro- mossa dallo stesso Maometto contro i cristiani, torme di questi infelici si vedevano scendere dai monti, non altro seco recando in fuori di una probità senza esempio, e di cupa tristezza nella persona, le quali più che le voci sorvolate a loro commisera- zione li raccomandavano alla generosità degli ospiti. Se non che, col crescere dei conflitti tra veneti e turchi, tra questi e gì' imperiali, crebbero anche gelosie e sospetti tra i prìncipi cat- tolici, onde il governo della Repubblica pretessendo le mede- sime ragioni, esposte, dagli oratori ragusei , impedì V ospitalità ai fuggitivi, e poco dopo rimosse i bossinesi francescani dai loro conventi di Uliano, Novegradi, Pasmano, Grappano, Spalato, e di Gurzola. Non mancarono però fra i dalmati Minori, chi non commiserasse tanta sevizi^ a cui erano esposti i loro fratelli, e cercasse di ristorarli dai danni patiti, adoperandosi in tutte le maniere presso il veneto senato, perchè, se non tutti, almeno alcuni dei detti monasteri gli fossero concessi nelle presenti circostanze. Molte e valide ragioni furono lette a loro favore nel capitolo generale di Mantua (1467), dove si convenne che i monasteri di Uliano, Pasmano e di Novegradi, siti i due primi nell' arci- diocesi di Zara, il terzo nella diocesi di Nona, rimanessero ag- gregati alle custodie abitate dai dalmati ; quelli di Tersalo presso Piume, di Cassione presso Veglia, di Lesina, venissero cessi alla Rossina; poiché le terre contermini alla Slavonia e alla Croazia, essendo ben difese dalle armi del re Mattias, in ogni Digitized by Google CAPITOLO DKCniO. 227 incontro offrivano facile accesso nella faga^ non così dal lato meridionale^ qaando fossero privi dei tre accennati luoghi. Alle buone intenzioni dei dalmati aggiunsero i padri bossiuesi un triste quadro delle loro indigenze interne, e i supplichevoli la-: menti della popolazione cattolica , i quali nessuno più di essi poteva meglio comprendere e far conoscere, perchè nessuno mai, per quanta cura avesse usato nelP esplorare quel regno, aveva forza da durare alle asprezze e ai sacrifìcii della vita, che presentava la visita pastorale delle singole sue parti. Chiede- vano perciò col mezzo di Domenico Gonissa, nuovo vicario della Bossìna, successo nel 1467 a san Bernardino da Fossa, la du- revole unione colla provincia dalmata, senza restringerla ad uno 0 più luoghi , colle forme più convenevoli al consolida- mento religioso, quali furono prescritte nel capitolo di Pasmano^ sotto la presidenza di Marco da Bologna. Paolo II. trovò ra^ gionevole la domanda, per cui, annullate le decisioni del capitolo gesyuaàe di Mantua, ordinò con un breve ^) che Je cose fos-^ sere mantenute nel primitivo loro stato. Anche questa suprema deliberazione doveva subire fra poco una riforma radicale. Tale era lo stato non comune di quelle famiglie, tali i tempi e lo stato precariò della loro vita, che non ammettevano stabilità delle leggi universali. Mano mano che dagli ungheresi e croati venivano ripresi i luoghi occupati dalle armi turche, tornavano i frati Minori a fabbricare le loro case, ora sulle rovine dei monasteri atterrati, ora in siti nuovi dove li chiamavano bisogni madori peli' assistenza dei fedeli. Fu allora, che ritolta una gran parte dell' Erzegovina, e il Pri- morie di Macarsca, il culto cattolico, ammorzato nelle sue pompe esteme, ebbe vita splendida oltremmodo, e i sacri operai mag- giore incitamento alle fatiche del loro ministero. Allora fu che Zarko Hunski, il conquistatore del litorale di Macarsca, si di- resse, al frate Gonissa, vicario della Bossina, perchè gì' inviasse de' suoi sacerdoti a fine di ammaestrare e mantenere nel dogma cattolico quelle terre, decadute in que' tristi anni dal retto cam^ Digitized by Google 228 CAPITOLO DECIMO. mino de' loro maggiori ; avendo in mente di consegnarne i con- venti di Macarsca e di Zàostrog^ abitati dagli Eremitani di sant' Agostino, i quali, osserva un nostro storico ^) sìa per i- gnoranza, sia per piacere a Stefano, bano dell' Erzegovina, in- segnavano varie cose, e molte ne facevano, poco alla cattolica religione convenienti. Essendo allora prossima ad arrendersi la ]i)orgata d'Imoschi, sei sacerdoti di quel convento si rifnggia- rono. presso Zarko nella fortezza di Glissa, e sei altri vennero dal convento di Liobuski per rimpiazzare le suaccennate due famiglie; ma trovatine ostacoli più potenti che non si credeva, vi alloggiarono presso quel buon ospite, e fondarono un ce- nobio jsotto quella rupe , di cui non si conoscono più le ve- stigia. Sei anni più tardi gli Agostiniani di Zaostrog forono sostituiti dai fuggiti d'Imoschi, più tardi quei di Macarsca da altri venuti da Ljubuski % I nuovi acquisti fatti dagli un- gheresi è croati porsero fomite a querele domestiche, e ne affrettarono lo scioglimento delle contese del giorno. Col prospe- rare delle armi cristiane nelle terre di oltre i monti, si ride- stò lo spirito di riconquieste e di nuove crociate, onde tutti i Minori senza riguardo alla nazionalità ebbero l'incombenza di accorrere colla croce nelle città e ne' villaggi, non esclusi nep- pure i circondarìi abitati in massima parte dai maomettani ; al che essendosi rifiutati i religiosi appartenenti alle famiglie me- ridionali, probabilmente sconsigliati e impediti dai loro governi, la corte ungherese si approfittò di tale circostanza per chie- derne la separazione dei monasteri bossinesi-croati da quelli della Repubblica veneta. Commise quest'affare al vescovo di Enin che in quei giorni si portava a Roma per informare la santa Sede delle cose di sua diocesi e per. domandare nuovi soccorsi a nome del suo governo. Paolo II. differì quella domanda fino al capitolo generale che si doveva tenere nelF isola del lago yulsino, nel quale Marco da Bologna venne per la terza volta creato vicario generale. Conoscitore egli delle cose nostre , e delle differenze politiche che passavano fra i principi di oltre- Digitized by Google CAPITOLO DECIMO. 229 monte e i nostrali, decretò soUennemente la separazione secondo i desideri del re d' Ungheria, e pel medesimo atto si convenne che le due provincie meridionali , di Ragusa e di Dalmazia , fossero unite in una sola, col patto di dare rìco?ero ai mis- sionari bossinesi, e di usare verso di loro tutti i riguarda maxi- me nel tempo delle persecuzioni % Allora le famiglie francescane da Gapodistrìa a Dolcigno, segregate da quelle di oltramonte^ rimasero sotto un solo capo, come erano neir antico fino al 1474 anno di fatali conseguenze politiche, per cui anche queste do- vettero subire il destino assegnato alle prime. La provincia di Ragusa venne allora limitata ai monasteri situati entro la cer- chia di sue terre; P altra, di san Girolamo, estesa a quei del litorale dell' Istria, del Quamaro, della Dalmazia e dell' Albania veneta. A questa finale separazione, che che se ne dica, diedero o- rìgine le gare e le gelosie delle due repubbliche. U senato ra- guseo avendo poc'anzi, pei proferti tributi a Maometto, otte- nute ampie franchigie e libertà illimitata di traffico nei posse- dimenti ottomani, quello di Venezia concepì sospetti, e sen dolse cogli scritti, che negozii più gravi si fossero conchiusi a suoi danni; onde un comando severo giunse da Venezia, col quale si or- dinava^ che i sudditi ragusei, non esclusi i claustrali, di qua- lunque ordine essi fossero, sgomberassero quanto prima le città e le terre a lei soggette , né fosse lecito agli uni di accomn- narsi cogli altri : Ragusa con uguale severità rispose. H supe- riore reggente trovandosi allora ne' conventi della Dahnazia ve- neta, fu obbligato di condursi pres&o quel senato per sentire a voce più estese istruzioni. Il padre Razzi domenicano , che per errore riporta quest'avvenimento al 1500, così ne parla: '^Essendo provinciale della Dalmazia il padre fra Silvestro di Zamagna, dell' ordine di san Francesco, fu chiamato a Venezia, e presentatosi all' officio di certo collegio, da cui €ó*a stato chia- mato, gli fiì imposto che rinunciasse al governo dei conventi soggetti al dominio loro: perocché non volevano, che frati Ra- Digitized by Google 230 CAPITOLO DECIMO. ugei fossero presidenti dei monasteri delle città e terre loro. Ai quali, il nobile, buono e prudente padre rispose, che quanto in lui èra di podestà, e dalla banda sua, non solamente al go- verno dei prefati conventi, ma ad ogni altro ancora ben vo- lentieri rinunciava. E non solamente questo , ma anche la stessa vita corporale, per la salute dell'anime, e per amor di Gesù Cristo Signor nostro, apparecchiato era di porre. E così furono separati i conventi del dominio raugeo da quelli del dominio veneto, intervenendoci però l'autorità dei loro superiori '^). Come giunse questa nuova a notizia del vicario generale che si trovava in quei giorni nelle Puglie, affrettò il suo cam- mino per Venezia : v' interpose l' autorità sua, s' interposero per- sonaggi ragguardevolissimi, ma riesci infruttuoso ogni tentativo. Riconfermò allora per la provincia di Ragusa il detto frate Silvestro col titolo di vicario; ai Dalmati (1474) prepose frate Gasparo Longino veneto in qualità di commissario; l'uno e r altro durevoli in tale carica fino ai nuovi capitoli provinciali. In questo modo le famiglie minorìtiche diffuse per le terre oltre r Adriatico furono, per assenso del Pontefice, separate ed erette in distinte Provincie. La Rossina dimesso l' antico titolo di vi- caria, fu elevata verso il declinare del secolo a grado di pro- vincia, colla giurisdizione sui conventi di Croazia e di Carniola, i quali pure si separarono nel 1514 e si eressero in provin^ eia denominata Croata-camiola di Santa Croce. Se poi i motivi adotti da taluni dei medesimi claustrali, che qua e colà non mancavano di blandire e sollecitare i loro governi a favore delle anzidette separazioni, fossero stati tut- tavolta più 0 meno giusti; se mossi da puro principio di na- zionalità, 0 da quello di eccitamento ad operosità maggiori; se lodevoli, noi non sapremmo affermare ; che il frate Minore, sia egli di un polo o dell' altro, ha la patria dove ha vita il suo istituto ; dov' è chiamato dall' ubbidienza, la è il suo tutto. Certo è però che, effettuate le divisioni, raccolti i proprii nelle pro- prie terre, si videro • piogredire le cose con passo più sollecito Digitized by Google CAPITOLO DECIMO. 231 e sicuro, attemperarsi con buon successo le cose ai tempi e al genio de' luoghi, rifiorire il passato dov' era negletto, abbel- lirsi dappertutto dove più dove meno le chiese e i monasteri di squisiti monumenti, parto dell' industria e dei sacrificii, che il solo amore di patria inspirato dalla religione può dare. Se la necessità dei tempi, o il patrio amore, o le vicende politiche dei governi, dessero iniziamento alle separazioni suc- cesse, meglio che da altro si comprenderà da' fatti che seguono a riscontrarsi nei rimanenti capitoli. Digitized by Google 23^ CAPITOfiO DKOIMO. Ho te. *} Notule istorico-critiehe di Ragusa. Tom. I. par. II. lib. II. ^ Tradotto a Costantìoopoli in lingaa italiana dall' interprete d' allora della RepabUiea di Rafiisa. . '} D'allora in poi, per Q corso di oltre quattro secoli, l'arbitrio e la pre- potenza passarono in eredità dei rappresentaoti imperiali. Bccone 1& relaiione del p. Pietro Eordich dettata nel gennaio del 1863, nell'anno tenoto fra i più felici pei cattolici della Bossina e dell' Ersegoyina. ^'Non tì aspettate da me, caro let- tore, che vi riferisca per filo e per verso i particolari delle condizioni della no* stra povera patria, gemente da tanti secoli sotto la oppressione dei Torchi, mas- sime de' governatori delle provincie, i qaali adoperano con noi , niente più , niente meno, che nel tempo andato, rendendo vana qualunque buona disposisione del Sul- tano in favore dei Cristiani. I firmani sono sempre lettera morta, si che un cri- stiano, per ciò solo che è cristiano, continua non aver diritto di testimoniare nei tribunali, né dire le sue ragioni, in quella che i Maomettani godono d'ogni ma- niera privilegi, sin di essere riputati infallibili parlando, quando non è chi menti- sca tanto solennemente, siccome i seguaci di Maometto. Uditene in prova i due seguenti fatti. Il 29 maggio 1862, conseguimmo un firmano del Sultano , onde ci è fatto dono d' un giardino in meszo alla città di Mestar, già proprietà di Ali-Pa- scià Risvanbegoviné, di presente del governo, da fabbricarvi una chiesa [cattolica unitamente ad una scuola , da accogliervi i fanciulli e le fanciulle : e ciò non o- stante insino ad oggi non ci fu dato averne la chiave, né l' exequatnr del firmano da questo governatore Urscid Pascià; siccome è richiesto. Il quale anzi lo fa col- tivare ad erbaggi per suo uso; tutte volte che ci rechiamo a farne richiesta 9 rispondendoci secondo la costumanza dei Turchi: bakalom; (vedremo)! Sicché giorni fa il nostro zelantissimo monsignor vescovo, Raffaele Barisic, recatosi di persona appresso il medesimo, gli fé intendere come omai sarebbe ora di mettere termine a quella derisione. E n'ebbe in risposta, che tra quindici di i suoi desi- derii sarebbero fatti paghi: ma quel tempo passo e'I Pascià punto se ne pigliò pensiero, si mostrando col fatto, come i poveri cristiani non debbono altro aspet- tare da que* barbari, che insulti ed oppressione. Né giovò richiamarcene ai consoli delle potenze europee ^ che qui hanno stanza: ai quali neppure venne fatta ragione. E neppure varrebbe cercare d' altro luogo : perocché, oltre la difficoltà di trovarlo, siccome quello, addatto al bisogno, incontreremmo le stesse resistenze da venirne in possedimento 5 al che, siccome vedete, non bastano i firmani di Costantinopoli. L' altro fatto é il seguente. Vi é noto come i nostri villici , a fine di recar le loro greggio a pascolare nella Planina, convenissero del prezzo con la famiglia maomettana Kopció, alla quale quel luogo si presume appartenere 5 tenendosene tutti soddisfatti. Or venne voglia al governo di ordinare, che quindi innanzi metà di quel denaro si avesse da pagare al pascià : e i villici, a dir vero, vi si accon- ciarono j non però la famiglia Kopcic, che di quel tanto punto si tendeva soddi- sfatta. Chi crederebbe ora che il Pascià, calpestando ogni giustizia, anziché indurre quella a quietarsi 0 cederle quello che il governo le aveva tolto , piuttosto sen- tenziò che i villici cristiani pagassero doppio tributo, da soddisfare all'uno e al- Digitized by Google CAPITOLO DECIMO. 233 V altra? I ^lalì pertaaio ae meaaroao alto laoMnto, ehieden^ ginstiiia. 8d non «Im ^efU, ioiupettito , ieri 22 f^eanaio fé impristoaare bea veati oapi dei rlHagi^f eattoliei , ohe ad aaa ad ano (ktti meaare in saa preseata, bmseaaiettte addo- BMMdoHi^ da ckì fossero stati eccitati a non pagare doppio tributo, se dai Blissio* ■ari (fhUi), oppure dal Kogjobascià (rappresentaote cattolico appresso il gOTcrao.} B risposero da ainno di qaelli, ma dal decreto del Sovrano, onde è Atatoito che an solo n'abbiano da sborsare, da dividersi tra la famiglia Kopoid e il gorerao. die ne avverrà? Non io saprei dirvelo: ma Ton per eepto, la peggio de* cristiani i fnali dopo aver perduto le loro sostanae, sopra tatto i cavalli nelle oltime goerre in favor del governo, senaa riceverne compenso di sorta, ora vengono spietata- tamtnte ohiasi ia carcere per ciò solo che chiedono giastiaia contro all' iniqua op* ^MUMÌoae. (Cren. fran. aa. II.) *} Volentes igitur . . . jrer apostoUea seripta mmndamuM: primo viéélieet ^uod de duakuB ffrovineUs, seiiieet DainuUiae et Bosnae, fiat una provinoia quae vocétmr provimeia Bosnae et Dalmatiàe: eeetmdo, ut kmie provineiae proeferatur mnue Vieariue itaius ut caput amiahu partihte indi ferente qui viearius eligatur tu 9infuii9 fftneralikue CongregationikuM veetrie per generatem vicarìum et defi^ nkoree veetrae generaUe Congregationie : tertio , fuod eiue officium perseve^ .rét per tre annee , eieut et officium generaiie viearH vostri , fict tam vioariue Dalmatiàe e Boenae euheit ae pareat vicario generali eiemontano. Bt ut haee noetra declaratio seu mandatum eortiatur effeetum, vobis in vim ohedientiae praedpimue ae mandamusy ut hane eoetitutionem noetram eeu declarationem in primo futuro eapitulo generali veetro tenere ae observare et exofui non poet^ panati». Wading. Tom. 18. ad an. 1é64: ^) BxhUita aiquidem noèiejnuper prò parta dileetorum fiKorum Rectoris, Con^ aim et Communio civitatia Ragueinae petitio Idem Pine praedeceeoor ipaorum Bectorie , Conoilii, et Communio in ea parte oupplieantibuo indi' mutuo , venerabili firatri nostro Biasio episcopo Tribunen, et Mereanensi^ e- lim, lime in dvitate praedieta residenti , per suao apostolieas litteras man^ davitj ut j si ita essety apostolica autoritate otaiueret et ordinaret, quod prae^ dieta quattuor loca, quorum fratres in hoc consenHebant , usque ad Capitulum gonorote fratrum , de observanfia nuneupatorum , cutti» ordinationi super hoc otdretkry sub vicario dictae provineiae Dalmatiàe vivergli , eosque in huiuo modi vka et subiectione conservaret, et ilUs eoneederet, quod euram anùnarum "cum iurisdietione et auetoritaie in omnibus et per omnia gerere et exercere pos» -eem^ sicut UH, qui in dictis quattuor locis viventes haetenus gerere et exercere 'oonsuavarunt, Postmodum vero nos ex certis nobis suggestis eausis, dileeto fiUo Marea de Bononia, ordinis fratrum Minorum, de obsorvantia nuneupatorum , dira montes Vicario generali, quasdam Htteras etiam in forma brevis concesd" •mus, per quas inter eetera unionem diclarum Provindarum per generalem Con^ gregationem in dvitate nojttra Assisinate, et per eumdem Mareum generalem in Congregatione provindali in loco Pastnani factam, ratam habere voluimus et Ulam confirmavimuSf mandando fratribus dictarum provindarum sub poena ex-- eòmmumeaHoms latae sententiae , ut mìionem praedictam, non obstantibus Utteria per eumdem iHum praedecessorem, Rectori, Condilo, et Comamni prae- dictis, ut praefertur, eoneessis, observarent, prout in dnguHs littori» prue- Digitized by Google 234 CAPITOLO DECIMO. éieiU dieitur pUniu$ eontineri. Cum auiemy neui éadem féHHo sabiungebalj po^ 9Urior€t Onerate praedictae nonéum pubbiicae, e eimt, et 9i unto ipsa efectum so^ rHretuM et observaretury profeeto dissensiones et scandala non parva eukseque-- rentur, et maxime eum ipse Reetor, Coneilium et Commune ipeos fìratree dietae prùvindae. Bosnae eum Turcie emepenumero convereantee , suepeetoe plurimum tMeant, necullopaeto intendant, quod ipei fratree provinciae Boenae in praedie^ ti$ eex domibue, vel aliqui eorum moram trahant; prò parte Rectoris, Contiglii et Communie praedietorum nobie fuit humiliter suppticatum, ut prò pace et tran- fuitHtate etatue eorundem^ et ad obviandum huiusmodi seandalie, eadem sex loca, durante unione duarum Provindarum, ab eisdem Provinciie omnino separare, et Uta Vicario generali ad instar aliarum provindarum, quae sunt sub eodem Vicario generali dumtaxat, subjieere, aliasque in praemissis opportune provider e, de beni-- fnUate apostolica dignaremur, Nes itaque de praemissis certam notitiam non ha-- bsntes, huiusmodi supplicationibus inclinati, discretioni tuae per apostolica seripta mandamus, quatenus d et postq^am libi de preamissis omnibus et dnguUs legi- time eonstiterit, sex loca praedicta, durante unione ipsarum duarum Provinda^ rum» ab eisdem Provindis omnino separarci et illa Vicario generali ad instar aliarum provindarum, quae sunt sub eodem Vicario generali dumtaxat, sabjicere Let. di Pigolo II. all'arciv. di Ragas», Wading, Tom. 18 ad an, 1466. •) Docam. XXIV. ') p. Bommao. Stor. oiv. ed ecc. Lib. 8. — P. Lalioh. Comp. storia di Na- oarsca e aao litorale — CroDÌcon archiviale S. Mariae ZaoBtrosenis. '} I Padri Ag08tiniaDÌ di Macarsoa avendo ^astato delle comodità , che of- frirà loro il dolce governo della RepaMica veneta, perciò in varie imprese inten- tarono' liti ai Minoriti di Zaostrogh col pretender da loro la restitozione di qoel Convento. Finalmente si convenne tra ambe le parti, onde una volta veder sciolta la lite, di rivolgersi in comune al Sommo Pontefice, che in qaei di era Alessan- dro VI affinchè egli si degnasse rimetter la caasa alla decisione di dae dotU per- sonaggi, cai le parti stesse di concerto presentarono a Sua Santità, cioè i padri Agostiniani presentarono il Rmo. Ettore Cingolese Vicario generale deir Arcive- scovo di Zara, ed i Min. Osservanti il M. R. P. Matteo Nisetich dell'Ordine dei Predicatori. Nel caso poi che non convenissero questi due giudici, sia lecito alle parti di ammettere un tersoi ed alle deoisiune di questo sottostarvi Sua Santità vi condiscese alle proposiaioni, ed esternò la sua udesione a messo delle lettere apostoliche , le quali furono da Roma spedite, ed a Zara portate da un certo Pa- dre Domenico, che ti diceva Vicario provinciale dei Padri Eremitani di S. Ago- stino in Croazia e Dalmasia. Bfa prima che fosse terminata la controversia, Ba- iasete imperatore dei Turchi era entrato in Bosnia, ed aveva invaso anche l'Er- segovina, ed un pascià con grosso stuolo de' barbari ii calò alle marine, sorprende l' infelice Nacarsca, e la sottomette col di lei Primorie al suo giogo. P. Ant. Lu- lich. Comp. St. Cron. di Macarsca e Primorie Cap. V. VI. *) Fratres Ragusd eum locis suis sint una Provincia cum fratribus et lode Dalmatinis, eum hoc sit de mente Sanetisdmi D. N ; et faciant capitulum, et e- ligant Vicarium sibi secundum consuetudinem famtliae; et d contigerit fratres Vi- cariae Bosnae, ad eorum loca prò suis necesdtatibus declinare, humane, benigne, et caritative tractentnr, '•) Storia di Rarusa i '•-''i> -d» I-ncca 1595 Digitized by Google 235 GjSlfxtoXiO irar0ECsxMO« (1474_1537). Argomento. / frati Minori Jfedono le rebeltioni sorte fra i cattolici della Bossina — vanno rimeritati colla libertà di culto — ottengono franchigie' per J atte le terre della loro missione — il vescovo Au- sconl abbandona la sua sede e ne raccomanda la greggia ai Mi- nori — t7 suo esempio è seguito da altri pastori — si ridestante guerre tra i turchi y ungheresi ^ e veneti ^ per citi la Dalmazia turca perde i concessi favori — scorrerie de' turchi nella Dal^ mazia sotto Baiazette II. — guerra aperta — la città éU Nona battuta e salvata dai proprU — Traù e Spalato minacciate fte^ ramente — trasporto della Madonna di Drid nella chiesa dei Minori di Bua — difese e provvedimenti nei due territorii -^ invasione della diocesi di Spalato - Spalato assediata e difesa — relazione dei guasti^ data dai nostri prelati al concilio di La^ ter ano — t Minori impediscono le diserzioni dal cattoticismo]-^ le loro sofferenze sotto Solimano IL — eccidu di conventi nella Bossina — terrore deUe armi turche — • fedeli delle diocesi di Knin e di Scardona sono affidati alla cura dei Minori — i ro^ mani pontefici U confermano nel possesso delle parocchie. Digitized by Google 236 E. n issendosi rinnovate/ ne' priiki! anni della reggenza di Ba- jazzete n, le solite ostilità, accompagnate da saccheggi, da in- cendìi, da catture di uomini innocui, si ridestò uno spirito mi- uaccievole nella cristianità d' altremonte, disposta a prorompere in aperta sommossa. Non restando altro ormai a questi infelici che una vita di angoscio, compra con sacrifici di ogni maniera, avevan convenuto di abbracciare queir estremo partito, di sot- trarsi per sempre al giogo mussulmano, o di morire martiri per la fede e per la libertà dei superstiti. Un tale malcontento si dice fosse stato fomentato dai medesimi prefetti turchi, i quali sotto colore di voler commiserare gì' incessanti loro patimenti e rendere men penosa la loro condizione, miravano di trarli a quella lotta micidiale per dame l' ultimo crollo alla loro esi- stenza. Come giunse ciò a notizia dei francescani, che si erano offerti custodi e mallevadori del buon ordine, v' interposero la autorità propria, e in breve giro di giorni riuscirono a ridare la cahna agli spiriti oppressi. I buoni servigi prestati in questo incontro non restarono ignoti ai magistrati superiori, anzi il comandante dell' esercito stanziato nell' Erzegovina volle che ne fossero rese pubbliche lodi, e rimeritati gli autori della tran- quillità conservata. Fu allora che posponendo essi ogni van- taggio terreno a quello delle coscienze, chiesero un firmano che permettesse la libertà del culto, assicurasse l' immunità dei luo- Digitized by Google CAPITOLO UNDBCOiO. 237 ghi sacri e le sostanze dei fedeli; fosse questa grazia divul- gata per tutte quelle terre ch'erano soggette alla loro cura spirituale. H predetto capo dell'armata, che versava allora in gravi angustie per essere minacciato alle spalle dalle colonne venete e ungheresi, si adoperò a tntt' uomo, ed ottenne larghe concessioni e favorì speciali, pei quali anche i fedeli domici- liati nelle montagne del confine dalmatico cominciarono respi- rare le aure vitaU della libertà religiosa, che dalla prima inva- sione in poi non dava segni di sua esistenza. I vescovi nostrali privati del diritto di visitare quelle estremi parti delle loro diocesi ch'erano incluse entro i limiti dd dominio ottomano, si valsero delle franchigie concesse ai Minori, affidandone la cura con ampie facoltà solite a concedersi in tutte le terre de- gl' infedeli. Vito de Ruschi, vescovo di Duvno, uno de' più tra- vagliati nel suo ministero apostolico , ne diede per primo V e- sempio. Costretto a indossare i turcheshi abbigliamenti, esposto talora a pubblici dilegi ed a pericoli di vita , avvilito per ciò nel suo ministero pastorale e ignoto alla massima parte dei prc^ri diocesani ,. ai quali poco o niente poteva più giovare né colla presenza né coi consigli, chiese (1490) a Innocenzo YIIL ed ottenne d' assentarvisi fino a tempi migliori. Lasciò nel suo allontanamento un vicario generale^ e raccomandò allo zelo dei francescani dell'antica Custodia di Duvno i fedeli de' villaggi sparsi lungo la Narenta e il Primorie ; parrocchie per lo in- nanzi appartenenti ai vescovi di Macarsca, e sotto il suo pon- tificato, per le guerre insorte cogli ottomani, a quella cattedra aggregate. Il medesimo prelato, avendo ricevuto, mentre viveva ritirato a Spalato, il governo di quella cattedra metropolitica peli' assenza dell'arcivescovo Àveroldo, cercò di rannodare più 8trd;te relazioni colle benemerite famiglie a fine di obbligarle ad assumersi la cura delle parrocchie situate verso la Bossina^ le quali, da più tempo prive di stabili sacerdoti, cominciavano risentire danni irreparabili nelle cose più essenziali della fede, n suo esempio fu seguito da altri vescovi, particolarmente da Digitized by Google 238 CAPITOLO UNDECIMO. qaelii di Kmn e di Scardona, le cui diocesi trovandosi pocd stante esposte alte continue scorrerie del nemico, non esitarono di commetterle alla loro tutela. Da tali prìncipii ebbe orìgine e sviluppo la diffusione dell' Ordine francescano nella cura delle parrocchie e cappellanie, le quali col volger degli anni passa- rono in eredità e iuspatronato dei monasteri sopra il terreo delle conquiste fatte dai veneti. Ad essi soli era riservato il difìScile incarico, perchè essi soli più o meno tollerati, i soli del ceto sacerdotale conosciuti atti a soddisfare il genio dei mussulmani : né si facilmente gli poteva essere conteso un tanto onore, che gli stenti e i pericoli di vita senza ricompensa ter- rena lasciavansi volentieri a chi per istituto n' era chiamato a sobbarcarvisi. Del resto era età in cui dominava il pensiero, che i figli di quel Serafino, che seppe ammansare e farsi do- mestico e ubbidiente un lupo irragionevole, sarebber riusciti a preferenza di altri, se non a dimesticare, a rendere mite lo spirito fiero dei lupi capaci di ragione. Che così succedesse , noi avremo a persuadersi dai fatti: vedremo il frate minore rendersi spesso famìgliaf e e amico al turco , abituarsi e' solo del clero cattolico al frastuono delle sue armi, presentarsi a que' magnati limosiniere del cattolico, dello scismatico e del maomettano, farsi interprete dei loro bisogni, implorare giusti- zia senza riguardo alla varietà dei culti, riscattare con sacri- fici e pericoli di vita i prigionieri e i condannati al capo. Ma né sempre né dapertutto l'influenza dei Minori po- teva ugualmente spiegare V attività sua. I cattolici della Dal- mazia mediterranea, sebbene in que' anni fossero retti dai me- desimi evangelizzatori, ne andavano privi delle immunità più vitali, senza le quali doveva arrestarsi ogni progressivo sviluppo. Ciò che largamente si concedeva agli uni, veniva totalmente n^ato agli altri, per motivi forse non del tutto fallaci; impe- rocché tanto la Bossina come l'Erzegovina essendo intieramente occupate dalle armi ottomane, senza pericolo di essere contese da altro padrone, ne veniva che l'influenza di quelle immunità Digitized by Google CAPITOLO Ùndecimo. 239 nessuna molestia^ nessun danno potevano recare alla quiete del loro possesso. Non così al di qua dei monti : sapevano essi per lunghi e tristi esperimenti di avere in Dalmazia, oltre i due forti nemici, un terzo, né men forte né men coraggioso, quale era il braccio ecclesiastico, a cui le dette immunità avrebbero porto nuove armi. Che di questa potenza più volte ne risen- tissero i colpi, abbastanza di ciò parlano e i tanti sciami di predatori battuti sotto il vessillo della Croce, e le sconfitte toc- cate agli eserciti ordinati, particolarmente sotto Amurat II, e Maometto H, suo figlio. Ma anche queste franchigie concesse di buon grado ai frati bossinesi furono tolte ad essi e ad al- tri per i nuovi fatti di armi, che vedremo succedersi ogni tratto sulle nostre terre. Le scorrerie fatte sulla fine di questo secolo con rapine con arsioni e morti, era il preludio delle guerre che Baiazette n. intentava contro possessi veneti e ungheresi, le quali incomin- ciate nel 1498, si combatterono senza possa per tutto il secolo sedicesimo e la metà del susseguente con accorgimento raro a riscontrarsi nelle storie europee. Una massa di armati sel- vaggi discesi dai monti di Bossina percorse fino al mare le diocesi di Knin e di Sebenico con tale terrore di que' teraz- zani che, peli' improvvisto assalto, impotenti a difendere le vite e le sostanze, molti cercarono a salvarsi colla fuga nelle vicine isole e scogliere '), molti, per non assistere più alle dolorose scene , predilessero di trapiantarsi nelle terre degli Abbruzzi. Un'altra massa, non minore di numero, né di ordine, si diresse verso Scardona,. entrò nella campagna di Zara (1499), e me- nati guasti e incendi lungo il cammino, trasse in ischiavitù sette mila persone di ogni età e sesso, e ne depredò cinquanta mila animali. Mentre ricchi di tale bottino ritornavano ai loro al- loggiamenti s' avvennero in altra orda avida di sangue e di ra- pina, con cui, fatto un grosso esercito di predatori, si diffusero parte per le pianure di Vrana, parte rientrando nel territorio poc' anzi visitato, si spìnsero fin sotto le mura della nostra me- Digitized by Google 240 CAPITOLO UNDECmO tropoK (1500), donde con gravi perdite ributtati, volsero tutto il loro furore contro le borgate di quella lingua di terra che a settentrione n' è bagnata dall'angusto e pericoloso canale della Morlacca. Ma anche quivi battuti e fugati dalle agguerrite co- lonne dei paesani, divisarono di abbattere con nuove macchine le mura della città di Nona, la caduta della quale ne avrebbe agevolato la conquista di quel territorio. Senonchè prima che il nemico mettesse in campo i micidiali apparati, v' accorse da Zara, dove per V inclemenza dell' aere traeva la dimm'a, il loro pastore, che fu Giorgio primo di questo nome, dell' illustre famiglia Difnico, disposto a dividere con essi i disagi e i pericoli déllft vita. Prevedendo egli inevitabile la caduta della città, perchè impotente a resistere alle nuove armi , cercò di porre in si- curo le cose sacre per non vederle profanate dalla sfrenatezza della milizia: fece quindi trasportare le sacre vergini france- scane nella vicina capitale, alla quale non tardarono queir ar- civescovo e la comune di assegnare un decoroso ricovero col- l'alleggiarle in una casa privata, che poi dalla loro dimora prese U nome di santa Marcella, per essere state custodi delle ce- neri di questa Santa, ivi depositate fino dagli esordii del cri- stianesimo. ') Aveva divisato di recarvi pure con pompa solenne, oltre la preziosa reliquia, le ossa di sant'Anselmo, che fu uno dei settantadue discepoli di Cristo, e primo loro vescovo, con quelle di sant'Ambrogio suo diacono, quando il religioso com-* movimento dei cittadini e dei terrazzani, più di queste che delle proprie braccia fiducioso, vi si oppose risolutamente; e indulse il più pastore a cedere all' universale desiderio. Né furono de- lusi nella loro fede , poiché , mentre l' armata turca batteva coi menzionati apparecchi le deboli mura (1500), ebbero ani- mo e forza di sbandeggiai*e sotto si potente patrocinio un oste a cui anche per l' impareggiabile numero degli assediati sa- rebbe stato impossibile opporre qualunque resistenza. I vicini rumori! di coteste armi che di giorno in giorno divenivano più frequenti e minacciosi ^ obbligarono i municipii Digitized by Google CAPITOLO UNDBCmO. 241 di Traù e di Spalato a rassicnrare , in quanto le circostan- ze il comportavano, le genti dei loro terr^torìi e prepararle alla comune difesa. E poiché le comparse improvvise di quel- le orde colletizie tendevano piuttosto a rapinare, a distrug- gere e spiantare, massime i monumenti sacri, stabilirono perciò che oggetti più facili ad essere depredati si tra- sportassero alle marine ne' punti meglio difesi, i depositi più preziosi del santuario ne' luoghi difficili all'accesso del nemi- co e muniti dalla natura stessa della loro positura, gli abi- tanti di villaggi piccoli e isolati, rinunziando frattanto alla terra natale, discendessero a far parte e numero per la difesa. Più di ogni altra cosa stava a cuore dei traurini la miracolosa immagine della Madonna di Drit, così chiamata dal monte che sovrasta alle campagne di Bossoglina. Le molte grazie ottenute per suo patrocinio nelle varie calamità popolari erano cosi vive in tutti que' vicini abitanti che non avrebbero sì facil- mente consentito vedersi trasferire quel sacro pegno in tempi men pericolosi di questi, né depositarsi in santuario che non ricordasse memorie secolari, od una qualsifosse celebrità di sua origine. Luogo più proprio e sicuro ad accogliere la gran Madre di Dio fu trovata la chiesuola , eretta da tempi anti-^ chissimi sul sommo dell'isola Bua in onore dei santi eremiti Antonio e Paolo. E quantunque la diocesi di Traù non man- casse di tali glorie cristiane, fu per voto comune preferita ad altri santuarii, perché officiata dai padri Minori Osservanti, i quali, come più volte avemmo a riferire, eran passati colà ad abitare un nuovo monastero edificato colle pie offerte dei cit- tadini, e per dare con ciò nuove attestazioni dell'antica loro stima ed affetto verso un Ordine che fino dal suo sorgere era da essi amato e prediletto. U passaggio dell'immagine mira- colosa segnò un'era novella nella storia della pietà cittadina (1500) e per le vicende terribili dei tempi, e per la grande affiuenza dei terrazzani che vi accorsero in quella solenne e memorabile giornata; e il luogo stesso, smessa la primitiva 16 Digitized by Google 242 CAPITOLO UNDEOmO. denominazioDe dei santi eremiti^ fu d'allora in poi chiamato italianamente, pec essere dappresso a città di coltura e di usi italiani, convento dei Dritti, o Madonna dei Dritti. Il vescovo Marcello della famìglia dei francescani, per il cui impulso par- ticolarmente si ordinavano questi nobili provvedimenti, volle darne un altro esempio di queir insigne carità che fu sempre ai nostri prelati la motrice principale dei benefìci istituti che oggidì possediamo. In uno dei punti piil sicuri delle terre di Bossoglìna, che formavano il patrimonio della mensa episcopale, fece tracciare le fondamenta di un castello, da servire di rico- vero e di difesa ai suoi coloni e ai vicini paesani nei rapidi assalti dei turchi. Tutto quel vasto e robusto propugnacolo , per cui vuotò buona parte delle domestiche sostanze, venne condotto a compimento nel breve giro di un anno (1500): Una iscrizione collocata sopra la porta d' ingresso cogli stemmi della sua illustre famiglia avvertono il passeggìero dello scopo santissimo per cui quel patrizio veneto si era spogliato del- l' eredità patema. A difesa e sicurézza della famiglia minori- tica si alzò pure un' alta torre quadrilatera all' entrata del monastero delle Paludi, luogo solitario e ameno posto a un miglio di distanza da Spalato: una porta angusta, abbarrata da grosse lastre di ferro, le feritoie che ad ogni lato s'iscor- gono, i piani intemi con scale mobili, accennano ai mezzi estremi nei quali era riposta la salvezza di famiglie private. Altre pic- cole torri, ne' punti più elevati, sorgevano all' intomo per spiare le mosse del nemico, e chiamare i vicini soccorsi. Altri ca- stelli di famiglie agiate sorgevano nel campo grande e piccolo di Trati; due dappresso ai Molini, de' quali tuttoggi si vedono gli avanzi ; due ne rimangono intatti, uno nel luogo detto Eer- ban, r altro a Santa Croce dell' isola Bua a difesa del convento dei padri Predicatori. Di più gagliardi difese furono muniti allora i Castelli della riviera che da Traù a Salona conduce, la cui origine si riferisce alle prime incursioni ottomane del 1476. La bontà del cUma, l'abbondanza di acque fecondatrici Digitized by Google CAPITOLO UNDEOmO. 243 trassero quivi famiglie malsicure del continente, le quali dirette da espèrti lavoratori ridussero coli' andar degli anni quel ter- reno a perpetuo giardino , custodito dalla forte barriera delle sue tredici borgate: i più agiati possidenti prodigarono quivi tutte le loro cure e i loro studii , i quali raggiunsero tale floridezza di coltura, onde tutta la riviera ebbe per loro me- rito il nome di Eden della Dalmazia: ne impresero spesso viaggi con gravissimi dispendii, visitarono regioni le più note per le loro industrie. Allo spuntare del sedicesimo secolo (1503) cominciarono poco a poco ripopolarsi i luogi abbandonati, riprendersi la vanga e l' aratro, guidarsi alle solite pasture gli animali , rie; dificarsi le chiese smantellate, purificarsi le convertite al Culto maomettano; ma fu breve il godimento della libertà ricuperata- La pace conchiusa in quell'anno sembrava promettesse una quiete secolare^ che tale la facevavano sperare le condizioni ottenute dai veneti, e le concessioni fatte ai turchi, mercè le quali restavano in possesso di tutte le terre da Getìna fino a Narenta, men che di Almissa. Se non che trovandosi esposti fra breve i veneti a lotte ineguali per la lega di Càmbrai , quindi costretti a richiamare le forze dai possedimenti della Dalmazia, il nemico si giovò di tale circostanza per estendere il suo dominio i5no alle sponde. Diffatti, nel 1507 un nugolo di predatori seguiti da eserciti regolari si riversò qua e colà su tutta la linea che da Getina tira fino all' Istria. Gòn im- peto saraceno si scagliarono contro la diocesi di Spalato, come centro della provinda, e più difficile alla conquista. Il ferro struggitore corse allora le fertili pianure di Sign, abbrucciando in quel primo impeto le messi vicine a raccogliersi, e metten- do a fil di spada gli abitanti che per istrada potevano in- contrare. Scesero a vista della città senza trovar resistenza , poiché separati come erano gli uni dagli altri, piuttostochè pensare a formare un corpo insieme, cercavano a rifuggirsi colle famiglie ne' luoghi muniti e popolati. Spalato da ogni parte as- Digitized by Google 244 CAPITOLO UNDEOmO. sediata versava nelle estreme angustie : V arcivescovo Bernardo Zane eccitò, per placare la collera di Dio , il popolo alle co- muni preghiere, al digiuno e alla penitenza; aprì alla pubblica divozione i santuarìi e le urne dei santi Martiri, protettori della città e della diocesi, solite ad aprirsi unicamente nel tempo dei più gravi flagelli. Ingombro e scoraggiamento grande ne .portarono fra i cittadini le masse, che dai vìnti sobborghi le une alle altre segoivano ogni istante. In tale frangente l' av- veduto prelato, deposte le pontificali insegne, e indossate quelle di guerriero e di capitano, imbrandita la spada, corse la città in mezzo ai sacerdoti di ogni clero, al par di lui agguerriti e risoluti a incontrare la* morte, chiamando alle armi, animando tutti coir esempio e colla parola. Alle voci anhnatrici, all'a- spetto di queir eroico coraggio si ridestò lo spirito bellicoso in ogni età e sesso; quanti erano chiusi entro le minacciate mura tutti furono pronti, a spiegare il proprio valore; tutti, prece- duti dal sacerdozio, correvano là dove sovrastava perìcolo mag- giore, e il perìcolo era dapertutto estremo, chà il pensiero del nemico era d'impossessarsi della città a qualunque costo. Più volte s' attentò di sforzare l' entrata per le rovine accagionate dalle macchine, di applicare le scale, ma altrettante ne fu re- spinto, bersagliato a fronte e a fianco dagli sportelli delle mura, dalle ferìtoie de' torrìoni, dall' aperto degli spaldi. Stanco il ne- mico dalle fatiche, noiato e avvilito dai tirì degli assediati e dal cumulo de' suoi cadaveri, si ritirò lasciando alcun poco di tregua; del quale intervallo approfittando i più audaci della gioventù spalatina, fecero una sortita, intenti ad azzuffarsi in campo, e decidere delle proprìe sorti. Il loro esempio trasse dietro quanti erano atti alle armi, non amando gli uni di es- sere meno degli altrì dove il perìcolo e l' onore cittadino erano uguali a tutti. Così terminò quella fazione senza ricordo di altrì impor- tanti successi. Qual via avesse tenuto l'esercito sterminatore, quali atti avesse usato lungo il cammino, non ci fu mai ad- Digitized by Google CAPITOLO UNDEOIMO. 245 ditato. Il quadro che ne diede l'arcivescovo Zane dinanzi al Pontefice e ai Padri congregati nel quinto concilio di Laterano (1512) ci chiarisce abbastanza e dello spirito ferino di quei barbari e dei guasti che nel loro passaggio dovevan esser stati commessi. ^Non farò menzione, dice questi, delle calamità dei tempi passati recateci dai turchi; riflettete, o padri, alle dis- grazie presenti, inferite ai fedeli, contro i quali crudelmente in- veiscono. Strappano i figli agli amplessi de' genitori, i pargoletti alle poppe delle madri, violano le donne in presenza dei ma- riti, levano a forza dalle braccia materne le vergini per goderle brutalmente, trucidando i vecchi siccome inutili dinanzi agli oc- chi de' loro figli, aggiogano i giovani come bovi all' aratro , e sforzanli ad arare la terra. Nessuno rispetto vi è in loro pei sesso femminile, nessuna pietà per 1' età puerile, nessuna com- miserazione polla vecchiaia. Queste cose, sacratissimo pontefice, sapientissijtni padri, non sono state sentite o lette, ma vedute ripetutamente con tutta evidenza. Io li vidi con i miei occhi stessi accostare ai borghi di Spalato, e di quella misera città' ogni casa col ferro e col fuoco devastando, ed in misera schia- vitù conducendo i miei ed i figli di vostra santità d' ambidue i sessi. Videro questo anche nelle loro città i dodici suffraganei della santità vostra e di me. Spesse volte, nel mentre che as- sisteva ai divini ufScìi, sono stato obbhgato di spogliarmi della cappa e delle vestimenta pontificali, prendere le armi, correre alle porte della città, consolare e animare l'afflitto popolo di Spalato, a resistere a quei sitibondi del sangue nostro „ % Con forbito ed eloquente linguaggio latino parlò pure ai medesimi padri Simeone de Begna, vescovo di Modrussa, ram- mentando non tanto le passate vicissitudini, quanto le onte e gli oltraggi fatti nello stesso anno, a cui si riferiscono i lamenti del metropolitano di Spalato, e in quello particolarmente in in cui fu convocato il concilio lateranese. Onte e gemiti non tutti né in parte, né per intiero registrati nelle nostre storie. Così egli: ''Chi é che non abbia udito parlare di quelle stragi. Digitized by Google 246 CAPITOLO UNDECMO. mai abbastanza piante^ che prima degli ultimi ?ent'anni a- vemmo a soffiire nell' niirìo ? chi è che non abbia con dolore sentito rapirsi al desiderio e agli occhi de' cristiani tante bel- lissime e fioritissime città dell' Oriente e dell' Epiro ? non pario di navi arse dalle fiamme, di triremi perdute, dello splendore del nome nostro oscurato. Non v'ha chi non rammenti la de- solazione dell'agro iadrense per ben cinque volte in un anno solo devastato dalla rabbia turca, e dal ferro e fuoco ridotto a solitudine. Scardona, una volta città capitale del celeberrimo Convento di questo nome, anche in quest' anno venne più volte assalita, e quello che con grande nostra meraviglia vedemmo, fu, che, perduti i quattro vicini suoi castelli, essa sola andò preservata più per protezione divina che per valore delle sue armi. Anche la chiesa di Modrussa, al cui gregge pre- siedo pastore, piange le ostili scorrerie, ville incendiate, ca- stelli rasi al suolo, e due ne' due ultimi mesi a viva forza presi e atterrati, più di duemila cristiani in duro servag- gio condotti: ma, chi è, che infuori di noi, non abbia que- ste disgrazie udite e compassionate? di noi, dico, che qui nella città eterna facciamo vista di non averle udite, di dissimu- larle? Non parlo della rimanente adriatica sponda, della Dal- mazia tutta, che, per avere vuotate le sue forze, spediti i suoi cavalli e pedoni a sedare i tumulti d' Itaha, era rimasta sprov- veduta ed esposta a continue scorrerie del nemico. Se in tali circostanze non foste stati difesi dall' assidua vigilanza dei Ve- neti, se i Dalmati non fossero stati così bellicosi da tenere fronte a quelle orde e fugarle oltre i monti, certamente avreste veduto i Turchi sotto i vostri occhi. „ I lamenti dei due ora- tori ferirono gli animi dei rappresentanti del cristianesimo, onde, non essendo in grado la santa Sede di prestare i soliti suoi aiuti, diede la facoltà ai frati Minori di recarsi presso i principi cristiani a fine di ottenere sussidii pecuniarii a sol- lievo dei fedeli costretti a vagare col pericolo di cadere nelle mani turche e per dura necessità apostatare. Fu spedito allora Digitized by Google CAPITOLO UNDBCmO. 247 dà Leone X il guardiano del monastero di Zara^ frate Ber-> nardino di Scatari % in qualità di nunzio e commissario della Sede apostolica coli' incarico di vegliare sulla morale dei fedeli di Bulgaria, di Albania e di Rascia, di visitare colle facoltà pontificie le chiese parrocchiali, e i cinque conventi rimasti alla barbarie del nemico. Altri per altre terre furono delegati dai vescovi che esulavano nelle nostre città marittime. Vi concorse frattanto in Dalmazia la repubblica veneta con forti somme di denaro, e con lavoratori e ingegneri, spediti a fortificare i passi più esposti; per la cui opera sorsero sul territorio zaratino, allora più di altri minacciato, molti castelli a difesa di villaggi, i quali ne' tempi più miti furono regalati colle terre e ville attigue alle famiglie che si distinsero nelle armi, e più appresso divennero luoghi di ricreazioni e villeggiature. Vi concorsero pure i grandi possidenti armando i propri coloni, e il clero prestando l' opera sua di vigilanza e d' incuoramento. Mentre con tali opere si attendeva a rassicurare la patria e la religione, un grave incidente venne ad amareggiare i no- stri prelati del montano: fu la pace del 1516 conchiusa tra r Ungheria e la Porta, nella quale non essendo stati compresi i territori della Dalmazia appartenenti a quella corona, avven- ne, che per le tosto seguite angherie, molti preferivano di ar- rendersi, alla discrezione del turco piuttostochè continuare a vivere in uuo stato di perpetue angustie, senza speranza di miglior avvenire. Reclamarono vigorosamente i francescani, cu- stodi di quella greggia, presentarono le loro suppliche alla Sede romana, e al re Lodovico, che giovinetto era in quel- l'anno asceso al trono. Le voci lamentevoli di questi liulì <)< l' i provvidenza animarono lo spirito intraprendente di due rag- guardevoli sacerdoti dalmati, di Pietro Berislavich traurino, ve- scovo di Yesprim, prefetto del regio erario, bano di Croa- zia e di Dalmazia, e di Tommaso Negri spalatino, suo vi- cario, poi vescovo dì Scardona, i quali spedirono frattanto somme di oro da distribuirsi ai più periclitanti , e promisero Digitized by Google 248 ABTICOLO UNDEÒIMO. d' inviarne per appresso. L' incarico di qnesto pio ufficio ebbero i francescani della Bossina e della Croazia, che pure non erano comprese in quella pace, intanto che il vicario N^i per commissione di Berislavich si era portato a Roma onde consi- gliare con papa Leone X, poi nel Belgio presso Carlo V, in- nanzi a cui perorò con frutto la causa de' suoi connazdonali. Se non che, a fronte di tali sovvenimenti e di vive racco- mandazioni, vedremo si questi come i loro fratelli del montano soggiacere alle più dure prove del barbaro dispotismo. Quando Solimano II (1521) rinovellò le ostilità contro V Ungheria e sen rese padrone delle più belle terre di quel reame e dei suoi possessi in Bossina e in Dalmazia, la vita dei frati Minori cominciò sentire i pesi dell' implacabile vendetta ottomana anche là dove per lunga abitudine e dimestichezza si era ingraziata agli a- nimi aspri e intolleranti di ogni estraneo culto. A questa uni- versale persecuzione avevan dato fomite i consìgli male misu- rati di fra Paolo Tomory e di parecchi altri vescovi france- scani, che per la salvezza della cristianità si erano uniti a lui; e cinta la spada , guidavano sui campi gli eserciti , fra' quali concorsevi pure Giorgio Palina vescovo bossinese con nume- rosi sacerdoti del loro ordine, destinati a percorrere col ves- sillo della croce le campagne e chiamare i popoli alla comune difesa. Tomory, illustre per le campagne combattute contro i Turchi, stanco del secolo e delle sue grandezze, desideroso di vita claustrale, chiese a re Lodovico il priorato di Yrana in Dalmazia, ma avutane la repulsa per essere stata quella dignità ad altro non men benemerito promessa, deliberò di rendersi francescano. Fatto arcivescovo di Golocz, e peli' ufficio del grado e per la fama militare chiamato nel sommo perìcolo della pa- tria a consigliare i provvedimenti, eccitò la dieta a rifiutare gli accordi di pace proposti dal nemico già padrone di Bel- grado, e incuorò alla guerra, che poi per anni infelicemente combattuta, apri presso Mohatsch la tomba a lui, a' suoi prelati, al re Lodovico, e ai magnati di suo seguito. Digitized by Google CAPITOLO UNDECmO. 249 Fino dai primi attacchi di quest' improspera guerra non ne andò risparmiato neppure quel lembo della Bossina che da Mattia Corvino era stato ritolto al nemico; né quella pic- cola ma importante frazione della Dalmazia fino al 1537 dalla medesima corona posseduta; che anzi, perchè Tuna e r altra da scarsi sussidii custodite, difese dai soli nazionali, ebbero a soffrire que' danni che un esercito sterminatore poteva recare alle terre da lui più volte contese, uè mai fino ad ora per intiero soggiogate. La caduta della fortezza di Jaicza av- venuta nel 1527, diede al turco l'esteso dominio di tutta la Bossina , delle terre e città di Enin , di Scardona , di Ostro- vizza, e dei loro territorii; la sola rocca di Glissa, rimase pos- sesso ungerese in Dalmazia. Coir entusiasmo della presa di Jaicza un torrente di ar- mati si diffuse per i distretti di Lica e di Corbavia, menando stragi dappertutto. Modrussa pianse allora gli ultimi giorni di sua esistenza: il palazzo del vescovo, la sua cattedrale distrutti, il solo campanile risparmiato pelFuso di vedetta, ridotti in macerie i conventi di ogni Ordine: quello dei Minori presso le mura della città, l'altro di Sluino, incendiati, i pochi loro alunni fuggiti sulle isole di Arbe e di Veglia. Nella Bossina, donde non e' era scampo ai perseguitati , dove da alcuni anni arrìdeva la sorte di vita quieta e tranquilla, in quella terra di secolari persecuzioni, si ridestò un odio implacabile contro ì fedeli. Nel trentatrè una turba di fanatici aggredì il convento di Zvomik, il più vasto, e tra i più antichi di oltre i monti, facendone strazio di ogni cosa sacra e profana che venir po- teva nelle loro mani. È fama che si conserva tuttora fra quegli abitanti, che uno di questi montato a cavallo entrasse nella chiesa e trafiggesse colla sua lancia V immagine di Maria, che ivi si venerava, da cui vedendosi tosto isgorgare del san- gue, tutti si diedero alla fuga; ma non pochi, forse de' ri- negati , corsero in traccia dei dispersi cenobiarchi per essere iscritti nell' albo dei veri credenti La chiesa nuUostante venne Digitized by Google 250 CAPITOLO UNDECmO. ridotta in moschea, il convento in macia. Nell'anno seguente, riferisce il cronologo bossinese *), ruinò il convento di Kogniz, furono adeguati al suolo que' di Vissoki, di Crescevo, di Foi- niza 0 di Suttiska ; i tre ultimi de' quali per uguali vicende più volte riedificati, si conservano tuttodì in vita. I men si- curi dell'Erzegovina cercarono di ricoverarsi chi nelle terre di Ragusa, chi verso le marine, ma non tutti isfuggirono lo sde- gno del nemico; alcuni raggiunti nel cammino furono ricon- dotti a spettacolo della gioventù anelante al sangue, poi con strani tormenti martirizzati. Due di questi venuti a salvamento preferirono di farvi sosta a Macar per unirsi alle opere cri- stiane di quel vescovo francescono, che dopo la distruzione di Macarsca si era ritirato a godere la quiete nel suo piccolo villaggio. „ Quivi, dice un nostro isterico ^) quel vescovo Fran- cesco, ufficiava col suo clero la chiesetta dedicata a san Gio- vanni Battista, nella quale trovato dai turchi, fu barbaramente fatto in pezzi coi compagni. Il luogo in cui fu sepolto assieme a quattro sacerdoti secolari, e due Minori Osservanti, in un solo momento trucidati, si chiama tuttodì in lingua slavo- dalmata biskupov greb, sepoltura del vescovo. I fedeli del vil- laggietto ogni anno col loro curato vi vanno il dì due no- vembre assai di buon mattino colle fiaccole e co' lumi accesi a fare le solenni esequie. "Nel breve periodo di quest' ultima guerra coli' Ungheria i più fioriti conventi di quel regno ri- masero preda delle fiamme: soltanto nel ventisei ne raserò quindici fino al suolo, e passarono a fil di spada ventidue dei loro alunni. Le diocesi di Enin e di Scardona, essendo allora rimaste spoglie ^ della mensa episcopale e di ogni altro provento dovuto agli amministratori di anime, furono commesse da un estremo all'altro, per decreto della sacra Congregazione dei riti, alla cura dei padri bossinesi, ed affine di non vedersi cadere nel- r oblio la memoria di quelle vetuste cattedrali, provide la santa Sede alla successione dei loro pastori coi tenui sussidii Digitized by Google CAPITOLO UNDECmO. 251 del denaro di san Pietro, dichiarando la chiesa di Enin fra le chiese in partibus infidelium^ che come tale fa affidata ad un vescovo francescano, Scardona fu egualmente provveduta di un vescovo francescano, quale fu il padre Rosa di Zara, traslatato dalla cattedra pontificale di Sfacia nella Serbia. Privo anch' e- gli del tetto dei suoi antecessori, fissò la residenza in una delle più prossime borgate del dominio veneto, donde non ommette- va, sì bene con prudente cautela, e senza insegne del proprio grado, di visitare la sua greggia nelle stagioni richieste dalla chiesa, di consolarla coli' amministrazione de' sacramenti e con eccitanti pastorali, né di conferire secretamente col clero france- scano sulle bisogne di que' fedeli. I frati Minori , che col? istraordinaria attività loro mo- strarono in tutti i passati avvenimenti di essere principale e unico sostegno della cattolica fede in mezzo agl'infedeli, co- minciarono anche nella Dalmazia turca godere privilegi e diritti concessi alla persona e al carattere dei soli vescovi; quali e- rano, di conferire il sacramento della Confermazione, conse- crare calici, benedire le vesti e i vasi sacri, tenere ordinazioni dei primi, gradi del chiericato. Con tali facoltà accordate da papa Giovanni XXII e riconfermate dai successivi pontefici, inaugurarono la missione delle parrocchie di Macarsca e di Duvno, quando i pastori di queste chiese si trovavano nel- la necessità di dover esulare, e lasciare alla loro industria le sorti dei fedeli. L' arcivescovo Zane appena giunto alla se- dia metropolitica di Spalato vi si oppose energicamente, e ne lì privò di ogni esercizio; ma come venne a notizia dell' auten- ticità dei decreti, dei motivi che inducevano ì romani pontefici a queste e ad altre concessioni, delle ampie onorificenze che ivi si leggevano di quei benemeriti, volle continuassero senza li- mite, non solo nelle diocesi dove per primo furono messe in pratica, ma estese tali facoltà per tutte quelle terre di sua giurisdizione metropolitica, nelle quali era impedito ai vescovi ordinarli di comunicsu'e col proprio gregge. Digitized by Google 252 CAPITOLO UNDEOmO. Non fu questa la prima epoca in cui i frati Minori della Bossina e della Dalmazia ebbero l'incarico di esercitare l'uf- ficio parrocchiale con diritti e privilegi particolari, come avem- mo a dire in più luoghi dei capitoli precedenti. La cura di anime affidata al loro zelo sul continente illirico risale agli esordi del serafico istituto, la quale venne più estesamente pro- pagata da Giovanni XXII in poi. La bolla ^) di questo Pon- tefice non solo incuora le dette famiglie a perseverare nel sa- lutare ministero, ma le abilita ad erigere nuove chiese, rifare le cadenti, provvedere le medesime di rettori idonei, secondo i tempi e i luoghi l' esigessero : con che si vedeva riconosciuto il loro iuspatronato e in più ampio giro esteso. Martino Y, a cui la cattedra romana deve il suo consolidamento, l'occi- dente la sospirata sua quiete, questo pontefice, a cui era ri- servata la gloria di sanare le piaghe del cristianesimo, con- fermandone, nel primo anno di sua reggenza, gli antichi pri- vilegi, vi aggiunse di nuovi % e cinque anni più tardi, onde trovare in essi più valido appoggio per la riunione dei Greci alla chiesa latma, volle favorirli di grazie speciali accompagnate da non comuni elogi % Tutti gli accennati diritti, immunità e privilegi, si leggono compresi nella bolla ^^) di Eugenio lY trasmessa alla detta provincia nel settembre del 1433, la quale undeci anni dopo fu seguita da altre due e da una di Pio n ^') con cui le famiglie di oltre mare venivano consolidate con straordinarie concessioni, e perpetuate nella supremazìa sopra ogni altro ordine religioso. Né è a credere che i Minori e dalmati e bossinesi fossero fomiti di detti privilegi e del diritto di patronato dopo la com- parsa delle armi ottomane: assai prima, come dalle bolle so- pra citate si scorge, essi godevano di tali prerogative, e dal- l' epoca dell' invasione vennero universalmente chiamati a que- 8t' ufficio, per essere appunto più di altri tollerati dal nemico. D'allora in appresso si conservarono nel diritto del iuspatro- nato tanto fra gl'infedeli come in tutte le conquiste dei ve- Digitized by Google CAPITOLO UNDBOIMO. 253 neti, senza che i prelati ordinarii od i pubblici magistrati ne volessero muovere pretese o frammettere 1' autorità loro *^). Quali fossero i sacrifici incontrati nel difficile ministe- ro, quale la glòria che indi ne venne, ? espresse ad evidenza un'illustre nostro Prelato col seguente belF elogio indirizzato alla provincia del santissimo Redentore, che fino al 1735 fa- ceva parte di quella della Bossina, e che tuttoggi va bene- merita di questo onorevole apostolato. ^Nella lunga lotta, dice egU '^, dal 1490 al 1718 degU infeUci Dalmati contro la Mezzaluna, la morte, i tormenti, le persecuzioni, i timori e le privazioni sofferte dai religiosi Minori Osservanti della provin- cia del santissimo Redentore per vegliare al mantenimento della fede, per amministrare i sacramenti ed esercitare ogni cura pastorale fra le popolazioni morlacche nascoste nei monti e nei boschi, facendosi in ogni guisa loro guide, loro difensori, maestri e giudici, meritano la perenne riconoscenza della Chiesa dalmata, loro attestata dall' acquisto e di poi confermato diritto di provvedere la parrochie montane ; e dal desiderio eh' eglino animati dal medesimo zelo e dalla stessa carità compiano an- che in appresso un ministero arduo bensì, ma fecondo peli' in- signe Ordine francescano di nuovi trionfi, a vantaggio della re- ligione, di cui furono e sono luminosi campioni. „ Digitized by Google 254 CAPITOLO UKDECDtfO. mote. '} la quest'incontro le isole di Grappano, di ZIarìn e di Pervichio porsero rifùgio alle famiglie dei montanari. Si ritiene che anche le monache di Sebenieo fossero trasportate a Pervichio soperiore e vi si alloggiassero in un convento de- gli antichi oenohiarchi posto sopra un' eminensa detta Terstevixa^ dove oggigiorno ni vedono le soe vestigia. Il monastero di Pervichio dei padri del Ters' Ordine , fabbricato V anno innanci (l^^'^) ^^^^^ nobiltà di Sebenieo , si acquistò fama al- tissima alla gratitudine dei nuovi ospiti. Questo sacro domicilio, che peli' attività de' suoi alunni ebbe sempre stima grandissima presso que' isolani, fu affigliato in origine alla chiesa di Laterano col godimento di tutti i privilegi e indulgense a questa annessi, e tale si mantenne per appresso indipendente dai prelati diocesani «ol debito di un annuo canone di unam lUram piperis. '3 Sembra, secondo la seguente memoria^ che le dette monache fossero state trasportate a Zara dopo il successo combattimento. ^'ISOO, adi . . marzo, intomo la festa di S. Zorzi, li Turchi corsero in Conta di Zara, et assediarono Nona, dandoghe la battaglia, dalla quale fu liberada per intercessione della B. Santa Marcella, il cui corpo benedetto allora la prima volta fu aperto, et portato in processione dalli religiosi, mentre li Turchi di già avevano rotta la muraglia, et quasi penetrato in città; ma dalli difensori rifrancati colla vista di quel glo- rioso corpo, ostando valorosamente, furono ributtati, et così partirono via con scorno. Dopo il qua! accidente, le monache di santa Maria di Nona dell'Ordine di santa Chiara furono trasportate a Zara , dove fabbricarono il novo monasterio sotto il nome di santa Maria nova, che pur anco si chiama di santa Marcella.» ^In quest'incontro, prosegue il Ram, mar., distrutto nelU città di Nona per bisogni di fortificasione un antico monastero di s. Maria (che s. Marcella eziandio nominavasi}, quelle monache si ricovrarono in Zara, dove con ducale dell' 11 ottobre 1501 fu loro concesso di esser provvedute di qualche luogo vacuo, su cui fabbricar si potessero un' abitazione novella. Il luogo fu trovato, ed eretto U convento, fu ad esso, in memoria delF altro, imposto il titolo di s. Marcella. Il sito di questo dev* es- sere stato certamente in prossimità degli attuali pubblici giardini , rilevandosi da memorie di quel tempo che torre di s. Marcella si dicesse la torre sovrastante ai cinqui pozzi , e che s. Marcella portasse pure il nome uno dei vicini bastioni. Certo è, che non molto dopo anche tal nuovo domicilio per causa delle fortifica- zioni fa rovinato : laonde rimaste di nuovo senza tetto, un altro locale trovarono, pel quale si richiedevano ducati 500; ma non potendoli esse pagare, il senato con ducale dell' 8 gennaro 1540 ne fece generosamente l' assegno. E questo lo- cale fu la chiesa di s. Pietro vecchio con le unitevi case, dove mediante la pro- pria industria e le pie largizioni dei fedeli si ridussero un agiato e decente chio- stro, detto pure di s. Marcella, pel sostentamento del quale fu loro accordato di conservare il possesso dei beni di Nona, a condizione però di dovervi accogliere, oltre le donzelle nostre, le nonesi eziandio, come allora che il monastero colà miS8Ì8teva.„ (e. f. c.) 0 Ist. della Dalmaz. di Giovanni Cattalinich. Tom. 3. Digitized by Google CAPITOLO UNDEOIMO. 255 ^} Documento 29. ^) Epitome Vtov. Bos. cap. 2. 0 Compendio storioo-oronologico di Maoarsca e suo litorale oap. 6. 0 Dilectìs filiis Fratribus de Ordine fralrum Min. . . . eum ora undecimM . . . 1829, 0 lUius, ^i ut protopiasH .... 1418, ^) Bum uberes frueleus 148S. ^0 RomanuB Pontifex 148B. *'} Inter desiderabilia eardU nostris . . . 1444, Altra del medesimo anno. Saerae ReHgionis . . • Qaella di Pio II. Dum fidem sinceram . . . 1460, "') Di vari decreti comprovanti il iaspatronato ne riportiamo tre doli di dif- ferenti epoche e governi. Noi Daniel Delfino quarto K. per la Serenissima Repnbblioa di Venezia Proveditor generale in Dalmazia, et Albania. Essendosi per opera delli RR. PP. Minori Osservanti della provincia di Bosna Argentina tanto nella passata, come corrente gnerra, trasferiti molti popoli cat- tolici del paese Turco in qnesto del serenissimo dominio, e da loro con somma cura, et exemplarità pasciuti di spirituali esercizii come consta da pi& testimo- niali statiglene rilasciati, e considerando Noi non meno alle benemerenze da loro contratte , che al beneficio applicato al pubblico aumento , e con V au- torità del generalato nostro risolviamo, e determiniamo, che ninno da qui inanzi, tanto religioso, che prete possa, né debba sotto qualsi sia colore ingerirsi in conto alcuno sopra li nuovi sudditi venuti alla devozione del serenissimo Principe per quello spetta la cura delle anime, ma che debbonsi esercitare sempre da detti padri di Bosna. Con qnesto però^ che quelli, che saranno eletti dal loro superiore, vadino all' ordinario per la benedizione, come meritevoli in ricompensa delle loro lunghe fatiche avute nel paese turco, per mantenerli nella vera religione, et ap- lilicazione, che impiegano in questi paesi, sottoponendo perciò nella pubblica dis- grazia tutti quelli che contravenissero alle presenti, delle quali ne commettiamo il registro ove occorre. In ^orum, Datum CUIuehi li 18 d'aprile 1696. Joannee Comeliue Dei Oratia Dux VeneHarum Nobilibue Viris Angelo Emo Prov, Nostro in Dalmazia et Albania , et Suoeessoribus fidelibus dilectie saluiem et delectionie affeetam. Uniformi a maturi nostri sentimenti quelli de consultori nostri, sopra le let- tere da voi dirette al Prov. di Sign, co' quali commetteste , che 11 padri Minori Osservanti di s. Francesco della Rossina Argentina siano mantenuti in possesso della cura spirituale de' popoli di nuova conquista, loro conferita dal Prov. gene- rale nostro K. Delfino sotto li 18 aprile 1695^ con l'approvazione di questo Con- , sigilo 30 maggio 1701 riconfermiamo con il medesimo decreto le lettere stesse in ordine a che (salva seiApre la dependenza dal vescovo, et altre condizioni con- tenute nel summentovato decreto} prescriverete, che quelle genti rassegnandosi al pubblico comando, non possano, particolarmente in quello attiene all'anime, deve- nir ad alcun passo senza pubblico assenso, mentre devono ricconoscere essi padri Minori Osservanti per direttori delle loro coscienze, e nel caso desiderassero , che se r eleggesse parroco proprio , e secolare , non altrimenti possano conseguirlo , Digitized by Google 256 CAPITOLO UNDECmO. che dalla pubblica autorità disposta d'assentirvi^ quando le suppliche fossero da ragionevoli e convenienti motivi accompagnate. Baia in Nostro Ducali Pulatio die 7 JuHi. Jnditione IZ — IT 14, Alli rcv. pad. fra Pasquale Secala, e f. Andrea Dorotich procuratori della provincia del SS. Redentore a Garin. Avendo li re ver. Minori Osservanti della provincia esistente nel regno di Dalmazia sotto titolo del SS. Redentore con la supplica, che li loro legittimati procuratori F. Pasquale Secula, e F. Andrea Dorotich presentarono a questa ces, r. aulica Commissione rassegnato li titoli delli diritti, e possessi, che dodeci con- venti della loro provincia godono nelll vani distretti di questo regno , ed umil- mente implorano dalla autorità del nuovo governo la graziosa conferma de' moderni. U aulica Com. preso in giusto riflesso il zelo lodevole, e fervoroso con cui nelle diocesi della Dalmazia essi si occupano nella cura d'anime delle parrochie state loro affidate dall' autorità del passato governo dell' estinta repubblica , e da loro sostenute con conseguenze vantaggiose alli pubblici riguardi^ concorre ad as- sistere alle istanze de supplicanti, e perciò sino ad altre sovrane determinazioni, conferma alli conventi di Visse vaz, Sebenico, Sign, Knin, Carin, Spalato, Almissa, Imoschi, Zaostrogh, Xivogostie, e san Martino della Brazza, li diritti, e pos- sessi non solo di tutti i loro beni, ma ancora della amministrazione delle chiese parrochiali nel modo in cui essi li godevano all' epoca dello scioglimento della veneta repubblica, e perciò rapporto a queste ultime coli' obi igo alli guardiani de rispettivi conventi di presentare li sacerdoti destinati a coprirle alli rispettivi loro vescovi naturali per l'approvazione della loro idoneità. Non dubita la ces. reg. aulica Com. che sotto li auspicii del novo governo di sua maestà l'imperatore e re, li firati Minori Osservanti della provincia dal San- tìssimo Redentore si faranno un sacro dovere non solo di continuare ad impie- garsi con saggio zelo, e con esemplarità di costume nel cattolico ministero del culto, ma ancora di contribuire a mantenere costanti, e fedeli li popoli alla reli- gione e depeadenza del novo governo^ occupato a formare la loro felicità. Zara ZZ febbraio 1798. Conte di Thum. **) Prospetto cronologico della storia d^Ua Dalmazia con rjgiardo alle Pro- vincie slave. Zara. tip. fratelli Battara. 1863. Digitized by Google 257 CiUPXVOI.0 SUODECKIMO. (1537 — 1596). Argronicnio. Caduta detta potenza ungherese in Dalmazia — vi suben'* tra il dominio turco — cotta presa di CUssa la chiesa di Spa^ iato perde gran parte del suo territorio — origine dette nuove guerre tra il turco e la repubblica veneta — invasione di una parie del territorio di Zara — demolizione di vari santuarii — conchiusa la pace^ la repubblica veneta ottiene franchigie pei cattolici soggetti al turco — riedifica i santuarii demoliti^ ne rialza di nìwvi — le ire maomettane sono voUe contro i cattO" Kci detta Bossina — belF opera di Paolo 8iM -- di Martino GUubicich — elogio delT operosità francescana -^ stato detta diocesi di Sebenico — una parte vi e affidata ai frati Minori — distruzione dei conventi netta Bossina e nelT Erzegovina — origine dei fatti di armi successi tra il turco e la repub^ bUca — nuove invasioni nei* territori di Sebenico e di Zara — eccidio di Nona — sommossa dei cattolici delF Albania — prigionia del Bruni j arcivescovo di Antivari — Vluz^Ali mole^ sta cotte sue navi Curzola e Lesina — trasporto della Madonna dal convento detta Badia — il convento di Lesina incendiato — colla pace del tS73 i veneti ricuperano le terre perdute in Dalmazia — attività dei Minori — si edificano nuove chiese e nuovi conventi — concessioni pontificie al gtuirdiano di san M- coló di Antivari — Alcuni frati erranti guastano i buoni frutti dei frati bossinesi — frate Bonifacio vescovo di Stagno evan- gelizza le terre oppresse dal turco — nuova persecuzione con^ tro i Minori della Bossina — frate Nicolò Vgrinovichy vescovo di SemendriUj viene sorpreso coi suoi religiosi e con essi truci'' cidato — prospetto dei monasteri esistenti sulla fine del sedi" cesimo secolo. 17 Digitized by Google 258 CAPITOLO DUODECIMO. aia cadata di Glissa (1537) cancellò ogni memoria della potenza ungherese in Dalmazia, a cui subentrò il dominio tur- co, aspro, prepotente, intento con accaniti sforzi a spiantare il vessillo del leone alato, custode dei lidi e delle isole, per farsi strada, varcando l'Adriatico, nell'Italia. La salute delle città marittime coi loro territori era riposta nel braccio deUa re- pubblica veneta, cui vedremo sì bene assistita ne' provvidi suoi consigli, da conservarsi decorosamente negli antichi suoi pos- sedimenti; rincacciare mano mano il nemico oltre i monti ; ridare la libertà e la pace ai popoli oppressi; rialzare, toglien- do ogni vestigio del culto maomettano, chiese e altari; diffon- dere civili istituzioni in ogni angolo delle nuove conquiste. La città di Spalato colla perdita della sovrastante rocca eh' era sempre considerata quale antemurale della Dalmazia , perdette buona parte del suo territorio e la libertà di commer- ciare colle borgate d' infraterra; il suo pastore limitato per- ciò ad un'angusta cerchia di giurisdizione, si vide costretto ad assentarsi per domandare consigli e provvedimenti. I frati Minori del montano e del continente, segregati dai confratelli del litorale, e impediti dal communicare coi prelati, alle cui greggi presiedevano custodi, stimarono meglio di unirsi alle fa- miglie monastiche della Bossina, alle quali per lo innanzi e- rano legati da uguali consorzii di vita e dMncombenze pastorali. Digitized by Google CAPITOLO DUODECIMO. 259 Golia caduta di Glissa la religione e gli averi si trova- rono la prima volta in mano di due sovrani, dissimili, uno rim- petto air altro, per principii di civiltà e di culto : uno nemico eterno della Groce e de' suoi adoratori, l'altro religiosissimo, umano, anelante a strappare la cristianità dagli artigli del suo rivale. Né l'uno né l'altro potevano simulare una cordiale a- micizia, né conservarsi troppo a lungo sul medesimo suolo pa- droni. A questo accennavano i guasti prodotti dalle scorrerie che ogni tratto si rinnovavano per parte dei turchi, a ciò ten- devano i consigli segreti del Senato. I generali della Bossina e dell' Erzegovina, forti per le laro schiere a piedi e a cavallo attendevano un ordine del sultano, od un' occasione qualunque per cogliere il pretesto di rompere la pace ed irrompere nei possedimenti veneti ; e l' occasione ne venne da caso fortuito. „ Simeone NassidaZara, capitano di una galera veneziana, in* contratosi in una oneraria turca, che portava viveri alla Val- Iona, né volendo ella come a maggiore renderle onore, come si usa fra i naviganti coli' abbassar le vele , le trasse di più colpi e la sommerse. Àrse di sdegno il poco tollerante Soli- mano, mandò Gianusbejo con due navi a querelarsi a Gorfù della pace rotta, domandando risarcimento dei danni. In co- spetto stesso dell'isola quattro galee venete, per non avere le navi di Gianusbejo reso il saluto, le assaltavano e voltavano in fuga. Gianusbejo sì salvava alla Ghimera, ma fatto prigione da quegli uomini feri, selvaggi e molto dediti al nome veneziano, con molta fatica scappava la vita '). ^Gonscio il senato venetodelle ostili deliberazioni che si prendevano a Gostantinopoli per que- sto fatto, ad onta di scuse soddisfacenti fatte da' più ragguardevoli suoi oratori, mandò in Dalmazia milizie italiane con forti som- me di denaro, vietò frattanto ogni provocazione, additò luoghi, dove raccogliere i vecchi e le donne imbelli per preservarli dalle ingiurie e ferità del nemico. Erano questi gli avvisi di guerra sicura e universale, che fra breve doveva far sentire i suoi effetti. Diffatti nel medesimo anno della presa di Glissa fu rotta Digitized by Google 2 HO CAPITOLO DUODECIMO. la pace e intimata la guerra. Poderosi eserciti scesero dai monti coli' intento di penetrare fino alle spiagge, mentre i veneti, non ancora pronti a sostenere queir impeto , stavano a mettere in assetto le cose loro. Provocati però dalle incominciate scorrerìe, si accinsero ad espugnare Scardona e Obbrovazzo. La prima si arrese a discrezione del generale Pesaro ; la seconda cesse dopo un' ostinata resistenza ; ma, essendo state richiamate quelle ga- lee a portarsi verso Corfà in tutta fretta, convenne abbando- narla al nemico che si era fatto padrone del sovrastante ca- stello. Nadine e Yrana investite dai turchi si arresero senza combattere : Zemonico vuotata dalla cavalleria eh' ivi stanziava, fa difesa e risparmiata alla famiglia Yenier, che n' era posse- ditrice, da un drappello di coloni nazionali subentrati coraggio- samente al fuggito presidio: Sebenico e Macarsca col suo li- torale furono sorprese e conquistate dai nostri ; dalla parte av- versa strette d' assedio Antivarì e Dolcigno, ma ben presto li- berate. Rinforzati i veneti dalle milizie della lega, formata tra essi, Carlo V, e Paolo IH, si deliberò di portare la guerra nel cuore della Bossina; la quale impresa sebbene andasse colà fal- lita, portò ciò non di meno degli avvantaggi nella Dalmazia me- diterranea. Miglior sorte arrise alle imprese di mare, poiché senza grandi contrasti s' impadronirono di Gastelnuovo e di Risano, posti nel canale di Cattare, che però fra breve ven- nero ripresi dalla flotta di Barbarossa non senza strazi delle vite umane. In mezzo agli scompigli di questa breve, ma ostinata guerra (1537-1540), la chiesa ebbe a deplorare la perdita di molti santuarii, che fino ad allora erano di grande vantaggio spiri- tuale alla cristianità, di gloria e di decoro alla cattolica reli- gione. A Spalato fu demolita la chiesa di Santa Croce, unico tempio, capace d'accogliere una gran parte degli abitanti del tuo sobborgo; nell'agro di Sebenico e ne' suoi suburbii ven- nero atterrati gli edificii e le chiese che potevano servire di appoggio aU' armata nemica ; Cattare bloccata e battuta senza Digitized by Google CAPITOLO DUODECIMO. 261 effetto dalla flotta di Barbarossa, si trovò nella dura necessità dì distruggere pei medesimi motivi il grandioso convento dei padri domenicani e due dei francescani. A Traù per la terza volta si rase dalle fondamanta il convento posto fuori della città riedificato con tante sollecitudini e dispendii peli' uso dei Mi- nori Osservanti. A Macarsca per ugual fine furono demolite le fondamenta più solide del convento francescano dai veneti, vin- citori allora di tutto il Primorie ; il resto dell' edificio , nella cessione di quella terra, distrutto e incendiato dal turco. Il cenobio di S. Giovanni Battista del sobborgo di Zara, erètto pei padri Eremitani del Terz' Ordine, esso pure colle case at- tigue venne atterrato e gli abitanti accolti entro le sue mura ^). Negli accordi di pace seguiti nel 1540, si convenne fra le due potenze di ristorare la Chiesa dei danni sofferti, e di rendere libero e senza molestie il culto cattolico nella Dalmazia turca e nella Bossina, i cui missionari si erano raccomandati alla religiosità della repubblica, promettendone un annuo tri- buto, quando altrimenti ciò non si potesse ottenere. I veneti dal lato loro ripararono i luoghi sacri guasti o diruti in que- sta e nelle passate guerre ; provvidero i francescani dimoranti nelle diocesi di Antivari e di Budua di nuovi ospizii e di case per compensarli dei buoni servìgi resi in questi anni allo stato e alla religione; affidarono alla loro custodia il celebre san- tuario della Madonna di Punta e il vicino ospizio colla cappella di san Saba, coli' obbligo di tenersi amico e ospite un vene- rando superstite dei monaci serbiani uniti, custode di quel luogo e benemeritissimo della cattolica fede. La Porta dal lato suo accordò ai vescovi libero esercizio nelle loro visite pastorali lungo le terre della nuova conquista ; ma ritenne per sé la pre- benda delle loro mense ; «riammise i parrochi e i missionari al^ r esercizio pubblico delle loro mansioni , ma vietò il perorare in pubblico, ed occuparsi delle controversie religiose spettanti i varii culti, come pure della preminenza . della cattolica fede e dei ministri preposti alla sua custodia. L' arcivescovo di Spa- Digitized by Google 262 CAPITOLO DUODECIMO. Iato, che più di altri si era interessato in quest' affare per re- stituire r antico decoro all' autorità metropolitica di sua chiesa, ebbe un speciale firmano con cui gli si concede accesso alle sue parrochie e a quelle de' suoi suffraganei , ma prima che cominciasse godere di tale beneficio, le ostilità quivi insorte e continuate contro i cristiani fecero passare in dimenticanza le nobili concessioni. Il medesimo pascià della Bossina che con belle parole si aveva fatto garante di eseguire i comandi della sua corte, sia per rivendicare il colpo decisivo tentato dai ve- neti colle sferze della lega, sia per quel genio malefico che si aveva di non lasciare tregua alle lagrime dei credenti, eccitò una sollevazione generale, che soprattutto fece sentire i suoi fla- gelli nel territorio delle Saline Superiori (1541), dove fu ne- cessità agli evangelizzatori francescani di sloggiare dai mona- steri e ospizii parrocchiali, e ritirarsi nelle famiglie de' con- giunti 0 degli amici turchi per evitare le conseguenze dello sde- gno universale. Il cenobio di Svit (Svichum) in quell'incontro fu totalmente rovinato, ed il corpo del beato Pietro Solintro, che da lunga epoca vi si venerava, con onte della piti bassa barbarie trattato. Al divulgarsi di quella strage, y' accorse fra gli altri cattolici Paolo Siki, capo di ricca e potente famiglia bossinese, il quale non potendo in alcun modo impedire i fa- cinorosi dall' opera indegna , si pose in guardia del finimento di quella tragedia, e nell'oscurità della notte trasportò sopra un cavallo il corpo del beato nella propria abitazione. Gessata quella tempesta, ebbe l'avventura di ottenére dalle autorità turche (forse dal pascià medesimo, che questi tirannelli erano facili a guadagnarsi coli' oro) il permesso di rialzare per la fa- miglia raminga un convento in iscambio del già rovinato. A questo scopo si prescelse un luogo presso Gradovar, luogo so- litario, protetto dalla natura della sua posizione, e dalle nume- rose abitazioni cattoliche , che vi eran sparse all' intorno. Un bel monastero e una piccola chiesa dedicata alla madre di Dìo sorsero allora per cura di questo animoso cattolico; l'uno e Digitized by Google CAPITOLO DUODECIMO. 263 r altra provvedati delle suppellettili , e inaugurati sotto la sua tutela, e raccomandati alla riconoscenza de' suoi nipoti. Fu so- lenne e commovente il trasporto della salma del beato Pietro: un grande concorso dei fedeli venuti da tutte le parti coi loro missionarii rese memorabile quella giornata, a cui presero parte varie famiglie turche, che pubblicamente confessavano di avere ricevuto da lui molti beneficii temporali, e di essere stati tolti per le sue preghiere alle fauci della morte. In quel tomo di tempo anche Macarsca riebbe un nobilissimo monastero, capace di trenta e più alunni, fabbricato a spese della pia e ricca fa- miglia di Martino Gliubicich da Piombo (Olovo). Era il meglio degli edificii della città, guasta nella passata guerra, onde la santa Sede lo destinò a residenza dei vescovi, e la chiesa del convento a cattedrale e parrocchiale che come tale durò fino al 1702 % Dal trattato di pace fino al settanta, cioè per lo spazio di trenta anni, il nemico si astenne dal recare gravi molestie al cristianesimo della nuova conquista, non perciò omise di studiare i modi acconci per infrangere V economia ecclesiastica, e deprimere l'influenza del sacerdozio. I tributi ed altri ag- gravi occasionali semprepiù si aumentavano sopra i conquistati, le prebende de' parrochi fino allora oltremm odo attenuate, ven- nero intieramente devolute al pubblico erario ; per lo che i missionarii, che pure partecipavano di queste, e i preposti alla cura delle anime, ebbero necessità di ricorrere alla clemenza del Principe e dei potenti del suo dominio per sostenimento proprio e per la conservazione dei luoghi e arredi sacri. Pro- babile che a fine di porgere qualche sussidio a questi intre- pidi ed operosi evangelizzatori, la corona ungherese ottenesse dalla santa Sede la preminenza di nominare alle chiese del- l'antico suo dominio soggetti già provveduti di ricchi patri- monii in patria. Il primo che per questo nobilissimo scopo venne promosso alla cattedra di Knin fu Matteo Saber quel sito della medesima in cui s' andò formando il così detto Borgo interno. Cogli altri, furono accolti anche i detti religiosi, e poco dopo venne loro accordata un'antica chiesa di S. Silvestro, che si trovava presso le mura della cittadella, rimpetto al posto dai borghigiani occupato, e che rimasta era libera col passaggio ad altro luogo d'una pia confraternita, detta dei Battuti^ pel disciplinarsi pub- blicamente che usavano i di lei socii a fine di penitenza. Sul- Digitized by Google 286 APPENDICE Ali CAPITOLO DUODECIMO V epoca precisa in cai quest' inurbarsi d« Padri accadeva, r lllyricum sacrum ^ mostra non poco incerto e confuso. n Commentario del Ponte , secondo che in detta opera fa stampato, dice che verso il 1527, a causa di guerra/ smu- rata ai padri la loro chiesa del borgo, si tramutarono in quella urbana di San Silvestro, concessa già loro dal Senato Hno dal 30 giugno 1521. Ecco le sue parole: Circa annum 1527, Turcis in Dalmatia omnia flammis et ferro miscentibuSy jussu publìcó dieta ecclesia [Sancii Johannis Baptistce) demolita fuitj receptis Fratribus ex Veneti S. C. 1521, 50 /uww, in ecclesia Sancii Silvestri dirula^ juxta pomeriurn urbis posita (Ivi, 20). Se ciò fosse, ci sarebbe stato fra la concessione e l'entrata in possesso un indugio di sei anni, che non è punto giustifi- cato; di più, nel 1527 non ardeva ancora la guerra siffatta- mente, da poter dure che i Turchi mettendo il tutto a ferro e fuoco, i Padri fossero appunto in quel!' anno costretti ad un tale passaggio. U Farlati non combina con quella data, e ponendo, però senz' alcuna prova, il passaggio stesso nel 1537 (Ivi, 127), si accorda meglio colle circostanze dei tempi e coiranno in cui, secondo la cronaca precitata, sarebbe avvenuto lo spiantamento dei borghi, ed anche della chiesa di S. Giovanni Battista, con r unitovi monastero degli Eremiti. Il Coleti, per ultimo, vorrebbe conciliare il Ponte col Far- lati, ammettendo tre differenti date: la prima del 1521, in cui sarebbero stati ricevuti i Padri del Terz' Ordine fra le nostre mura per disposizion del Senato; la seconda del 1527, in cui, per timore dei Turchi, la rimasta loro chiesa di San Giovanni sarebbe stata distrutta; la terza del 1537, in cui, rotta la guerra, sarebbe stato pienamente sgombrato quanto ancora so- pravanzava dei ruderi e degli edificli (Ivi, 613). Tutto dò punto non regge, e la differenza dipende sol- tanto da un errore nelle date del Commentario Ponte, qual fu stampato dall' lllyricum sacrum ^ dovendovi stare in luogo Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 287 degli anni 1527 e 1521, gli anni 1537 e 1541, come pel fatto vi stanno in qualche copia manoscritta, da noi veduta ; per cui quel brano dev'essere così letto: Circa annum 1557 Turcis in Dalmotia omnia flammis et ferro miscentibuSy jussu pubiico dieta ecclesia {Sancii Johannis Baplistce) demolila fuil, recoptis fralribìis ex Veneti S. C. 1541, 50 /u/itì, in ecclesia Sancii Silvestri diruta, juxta pomerium urbis posila. E che cosi fosse di fatto, ne abbiamo chiara prova nello stesso documento onginale relativo, che ci sta sott' occhio ; la ducale cioè del doge Pietro Landò, che porta effettivamente la data 30 giugno 1541, e da cui espressamente si dichiara, che essendo stata nella prossima passata guerra turchesca minata la chiesa e monastero di San Giovanni Battista presso Zara dei Padri francescani del Terz'Ordine, in ricompensa di tale perdita, viene loro concessa la chiesa di San Silvestro, presso la citta- della, in Zara, cogli orticelli a quella contigui. E memoria pure troviamo dell' investitura e possesso data ai Padri suddetti di tale chiesa coi vicini orticelli ai 10 d'agosto del medesimo anno 1541 (B). Tolta così ogni discrepanza, non resta se non d'avvertire che anche l' assorta total distruzione della chiesa suburbana di San Giovanni, in effetto non fìi tale. Il chiostro bensì venne del tutto spiantato ; ma la chiesa, rovinata in gran parte allora, fii poi risarcita, ed è quella che rimane tuttora in piedi, sotto r invocazione appunto del Battista, ma che più a' nostri giorni è conosciuta pel nome della Santissima Vergine, di cui vi si celebra la festa natalizia. Posti adunque i Padri nell'epoca sopraccennata in possesso del nuovo lor domicilio entro la città, sul fondo della sala ove si radunava la confraternita di San Silvestro inalzarono il loro convento, che poi coli' acquisto di vicine casette aggrandi- rono, ed accomodarono all' abitazione di molti religiosi. E per- chè anche la chiesa era rovinosa ed angusta, la riedificarono , dedicandola, in memoria di quella eh' ebbero nel sobborgo , al Digitized by Google 288 APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO medesimo Santo Precursore. Sopra la porta maggiore si leggeva memoria dolla sna consacrazione colle seguenti parole : SEBASTIANVS LECHAVELLA ARCHIEPISCOPVS PARIENSIS ET NIXIENSIS TEMPLVM HOC IN ONOREM DIVI JOANNIS BAPTIST^ CONSECRAVIT DIE XVI NOVEMBRIS MDLIV % Così questi Padri vennero a formarsi un agiato e decoroso alloggiamento y coli' assistenza del governo che li soccorse di materiali, e con l'elemosine dei fedeli , ma in particolare de' borghigiani, i quali per le antiche relazioni secoloro contratte , per la lingua illirica in cui tenevano i sacri uffizii, e per avere continuato ad abitar fra essi anche in città, li riguardavano come una famiglia propria, e con affetto particolare del benessere loro s'interessavano. Oltre però alle sovvenzioni dei divoti, aveva tale cenobio, fin da quando fuori della città si trovava, qualche possidenza di campi e case, tenendo questi religiosi beni stabili, al par dei Conventuali, cui pure col tempo s' uniformarono, e nel co- lore dell'abito, che prima usavano cinerizio, e nel tagUo del cappuccio, che usavano prima appuntito. ' Tra le sacre funzioni solite a celebrarsi nella chiesa di essi Padri, una vi fu molto singolare pel tempo in cui la si teneva. Era questa 1' esposizione continua per quaranta ore di Cristo in Sacramento nei tre ultimi giorni della setti- mana santa in memoria delle altrettante ore che il Salvatore giacque nel sepolcro. Lo si esponeva la sera del giovedì santo, dopo una solenne processione, alla quale intervenivano l' Arci- vescovo, i pubblici Rappresentanti, la milizia, e gli ordini tutti della città ; poi notte e giorno lo si lasciava esposto, fino al me- riggio del sabbato santo, in «ni la funzione compivasi con altra processione minore. In tale frattempo la chiesa era, più che potevasi, festosamente ornata, la santa Eucaristia e gli altari Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 289 scoperti, e soltanto rnfficiatnra tenevasi quale viene in que* lognbri giorni nsitata. Incerta l'origine di tale funzione; certo però che, non dai Padri portata, ma fu da essi trovata nella chiesa di San Sii* vestro, dove la si praticava da tempo assai antico. Francesco Grisogono in una sua Cronachetta di Zara scritta l'anno 1530 narra, che sondo stato di passaggio per questa città nella qua- resima del 1177 il Sommo Pontefice Alessandro III, gli si pre* sentarono i confrati di San Silvestro pregandolo di qualche in- dulgenza pel tempo della settimana santa in cui fare solevano r adorazione del Sagramento chiuso nel tabernacolo in forma di sepolcro, e che alla ricerca loro aderisse il Papa non solo, ma per accrescere pregio al suo dono ed impulso alla pubblica di- vozione, concedesse ai medesimi di poter adorare Cristo sagra- montato, non già nel chiuso sepolcro, ma esposto alla vista dei fedeli, come il vero ed etemo Re della gloria e Yincitor della morte. — Simeone Segna vescovo di Modrussa, nelle Memorie di questa sua patria, parlando del biasimo che davan taluni al portarsi da noi nelle processioni della settimana santa 1' 0* stia eucaristica velata di nero, contro la pratica della chiesa romana, osservava essere già tale uso vigente nell'Ungheria, da cui riteneva che le chiese nostre l'abbiano preso *); e circa il privilegio delle quarantore in San Silvestro, riferivasi ad una membrana d' Alessandro IH, e ad altri scritti de' Pon- tefici successori. — Ve pure chi dice , che sendo stata co- struita la chiesa di San Silvestro nei primi tempi della domi- nazione ungarica, varie costumanze di colà v'esistessero, e vi esistesse pure daccanto un ospizio pei pellegrini di quella na- zione. — Comunque se ne pensi, certo è che vetustissima sia questa divozione, trovandosene precise memorie in epoche as- sai lontane. Con testamento del 1214 (dopo soli trentasette anni dal passaggio d' Alessandro III) veniva fatto un lascito di lire dieci FratalicB Verberatorwn ecclesiunculce Sancii Silvestri^ ex- pendendis in oratione XL horarum in diebus Passionis J, X- Digitized by Google 290 APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO D. N. In altro del 1270 un lascio facevasi d' ana vigna prò expensis Orationum XL horarum in hebdomada dolorosa in cappella Sancii Silvestri ad muros arcis. Riporta inoltre il Grìsogono sopraddetto la seguente memoria di Paolo de Paoli sotto il 22 marzo 1380: In sera (ksnw Domini y orto tumulhé populi in parva platea^ ante publieam supplicalionem XL ho- rarum, scilicst ante januam parvulce eeclesice Sancii Silvestri Societalis Verberatorum ; ego eum aliis duobus Rectoribus ci- vitatis JadrcB unico signo finem imposuimus et pacem^ et cum recto ordine etiam hoc anno 1380 facta fuit oralioy ut erat antiquiius^ distributa per horas et personasy usque ad sabba- tum gloricB, bora meridiana. Questa distribuzione delle ore alle persone, ci fa comprendere che già fin da quel tempo qualche particolare uso vigesse in tale funzione, come vedremo in ap- presso; ma ciò che spezialmente vien da ogni dove a spiccare si è l'antichità sua e la generale stima in cui fu sempre te- nuta. Per essa, diffatti, non quelli soltanto di San Silvestro fino ch'ivi esistettero, ma zelanti si dimostravano e nobili e cittadini, e sacerdoti e popolo ; e tutti ad essa prendere parte vedevansi mediante un' apposita confraternita detta In Coena Domini o altrimenti Delle quaranta ore. Esisteva già prima jdel 1585, e ad istituirla venivano per- suasi da ''impulsi di vera carità cristiana „ i nostri maggiori, nelle traversie gravi patite in quel secolo dalla città nostra, specialmente ''per le invasioni et ostilità ottomane , che col ''territorio e suoi abitanti, le avevan levato il migliore sostegno, (come dice un documento) ; al quale flagello , quelli poi si ag- giunsero della carestia e della peste. In detto anno dava tale confraternita incarico a tre de' suoi governatori (Padre Felice, Ministro dei Terziari, Pompeo Grisogono nobile, ed Emilio Benvenuto cittadino), di proporre le regole opportune per lo stabile ordinamento d' essa compa- gnia "nuovamente istituita, indulta e dotata di gran tesori nuo- ^vamente concessi dalla Santità del Sommo Pontefice Gregorio Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 291 "XIII^, ed i medesimi all'incombenza satisfacevano, con la com* pilazione d' un capitolare, eh' era dal Conte di Zara Giambat- tista Michiel approvato il 12 maggio dell' anno suddetto. — Notabilissimi, tra gli altri, per l'utile scopo morale cui ten- dono, sono i due primi capitoli, con l'uno dei quali s'inibiva a ciascun della compagnia ^ sia chi esser si vuole» di profferire bestemmie, sotto comminatoria di penitenza e multa; con l'altro si raccomandava *^che ognuno cerchi di aver nel cuore et nelle ^ opere scolpita la ^nta pace, et non tenir alcun per inimico, ^et accadendo che vi fosse qualche inimicizia fra li confratelli •^ cercare per carità di ammonirli, exortarli, placarli, unirli, e ** pacificarli „ al qual effetto due ne dovevan essere eletti col ti- tolo e uf&cio di Compositori di pace. Dal corpo della confraternita dovevan trarsi quaranta per- sone, che avessero il governo d' essa, ed il voto nelle ballotta* zioni, delle quali, dieci religiosi tra preti e frati, quindici nobili» e quindici dell' ordine de' cittadini. Avevano questi il titolo di Governatori^ ed erano a capo dei medesimi tre Presidenti^ uno sacerdote (prete secolare o religioso del convento), uno nobile ed uno cittadino. Dal grembo dei confratelli nella domenica delle palme do* vevan essere cavati a sorte quaranta, per intervenire all' ado- razione del Sagramento durante le quaranta ore, uno per ora , accompagnato da quanti altri volessero fare secolui orazione in queir ora che gli toccasse. A curare che il turno fosse regolare, e che r orazione fosse fatta senza intervallo, erano deputati al* cuni che denominavano Compartitori e guardiani delle ore. Al* tri ofifiziali pure avevano, come le altre confraternite, con vario incarico, cioè scrivano, nunzii per convocare le adunanze ecc. I confratelli contribuivano limosino per le cere ed altri bi* sogni della società, per suffragare i defunti ed altre pie opere. Alle quali benedicevano anche i Pontefici, come, oltre Gregorio Xm, facea Paolo V, largendole con suo breve del 13 giugno 1609 particolari indulgenze. Digitized by Google 292 APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO Tutto ciò portava che tanto fosse ''il concorso universale di ''questa città alla chiesa di San Zuanne, massime il giovedì e "venerdì santo, da render impossibile che un popolo numeroso "potesse capire nella piccolezza della detta chiesa, astretto spesse "volte di esporsi all'aria, e per conseguenza alle ingiurie dei "tempi, con molto incomodo, et non piccola confusione, che suole "unpedire la divozione di chi interviene. Perciò nel 1645 ve- niva posto e vinto il partito di fare ogni terza settimana una questua per la città, onde col raccolto denaro formare un co- perto dinanzi la porta maggiore, per comodo degli accorrenti. Né fra tanto fervore di pietà qualcuna mancar poteva delle solite gare per sostegno di diritti e di preminenze. Tale fu quella insorta nel 1644 tra il superiore del convento ed il presidente sacerdote (eh' era un prete secolare) sulla competenza di por- tare il Sagramento nella processione del giovedì santo. La su- prema carica generalizia decise a favore del presidente sacer- dote ; del che si volle poi fatta apposita memoria nella madre- regola, notando come "il giovedì santo, che fu li 24 marzo pre- " detto, fu portato il santissimo Sagramento, nella processione "che si fece quella sera, giusta l'ordinario, dal M. R. D. An- "toqio Oienzini primicerio di questa metropolitana, come presi- " dente attuale d'essa confraternita, alla qual processione in- "tervennero l'ili e rev. mons. Bernardo Florio arcivescovo di "Zara, S. E. ili. i sig. Pietro Cornare Conte , e Giulio Savor- "gnano Capitanio, rettori di questa città, e l'ili, sig. Gio. Fran- " Cesco Zorzi Provveditore generale della cavalleria in Dalmazia. „ Non minore gara faceva nascere tra i presidenti della con- fraternita l'obbligo ch'essi avevano di provvedere del proprio all'addobbamento della chiesa durante la funzione delle qua- ranta ore. Fu perciò, che vedendosi da taluni sostenuta una tale spesa forse con pia fasto che fervore di spirilo (come dice una parte relativa), lo che dava motivo a molti di scan- sare il carico di presidenti, do vett' essere adottato nel 1683 che tutti i confrati contribuissero lire tre all' anno per ciascuno al Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 293 gnardiano del convento, affinchè con questa e con le altre li- mosine potesse adempire alla sacra funzione, senz' alcun obbligo dei presidenti. Tener conto di tut e provvisioni siffatte, e delle varie mo- dificazioni da lor col tempo subite, non sarebbe né breve né utile; basti quindi a noi d'avere veduto quanto da tal con- fraternita ricevesse utilità e lustro la piccola nostra chiesa del Precursore. La quale, sempre più anche nella parte materiale acqui* stando, di suppellettili sacre, d' altari di marmo, e d' altri orna-, menti artistici s'abbelliva; ed il convento eziandio forma più de- corosa e comoda guadagnava. Assidui cultori dell'idioma illirico, da lor sempre usato ne' riti sacri, dovevan essere questi Padri di libri nell' idioma stesso ben provveduti; e noi, di fatti, memoria troviamo, che neir archivio loro si conservassero settantaquattro codici mano- scritti in detta lingua, e moltissimi stampati messali e breviari antichi, con gelosia custoditi, e nell'anno 1765 dal Padre Let- tore Carlantonio Radich in bell'ordine collocati. Le vicende successive dispersero anche questo prezioso deposito. Un grave pericolo soprastava frattanto alla nostra Pro- vincia dei Terziari. Già in seguito ad un Capitolo tenuto in Arbe nel 1601, e presieduto dallo stesso Generale dell' Ordine P. Giambattista Provenzano, il Sommo Pontefice Clemente Vili ai conventi della Dalmazia quei pure univa del Quarnero e del- l'Istria, formandone una Provincia sola; già cresciuti di numero, ed il numero cresciuta ^ei chiostri, s' erano veduti questi Padri fruttuosamente impiegarsi anche nelle cureparocchiali della cam- pagna, finché l'arcivescovo Evangelista Parzaghi, de' Minori Osservanti, giudicando non convenire l' esercizio di tali cure ai claustrali, nel 1684 li volea da per tutto esclusi; già le bene- merenze acquistatesi, particolarmente nel servizio spirituale del basso popolo , ed anche in occasioni tristissime di contagi od altre disavventure, conciliato avean loro dovunque si rìtro- Digitized by Google 294 APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO vavano la pubblica estimazione; quando le riforme adottate nel 1768 dal governo veneto in fatto di monasteri e di mo- naci fecer temere anche d' essi Terziari nostri la soppres- sione. L' attivo zelo però e il forte petto del Provinciale di allora P. Antonio Giuranìch da Veglia, ma da più anni stan- zìante in Zara, valsero ad istomar la minaccia, e riconosciuta r utilità deir opera che i suoi membri prestavano, la Provincia dalmatica fìi conservata. L' onorevole attestazione rilasciata in quel torno di tempo ai Padri del cenobio di San Giovanni dalla Comunità nostra, merita d' essere letta (C). Sfuggito quello scoglio, perseverava fra noi la religiosa fa- miglia, ne' suoi pii esercizii non solo, ma nel curare benanco il decoro materiale del monastero e della sua chiesa; e noi stessi fummo ancora in tempo di vedere i bei lavori a stucco, di cui fregiavasi la cappella, rappreseutanti i quattro Evange- listi, il battesimo di Cristo, il mistico Agnello, ed altri sacri simboli, da un lato dei quali si leggevano queste parole : CLEMENS SOMAZZI INV. ET FEC. A. MDCCXCni. Ma nttovo più grave disastro colpir doveva, non guari dopo, questo sacro luogo; poiché sfasciata nel 1797 la Repubblica veneta, ed a questa sottentrata in Zara, prima l' austriaca, poi nel 1806 la francese dominazione, fra i templi e i conventi che rimasero da quel turbine di vicende travolti, furonvi an- che il convento ed il tempio di San Giovanni , V un dei quali soppresso, V altro profanato, venner ambi ridotti ad usi militari. Rimasti i Padri all' arbitrio della fortuna , dovettero pro- cacciarsi a tutte loro spese un ricovero in case private, senza mai depor T abito, come per indulto apostolico avrebbon po- tuto. Doleva però al paese di veder sciolta una comunità ch'egli amava; ma contristata n'era specialmente la popolazione del Borgo interno, per le buone ragioni da noi avanti dette. Con- cordi furono quindi le premure, e della Curia arcivescovile, presieduta in sede vacante dall' esimio Vicario capitolare mons. Giovanni Giurovich, e degli stessi religiosi, rappresentati didl' Digitized by Google APPEin)IOE AL CAPITOLO DUODECIMO 293 egregio Provinciale P. Benedetto Michalevich, e degli abitanti del Borgo, diretti dal zelante loro Capitano Pietro Ticina, affin d'ottenerne l'ulteriore permanenza in questa città; ed a secon- dare i comuni desiderii l'Autorità pubblica generosamente concorse. V era in Zara una chiesa , da tempo antico all' Arcan- gelo Michele sacrata, la quale una fa delle sei Collegiate nostre fino che nel 1393 vennero queste soppresse. Ne prese indi cura quando l' una quando l' altra delle pie confraternite allora esi- stenti ; e che nel 1458 vi risiedesse quella di S. Giacomo di Galizia, celebre per l'origine data al corpo dei nostri cittadini propriamente detti, lo statuto suo n' appalesa. Spianati più tardi, come dicemmo, i Borghi, e recata in città da una distrutta chiesa dei medesimi un'immagine di Maria della Neve, con una confraternita numerosa di popolani ed agricoltori, che da essa denominavasi, a provvedere l' una e l' altra d' asilo, mons. Marco Loredan, vescovo di Nona ed amministratore dell'arci- vescovato nostro, concedea loro nel 1574 la chiesa di San Michele, eh' essendo in istato rovinoso, quella congrega s' ob- bligava di risarcirla e mantenerla. Un secolo dopo, un'altra pure vi si trasferiva di tai fratellanze, detta della Croce del BorgOy ed anch' essa venuta da fuori nella città , la quale unitasi a quella della Neve, se ne formò d'ambe una sola. Tutti così concentrati nella chiesa di San Michele, poteron ad essa dedi- care con più fervore le pie loro cure gli abitanti del Borgo interno. Ed assidue ve le prestarono effettualmente, si per il suo materiale conservamento, come per l' esercizio del culto ; distinguendosi tra le cerimonie spettanti a questo secondo, l'o- razione delle quaranta ore che vi si teneva nella solennità delle Pentecoste, e nei seguenti due giorni, allora festivi, con processione, luminarie, ed altro ; la quale divota pratica , isti- tuita, secondo qualche memoria^ fino dal 1304 per voto in oc- casione di pestilenza, era stata pure dai Borghi nella città in- trodotta. E co^ perdurarono, finché al principio di questo se- colo, il de^no stesso incontrato dalla chiesa e dal convento Digitized by Google 296 APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO. dei Padri Terziari, toccava pure alla chiesa e alla confraternita di San Michele. L'interessamento però da tatti preso per la conservazione d'essi Terziari, fu, come dicemmo, dal governo gallico secondato. Il Provveditore generale Vincenzo Dandolo, d' illastre memoria, fece sì, che fosse restituita al calto la chiesa di S. Michele, e che la medesima fosse ai Padri concessa, fa- cendola prima a spese pubbliche ristaurare (D. E). I borghigiani v'aggiunsero del proprio il campanile; e perchè avevano su tale chiesa degli antichi diritti, che non volevano perdere, una convenzione fu secoloro stipulata dai Padri, con cui regolato ne venne P uso reciproco, e furono gli obblighi rispettivi determinati; fra i quali uno era che ''sic- ^come la erezione del tempio di San Michele fu dalla pubblica ^munificenza concessa ad oggetto del culto illirico - glagolitico; ''cosi non si potranno fare pubbliche funzioni in essa chiesa ''che in lingua illirica -glagolitica, come lo erano nella chiesa "di San Giovanni, salvo la processione e funzione delle Pente- " coste,, (Convenzione 18 ottobre 1807 negli atti del notaio Giovanni Sorari). Il governo francese ebbe anche la buona volontà di conservare alla chiesa di San Michele, riguardandola come suc- cursale della parecchia metropolitana pegli abitanti del Borgo^ la sua confraternita della Neve, sotto però l'invocazione del Sagramento; ma vi s'opposero allora le circostanze dei tempi, e vane tornarono poi le pratiche in tal proposito mosse (F.G). Fatti sono questi .che onorano il francese governo, e che rispondono in pari tempo alle antiquate lamentanze di taluni , i quali non cessano di riguardarlo tuttora come sovvertitore della morale, nemico della religione, ponendo a carico suo ciò che fu soltanto conseguenza inevitabile di quel nuov' ordine di tempi, e di quei progressi dello spirito umano, a cui non v' ha forza che mettere possa ritegno. Quand'anco il governo me- desimo non avesse fra noi esistito, certe istituzioni, certi usi ^ certi pii luoghi^ sarebbero venuti egualmente a mancare; ned Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 297 altro egli fece, in quanto a chiese e conventi^ che proseguire nelle riforme iniziate già e dalla Repnbblica di Yenezia, e dal primo austriaco dominio. Ma se d' nna istituzione trattavasi , alla società ed alla religione veramente proficua, sapeva ben egli e conservarla e favorirla, ed il caso dei nostri Padri Ter- ziari una splendida prova ne somministra. Né soltanto di chiesa, ma furon essi provveduti anche di albergo mediante la cessione d' una contigua sala, che alla con- fraternita della Neve pertenne. Le angustie loro economiche fecero però dilazionare V esecuzione del progetto di convertire quella sala in convento, e per lungo tempo ancora continua- rono 1 Padri ad alloggiare in abitazioni private. Alla perfine, coli' assistenza dell' austriaco governo, che loro concesse un af- fitto pel fu convento di San Giovanni , occupato sempre dal militare, e con le sovvenzioni dei cittadini, giunsero ad erigersi un chiostro novello, quale attualmente si vede. A San Michele trasportarono i Padri anche la divozione delle quarantore in settimana santa, la quale già fin dal 1773, in seguito a un ordine di Venezia, che proibiva le notturne a- dunanze nelle chiese, veniva tenuta soltanto di giorno, facen- dosi l'esposizione del Sagramento il giovedì santo di buon mattino, anzi che di sera, onde compiere il numero delle ore , senz' alcun pregiudizio della pia consuetudine, che vige tuttora. Venne, per altro, a cessare in San Michele la processione fu- nebre di quella giornata, e se l'appropriò invece la chiesa di San Simeone dopo che nel 1832 fu eretta in parecchia. Cessò pure in San Michele 1' uso delle quarantore nelle Pentecoste , e lo si limitò ad un'esposizione ordinaria del Sagramento in quelle tre sere. Ci rimarrebbe, per ultimo, a dire qualche parola degP in- dividui che più fecer onore al nostro convento dei Terziari col- r esemplarità della vita, con la dottrina, e cogli utili adopera- menti loro in servizio dell' umanità e della religione ; ma quan- Digitized by Google 298 APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO tanqae si possa ben credere che scarso mai non ne fosse il numero, scarse memorie ci venne dato raggranellarne. Un P. Matteo da Zara fu nel 1465 il fondatore del con- vento d'Ossero, detto di Santa Maria de Viaro {ìllyr. sacr. y. 205). Uomo d' intemerata vita, faticò moltissimo nel semi- nare fra il popolo, specialmente della campagna , le verità di quella fede che vince ogni errore ^ e d'anni pieno e di meriti, compi la sua terrena carriera in odore di santità. Un altro P. Matteo da Zara fondò nel 1481 il convento d' Arbe in Campo Marzio^ e la chiesa v' eresse ad onore di S. Francesco, ponendola sotto la protezione della romana basìlica Lateranense, con tutti i privilegi e indulgenze di cui le altre chiese a quella soggette godevano. (Ivi, 261). Fu questi della famiglia Ticulin, ebbe fama d'eccellente predicatore illirico, e dell' opera sua qual missionario apostolico si valse utilmente l' arcivescovo Maffeo Valaresso. Il pio suo zelo benemerito molto lo rese dell' Ordine cui perteneva, e l'esimie virtù sue venerata ne resero la memoria dopoché nel cenobio da lui fondato passò all'altra vita. In riputazione di profondo teologo fu al tempo suo il za- ratino P. Giovanni Zaretti, ch'erudito in Italia nelle sacre scienze, ne fìi indi Lettore in alcuni de' primarii conventi , ed eziandio si distinse qual banditore della divina parola. Prestò anche, in varii uffizii, degli utili servigi alla sua dalmatica re- ligiosa famiglia, che nel 1673 eleggevalo Provinciale. Parecchi suoi manoscritti di storia ecclesiastica e di quistioni teologiche si conservavano fino agli ultimi tempi nel convento nostro. Nel quale pure visse a lungo e benemerito se ne rese moltissimo, tuttoché non di Zara nativo, il già un' altra volta da noi ricordato P. Antonio Giuranich. La vita di questo va- lentuomo non fu che un avvicendamento continuo delle più ze- lanti cure a prò dell' Ordine suo, ed in ispezieltà della sua re- golare Provincia, al cui buon governo fu veduto soprintendere lungamente, con assidua vigilanza ed affetto, nelle prime cariche Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 299 della medesima, e per dnqne volte in qnella di Provinciale. E già in tale posto si ritrovava, lorchè dalle innovazioni ecclesia- stiche del 1768 minacciata veniva la Provincia stessa niente meno che di soppressione. Tanto però, e tanto efficacemente sepp'egli adoprarsi, che fu questa conservata non solo, ma di nn nuovo chiostro sulF isola di Veglia, per generoso dono del Principe, fu accresciuta, e con opportune riforme assicurata ne venne la sussistenza % Al convento di Zara, dov' egli ordina- riamente facea dimora, consacrò particolari sollecitudini ; abbellì coi mentovati stucchi ed altri lavori d'arte la chiesa di San Giovanni; v'introdusse l'istruzione religiosa pei fanciulli del Boi^o, ed in ogni altro modo a promuover la pietà pubblica e mantenere il decoro del sacro luogo fu sempre intento. Stampò in illirico a Roma, coi tipi d' Antonio Fulgoni , la Regola del suo Terz' Ordine (1788) ed una copiosa Dottrina cristiana (1789), con qualche altro libro di chiesa; il perchè mons. Stratico in un ragionamento ai Padri di quell'Ordine, dell'obbligo parlando che loro incombe d' illustrare la lingua illìrica sacra, ^tale cosa, diceva- ^con molta lode è stata da molti vostri confratelli e- * seguita, tra quali piacemi nominare il rev. P. Maestro Giù- ^ranich, cosi di questa dottissuno, come della Provincia in o- ,pgni senso benemerito. „ (Opusc. Ven. 1790, f. 184). In premio di tante fatiche, gli conferi Pio VI, ad instanza della sua Re- ligione, il titolo e i privilegi d' ex-Generale ; della qual dignità insignito, si ridusse, già ottuagenario, nel convento d'Arbe, ove ai 17 dicembre 1799 fini la sua bene spesa ed onorata esistenza, fra il comune compianto. Altro degno soggetto , da noi medesimi conosciuto fin da quando l'avemmo professore in questo ginnasio, ed a cui tribu- tammo anche in morte un picciol ricordo, fu il P. Benedetto Michalevich da Veglia. Compiuti gli studii in Italia, venne in fresca età nel convento nostro di San Giovanni, e più non fece di qua partenza, il tempo suo dividendo tra i doveri e gli uffizii del proprio instìtuto , quelli dell' istruzione pubblica in cui fu Digitized by Google 300 APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO sempre occapato, e qaelli particolari ch'egli assumevasi di buon grado a beneficio spirituale della nuova sua patria, da cui sempre fu riverito ed amato per la bontà, la dottrina, la religiosità, la prudenza, che gratissimo lo rendevano a tutte le classi delle persone. Provinciale più volte , più volte Definitor generale , con benemerito zelo ad ogni carico satisfece, ed alle savie sue direzioni, alla valida sua influenza, l'espulsa famiglia di San Giovanni dovette precipuamente, nelle circostanze difficili ram- mentate, la propria conservazione in questa città, la concessione ad essa della chiesa di San Michele, e più tardi V erezione vicino a quella del nuovo chiostro in cui ora si trova. Né minori fnron dipoi le cure che il dabbenuomo si diede per guadagnare a tale nuova dimora V antica riputazione, con la regolarità della vita claustrale, e col decoroso esercizio del culto sacro in quell'idioma illirico, nel quale tanto era egli versato; e noi ricordiamo come trovandosi a questa parte pro- fessore nel Seminario medesimo dove il Michalevich insegnava, r illustre sacerdote Paolo Miossich, vescovo poi di Spalato, fosse di comune accordo eretto nella chiesa di San Michele un per- gamo, d' onde al popolo si bandiva e da lui e dagli scolari suoi ne' pomeriggi festivi la divina parola in illirico, non senza pro- fitto, e del popolo stesso, che v' accorrea numeroso, e degli a- lunni seminaristi, cui veniva offerto con ciò dal Miossich un a- gevole mezzo d' esercitarsi nel campo della sacra eloquenza , che di si belle palme fu a lui fecondo. Ma col tempo cessò quest' uso, e neppure il pergamo restò in piedi. — Venne a morte il Michalevich, d'oltre ottantasette anni, ai 21 digennaro 1855. Lo zelo suo però ad animare continua i di lui successori e già nel mentre stesso che noi scriviamo la chiesa di San Michele nuovo acquista ornamento con le rinnovazioni che vi, si van operando, a mercè della pubblica e della privata pietà. Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 301 *oc«ajn(m.^jnt'€7S.« Nos Lanrentias Venerio^ miseratione divina et sacrosanctae Sedis apostolicae gfratìa Archiepisco- pas Jadrensis^ venerabili ac religioso viro Fratri Martino quondam Novaci, Heremitae de penitentia Tertìi Ordinis Sancti Francisci, salatem in Domino sempiternam. Opus pietatis esse dignoscitar Dee servire volentibns de loco aliqno convenienti providere, ubi grata Deo obseqnia im- pendere, et juxta Regulse snse ordinem vitam ducere valeant Hac igitur consideratione ducti, Dei intuitu, cum consensu et voluntate totius nostri Gapituli, ac intuitu et consideratione providi viri Ser Gregorii Merganich civis Jadrae, prò dicto Or- dine postulantis locum et ecclesiam Sancti Joannis BaptistsB prope et extra muros Jadrse, ad prsBsens vacantem per liberam resignationem venerabilis viri presbyteri Panli de littera sclava, ultimi rectoris dictse ecclesise, tibi et Fratribus tuis Heremitis de psenitentia Tertii Ordinis Sancti Francisci, omnibusque aliis Heremitis de psenitentia dicti Tertii Ordinis Sancti Francisci , cum plenitudine juris canonici perpetuis temporibus damns et conferimus, teque nomine totius dicti Tertii Ordinis Sancti Fran- cisci de dicto loco et ecclesia per anulum nostrum aureum, quem in manibus tenemus, coram nobis flexis genibus consti- tutum , . investimus, cum omnibus et singulis possessionibus et pertinentiis ipsi ecclesise spectantibus et pertinentibus , salvis Digitized by Google 302 APPENBIOB AL CAPITOLO DUODECIMO scraper et reservatis juribus archiepiscopalibus in detis {sic) mor- tnorum et oblationibas tantum ; et per hanc collationem et in- vestituram dictse ecclesise juribus archiepiscopalibus non dero- getur, sed in sua integritate con^istant, aliqua ipsius Ordinis iibertate vel immunitate non obstante. Et quare pr^fatus Ser Gregorius Merganich dictam ecclesiam, quse ruinam minatur, gratiose et liberaliter se reparaturum obtulerit, locumque aedi- ficaturum ubi convenienter dicti Heremitse vitam ducere pote- rint y prò recompensatione suse liberalitatis, tenore praesentium concedimus et donamus ìpsi Ser Gregorio tantum jns patronatus in dieta ecclesia, prseficientes eum patronum dictsB ecclesise. In quorum omnium prsemissorum fidem et testimonium, prsesentea fieri fecimus; et nostri pontificalis sigilli appensione munirì. Actum Jadrse in nostro archiepiscopali palatio, prsesente universo Capitulo Jadrense, sub anno a Nati vitate Domini mil- lesimo qnadrigentesimo trigesimo nono, Indictione III, die quarta mensis decembris, Pontificatus sanctissimi in Ghristo patris et domini nostri domini Eugenii divina providentia Papae IV anno nono. Et ego presbyter Nicolaus quondam Benedicti Primicerlus Jadrensis, publicus imperiali auctoritate Notarius ac praBfati reverendissimi domini Archiepiscopi Cancellarius, prsedictis om- nibus dum sic agerentur et fierent prsesens fui, eaque de man- dato ipsius domini Archiepiscopi scrìpsi, et in hanc publicam formam redegi, signumque meum cum nomine apposui consue- tum, in fidem et testunonium omnium prsemissorum. B Petrus Landò Dei ^ratìa Dux Venetiaraio, no- bilibos et sapientibas vìris Marco Antonio De Mula de suo mandato Corniti et Baptista Barbaro Capi- Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 303 taneo Jadrae^ et soccessorìbus fidelibus dilebtis sa* lotem et dilectionis affectum. Significamus vobis quod heri in Consilio nostro Ro^ gatorum capta fuit pars tenoris infrascripti. Essendo sta nella prossima passata guerra tarchescanii- nata la chiesia et monastero de San Zuan Battista appresso Zara, delli venerabili Frati de San Francesco del Terzo Or- dine, et supplicandone hora essi Frati che vogliamo concederli uno loco in Zara appresso la cittadella, dove è una chiesia ruinata intitolata de San Silvestro con certi horticelli piccoli a quella contigui, che per la Camera nostra di Zara si soleno affittare pochissimo ; avendo noi veduto quanto per quelli Ret- tori sopra ditta snpplicatione et dimanda ne è sta risposto per suo giuramento, li quali dicono opinion loro esser che ditta chiesia de San Silvestro et horticelli se li debbano dar in ri- compenso della perdita che hanno avuto; Fanderà parte, che alli ditti Frati de San Francesco del Terzo Ordine sia con- cessa la chiesia de San Silvestro in Zara appresso la citta della, con li horticelli contigui a quella, li quali per la Camera si solevano affittare, con questa dechiarazione, siccome li Ret- tori prefati consigliano, et cosi dice mistro Zuan Gieronimo da San Michiel inzegner per soa depositione, che essi Frati pos« sino in essi horticelli far fabbrica alcuna. Qìmre auc tori tate su- prascripla mandamus vobis ut suprascriptam partem observetiSy et ab omnibus inviolabiliter observare faciatis , nec non has nostras in actis istius Cancellerice nostrce ad successorum me* moriam registrari, presentantique restituii Datce in nostro Ducali Palagio die XXX junii, Indictione XIII, MDXLI. Digitized by Google 304 A1>PENDI0B AL CAPITOLO DUOCEOIMO Noi Consiglieri della città di Zara. Per render giustìzia e ragione alla verità, attestiamo noi sottoscrìtti Capi di questa magnifica Comunità che li Padri dì San Giovanni del Terzo Ordine di San Francesco, fin dall'anno 1541 traslatati dal suburbio in questa città d' ordine pubblico, non solo hanno il mento singolare d' aver i primi accolta la insigne reliquia del glorioso corpo di San Shneone profeta, che tuttavia incorrotto si conserva, e d' aver prestati utili e bene- meriti servigi spirituali nelli gravi anfratti di peste agli attac- cati da tal morbo, ma fin dalla loro origine, soli de' claustrali, esercitata e conservata finora la celebrazione della messa e del coro in lingua illirica litterale, con edificazion del popolo e della nazione, cui con lodevole assiduità assistono non solo nei confessionarii, ma di giorno e di notte ai moribondi, mas- sime della loro contrada^ per lo più illirici. Sono inoltre molto ospitali, e ricevono territoriali e fora- stieri nazionali in numero, massime d'inverno, che sono co- stretti a trattenersi in città per loro affari. AUievano gioventù illirica, e l'instruiscono nelle cose della fede e della letteratura. Sta finalmente ivi eretta da antichissimi tempi la Scuola composta dall' ordine nobile e civico di questa città, et è del santissimo Sacramento , nelF esposizione del giovedì, venerdì e sabbato sante, unica in provincia, con molta divozione et edi- ficazione del popolo. Quali verità confermando, potranno li M. R Padri suac- cennati valersene ovunque occorresse. Zara, 8 novembre 1781. Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO PUODECIMO 305 D Regino d* Italia. N. 648. Zara li 28 gennaro 1807. Il Provveditore generale della Dalmazia Al rev.mo monsignor Vicario generale capitolare in Zara. Essendo riasciti vani i miei sforzi, attese le insaperabili circostanze miliiari, di conservare al sacro suo uso la chiesa di S. Giovanni, cercai d' ottenere la restituzione della chiesa di S. Michele, e l' ottenni. Il culto illirico però, caro ad una parte considerevole di questa popolazione, sarebbe mancato, se i Padri di S. Giovanni fossero stati concentrati in altri chiostri fuori di Zara, e la chiesa di S. Michele fu ritrovata in istato inde- cente pei riti religiosi. Ho provveduto ai Padri, volendo che rimangano tuttavia in città, ed ho ceduto alle instanze dei borghigiani col far ristaurare a spese pubbliche la chiesa di S. Michele, dove è mia intenzione che si trasferisca ogni cosa appartenente a S. Giovanni, conservando cosi l'ufficiatura stessa, in modo da non cangiar che di luogo le solite funzioni e soc- corsi di religione. Così per l'avvenire la chiesa di S. Michele verrà specialmente affidata ai Padri di S. Giovanni, non esclusi i cappellani che avessero diritto d' uffiziare, ma in ciò agendo colla debita prudenza, è raccomandato a Lei specialmente, Mon- signore, quella tutela de' riguardi sacerdotali, che meglio serva nel bisogno spirituale alle brame de' borghigiani, alle viste del Governo, ed alla concordia pubblica. Pien di confidenza nel di Lei zelo, nell' atto che le comunico le dette disposizioni, la prego di aggradire le più ingenue proteste di vera stima e piena considerazione. Dandolo. Scapoli Segretario. 20 Digitized by Google 306 APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO E Regna «* Italia. X. 648. Zara, 30 gennaro 1807. Il Provveditore generale della Dalmazia Al Padre Priore di San Giovanni in Zara. Oggetti soltanto di pubblica difesa potevao determinare il militare ad occupare anche la vostra chiesa. Io posso assicu- rarvi che il corpo del Genio ha fatto tutti gli sforzi per con- ciliare gli oggetti di Stato colla conservazione della detta chiesa. Essa era indispensabile; ed al bisogno sovrano tutto deve cedere. S. E. il sig. Generale in capo vi accorda però in cambio la chiesa di S. Michele, che servir potrà per voi, per i vostri sacerdoti, ed insieme per i borghigiani. L' egregio sig. Generale Aubrè cercherà che abbiate anche la casa contigua. Io farò trasportare tutti gli arredi sacri. La regia cassa pagherà le spese. Tutto sarà della chiesa di S. Michele come era della chiesa di S. Giovanni, ed un nuovo tempio sarà così consecrato a Dio in luogo di quello che avevate. In tal modo saremo tutti contenti : il corpo del Genio cioè, io, voi, i vostri sacerdoti e i borghigiani. Si è già dato mano all' opera. In quanto alla casa , con- tinuerò i miei buoni uffizii. Non sana però male che andaste voi stessi dal detto sig. Generale Aubrè, a cui già parlai, e che è già disposto a fare tutto il bene che da lui possa di- pendere. Ho il piacere di salutarvi distintamente. Dandolo. Scopoli Segretario. Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 307 F Inlendetiza della Dalmazia Ai 8ig. Bancali della confraternita della succursale di S. Michele del Borgo interno di Zara. Visti i dispacci del sig. Intendente generale dell' Illirio concernenti la determinata volontà del Governo generale per- chè la chiesa di S. Michele di Zara, nonché la confraternita della B. V. della Neve a quella annessa, sieno mantenute e conservate nel loro culto ed esercizio, come chiesa e confra- ternita devoluta all' alimento spirituale della buona popolazione del Borgo di Zara, e considerata perciò come succursale della parocchia di Zara; sentito anche il parere del sig. Direttore del Demanio; determina: che la ridetta confraternita della B. V. della Neve, dovendo d' ora in poi essere denominata la con- fraternita del Sacramento della chiesa succursale del Borgo, sia conservata unitamente alla chiesa stessa, e vengano dall' Am- ministrazione del Demanio medesimo restituiti i beni tutti av- vocati, e ad essa per P innanzi appartenenti. Zara, li 25 agosto 1813. Delabergerie. G Il Hicevitore del Reg^lstro e del Demanio Ai sig. Bancali della Scuola della B. V. della Neve. Li prevengo, signori, che le attuali circostanze si oppon- gono all' esaurimento del decreto del sig. Intendente della Dal- mazia del 25 agosto 1813. Appena che si calmeranno le po- litiche rivoluzioni, mi presterò all' oggetto. Accolgano, ecc. Zara, 25 ottobre 1813. RoDce vicL Digitized by Google 308 APPENDICE AL CAPITOLO DUODRCDfO moie. '} Il Merganich fo oomo quanto riooo altrettanto pio, ed il suo te8taniento 28 aprile 1460 ne fa chiara prova colle benefiche disposizioni che vi 6Ì conten- gono, e d'alcune delle quali gode tuttora i frutti la città nostra. Grande amico dei Terziari^ si dimostrò loro generoso non solo in vita, ma esserlo volle anche dopo morte, lasciando a quelli d'essi che dimoravano in San Giovanni dieci quarte di formento e cinque moggia di vino all'anno, ed a quelli di Zaglava la chiesa, il convento, ed altre possessioni, ch'erano di particolare sua proprietà. Ad un Fra Stefano di quell'Ordine s'obbligava di corrispondere cinquantacinque ducati d'oro perchè recar si dovesse alla visita del santo sepolcro in Gerusalemme per l'anima d'una certa Catterina, di cui era commissario; e con altre liberalità dello stabi- limento e incremento fra noi di questa nuova società religiosa benemerito si rese moltissimo. ^) Fu scritto di recente che nel 1471 i Terziari fossero accolti in Dalmazia e fosse ordinato loro d'eleggersi un Provinciale. Conviene però distinguere l'un fatto dall' altro, non essendo possibile che nello stesso anno e venissero e cre- scessero a tanto da poter formare un'apposita religiosa Provincia. Presso Zara si trovavano già fin dal 1439 : alcuni anzi pretendono, come dicemmo, che v'esi- stessero molto innanzi; ma certo è che soltanto da quell'epoca principia la fon- dazione dei loro conventi su queste rive (v. nota 6}. Prendendo quindi le mosse dalla medesima, fino al 1473 in cai s' elessero il Provinciale, un tratto buono di tempo sarebbe corso. ^3 1/ intero brano della cronaca relativo alla distruzione dei nostri borghi è il seguente: "Pervenuto il tempo di dichiarata guerra, e giunta grandiosa otto- ^mana armata l'anno 1536 ne' confini del zaratino contado, per comando. dell'Ec- "cellentissimo Senato incrudiate ed atterrate furono tutte le case particolari ne' "borghi, e moltissimi casini esistenti in campagna, spettanti ai nobili e benestanti "della città, acciò gl'inimici non si acquartierassero nelle su<% vicinanze ; ed inoltre "furono incendiate tutte le biade, viti, alberi fruttiferi e boschi circonvicini , li 3 "del mese di giugno del detto anno 1536, con la distruzione di tutte le case spet- "tanti alle chiese, nonché delle chiese stesse, e tra queste la maestosa chiesa detta ^Aì S. Elia, con le addiacenz*^^ ch'erano degli antichi Templari, esistenti nella ^'valletta denominata Poglie; ed inoltre furono atterrate le chiese di S. Maria, di "S. Pietro, di S Martino, di S. Marco, di S. Giacomo, di S. Elena, di S. Cle- "mente, di S. Margherita, di S. Anastasia, nonché quella di S. Giovanni Battista , ''con l'unito monastero degli Eremiti, e in tal modo resa inabitabile tuttala parte ''del vicino continente.,, *") Il Leccavella, greco di nazione e domenicano d' istituto, fu insigne teologo, « si distinse al Concilio di Trento, per cui lodato dal Pallavicino; arcivescovo prima di Paro e Naxia, isole dell' Arcipelago, poi vescovo Literanense (Torre di Patria) nella Terra di Lavoro, depose il carico, e mori in Roma nel 1566 (U- ghctti, It. sae, VII, 275). Digitized by Google APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO 309 ^) Nel manoscritto Compendio di tutte le funzioni e cerimonie, che si pra^ iteano per tutto il corso dell' anno nella chiesa cattedrale di Zara , composto dal Dottor Giovanni Maria Ferrari, Canoniou della cattedrale stossa, 1716) là dove parla di ciò che dovca farsi la sera del Tenerdì canto, leg^giamo: "Un carato e- "^strae fuori il Sacramento, qaale incensato dal Prelato , ricevuta la binda nera , "il diacono, stando in piedi, porge al Prelato il Sacramento, quale coperto con le "estremità della binda, si fa la processione deaerale „ — Quest' uso del nero fu smesso ai tempi nostri soltanto, dall' arcivescovo mons. Novak. *') Quali fossero allora, e quali ora siano i domicili! componenti la Provincia dalmatica dei Terziari Illirici, dett^ di San Girolamo, apparirà dall'elenco che ne soggiungiamo, con le principali notizie che di cadauno abbiam potuto ritrarre. 1. Zara; San Giovanni Battista nei suburbio (1439), trasportato poi entro la città a San Silvestro, che prese pure il nome del Precursore (1541), e quindi a San Michele (1807}. Del convento urbano di San Giovanni 1' arcivescovo Mat- teo Caraman a mezzo il secolo passato scriveva: Hic fidelium charitate odo vel decem choralcs aluntur, dicina officia ritu latino lingua illirica ceìebrantes» La chiesa del cenobio suburhano esiste ancora, e fu recentemente dai Padri, con Te- lemusine dei divoti, ristaurata e abbellita. Quella del primo convento urbano fu demolita nel mese di novembre 1844 per la fabbrica della nuova grande caserma, ed il convento serve tuttora d' arsenale all' i. r. Artiglieria. 2. Galevaz, scoglio rimpetto Zara, che dicesi anche di San Paolo, per essere stato abitato una volta dai seguaci di quel primo santo Eremita, dal nome del quale fu pure intitolata la molto antica sua chiesa. Essi poi, a quanto nar- rasi, l'abbandonarono, passando in Ungheria, ed in luogo loro vi si stabilirono i Terziari francescani, a merito del, nobile zaratino Bartulommeo de Milano, dai cui commissarii si trova memoria che nel 1443 fossero corrisposti a quei Padri ottantacinque ducati d'oro per la fabbrica del chiostro, come pure da posteriori memorie, 1* ultima delle quali del 1448, 1' assegnamento ad tfi>si rilevasi e la con- segna dello scoglio, chiesa, ed altri beni assegnati per la di lor sussistenza; lo che veniva indi sancito nel 1454 dall'arcivescovo Maffeo Valaresso, a ciò dal Pontefice delegato. Nel 1516 ristaurati furono dalla pietà dei fedeli e chiesa ed ospizio, e fu lo scoglio ridotto a buona coltura dalla diligenza dei Padri, presso i quali esistevano anche parecchi manoscritti illirici di cose dalmatiche. 3. Za gì ava, sull'isola di Sale, diocesi di Zara; San Michele. Il nobile Lombardino de Soppe lasciato aveva, come altrove dicemmo , terreni e deuaro , perchè alcuni Eremiti francescani si stabilissero sull'isola di Sant'Eufemia, verso r adempimento di certi pii obblighi ; ma col tempo trovaron essi di non po- ter ai medesimi sottostare, né campar ivi convenientemente la vita Vennero perciò dall' arcivescovo Maffeo Valaresso trasportati a Zaglava, dove furono provveduti di chiesa, d'asilo, e di più comodi mezzi di sussistenza da Gregorio Merganich, il quale poi con suo testamento del 1460 fece di tutto ad essi dono definitivo; re- stando in possesso dei beni Soppe i Frati di Galevaz, che l'incarico si prende- vano di soddisfare agli obblighi annessivi. Il Parlati di ciò parlando Qlllyr. sac V, 119J, tratto in errore dal nome di San Paolo che portavan la chiesa e 1' o- spizio di Galeviiz. confuse quegli Eremiti francescani cogli Eremiti p«olini preesi- stiti sullo scoglio medesimo; disse che quelli di Zaglava nel 1470 furono prov- veduti di chiesa e d'abitazione, mentre dal testamento del Merganich consta che lo fossero molto prima, ed anzi^ secondo qualche memoria, si sarebbero colà tro- vati fin dal 1451 ; e cosi pure disse che benefattore loro fosse un nobile e ricco bosnese, non nominato, il quale, invasa dai Turchi la Bosnia, s'era qui stabilito, mentre questi non altri fu che il Merganich suddetto. — Il chiostro di Zaglava fu decorato dalla pietà d'un P. Marino d'Arbe, che nel 1498 vi morì in odore di santità, e dai meriti del P. Giovanni Sesseglia, che fatti gli studii nei conventi Digitized by Google 310 APPENDICE AL CAPITOLO DUODECIMO ài Velletri e di Roma, esercitò fruttaosamente ]' evangelica predicazione, coprì nel 1688 il Provincialato della Dalmazia, e da ultimo sì ritirò e decesse in quella so- litudine, cui rimase il suo quaresimale illirico e qualche altro scritto. — Degli ospixi di GitlevHZ e di Zstglava il Caraman suddetto scrive: Inunotresvel quat^- fuor Fratres^ totideinque in altero. Quello di Za (1592 — 1646) /trgfoineiitOt Erezione della Custodia delV Albania montana in Pro- vincia — prospetto de' suoi conventi — operosità di frate Pietro di Bossina — prigionia di Ambrogio di Cherso , arcivescovo di Antivari — gli succede nelT Episcopato frate Tommaso Ordini — sua operosità — Clemente Vili gV indirizza lettere confortanti — dà principio alla grand' opera dell' unione dei Serbiani alla Chiesa cattolica - le gelosie dei nazionali attraversano ogni suo disegno — un vescovo^ preleso di ^Stefania , rompe gT iniziati accordi — Pastrovicchio èjprovveduta di un nuovo convento e di buoni operai — Marderìo^ vescovo di Monteneroj è prossimo a passare al grembo della Chiesa romana — Alla morte di Or- sini subentra nella metropoli di Antivari Marino Bizza di Arbe — gli abitanti di Pastrovicchio raccolgono con feste e gli mo^ strano il desiderio di professare la fede ortodossa — un sacer- dote nazionale guasta tutto V affare — Bizza e insidiato da potenti famiglie turche — ricorre a suo patriotta, vicereggente di Romelia — ottiene per mezzo suo un ampio Firmano — con questo si mette in viaggio a compiere la visita pastorale — viene preso dai nemieij e riscattato — conferisce con Pietro di Bos^ Sina — indirizza frate Antonio da Sebenico nella regione di Clementi con facoltà straordinarie — Marderio di Montenero impedito dalle armi turche di recarsi a Roma invia ad Urbano Vili due oratori con una lettera , in cui depone la sua obbe-^ dienza alla Sede romana — la conversione di Montenero trasse a sé per opera dei Minori una quantità di altre terre e borgate. Digitized by Google CAPITOLO DECmOTERZO 313 iiDtichissima la serafica ProTÌncia della MacedoDia a cui erano aggregati i monasteri dell' Albania montana. Incerto l'anno di sua istituzione, ignoto il numero de' suoi cenobi. Documenti non ispregevoli della sua antichità, quali sono la chiesa di santa Maria di Alessio, eretta, come apparisce da una epigrafe greca, nel 1240 pei frati Minori; le non rare elezioni di que' alunni alle sedi episcopali dal trecento in poi; la fama delle virtù cenobitiche quivi germinate fin dallo spuntare del medesimo secolo pei santi esempi di beato Giovanni da Bucca, dì beato Michele suo patriota, e di altri ; i nobili elogi tributati da piti Pontefici all' operosità di quelle monastiche famiglie ; documenti tali sembrano riferire la sua orìgine ai primordi della vita fran- cescana. Massima la sua floridezza fino alle guerre col nemico della Croce. Le armi di Maometto II, il fanatismo mussulmano, e la generale invasione seguita alla morte di Giorgio Gastriotta, spiantarono i più augusti santuarìi, onde ne sparve con essi ogni memoria dei Conventi di san Francesco di Antivari, di san Nicolò di Durazzo, di san Nicolò di Dolcigno, di sant'Elia di Bellegnani, di santa Maria di Binetto, di san Giovanni Bat- tista di Croja, di san Martino di Tamade, di santa Chiara di Dervento, di altro di santa Chiara della Diocesi di Canovia. Rimanevano in vita que' di Sebaste, di Alessio, di Rubico , di Memelli, di Capo-Redoni: questi soli fra i noti dell'Albania, rimasti alla rabbia del nemico ; questi soli il ricovero dei mis- Digitized by Google 314 CAPITOLO DEOIMOTEBZO siouari, donde in compagnia di laici provetti nella favella na- zionale e nella dottrina cristiana si dirigevano nelle miti sta- gioni per quelle inospiti contrade a raccogliere i fedeli sotto le tende, offrire sopra altari portatili i divini sacrificìi, insi- nuare le massime della religione, ed eccitare in essi la fede e la perseveranza ; esercitare un ministero limitato soltanto alle pratiche religiose accennate, senza le facoltà solite a concedersi ai missionarii dimoranti fra gì' infedeli , per cui frate Bernar- dmo da Lecce si portò a Roma a fine d'interessare la santa Sede gli riconfermasse i privilegi concessi da Pio IV , cessati coir andar del tempo per la scarsezza degli operai ; privilegi necessarii a soddisfare que' cattolici ne' loro bisogni spirituali , e ad animare lo zelo di chi si cimentava alla santa impresa. I modi benevoli e le premure del Pontefice posero a tale im- pegno r attività di questo intrepido missionario, che nello spazio di tre anni riuscì, coU'opera di frate Ambrogio di Cherso, ar- civescovo di Antivari, e primate di tutta la Serbia, ad aggiun- gere ai cinque monasteri altri quattro, parte sulle antiche ruine^ parte in luoghi più opportuni, piantati. Per lo che , col con- senso dei padri radunati nel capitolo generale di santa Maria Nuova di Napoli (1599), e col decreto di Clemente Vili del 1592 *), ebbe gli antichi privilegi, e si vide eretta la sua Cu- stodia in Provincia, a cui veniva assegnato tutto quel terreno che corre dai confini delle provincie serafiche di Bossina, di Dalmazia e di Ragusa, fino al mare Jonio e all'Acaja; e dava il prospetto, eccetti gli ospizii e le case parrocchiali, dei se- guenti monasteri: 1. Sebaste: Annanziasione di Mariii. Z, Alessio: Natività di Maria. 3, Robico : San Salvatore. 4. Veglia : San Salvatore. 5, Miriditti: Sant'Alessandro martire. 6. Ciaffa Krabbit: San Salvatore. 7. Capo-Redoni : Adsunsione di Maria. 8. Memelli : San Pietro. 9. Gerbino : Santa Veneranda. Come la risorta provincia venne accresciuta di alunni di varie lingue, e di non comuni intelligenze, pronti ad affrontare Digitized by Google CAPITOLO DECIMOTEKZO 315 qualunque pericolo in traccia dei fedeli dispersi nelle alpestri giogaie, il primo pensiero loro fu] quello d'inviare i più atti per età e dottrina sotto la scorta^di uomini insigni, addestrati nell' affare di quest' importantissimo uffizio. Un frate, Pietro di Bossina, venerato per vane qualità sue dai medesimi turchi^ si assunse in compagnia di alcuni de' suoi patriotti, e di altri d' altrove arrivati , la peregrinazione della Serbia montana ; il nuovo eletto Ministro provinciale prescelse invece F apostolato della Macedonia. Relazioni interessanti giunsero dai loro viaggi a' piedi del romano Pontefice : senonchè, prima di vedere com- piuto il grandioso disegno, dovettero in più luoghi abbandonare r impresa per lo scarso numero delle braccia, che non basta- vano a tanti gruppi di casolari, sperperati fra' ghiacci e nevi, onde Clemente Vili con apposita sua scritta ^) animava il be- nemerito bossinese, si portasse quanto prima nella Serbia mon- tana, e nelle limitrofe terre , soggette all' imperio ottomano , dove si trovano, dice egli, molti fedeli di rito latino, i quali vivono nel continuo rammarico di essere privi della presenza dei ministri del Santuario, quindi nella dura impossibilità di poter assistere al sacrifizio della Messa, e alle pratiche religiose prescritte dalla chiesa, di non avere chi li conforti coli' amministrazione dei Sacramenti, chi ne porga la consolante parola del Vangelo, chi li istruisca e confermi nella dottrina cristiana. Soccorresse egli a questi pressanti bisogni spirituali in compagnia di sa- cerdoti del suo istituto, o degli altri Ordini regolari e secolari, od anche di laici probi e letterati, che sentissersi chiamati alla santa opera, col quale sussidio possano ridestarsi la pietà pri- mitiva di quel popolo, rifiorire la religione, dileguarsi le te- nebre che involgono le mentì dei settarii, di cui vanno sparse quelle sventurate contrade. La voce del Sommo Pastore fu u- dita con grande giubilo delle francescane famiglie : vi ridiscese quel zelante campione con nuova schiera de' suoi confratelli , ai quali non mancò di associarvisi, per dare vita all' opera in- cominciata, lo stesso metropolitano di Antivari, quantunque Digitized by Google 316 CAPITOLO DECIMOTERZO gravato dalle infermità e dagli anni ; senonchè V avere questi perorato con franchezza sacerdotale contro gli abusi introdot- tisi nella società cristiana per lo troppo famigliare loro con- sorzio coi maomettani ; l' aver egli senza timore ripresi ne' suoi i pregiudizii dominanti in quella setta, rallegrati i fedeli del miglior loro avvenire, fece che venisse arrestato nel suo ritorno ad Antivari, e chiuso nelle carceri. Ivi, dice il padre Gonzaga ^), vilipeso e battuto , doveva subire la pena del fuoco per non avere cessato d'inveire contro Maometto e la sua legge; ma uscito salvo, dopo breve tempo, nel 1598, passò alla patria celeste. Molto spiacque tale perdita alla santa Sede , e procurò di tosto ripararla colla nomina di prudente ed operoso pa- store , il quale , e per le circostanze de' luoghi , e per la co- stante opposizione che ne avversava l' incremento religioso, sa- pesse conciliare le cose divine colle umane , la sapienza cri- stiana colla civile politica. Sopratutto poi stava a cuore del Pontefice il sostituirvi uomo dell'Istituto, che profondeva le sue fatiche in mezzo a quelle scabrose terre; che, oltre alle dette virtù, possedesse la favella di quel gregge; che avesse fortezza di animo da sostenere l' edificio santo per ogni parte circondato da nemici, collocato in mezzo agi' infedeli ed eterodossi, sprov- veduto di ogni sussidio terreno, sorretto unicamente dalle brac- cia della povertà cenobitica. Di varii nomi tenuti per piii a- datti a quella prelatura, Clemente Vili fece succedere al tra- passato dalmatino altro suo patriotta , il frate Tommaso del- l' antico e illustre casato degli Orsi, od Orsini, signori di Po- povo, il quale godeva grandissima fama e popolarità fra i cat- tolici e i settarii della Dalmazia superiore. La presenza del novello pastore, mentre i sopra ricordati missionari coglievano frutti copiosissimi, portò seco le pili consolanti benedizioni. Dal febbraio del 1599 al prossimo settembre ne dava i seguenti ragguagli alla santa Sede, i quali noi togliamo da una lettera del medesimo Pontefice dettata appunto in questo mese. "Con Digitized by Google , CAPITOLO DECIMOTERZO 317 animo lieto, gli scriveva *) , abbiamo benedetto ne' giorni de- corsi per la fraternità tua sulP ara del principe degli Apostoli, il sacro pallio che seco porta la pienezza del pontificale po- tere e la dignità del nome metropolitico, e, secondo il costume, abbiamo ordinato che ti fosse consegnato dal nostro procura- tore, onde colla grazia di Dio e coli' apostolica nostra benedi- zione tu possa trarre frutti maggiori nella vigna del Signore, e con coraggio virile esercitare il ministero che ti è affidato. Grandi sono le fatiche dei sacri pastori, grandi le sollecitudini, massime in questi tempi luttuosi e difficili, che paiou annun- ciarci i giorni estremi del mondo ; ma non meno sono grandi i premii, che il padre dell'umana famiglia ne tiene riserbati..:.. Sempreppiù confidiamo nel tuo zelo, onde vai acceso, e nell'a- iuto di Dio , da cui viene ogni nostra sufficienza : la tua pò- tente parola e il tuo esempio renderanno senza dubbio molte anime a Cristo redentore. E poiché i vescovi Rasciani di rito orientale, sparsi in gran numero per la provincia della Serbia, terra di tua giurisdizione primaziale , ci danno la consolante notizia di voler ritornare nel grembo della santa romana Chiesa, madre e maestra di tutti i fedeli , ti raccomandiamo di non indugiare a recarti quanto prima a quelle terre e confermarli nel santo proposito, da cui si spera un universale risorgimento. Essi medesimi ne' passati mesi ci hanno spedito più volte, il che tu non puoi ignorare, i loro Oratori, uomini religiosi, muniti di lettere deiproprii vescovi, nelle quali ci esprimono il desiderio del- l'unione. Noi li abbiamo sentiti, e con tutta umanità accolti : ab- biamo pure fatto conoscere col mezzo di nostre lettere di essere pronti a riceverli nel grembo della Chiesa cattolica, di trattarli quali figli e fratelli nostri, solo che rigettassero gli errori, rinun- ziassero allo scisma, professassero la verità della cattolica fede, riconoscessero la romana Chiesa per madre e maestra di tutte le Chiese. Tu adunque, che hai tanto lavorato per la salute di cotesti prelati , subito che sarai giunto alle loro chiese , e ti sarai con essi abboccato, fa che sì coltivino i buoni semini, Digitized by Google 318 CAPITOLO DEOIMOTERZO e colla benedizione di Dio prendano V incremento , portino i frutti della desiderata unione, si congiungano seco voi nell'u- nità della fede, e nella carità dello spirito-. Nell'anno seguente indirizzò un breve ^) al Ministro della provincia di Albania con cui riconfermava franchigie, privilegi, diritti, concessi negli ultimi anni dai suoi predecessori , soliti a riconfermarsi ogni decennio con un' apposita bolla. Soprappiii li abilita di ricevere chiese e abitazioni che per uso loro venissero offerte dai fe- deli, di ritenere senza scrupolo, o timore d'incorrere nelle cen- sure, ogni sorta di beni sì mobili che immobili ; e ciO in ri- compensa, (com' è solito largirsi alle provincie Minoritiche fra gl'infedeli) di aversi assunto l'incarico di portare la luce del vangelo alle circonvicine terre. Altre facoltà spirituali si leg- gono in questa scritta, dalle quali appare queir azione impor- tantissima eh' esercitava la novella provincia sotto l' immediata sorveglianza dei primati di Antivari. Se non che l'iniziamento dell'unione a cui erano volti tutti i pensieri del buon prelato si vide di un tratto avversato da uomini malvagi. Sacerdoti nazionali, gelosi della gloria che un umile francescano andava preparando a sé e al suo Ordine, si studiavano di pervertire V animo del Patriarca rasciano, dal cui cenno dipendevano le volontà de' suoi suffragane e le sorti di tutte quelle contrade. L' autorevole dignità di quest' uomo stornò fino ad uno i quaranta e piti de' suoi vescovi suffra- gane dalle buone loro disposizioni verso la Chiesa latina: del resto non potè impedire che i salutari germi non dessero a suo tempo il frutto desiderato. La messe era riservata al suo successore. Semi perversi furono pure gittati fra i cattolici del mon- tano : i pili doviziosi di questi guadagnati dal nemico andavan dicendo, di ravvisarvi nell' esterna disciplina dei novelli evan- gelizzatori molte usanze degli antichi settari, una spontanea pieghevolezza alle usanze maomettane; un fare estraneo al genio di quel popolo, perchè appunto vedevano in questa un Digitized by Google CAPITOLO DECBIOTERZO 319 argine che si opponeva ai vizii dominanti. Riprendevano in essi la troppa ritiratezza di vita, la ripugnanza loro nel prender parte al bnon tempo, alle abituali gozzoviglie, ai giuochi po- polari ; li volevano primi nelle danze, tanti eroi armati di spada e di archibugio, volevano ammirare il loro coraggio nelle di- sfide cogli armigeri turchi e cogli animali feroci. Queste inve- terate idee per le quali scadeva di pubblica opinione ogni buon missionario , vennero per ultimo rafforzate dalla presenza di un uomo, che colle insegne pontificali, sotto nome di vescovo di Stefania, percorreva quelle regioni, ridestando dovunque sprezzo e odio contro i novi operai. Il prelato di Antivari vedendo. che avversità così potenti frastornavano i suoi vasti disegni, e che la provvidenza voleva per alti suoi finì ritardare l'opera in- cominciata, lasciò frattanto la cura di que' fedeli alle sollecitu- dini degli animosi confratelli, e si condusse fra i cattolici sparsi lungo le sponde di sua arcidiocesi, non meglio degli anzidetti trattati dai turchi, uè meno bisognevoli di vigilanza pastorale. Visitò il contado di Pastrovicchio , abitato in massima parte dagli eterodossi, dove nella sua assenza si erano introdotti a- busi micidiali alla cattolica religione. Edificò a chiesta di que' terrazzani un nuovo convento , e , per le raccomandazioni di Clemente Vili, lo provvide di scelti francescani, chiamati dalle serafiche provincie di Dalmazia e di Ragusa ; riparò per loro uso r attigua chiesa di san Vito ; ricuperò i beni appartenenti una volta al santuario della Madonna di Rotacci, e ne dotò i nuovi cenobiarchi % La terra di Pastrovicchio guasta dal- l' ignoranza e dalla malizia de' suoi parrochi, era ridotta a scarso numero di cattolici : due di quegli, conosciuti pubblicamente quali seminatori di zizzanie e di false dottrine , furono tosto espulsi dalla provincia e sostituiti dai francescani del nuovo convento. Spedito dalla santa Sede a visitare le rive di Na- renta per sciogliere le liti insorte fra i vescovi di Macarsca e di Trebigne intorno al possesso di alcune parrocchie, trovò quivi il medesimo vescovo, preteso di Stefania, che con danno Digitized by Google 320 CAPITOLO DECIMOTERZO di que' cattolici aveva presa parte attiva in quest'affare. S'av- venne lungo quel viaggio in parecchi della missione montana, dai quali eccitato a consolare di sua presenza i neoconvertiti del loro gregge , si fece animo d' imprendere il giro dell' Er- zegovina e di ripassare gli aspri sentieri soggetti alla sua au- torità primaziale. Sembra che la provvidenza vel guidasse questa volta alla preda di un popolo , che oggidì si studia con tutti i mezzi a far conoscere il suo nome all'Europa. Rimessa la pace fra i vescovi contendenti, e rafforzate le parrocchie in- torno a Narenta da sacerdoti del suo Ordine, si recò a cono- scere di persona Marderio, vescovo eterodosso di Montenero, il quale, gli si diceva, era amico e ospite dei frati Minori, pro- tettore dei cattolici, anelante a passare con tutti i suoi nel grembo della Chiesa romana. Sebbene le disposizioni del pre- lato di Montenero non gli fossero ignote, ned egli avesse di- messo il pensiero di visitarlo a tempo più opportuno, ciò non di meno si valse di quest' incontro per incuorarlo nel suo pen- siero e sollecitarlo a non protrarre a lungo la sua unione col Capo della chiesa universale. L' arcivescovo Orsini si partì dal monastero di Cettigne colla speranza di vedersi fra breve ag- gregata alla chiesa una delle più importanti Comuni del mon- tano, ma colto dalla morte lasciò l'illustre amico dei france- scani ne' suoi pìi desiderii, non però abbandonato né da esor- tamenti de' suoi successori, sotto i quah, come diremo più ap- presso, diede testimonianze più evidenti ; né dai conforti e as- sistenze dei frati Minori. A tale grado di avanzamento religioso era condotta la cristianità di quelle terre, che, alla morte del francescano Or- sini (1697) la Curia romana ebbe molto a pensare e consul- tare per sostituirvi a quella sede un Pastore degno delle sue virtù, atto a sostenere con decoro sacerdotale il grave incarico delle missioni montane. A questa difficoltà si aggiungeva altra maggiore. Le gelosie e i mali umori insorti nel clero cittadino, che malvolentieri vedeva preferirsi gli estranei alla sua nobi- Digitized by Google CAPITOLO DECmOTEEZO 321 lìssima e antichissima cattedra metropolitica, erano venuti in questi giorni a segno, che, più che di rìsentimento, davano a- spetto di sollevazione ; onde la Sede romana dovendo studiare il modo di conciliare lo spirito nazionale colla chiesa, e met- tere in buon accordo T istituto francescano col clero secolare, nominò Marino Bizza, di ricca e nobile famiglia di Arbe, o- riunda di Albania, dove in queir epoca possedeva un vasto patrimonio, e conservava intime relazioni colle principali fa- miglie di Budua e di Antivari. Le onorifiche accoglienze ma- nifestate al suo arrivo da tutti i ceti degli abitanti ne atte- starono la comune soddisfazione. Prima di dare iniziamento al suo ufficio pastorale, consigliò i frati Minori, come maestri e custodi naturali della cattolica fede , e ne volle a suo lato i più provati nell'evangelico ministero ; al quale uopo aveva seco condotto, oltre un suo nipote, sacerdote di vita specchiatissima, il noto banditore della parola divina, frate Girolamo Nimira dell'Ordine dei conventuali. In compagnia di tali sacerdoti si portò senz'indugio nel territorio di Pastrovicchio , forse pres- sato dalla veneta Repubblica, che ne possedeva la parte ma- rittima. Il suo arrivo fu dovunque rallegrato da cordiali atte- stazioni di ogni rito. Famiglie numerosissime preparate dai missionari francescani a riceverlo, venivano guidate dai propri capi a presentargli l' omaggio di riconoscenza come al Pastore delle loro anime. Il modo suo poi di trattare con quelle genti, la singolare umanità e cortesia ond'era solito di accogliere particolarmente i Calogeri e gli adetti al loro rito, erano sì bene gradite dal genio di quegli abitanti, che senza altro in- dugiare bramavano di essere il popolo di una credenza, come Io erano di una favella, raccolti tutti, senza eccezione, sotto le ali di un medesimo padre, quale era il beatissimo metro- polita Marino Bizza. Mentre tale desiderio ferveva in mezzo al popolo di Pa- strovicchio, si scoverse che il patriarca serbiano aveva preve- nuto l'arrivo del Bizza con lettere e con mandatarii,'i quali 21 Digitized by Google 322 CAPITOLO DECIMOTEEZO annanciavano minacce e anatemi da atterrire ogni anima, che cimentar osasse di rinunziare alla propria credenza ; e quando ebbe notizia delle ovazioni prodigate da' suoi al metropolitano cattolico, impose e chiese per mezzo degli emmissarii tributi in danaro minacciando i renitenti con pene temporali ed eteme. Per cotesto violenti pretese ricòrse il Bizza a Francesco Mo- rosini , rettore della città di Cattare, a cui era soggetta quella porzione di Pastrovicchio , che ascendeva a oltre cinquemila abitanti. Morosini ugualmente minacciò di esilio , di galera e di altre pene al suo arbitrio riservate qualunque comuni- casse con quel nemico della cattolica religione, ospitasse i suoi nuncii, tenesse corrispondenze epistolari con lui. Le trattative deir unione rimasero frattanto sospese, e di£ferite a tempo più opportuno, per non porre a cimento la pubblica quiete e ri- destare le gelosie del turco che possedeva il rimanente di quei territorio. Non pertanto si trovarono soddisfatti i desiderii dei greci pastrovicchìani, i quali insofferenti di maggiore indugio , volevano in ogni modo mandare ad effetto i loro desiderii. Onde l'arcivescovo Primate di accordo con Morosini si vide ob- bligato a spedire per Venezia un Calogero con due oratori di suo rito, i quali manifestassero al senato la volontà del loro comune, e l'esortassero a levare colla mediazione della Corte romana gì' incessanti ostacoli del nemico. Era a sperare pronta e facile la riuscita, quando maneggi imprevveduti vel' invilup- parono maggiormente. Un prete cattolico, di cui la storia non volle dimenticare il nome, a sfregio del proprio carattere, in onta alla religione de' suoi maggiori e de' fratelli suoi, cattolici rispettabilissimi della nazione albanese, si fece patrocinatore della causa de' tristi. Francesco Scoro veo, sacerdote albanese, interdetto dall' altare pei mali esempii di sua vita, impenitente e corniccioso, viveva allora a Venezia. Quivi attese l'arrivo degli oratori, li sorprese con insidie, e ne fece preda. La buona fede e la semplicità dei nuncii cesse alle esagerate parole del- l' uomo di nessuna credenza. Senz' altro fare, si videro fra breve Digitized by Google CAPITOLO DEOmOTBBZO 323 in patria guidati da lui medesimo, la cui presenza nella terra nativa nocqae in appresso più della spada turca. A fronte di tanti ostacoli, parecchie di quelle principali famiglie, posposti i timori e gli umani riguardi, si affrettarono a deporre sull'altare della chiesa romana la professione della loro lede, delle quali il numeroso casato di certo Rado, del villaggio chiamato Braich, ne diede il primo esempio, che tosto fa seguito da altri di quel vicinato. A confusione poi di alcuni cattolici, nemici del cattolicismo , e a conforto di quelle sera- fiche famiglie, la provvidenza fece sentire le lagrime degli op- pressi nel cuore delia durezza mussulmana, donde vennero grazie copiosissime ; le quali, avendo molto giovato negli anni di pace in tutti que' possedimenti del turco e veneto dominio, stimiamo nostro debito di farne alcun cenno. Ricordava V arcivescovo Bizza , come , durante la guerra di Cipro un fanciullo di Arbe , suo patriotta e consanguineo , venisse fatto schiavo ; come, per le sue belle forme corporali, per indole piacevole, e svegliatezza di spirito, fosse condotto a Costantinopoli, ed educato con buona riuscita nella disciplina mi- litare ; come in appresso , per le egregie sue virtti e fatti di armi fosse innalzato alla reggenza di Anatolia^ e collo sposare una delle figlie dell'imperatore, divenuto famigliare di quel so- vrano. Ricordando tali suoi meriti, e l'ascendente che quegli aveva nella Corte degli Osmanidi, gl'indirizzo con patriottica confidenza una lettera, esponendogli la sua scabrosa posizione dinanzi al patriarca della Serbia, le vessazioni di Fatimia, donna delle più potenti famiglie mussulmane di Antivari ^), le mene di uomini tristi, onde la sua autorità andava ogni dì più isce- mando, fìnstrata la sua opera che per stretto obbligo doveva proteggere e dilatare. L'illustre schiavQ di Cipro si tenne a grande onore la visita epistolare del suo patriotta; sentì con dolore le sue sofferenze , e quantunque lontano ed estraneo a lui, alla patria, e alla religione in cui era nato, vi si adoperò con tutta sollecitudine presso l'Imperatore, e gli ottenne il Digitized by Google 324 CAPITOLO DECmOTEBZO seguente firmano : ''Il comandamento di questo nobile e sublime Sovrano, da tutti e in ogni luogo di questa terra, com' è do* vere, venerato e riverito, fa conoscere a Marino Bizza, arci- vescovo dei Franchi della provincia di Antivari, sostituito al vescovo defunto che, avendo egli pagato secondo il costume aspari ottocento e ottanta, gli venne concesso questo regale privilegio, nunzio di felicità, incremento di letizia, con cui or- diniamo, ch'egli sia riconosciuto quale vescovo della nazione Franca, e secondo la consuetudine della sua legge e del suo rito possa esercitare i diritti vescovili ; che tutti i preti e mo- naci debbangli essere soggetti e ubbidienti in tutto che ap- partiene alla sua giurisdizione episcopale ; che qualunque ere- dità di un prete, di un cenobita, o Calogero, morto intestato, non eccedente la somma di cinque mila aspari, passasse per antica consuetudine nelle mani del vescovo, se poi eccedesse la detta somma, in quelle dell'erario pubblico; che i loro lasciti alle chiese od ai poveri fossero distribuiti senza alcuna con- traddizione 0 diminuzione nella forma indicata dal testamento ; che il solo vescovo avesse il potere di accettare e approvare chierici, sacerdoti, e monaci, o di esautorarli, se indegni, se- condo il suo rito e la disciplina della sua chiesa ; che non fosse lecito ai sacerdoti secolari né ai monaci di unire i Franchi in matrimonio senza il permesso dell'arcivescovo; che se per diritto od ingiuria, uno rinunziasse alla moglie, o la moglie si allontanasse dal marito, ciò avesse a giudicare il solo ve- scovo ; che le rendite degli orti , delle vigne , dei campi , dei monasteri, dei molini, e di altri poderi fruttiferi, soliti a con- tribuirsi ai decessi arcivescovi, nessuno osasse denegarle a Ma- rino Bizza. Di Costantinopoli, 1609.„ Nell'anno seguente fu spedito un altro firmano al Sangiacco di Scutari e al Cadì di Antivari, net quale gli si ordinava di reprimere le audaci pre- tese del Patriarca serbiano, le sue estorsioni sui fedeli del me- tropolitano di Antivari, di costringerlo a starsi entro i limiti di sua autorità, quando farà mestieri colla mano armata. Di Digitized by Google CAPITOLO DECmOTBRZO 325 questi però e di altri favori dobbiamo molto al bailo veneto, e ad un potente turco di Albania, amico del Bizza, il quale , essendosi portato a Costantinopoli pei negozi di famiglia, aveva preso a compagno del viaggio il nipote del nostro prelato, e con calore trattata la causa sua. Come ebbe il firmano dal cadì di Antivari, con numeroso sèguito di sacerdoti secolari e regolari, e di cittadini cattolici, tra' quali alcuni di rito orientale , si condusse alla residenza metropolitica, da più anni pei tempi infelicissimi abbandonata da suoi Pastori, a fine di rendere grazie al cadì medesimo e alle primarie autorità turche. Quivi la prima volta, dopo l'ul- tima occupazione, si tennero pubbliche cerimonie ecclesiastiche nella chiesa di sant' Elia, che la cattedrale era già dimenticata e ridotta in moschea. Per tutto quel giorno si attese ad ascol- tare le confessioni, ad amministrare V Eucaristia e la Cresima, a spiegare la parola del vangelo, che a brevi intervalli veniva ripresa, ora dal venerabile pastore, ora da suoi missionari ; fu giorno memorabile in cui si ebbe ad ammirare fra quel gregge di Cristo uno stupendo movimento religioso. Da qui si diresse con buoni augurìi verso le montagne della Macedonia, ma fra le gioie ogni dove assaggiate lungo que' aspri e malagevoli sentieri, n'ebbe pure a trovare amarezze e pericoli di vita. Nella piccola- villa di san Giorgio della diocesi di Sappa, posta sulla sponda del fiume Boiana, essendo presso quel parroco, Tommaso Armani , in compagnia di prete Melliceo , suo cap- pellano, di Geremia Nimira dei Minori, suo teologo e consul- tore, di prete Angelo, suo fratello, e di un nipote chierico, venne aggredito nottetempo da una banda di turchi di Olchino, spogliato de' vasi sacri che seco portava per la visita pastorale, e d'ogni cosa di qualche valore. Verso la sera del giorno seguente, mentre passava ad altra parrocchia vicina , n' è in- contrato da un'altra banda di olchinesi; fatto schiavo, e col detto Armani e Teodoro Pasquali arcidiacono di Antivari, con- dotto in una selva, due miglia distante da san Giorgio. Quivi Digitized by Google 326 CAPITOLO DECMOTEBZO si consultava della sentenza capitale dei tre schiavi^ la quale non poterono in altro modo evitare che colPesborso di denaro^ che fu prontamente recato dai sacerdoti di quel vicinato. Non pertanto s' ismarrì per tali accidenti. Visitato in questa circo- stanza da missionarii alpigiani, scesi da varii punti a prender notizia del loro pastore, volle, in loro compagnia, compiere il giro di terra più esposta all' influenza de' settarii. Conferi col ricordato frate Pietro bossinese, avvicinò quanti potè de' suoi fratelli , predilesse a dimorare ne' loro conventi e nelle resi- denze parrocchiali ; e si partì meravigliato, come e' stesso ne lasciò scrìtto, del buon ordine!, dell' armonia che vide regnare tra i cattolici e i frati Minori, tra questi e il popolo domina- tore. Dall'esempio di que' indefessi operai si sentì animato a dettare alcune leggi al clero secolare, che occupava le posi- zioni del piano e delle marine, meno esposte ai bersagli del nemico, protette dalla vicinanza delle autorità cittadine. Com« mise ai missionari della provincia bossinese la Serbia setten- trionale per la quale Clemente Vili aveva già concessi privi- legi speciali, il rimanente alla provincia di Albania con tutte quelle regioni alpestri, che, oltre il lago di Piava , si proten- dono dal confine del Montenero fino al cuore della Macedonia; riservò al clero di Antivari e di Budua 1' altipiano che n' è limitato dai monti di Clementi, e le prerogative quali si con- venivano ad un clero dominante. Destinò il frate Antonio da Sebenico a perlustrare la regione da lui non ancora veduta colla seguente sua scritta: *A1 diletto in Cristo, reverendo padre, frate Antonio da Sebenico, dell'Ordine dei Minori Os- servanti, salute e benedizione nel Signore. Non avendo potuto recarci in persona, come era nostro debito e desiderio, ai luoghi montani di Clementi, onde consolare colla visita pastorale quel popolo della nostra diocesi, mancante tuttora di sacerdoti, di- giuno di Sacramenti e di ogni assistenza spirituale; abbiamo stabilito, prima dì metterci in viaggio per Roma, dove ci chia- mano affari pressanti della religione, di provvedere all' utilità Digitized by Google CAPITOLO DECIMOTEBZO 327 e salute loro colla persona di tua paternità reverenda. Confi- dando noi nella solita pietà tua, ti raccomandiamo di portarsi, tosto che si saranno disciolte le nevi dei detti monti di Cle- mentì, verso quelle regioni in qualità di Visitatore , e di as- sociarti altri sacerdoti del tuo Ordine. Ivi, come sarai giunto, avrai per prima cura di visitare le chiese ed esaminare le cose appartenenti alla casa di Dio, di confermare i fedeli, di correggere, secondo il detto del grande Apostolo, in pazienza e dottrina , esortando particolarmente di provvedere delle cose necessarie alla vita i ministri del Santuario per non vedersi più a lungo privi di Sacramenti e di altri alimenti spirituali. Per ciò ti diamo ampia facoltà di battezzare, di udire le confessioni, di prosciogliere dai casi a noi per diritto e consuetudine riser- vati, di estendere temporariamente le facoltà medesime ai com- pagni di tua missione, di benedire ì cimiteri secondo il co- stume di que' paesani, d'impartire la benedizione a noi con- cessa dal romano Pontefice. Se adempirai a qaest' uffizio con quella pietà e zelo, come noi confidiamo, avrai grazie copio- sissime da Dio onnipotente.,, Alle cure di questo bravo missionario, all'operosità de' suoi compagni, dobbiamo la fratellevole concordia assai bene progredita nelle comuni del Montenero, a cui avea dato l' ul- timo impulso quel nuovo apostolo della Serbia, Francesco de Leonardis, canonico e cittadino traguriense, che pei rari meriti fu poi preposto all' arcivescovato di Antivari. Marderio vescovo di Montenero, il quale, corrte dicemmo, aveva stabilito coU'as- sistenza del francescano Orsini di recarsi a Roma per deporre la sua filiale obbedienza ai piedi di santo Padre, ma impedito da affari pressanti del suo popolo l' aveva differita ad altro tempo ; decise alla fine coli' appoggio del Leonardis di man- dare ad effetto i suoi desiderii. Se non che, frastornato anche questa volta da gravi circostanze, indirizzò la seguente lettera ad Urbano Vili, che appieno isvela la purità di sentimenti e gli affetti cristiani, ond'era mosso questo illustre prelato. Digitized by Google 328 CAPITOLO DECmOTEEZO "Al sommo e grande Signore, al Padre e Dottore, per r autorità, per la volontà e grazia di Dio onnipotente. Padre, Figliuolo e Spirito Santo, glorioso e adorando Dio, il quale regge e governa tutte le cose, il quale è prima dei secoli e sarà senza principio e senza fine ; al Papa della grande ed in- clita Roma, al comun Capo di tutto l' orbe e di tutti i fedeli, all' amatore di Gesù Cristo, da Dio coronato, da Dio costituito sopra tutti i regni, splendente da un estremo all'altro della terra, illustrato e glorificato dai santi Apostoli , Marderio per la grazia divina vescovo della Macedonia, patria del magno Alessandro, e di Montenero, nel monastero del principe Gio- vanni Cernovich di Cettigne sul confine di Cattare. Quanto desiderio sia in me di vedere Roma, e di confermare la mia unione con cotesta Santa Sede, testificare verso di essa la mia fede e la mia venerazione , lo sa bene quel Dio onnipotente , che penetra i cuori e i pensieri degli uomini. Io già avevo di- sposte tutte le cose, che mi erano necessarie per la partenza, e n' avevo fatto consapevole di ciò la Sacra Congregazione per mezzo dell'arcidiacono Francesco de Leonardis e del ca- valiere Francesco Boliza ; ma aumentandosi semprepiù le voci del prossimo arrivo degli eserciti turchi, non senza grande mio dolore mi attraversarono i disegni : imperciocché questo popolo, a cui era nota la mia imminente partenza, colpito dal terrore del vicino nemico, venne con preghiere e suppliche a scongiu- rarmi , perchè non l' abbandoni in tale pericolo , né tolga ad essi il conforto e sostegno che riponevano nella presenza e neir autorità del loro Prelato. A tale desiderio e preghiera cre- detti di arrendermi per dovere. Che se, per la misericordia di Dio, verrà allontanato questo pericolo, e succederà la serenità al timore, mi porrò in viaggio verso l'Italia nel prossimo mese di agosto : se poi non cesseranno i timori, invierò due dei pri- marii Calogeri di questo monastero ai piedi di Vostra Santità, coir incarico di offrire a cotesta Santissima Sede la mia ub- bidienza e perpetua unione, e domandare da Voi la celeste Digitized by Google CAPITOLO DECmOTEEZO 329 benedizioue, come dal Padre comune, e successore di quel mas- simo e gloriosissimo Prìncipe supremo degli Apostoli ^ Pietro , a cui fu detto dal Signore : tutto quello che scioglierai e do- manderai degnamente sopra la terra, sarà sciolto e confermato ne' cieli. Spero e confido che, come io con questi miei popoli mi dedico e per sempre mi rassegno alla Vostra autorità suprema, cosi ancor Voi, quale supremo Pastore, Dottore e Padre, ac- coglierete tutti nel seno della Vostra carità ; poiché sta scritto : colui che viene da me, noi respingerò giammai. Nel medesimo tempo, mentre indirizziamo queste parole. Vi preghiamo di a- vere compassione delle nostre calamità, poiché da ogni parte siamo incessantemente vessati e oppressi dai nemici del nome cristiano. Noi stessi non manchiamo di esercitare le opere di misericordia comandate da Cristo Signore e di sovvenire cogli aiuti, per quanto le nostre forze permettono, agli afflitti cri- stiani del rito latino, i quali nelle loro afflizioni e fughe trovano rifugio nel nostro Monastero, che in queste parti può chiamarsi il porto e asilo comune della bersagliata fortuna dei cristiani ; e a questo titolo speriamo pur noi dalla Vostra carità e munificenza que' aiuti e conforti, di cui tanto abbisogniamo. Iddio ottimo, massimo, conservi sana e salva la Santità Vostra, e resalti in cielo e in terra. „ Il Pontefice lesse con grande giubilo la lettera di Marderio, Itccolse con molta umanità e benevolenza i portatori di questa, quali erano l'arcidiacono Bessarione, un Calogero e un nipote del vescovo, spediti da lui a prestare a nome suo e a nome di tutti i suoi monaci l' obbedienza dovuta, e a riconoscere per madre e maestra della fede la santa romana Chiesa. L'esorta nella risposta a non risparmiare fatica per la gloria di Dio e per la esaltazione della Chiesa cattolica, additandogli il campo dove spandere la luce della verità e richiamare alla nuova vita i popoli vicini, ingombrati dalle tenebre dell'ignoranza. Sopra- tutto vuole da lui , si adoperasse presso il suo amico , il pa- triarca della Serbia, a fine d' indurlo ad abbracciare la fede ^ Digitized by Google 330 CAPITOLO DECIMOTEBZO oggimai ammirata e desiderata da tutte le genti slave: rac- comandazione degna del Padre comune ^ da cui dipendeva la salute dei popoli, quanti v'ha a trovare dal Danubio alPA- driatico. La nuova luce penetrata ne' dirupi e nelle selve del Mon- tenero si diffuse ben presto fra i vicini e lontani paesi del medesimo culto. I frati Minori animati dai successi di questo popolo, si diressero verso le residenze dei prelati del rito o- rientale, annunziandogli la fede professata da Marderio, le gioie sentite dal supremo gerarca pei nobili sentimenti, letti nella sua graziosissima Ietterà, e le festevoli accoglienze fatte ai suoi oratori. Questa nuova venn' intesa con animo lieto da una gran parte degli amici di Marderio. Il metropolitano, Epifanio Stefanovich, che in quegli anni estendeva la sua giurisdizione sopra due sedi suffraganee, e sopra numerose anime di suo rito, sparse per le terre delia Bossina e della Dalmazia, li intrat- tenne nel suo episcopio, e volle esseme illuminato da essi me- desimi. La lettera trasmessa più tardi alla Curia romana in- tomo alla sua professione di fede è del seguente tenore : •Il- lustrissimo e reverendissimo Epifanio Stefanovich, nato in Onza, villaggio della Bossina, arcivescovo dei greci orientali della Dalmazia, e metropolitano di due chiese, cioè di Marcia nella regione chiamata Rovista, del dominio dell'Imperatore, a cui n'è preposto il vescovo Basilio, e di Bagne ddla Bossina di turca giurisdizione , a cui presiede altro vescovo di nome I- saia. L' arcivescovo Stefanovich estende la sua giurisdizione me- tropolitica sopra queste chiese, e abbraccia nella propria dio- cesi le due regioni di Glissa e di Lica. Nel territorio di Glissa tiene soggetti i seguenti luoghi: Glissa, Ghiun, Plamoz, Bel- grado, Getina, Dernis, Verlica, Sign, Sarpio, Pontaz, Gluz, Bilai, Bonich, Mostaibech, Ostrovizza, al di là del fiume Ghersan, Barticevo, Serban, Gacup, Prolog, san Nicolò, santa Maria, san Michaele, Pescam e Dinéredim. Nella regione di Lica pos- siede Enin, Scardona, Delin, Lachisiza, Gasich, Vrana, Zemo- Digitized by Google CAPITOLO DEOmOTERZO 331 nicoy Nadino, Policnik, Islam^ ObbrovazzO; Carban, Pagosìch^ Besilovichy Ostrovizza ; al di qaa del fiume Eerka, Stermizza , Gratazy Ofdina, Novibalai; Bibelich; Grìba^ Perassìch, Boduc, Radich e Boioich.» ^11 detto metropolita Epifanio^ ormai nelP età di oltre ot- tant' anni, abbiorò innanzi a me, nel mese di ottobre dell'anno 1648, nel castello di Pontadura, a nome suo e a nome degli abitanti dei detti luoghi , lo scisma e gli errori di sua famiglia, e depose nelle mie mani perpetua obbedienza alla Sede apostolica. Nutriva grandissimo desiderio di portarsi a Roma per offrire i debiti omaggi al Santissimo Padre , Inno- cenzo X, ma impedito dalla sua vecchiaia e dalla mal ferma salute, delegò a compiere quest'ufficio l'abbate del monastero di san Michele in Kerka con due altri oratori.,, ''Oltre a questo metropolita e ai sopramenzionati due ve- scovi, ebbi la consolazione di riconciliare colla santa romana Chiesa ottanta Calogeri parrochi ; de' quali i più noti, il padre Vittore, sacerdote di Pecce, Matteo Popovich diacono di Pa- strovicchio, e un altro diacono nato presso il lago di Podgo- rizza, Calogero del monastero di Cettigne sul Montenero, un altro alunno del medesimo monastero, figlio del conte della Zuppa, l'archimandrita del Montenero Bessarione dell'età di trent' anni, il quale mentre in Roma attendeva agli studii, fece la professione della fede cattolica e la rìnovò, fatto vescovo con solenne cerimonia ; sei altri parrochi della Zuppa, cioè, di san Teodoro, di santa Veneranda, di san Giovanni, di san Martino, di san Nicolo, di santo Stefano, i parrochi di Pa- strovicchio, i parrochi dei Mainotti di santa Veneranda e del- l' Ascensione, i parrochi di Montenero di Santa Maria, di Bor- gorodize, di Gospoie, di sant'Arcangelo, della villa Crocchiani presso Budua, della beata Vergine di Niegusi, di san Nicolò di Cattare, di san Demetrio presso la medesima città, di san Giovanni di Spizza, di san Luca, di san Giorgio, di sant' Ar- cangelo di Lupiza, di Santo Spulto, di santa Maria di Lustìza, Digitized by Google 832 CAPITOLO DEOmOTEBZO di san Giovanni Crisostomo, il prete protopapa di tutta La- stiza. Aggiungi a questi il parroco di molte ville del sangiae* cato di Lica, e quello del sangiacato di Glissa con molti altri. „ Chiaramente dimostra questa relazione , che né tutto il gregge di Marderio era ridato al culto cattolico, quand'egli deponeva ai piedi del supremo Pastore la figliale sua ubbi- dienza y né che all' opera di que' pochi da noi rammentati si debba il merito di tante conversioni. Era frutto delle fatiche di lunghi anni, e di numerosi soggetti, scelti a questa grande opera da tutte le famiglie serafiche, quante sono all' oriente del- l'Adriatico; che tutte dalle più inospite terre fino a q«este spiagge erano fra sé in colleganza, animate dal medesimo spi- rito, dirette da medesimi prìncipii. E la provincia dalmata di san Girolamo estendeva allora la sua giurisdizione da Capodi- stria fino a Dolcigno, e quella di Ragusa non mancava di eser- citare condegno officio entro i confini dell' Erzegovina e del Montenero ; ambedue in iscambievoli corrispondenze colla Bos- sina e coli' Albania montana. Principati selvaggi di varie lingue e di varie religioni erano il popolo che rimirava nel missionario francescano il suo amico, suo padre e benefattore, cui avvici- nava con fiducia per sentire consigli ora di un buono ordina- mento domestico, ora del come sottrarsi al cipìglio di un pre- potente od alle arti di un rivale, ed ora per sentire da lui una voce atta a rallenire i dolori e le ambascio. E sì alta stima onorava il venerando togato, che appunto, per essere egli spedito a sanare le piaghe dell' umanità e a consolare colla sua presenza gli afflitti senza interesse suo speciale, senza riguardo al culto, al grado, alla condizione , gli è perciò solo che per tali titoli era accetto a tutti, da tutti chiesto e desi- derato. A lui si devono, seppure tuttoggi v' ha traccia alcuna, le civili istituzioni, mercé le quali molte doviziose famiglie di infratterra s' invogliarono di visitare le colte contrade dell'oc- cidente, e fermarono contratti d' industrie e di commerci colle città dell'Italia, della Francia, e della Germania. La povera Digitized by Google CAPITOLO DECIMOTEBZO 333 Albania, un lembo della Macedonia, la Bossina , V Erzegovina, quanto possono vantare, ebbero tutto per opera dei Frati Minori. Questo lungo stadio di vita tranquilla (1573-1646), che diede campo a riconciliare gli animi di tante genti aliene dal vero sentire, non fu quella tregua di sonno inerte nelle rima- nenti mansioni del ministero sacerdotale, come più dì uno osò rinfacciare, né quel malizioso fare di un governo, che noi non cessiamo di riverire qual astro guidato dalla Provvidenza a il- luminare queste contrade. Se pur è vero che i nostri si rima- nessero neghittosi e tardi ad opere utili, piuttosto che destri e animati a ricomporre gli ordini scompaginati dalle lunghe sof- ferenze, 0 mettere a profitto i mezzi che stavano nelle loro mani per dare faccia nuova all'azienda pubblica; se pur ciò è vero, gettate uno sguardo sui moltiplici provvedimenti in quel frattempo prestati dal clero di ogni ordine, troverete la Chiesa dalmata né men fiorente né men sorvegliata di qualsi- fosse altra dell' orbe cattolico, troverete un illustre sacerdozio che nella paziente sua rassegnazione andò superbo di aver perso poco assai, guadagnato molto. Visitate i monasteri di ogni or- dine, salite le soglie di que' dei Minori, addentratevi nelle loro chiese e vedrete nei marmi, nelle tele, quest' epoca sopra tutte le altre fertile di monumenti, che oggidì attraggono dalle lon- tane regioni i curiosi e gli amanti del bello. Digitized by Google 334 CAPITOLO DEOIHOTEBZO Moie. *) Exponi nobis naper fecit dilectas fllius commissarius de ooria ordinisfra- tram minoram de observantia, quod in Capitalo sea congregatione generali sai or* dinis praedicti jadicatum fuit, qaod si in Castodia Albaniae ejasdem ordinis, eo qaod pluribas conventibas abande referta existit, in provinciam erieeretar, eiqae superior provinoialis sab titolo ministri, prout aliis dioti ordinis provinciis prae- ficeretar, ex hoc profeeto ejasdem ordinis decori et aagmento plarimam consnle- retar. Sed cam a fel. ree. Nioolao p. p. IV praedecessore nostro oantam foit, ne Dovae provinoiae hajasmodi apostolioa sede inconsulta et sino ejos speciali licentia erìgantar, et propterea id illi faoere non liceat, nobis hamiliter ipsias ordinis no- mine sapplicari fecit, ot in praemissis opportune proYÌdere de benignièate aposto- lica dignaremar. Nos imitar hnjasmodi sapplioationibas inclinati ac dicti Nicolai IV literaram tenorem praesentihas prò expresso babentes, ex sententia venerab. fratrum nostrornm s. r. e. cardinaliom saper rebus et stata regulariom deputa- torum tibi per praesentes committimus et mandamus, ut si praemissa dictae reli- gioni decus et atilitatem allatura fere cognoveris, custodiam praedictam in pro- vinciam, Tel tu ipso juxta constitntiones dicti ordinis auctoritate nostra erigas j rei superiorìbus ejusdem ordinis illam erigendi licentiam eadem auctoritate con- eedas. Non obstaatibus etc. Datum Romae apud S. Petram die V Martii pontìficat. nostri anno I. 1592. CWad. 2, 23,> *) Wading. JlcfMf. Pontif. ad an. 1696, '} De orione seraph. reiig» Tom. Jt. — P. Ottayio Spade r nelle sue tabelle dice : dira passus est a Turcis. ^) Wading. Regeet. Pontif. ad an. 1599. 0 Wading. Roffett. Pontif. ad an. 1600. *) Una pergamena dell' archivio di Lastaa riferisce : In Christi nomine amen. Anno nativitatis eiusdem millesimo sexcentesimo quarto, indictione secunda, lunae ▼igesima tertia mensis augusti: Havendo il Rev. Padre fra Felice di Pastrovic- chic deir Ordine de san Francesco, Minori Osservanti, come disse ottenuto da Sua Santità un breve di poter fabbricar una chiesa nel territorio di Pastrovicchio et acquistar li beni, come asseriva, dispersi di ragion dell' Abbatia di S. Maria di Rotasse per più concordemente attender a detta chiesa, da erigere , et come in quello, et havendo anco ottenuto il possesso temporale, et commandamenti esecu- tivi contro certi Calogeri usurpatori dei beni di detta Abbatia, et havendo de pi& supplicato inansi il Seren. Principe et Eccel. Collegio per detta causa come in quello, et de più essendosi opposto Tlllnst et Reverendis. Monsig. Lorenio Pi- sani, moderno abbate d' essa abbatia di Rotaszo in quanto però intendevano portar pregiuditio ad essa abbatia et suoi beni, overo alla giurisdition di quella, però esso fra Felice per se et per cadann, come potesse intervenir, havendo reeono- loiuto detto niustr. Pisani esser vero abbate di detta abbatia et Jlieni a quella spettanti con il suo legittimo possesso spirituale et temporale, et conoscendo non Digitized by Google CAPITOLO DECmOTEBZO 335 haver ragione aleaaa né poterne haver, ▼olontariamente si rimove da esso breve, et cadauna altra cosa da qaello dependente non pretendendo che per causa di quello possi esser fatto pregìnditio alcuno ad essa abbatia, beni, e i^urisditione suoi. Et esso Reverendis. Alonsig. abbate spontaneamente ha deputato et deputa, però a piacimento di S. S. R.ma il detto Padre fra Felice qui presente et ac- cettante con poter celebrare le sante messe nella chiesa di essa abbatia et cum autorità di scoder qualunque entrade per causa delli beni dell' abbatia nel Pastro- Ticchio et Asta, et cadauni altri beni ad essa abbatia spettanti , poner lavoratori , et affittuali, licensiar quelli fossero per nome però di esso Reverendis. abbate , potendo anco recuperar qualunque soKe de beni dalle mani di usurpatori di ragion di essa abbatia^ et per osservatione etc. sopra etc. Actum Venetiis in domo habitationis infrasorìpti Reverendis. Domini Abbatis de conflnio sancti Pantaleonis, praesentibus, ad praesentem llfagnificum et Excel- lentissimum, domino Attilio Pabio advocatis ... et domino Francisco de Jacobis q.m domini Joannis Bsptistae testibus. — Ego Nicolaus de Federici olim domini Petrì pubblicus imperiali et veneta auctorìtatibus notarius de praemissis rogatus . • • confeci, publicavi, subsignavi. Il medesimo atto venne riprodotto nel 1697 sotto Filippo Bragadin rettore e proveditore di Cattare e del suo territorio. ^ Era costume, e si conservò fino agli ultimi tempi in molti luoghi dell' Al- bania, che missionari e Calogeri costretti ora dalla necessità, ora dalla fona, bat- teiiassero i bambini dei turchi, ritenendo questi di rendere con tale cerimonia im- muni i loro figli dair incantamento delle screghe, dall'odore noioso a cui vanno soggetti, e da altri avversi incontri della vita. Fatimia, che con promesse e mi- naccie non solo non potè ottenere per suo figlio questa cerimonia dal nostro Pre- lato, ma lo trovò renitente e severo, concitò contro di lui tutte le famiglie e au- torità turche. •- U vescovo di Sappa non sapendo come togliersi a tali perpetue chieste, interpellò nel 1641 la congregasione del Santo Ufficio, se sacerdoti pres- sati dalla fona a quest' atto potessero usare la materia del battesimo sema la forma debita; fu risposto negativamente. Urbano Vili per liberare dai pericoli quel Sacerdosio, e nel medesimo tempo affezionarlo al nemico, approvò in iscambio la seguente pia preghiera: Predkuè et meritiè Dominae nostrae semper tmma- eulatae Virginis Matris Dei et Domini nostri Jesu Cristi Mariae fflorioeissimae , keatarumque Fideiium, ip$e Crietus Jesus, ftit iilwninat omnem venientemt in kune mundum, te iUuminet et convertat, imperet febri et dimitlat. Digitized by Google 336 tuamnxLO msoxMoqvAxao. (1646 -- 1735) Arg^omento» Effetti della' guerra di Candia — invasione deW antica Li^ bumia — fatti di armi nelle pianure di Zetnonico — sconfitta de* turchi sotto Crappano — successi prosperi delle armi venete nel litorale di Macarsca — nuove vittorie nel territorio di Zara — martirio e virtù di prete Sorich — i frati di Bossina saU vano molte famiglie cattoliche — sono ricevuti trionfalmente a Sebenieoj e regalati del palazzo di Foscolo — movimenti del" ì Albania — martirio di fra Giacomo Sernano e di fra Fer^ dinando di Arbisota — i Minori della Bossina ottengono soc-^ corsi da principi occidentali — i turchi molestano nuovamente U Primarie — sofferenze de Minori — i veneti ne rincacciano per sempre il nemico — nelle conquiste della Repubblica si ri^ stabilisce il culto divino — nuovi istituti di educazione eccle^ siastica — a Selve si edifica un conventivo pei padri Eremitani — risorge la chiesa di Sona per V attività del suo pastore — eccidio deijnonasteri della Bossina — sofferenze di qué mis^ sionarii — la loro fuga sul confine dalmatico — martirio del vescovo francescano di ScutarL Digitized by Google CAPITOLO DECIMOQUAETO 337 I progressi della grand' opera, onde sempreppiù si andava illustrando la chiesa cattolica per lo zelo dei frati Minori nella lunga quiete di oltre settanta anni^ furono arrestati da nuova e quasi improvvisa guerra, più accanita e micidiale di quante avemmo finora a toccare. Il disegno della conquista dell'isola di Candia da più anni maturato ne' secreti consigli della corte ottomana, e nel 1645 messo in pratica col solito fanatismo religioso, portò seco tutti i flagelli di cui il nemico della Croce poteva disporre a danno delle nostre contrade. Sia per distrarre le forze della repubblica ed impegnarle a custodire e difendere una linea di terra, quant' è la Dalmazia da Zara alle bocche di Cattare ; sia per avere il definito possesso di questa pro- vincia rimasta sola oltre l'Adriatico libera dal giogo maomet- tano; sia anche, come altri vuole, per riuscire, superato questo antemurale, a dominare i suoi porti e i golfi, e vuotare gli eserciti sull'Italia; è certo che, prima di attaccare quell'isola, masse di predatori muniti di ogni arma si videro invadere lo nostre campagne e minacciare le città litorali. Scesero dai di- lettosi ozii all' aspro maneggio delle armi eserciti regolari con tutto il corredo di munizioni: vi scese per primo Hall bei, sangiacco di Lica, e si unì al figlio Durak che teneva in suo potere Vrana e le terre adiacenti : lo seguì il pascià di Bos- Sina con venti mila ben agguerriti combattenti. Una quantità di villani dell'antica Libumia e delle rive del Tizio caddero Digitized by Google 338 CAPITOLO DECmOQUABTO nelle loro mani ; le loro chiese convertite in moschee, le altre, che non facean d'uopo al culto della Mezzaluna, atterrate o ri- dotte a fenile ; i conventi de' monaci greci , quello di Carino de' Minori Osservanti , ristauraio e ripopolato dopo l' ultima guerra, furono dati alle fiamme. D sacerdozio nella disperata sua posizione si volse a raccogliere le masse dei terrazzani per addestrarle a sostenere gli scontri del nemico colle armi da taglio e da fuoco, guidarle pei sentieri non ancora occupati a fine d' affrontarlo da più lati e d' impedirne i suoi progressi. Tanta fii la perizia delle intrepide guide, tanto l'ardore di queste milizie, che, lasciati i presidii nazionali ne' luoghi più esposti, uscirono coi rinforzi sopraggiunti da Zara a sfidare corpi intieri dell' armata nemica. Un fiero combattimento s' im- pegnò sulle pianure oltre Zemonico tra i nostri e l'immensa oste del sopra ricordato pascià di Bossina, mentre, dopo la presa di Novegradi, muoveva alla conquista di Sebenico. Fra i sacerdoti ivi caduti si ricorda il frate Giovanni Miglieovich, guardiano del convento di Carino e cappellano di tutto il con- tado di Zara, il cui corpo venne tosto trasportato dai fedeli e sepolto in una campagna presso il villaggio di Smilcich ^). Fra le prove di un eroico valore, animato dalla Croce ne' primi confiitti di questa guerra, si udì con somma allegrezza quello di una piccola terricciuola dei contorni di Sebenico. De- molita che fu la fortezza di Verpolie per essere debole a re- sistere all'attacco del nemico, gli abitanti furono costretti a sloggiarvi, e cercarsi una nuova patria, che ne veniva indicata suir isoletta di Crappano, la quale essendo da poche case a- bitata, e pochi passi da terraferma discosta , offriva varietà di mezzi al sostenimento delle loro famiglie. Ma come è solito che il nostro montagnuolo difficilmente si addatti sulle prime alla vita di mare, meno ancora sappia approfittarsi de' molti- plici suoi tesori, così i nuovi ospiti privi del vitto giornaliero, non cessando di maledire al nome turco e al suo profeta, si diedero, aiutati dagli abitanti di YodizzO) a danneggiare gl'in- Digitized by Google CAPITOLO DEOIMOQUAKTO 339 vasorì nelle loro tenute di Zagorie e dì Glissa, donde ritor- navano ricchi di ogni sorta di provigioni. A punire quel!' au- dacia, il medesimo pascià mandò contro V inerme villaggio quat- tro mila uomini di ogni arma. Il luccicar degli elmi e delle sci- mitarre ai primi raggi di un bel mattino avvertiva i nuovi o- spiti dell' ultima loro ruina. In quell' estremo pericolo, che non lasciava alcuna speranza di salvezza, uscirono di convento i frati Minori, ai quali era affidata la cura delle anime, corsero le case raccogliendo maschi e femmine atti a prestare il soc- corso, n primo attacco fu energicamente respinto "in cui se- gnalò il suo valore frate Pietro Messalini di Zara, guardiano allora di quel convento, il quale con la croce in una mano e la sciabola nelP altra, diresse la difesa in modo, che vani tor- navano tutti gli sforzi del nemico ^).„ Per tale onta avendo dato di piglio alle armi tutto l'esercito stanziato alla sponda opposta, si pensò di meglio provedervi. Raccolti tutti nella chiesa, e offerta una breve preghiera, levarono il Crocefisso miracoloso, che que' padri avevano seco portato nel primo loro ingresso sull' isoletta , e il trasportarono nella torre edificata nelle passate invasioni. Quivi portati terra, acqua, pietre, travi, e tutto che poteva servire a difesa, si chiusero entro e mu- rarono la porta, aspettando frattanto qualche soccorso dai vi- cini villaggi. Nel primo assalto, che per il numero di armati doveva isgomentare una ben difesa fortezza, versavano loro addosso, scrive Brusoni ^) una pioggia, e grandine maravigliosa d' acqua bollente, travi, mattoni, e quanto venne loro alle mani. I turchi, che si erano fermati a vista di quella briccola a di- segno di superarla con lo spavento della loro presenza, veduta così brava difesa, consigliarono il pascià d'adoperarvi il can- none, per disbrigarsene ad un tratto. Ma il pascià, disprezzato cosi fatto consiglio, come indegno della sua riputazione, ne co- mandò l'assalto da tutte le parti, incontrando però così ma- ravigliosa opposizione, che altro che il soverchio numero non gli poteva dare speranza di prospero evento. Ma perchè un . Digitized by Google 340 CAPITOLO DEOIMOQUABTO tanto valore non restasse senza soccorso, come non resterà mai senza memoria, volle Dio, che la galea padovana coman- data da Danio Dotto cavaliere di molta esperienza e virtù pas- sasse di quivi per Cattaro. Sì che udite le voci di qn^ in- felici, voltò la prora a quella parte bersagliando il nemico col cannone di corsìa. Dopo che, continuando i tiri de' fianchi, fece tanta strage de' turchi , che battuti ancora dalla costanza de' Vodizzani e Crappanesì, si presero partito di ritirarsi, lasciando poco meno di mille cadaveri su quella campagna, e conducen- done via grosso numero de' feriti. Il giorno seguente, essendo- sene partito il nemico, uscirono dal loro asilo a far festa sopra i cadaveri de' turchi, portando le teste di molti quasi in trionfò sopra la punta delle scimitarre. „ La nuova di questa gloriosa giornata volò rapidamente fin oltra i monti, spargendo dapertutto fiamma d' insolito ar- dore per la salvezza della patria e della religione ; onde il clero cattolico del confine dell' Erzegovina e del Primorie, a cui iiel generale sbigottimento non restava altra sorte iu fuori di quella di soccombere per sempre al duro imperio del nemico, o di scuotere per sempre il giogo obbrobrioso, prese animo nel mezzo delle sue angustie, e tosto si volse a trattare colle autorità venete della dedizione delle singole parrocchie. Per la terza volta vedeva egli sventolare i vessilli maomettani sulle torri da' suoi villaggi, distrutte e ridotte ad usi nefandi le sue diiese, sprezzate e derise le cerimonie dell' avito culto , profanate da barbare costumanze le sue feste. Una santa vendetta della patria e della fede lo spronava a inalberare la Croce e brandire la spada, tracciare a' condottieri piani di oflesa, additarne i luoghi e le vie poco o niente praticate dal vestigio umano, farsi guida e' stesso degli eserciti, e sostenerli con coraggioso esempio ne^ [Hil pericolosi cimenti. I frati Minori, ai quali si deve questa felice impresa, ricordando essi alle Comuni i beneficii goduti sotto il mite governo della Repubblica, e la sevizie di un prin- cipe infedele che aveva lasciate memorie dolorosissime in tutti Digitized by Google CAPITOLO DECIMOQUABTO 341 gli angoli dell'infelice loro patria; ricordando le passate e le presenti vicende dei dae disparati governi, sollevarono quanti villaggi e bollate sorgevano da Narenta a Cetina. I primi moti degli ardimentosi Prìmoriani tentati sullo spuntare del- r anno 1646 prennncìarono felici angurii alla vegnente stagione, più propizia alle armi. Il mese di gennaio esordì con prosperi successi, lieto pei veneti, più lieto pei combattenti terrazzani. Quali e quante cose si operassero , quale attività si spiegasse idlora dal suddito e dal nuovo padrone, ne parla la seguente memoria diretta il primo giorno di febbraio dal vescovo fran- cescano di Macarsca, e dai nobili della città al Serenissimo Principe. *A1 Trono sublime di Vostra Serenità umilmente pie- gano la fronte, e prostrano il cuore fra Pietro Carlo vescovo di Macarsca, ed altri sette gentiluomini eletti, come per pub- blica procura appare, da tutto il popolo della provincia di Craina. F tam reservatis, quam non, sexdecim Currus frumenti absque aUqua Tractarum lurium, seu dirictuum exitur» solutlone damus, donamus, et Impartimur, ea tamen lego, quod dicti Cur- rus sexdecim frumenti asportentor ad Monaateria diot» Provinci» prò dioton fra- menti asportentur adBIonaateria dict» Provino!» prò dictorumfratrumsubstentatioBe tr: victu; Ita quod a pr»dìcto die in posterum dicto nostro Beneplacito perdurante, liceat pr»dictis fratribos, seu eorum Procuratori pr»dict08 sexdecim Currus frumenti absque aliqua tractarum lurium, seu dirictuum exitur» face re. Mandantes propterca vobis, et unicnique vestrum pr»nominatis officialibus, et subditis nostris, ut eis- dem fratribuB, sive eius Procuratori pr»dictos sexdecim Currus frumenti absque aliqua Tractarum lurium, aen dirictuum exitur» solutionesingulis annis, ut pr»fer- tur libere extrahere, et asportare permissum esse faciatis. Cauti aevis agore fieri et permittere ratione aliqua, sive Causa. In cnius rei Testimonium pr»sentes fieri iusaimus nostro magno Negotiorum pr»fiati Citerioris Sicilia Regno Sigfllo a tergo munitas. Datum in Soorìalis Monasterio die trigesimo mensis MaiJ. Anno Domini millesimo, quiacentesimo, aexagesimo quinto. — Io el Rey^ Dominus Rex man- davit mihi Didaco de Vargas Y.t Polo R^ et Proto; et Mag. Cam. V.t Comes Qe- neralis Thesau. - V.t Pignonua R, - S. Tener vero literarum concessionis alio- rum ceto Currum frumenti sequitur in hao verba: D.n Philipo por la Grafia de Dica Rey de Castilla, de Aragon^ de Leon , de las dos Sicilias, de Hierusalem, de Portngal^ de Hungria, Dalmatia, Croatia, Navarra, Qranada, Toledo^ Valencia, Galizia, Mallor^a, Sevilla, Cordona, Cordoba, Corsega, Morcia laen'Me los Algarbes^ de Algesira, de Qibraltar, Islas de Ca- naria, Indias orientales, y occidentales , Islas , y Tierra firme del mare Oceano. Archiduque de Austria. Duque de Borgona, Brabante, Milan, Athenas, y Neop»- Digitized by Google 366 CAPITOLO DECmOQUAETO trìa, Conde de Habspurg, de Flandes, y de Tjrol, de Bar9enona, Rossellon, y Cer- baoia, Marques de Oristan, y Gocceano. — AlI'Illastre D. Juan Alfonso Pimentel de Herrera Conde de Benavente, Primo Nostro Visorey, Lugarteniente, y Capitan Genera] en el Nostro Reyno de Napoles , Salud y dileotion. Per quanto havida considera^ion a la roacha necessidad, y travasos qoe padecen log Frayles de la orden de San Francisco de la observan^ia (te la Provincia de Dalmatia por tener sas Monasterios^ y Conventos entre Infieles, y qae con la extraccion de diez, y Seys Carros de Trìgo desse Reyno^ qoe gosan en cadaano anno por conccssion de Imperador mi Abaelo, qae aya gloria no se pueden sostentar; He tenido por bien de les orecer ladha extraccion otros ooho Carros mas à fin qae de aqui a- delante gosen en todo de yeynte y qaatro Carros de Trigo en cada un anno fVan- cos de derechos; Por onde por tenor de las presentes de mi 9Ìerta scien^ia de- li berad amente y consulto, y por mi Real authorìdad os encargo, y mando prove- ays, y deys orden, que ala persona, ò personas que para elle huvieren bastante, y legitimo de los dichos Conventos, y Religiosos de la Provin9Ìa de Dalmatia se permitan, y dexen Saoar desse Reyno los dichos oche Carros de Trigo de au- gamento en cada un' anno sobre los diez, y seys, que gozan durante mi Bene- placito en la misma forma^ y manera, y con las mismas condiciones, qoeaquellos les fueron concedidos, de manera, qae de aqui adelante gocen enUodo de la ex- tra9Ìon de veynte, y qoatro Carros de Trigo en cada un' anno francos de todos dere^hos, assi ordinarios, comò extraordinarios, y de nuovo impostos i essa mi Reg. Conte debidos^ y pertenecientes. Que talea mi voluntad; Datom en Madrid a yeyente y tres de deciembre de mil 8eys cìentos, y seys. — Io el Rey. Dominos Rex mandavit mihi Joanni Lopez de Tarate - V.t Comesi, et p. Pret.o, et Mag. Cam. V.t Cclestris R. - V.t Quintana Duegna B. - V.t Sala- manca R. - V.t Vaimus R. - V.t Lanz R. - V.t Aragon R. - Cumque nobis no- mine dictorum fratrnum humilitèr supplicatum fuerit , ut prieinsertas literas , ao omnia, et singnla in eis contenta approbare, et confirmare, et qnatenus expediat de novo ex Regia nostra munificentia priedictas facultates, et licentias iuxta te- norem dietarum literarum illis concedere dignaremur 5 Nos prsfatapetitione benigne suscepta eisdem modo quo sequitur annnendum deorevimus; Tenore igitnr pne- se/atinm ex certa scientia, Regiaque authoritate Nostra deliberate, et Consulto, ao exl gratia speciali, maturaque Sacri Nostri Supremi Consilii accedente deliberatìone priedictis fratribus Ordinis Sancii Francisci de observantia pr»dict«D Provinci» Dalmatis, dictas licentias, et facultates extrahendi sìngnlis annis a dicto Nostro Citerioris Sicili» Regno dictos viginti quatnor Corrus frumenti iuxta tenorem pr»- insertarum literarum, quatenus fuerunt, et sunt in earnm possessione, ac ipsas li- teras in omnibus suis clausulis, pnnctis, et articnlis a prima eins linea usqne ad ultimam de verbo ad verbum prout iaoent, laudamns, approbamos, ratificamus , et conflrmamus, et quatenus opus sit priediotam gratiam extrahendi dictos viginti qoatuor Curros fVumenti ad nostrum Regium Beneplacitum, et absque aliqua trac- tarum, et lurinm, sive dirictuum ordinariorum, neque extraordinariorum,neque novas Tm- positionis hujusmodi extractionis de novo conoedimns, et donamus, nostraque hn- iusmodi laudationis, approbationis, et oonfirmationis mnnimine, seu Praesidio robo- ramus, et validamus. Volentes, ut expresse decernentes, quod prsesens Nostra ap- probatio, ratificatio, et conflrmatio sit, et esse debeat pr»dictis fratribus, stabilis Digitized by Google CAPITOLO DECmOCUABTO 367 Realis, valida, atqae firma. NuHomqne in Jadiciis, aut extra seotiat impa^nationis obieotam defectas, Inoommodam, aut noxie caius libet alterius detrimentum, sed in sno semper robore, et firmitate persistat. Et ot premissa qnem volomns sortian- tur effectam. Illastribus propterca Speotabilihas^ Nobilibas, magniflcis, dilectis Con- siliarìiSy et fldelibus nostris, Proregi, Locamtenenti, et Cap. Generali nostro Rfag. Cam. Protton., Magistro Justitiario, eorumque Loonmtenentibas Sacro nostro Con- silio Castri Capaanffi, Pr»sidentibas, et Rationalibos Cam. nostrse Sammie, Re- genti, et Jndicibus Magn» Cnri», Vicari», Sorib® portionum, Thiesanrario nostro Generali, sea id officiom Regenti: Advocatis qaoque, et Procuratoribas fiscalibas, Ceterisque demum aniversis, et singnlis offici alibas et snbditis nostris maioribas« et minoribus quooumqae nomine nnncnpatis titolo, officio, anthoritate et potestate fungentibus, tam pr»sentibos, qaam futarìs in eodera Regno constitatis, et con- stituendis, dicimas, prieoipimas, et iabemns. Quatenas haiasmodi nostram laudationem, ratificationem, et confirmationem, sea novam eoncessionem, omniaqae et singola sa- perìus expressa, eisdem Fratribus teneant firmiter, etobservent,teneriqae, etinvio- labiliter observari faciant, p. qaos deceat iaxta pr»sentiam seriem, et tenorem pie- niorem contrariom nullatenns tentatari, ratione aliqaa, sive caasa. Qaat. offlciales, et sabditi nostri p.cti gratiam nostram Caram habent, ao prieterire, ei Indigna- tionis nostra) incursam p»na ducatorum mille nostris inferendoram serariis capiont evi- tare. In caias rei testimoniumpriesentes fieri iassimas nostro magno negotioram pre- fati Citeriorìs Sicili» Regni Sigillo impendenti manitas. Datum in oppido nostro Ma- drid! die nono mensis S.bris Anno a Nativitate Domini millesimo , sexcentesimo , vigesimo Tertio. Regnor, aatem nostr. Anne Tertio. — Yo el Rey. — V.t Co- mes R. - V.t Caimas R. - V.t Petrus Corsettas R. - V.t Jordanus Ursinas R, V.t Marchio Floresta R. - V t Carolos Tapia R. - V.t Salamanca R. - Dominas Rex mandavit mihi Frane. S.mo de Castillo - Nihil solvat, qaia esempti - Morello prò Taxat. "3 Di questi profoghi si popolarono allora le ville di Racischie di Curxola; di san Martino di Brazza; di san Giorgio, di Gelsa e di Plame dell'isola di Le- sina; un angolo della borgata di Li#sa. — P. Ant. Lulich loc. cit. ■Q P. Ant. Lulich, loc. cit. ") P. Ant Lulich. Stato del dalmata pr. del Ss. Redent *') Nella pace di Carlovitz fu stabilito: che le fortezze di Knin, Sign, Citluk 0 Gabella, rimanessero alla repubblica, e che per non turbare la tranquillità de' confini si tirassero lìnee rette dalla fortezza di Knin a quella di Verlicca, da questa a Sig^n, da Sign a Duare, da Duare a Vergoras, e da Vergoraz a Citluk } sicché dentro delle dette linee verso il dominio veneto e il mare tutte le terre e distretti con li castelli, forti, torri e luoghi chiusi s' intendessero de* Veneti. — Che in fronte delle nominate fortezze si assegnasse da' comissarii per territorio lo spazio d'un ora di paese con linea retta, o semicircolare, conforme alla convenienza del terreno; e la fortezza di Knin avesse il suo fianco verso la Croazia sino al con- fine cesareo senza verun pregiudizio de' tre domini! dei quali cadesse il termine in quelle parti. — Che i distretti di Ragusa rimanessero nello stato in cui erano prima della guerra. — Che rimanessero alla repubblica Castelnnovo e Risano con le loro terre. — Che i comìssarii principiassero le loro operazioni all'equinozio Digitized by Google 368 CAPITOLO DBCmOQUABTO del prossimo marzo. — Che i faorasoiti d' ambi gli Stati fossero persegaitati, presi e consolati. — Ciie ciascano de' principi potesse riparare e fortificare le posse- date fortesae, ma bob fabbricarne di nuove appresso il confine 5 né il saltano ri- costruire quelle spianate dalla repubblica. -— Che riguardo alla reh'gione, traffico libertà e permutazioni degli schiavi si osservasse lo stile delle antecedenti capito- lazioni. — Qli acquisti fatti dai Veneziani in Dalmazia in questa guerra vennero chiamati acquisto nuovo per distìnguerli dall'acquisto vecchio delle città litorali 5 come pure dopo la pace di Passarovitz seguita pochi anni appresso venne detto nuovissimo l'acquisto che fecero in Dalmazia in conseguenza della pace anzidetta. Cattalinich. 8t. deila Dalm. Tom. 3. ><) Cattalinich. St. della Dalm. Tom. 3. lib. 6. Digitized by Google 369 IUUPXT0X.0 DECXHlOQVniinFO. (1735 — 1797) Argomento. / conventi del confine dalmato ssi trovano in necessità di segregarsi dalla provincia bossinese — formano una provincia separata, detta prima di san Caio, poi del Santissimo Reden^ tare — sua estensione — operosità de' suoi alunni nel procu^ rame incremento — trista posizione dei Minori della Bos^ Sina — un firmano del Gran Signore j Mustafà Han, diretto al pascià della Bossina vuole godano gli antichi diritti e privi" legi — nulUtó di questo firmano <— i monasteri di Slavonia e di Ungheria si emancipano dalla provincia bossinese — formano una provincia propria^ intitolata di san Giovanni di Capistrano — altre disavventure toccate ai missionarii bossinesi — elogio del provveditore della Repubblica ai francescani della Dalmazia — determinazioni della Repubblica a ilanno delle famiglie mi^ noritiche — alla provincia francescana di san Girolamo vanno aggregati i conventi di Levante — prospetto dei monasteri verso la caduta del governo veneto. Si Digitized by Google 370 CAPITOLO DECIMOQUINTO 1 eco stante alla divisione dei confini segnati fra i pos- sedimenti della Eepnbblica veneta e la Turchia^ segui la divi- sione delle famiglie francescane comprese entro i limiti della provincia^ chiamata Bossina- Argentina , la qnale a brevi di- stanze, lungo le terre delle due potenze, contava molte par- rocchie, vari ospizii e monasteri, rimasti in vita dopo i disastri finora toccati. La causa di questa divisione , è da ascrìversi , più che ad altro, ai prìncipi! opposti dei due stati circa la tol- leranza del culto cattolico e de' suoi ministri. Mentre Venezia prodigava moltiplici favori alle famiglie del suo dominio, de- corava di arti le loro chiese, consolidava viemaggiormente la loro esistenza con privilegi, con soccorsi di ogni maniera; Co- stantinopoli, 0 meglio il pascialato della Bossina e dell'Erze- govina, ne chiudeva le chiese, vietava il culto pubblico, pro- scriveva i francescani e il loro abito , aggravava *di balzelli i monasteri, imprigionava, batteva a suo talento : ond' era dive- nuto impossibile il consorzio famigliare degli uni cogli altri , pericolosi i viaggi dei Ministri della provincia obbligati ogni tratto a perlustrare le parrocchie e i monasteri, pericoloso il passaggio di chi era destinato a recarsi da una dimora al- l'altra per dovere dell'obbedienza, o della cura delle anime. Onde superare cotesti ostacoli, che senza tregua si opponevano alla durevole loro unione, non avevano trascurato né gli ani Digitized by Google CAPITOLO DECmOQUINTO 371 né gli altri d'interessare le potenze cattoliche, né d'impren- dere essi medesimi viaggi aspri e dispendiosi, né di ricorrere agli amici più intimi dei pascià, dai quali più che dal sovrano, di tutto che qui si operava, dipendevano e la tolleranza del culto, e la stabilità e V osservanza delle leggi ; ma tutti i buoni nfficii terminavano in pronte e benevoli promesse senza mai portare un soddisfacente effetto. Per lo che riferita alla curia di Roma la trista posizione di quelle famiglie, giunte a segno da non potersi più a lungo conservare nell' equilibrio della se ^ rafica osservanza, né mantenere tra sé le antiche relazioni, in- dispensabili al buon ordine delle singole membra, il Ministro, commissario generale, che fu allora Giuseppe da Ebora, chiese, e devenne coli' assenso di ambe le parti ad assegnare i con- venti e le parrocchie a ciascuna delle dette provincie, attenen- dosi meglio che si poteva ai confini civili fissati nella pace di Passarovitz. Quindi nell'anno 1735, ai ventidue di gennaio, fu emanato il decreto , per cui le famiglie del dominio veneto , situate al di qua dei monti furono costituite in nuova Pro- vincia, sotto il patrocinio di san Caio papa e martire ') ; la sua giurisdizione venne estesa sulle terre dell' acquisto vecchio, nuovo e nuovissimo ^), coi conventi di 1. VisBovaz: Madonoa delle Grazie 2, Zaostrog: Madonna Assunta d. Macarsca: Madonna Assanta 4. Sebenico: San Lorenzo martire 6. Xivogostie : Santa Croce 6. Sign : Madonna delle Grazie 7. Aìmissa: San Francesco d'Assisi 8. Knia : Sant'Antonio di Padova 9. Garin': Immacolata concezione di Maria Ospizii : 1. Sachiure: Sant'Antonio di Padova 2, Brazza: San Martino 3. Spalato: Madonna Annunziata Nel medesimo anno, in cui fu promulgato il decreto ram- mentato, la provincia di san Caio si accrebbe del nuovo mo- nastero d' Imoschi , r erezione del quale si deve, dice Lucio Na^entano, alle piissimo cure del serenissimo Principe, e ai- industria di quei frati. Gli ospizii di san Martino della Brazza, Digitized by Google 372 CAPITOLO DECmOQUmTO e della Madonna Annunziata di Spalato^ furono poco stante elevati al grado di conventi : le parrocchie di Dernis, di Ver- goraz e di Obbrovazzo, annoverate, coli' aumento di alunni, fra gli ospizii. Sì che la nuova provincia in men di un lustro venne decorata di dodici conventi, di quattro ospizii , e di ottanta- quattro parrocchie. Nel 1741, per ragioni a noi ignote, dimesso il titolo di provincia di san Gaio, assunse quello del Santissimo Redentore, col nuovo sigillo segnato dalle parole : sig. Ministri provinciae SS. Redemptoris, olim Bosnae Argentinae. Non si acquietarono però i padri della Bossina dal ten- tare sempre nuove vie per rientrare nell'unione coi dalmati, rifiutando costantemente le proferte che venivano loro fatte dai confratelli della Slavonia e dell' Ungheria. Gli attirava alla Dalmazia l'antica consuetudine di vita quieta, l'osservanza della disciplina più propriamente quivi mantenuta, il cielo aperto e libero che riflette la luce dell'occidentale sapienza, e il governo più di ogni altro allora divoto all'istituto francescano. A- questo scopo avevan dirette le loro querele ai padri congregati nel Capitolo generale di Vagliadolid sul finire del 1740; ma seb- bene anche qui rimanesser delusi nelle speranze, non perciò s' ismarrivano nel camminò. Quale fosse allora la posizione di questi benemeriti, rimasti con soli tre conventi in tutta la Bos- sina ed Erzegovina, se giuste le loro domande, ne parlano ad evidenza i due firmani ottenuti da Costantinopoli col mezzo dei rappresentanti delle corti cattoliche, i quali per importanza storica qui riportiamo nella primitiva loro versione. ^Comandamento del Sultano Mustafà Han, al Passa ed al Mula della Provincia di BosQa.„ "Al giungervi del presente Imperiale mio Commandamento, sappiate, come i Frati dei monasteri esistenti nei luoghi di Cre- scevo, Fojniza, e Suttiska, avevano col memoriale per lo pas- sato presentato al Divano, fatto sapere, qualmente eglino erano Religiosi di rito latino, e che addrittura su i primi principii, che furono conquistati, e soggiogati i paesi di Bossina, Zvornik, Digitized by Google CAPITOLO DBCmOQUlNTO 373 eé HerzegoYÌna il fa Saltan Mehemed Han etc. avendoli fatti liberi da tntti gli aggravii e tasse, ed esentati pare dal pagare i diritti delle chiese , ed altri angaridi rilasciando nelle loro mani la capitolazione, perchè alcuna persona vivente, non gli dovesse molestare né vessare; tuttavia i governatori della Pro- vincia, ed i comandanti gli molestavano, ed angustiavano contro la capitolazione dicendoli: voi avete rifatto le vostre chiese. Su di che avevano fatto le loro doglianze : e con tutto che si trovi attualmente nelle loro mani il nobile Firmano del 1009 ^) colla copia della suddetta capitolazione, ed altri comandamenti e decreti pure de' governatori della Provincia, e particolarmente due decreti del 1149 e del 1150, statisi rilasciati dal passato Visir quondam Alll Passa fu governatore di Bossina; e dopo che il gran conquistatore Sultan Mehemed Han etc. gli aveva aggraziati del suo Eattiserifo, o chirografo, che racchiude i pri- vilegi de' Religiosi dei monasteri latini esistenti nei detti luoghi di Crescevo, Fojniza e Suttischa, benché i suoi successori, gran principi, e monarchi, eglino pure susseguentementè gli abbino in virtù del di lui tenore rilasciati uguali fìrmani; con tutto dò gli attuali Comandanti Musselimi, Yoivodei ed altri ufficiali, e ministri si esprimevano dicendo : come i documenti, che ave- vano nelle loro mani, erano antichi, e per conseguenza non facevano alcun conto dei loro privilegi , bensì senza ragione , impunemente gli estorcevano dei denari: Oltre di ciò gli offi- ciali pure separatamente gli angustiavano con diversi pretesti, ed imposture d'aver risarcito, e rifatto la stalla, la cucina, e r ospizio, e con tali speciosi termini, e titoli gli obbligavano a dargli denari; e fuor di ciò in quelli luoghi, nei quali si a- dunavano sudditi, ed in alcuni altri villaggi, pure senzachè al- zino fortemente la voce, gli impedivano a leggere il Vangelo, e a consigliarli ed istruirli, ed a titoli di Uzul Konak, ed J$ meklik gli pigliavano dei denari, e gli levavano per forza i cavalli, ed esigevano da loro come d' altri sudditi le tasse, ed i ressimij o dritti, e succedendovi in vicinanza dei loro mona- Digitized by Google 374 CAPITOLO DECmOQtJINTO steri qualche omicidio, o se per livore venisse in qualche di- stante luogo gettato il cadavere di persona uccisa, gli incar- ceravano, bastonavano, e costringevano all' esborso di pena pe- cuniaria : e gli Spai, e Sajmi, eglino ancora pretendevano per testa di ciascheduna persona a dieci, o sedici aspre ; e morendo qualcheduno dei Frati , i Kassami ancora esigevano da loro Tefierakcesi ; e per parte dei Patriarchi greci , e Vladike , o Vescovi, venivano molestati, e vessati i sudditi di rito latino; e perciò avevano instato, e supplicato a rilasciarglisi di nuovo un diploma per i loro privilegi, ed universale esenzione da tutti gli angaridi, tasse, gravami, e testatici tributi : in proposito di che il gran cancelliere Stemed Raghib passato Reis Effendi ^ e fatto fi suo Hilamo, e rappresentazione; in virtù della quale fu Panno 1156 per ordine rilasciato il nobile firmano dei loro privilegi; ed essendo poscia Panno 1171 ai sei della luna dì Sefer seguita la fausta mia esaltazione alP Ottomano Trono ., hanno portato alla fulgida mia Porta il vecchio loro firmano, che hanno nelle loro mani, pregandomi a rinovarglielo ; laonde è uscito il mio ordine, perchè gli venisse rinovato a tenore del passato comandamento, ed ho comandato, che quando vi sarà arrivato questo comandamento, voi dobbiate operare a te- nore sì del presente, come del passato firmano in questo pro- posito emanato: ed è, che i surriferiti Frati quali si trovano nei monasteri esistenti in Crescevo, Fojniza, e Suttisca, siano, come sopra si è detto, liberi, ed esenti dai sopra espressi e dichiarati gravami ed angaridi , senza che dobbiate permettere, che contro il presente mio nobile firmano, nelle loro mani ri- lasciato, siano in minuna maniera molestati e vessati questi Religiosi di rito latino. Così sappiate, e come avrete visto ed osservato questo mio firmano, lo riponerete di nuovo nelle loro mani, prestando credito alP Imperiale mia Marca. „ Mentre i principi cattolici, commossi dalla posizione com- passionevole di que' fedeli, si offrivano garanti della libertà loro e dei loro ministri, i padri delP Ungheria si afirettavano di Digitized by Google CAPITOLO DEOmOQUINTO 375 porre ogni arte in opera per emancipare i propri conventi di quella vasta provincia , posti fuori del dominio ottomano, alle- gando le ragioni da noi più volte ripetute circa tali argomenti. I primi loro tentativi si manifestarono nel 1745 colla Congre- gazione da essi convocata e tenuta a Bacsino, sul territorio ungherese, dove, senza l'intervento di alcuno dei padri bossi- nesi, si stabilirono leggi, mercè le quali la madre provincia venne condannata al minimo numero de' propri! rappresentanti, i quali ne' futuri comizii dovevano sostenere i diritti nazionali. Condanna poco decorosa e giusta, a cui convenne adattarsi per le stringenti necessità de' tempi, a fine di non perdere al- cuni posti assegnati colà dalla generosità regia agli educandi della provincia, e per mantenersi nel possesso di tre parroc- chie situate entro i confini della Slavonia, onde principalmente si sosteneva la famiglia del convento di Suttisca. Non omisero però di ricorrere a Roma, ma fu inutile ogni loro querela, che nel 1757 con facile condiscendenza le famiglie del suolo ungarico e slavonico si eressero in separata provincia, che ebbe il nome di san Giovanni da Capistrano. Per questa perdita i frati Minori della Bossina rimasero soli nella vasta cerchia della Bossina e dell'Erzegovina, spogli delle abitazioni, con singolare industria procurate da essi me- desimi nelle terre dei principi cattolici ; ridotti a vita oltre ogni dire stentata e di vera annegazione ; privi di ogni esterno sus- sidio; con tre soli conventi sopra rammentati nei firmani del Sultano; con residenze mal sicure, come erano quelle di san Michele Arcangelo a Vares, della beata Vergine Assunta a Travnik, della Natività della Madonna a Saralio, di san Mi- chele Arcangelo a Ivanska, di san Pietro nel territorio delle Saline, di san Giovanni Battista a Jaice. Cento e tre sacerdoti tutti nazionali, sparsi nella cura dei fedeli, fra turchi e settarii, andavano ogni di incontro a maggiori pericoli. Vaccinante la loro tolleranza, come piil volte dicemmo ; le loro sorti, con tutti i firmani in mano, dipendenti dalla volontà dei pascià, e da Digitized by Google 376 CAPITOLO DECIMOQUINTO tante autorità minori^ ondeggianti a seconda dei caprìcci loro. Me perdite de' conventi , alle angherìe oltremodo gravose , si aggiunse un'incidente che per poco non pose fino al nome cattolico di tutto questo regno. Nel 1760 il Patriarca serbo di Dioclea (villaggio posto appiè dei dirupi orientali di Mon- tenero) e Metropolitano della Bossina^ nemico d(%li stessi serbi e cattolici, udita eh' ebbe l' esaltazione al trono del nuovo Sul- tanO; tosto si recò a Costantinopoli per ofirìrvi il suo ossequio, e domandare, secondo l' usanza dei ceti tollerati , la conferma dei privilegi, e dell' autorìtà sua sopra quei popoli. Appena ri- tornato in patria, si presentò, nell'estate di quel medesimo anno, al pascià della Bossina, chiedendone la riconferma, e la libertà della visita pastorale, la quale per mezzo di doni venne riconfermata ed estesa indistintamente sopra tutti gli adoratori della Croce. Abilitato a compiere tale uffizio, fece arrìvare senz'indugio al Ministro della francescana provincia, ai guar- diani e ai parrochi, una lettera monitoria, con cui pose in gran- dissima costernazione tanto essi che il loro gregge. Nel bagliore del suo esaltamento voleva egli che tutti, entro un limite di tempo, piegassero, pena la vita, sotto il suo vessillo ; tutti ri- conoscessero un solo rito , rito né latino né orientale dettato da suo capriccio. In quest' incontro ricorsero que' impareg^abili missionarii a tutti i mezzi umani, che il pericolo imminente e la prudenza cristiana potevano suggerire ; riponendo ogni loro fiducia nel patrocìnio della Madre di Dio, e del patriarca di Assisi. Preci private, digiuni e penitenze, furono ordinate a tutte le famiglie del regno, dalle quali i buoni cattolici bossinesi non vollero esclusi neppure i bambini lattanti, come sacrifìcio più puro e più accetto al Padre delle misericordie. La vigilia della Vergine assunta al cielo furono chiamati, il Metropolitano e il Ministro provinciale dei Minori, a rendere ragione delle loro deferenze nell' aula del pascià, e dopo brevi interrogatorii ac- comiatati: la sentenza era già pronunziata a favore dei Mi- nori. Fu considerata una grazia speciale, attribuita alla Regina Digitized by Google CAPITOLO DBCIMOQXJINTO 377 degli Angeli; onde in memorìa del superato pericolo rimase ai posteri una ricordevole divozione, che nell' anniversaria sua ri-* correnza veniva celebrata in tutte le case cattoliche con rito particolare. L'uomo perverso corrispose male anche alla fiducia dei proprii; e fini disperatamente maomettano. In tali strettezze di vita laboriosa e pericolante non a- vevan più a chi volgere le loro querele: correvano tempi di- sastrosi; minacciava una bufferà d'incredulità e di corruzione, mancarono i solidi patrocinatori. Venezia, l'antica loro bene- fattrice, inebbriata dalle dottrine oltremontane, ismarrì la strada battuta da suoi avi , dimenticò le benemerenze de' suoi ceno^ biarchi, e, nonché lasciarli nella monastica loro quiete, ne im- pose gravami nella parte più vitale della loro esistenza. ^La repubblica, scrive Gantù % glttossi anch'essa ai provvedimenti di moda, col sottomettere all' ordinario tutti i frati , determi- narne il massimo per ciascun convento, abolendo quelli che non bastassero a dodici, regolatane la disciplina, vietate le re- lazioni con capi forestieri . . . proibì di mandare danari a Roma; restrinse la facoltà di lasciare alle mani morte ; impose taglie ai beni ecclesiastici , senza licenza di Roma ; escluse la bolla in eoena Domini ; tolse al papa la collazione dei canonicati e beneficii in cura d' anime ; nessuno si vestisse prima dei ven-* tun anni, uè si professasse prima dei venticinque ; ninna bolla valesse se non autorata dalla Signoria ... Poi fu vietato nel 1767 di vestire alcun nuovo frate, o di trasportarlo da un convento all'altro senz'assenso del magistrato; obbligo alle religiose comunità di denunziare con giuramento i beni, le ren- dite^ fin le limosine che ricevevano; dipendessero dal vescovo per lo spirituale, dal governo per lo temporale, non più da Roma: vennero soppressi molti conventi; vietato ai secolari di dispor de' beni a vantaggio di comunità religiose. „ Sotto il nuovo governo la provincia del Santissimo Re- dentore, come frazione della madre provincia bossinese, ritenne le immunità e i privila dapprima goduti, ai quali ne aggiunse Digitized by Google 378 CAPITOLO DEOmOQUINTO altri maggiori, che la posero al parallelo delle più fiorenti prò* viDcie francescane di oltramare. La sua attività per la causa del Principe, e la sua cooperazione al benessere dei popoli dell' acquisto nuovo e nuovissimo , non furono dimenticati ne' tempi, in cui la vita monastica risentiva danni gravissimi nelle isole del Levante e nella Dalmazia, danni comuni a tutti i corpi religiosi del dominio veneto. Giacomo da Riva, provedi- tore in Dalmazia e in Albania indirizzava nel 1774 a Venezia le seguenti parole a suo favore. "Riuscirei, scriveva ^) di troppo tedio a Vostra Serenità, ed a Vostra Eccellenza, se dettagliar volessi i servizi prestati in guerra e in pace dai religiosi della provincia del Santissimo Redentore. Dirò soltanto, che oltre di essere stati, ed essere tuttavia attentissimi cultori della vigna del Signore, ebbero nelle tre ultime guerre il merito di coo- perare felicemente con esortazioni spirituali alla dedizione al pubblico, non solo di molti villaggi con grandi estensioni di terre e di turbe, e di famiglie campestri, ma anche di intieri territorìi ; massime negli acquisti di Enin, di Sign e di Castel- nuovo, e negli incontri vivi con gli ottomani si videro di que' valorosi Frati comparire alla testa di partite morlacche con la croce e con la sciabola, facendo ad un tempo le parti di soldati di Cristo e del Principe; alcuni aver sofferta la tor- mentosa morte del palo ; altri estinti sul campo de' nemici , può dirsi, morirono martiri volontarii della fede, e dei pubblici trionfi. Questi ed altri segnalati servigi prestati dai religiosi di essa provincia troverà la sublime virtii delle Eccellenze Vostre enumerati nelle attestazioni, massime degl'illustri miei prede- cessori, Foscolo, Valier, Corner, Emo, mocenigo, e proveditore alla sanità Contarini.„ Quest'attestato di stima pubblica, pro- fessato dai detti signori verso i padri francescani , fruttarono particolarmente ai conventi montani pace e quiete, dovunque desiderata in quei tempi calamitosi, e massime nei vegnenti, quando Venezia dimentica della pietà de' suoi maggiori, e della santità delle sue leggi, aveva osato por mano profana nel San- Digitized by Google CAPITOLO DEOMOQUINTO 379 tuarìo. Di fatto la memorìa dei meriti che i padri della pro- viDcia Dalmata-Bossinese si avevano acquistato alla gratitudine deir umanità e dei veneti magistrati coli' avere sottrate innu- merevoli famiglie cristiane all' ugna ottomana, coli' averle gui- date all'ombra pacifica del Serenìssimo Principe, l'instancabile operosità loro nel dirozzare quel popolo abbrutito dalle patite calamità, nel mantenerlo divoto alla cattolica fede, nel prestare r opera gratuita del loro ministero sacerdotale in qualità di parrochi e di missionarii; erano titoli, che nelle comuni scia- gure toccate alle corporazioni religiose valsero a preservare, se non del tutto, in gran parte la provincia del Santissimo Redentore. La provincia di san Girolamo più di ogni altra numerosa di domicilii, spanti per le isole dell' Adriatico, e lungo il lito- rale dell' Istria, della Dalmazia e dell' Albania veneta ; aumen- tata allora degli ospìzii della custodia francescana di Levante; considerata allora, se non per numero de' conventi, certamente per lo spazio che da Capodistria aNaxios occupava, la più e- stesa dell' orbe serafico ; questa provincia, sebbene godesse stima altissima del veneto governo, che meritamente le era dovuta e per la celebrità di sua origine, e per la splendidezza di sue chiese , e per la svariata coltura de' suoi monasteri , onde in ogni età uscirono soggetti illustri in santità e dottrina, ciò non di meno venne colpita da leggi, le quali per storica ra- gione crediamo nostro debito di riferire. ^Determinazione degli Illustrissimi ed Eccellentissimi si- gnori Proveditori, ed Aggionto sopra monasteri esecutiva di decreto dell'Eccellentissimo Senato 12 maggio 1787 per li padri Minori Osservanti della provincia di san Girolamo in Dalmazia.,, Addì 8 giugno 1787. Tra le salutari previdenze con oggetti di vera pietà, e di giustizia stabilite dall' Eccellentissimo Senato, fu sempre co- nosciuta molto importante quella delle Tasse di famiglia co- Digitized by Google 380 CAPITOLO DEOIMOQUINTO mandate prima generalmente con replicati decreti per tutti gli Ordini Religiosi del Serenissimo Dominio , e particolarmente poi col decreto 12 maggio prossimamente scorso per la pro- vincia de' padri Minori Osservanti di à. Girolamo in Dalmazia. "A tal essenzialissimo fine chiamate a questa parte in tempi diversi le note, che furono dalla obbedienza de' Superiori prodotte, e prestati ì più diligenti esami alli documenti tras- messi dalle Cariche primarie^ dai N. N. H. H. pubblici rappre- sentanti; e dai rispettivi Vescovi diocesani ; vengono Loro Ec- cellenze (incaricate espressamente dal riferito decreto a racco- gliere in dettagliata terminasaone le discipline esecutive del piano approvato) a dichiarare e render note le prescrizioni e metodi I che vennero prefissi nelle singolari circostanze della Provincia stessa, notabilmente diverse da quelle dell'Italia, per ^ser poscia diffusi e rostrati a lume, e regola dell'avvenire ne' libri della detta Provìncia per l' inalterabile adempimento della pubblica volontà, ed indi trasmessi a questo Magistrato ^ Aggionto legali riscontri della seguente diffusione e registro. „ "I. Non essendo per le fatte cognizioni gli otto ospizii esistenti nelle isole del Levante di attineuza fino a questi giorni %11' altra Osservante Provincia di san Giovanni Battista di Gandia, suscettibili di perfetta conventualità né per le rendite, né per le questue, cioè santa Maria del Tenedo in Corfù, santa Maria nel borgo della Marina dei Zante, san Nicolò nel sob- borgo di Argostolli nella Geffalonia, e san Martino nel sob- borgo di Cerigo, Santissima Annunziata in Naxia, santa Vene- randa di Parga, Santissimo Rosario in Vonizza, e santa Maria delle Grazie in Prevesa, quali tutti si dirigono colle costitu- zioni dell' antedetta Osservante di san Girolamo ; resta perciò del tutto abolito il nome di provincia del Levante; e quegli Ospizii colle unite cure latine, e cogli stanzianti loro individui avranno inmiediatamente a trasfondersi , ed incorporarsi nella sussistente Osservante di san Girolamo, dalla quale saranno 4i tempo in tempo tramandati li Religiosi occorrenti a quelle Digitized by Google CAPITOLO DECmOQUINTO 381 situazioni colla norma descritta nel piano, per lo che s^inten- deranno d' indi in poi , e per tutti i tempi avTenire soggetti , ed onninamente dipendenti dalla disposizione delli padri Pro- vinciali e Definitori prò tempore della Provincia stessa.» ^U. n piano pertanto complessivo di questa, composta al presente di dieciotto fra conventi ed ospizii di sua naturale spettanza (non compresi lì due, nominato Tuno Madonna di Budua, intitolato V altro Terra vecchia di Pago, caduti già in soppressione , de' quali si farà opportunemente menzione) cioè santa Chiara di Cattare, Badia di Curzola, beata Vergine delle Paludi in Spalato, beata Vergine di Dritti in Traù, santa Croce di Crapano, san Doimo in Pasmano , san Francesco di Zara , san Girolamo in Ugliano, beata Vergine in Selve, san Bernar- dino in Arbe, beata Vergine di Cassione in Veglia, san Fran- cesco in Ossero, beata Vergine di Veruda, sant'Andrea di Ro- vigno , e san Bernardino di Pirano , a' quali aggiungendosi i nominati otto Ospizii della Osservante di san Giovanni Bat- tista, e pur li due stabiliti ad estinzione, l'uno santa Gatte- rina di Ho vigno abitato in addietro da' padri Serviti della Marca trevisana, l'altro di san Zorzi Capo d'Isola di attmenza finora de' padri Agostiniani della Congregazione di Dalmazia, cui evvi annessa la parrocchialità, ammontano al numero di ventiotto: non potrà in verun tempo o modo oltrepassare quello di cento- cinquantauno individui distinti in due classi, la prima delle quali di sacerdoti e chierici ne abbraccierà centosedici, e la seconda di laici, e terziarii ne comprenderà trentacinque. „ "III. Avranno nella detta tassa a comprendersi il padre Provinciale, segretario, e compagno prò tempore, a motivo che essendo per le costituzioni dell'Ordine incaricato delle visite (che dovranno metodicamente seguire in cadaun convento, ed ospizio) nel frattempo, in cui funge l'uffizio, non si può loro assegnare una stanza determinata.,, "IV. Viene perciò ingionto il debito agli attuali padri Provinciale, e Definitori di notificar in iscritto di propria mano Digitized by Google 382 CAPITOLO DEOmOQUINTO firmato, e munito eoi solito sigillo della Provincia entro il ter- mine di mesi quattro per il mezzo dell'Eccellentissima Carica generalizia a qaesto Magistrato ed Aggionto li conventi stabiliti a perfetta conventualità che dovranno esser almeno al numero di tre, come vogliono le canoniche sanzioni per formar una Provincia, colla individua specificazione di quelli destinati a no- viziato, professorio, e studio, e colla nota distinta di tutti li rispettivi individui sacerdoti, chierici, laici, e terziarii, affinchè debbano instituirsi a questa parte li comandati necessarii libri, e registri di tassa per la costante osservanza del presente re* gelamento. „ ^Y. Nei conventi di canonica osservanza per regola ge- nerale avranno sempre a stanziare dodici individui colla pro- porzione di nove sacerdoti, e tre laici, fissata a monasterìi d' Italia.,, **VT. Per tenere in sussistenza con qualche proporzionato numero d' individui gì' ospizii, che per la loro singolare situa- zione, per la dispersione dei popoli, per la frequenza degli ap- prodi, e per altri conosciuti bisogni rendonsi indispensabili, dovranno in cadauno di quelli, che sono semplicemente sussi- diarli delle parrocchie, stanziar quattro individui, cioè sacerdoti numero tre, e laici uno, senza turbar li legittimi diritti de* principali pastori, a' quali da Iddio Signore fu commessa la cura del gregge cristiano : ed in quegli ospizii , a' quali incombe r obbligo della parrocchialità, avranno a destinarsi di famiglia sei individui, cioè cinque sacerdoti, ed un laico, onde sia eser- citata con esemplar edificazione, e con suddita fede la cura delle anime : eccettuandosi da tal massima li quattro ospizii de' Minori Osservanti del Levante, abbenchè siavi annessa la cura delle anime; ne' quali dovranno stanziar tre sacerdoti individui, ed un laico attesa la ristrettezza delle fabbriche. „ "VII. La diétribuzione di ciascheduno dovrà esser fatta dai Superiori coi metodi finora usati in proporzione dei rispet- Digitized by Google CAPITOLO DECmOQUINTO 383 tivi bisogni, e con diligente avvertenza di mantener sempre la conventnalità, gli studii, e la buona disciplina ne' conventi. „ "Vili. Ad arbitrio del padre Provinciale avranno a tra- slatarsi gV individui degli accennati due ospizii di Budua, e di Pago insieme colle rendite, e pesi negli altri di sussistenza ; e s' intenderanno devolute alla Cassa Opere Pie le sole soppresse abitazioni, circondarli e chiese da verificarsi dall'esperimentato naturai fervore del N. H. Aggionto sopra monasterii coi metodi consueti del di lui ofBzio, come prescrive il riferito sovrano decreto. „ ^'IX. Alla stessa Osservante provincia dovrà per tutti i tempii avvenire spettare insieme cogli obblighi, sacri arredi, effetti e poche rendite, quali dovranno esser con prontezza con- segnate , previi esatti , e circonstanziati inventarii , da essere spediti al N. H. Aggionto sopra monasterii , V ospizio , circon- dario, e chiesa di santa Gatterina di Rovigno , eh' esiste rìm- petto a Rovigno ufficiata fin al dì d' oggi dai padri Serviti della Marca trevisana, come si disse ; nel qual ospizio dovranno destinarsi di tempo in tempo tre sacerdoti, ed un laico, o ter- ziario, da esser tratto dall' indicato numero di tassa fissato a numero cento cinquantauno, quali avranno a dipendere dal su- periore del convekito stesso situato in prossimità di quella terra. „ "X. Resta parimenti assegnato a quella provincia adesso, e per tutti i tempi avvenire, l'ospizio, e circondario di san Giorgio abitato da' padri Agostiniani della Congregazione di Dalmazia per amministrar, e sostener in quella chiesa la par- rocchia insieme cogli effetti tutti, sacri arredi, obblighi annessi, e poche sue rendite, de' quali dovranno essere estesi in modo legale distinti precisi inventarii da essere trasmessi all' offizio del N. H. Aggionto sopra monasterii.^ "XI. A fine non si protragga 1' adempimento dell'espresso pubblico comando, che dee anzi eseguirsi colla dovuta pron- tezza, non sarà tenuta per questa volta tanto la detta Osser- vante provincia, quale già conseguì da questo Magistrato ed Digitized by Google 384 CAPITOLO DECmOQUINTO Aggionto i previi necessarìi assensi, per la prossima celebra- zione del Capitolo provinciale, di spedire agli ospizi! sitnati nel Levante, che vengono ora soltanto annessi, le consuete citatorie, quali avranno per altro, eccettuato il caso presente, a tras- mettersi metodicamente ai tempi designati dalle costituzioni , formando essi ospizii, con quelli della Dalmazia una sola Pro- vincia, a fine debbano intervenire i soli presidenti de' rispettivi ospizii, prescrìvendosi in oltre, che in ogni cadaun incontro di nuove elezioni degli uffizi debba sempre mai osservarsi la legge delle contumacie prescritte dalla parte a stampa dell'Eccellen- tissimo Senato 7 settembre 1768 in materia degli Ordini re- golari. „ "XIL Perchè poi non manchi alli fanciulli ed a' giovani delle suddite Provincie oltremare, la maggior parte de' quali ò priva di mezzi per la miserabile costituzione delle di loro fa- miglie, un qualche soccorso di educazione, viene espressamente incaricata la detta Osservante provincia di prestarsi anche nel- r avvenire all' ammaestramento della gioventtl specialmente nella deficienza delle scuole pubbliche, e comuni, affinchè lodevol- mente soddisfi a tale occoirenza, onde non restino in questa parte del tutto abbandonati que' sudditi. „ «Xni. Per r obbligo poi , che ha il convento de' Minori Osservanti di santa Maria del Tenedo in Corfii di suffragar co' proprii individui Paxò, Buttintrò, ed il Lazzaretto; essendo stato perciò dall'Eccellentissimo Senato, a differenza degli altri ospizii, stabilito il numero di sette sacerdoti, e due laici o ter- zijirii, che dovrà sempre mai mantenersi senza diminuzione veruna , dovranno questi essere sollecitamente somministrati , come esigono le riconosciute necessità continue, dalla suddetta Osservante provincia, che gli divien madre ; al qual fine furono dalla carità pubblica assegnate all' ospizio medesimo per il man- tenimento dei proprii individui oltre la questua, e le poche sue rendite, due mansionario fra quelle, che si devolvono alla cassa Opere Pie, in preferenza ad altre disposizioni in quella Digitized by Google CAPITOLO DEOmOQUlNTO 385 gnisa stessa, che viene espressa dal decreto 18 gennaro pas- sato per li padri Minori riformati di san Francesco posti nel borgo di Gastrades in Gorfà.^ ^XIY. E poiché non può sì celermente verificarsi l'assegno di esse due mansionarie; cosi sarà frattanto della natoral pietà del N. H. Àggionto il concorrere con alcuni de' soliti mandati a stampa per F annua celebrazione di messe numero settecento ventiotto, che a misura delle risultanze fossero disponibili „ ''XY. Le vestizioni non potranno essere richieste se non per li vacui, che fossero pfedsamente riconosciuti dentro il fis- sato numero di cento cinquantanno individui, ed a norma delle classi vacanti : nel qual caso dovranno di volta in volta esser prodotte alla Carica generalizia le autentiche fedi di battesimo, e gli altri requisiti comprovanti la età, la sudditanza veneta, e la nazionalità della persona implorante la vestizione ; essendo risoluta e costante volontà pubblica, che siano osservate quanto all'età le norme volute dal decreto 13 maggio 1784, che sta- bilisce le vestizioni dopo ì sedici anni compiti, e le professioni dopo gli anni ventiuno pur compiti.,, ^XVL Questi documenti trasmessi dalla Carica generalizia ad intelligenza del magistrato nostro, saranno custoditi in ap- posite filze : e fatto il registro nel pubblico libro dei nomi ca- paci della vestizione, da tenersi e custodirsi nel magistrato, prontamente saranno fatti con nostre lettere tenere alla Carica stessa, perchè successivamente abbia ad accordarne il permesso': dichiarindosi, che tali licenze dovranno venir fermamente rila- sciate gratis dai rispettivi offizii.^ ^XYIL Ad oggetto poi in detta religiosa provincia non abbiano in verun escogitabile modo a succedere clandestine in- troduzioni, 0 mescolanze con altre ; restano dall'Eccellentissimo Senato severamente proibite le aggregazioni ed incorporazioni alla medesima di religiosi figli di altre Provincie ancorché sud- dite : e viene altresì proibito a quelli di san Girolamo di tras- migrare, e di essere incorporati in alcun' altra do' Minori Os^ 25 Digitized by Google 386 CAPITOLO DECIMOQUINTO servanti, in pena a chiunqne contrafacesse dopo il presente di- vieto di essere espulso dal veneto dominio. „ ''XVni. Al caso venisse in alcun tempo impetrata V ag- gregazione ad una qualche suddita provincia, che restando con- cessa, dovrà sempre mai computarsi in luogo di una vestizione, non potrà de coetero esser accordata la grazia se non con parte sola colli quattro quinti sì nell'Eccellentissimo Collegio, che nelP Eccellentissimo Senato, previe le informazioni di questo magistrato ed Aggionto, e dell' Eccellentissima Deputazione e- straordinaria ad pias causas, come' prescrive il decreto 6 set- tembre 1783, e coli' obbligo espresso in oltre, che abbiano a precedere gli assensi legali dei rispettivi provinciali e definitori: né possano gP individui provenienti da altre provinde usar nella nuova provincia, o nel convento, in cui venissero destinati di famiglia, delle prerogative e diritti annessi ai titoli e gradi personali : non dovendo esser loro computata l'anzianità se non dal giorno del grazioso decreto, che gli avrà accordato l'acco- glimento, a metodo di quanto viene comandato dal decreto 12 maggio passato.,, ^XIX Dalla massima di tali discipline s'intenderanno per altro eccettuati quelli, che per fatto di Principe nelle soppres- sioni, che accadessero, fossero traslatati da una all'altra pro- vincia; conveniente essendo, che questi non abbiano perciò a perdere il titolo acquistato nel servizio dello stato, e la qualità di figli nativi di una stessa madre, come lo ricerca ogni riguardo.» XX. E perchè in fine si mantenga invariabile in ogni tempo l'equilibrio ed il sistema prefisso, dovrà esser continuato il solito metodo di rassegnar al magistrato ed Aggionto le patenti delle presidenze, e gli atti tutti capitolari per li dovuti esami, e per indi conseguir la pubblica approvazione colle discipline comuni a tutti gli Ordini regolari : ed in sequela di ogni Ca- pitolo provinciale sarà debito del padre Provinciale, o di chi sosterrà le di lui veci, di presentar alla Curia generalizia di volta in volta, onde siano trasmesse al magistrato nostro, le Digitized by Google CAPITOLO DECIMOQTTINTO 387 note fedeli e giurate di tutti gl'individui viventi, e così pure in ogni Congregazione intermedia quella pur giurata degl'in- dividui defunti nel corso intervallo, perchè possano esser fatte sopra i libri della tassa li necessariì riscontri, annotazioni e registri. „ ''Queste previdenze saranno stampate e quindi spedite agli Eccellentissimi Proveditorì generali in Dalmazia ed Albania, e al Proveditor estraordinario alle Isole del Levante, non che al N. H. podestà e capitanio di Capo d'Istria, perchè dal plau- sibile loro zelo sia un conveniente numero di esemplari fatto sollecitamente tenere al padre Provinciale, Superiori e famiglie di essa religiosa provincia , a cadauno de' quali viene ingionto l'obbligo preciso di legger la presente Terminazione nei loro capitoli ; di registrarla nei libri di ciascun convento ed ospizio; e di trasmettere, il più presto sarà possibile, a questo magi- strato ed Aggionto giurate attestazioni firmate di propria mano da tutti gì' individui, e munite di soliti sigilli de' rispettivi con- venti ed ospizii, che comprovino l'eseguito registro in ogni e cadaun suo articolo ; al qual fine viene eccitato l' esperimentato naturai zelo delle suddette primarie cariche, e N. H. podestà e capitanio di Capo d'Istria di accudir attentamente, perchè sia di tal modo eseguito , e d' invigilar in oltre assiduamente per la sua perpetua ed inalterabile osservanza. Sic mandanles etc.„ **Lunardo Delfin Aggionto — Gasparo Moro Proveditor. "Angelo Diede Proveditor — Zuanne Pesaro Proveditor. — Sebastian Cattaneo Segretario.,, Leggi seguenti furono emanate per la provincia del San- tissimo Redentore: **.... Passa poi la conferenza alla provincia de' Minori Osservanti del Santissimo Redentore in Dalmazia, a cui col decreto 17 maggio 1777 si accordò la preferenza fra le altre oltramarine per gl'importanti oggetti della cura spirituale, so- stenuta lodevolmente da quei padri di 84 parrocchie di vasta estensione, soggette a varie diocesi, e disperse per la maggior parte in situazioni rimote ed alpestri, sul confine ottomano.,, Digitized by Google 388 CAPITOLO DBCIMOQUIKTO * Annoverato quest'Ordine fra li qnestoanti, e prescritto già essendosi che il saddetto decreto 1777, che per la singo- lare circostanza delle accennate numerose parrocchie , la qnal produce con troppa frequenza delle alterazioni nelle famiglie conventuali 9 fosse formato il piano di tassa complessivamente rispetto al numero, si stabilisce in ora che consister abbia in 340 individui; cioè sacerdoti e chierici 295, conversi, oblati e terziarii 45 ; la distribuzione de' quali dovrà esser fatta dai Superiori della provincia coi metodi sin ora usati, in propor- zione delle rispettive occorrenze, e con diligente avvertenza di mantener sempre la conventualità, gli studii, e la buona disci- plina nei conventi, e che fuori dei medesimi abbiano ad essere esercitate con esemplar edificazione, e con suddita fede le core delle anime. 9 ^E poiché poi il fissato piano preservato resti di altera- zioni contrarie alla mente pubblica, e che potrebbero troppo facilmente in tanta distanza di paese succedere, avranno ad esser descritti nei libri del magistrato sopra monasteri li nomi degl'individui esistenti, insieme con li respettivi loro uMci, e gradi, col fondamento delle note, che dovranno sollecitamente esser prodotte al magistrato stesso dal padre Provinciale, o dal suo procuratore, con la descrizione insieme delle attuali loro parrocchie. „ ''Stabilito cosi l'impianto, si concorre a permettere, che per vacui che fossero precisamente riconosciuti dentro il tassato numero di 340, ed a misura delle classi vacanti praticar s'ab- biano le vestizioni, delle quali in vista alle particolari circo- stanze di essa provincia del Redentore avrà ad accordarne il permesso la Carica generalizia, con intelligenza però del com- petente magistrato, ed Aggionto sopra monasteri. „ "Le licenze occorrenti dovranno venir rilasciate gratis dai rispettivi ofGzi, osservandosi in quanto all'età le condizioni volute dalla parte 7 settembre 1768 , ed ammettendo unica- mente alla vestizione sudditi della nazione illirica, ed in par- Digitized by Google CAPITOLO DECmOQUINTO 389 tìoolflre la giorentù montana per la necessità della lìngua , e per la pratica delle costumanze nazionali „ ''In questa religiosa provincia , onde come è universale* mente della intenzion pubblica succeder non abbiano clande- stine introduzioni, e mescolanze con altre, restano severamente I»*oibite le congregazioni, ed incorporazioni alla medesima di Religiosi, figli di altre provincie, è proibito altresì a quelli del Bedentore di trasmigrare, e di essere incorporati in verun altra dei Minori Osservanti, in pena a chiunque contrafacesse dopo il presente divieto di essere espulsi dal nostro dominio.^ ''E perchè in fine si mantenga invariabile in ogni tempo r equilibrio, ed il sistema prefisso, doverà essere continuato fl solito metodo di rassegnar al magistrato ed Aggionto le pa- tenti delle presidenze, e gli atti tutti capitolari per li dovuti esami, e per indi conseguire la pubblica approvazione, ed in sequela di ogni Capitolo provinciale , sarà espresso obbligo del provinciale, o di chi sosterrà le sue veci di presentar alla Ca- rica generalizia di volta in volta, onde siano trasmesse al ma- gistrato le note fedeli , e giurate di tutti gP individui , e così pure in ogni Congregazione intermedia, quella dei defonti nel corso intervallo, perchè possino esser fatti sopra i libri della tassa li necessarii riscontri, annotazioni, e registri.,, ''Queste previdenze, che adattate soltanto dovranno in- tendersi per la suddetta provincia del Redentore , avranno ad essere in apposita determinazione raccolte dal magistrato ed Aggionto sopra monasteri, rese note alla Carica generalizia, a cui si dirigono le unite ducali., "Al Provedìtore generale in Dahnazia ed Albania. „ "Con le deliberazioni che vi si uniscono in copia, formato essendo il piano di tassa da osservarsi per la provincia de' Minori Osservanti del Santissimo Redentore, vi verrà anche su tal proposito trasmessa determinazione relativa con le oppor- tune istruzioni del peculiar magistrato de' proveditorì ed Ag- gionti sopra monasteri, ed è ben certo il Senato che fatta da Digitized by Google 390 CAPITOLO JL^ECIMOQUINTO Voi con prontezza pervenire la volontà pubblica a cognizione de^ saperiori, e famìglie di questa eligi osa provincia, non la- sciate altresì di prestarvi con la maggior attenzione , acciò le pubbliche prescrizioni riportar abbiano un esatta osservanza.^ La provincia del Santissimo Redentore sembra essere stata privilegiata a preferenza delle altre per ragione di molte par* rocchio eh' essa gratuitamente amministrava in tutto il montano della Dalmazia : difatto, a fine di soperìre ai moltiplici bisogni spirituali di quelle popolazioni le venne assegnato un numero di alunni, quale in nessun epoca ebbe a raggiungere. La provincia di san Girolamo ferita nella sua vitalità, diminuita di alunni, aumentata di cenobii, che in parte davano lustro e decoro alla sua antichità, alla fama che aveva sempre goduta, presentava il seguente prospetto de' conventi : I. Capodìfitrìa: Sant'Amia Z. Pirano: San Bernardino 3. Rovìgno: Sant'Andrea 4. Ossero: San Francesco 5. Venda: La Beata Vergine 6. Cassione di Veglia: L'Annansiata 7. Arbe: San Bernardino 8. Pago: Madonna Assanta 9. Selve: Madonna del Carmine 10. Ugliano: San Girolamo II. Zara: San Francesco 12. Pasmano: San Doimo 13. Crapano: Santa Croce 14. Traù: Madonna Assunta 15. Spalato (Paludi} Madonna 16. Lesina: Madonna delle Oraste 17: Carsola: Madonna delle Orasie 18. Cattare: Santa Chiara 10. Cattare (Scoglietto) Madonna 20. Badaa: Madonna. Ospizii della provincia di San Giovanni Battista di Candia aggregati alla provincia di San Girolamo : 1. Santa Maria del Tenedo in Corfà. 2. Santa Maria delle Grazie in Preyesa 3. San Nicolò nel sobborgo di Argostoli 4. Santa Maria nel borgo della marina nella Ceffalonia del Zante 5. San Martino nel sobborgo di Cerigo 6. Santissimo Rosario in Vonissa 7. Santa Veneranda di Parga 8. Santissima Annunciata in Naxia Sebbene a squilibrio di tal fatta fossero ridotti i cenobii dei frati Minori nella Dalmazia e in Levante, non mancavano Digitized by Google CAPITOLO DECIMOQUINTO 391 cionondimeno i pubblici magistrati a preterire (probabilmente istrutti dal senato medesimo) vari ordinamenti, che fra noi non potevano avere luogo senza un danno sensìbile della pietà e del buon costume. Le stesse leggi risguardanti la provincia di san Girolamo 9 né resolutamente eseguite, né rìgide, come le leggemmo. È vero, che nel corso degli anni avvenire si ebbe a deplorare la soppressione di alcun luogo di minore impor- tanza, ma non si ostava perciò al libero esercizio di mansioni vitali, all'incremento delle arti, onde continuavano ad abbel- lirsi i nostri chiostri e le nostre chiese. Ognuno imaginava pre- carie quelle leggi, una trascendenza propria del tempo, che anche nel suo rigore mai potè levare dal cuore dei dalmati e dei loro claustrali V antica venerazione verso san Marco , la cui sincerità ne ammirò il mondo nell'anno della sua caduta. Digitized by Google 392 GAFITOIiO BECIMOQUIHTO H o «e. 9 n 4e«ret# è M tte^emU teMre: H^mm iins» ■■per ■■«toriUte Mttrm m» poctolies, proTwet» B— itr Ar^eatiBae obscnrmatiwB eiasden^ portis fsae m Dal- ■uUia exjstekmt {■ botmi proTuieiuB Buh SMieti Cmì papme et mArt jris titalo e- rtet» faerìt ; eeatÌBfmt maiem imcMtam namod Smkftme ema flBitiaus laeis ^so» lAww et DavBo «ppellftAt ma refawn Dalmatiae pertiaestea, et in eisB aoiWtv positam, partisi Vesetae, partim Tareieae ditioai saWsae, atqae ia his terrb , ^|aas tareae okiaeat BonieBBea fratres paroehorvai maaere foB^aatar. HIae Baiori aatedietae ^Tiaiaais flnakati, et fiaitimaraai prameianiai ^veti, et eoaeaWBae aea prie «ari solaait 8e4 etiam fatarae qaaatam eam DeaÙBO possanas proTidere eapieatee^ pn^* seatia decreti Timore, et eadem aaetorìtate apostoliea yolamaa et dedaraaaa, at ^■andia praeaeaa Doauaaraai teaiparaìiaai eaaditia iawMrtata ateterit, atmflfter Ba- aaiae praTiaeiaai ia praediotia toreici Inperìi leeia eiadem iaribaa statar: ti tamea ia poateraai ^eaefieio temporis ereaiat eaadeai terras a eatholico priaeipe posaideri aaeeedaty ibidem proriacia saaeti Caii papae et martjrìs, ita at ideai fiaea, hoc eat ripae flamiaia Rama, qaikas Boaaiae regaam a regao Dalmatiae diriditar. BimAiter Boaaiae Argeattaae proyiaeiam tenaiaeat, et a aora saaeti Caii papae et martjrìa proTiaeiam atiaagat^ praeeipieates oamibaa, et aiapilia, atriasqae PToyiaeiae aape- rioribaa et aabditis, at haac dispoaitionem et diatrìbetiaaem aoitram rerereater aa- aeiptaat, approbeat, et observeat^ *) ^La repaUliea col trattato di PaasaroTita aegaato ia Laglio dell'auBO 1719 acqaistò ia Dalmaxia tatti qBe* luoghi che daHa liaea di Kaia, Terlieea, Biga, Daare, Vergoraa e Narenta , segaata coHa pace di CarìoTita , formaao oggidì il confine imperiale ed ottomano in Dalmaaia, detto in allora aci|eÌ8to aaovisaimo dai Veneiiani per diatingnerlo dal anovo, a coi ai estese fl sao domiaio ia conaegaeaaa dell' anaidetta pace di Carloritz.^ Cattalinich St. Tom. IIL *) Nel medeaimo anno fa spedito fl segaeate ^Imperiale Oomaadameato al Goyematere e Giudice di Bosaa.^ Li Religiosi che soao del rito latino dell! moaaateri eaiateati aeDe eoatrade di Cresceyo, Fojniza, e Snttisca con memoriale rappresentato air Imperialo mio Di- yaao, haaao fatto aapere, che dal tempo, che Snltaa Mehemed Han etc. cooqniató li paesi di Bosna, Heraegoyina et Zyomtk, esserli state rilasciate imperiali Capita- laaioai, affinchè siano da tutte l'imposiaioni regie, e dalli diritti della chiesa, ed altro, immuai ed esenti, e che persona yerana possa insultarli ; Lamentandosi però gì' i- stessi Religiosi, che sono stati contro le dette Capitnlaiion! sotto titolo che ayeyano riparato la loro chiesa, molestati daUi Comandanti, e Giudici, essere stato pure nel- r anno 1009 concesso nobfle Comandamento, esistente presentemente nelle lor maai , di pi& ancora la copia di Bohfl segno dei Comandamenti imperiali, e due Baraati dei Goyeraatorì^ ayendo altresì aell' anno . . , . . Alil Passa Goyeraatore di Digitized by Google CAPITOLO DEOIMOQUINTO 393 Bosiia, ora fl rounifieentissimo, onorevolissimo, ed il pi& cospicao assolato Ministro ete. e di tatti gli affari del mio imperio, e attaal mio sapremo Visir ete. ete. etc.' rflaseiatl die Baranti, ed in eonformità donane del mio diploma^ conoesso da rittorioso Saltan Hehemed Han eto. alli Religiosi delli monasteri latini esistent nelle contrade di Crescevo, Fojnisa, et Sàttisca, per la loro franchigia siano stati rilasciati nobili comandamenti dalli di lai insigni saocessori. Ma con tatto qaetto ▼iene avansata notisia, che li governaderi, comandatori , masselimi , voivode , ed altri ofQsiali sensa far conto , e stima delle loro ft*anchigie, e privilegi , dicendo esser antichi i loro istromenti, e scrittore delle quali sono moniti , prendono in- ginstamente il loro denaro, e li officiali non solamente molestano con altre ;sca8e, 0 pretendono dalli medemi dentro per riparazione di stalla, cucina, ed ospisio,ma nelle contrade, che sono radunati i suddetti ; ed in certi altri villaggi ove leggono l'Evangelio, e ammaestrano, vengono molestati, e violentemente: fl loro denaro sotto nome d'alloggi, e di Jemeklik, cioò luogo di riposo ed i loro cavalli ; e cer- cano li diritti e gravesse solite a contribnirsi d'altri sudditi, e succedendo nelle contrade vicine alli loro monasteri qualche omicidio, o pur fosse per odio portato da contrade lontane, vengono arrestati, battuti, e condannati con pena pecuniaria; li 2aimi, e Spai altri vi ricercano dieci, e sedeci aspri per ciaschednn uomo, ed alli casoni pure viene preteso fl diritto detto Tefrerakcessi allor quando muorono li suddetti Religiosi; e per parte de' Patriarchi, e Vescovi greci ancora vengono vessati, e oltragiati i sudditi, che sono di rito latino ; Avendo però Mehomed Ra- ghil Reis-Bffbndi la di cui sciensa si augmenti , rappresentato con Ulam esserne Duovamente dalli medemi Religiosi instata la concessione della franchigia , e pri- vflegi, acciò che siano da tutte le imposisioni, e aggravio esenti, ed immuni, n- flcHo feobil ordino affinchè sia in conformità dell' Dlam concesso Imperiale Coman- damento, all' arrivo del quale dovrete operare In conformità del di lui nobil conte- nuto, acciocché gli accennati Religiosi delli tre nominati monasteri, Crescevo, Poi- ■ila, f Suttisca siano esenti, ed immani daUe so accennate eoutribusioni ; e pos- sano godere i loro privilegi, e franchigie sensa permettere, che venghino molestati 0 oltragiati contro il presente imperiale comandamento concessoli; né insultati li miei sudditi di rito latino; t dopo di aver visto, e compreso fl presente imperialo comandamento, lo restituirete nelle loro mani. «Scritta nella mia Custodita Città Imperiale di Costantinopoli li 21 della Luna di Giemasielahir V anno 1156. L'anno del Signore 1743 su li primi di Agosto.]^ *) C. Canta, Storia degli Italiani, cap. 167, 170. 0 Atti del Conv. di Macarsca. — P. Ant Lulioh. loc. cit Digitized by Google 394 qj(UPnrox.o deoxmosbsto. (1797 _ 1860)' Argroinento. Al governo veneto subentra V austriaco — favorisce la vita monastica — nel sei la Dalmazia passa sotto il dominio fran~ cese — i suoi rappresentanti si fanno protettori dei francescani — elogio di Marmont ai conventi montani — nel tredici le armi austriache occupano la Dalmazia e col trattato di Vienna del quindici ne prendono definito possesso — riforma generale degli studii — la risorta Provincia di sanf Antonio dei Minori di Fe- nezia va aggregata lemporariamente alla Provincia di san Giro- lamo -* ì Minori deW Erzegovina si separano dalla madre pro~ vincia della Rossina^ e si costituiscono in custodia. Digitized by Google CAPITOLO DECmOSESTO 395 a. luando, dieci anni più tardi (1797), si scioglieva l'antico Senato veneto, e si rassegnavano i suoi poteri nelle mani di nna manicipalità democratica, intenta a diffondere le sue idee, e piantare il suo stendardo su questi lidi , la Dalmazia tutta gagliardamente vi si oppose, e ne fece pagare il fio ai suoi fautori. L' affetto verso il Principe si ridestò allora in modo solenne, non in una città, né in una parte della provincia, sì bene da uno air altro estremo : dalle bocche di Cattare , fio- renti allora pei commerci marittimi e per il culto cattolico, fino alle isole del Quarnero, che furono le prime a salutare il ves- sillo di san Marco nel 997. "A Zara, città centrale, la tran- quillità non venne punto alterata, e fermi tenendosi questi a- bitanti nella primiera obbedienza al veneto Provyeditor generale Andrea Querini, con Fattiva di lui cooperazione, tutte volser le loro cure ad allontanare i minaccianti disordini, e adottare nna provvidenza, che tendesse alla garanzia del comune benes- sere. A tal effetto i piìi opportuni concerti furono presi dal ceto ecclesiastico, dal nobile, e dal civico, e quantunque i capi di quest' ultimo lo fossero anche del popolo, cionuUameno cre- dendo essi di non agire in tale straordinario emergente con la semplice loro facoltà rappresentativa, determinarono di radunare il popolo stesso, onde renderlo ingenuamente informato degli avvenimenti, e secolui prendere una salutare misura. Cosi fu Digitized by Google 396 CAPITOLO DEOmOSBSTO fatto, e tutti concordi nel non aderire a qnalanqae democratico sistema, giacché le umane vicende avevano sciolte le relazioni della nostra città con quel Prìncipe a cui obbediva da quattro secoli, fu preso a pieni voti il felice partito di dedicarsi alla confinante amica Potenza Austriaca, da cui tutti a ragione spe- ravano quel benefico e saggio governo che sapeano essere pro- prio della medesima. Le imperiali armi austrìache, le quali già in seguito alle trattative con altre Potenze ed ai voti di queste popolazioni, s' avviavano per garantire la tranquillità della no- stra provincia, arrivarono a Zara in giugno del detto anno. Il primo di luglio s' inalberarono nella piazza e sulle mura della città gli augusti vessilli austriaci, fra il suono a festa di tutte te campane della città ed il ribombo di tutta l'artiglieria di terra e di mare. Contemporaneamente levate le bandiere della Repubblica, vennero con mesto accompagnamento portate alla cattedrale e deposte sulP aitar maggiore, dove prima dal Ser- gente generale conte Antonio Stratieo, poi da tutti gli ufficiali nazionali ed italiani, e da quantità di popolo bacdate furono e talmente asperse delle lagrime, che ne restarono tutte inu^ midite.» ^) Con questi auspicii venne inaugurato il governo austriaco. L'esempio della capitale fu seguito dalle città litorali e dai distretti montani. L'Austria si attenne alle antiche forme ve- nete, niente immutando riguardo ai monasteri; anzi per con- traporre un argine all' andazzo del tempo trattò con pietà sen* tita la religione e gli ordini claustrali , protesse i loro abita^ tori , sostenne il culto cattolico nel suo splendore con sussidii e gratificazioni. Colla pace di Presburgo (1806) la Dalmazia venne cessa alla Francia e incorporata nell' amministrazione civile al regno italico, onde videro queste spiagge i nuovi rappresentanti, nel- r intelligenza de' quali trovarono i frati Minori quelle benevo- lenze e grazie che avevan goduto ne' più felici tempi della Re- pubblica. Vicenzo Dandolo, il cui nome mai uscirà dalla me- Digitized by Google CAPITOLO DEOmOBESTO 397 morìa dei dalmati, yenne qui a rappresentare il sno Sovrano col titolo di Provveditore; dignità, che sebbene con finitezza poli- tica rìnovata per accennare alle sagie venete istituzioni, fa ciò non ostante mantenuta con quel decoro a cui Tuomo di mente e di cuore sapeva rialzarla. Dandolo infuse vita nuova, pro- spera, attiva nella Provincia ; si onorò di essere protettore dei francescani e ne fece sentire i salutari effetti della sua influenza. Mentre le Provincie minoritiche di S. Girolamo e di Ra- gusa si conciliavano l'affetto dell'uomo di lettere e di pru- denza civile, quella del SS. Redentore guadagnava la benevo- lenza d'un uomo delle armi. Il generale Marmont trovò nei frati della Dalmazia montana sacerdoti di cuore aperto, franchi nella parola tanto, quanto ospitalieri, i quali, senza compro^ mettere la dignità monastica, sapeano ingraziarsi a lui e alla gioventù briosa che seco aveva. Spesso conversando egli coi cenobiarchi di questa tempera, prese amore ai chiostri, e scrisse il suo nome fra i Terziarii dell'Ordine ^), ned omise di ser- barne grata ricordanza, quale leggiamo nelle sue Memorie. Queste le sue parole intorno al clero secolare del montano e ai padri di quella provincia: ''I preti secolari, che occupano gì' impieghi di curati e di vicarii, vi erano in grande ignoranza e godevano di poco cre- dito. La era ben diversa cosa de' monaci francescani, che pos- sedevano undici conventi e servivano molte parrocchie. Quei frati facevano molto bene ed esercitavano sovra gli animi grande potere ^).„ Chi è a conoscenza della provincia ben si avvede che r illustre Maresciallo qui allude alla Dalmazia montana , dove si esercitava la cura pastorale da preti usciti di Seminari illirici, limitati ne' loro studii , mentre i francescani dimoranti ne' conventi e nelle parrocchie andavan forniti di svariate co- gnizioni apprese nelle varie città d'Italia, e insegnate, qual- mente colà le apprendevano, ne' conventi di educazione. Meno si avviserà qualunque, aver egli voluto parlare della Dalmazia generaUnente, che le città litorali contavano tali illustri sacer- Digitized by Google 398 CAPITOLO DECIM08E8TO doti ne' due cleri che per niente cedevano ai cleri delle me- tropoli d' Italia^ dalle quali portavano seco i tesori della scienza divina ed umana. *Ero stato in grado, continua *), di notare la grande influenza dei Francescani in Dalmazia. Questi frati molto illuminati, ed infinitamente superiori sotto tutte le ra- gioni al resto del clero della provincia, abitano undici conventi. Caritatevoli, zelanti nelF esercizio de' loro doveri, disimpeguano ai bisogni d' un gran numero di cure. Nulla era più utile che il guadagnarseli ; che accoglierli per amici era dare al governo tutta la forza morale che loro era propria. Scoprire dove è la foi*za d' un paese, e sedurla, ecco, pe' conquistatori, quello che costituisce l'arte del governare senza tirannia. La forza non si sposta a piacere ; essa esiste perchè esiste ; essa muta di mano a seconda de' tempi, secondo i secoli, ma soprattutto se- condo la maniera onde i lumi e le ricchezze sono spartite ; che questi sono i due elementi che la costituiscono.'' Teci dunque la mia corte ai Francescani. Non viaggiavo mai senza andare ad alloggiare di preferenza presso di loro quando un loro convento mi era a portata. Vi trovai il mio conto in tutte le maniere , che ero sempre ricevuto con pre- mura. I frati, malgrado la loro apparente umiltà, non sono privi di orgoglio, e sono sensibilissimi in riguardo de' deposi- tarii dell' autorità. Molti di loro erano notevoli pel loro ingegno e pel loro coraggio. Il padre guardiano del convento di Sign, fece a quel tempo un azione degna di ammirazione, e che o- nora il suo carattere e la sua fede.„ ^) ''La Dalmazia è soggetta ai tremuoti, e questi accidenti hanno talvolta cagionato grandi disastri. Il borgo di Sign ne porta ancora le traccio. Un tre- muoto ha distratto le sue fortificazioni, e gli ammontichiati loro avanzi ne perpetuano la memoria. Vei'so il tempo di cui parlo, il padre guardiano di Sign, predicava nella chiesa del suo con- vento, nella quale erasi raccolta tutta la popolazione del paese. Ad un tratto si fa sentire una scossa ; tutti si danno premura di levarsi per fuggire. Il predicatore senza muoversi e con voce Digitized by Google CAPITOLO BEOIMOSESTO 399 rimbombante, esclama : empii che siete, voi tramate nella casa di Dio ! Ciascuno tornò a sedersi, e il predicatore continuò il suo discorso. Un simile tratto ha mancato alla gloria di Bos- snet Poco dopo io lo feci nominare Provinciale del suo Or- dine. „ * ''Fino dal tempo del governo veneto, i frati erano nel- l'uso di scegliere un protettore, cui sempre prendevano fra i nobili veneziani. Divenuto loro patrono, costui faceva valere i loro reclami, e per premio di quella protezione, pregavano per lui. Trovandomi si benevolo per loro, essi mi offersero quella dignità. L'accettai con premura. Io donai a ciascuno dei loro conventi un ritratto dell' Imperatore ; il mio nome fu pronun- ziato ogni di nelle loro preghiere, e mi rilasciarono un car- tellone, il quale col consacrare quella dignità nella mia persona, mi dà il diritto di morire negli abiti dell' ordine di san Fran- cesco. Non credo che userò di questo privilegio ; ma un altro vantaggio piìi reale e piìi attuale ne risultò per me. Dal giorno che io fui protettore de' Francescani ebbi, perciò, maggiore au- torità suir animo dei contadini dalmati di quella che non avessi pel comando onde ero investito e pel numero de' miei soldati. „ ''Quella nomina, della quale ognuno può giudicare il mo- tivo e la mente, disgustò il Viceré d' Italia, il quale la riguardò come un'usurpazione di potere. Il Viceré prese il nome del- l' Imperatore per esprimermi il suo disgusto. La gazzetta di Mi- lano pubblicò un articolo molto dispiacevole per me, in cui era detto che l'Imperatore solo, ristoratore del culto, era protet- tore della religione. Io non ero il protettore della religione; ero il protettore d'alcuni poveri monaci, che reclamavano un appoggio presso del Sovrano, o piuttosto presso delF ammini- strazione. Io lasciai passare il temporale; conservai la mia di- gnità tanto singolarmente ingelosita , e continuai a profittare del bene che ne risultava pel governo e pel paese. „ Nella sua assenza raccomandò ai frati Minori di vegliare sulla buona condotta delle loro greggi, del che ne lasciò una Digitized by Google 400 OAPITOLO DEOIMOfflBSTO bella memoria. .^ Tatti i dalmati, dice, che mi avevano accom- pagnato, ritornavano alle case loro e vi furono ricevuti in trionfo. Non dimenticai di scrìvere al provinciale de' Francescani per manifestargli la mia soddisfazione per la condotta de' suoi mo- naci: era a loro che noi avevamo dovuto la profonda tran- quillità onde la provincia avea goduto per tutto quel tempo. ,^ Se Napoleone rispettò l' Ordine francescano in Dalmazia ; se qui, a preferenza di altre Provincie, divenute spoglie di abi- tazioni, volle che fosse preservato e mantenuto secondo le an- tiche sue consuetudini, ciò dobbiamo non meno ai due suoi rappresentanti che ai moderatori delle famiglie claustrali e ai loro alunni, lodevoli per vita edificante e laboriosa. Marmont ripreso di soverchia sua predilezione verso i francescani del Santissimo Redentore, rispose direttamente a Napoleone nel se- guente tenore: ''Sire, accusato nelle mie intenzioni, tradotto davanti Po- pìnione pubblica nel giornale ufficiale di Milano, oso richia- marmi a Vostra Maestà, e la supplico a permettermi una fe- dele narrazione de' fatti. „ ''Due anni e mezzo or fanno, che io sono in Dalmazia, ed ho avuto il tempo di studiare e di conoscere i costumi e il carattere de' suoi abitanti. Non mi occorse molto tempo per vedere la grande influenza onde godano i frati francescani , la grande autorità e l'importanza che hanno. Essi officiano la metà delle parrocchie della provincia, sono istrutti , mentre i preti secolari sono d' una assoluta ignoranza. Il popolo li ama , li stima, ed essi meritano questi sentimenti per la loro condotta verso di esso. Insomma mi parve dimostrato che avendo i frati nei vostri interessi , vi sarebbe stato sempre fedele il popolo della provincia, per qualunque circostanza fosse per sopravve- nire, e che invece, se i frati avessero un opinione differente, e che voi aveste la guerra coli' Austria, la popolazione si sol- leverebbe, e anzi che darci i soccorsi che noi abbiamo il diritto di aspettare da essa, ci cagionerebbe molti imbarazzi. ;, Digitized by Google CAPITOLO DECmOSESTO 401 'Qaesta doppia considerazione sarebbe bastata per fare che trattassi con riguardo e con premura affatto particolare l'Or- dine dei Francescani ; ma essa non è la sola che mi abbia di- retto. Tutti i cristiani cattolici della Bossina sono ufficiati dai conventi di qnest' Ordine, una gran parte di quelli dell'Albania lo è parimenti da tali monade ed essi corrispondono tutti fra loro. Se l'Ordine di san Francesco è contentato in Dalmazia, ed è trattato con riguardi e con premura dalia primaria au- torità, da quella soprattutto che può avere azione nelle prò- vincie turche limitrofe, i frati di Bossina e di Albania sono allora nella speranza d'un lieto avvenire; essi vi sono devoti, e fin d'allora i cristiani sono a vostra assoluta disposizione, cosa che non si può dissimulare, che non esisterebbe senza di questo, stante che l'Austria da lungo tempo ha gettato pro- fonde radici fra loro. Da ultimo i monaci francescani della Dal- mazia mi sembrano, pel momento, il miglior mezzo e il piii sicuro per ottenere dalla provincia tutto quello che essa deve al suo sovrano, specialmente sotto il riguardo della coscrizione, per formare un' opinione favorevole e stabilire relazioni utili in tutte le Provincie limitrofe della Turchia. ;, "Dietro queste osservazioni, ho creduto che fosse del Mo dovere il cercar di fare rinvenire i monaci dall'opinione che essi avevano concepita sopra di noi, e ci sono pervenuto. Que' frati, sono credo, oggi, in conseguenza, del mio diportarmi, quali gl'interessi di Vostra Maestà lo comandano; quelli d'una delle Provincie reUgiose che li compongono mi hanno pregato di es- sere loro protettore, vale a dire, di essere loro patrono e loro intercessore presso del governo; è un uso stabilito qui dal tempo immemorabile e costantemente seguito presso di loro, come presso tutti gli altri frati, il fare tale scelta. È un uso che altresì esiste anche tuttodì a Venezia e in quasi tutte le città d' Italia , come Vostra Maestà potrà convincersene get- tando gli occhi sopra la unita nota, fatta per memoria da I- taliani degni dì fede, per ciò che riguarda l'Italia, e dietro 26 Digitized by Google 402 CAPITOLO DECmOSESTO mie ricerche , fatte da lungo tempo per quanto concerne la Dalmazia.» ^Intanto pare che questa testimonianza di rispetto dei Frati francescani in Dalmazia abbia ferito il principe Viceré ; s'egli biasima la cosa in sé, non dovrebbe sussister più in nessuna città d'Italia e di Dalmazia; se non viene biasimata che in me, ignoro per qual titolo, che io non sono ancora in una categoria particolare. Pare che vogliano accusare le mie intenzioni quando il primo atto che ho fatto è stato di dare a dascun convento il ritratto di Vostra Maestà. Pare che mi accusino che io esca del mio posto quando appunto quindici giorni or fa , avendo scoperto per caso che , secondo V antico rituale in uso a Venezia, comprendevasi il mio nome nelle pre- ghiere pubbliche di tutte le chiese della provincia, come co- mandante dell' armata, ho fatto scrivere circolarmente per proi- birlo, motivando quella disposizione sopra l' inconvenienza che e' è di pronunziare il nome d' un suddito insieme a quello del proprio sovrano.,, Col cessare del governo francese non cessarono le solite benevolenze verso i chiostri dei Minori. Nel tredici, quando Zara si arrendeva al generale de Tomassich, e più tardi quando le altre città della Dalmazia accoglievano la seconda volta le armi austrìache, la vita monastica entrò in un nuovo stadio di esistenza quieta e tranquilla, assicurata da privilegi modificati sulla base delle leggi dell'Impero. L' anzidetto generale, che vedemmo governatore civile e militare, e poi tenente-maresciallo, educato a sentimenti eminentemente cristiani , cooperò ne' lunghi anni della sua rappresentanza al benessere materiale dei monasteri, favorì i voti delle singole famiglie, sostenne con efficace pru- denza r operosità e lo zelo de' Superìorì provinciali , intenti a rifarsi dei danni patiti nelle passate guerre, e ad educare la gioventù studiosa secondo il metodo ordinato per le scuole della Monarchia. Ad abbracciare il nuovo sistema di studii più di altrì si mostrò sollecito nel venticinque il padre Costantino Bo- Digitized by Google CAPITOLO DECmOSESTO 403 xìch. Ministro dei Minori di san Girolamo; con che provvide alla pericolante sua Provincia alunni addestrati nelle divine ed amane cognizioni, atti ad educare i futuri candidati , di cui si ripopolarono i monasteri ch'erano spogli di chierici. Il suo e- sempio fu seguito dai Ministri delle Provincie di Ragusa e del Santissimo Redentore, le quali, non tardando d' istituire scuole domestiche, riacquistarono in breve la fama goduta sotto i pas- sati governi. Nel trentaquattro, quando per le cure del padre Antonio Bravio, e per V inestimabile operosità del padre Antonio Volpi di san Vito, risorgeva V antica Provincia francescana di Venezia col riprìstinamento dei conventi di Motta, e poi di Venezia e di Barbarano, sovvennero a' que' religiosi sopravvissuti alla so- pressione le primitive relazioni che fra le famiglie venete e quelle di san Girolamo passavano una volta ; onde concordi si rivolsero al Superiore di queste chiedendo la facoltà di esservi aggregati. I loro voti vejmero accolti con vera compiacenza dai padri di san Girolamo e riconfermati dalla Curia romana; sic- ché per vari anni , fino a che non ebbero il numero de' con- venti voluti dalle leggi dell'Ordine a costituirsi in Provincia separata, vi rimasero uniti. In questi ultimi anni , ne' quali le Provincie francescane oltre l'Adriatico sembravano oggimai inalterabili nella loro in- tegrità e saldezza, in questi anni la Provincia bossinese venne inscemata della Missione di tutta l' Erzegovina. Le svariate vi- cende a cui soggiacquero le famiglie religiose di oltramonte dopo la divisione politica di quel pascialato ottomano fomen- tarono tali genuidi spirito patriotico, che gli alunni del convento di Crescevo, dove la gioventù di questa parte dell'antico regno di Bossina veniva raccolta per esserne educata negli studi do- mestici, chiesero di emanciparsi dalla madre Provincia per me- glio provvedervi ai bisogni spirituali dei loro connazionali. Le suppliche, che per prima erano dirette ad ottenere la facoltà di fondere un domicilio loro proprio, furono accolte dal Nunzio Digitized by Google 404 CAPITOLO DECIMOSESTO apostolico di Vienna *) Principe Altieri ^ e da lui favorevol- mente trasmesse alla Sacra Congregazione di Propaganda. Nel gennaio del quarantaquattro, pel. consenso del Ministro generale dell' Ordine, uscì un decreto ^), segnato da Gregorio XVI, che abilitava i detti padri ad erigere il chiesto domicilio, ed otto anni più appresso un breve di Pio IX li scioglieva dalla di- pendenza del Superiore della Bossina colla facoltà di costituirsi in Custodia separata. delle famiglie francescane tntiora esistenti. Provincia di san Girolamo: 1. Capodistria: Sant'Anna Z, Veglia: (Cassione) Annansiata 9. Neresine : San Franoesoo i. Arìbe : San Bernardino 5. Pago: Assunta 6. Uliano: San Girolamo 7. Zara: San Francesco 8. Pasmano: San Doimo 9. Grappano: Santa Croce 10 Traù: Assunta 11. Spalato : (Paladi} Assunta 12. Lesina : Madonna delle Grasie 13. Corsola: (Badia) Assunta li. Cattare: Santa Chiara. Ospizii: Velebit: San Francesco. Provincia di Ragusa: 1. Ragusa : San Francesco 2. Siano : San Girolamo 8. Sabbioncello : Assunta i. Canali: San Biagio 5. RaguBaveoohia : Madonna della Neve 6. Cuna: Madonna di Loreto. 7. Isola di Mezzo: Concezione. Provincia del Santissimo Redentore: 1. VissoTas : Madonna delle Grazie 2. Zaostrog : Assunta 8, Macarsca: Assunta i. Sebenico: San Lorenzo Digitized by Google OAPITOLO DEODCOSESTO 405 5. Xiyosostie: Santa Croce 6, Siffii: Madonna delle Graaie 7. Almissa : San Francesco 8. Knin : Sant' Antonio 9. Carìn: Concezione 10. Imoschì: San Francesco 11. Brasca: San Martino 12. Spalato: Annnnsiata. 13. Sachinrìe: Sanf Antonio. Parrocchie 104, delle ^aali 66 amministrate. Provincia di Bossina - Argentina : 1. Foinica: Santo Spirito 2. Sattiska. San Giovanni Battista 9. Crescevo: Santa Catterina i. Gncia-Gora: San Francesco 5. Livno : Santi Apostoli Pietro e Paolo 6. Diakovar : San Bonaventura Ospizii: Costantinopoli: San Giorgio. Parrochie 54. Custodia deir Erzegovina : Convento: Siroki Brig (largo colle} Ospisio. Mestar: Sant* Antonio. Assunta. Parrocchie 14* Digitized by Google 406 CAPITOLO DE0IM0SE8TO Mote. 0 0. p. e. *) Memorie di Marmont Lib. 10. ») Ivi. Llb. 11. 0 Ivi. ^} Padre Giaseppe Maria Glamcevieh. *) ^Admodum Reverende Pater! Priores Patemitatis Vestrae Admodam f^^ Torende Ittteras preterito mense Jnlio ad me datas, S. Conprei^ationis de Propa- ^nda Fide jndieio sino mora sobmisi ac modo ab Ipsa Maadatam aocepi sipiift- eandi P.tì V.rae, qao Eadem circa petitam erigendi isthie Eccleeiam atqae Con- yentam, accedente jam Consilio R.mi Patria Generalis, nee non IILmi atqoe R.nii Episcopi Azotensis ao Vioarìi Apostolici, piane consentita imo talem erectionem , inspectis temporam circamstantiis, Talde ntilem et proficnara reoog^nosoit^ ideoqae Patres e Bosnia in Heroegovinam se recipientes poteriint hoic operi qaamprimam ac libere manom admovere. ^Nescio qoid modo in mea sit potestate alterios circa hoc propositam efR- ciendiy pr»sertim erga hanc Aalam Imperìalem, proot desiderare yidetar P.tas V.ra n memoratis sais litteris: poto enim consenBnnm istius Gnbernatoris Ottouanici (Visir) qai V.ras P.tes tam benigne tamqne hamaniter exccpit ac protegit, minime deese, attamen si quid aliad pntat a me fieri posse, dignetur significare et statim ié Itbentissime perficiam.^ ^ Acoepi Boperrimas P.tis V.rae litteras d. d. 8. h. M. statimqoe iBas Romam transmisi ad S. Congregationem de Propaganda Fide. Qaoé daWtur re- sponsam nulla interposita mora comma nicabo.^ ^Malta interim eiistimatione obstrictns persevero.^ ^P.tis V.rae Adm. Rev.d» ~ Vienne die 31 Decembris 1843.^ ^Addiotissimns servas — L, Arch,fu$ Ephesinue Nuntiue Apoef. „ 'J *^Decretum JSaerm Congregationis de Propaganda Fide. — Cam Fratres Hercegovienses Ord. Minoram S.Francisci de Observantia Custodia» Kresseviensis in Provincia Bosnensi Sacre Coogregationi de Propaganda Fide exposncrinl ad fldeliom necessitatibas cnnsnlendam qnammaxime expedire nt novas in finitima re- gione Hercegovin» sai Ordinis Conventas stataeretar, ac propterea enixe postala- Terint, at illios erigendi facaltas tribaeretar, camqae eadem S. C. eoram votam probari comperaerit a R.nK> P. D. Rapbaele Barissich Vicario Apostolico, nec no» a B.mo P. Josepbo M.a ab Alexandria totias Seraphici Ordinis Ministro Generali. Missioni utilitati providere stadens, censait, ac decrevit sapplicandam SS.mo ot petitam facultatem concedere dignaretar. ^Hanc vero S. Cong. sententiam cam D. Joannes Brooelli Secretarias SS. Domino Gregorio Div. Prov. Papae XVI retalisset in Andientia habita die li Ja- Boarii 1844, SS.mas benigne in omnibus adprobavit, ac per sapradictam Vicarinm Apostolicam Regalaris Provincie Visitatorem execationi mandari jassit.^ ^Datam Romae ex Màlh. Sac. Cong. de Propaganda Fide die 6. Febr. 1844. JL Ph, Cardinalis Franeonime Prmf. L. f S. — Joannes BruneUi Secretarias.. Digitized by Google 407 de franciscalibus familiis trans Adriaticum constitutis nnnc primnm edita. Gregorius Episcopus servus servorum Dei. Venerabilibus fratrìbus archìepiscopis et episcopis^ et dilectis filiis abbatibus, priorìbus, decanis, archidiaconis, et aliis Ecclesiarum prelatis per Istrìam^ Dalmatiam et Sclavoniam constitatis, salatem et apo- stolicam benedictionem. Sicut filiale auree quas vidit Johaoes plenas odoramentorum que sunt orationes sanctorum in conspectu altìssimi ad abolendam nostrorum crìminum corruptelam odorem snavitatis emittuat ita saluti nostre credimus plurìmum expedire si eomm in terris celebrem haberemus memoriam ipsorum merita solemnibus recolendo preconiis quorum in celis speramus inter- eessionibus assiduis adiuvari. Sane cum de conversatione, vita et mentis beati Francisci institutoris et rectorisfratrum Minomm qui iuxta consilium Salvatoris contemptis transitoriis et terrenis secnndum promissionem eidem ad celestia premia feliciter et eterna pervenite cui vita et fama preclara peceatorum depulsa caligine ambnlantes in regionem umbre mortìs de vivorum te- nebris ad penìtentie vitam vocans quorum tam virorum quam mulierum ad fidem Ecclesie roborandam et confutandam here- ticam pravitatem vivit adhuc et viget non modica moltitudo tam per nos quam per multos alios fide dignos qui miracula que Digitized by Google 408 DOCUMENTA Deus per illins Sancii viri merita operantur plenius cognoverant certiores effecti. Auditis etiam eius virtutibas et miracnloram insigniìs et quod inter carnales spirìtualiter et inter homines etiam conversationem angelicam habuisset ìpsum qui corporaliter dissolvitur cum Chrìsto esse mernit in ccelestibus ne ipsius ho- non debito et gloria detrahere quodammodo videremor, si glo- rificatnm a Domino permitteremus olterius hamana devotione privari de fratrum nostromm Consilio et prelatanim omnium qui tunc temporis apud sedem apostolicam consistebantSanctomm cathalogo duximus adscribendum. Cum igitur eius lucerna sic arserit hactenus in hoc mundo, quod per Dei gratiam iam non sub medio sed supra candelabrum meruerit collocarì, universi- tatem vestram rogamus, monemus attentius et hortamur per apostolica vobis scripta mandantes, quotiens devotionem fidelium ad venerationem ipsius salubriter excitantes festivitatem eidem iiij Non. Octobr. annis singulis excolatis et pronuntietis constituto die specialiter excolendam, ut eius precibus Dominus exoratus suam nobis gratiam tribuat in prsesenti et gloriam in futuro. Dat. Perusii vij id. Julii. Pontific. nostri anno secundo. Ad cwiv. Jadren. II. — 1336. ^) Gregorius Episcopus servus servorum Dei. Ven. fratri Ar- chiepiscopo Jadrensis sai. et apost. benedict. Sperabamus quod, cum de qualitate status tui^ prò eo quod sis in remoto positus, haberì de facili certitudo non possiti illa mente vìgili studeres efficere^ per quae nobis quandoque constaret te virtutum fra- grantia prò Redemptoris gloria^ et salute tibi commissi populi redolere. Sed ecce contrarium ex eo didicimus admirantes^ quod cum quidam ex dilectis filiis Fratribus Ord. Minorum, qui fere nihil aliud querunt, vel cogitante nisi quod singulae hominum nationes divini cultu nominis refulgescant, ad civitatem Jadrensem hereticae pravitatis infectam maculis accessissent , propagare Digitized by Google DOCUMENTA 409 ibi Fidei Caiholicae si^nctìtatem ; eas laiconim multitudine be- nigne et ilariter admittente^ quorum multi per ipsQS, illius fa- dente virtute, qui neminem vult perire, ad poenitentiam sunt conversi; tu qui promoter eorum esse debebas, et praecipuus in procurandis animarum profectibus, non remissus contumelia- rum aculeis ipsorum pectora pupugisti : et non contentus injuriis partem af&cere quin nitereris et totum illarum jaculis conturbare ipsorum Ordini graviter detrahere praesumpsisti januas Ecclesise daudi faciens, ne ad praedicationem Ministri provincialis ejusdem Ordinis populus conveniret; quasi sit tuo voto contrarium, quod quis ad vitam proficiat doctrinis paupertatis extremae et carìtatis immensse cultui deditorum. Prseterea cum in partibus illis paucae, vel nulIsB religiosorum congregationes existant, in quibus disci- plina vigeat regulariS; in quasdam mulieres inibi constitutas prò eo quod capillorum abscissa csesarie, ac relieto saeculari habitu eligerunt sua crìmina in domibus propriis deplorare, in eorumdem Fratrum opprobrium, quorum exortationlbus , operante Domino, anhelant ad proemia beatorum, excommunicationis sententiam promulgasti ; divina anctoritate districte praecipiens, ut cum A- postolus tonsuram probibeat mulierum, quod illarum aliqua sive in domo propria commoretur, vel religionis sit habitum suscep- tura tonsuram sibi non faciat, vel ab alio fieri non permittat ; - et si forte contingeret prsesumi contrarium, tam tonsae, quam tondentes excommunicationis sententiae subjacerent. Quarecon- tigit, quod cum quidam Fratres Ordinis Praedicatorum qui ad easdem partes nunciare venerant coolestis regni gloriam et the- sauros, tibi devote dicerent, quod inconsulte talem sententiam protulisses, prsesertim cum Apostolus in verbo, quod de tonsura proposuit, ad mulieres, quae mundum et ejus concupiscentiam reliquerunt, non videatur habuisse respectum ; tu non contentus centra te in Fratribus supradicti Ordinis supernse provocasse potentìam majestatis, adjecisti furorem ejus et in jam dictis acuere, praesumendo, ne ipsi praedicarent ibidem, vel confessiones audirent, aut in Ecclesiis civitatis praefate prsBdicationi eoiiim Digitized by Google 410 DOCUMENTA andientia pr^eberetur^ firmiter inhibere. Qaid ultra ? Quasi tibi sit in todium quod aliqui convertaotur ad Dominum de molti^ tudine populorum eos qui infra tempus probationis Fratrum Minorum Ordinem derelinquunt^ licet evidenter appareat^ quod absolute vitam mutare voluerint, renunciando penitus sdecuU va-* nitati, viva vel funesta potius voce pronuncias posse libere ad statum redire pristinum, nec propter hoc, in contrahendo ma- trimonio ipsorum redire aliquem impedimentum, quasi voluntas in hac parte tibi prò jure sufficiat, et timor tuse conscientise de processu centra sanctiones canonicas non incumbat; quamm ignorantiam vel contemptum ex hoc manifeste prsetendis, quod quemdam , qui prsemisso modo habitum reliquerat memoratum, reclamantibus dictis fratribus, concessis sibi sacris ordinibus in Canonicum et tandem in Prìmicerium promovisti ; alteri , qui ad ejusdem Ordinis habitum processerat assumendum, suadendo litteris et promissionibus, quod rediret ad saeculum, cujus per processus hujusmodi te amatorem innuis non remissum. Verum cum ex pr^emissìS; si ventate nituntur, tibi et multitudo ruboris incumbere, et grandis debeat materia poenitudinis imminere; maxime cum nos ipsi prò verecundia reputemus, tantum mem- brum Ecclesiae excessuum perpetratione tam varia, Deo et ho- minibus displicere; fratemitati tuse per apostolica scripta di- stricte prsecipiendo mandamus, quatenus; quaa super prsemissis improvide attemptasse dignosceris promptitudine dih'genti emen- dare soUicitus, a dictarum mulierum et Fratrum Ordinum prsa- scrìptorum ac aliorum omnium, qui se in partibus supradictis sacrae religionis observanti® dedicarunt, molestatione desistens, aut aliquos a semita mandatorum Domini non avertens, talem te amodo super iis, qu® pontificale deponit officium, verbo e- xhibeas et exemplo, quod Fratres eosdem et religiosos alios tui nominis constituas laudatores ; et Patris scterni Filium, quem in prsefatio excessibus graviter offéndisse dignosceris, tibi pro- pitium reddere merearis : alioquin damus ven. fratri nostro . • Archiepiscopo, et dilecto filio Arcidiacono Spalatensi Digitized by Google DOCUMENTA 411 nostris litterìs in mandatis, ut te ab hujusmodi prossumptionìbus, auctoritate nostra, appellatione remota, compescant Dai Vi- terbìi, X Calen. Decem. Pontificatus nostri anno nono. *) Relatnni ft p. Parlato et hic ex orif ioalì mendis expargatam. III. - 1355. Alexander episcopus Servus Servorum Dei. Venerabilibus fratribus, Universis Arcbiepiscopis et Episcopis, ac dilectis filiis Abbatibus, Prioribus, Decanis, Archidiaconis, Rectoribus et coe- teris ecclesiamm Prelatis, per Dalmatiam, Istriani et Sclavoniam constitatis. Salutem et apostolicam benedictionem. Nimis iniqua vicissitadine largitorìs bonorum omnium respondentes, dum hìj qui de Christi patrimonio impinguati luxuriant dampnabilitér in eodem. Ghrìstum patenter in famulis suis persequi non ye- rentur, ac si factus sit impotens dominus ultionum. Cumenim dilecti filij fratres Minores abnegantes salubriter semetipsos e- legerint in altissima paupertate Ghristo pauperì ad placitum famularì, tamquam nihil habentes, et omnia possidentes, non desunt plerique tam ecclesiarum praelati quam alij qui vera cu- piditate traducti proprie aviditati, subtrahi reputantes quitquid prsedictis fratribus fidelium pietas elargitur, quietem ipsorum multipliciter inquietante molestiarum occasiones exquirentes va- rìas centra ipsos. Volunt namque et si non omnes ipsis invitis eorum confessiones audire, ac eis iniungere poBnitentiam et eu- charìstiam exhibere, nec volunt ut corpus Christi in eorum o- ratorìjs reservetur, et fratres ipsorum defunctos, apudsuasec- clesias sepelirj compellunt et illorum exequios celebrarj et si qais decedentium fratrum alibi quam in ecclesijs suis elegerit sepulturam funus primo ad ecclesias suas deferri cogunt, ut o- blatio suis usibus cedat, nec sustinentes eos habere campanam, vel cimiterium benedictum, certis tantum temporibus permittunt ipsos celebrare divina volunt etiam in domibus eorundem certum numerum fratrum, sacerdotum, clerìcorum et laicarum, nec non Digitized by Google 212 DOCUMENTA ccreorum lampadarom, et ornamentomm prò sua volnotate talare^ ac residuum cereorum quando noviter apponuntar, exigunt ab eisdem nec permittunt ut novi sacerdotes eoram alibi quam in ecclesijs soìs celebrent primas missas, eos nihilominus compel- lenteSy ut in cotidianis missis quas in sois locis et altarìbas celebrante oblationes ad opus eomm recipiant, et reservent Quidquid etiam eìs dnm celebrant missarum soUempnia intra domorum snarum ambitum pia fidelium devotione donator, ab ipsis extorquere oblationis contendentes, quod eis- dem etiam in ornamentis altarìs, quam in librìs ecclesiasticis absolute confertur, vendicant perperam iurì suo, cogendo eos ad Sinodos suos accedere, ac suis constitutionibus subiacere. Nec hijs contentj capitula et scrutinia in locis ipsorum fratrum prò bis corrigendis focturos sé comminantur , fidelitatem iura- mento firmatam ab eorum Ministris, Custodibus et Guardianis nichilominus exìgentes. Eis quoque ut tam extra Civìtates, quam intra cum eis processionaliter veniant ex levi causa mandantes excomunicationis sententiam fùlminant in benefactores eorum, et idipsum fratribus comminantes, eos de locis in quibus do- mino famulantur, satagant amovere, nisi eis obediant in omnibus supradictis. Ad haec ne fratres ad honorabiles Civitates et Vil- las ubi religiose, ac honeste valeant commorarj a popub's devote Yocati, accedere audeant inbibentes, tam in accedentes fratres quam in receptatores eorum presumunt excomunicationis sen- tentiam promulgare. Ab eis etiam de ortorum fructibns decimas, nec non de habitaculis fratrum sicut de iudeorum domibus, contendunt redditur extorquere, asserendo quod nisi fratres mo- raventur ibidem, eis ab alijs habitatoribus proventns aliqui sol- verentur et ut ipsos sue subdant totaliter ditioni eisdem Mi- nistros, Custodes et Guardianos volunt preficere prò sue arbitrio voluntatis. A quibus omnibus fratrum molestijs quidam ex vobis non omnino abstinere dicuntur. Cum igitur ordo fratrum Mi- norum a bone memorie Honorio, Gregorio et Innocentio Ro- manis Pontificibus prscdecessoribus nostrìs, et nobis ipsis^ dignis, Digitized by Google DOCUMENTA ' 413 eoram exigentibns mentis approbatus ne apostoliche sedis statata contempnere videaminj, qase hnmiiiter suscipere ac servare te- Bernini reverenter. Universitatem vestram monemus attente, per apostolica vobis scripta firmiter prascipiendo mandantes, quo- tenns conscientia^, ac fame vestre salubriter consulentes, Uni- versi et singulj a praenotatis praedictornm fratrom gravaminibas pcenitos desistatis, sabditos vestros ab hijs artios compescendo. Nos enim cnm hajusmodi dictornm fratrum quos sue religionis obtenta inter alios religiosos artias amplexamor in viscerìbus caritatis, gravamina tolerare nolimus siciit etiam nec debemus, omnes interdicto suspensionis et excomunicationis sententias si quas a vobis vel vestrum aliquo, praemissorum occasione in eo- sdem fratres, vel ipsomm aliquem, seu ecclesias et oratoria, vel benefactores eomm promalgari contigerit iritas decernimas, et inanes. Datam Anagnie iiij Eal. Aag. Pontificatas nostrj anno secando. IV. — 1355. Alexander episcopus servns servoram Dei. Venerabilibns fratribas, Archiepiscopis et Episcopis, ac Dilectis filijìs Abbia- tibos, Prioribus, Decanis, Archidiaconis, Praepositis, Archipres- biteribas, Rectoribas, et alijs ecclesiarum Prelatis per Dalma- tiam, et Sclavoniam constitatis. Salutem et apostolicam bene- dictionem. De pia et sancta conversatione dilectoram filiorum de ordine Fratrum Minornm qui sant in vestris partibus con- stituti, freqaenter evenire percepimus, quod quando atiqui fideles partium eorundem saeculum relinquentes bona saa pijs locis et pauperibus deputant, aliqua de bonis ipsis, praedìctis fratribus prò edificijs, librìs et vestibus, ac alijs eorum necessitatibus latgiantur, nonnuUi vero aliqua bona ad se spectantia fratribus eisdem prò similibus rebus et necessitatibus divine retributionis ìntuitu in ultima voluntate relinquunt; canantibus vobis ali- quando mediani, quandòque tertiam scu quartam partem de bonis ipsis pretexta portionis canonico ab eisdem fratribus ex- Digitized by Google 414 < DOCUMENTA torquere in grave ìpsorum preiaditinm, et scandalum fideliam predictorum. Nos itaque misericorditer attendentes, qaod non solum indecens et indignum, immo est poenitus ab omni hu- manitate remotum, aliqaid de praemissis ab eisdem fratrìbus e- xigi , qui sub extrema paupertate viventes , de Prelatorum et ecclesiarium hselemosinis deberent poenitus substentarj. Univer- sitatem vestram per Dei miserìcordiam obsecramus, et in re- missionem vobis iniungimus peccatorum, ac per apostolica scrìpta districte praecipiendo mandamuS; quatenus circa personas die- torum fratrum affectum benevolum prò divina et nostra reve- renda dirigentes, nichil ab eis de bonis hujusmodi ulterìus e- xigatiSy sed onera paupertatis eorum de bonorum vestrorum subsidijs patius relevetis. Ita quod exinde apud nos gratiosi favoris augmentum vobis proveniate et nulla super hoc coac- tìonis neccssitas intercedat. Datum Ànagnie 16 EaL Augusti. Pontificatus nostri Anno secundo. Alexander episcopus Servus servorum Dei. Dilectis filijs. Ministro Provinciali et Fratribus universis ordinis Fra- trum Minorum in Sclavonia constitutis salutem et apostolicam benedictionem. Sanctorum mentis inclita gaudia fideles Christi assequi minime dubitamus qui eorum patrocinia per condigne devotionis obsequia promerentur, illumque venerantur in ipsis quorum gloria ipse est retrìbutio merìtorum. Nos igitur ad con- sequenda prsedicta gaudia causam dare fidelibus Populis cu- pientes omnibus Christi fidelibus vere psenitentibus et confessis qui Ecclesias vestras in sanctorum Francisci et Antonii con- fessorum festivitatibus et per octo dies sequentes cum devotione ac reverentia vìsitaverint annuatim de omnipotentis dei mise- ricordia et beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius auctori- tate confixi centum dies de iniuncta sibi psenitentia misericor- diter relaxamus. Datum Viterbij vili. id. februarij. Pontificatus nostri Anno quarto. Digitized by Google DOCUMENTA 415 \M. — 1S69. Clemens epìscopas servqs servoram dei. Dilectis filijs Cose Saladini Jadrensì^ Azonis Justinapolitano et Thome Basili) Catareasi Civìbus. Salutem et apostolicam benedictionem. Cum dilecti filij Fratres Minores ex professionis sue voto, adeo se Yolantarìe submiserìnt paupertati, ut nec divisim nec com- maniter aliqaid proprij valeant obtinere, sed omnia quse ipsis in elemosinam erogantor^ seu alias eornm contemplatione pro- veniunt, iari et proprìetati ecclesise Romane accrescere dino- scantur, ac propter hoc ad nos pertineat, ut procuratorem in bonis hujasmodi statuamns. Nos de fida nostre circumspectionis sollicitadine plenam fidaciam obtinentes^ vos et quemlibet in so- lidum, ita qaod non sit melior occapantis conditio, in omnibus bonis mobilibus et immobilibus ac sese moventibus eidem ec- clesiae Romane, dilectorum filiorum .... Ministri et Fratrnm Administrationis ProvincisB Sclavonie, contemplatione collatis et in posterum conferendis, et omnibus quse in ipsi Romane ec- clesise ipsorum intuitu provenerunt et provenient in futurum, procuratores negotiorum, gestores, syndicos constituimus et ac* toreSy dantes vobis et cuilibet vestrum in solidum, administrandi, dispensandi, vendendi et emendi, permutandi, dandi, donandi, agendi, defendendi in iudicio ecclesiastico et sseculari coram ordinarijs et delegatis iudicibus, arbitres arbitratoribus et fen- dorum dominis, transigendi quoque in causis omnibus, paciscendi, iurandi de calumpnia, in litem et de ventate dicenda, et ius- iurandum insuper deferendi, ac etiam petendi et recipiendi que- cumque bona ipsorum contemplatione provenientia quse applicata vel deputata eorum usibus quocumque modo illicito detenta vei occupata sunt hactenus aut in parterum detineri vel occupari contigerit ac omoia faciendi quoe in iudicio requiruntur. Pro- curatores prseterea unum vel plures ad supradicta omnia con- stituendi ad requisitionem dictoram Ministri et Fratrum Admi- nistrationis prsedicte, plenam auctoritate prsesentium facultatem. Ita tamen quod de prsedictis aut circa prsedicta in iudicio vei Digitized by Google 416 DOCUMENTA extr^, vos vel vestrum aliquis, seu a vobis procuratores dati, Dichil poenitus peragatis, nisi eorundem Ministri et Fratrum requisito Consilio et obtento. Decernimus ergo, ut ea quae per vos, vel vestrum aliquem, nec non €onstitutos a nobis proinde facta fuerint in praidictis, plenam obtineant firmitatem. Datum '^Viterbij ii. KsA. Aprilis. Pontificatus nostri Anno quarto. VII. — 13SS. Alexander Episcopus servus servorum Dei. Venerabilis fra- tribus Universis Archiepiscopis et Episcopis ac Dilectis filiis Abbatibus Prioribus Archipresbiteris , Decanis , Archidiaconis , plebanis, et aliis ecclesiarum prelatis et rectoribus ad quos lit- tere iste pervenerint salutem, et apostolicam benedictionem. Cum sicut ex parte dilectorum filiorum . . . Generalis, et provincia- lium ministrorum ordinis fratrum minorum fuit propositum coram nobis, nonnulle persone ecclesiastice seculares et regulares, a- postatas ejusdem ordinis qui post professionem in ipso ordine factam, ad seculum revertuntur, quosdam in religionis habitu, aliquos nonnisi in secularì secum aut in suis obsequiis vel ec- clesiis seu monasteriis detinere presumant in animarum suarum dispendium, iniuriam predicti ordinis, et scandalum plurimorum. Nos volentes super hiis paterna sollicitudine providere, Unì- versitati vestre per apostolica scripta precipiendo mandamus quatenus singuli vestrum cum a prioribus requisiti fueritis omnes illos, cujuscumque ordinis existant, cui huiusmodi apo- statas, postquam per ministros, custodes, seu Guardianos pre- dicti ordinis quorum sunt cure commissi, excomunicati publice fuerint a se non reicerint, sed scienter eos secum aut in suis obsequiis vel ecclesiis seu monasteriis retinuerint, vel eis in hoc auxilium perstiterint vel favorem cum ipsi comunicando taliter in crìmine huiusmodi crìminosis post latam in eos excomunì- cationis sententiam simili sententia involvantur, denuncietis ex- comunicationis vinculo innodatos. Contradictores per censnram, Digitized by Google DOCUMENTA 417 ecclesiasticam applicatìone postposita compescendo. Non osbtante si aliquibas a sede apostolica sit indultum, quod interdici, su- spendi, vel excomunicari non possint per litteras apostolicas non facientes plenam de indulto hainsmodi mentionem. Datum Anagnie xv calendas Novembrìs. Pontificatas nostri anno primo. Ego Yitus Jadrensis Archidiaconus et Notarias de man- dato Yencrabilis Patris, domini Laurentìii Dei gratia Jadrensis Archiepiscopi ordinami prefatas litteras ut vidi et legi sanas et integras cum bulla et filo non viciatas non ruptas, Tel cancellatas in aliqua parte sui fideliter de verbo ad verbum tràscripsi currente Anno Incarnationis domini nostri Jesu Christi millesimo ducentesimo octuagesimo tertio , mense Junii die tertiodecimo intrante Indictione Undecima Jadre, nil addens vel minuens propter forte punctum vel virgulam quod sensum mutet, et ipsis diligenter ascultatis, sub solito meo signo in publicam formam redegi, compievi et roboravi. In cuius etiam rei perpetuam firmitatem et notìtiam ple- niorem, prefatus dominus Archiepiscopus presenti exemplo si- gillum sunm iussit apponi. Vili. — IS9S. Nicolaus Episcopus servus servorum Dei. Dilectis filiis Ministro *) ordinis fratrum Minorum in Scla- vonia salutem et apostolicam benedictionem. Yìneam Sarcth velut electam planctavit desterà Dei patris et omne semen verum seminavit in ipsa, Angelica custodia sepivit illam, lapides no- civos eieeit ex ea. Hanc de ^gypto in luto et latere sub ìugo Pharaonis oppressam in signis et prodigiis transferenS; dux i- tineris eius existens in terram promissionis adduxit. Yinea enim Domini exercituum domus Israel est, et yiri Juda delectabile germen eius. Hanc sic mire translatam quasi adhuc rudem cam- pnm vomere legali prosdndens prophetali doctrìna sulcavit, ut ipsam ad maturam frugem; id est ad regenerationis gratiam pre- SJ7 Digitized by Google 418 DOCUMENTA pararet. Sed proh dolor peccatorom spinis obsita, nollam ym* brem grati» spirìtualis excìpiens, qae sperabatar ut nvas eda- ceret, labruscas eduxit Uade sperabatar iudiciam, processit i- niquitas. linde iustitia, inde clamor. Hec est vinea in qaa fici arbor, scilìcet Sinagoga Judeorum piantata evangelica ventate describitur, cuins plantator Ghristos, coetus apostolicas coltor extìtit. Hec triplici tempore qaasi trìbas annis ut fructum pro- duceret expectata infructnosa reperta cultori, succidenda pre- dicitur. Nam nec tempore drcumcisionis anime non querebat, nec sanctificata per legem, quia per eam tantum camalia se^ quebatur, nec tandem iustificata per Evangeliì gratiam, quia gratiam recipere noluit, quin potins latorem gratie iustum in- luste peremit, et quodam modo indurationem Pharaonis exce- dens, omne curantis et cure refutavit antidotum, adeO; ut nec verbis, nec signis, nec sacramentis, quinnimo nec ipsa Ghristi et Dei corporali presentia moUiretur. Multipharie enim multis- quc modis olim Deus loquens antiquis ipsius Synagoge Patrìbus in Prbphetis, novissime in fine temporum locutus est ipsis et vobis in filio quem constituit heredem universorum per quem fecit et secula. Sub omnem escam abominata est anima eius, et idcirco iuste, iuxto Dei iudicio reprobatam, estermina vit eam aper de sylva et singularis ferus depastus est eam. Ablata est sepes eius , prosternata maceries , et in direptionem posita ut deserta, nec inventus est in terris amplius locus eius. Yerum quia miserationes Dei super omnia sua opera predicantur, qui omnes salvos fieri et neminem vult perire, qui se ipsum prò nobis et ipsis hostiam salutis exhibuit Deo Patri, qui exaltatus a terra expansis in cruce manibus ad se cuncta trahere evan- gelica voce predixit. Nos licet immeriti vices eius tenentes in terris, qui etiam Judaicam perfidiam a sua misericordia non repellit, libenter prò illius populi obcecatione labores appetimus, ut effectum nostrum divina prosequente clementia cognita ve- ritatis luce que Christus est , a suis tenebris eruantur. Porro quia Judeorum ipsorum quasi per universum mundum divino Digitized by Google DOCUMENTA 419 iudicio, previsa dispersio, ìpsos ad recipiendum Sacramenta fidei ad doctrinam comode in unam convenire non patitur, necessi- tate nos voluntarios urgente compellimur per diversas mundi partes diversos seminatores eligere per qnos semen verbi Dei prout possibile est spargamus in singulos^ quorum salutem u- niversaliter et singularìter affectamus. Ad te igitur Inter alìos sub spe divine gratie mentis nostre oculos convertentes, cum tul Ordinis claritate reluceas et credaris ubilibet per opera ^- tilia ex exempla laudabilia fructuosus, et ex data tibi divinitus gratia sane te confidamus et posse fructus uberes in domo Do- mini germinare^ discretioni tue per apostolica scrìpta mandamus quantum confidens in ilio cui proprìum est spirituales gratias elargiriy tales umbrarum tenebris obceccatus^ in commissa tibi provincia per te et alios fratres tui Ordinis, quos ad hoc bo- nestate mornm, experta scientia, probatis virtutlbus, circumspec- tione provida, et experientia comprobata, ydoneos cognoveris; et quorum industria atque doctrina divinis donis a Domino fe- cundata, intrepide per catholica fide reluceat, et in sui claritate non titubet, sed tenebrosas mentes radiorum repercussione cla- rificet, et obstinatas cervices reprimat perversorum. Judeos eos- dem in terris et locis in quibus abitant generaliter et singu- larìter convocando, semel et pluries, ac totiens repetitis in- stantiis, quoties proficere putaberìs, prout melius fiorì poterit predicatiooibus salutaribus, monitis, et discretis inductionibus, evangelicis doctrinis informans, ipsos studeas juxta datam tibi a Domino gratiam, fugatis tenebrarum nubibus, ad viam redu- cere clarìtatis, ut renati fonte baptismatis reluceant in lumino vultns Christi, et exinde corus angelicus delectetur. Tu quoque ac alii quos ad prosecutionem tanti negotii dignos . ..... ..... boni premium, nostram quoque benedictionem et gra- tiam vobis de bono in melius redicetis, et ut affectum quem ad salutem status ipsorum gerit mater Ecclesia percipiant per efiectum in illos ex eis quos ad susceptionem sacri baptismatis gratia divina perduxerìt, prelatis ac dominis locorum in quibus Digitized by Google 420 DOCUMENTA tales habitare contigerit, ex parte nostra afiectuosissime recom- mendes, ut deo gratias in recuperata ove perdita, et filio prò* digo redeuntì, vitulum exultationis et gaudii exhibentes eas ca- ritative foveant; favoribus muniant, benigne pertractent, nec ipsos in personis aut rebas per Judeos aat alios indebite mo- lestari permìttant; quin potius in omnibus favorabiliter ipsis assistant auxiliis opportunis. Sed si forte quod absit aliqui ex ipsis in eorum obstinata perfidia perdnrantes, et velut aspis surda suas aures incredulas obturantes ne tui et illorum quos ad hec salutis opera deputabis, vocem audiant ut de tenebrìs ad lucem exeant, incantantium sapienter tuas et per te ad hoc deputandorum fratrum salutares uonvocationes aspernanter ef- fagerent de istis si tales inveneris, qui sint, in quibus locis, et sub quorum dominio commorentur, nobis rescrìbere non o^ mittas, ut circa pertinaces hujusmodi, de salutari eorum re- medio, sicut expedire videbimus, cogitemus. Ut autem de pre- missis, avìdis nostris conceptibus iuxta nostra desideria satis- fiat, frequenter nobis intimare studeas, qualiter commissum tibi negotium prosperetur, et qualem fructum seminata semina re- promittant. Dai Yiterbij II Nonas Augusti, pontificatus nostri anno primo. *} Fratri Michael! de Jadera. IX. — ISOS. Nicolaus episcopus servus servornm Dei. Dilecto filio . . .... Ministro Provinciali Fratrum ordinis Minorum in pro- vincia Sclavonie salutem et apostolicam benedictionem. Terre Sancte miserabilem statum non absque gravi amaritudine intra mentis nostre precordia recensentes atque ad liberationem ipsius nostra simul et desideria convortentes et studia intra multa o- perosa subsidia que ipsi Terre deo auspice fiructuosa sedulo pro- curare atque impendere studuimus ac studemus generale pas- sagium prò eiusdem Terre subsidio in feste beati Joaunis Bap- Digitized by Google DOCUMENTA 421 liste qaod erit anno domini Millesimo dacentesimo novagesimo tertio de fratrum nostrorom Consilio daximus statuendum, sicnt in alijs nostrìs litteris per quas ad subventionem ejnsdem Terre universos chrìsticolas exhortamnr quosque nbique una cum pre- sentìbus evidentins declarantur. Ut antem ad snc- currendom promptas in eodem passagio Terre prefate per di- vini verbi virtutem mentes fidelinm salubriter excitentnr, chri- sticolis per diversas christianitatis partes proponendam delibe- ravimus verbum cmcis exequendum in provincia tibi commissa deliberationem buiusmodi te ac fratres ordinis tui eo confidentius eligentes, quo magis ad compatiendnm et subve- niendum prò viribns terre predicte religionis nostre pietas nos Ideoqne predicando ipsius vivifice crucis ministerium in eadem provincia tibi et sex fratribus eiusdem ordinis reli- giosa conversatione probatis atque ad huiuscemodi opus officium quos de discretomm fratrum Consilio duxeris eligendos presen- tium auctoritate committimus in remissionem peccaminum in- iungentes, quatenus, tu et ijdem eligendo fratres hainsmodi mi- nisterium iuxta datam nobis a deo prudentiam. Non obstante quod hoc idem alìjs sit commissum, solerter et efficaciter exequi studearis , omnes fidei orthodoxe cultores ad tam pij negotij prosecutionem idoneos predicationibus crebris et sedulìs .... ut ad liberandam predictam Terram de manibus impiorum y vi- ctoriosum einsdem vivifice cmcis signum devote suscipiant et proprijs alfigentes humeris ac magis cordibus imprìmentes re- verenter et pubblico deferant atque ad eiusdem Terre succursum in predicto passagio generali promptis animis totisque virìbus se accingant. Quod quidem venerabile signum volumus ut cun- ctis devote petentibus concedatis, generaliter omnibus predi- cantes quod qui eandem crucem susceperint in predicte Terre subsidium vel personaliter in proprijs aut alienis expensis ac- cedere vel iuxta qualitatem et facultatem suam bellatores seu alias personas ydoneas destinare vel saltem si ex causis legìt- timis Ecclesie opportunum foro videbitur suscepte crucis votum Digitized by Google 422 DOCUMENTA ad arbìtrìam Àpostolice Sedis sea eoram qui ad hoc faerìnt deputati per ipsam, de facultatibus suis redimere tenebuntur. Hos autem qui talìter huiusmodi votnm redimerint remissionis et indulgentie que transfretantibns in subsidium antedictum con- ceditur, volumus et concedimus esse participes iuxta quanti- fateia subsidìj quod ìmpeodent et eius qua hoc facient affec- tum. Aliotum vero privilegium et immuoitatem seu gratiarum^ que ipsis tranfretantibus per presentes et alias uuiversis directas fidelibus nostraà litteras conceduntur, piena eos voluraus co- moditate gaudere. Insuper omnes qui hactenus idem signum prò eodem subsidio susceperunt^ manere ac inducere procuretis, ut illud si forte duniserunt resumentes alacriter, votum Deo red- dere studeant, quod voverunt Terre prefate subvenendo effica- citer ut tenentur. Gum autem omnibus Ghristi fidelibus qui eidem Terre succursum impenderint opportunum unicuique secundum proprium meritum Indulgentiam salutarem^ ac maxime illis qui Cruce suscepta in ipsius Terre subsidium vel personaliter ibunt vel personas ydoneas iuxta qualitatem et facultatem suam in proprijs sumptibus destinabunt, multiplicium gratiarum beneficia concedamuSy sicut in alijs nostris litterìs prelibatis servis suis continetur eorundem litterarum tenorem, per te ac fratres, a te ut premittitur ad predicande crucis officium eligendos, vo- lumus populis christianis frequenter et diligenter exponi. Ita siquidem provide quod et beneficia supradicta que ipsis in terra concedimus, et copiosam mercedem que ipsis preparatur in celo cognoscere valeant et amare. Nec tamen ex verbis nostris con- cipiant se aut plenam in quibus nequaquam conceditur, aut maiorem quam concedatur indulgentiam promereri. Sane ipsas populos ad certa et ydonea loca quoties expedire videritis convocandi ad verbum crucis humiliter audiendum, ac omnibus vere penitentibus et confessis, qui ad huiusmodi vestras predi- catiunes convenerint, et idem verbum audierint reverenter cen- tum dies de iniunctis sibi penìtentijs relaxandi vobis auctoritate presentium concedimus facultatem. Si quando autem ad Eccle- Digitized by Google DOCUMENTA 423 8ias interdicto snppositas vos devenire contigerit, Ikeat vobis ad ipsas popalos convocare ac verbum crucis proponere ia eis- dem, nec non excomunicatis et interdictis exclusis, non palsatis campanis submissa voce ìanuis claasis cum vestrìs socijs divina officia celebrare. Ad hec si qui eorum quos ad transfretandum personaliter, vel iuxta qualitatem et facultatem snam personas ydoneas destinandum, votum assumpte iam crucis astringiti vel deinceps obligabit ad idem, excomunicationis prò violenta in- iectione manuum in personas ecclesiasticas essent vinculo in- nodati, dummndo non fnerit excessus difficilis et enormis, et passis iniuriam satisfaciant competenter, sive prò eo quod se- pulcrnm dominicum visitare, seu ad quoslibet alias terras ac- cedere, vel aliquibus comunicare, non tamen in crimine centra prohibitionem Ecclesie presumpserunt, dummodo equos, arma, ferrum, seu lignimina quibus christianos impugnant non porta- verint Saracenis, absolvendi eosdem in forma Ecclesie, ac di- spensandi cum clericis, qui cum excomunicationis sententiam latam a canone vel ab homine, incurrìssent irregularitatis notam immiscendo se divinis officijs, seu ministrando in susceptis or- dinibus contraxerunt, tibi ac tribus ex fratrìbus antedictis quos ad hoc specialiter de Consilio discretorum fratrum elegerìt, con- cedimus potestatem. Ita videlicet quod beneficium absolutionis et dispensationis huiusmbdi, tu et quilibet eornndem Trium fra- trum omnibus qui de manibus vestris aut aliorum fratrum qui a te sicut premissum est fiierìnt ad officium antedicte predi- cationis electi cmcem susceperint dummodo persone sint cognite discretione preambula impertiri possitis. Porro quia dignus est operarius mercede sua, tibi et fratrìbus memoratis in hoc di- vino fideliter laborantibus opere, preter mercedem etemam quam mento sperare potestis quotienscumque studueritis populis ad hoc specialiter convocatis proponere verbum crucis, ceutum die- rum indulgentiam elargimnr, ac vos indulgentie memorate que transfretantibus in subsidium sepe dictum conceditur iuxta la- borìs vestrì mensuram volumus participatione gaudere. Ceterum Digitized by Google 424 JDOCtJMENTA si quos ex fratribas qaos at predicitnr ad exeqwn^ prenussa duxeris elìgendos ab executione haiusmodi sive per mortem sive alias qaomodolibet impediri^ vel per tnam forte providentiam removeri contigerit facultatem tibi concedimus loco ipsomm alios subrogandi. Gum autem hoc idem predicando crucis of&ciam venerabilibus fratribus nostris Archiepiscopis et Episcopis, ac nonnullis alìjs per alias nostras litteras committamas , te ac fratres Ordinis tui ad haiusmodi ministeriam per te ut prò- mittitur eligendos cum omni dihgentia volumus observare ut eisdem Prelatis simili revereotia defereotes cum ipsorum aliquem ili quavis civitate, castro , vel oppido predicare contigerit, vos ibidem eadem bora uullatenus; sed nec eadem die nisi de illorum speciali consensu convocare populos ad predicationem huiusmodi presumatis, caventes omnino ne Prelatorum ipsorum predicatio per vos seu occasione vestrì impediatur quomodolibet vel tur- betur. Cum alijs etiam qui eiusdem predicationis auctoritate nostra officium exercebunt sic loca predicationis et tempora cu- retis dividere; ut vos mutuo non turbetis, nec impcdiatis ali- quatenus per concursum, sed vobis invicem alternis vicibus in omni patientia et quiete cedatis, ita quod ex vestra modestia populi bonam edificationem accipiant, et consequenter ex pre- dicationibus vestris fructus uberior valeat provenire. Denique discretionem tuam volumus previdero ut singuli fratres quod ad officium supradictum elegeris, tam presentium quam aliarum litterarum nostrarum, que christicolis omnibus dirìguntur sub manu pubblica^ vel saltem sub tuo sigillo copiam habeant, quam inspiciendo frequenter de hìjs que agenda committuntur eisdem, reddantur plenius informati. Postremo qui diversis olim tempo- ribus nonnulle super predicatione crucis in sepefatum subsidinm commissiones a Sede apostolica emanarunt, ne forte occasione illarum turbatio uUa sive confusio valeat suboriri, nolumus ut auctoritate comfiii^o&ui]bi illarutti in locis ad que presens com- mìssio nostri pèrvenerit crux de celerò predicetur, sed predi- catione huiusmodi eos dumtaxat insistere volumus, qui presentis Digitized by Google DOCUMENTA 425 nostre conunissionis foerìnt auctorìtate snffultì. Datnm apad Ur- bemveterom Eal. Augusti Pontificatus nostri Anno quarto. X. — 1806. Neapoleo miseratione divina sancti Adriani Diaconus Car- dinalis apostolica sedis Legatus. Universis Christi fidelibus intra nostre legationis términos constitutis salutem in domino sem- pitemam. Cum ad promovendi gaudia sempiterna sanctorum soffragia sint nobis plurimum oportuna, loca sanctorum omnium sunt pia devotione fidelium veneranda, ut dnm dei veneramur amicos ipsi nos amicabiles reddant, et illorum nobis quodamodo vendicantes patrocinium apud ipsum, quod merita nostra non obtineot eorum mereamur intercessionibus obtinere. Cupientes igitur ut ecclesie fratrum Minorum de Fola, de Parentio, de lustinopoli, de Tergeste, de Cherso, de Pirano , de Vegla , de Segna, de Arbo, de Pago, de Jadra, in Sclavonie provincia constitute congruis honoribus frequent^ntur, omnibus vere pe- nitentibus et confessis qui ipsas ecclesias singulis festivitatibqs gloriose virginis Marie, beati Francisci, beati Antonij, et beate Giare, ac etiam illorum sanctorum in quorum honore prefate ecclesie sunt constructe, noe non in consecrationibus ecclesia- rum et altarìum eorumdem et per octo dies ipsas festivitatea immediate sequentes, anuuatim devote ac venerabiliter visita* verìntj de omnipotentis dei misericordia et beatorum Petrì et Pauli apostolorum eius mentis confidentes, auctorìtate aposto- lica nobis in hac parte commissa, centum dies de iniuncta eìs penitcntia miserìcorditer in domino relaxamus. Data Faventie iij ydus aprìlis. Pontificatns Domini Clementis Pape Quinti anno secundo. Frater Johannes de Kerso ordinìs Minorum miseratione divina Stagnensis et Gurzulensis episcopus. Universis praesentem Digitized by Google 426 DOCUMENTA paginam inspectarìs salatem in Domino sempiternam. Noveritis nos vidisse et legìsse ac diligenter inspexisse qaasdam litteras Sanctìssimi in Ghristo Patris Domini Bonifacii Dei gratia Snmmi Pontificis non abolitas, non abrasas, non cancellatasi non vi- tiatas in aliqua parte sui cnm vera bulla plumbea, et filo serico bullatas, tenorem huiusmodi continentes, quas quidem litteras conscripsimns propria manu, nihil addendo, non minuendo, vel mutando. Bonifacius Episcopus Servus Servorum Dei, dilecto filio Ministro provinciali ordinis fratrum Minorum in admini- stratione provincise Sclavoniae salutem et apostolicam benedic- tionem. Licet de omnibus mundi partibus, quae Christiana reli- gione censentur, teneamur ex officii debito extirpare letiferam pestem hasreticse pravitatis, in partibus tamen Servise, Rascise, Dalmatiae, Groatiae, Bossinse atque Istrì» provinci» Sclavoniae imminet : nobis hsec soUicitudo propensius, ubi eamden pestem propter malitiam temporis, qu» in detrimentnm fidei catholic% perversa genimina germinavit, ex evidentia operis etfamaeno* titia persensìmus succrevisse. Gupientes ergo in dictis partibus, et in Archiepiscopatibus Dirachiensi , Antibarensi , Ragusino , Spalatensi et Jadrensi, et dioecesibus suis per aliquos de fra- tribus tui Ordinis partem super hac nostr» soUicitudinis adim- plerì. Discretioni tu® per apostolica scripta firmiter pnucipiendo mandamus quatenus de Consilio aliquorum fratrum ipsius Ordinis eligas duos de fratrìbus ipsius Ordinis tuse administrationis i- doneos ad hoc opus dominicum exequendum, eisqne in virtute obedientise apostolica prsecipue auctorìtate procures, ut inqui- sitionis officium in locis praedictis inter haereticos, credentes, fautores, defensores et receptatores eorum iuxta formam in aliis apostolicis litteris expressam quaa fratrìbus praedicti ordinis, in- quisitoribus huiusmodi pravitatis in eisdem locis deputatis au- ctorìtate apostolica et in posterum deputandis non expressis aliorum super exercendo dicto inquisitionis officio destinantur, exequi studeant diligenter. Nos enim praedictos duos fi*atres quos ad hoc elegerìs, et utrumque ipsorum praefatum Digitized by Google DOCUMENTA 427 officimn exeqai iuxta formam in litteris ipsis expressam , ac ìpsos illam potestatem et auctoritatem plenariam habentem no- lumus ... in eisdem litterìs coutinetur. Si vero tu vel vicarius taus, te absente, aliquem inquisitorum huiusmodi ex aliqua forte causa nonnumquam videbis amovendum, ipsam amoveatis^ et substitaatis loco illius aliam, quem similem potestatem et au- ctoritatem habere nolomus qaoties nobis deliberatione cam fra- tribas discretis dicti ordinis perhibita, hoc fore videbitur fa- ciendam. Et si aliquem vel aliquos inquisitorum ipsorum de- cedere forte contigerit, nos substitueodi de Consilio aliquorum discretorum fratrum eiusdem ordinis alium vel alios loco illius vel iUorum qui decesserint^ itaque substituti eisdem auctorìtate et potestate fuogantur, Tibi dìctoque vicario si tu absens es fuerisque plenam et liberam concedimus tenore prsesentìum fa- cultatem. Datum Romoe apud sanctum Petrum ili Eal. maii, pon- tif. nostri anno quinto. Ad maiorem autem omnium pra^dicto- rum firmitatem praesentem paginam sigilli nostri munimine ro- boravimus. Dat. Ragusii iii. id. martii. Anno Domini Mcccxiiij. XII. — 1336. Bertrandus miseratione divina titulo sancti Marcelli près- biter cardinalis apostolica sedis Legatus. Dilecto nobis in Christo Plebano sancti Petri de Platea Jadrensi , salutem in Domino. Conquesti sunt nobis Gaardianus et fratres ordinis Minorum conventus Jadrensis, quod licet quondam Micha de Scolatura, Jadrensis, apud locum dictorum fratrum, in sua ultima voluntate sibi elegerit sepulturam, et eis nonnulla de bonis suis ad eum ratione person» suae spectantibus in eadem ultima voluntate prò anima sua legavit, tajDd^n .... Prìor et fratres ordinis fratrum Praedicatorum Jadre^sium, corpus pr»- fati Michae de facto in eorum Goemiterìo tumularunt, dictisque fratribus Minoribus propterea satisfieri de praedìetis legatis centra iustìtiam non permittant in eorundem fratrum Minorum preiu- Digitized by Google 428 DOCUMENTA dicium noa modicnm et gravamene Ideoque discrettoni toe, aa- ctoritate qua fangimor priesentium tenore mandamos qoateaas partibus convocatis andias causani; et sine debita decidas, fa- ciens quod decreverìs per censnram ecclesiasticam, firmiter ob- servarì. Testes autem qui fuerint nominati, si se gratia, odio, Tel timore subtraxerint, censura simili compellas ventati testi- monium perhibere. Datum Parm» id. decemb. pontificatus san- ctissimi patris Domini Johannis papo xxii. anno, decimo. XIII. — IS08. Fmter Petrus Dei et Apostolico sedis gratia Episcopus No- varensis et Comes. Dilecto nobis in Christo, Venerabili et re- ligioso Viro fratrì Nicolao de Jadra ordinis minorum Provincie Dalmatie, sacre teologie bachulario Universitatis Oxoniensis, salutem in ilio qui est omnium vera salus. Mente volventes, quQd pura sinceraque devotione^ quodque ferventis dilectionis cantate erga nos et nostros indefesse pia et laudabili affectione te gesseriSy et ex adverso tua considerata scientia morum ve- nustate stipata qua in Minorum ordine evidenter refulges, non inmmerito movemur, te favore nostro persequi gratioso. Cunctis igitur ista cernentibus tenore presentium facimus manifestum , qualiter te a presenti die in antea in nostrum houorabilem et carissimum Gapellanum et famìliarem domesticum ac commen- salem tuis mentis et virtutibus suggerrentibus duximus assu- mendum numero quoque consortis ceterorum nostrorum Capel- lanorum et domesticorum familiarium aggregavimus^ volentes ut omnibus illis utaris gratiis^ privilegiis, emineutiis^ favoribus et honoribus^ quibus ceteri Iionorabiles Capellani nostri et fami- liares antedicti gaudere et perfrui dignoscuntur. Amicos rogantes^ officialibus vero et subditis uostris quam vestris adesse con- tinget, amore et intuitu nostri assummant et assumere velint propitiìs favoribus recommissum. In quorum testimonium pre- Digitized by Google DOCUMENTA 429 sentes fieri iassimufi et registrane sigillique nostri mnnìmine ro- borari. Datum Papié in conventa minorum, die ultima Novembris Millesimo tercentesimo nonagesimo tertio. Prima Indictione. XIV. — 1804. Nos Andreas dei et apostolico sedis gratia archiepiscopud Spalatensis et legom doctor. Universis Ghristi fidelibus tam cle- Ticis quam laycis tam maribus quam femminis ad qaos et qnas presentes pervenerint sen ipsarum noticia salntem in omnium salvatore snper cathedra pastoralis cure diviùa et apostolica sedis disponente clementia constitntL Et si mnltis et arduis fidei catolice pei^avamur negociis curis excitemur innamerìs co- gitationibns plarimis distrahamnr. Circa id tnm fayentibns Yotis ìntendimus vacamus ....... ac operose stadium solicitu- dinis impartimur ut arduum numinis gloriam exaltationem ca- tolice fidei et perfectum fidelium animarum predsis radicitus dissidiornm vepribus omnino subductis. Nec non ad instantiam petitionem et bumiles preces magnificorum et potentum domi- norum comitum Tome et Butkonis Gorbavie inducti et inclinati ad gloriam et laudem omnipotentis dei et beate Eaterine vir- ginis et martiris tenore presentinm damns, concedimus indul-' gentiam et remissionem omnibus Ghristi fidelibus vere penitene tibus et confessis qui devote-^bus dominicis et festivis visi- taverint et iverint, ac ibunt^ visitabunt et intrabunt maxime cum manibus actricibus et elemosinis Ecclesiam beate Kathe- rine virginis et martiris noviter constructam et hedificatam per supradictos dominos comìtes in diocesi Nonensi sub castro No-^ vigradi ccntum dierum auctorìtate qua fungimur ad remissionem ipsorum peccatorum sperantes et firmam spem tenentes nullo qui per humani generis redemptorem de summis celorum ad yma mundi descendens mortem tandem subiens temporalemdei filius Jesus Ghristus ne gregem sui pretio sanguinis gloriosi redemptum ascensurus post resurrectionem ad patrem absque Digitized by Google 430 DOCUMENTA pastore desereret ipsios caram beato Petro apostolo ..... stabilitati fidei ceteros Christiana religione confirmaret eomm mentes ad salutis sae opera accenderet deTotionis ardore co missit. linde omnes prelati et per consequens nos einsde ma* postoli effecti disponente domino locum immeriti successores et redemptorìs locum in hac provincia quamquam indigno tenentes circa gregis eiusdem custodiam sollicitis excitati rigiliis animarum salutis iugis cogitationis intendere submovendo noxia et agendo profutura debemus et excluso a nobis negligenti somno nostrique cordis oculis diligentia sedula vigilantibus animas deo lucrila- cere sua nobis cooperante gratia valeamus ad honorem dei et exaltationem catolice fidei ac salutem animarum et fidelium in- crementum. Et cum maiori fervore inducentes omnes christicolas quos devotius et ardentius in die ipsius beate Eaterine festi- vitatis ad dictam ecclesiam ibunt. Has autem litteras ad cau- telam fecimus registrari et nostri pontificalis sigilli impendenti munimine ex certa scientia roborari. Datum et actum in Cor- bavia in domibus habitationis reverendi patris domini Nicolai episcopi Gorbaviensis apud saactum Jacobum ubi ad presens moram trahimus sub annis domini Millesimo trecentesimo no- nagesimo quarto. Indictione sexsta et die ultimo octobris. Pon- tificatus sanctìssimi in Christo patris et domini nostri domini Bonifacii divina providentia pape noni, anno quinto. XV. — 1306. Paulus miseratione divina titulo sanctae Susannie presbiter cardinalis dictus Monopolitanus ordinis fratrum Minorum, et sanct» Clarse sororum generalis protector, a sede apostolica specialiter deputatus. Venerabili ac religioso viro ffatri Nicolao de Jadra fratrum Minorum provinciae Dalmatise Ministro nec non in eadem provincia nostro Vicario salutem in Domino sem- piternam. Dum incumbentia nobis onera quibus assidue premi- mur intenta consideratione pensamus maxime quod nequimus Digitized by Google DOCUMENTA 431 exsolvere circa singola per nos debitum commissi nobis officii. nios in parte nostr» solicitudinis iaxta qualitatem agendorum libenter assomìmus qui moribus et doctrina praemineant et in- dustri» virtute nitescaut, ut sperati fructus de comunicatis se- enni laborìbus ipsorum solerti ministerio coUigantur. Cnm igitur in eo potissime nostra versetur intentio, quod personoe profes- sionis ecclesiasticsB sub debita regularis observantiee honestate quiescant, de ipsis tanto nimirum specialius cogitamus quanto protectionis nostrse munimina eis esse noscimus potius oportuna. Et licet omnium religiosarum personarum dicti ordinis statum prosperum et quietum paterno zelemus affectu^ tamen dilectas in Ghristo filias omnes et singulas Abbatissas conventus et so- rores, conversas et oblatas ac personas alias quaslibet quorum- cumque monasteriorum et locorum dictae nostrae provinci» et prasfati ordinis sanctse Glarae, et Minorìssarum quae mundi va- nitate relieta per religionis observantiam se Domino arctius a- strìnxerunt propter sexus fragilitatem potiori cura et propen- sieri studio protegi cupimus et foveri, de tua itaque prudentia, industria et circumspectione solicita plenam in Domino fiduciam obtinentes curam et gubernationem monasteriorum atque loco- rum omniamque et singularum personarum degentium in eisdem quocumque nomine uuncupentur, dicti ordinis sanctae Glarse et Minorìssarum tu» provinci» praelibatse auctoritate protectorìoe qua fùngimur secundum morem et consuetudinem observatam tibi duximus committendas per te quando et quotiens expedire cognoveris monasterìa et loca pr»dicta auctoritate nostra visi- tandi, et centra Abbatissas sorores conversas et oblatas^ ac personas quascumque pnesentes et posteras inquirendi ipsasque et earum quaslibet corrigendi, carcerandi et si fere fecerint pu- niendi, dictaque mouasteria seu loca iuxta nostri statum ordinis reformandi, ordinandi, disponendi ac faciendi omnia et singula quae secundum Deum eommdem monasteriorum et locorum ac personarum huiusmodi statuì generaliter vel specialiter viderìs expedire, semper tamen omni alienationis genere interdlcto. Digitized by Google 432 DOCUMENTA Contradutrices quoque per censuram ecclesiasticam appellatione postposita campescendi. Circumspectioùi tna^ plenam licentiam et liberam potestatem tenore prassentiam concedeutcs. Quo circa circumspectionem eamdem rogamus, monemus et hortamur at- tento in virtute sanctse obbedienti^ tibi pnecipiendo mandantes quatenus onus huiusmodi Yicariatus offìcii devote suscipiens, et circa commissam tibi curam et gubemationem vigilanter in- tendens dieta monasteria atque loca, eoramque personas aneto- ritate nostra gubernare et manutenere procures, ut vigente pe- reniter in ipsis gratia solid» caritatis, eisque producentibus fructus salutiferoSy ad honorem divini nominis, atque comodum animarum condigna tuis laboribus proemia, superna providentia recompensety nosque diligentiam vestram commendare non im- merito valeamus. In cuins rei fidem et testimonium praemisso- rum has nostras litteras tibi fieri^ et nostri Cardinalatus sigilli quo in talibns utlmur iussimus appensione munirì. Datum Rome apud Ecclesiam Sancti Spiritus in Gaxia de urbe in hospicio nostraB consueta residenti^ sub anno Domini Millesimo trecen- tesimo nonagesimosexto. Indictione quarta ; die vero vicesima- secunda mensis Augusti. Pontificatus sanctissimi in Cristo patris et domini domini Bonifacii divina providentia papse noni. Anno septimo. XVI. <- 1397. Bonifacius papa ad perpetuam rei memoriam. Apostolice sedis circumspecta benignitas personas sub religionis observantia assidue studio pre vite vacantes congruo favore prosequitur ac hijs que ad eorum pium desiderium consequendum provide facta sunt ut illibata permaneant libenter adhibet solicitudinis sue partes. Exhibita si quidem nobis nuper prò parte diiectorum filiorum Henrici Ministri generalis etfratrum Ordinis minorum petitio continebat qnod dudum eorum in Gapitulo generali tunc in civitate Coloniensi celebrato nonnulla per eos prò utilitate dicti Ordinis observanda imposterum ordinarunt, . inter que oh Digitized by Google DOOTJMENTA 435 nonnullas cansas rationabiles statacrunt quod Provincia Scla- vonie iuxta morem dicti ordinis de ceterp Provincia Dalraatie nancuparetur, ac Priores et alij fratres dicti ordinis qui sigillo seu sculptura aut ymagine Seraphinij in illa Provincia utebantur, ex tunc sigillo , seu sculptura aut ymagine sancti Jeronimi u- terentur prout in Instrumento publico super inde confecto di- citur plenius contineri. Quare prò parte dictorum Ministri et fratrum nobis fuit bumiliter supplìcatum ut hujusmodi ordina- tioni et constitutioni robur apostolico confirmationis adìjcere ac fratribus in dieta Provincia prò tempore commorantibus ut o- mnibus privilegijs et indulgentijs quibus sub huiusmodi Pro- vincia Sclavonie utuntur sub Provincia Dalmatie predicta uti et gaudere valeant concedere de benignitate apostolica digna- remur. Nos igitur qui singulorum christifidelium presertim sub religionis habitu domino famulantium commoditatibus libenter ictendimus, huiusmodi supplicationibus inclinati, ordinationem et constitutionem predictas ratas et gratas habentes, eas ex certa scientia autorìtate apostolica tenore presentium confirma- mus et presentis scripti patrocinio comunimus, et nichilominus ipsis fratribus in dieta provincia prò tempore commorantibus ut prefertur quod sub nomine diete provincie Dalmatie omnibus privil^ijs et indulgentijs quibus antea sub nomine provincie Sclavonie predicte apostolica vel alia quavis auctoritate funge- bantur, ex nunc uti et gaudere possint quibuscumque Consti- tutionibus apostolicis et alijs contrarijs nequaquam obstantibus auctoritate apostolica concedimus per presentes. Nulli ergo om- nino hominum liceat hanc paginam nostre confirmationis co- munitionis et concessionis infringere vel ei ausu temerario con • traire. Si quis autem hoc attentare presumpserit indignationem omnipotentis Dei et beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius se noverint incursurum. Datum Rome apud Sanctum Petrum iiij id. Aprilis, Pontificatus nostri Anno Nono. » Digitized by Google 434 DOCUMENTA XVII. - 139§. Vladislans Dei gratia Hangarie, Jerusalem, Sicilie, Dal- macie, Croacie, Rame, Servie, Galicie, Lodomerie, Cornarne, Bulgarieque Rex, provincie, et Forcalquery ac Pedemontis Comes. Universis presentes literas inspecturis tam presentibus quam fu- turis. Eos capellanie nostre libenter honore prosequimur et fa- miliaritatis participes coofavemus qaos Sacra Religio approbat, scientia et virtus illustrata ac fidei et devotionis integritas nobis merito gratos facit. Hec itaqae in Religioso fratre Nicolao de Jadra ordinis Minorum presenti Ministro provincie Dalmacie devoto oratori et fideli nostro vigere probabiliter per fidem dìgnonim plurìmorum testimonia cognoscentes.Eundemfra- trem Nicolaum in capellanum et familiarem nostrum presentium tenore recipimus, et aliorum capellanorum et familiarium no- strorum consortio pariter aggregamus. Volentes et Decernentes expresse quod idem frater Nicolaus tanquam capellanus et fa- miliaris noster, illis de cetero honoribus, favoribus, privilegìjs, prerogati vis et gratijs ubilibet potiatur et gaudeat, quibus alij capellani et familiares nostri potiuntur et gaudent, ac potiri et gaudere soliti sunt et debent. Quocirca amicos et devotos no- stros rogamus, officialibus et fidelibus nostris singulis iniungentes quod Eundem fratrem Nicolaum tamquam capellanum et fami- Harem nostrum in omnibus favorabiliter habeant ...... et tractent amabiliter et decenter. In cuius rei testimonium pre- sentes has exinde fieri et presenti mandato nostro sigillo ius- simus communirì. Datum Gaete per virum Nobilem Donatum àe Arctio legis doctorem Locumtenentem, Cancellarij Regni nostri Sicilie consiliarium et fidelem nostrum dilectum. Anno Domini Millesimo trecentesimo nonagesimo octavo, die vigesima quinta mensis Julij, sexte Indictionis Regnorum nostrorum. Digitized by Google DOCUMENTA 435 XVIII. — 140I. Frater Stefanus hnmilis Prior Cartusie Reverendo et Re • ligioso in Christo patri domino fratri Nycolao de Jadra Ordinis Minorum Ministro provincie Dalmatie. Salutem in domino, et suffragium salutare. Meretur nostre devotionis affectas ac pie intentionis ferver , quem ad nostrum Ordinem, et spe- cialiter ad domum Yallis Jocose concepistis magis ac magis apud Denm continuis juvàri et attolli suffragiis, ut quo largius ac copiosius super vos divina gratia choruscarit, eo bonitas vostra perficiat apud Deum. Et ut hujusmodi devotionis obsequia au* etere dsenibus vobis fiant fructuosa ad humilem petitionem ve- nerabilis in Christo fratris nostri domini Petri Prioris nostre domus Vallis Jocose prefati Ordinis nostri Cartusiani. Vos o- mnium missarum, orationum, horarum, psalmorum, vigiliarum, jejuniorum, abstinentiarum, elemosinammo disciplinarum , cete- rorumque spiritualium exercitiorum, que deo auctore in Ordine nostro fuit, et fient in posterum partecipem facimus et consor- tem in vita vostra pariter et in morte. Adicientes de gratia speciali, quod cum obitus vester, quem Deus felicem faciat, no- stro fuit Capitulo generali nunciatus, prò anime vostre remedio indulgemus orationes per totum Ordinem ceiebrari que prò htt- iusmodi nostris partecipibus fieri consuescunt. Datum in domo Sancti Johannis in Seytz. Anno domini Millesimo cccci. xv die mensis Januarìj, cum appensione sigilli domus Cartusie, in te- stimonium premissorum. XIX. — 1498. Nos Nicolaus de Planich ac Valentinus de Zlat Castellani Castri Ostrovizze et Comites Luke Georgius Obradich de genere Subich Marin ac Zlanutinich de Carino Johannes Mirogerutich et Paulus Budacieh de genere Cucar Judìces jurati sedis diete Luke. Notum facimus universis et singulis ad quos prosentes pervenerint, quod venientes ad nostri presenciam Yenerabilis Digitized by Google 436 DOCUMENTA vir frater Johannes de Scibenico ordinis fratrum minornm Guar- dianus sancti Francisci de Jadra cum sois procuratorìbas virìs nobilibus Jacobo Niculich de Breberio alias regnoram Dalmatie et Crovacie Vice Bano et Gregorio Stipsit de genere petentes uos precium cum instantia ut nos nostrum Johannem Guardianum - suos procuratores in quandam possessionem ac Viilam videliset Braschievichi octo sortes prout continetur in nostra sententia in sede judiciaria de Luka sub Podgradije per nos dictis guardiano - suis procuratoribus de jure exhibita se- cundum regni consuetudinem super dictam possessionem - Vii- lam ipsos introduci - feceremus. Nos* igitur visis et intellectis justis - legitimis petitionibus dictorum Johannis Guar- diani - suisque procuratoribus misimus viros nobiles videlicet nostrum Vice comitem Georgium juratum Johannem Mirogevich judicem juratum, ac Butkonem quondam Vlacci de Villa Otres sìmiliter perstaldum - juratum ad faciem diete possessionis et Ville qui dictos Guardianum et ejus procuratores in dictam possessionem et Viilam Braschievichi - in octo sortes introdu- xerunt - statuerunt in perpetuum tenendum gaudendum - usu- fructandum. Ad quorum majorem cautellam litteras nostras fe- dmus sigilis nostris consuetis conmuniri. Datum in Podgradje in festo exaltatìonis sancte Crucis. Anno Domini Millesimo qua- dragentesimo XXVIH die XIIII mensis Septembris. XX. — 1444. Cum prò necessitatibus armatae classis conservandae ad- versus Turcos perfidos • . . et conservatione fidelium. Nos frater Andreas ordinis fratrum minorum de Observantia dominatione Domini nostri Eugeuii Papse IV in patriarchatu Aquilejensium et Gradensium et Genedensium provinciis ad ista subterscripta substitutus a fratre Silvestro ejusdem ordinis ese- cutore buUarum apostolicarum quem per ìnviatos plenam ac liberam facultates has concedendi omnibus quibus sat possibi- Digitized by Google DOCUMENTA 437 litatis de suis facultatibns ad conservationem praedicte classis pie largiuntur 1. ut in articulo mortis plenariam consequi va- leant remissionem omnium suoram .peccatorum 2. ut possìt sibi eiigere confessorem qui ipsos absolvere valeat a ca- sibus sedi apostoliche non reservatis toties quoties fuerit op- portnnum. In reservatis semel tantum hìc est per nos prsedictus frater Andreas eo prò conservatione supra dieta subsidium tribuenti auctorìtate prefata concedere ut confessorem saecularem vel religiosum eiigere valeas qui de omnibus et sin* gulis peccatis tuis de quibus corde contrito et ore confesso fuerit in mortis articulo plenariam remissionem a paena et culpa tibi in sincerìtate fidei unitate sanct^ romance ecclesia .... et devotione concedere valeat et quod si exconfidentia liujus- modi remissionis aliis forte commissis ad illa tibi re- missio praedicta uUatenus suflfragetur per unum annum singulìs sextis feriis jejunare tenearis et si ex praecepto ecclesise vel voto aut injunta primo nequaquam facere potuerìs una alia die singularìum septimanarum ejusdem anni quamvis ad jejunandum ut non sis adstrictus jejunare tenearis etsi anno vel si aliquem per te legitime impeditus fueris anno sequenti aut alias quam primum potuerìs implere hujusmodi jejunium tenearìs. Yerum si forte alias prsefEitum jejunium in toto vel in parte comode adimplere nequeas eo casu confessor quem ad ìd elegerìs jejunium . : . . in alia pietatis opera valeat commutare quse tamen indìlate debeas adimplere alias hsec nostra concessio nullius sit roborìs vel momenti tibi concedere ut confessorem se- cularem vel religiosum eiigere valeas qui te ab omnibus pec- catis delictis flagitiis excessibus sedi apostolicae non reservatis toties quoties fuerìt opportunum in reservatis semel tantum ab- solvere possit et pocnitentiam salutarem injungere valeat. In quorum omnium et singulorum fidem et verum testimonium has nostras patentes litteras signari nostri soliti et consueti sigilli mandamus. Datum Jaderse in loco sanctse Crucis extra muros Digitized by Google 438 DOCUMENTA . anno domini MCCCCXLIV die XXIIII mensis Decembris anno pontificatus Domini Nostri Anno XIV. XXI. - 1439. Pasqaalis Mnripetro Dei grati a Dux Venetianim etcNo- bilibus et sapientibus virìs Andreas Marcello de suo mandato Corniti et Joanni Trivisano Gapitaneo Jadrse et successorìbas suis dilectis satutem et dilectionis affectum. Goncessimus alias qaod Monasterio Sancti Francisci de Jadra reducerentur fratres observantes, et quia ipsam mona- sterium erìt proximum murìs civitatis ut in eo essent continue fratres optimse et exemplaris vitse grati et nobilibus et populo civitatis, ordinavimus et ìnstituimus duos nobiles et duos po- pulares procuratores dicti Monasterii ad hoc ut intelligeretur qualitas et ordo ipsorum fratrum, et unde prò evi- tandis periculis et inconvenientiis qusB sequi possent. Mandamus ergo Yobis quod prsecipiatis guardiano dicti monasterii quod non accipiat aliquem fratrem in ipso monasterio nisi approbatus fuerìt per procuratores praedictos t^m nobiles quam populares, «t si differentia aliqua erit inter eos, auditis nobilibus et po- pularibus, terminetis sicut justum vobìs videbitur; et quod. per vos terminatum fuerit volumus observari. Datse in nostro Ducali palatio di XXIII martii indict. ¥.1458. XXII. — 1450. Pius episcopus servus servorum Dei. Dilectis filiis et in Christo filiabus infrascriptis civitatis Jadrensis civibus et ha- bitatoribus. Marino de Grisavis procuratori fratrum sancti Fran- cisci de Observantia, Paulo de Georgiis et Nicoletta) eius uxori, Donato de Chrisavìs et Margaritae eius uxori , Benedicto de Gallelis et Jacobelte eius uxori, ac Gatherinae et Hclenae eorum filiabus, Magdalen» de Fanfogna ac Nicolet» et Zuviz» eius filiabus, Simeoni et Francisco de Fanfogna et Simonellse eius Digitized by Google DOCUMENTA 439 uxori, Francisco de Zadalinis et FantiosQ eias uxori, Nicolettae. de Seppe et eius filiae Marchettse, Marino de Seppe, Mariae de Zadulinis, Magdalenae de Crisavis, Mariae uxori Johannis de Grisognis, Colizzae uxori Gregorii de Trico, Giubae uxori Jo- hannis de Oporovich, Dobra quondam Johannis, Rada quondam Radoslavi, Gatherìnse quondam Busonovich de Arbo, Catherine de Dominis de Arbo, Auoiao de Crisavis et Polaxenae eius u- xori, Magistrse Civitta, Antonio Andre» de Grìsonis et Cathe* rinsB eius uxori, Gregorio de Zaladidis et eius uxori Famse, Zuvizae uxori Philippi et Catherinae de Ferra eius filiae, Simeoni de Trìsavis et eius uxori Dobrizae. Sailutem et apostolicam be- nedictionem. Eximiae devotionis effectus quem ad nos et ro- manam geritis ecclesiam promeretur ut in hiis quae animarum vestrarum salutem respiciunt votis vestris quantum cum Deo possumus favorabiliter annuamus. Vestris itaque supplicationibus inclinati, ut qnicumqne sacerdotes saeculares et religiosi vobis quotiens expedierit ministrare valeant Eucharistiae sacramentum dummodo in solemnitate pascali illud a parrochiano tuo post confessionem coram eo emmissam suscipias reverenter felicis recordationis Clementis papae V prsedecessoris nostri, et alia quacumque constitutione contrariis nequaquam obstantibus au- ctoritate apostolica vobis tenore praesentium indulgemus. Nulli ergo omnino hominum etc Datum Mantuae anno In- carnationis dominicae Millesimoquadringentesimo quinquagesimo nono. Tert. id. Julii, pontificatus nostri Anno primo. XILWMM. — 1466. Paulus episcopus servus servorum Dei. Dilectis filifs sancti Grisogoni Jadrensis, et Sancti Nicolai de Portu Sibenicensis dioecesis monasteriorum Abbatibus salutem et apostolicam be- nedictionem. Conquesti sunt nobis Guardianus et fratres domns sancti Francisci Jadrensis ordinis Minorum quod nobiles viri Johannes de Corbavia, et Stephanus Rucich Domicelli, ac qui- Digitized by Google 440 DOCUMENTA dam alii ecclesiastici et laici Corbaviensis et Noniensis di(B- cesis snper qaibusdam bonis immobilibus in dioecesi Scardo- nensi consistentibas et rebas aliis , eisdcm Guardiano ^et fra- trìbus in elemosinam prò reparatione et conservatione dicta^ domas et illiùs Ecclesise ornamentis ecclesiasticis et aliis inibi prò divino eulta necessariis pie erogatis iniuriantur eisdem* Cum autem sicut iidem Guardianus et fratres asserunt in ci- yitate Scardonensi seu illins dioecesis competens aliquis coi causa ipsa comitti possit index non resideat de pracsenti di- scretioni nostrae per apostolica seripta mandamus^ quatenns vo- catis qui fuerint evocandi, et anditis bine inde propositis, quod ìustum fuerit appellatione remota decematis, facientes quod decreveritis per censuram ecclesiasticam firmiter observarì ; pro- riso ne in terras dictorum Nobilium auctoritate praasentium in- terdicti sententiam proferatiS; nisi super hoc a nobis mandatum receperitis speciale. Testes autem qui fuerint nominati si se odio, gratia vel timore subtraxerint censura simili appellatione cessante compellatis ventati testimonium perhibere. Quod si non ambo hiis exequendis poteritis interesse, alter vestrum ea nihilominus exequatur. Datum Romae apud Sanctum Marcum. Anno Domini, Incarnationis dominio» Millesimoquadringentesimo sexagesimosexto. id. ap. pontif. nostri Anno secundo. XXIV. — 1467. Dilecto filio domino de Gonissa Ord. Minor, de Obser- vantia professori ac in Provinciis Bosnas et Dahnatiae ejusdem Ordinis Vicario. Dilecte fili. Salutem et apostolìcam benedictionem. Memores sumus quod cum alias dilectus filius Marcus de Bononia Ord. Vestri Generalis Vicarius de mandato sanctae memoria» Pii II immediati praedecessoris nostri Vicariai Bosnae et provincia^ Dal- matiae unionem fecisset et statuisset quod ut unus Vicarius na- tione Italus eis preficeretur, qui fratribus in eis existentibus Digitized by Google DOOITMBNTA 441 de trìenio in triennium prseesset accedente ad id omnium fra- tram praodictorum qui tnnc Pasmani capitulariter congregati erant, consensu etiam Unionem ipsam ut et bonam et laudabilem approbavimus et apostolicae ex ipsis apostolicis litterìs desuper inde confectis perspicue licei Quse cum .... intellexerint ut Ca- pitulum Generale eiusdem Ordinis Mantuse congregatum ordi- nasse ut dictarum provinciarum fiat iterum divisio ; et qud&dam loca in grave detrimentum YicaridB Bosnae mutentur, displicuit nobis. Nam quod mature et laudabiliter factum est apostolica quoque auctorìtate firmatum, rescindi aut immutari eadem au- ctorìtate expressa non accedente , et evidenti necessitate non impellente^ non convenit Proinde in vìrtute sanctae obbedientiss et sub excomunicationis poena, districte tibi praecipimus et man- damus, ut provinciarum ipsarum sub unione praedicta regere et gubernare perseveres, nec ullam locorum mutationem fieri patiaris ex deliberatone et ordinatione dicti Capituli. Quam ex nunc quo ad baec irrìtam et inanem decernimus, non ob- stante ceterisque contrariis quibuscumque. Datum Rom^B apud sanctum Marcum sub annulo piscatoris^ die XXV Junii MCGCG LXVn. Pontif. nostri. Anno III. XXV. — I4S3. Pateat universis prsesens scriptum inspecturis. Qualiter Sanctissimus dominus noster dominus Sixtus divina providentia Papa lY prò suae sanctitatis solita clementia ad supplicationem et instantiam Yicariì et fratrum provinciae Dalmatiae ordinis minoram regularis observantise concessit: quod in dieta prò- vintia Vicariis ipsius provintiae qui est et erit prò tempore, possit et valeat eligere et nominare centum personas utrìusque sexus in ... . quse possint et valeant provinciae fines quocumqne ipsi placuerit sacram corporis christi communionem recipere, praterquam in die feste Paschatis : super hoc alicujus Digitized by Google 442 DOCUMENTA licentia minime requisita, prout in ipso brevi plenins contìnetar. CuJQS qoidem brevis sabscriptio talìs est Dilectis filiis fratrìbas ordinis minorum de observantia in provintia Dalmati» commorantibus. Interea vero. Dilecti filii salatem et apostolicam benedictionem. Yiris in hac parte devotis et hamillimis suppli- cationibus annuentes vobis auctorìtate aposto- lica concedimus facultatem et Et quum dominam Marìnam Bemilìch fillam nomemm ipsamm centam personanim acceptaverìt. Ideo in testimonium et fidem hnjtis rei et gratiae eis concessa: Ego frater Bemardinos de Arbo ordinis minorum Vicarìus licet immeritus provintise Dal- matiae jussi sigillarì. Datum in loco nostro sancti Francisd in Hiadria die 3u maji. MCCCCLXXXni. XXVI. — 14S3. JestM — Maria. Notum sit omnibus presentes litteras inspecturìs. Nos frater Evangelista de Perusio, familie Cismontane Ylcarius Generalis jmmerìtuS; una cum Yenerandis patribus Diffinitoribus Capitulj Generalis. Yisa quadam contentione jnter fratres Dalmatie et Yicarie Bosne. De quibusdam qbatuor sortibus terre sive oba- lionibus positis ja YìUa vocata Chraschievichij , et examinatis omnibus bine jnde, declaravimus et statuimus. Ex quo: Dalma- tinj fratres sunt jn tenuta dictarum quatuor sortium terre, ip- sasqne gaudeant et teneant secundum modum qui potest nobis fratribus minoribus compotere. Usquequo aliud non appareat de jure melioij ipsorum fratrum provintie Bosne. Quibus ap- parentibus teneautur, dicti fratres Dalmatinj reddcre terras cum fructibus. Datum jn loco nostro Sancti Salvatoris juxta Flo- rentiam. Ultima Maij M. ecce. L. xxxxiij. Ft\ Emngelislay manu pr. scripsi. Digitized by VjOOQIC DOCUMENTA 443 XXVII. — 1490. In Christo sibi carissimo ac devoto Viro Thomae Vantacich una cum exsore sua nomine Rnca nec non filio Georgio or- dinìs seraphici patrìs nostri beati Francisci benefactorìbus de- votissimis, frater Augustìnus de Jadra eiusdem ordinis Vicarius provintidB Dalmatide quo ad fratres de Observantia licet im- meritas salutem et pacem in domino sempiternam. Devotionem nostram landabilem qnam ob reverentiam Dei omnipotentis et beati patrìs nostri Francisci merita ut affectnm sincere caritatis accepiy geritis ordinem recompensare cupiens piis spiritnalium vicissitndinibus accionum. Yos in nostram confraternitatem : et ad universa et singula nostre Provincie suffragia: in vita re- cipio pariter et in morte. Plenam vobis missaram, orationum^ predicationum, ieiuniorum, obstinentiarum, divinornm ofSciornm, et omnium aliornm spiritnalium banorum participationem tenore prcsentium graciose conferendo. Qne per fratres diete provintie et acceptare dignabitur clementia Salvatoris. Valete Datum in loco sancte Katherine de sub Novegrad. 3 Novem- bris 1499. XXVIII. ~ 1500. Thomas Donato miseratione divina Patriarcha Yenetiarum Dalmatieque Primas ac Conservator Àpostolicus Reverendi Or- dinis minorum Sancti Francisci de observantia Provincie Dal- matie electus et deputatus (Universis et singulis Reverendissi- mis Dominis Archiepiscopis et Episcopis ac Dominis Abbatibus: Prioribus : prepositis : Decanis : plebanis : Canonicis : Rectoribus ecclesiarumque presbiteris et clericis tam ReUgiosis quam se- cularìbus : magistratibus quam Dominis potestatibus, Capitanis, Comitibus: Castellanis et officìalibus quibuscumque secularibus ac cetiris quibuscumque quocumque dignitate et officio fangen- tibus: quibus presentes Littere nostre exhibite fuerint fidem indubiam facimus et attestamus. Qualiter die instanti per Re- verendos patres Dominos fratres Franciscum de Sibinico Guar- Digitized by VjOOQIC 444 DOCUMENTA dianum Octoni, et Bernardinum de Scataro Gaardianam loci Pisini Vice et nomine Reverendi patris Domini Vicarij ac Do- minorum fratrum totius diete provìncie leg itimnm ad hoc man- datum habentes ab omnibus Reverendis prìncipalibas fratrìbas prefate provincie auctoritate et potestate eis attributa et con- cessa, ex forma privìiegioram apostolicomm et morismagni dicti ordinis elegerunt et assumpserunt Nos Thomam patriarcham prefatum in protectorem et Conservatorem apostolicum totius ordinis predicti provincie pretate Dalmatie, cum auctoritatibus: potestatìbus, facultatibus libertatibus et conditionibus prout la- tius in litteris privilegiis: indultis, gratiis et immunita tibus a- postolicis dicto ordini concessis. Quam quidem electionem qua decet humanitate ob reverentiam apostolice sedis acceptavimus^ et tamquam obedientie filius obtulimus nos parati mandata apostolica prefata reverentes exequi ac executioni debite de- mandare ac demandari facere ad omnem requisiturum prefati Reverendi Domini Vicari, dominorumque fratrum prefatorum et universorums quam eorum, et efficaciter defensionis presidio in omnibus prout juris fiunt assistentiam juxta vim formamque et tenorem prìvilegiorum et concessionum apostolicomm ut per- mittuntur dicto ordini indultorum: in quorum fidem pendentis fieri jussimus et nostri pontificalis sigilli appensione munirì. Actum et datum Venetiis in patriarchali palatio die XXIIII mensis martu MCCCCCin. XXIX. — 1513. Leo Episcopus servus servorum Dei, Dilecto filio Bernar- dino de Schodra, ordinis fratrum minorum Professori, nec non ad Albanie Bulgarie et Rassie partes nuntio, salutem et apo- stolicam benedictionem. Dum salubrìa laborum tuorum studia que mundanis abiectis illecebrìs tum additione voluntarìe pau- pertatis prò augmento fidei orthodoxe impendisti incessanter . etiam in ipsius fidei hostium partibus verbum Do- Digitized by Google DOCinffBNTA 445 mini non absqae tao discrìmine predicando debita consideratone ea Ubi libenter concedimus per quo in animarum salute in Dei ecclesia fructus valeas afferro am- pliores. Hinc est quod nos sperantes qnod in Albanie Bulgarie et Rassie partibus, in quibus proch dolor qua plures heretici et penitns infideles fere noscantur per ipsos ad viam verìta^is reductione, prout iam copisti, divina tibi assistente gratia prò virìbus studebis elaborare; motu proprio non ad tuam vel al- terias per se nobis super hoc oblato petitionis instantìam, sed de nostra mera liberalitate. Te in dictis partibus nuntium et commissarìum nostrum facimus constituimus nec non deputamus tibi nostro et romane Ecclesia nominibus omnia et sìngula que provintiales ministri tui ordinis in eorum provintiis facere et agore possunt faciendi et agendi ac in hnìusmodi partibus quo- que conventus demos seu loca dicti ordinis in eisdem partibus consistentia ac partium huiusmodi fidelium consensu recipiendi et ad regularem observantiam ipsius ordinis reduc .... ac reformandi seu totidem domus vel loca cum Ecclesiis Campa- nilibas Campanis terijs ortìs et ortalentijs et aliìs prò usu et habitatione aliquorum fratrum eiusdem ordinis ac illius regularis observantie qui nec non domus et loca huius* modi omnibus et singulis privilegiis immutationibus exemptio- nibus libertatibus gratiis et indultis in genere aliis domibus sino locis ac fratribus ordinis et observantie predictorum per nos vel sedem apostolicam in specie seu genere quomodolibet concessis nti et gaudere possint usu et habitatione de novo diocesanorum locorum et quorumlibet aliorum licentia de supra nuUatenus requisita fundandi et construendi seu fundari et con- strui faciendi; nec non omnibus et singulis fratribus eiusdem ordinis provintie Albanie qui tibi ad id idonei et fructuosi vi- debuntur ut ad partes honoris tecum vel etiam de per sedum tamen pauciores duobus simul non sint personaliter se confe- rant et inibì verbum domini predicent seu in prefatis recipiendis et construendis domibus commorentur; precipiendi et maudandi Digitized by Google 446 DOOUÌfENTA ac guardianos sea vicarìos inibi coastituendi et deputandi, il- losque et fratres domorum haìusmodi vìsitandi corrigendi et paniendi nec non fratres vagantes seu apostatas ad ordinem reducendi et illos ad id cogendi invocato ad hoc etiam si opus faerit auxilio brachìi secularis ac in fratribus haìusmodi seu quibusvis aliis ordinem ipsum profiteri volentibus et profiten- tibus super irregularìtate quandoque voluntarii homicidii, mu- tilationis membrorum et bigamie casibus dumtaxat exceptis, ut ea non obstante ad omnes et sacros et presbyteratus ordines se promoveri fac et in illis ministrare libere et licite possint et valeant dispensandi libros quoque paramenta et vasa altaris ac alia bona conventuum ordinis et partium predictarum per laicos occupata et detenta recuperandi et postquam illa re- cuperaveris domibus seu conventibus ordinis et partium huius- modi de quibus tibi videbitur restituendi vel assignandi. Nec non cuiuslibet contradictione nequaquam obstante libros vestes^ calices ornamenta ecclesiastica et alia sibi necessaria a con- venti Ylehinìj dicti ordinis mutuo accipiendi nec non duobus seu plurìbus fratribus eiusdem ordinis de quibus tibi videbitur, quod quorumlibet utriusque sexus Christifidelibus quoties opus fuerit eorum confessionibus diligenter auditis, ac in reservatis Episcopis locorum casibus tales in favorem infidelinm contra christianos pugnaverint vel ad ipsos infideles prohibita portaverint seu non tamen occiderint vel mutilaverint si christianam fidem abnegaverint de- bitam absolutionem impendere et iniungere penitentias salu- tares nec non eos ab excomunicationis snspensionis et inter- dicti aliisque ecclesiasticis censuris et prius quibus innodati e- runt absolutlonqm in forma ecclesie consueta iniuncta sibi prò modo culpe penitentia salutari et aliis que de iure Aierìnt iniungenda ac illis ex* fratribus dictorum ordinis et observantie qui in sacerdotio constituti fuerint quod ìnfantes et alios ad christianam fidem converti valentes baptizari nec non quibus- cumque christifidelibus ecclesiastica sacramenta ministrare pos- Digitized by Google DOCUMENTA 447 sint et valeant. Preterea illis ex christifidelibas qaibuslibet qui ad pognam centra fideles ipsos transire volaerint et transierìnt vere penitentibus et confessis plenariam omnium peccatorum suorum iodulgentiam ac aliis fidelibus q . . . . fidelibus ipsis centra ìnfideles ad pognam transeantibus pias elimosinas seu caritativa subsidia erogaverint indalgendi quod confessor ido- neus secularis vel regularis quem eorum quilibet duxerit elli- gendum omnium peccatorum suorum de quibus corde contriti et ore confessi firmiter semel tantum in mortis articulo pie nam remissionem eis in sinceritate fidei unitate sancte romane ecclesie ac obedientia et devotione nostr ... vel successorum Dostrorum romanorum Pontificum canonico intrantium , anctoritate apostolica concedere valeat. Sic tamen quod idem confessor de hiis de quibus fuerit alteri satisfactio impendenda omnia eis per ipsos si super viserint vel per heredes suos si forte tnnc transierìnt faciendum iniungant quod ipsi vel he- redes per facere teneantur ut prefertur Et ne quod absit ipsi fideles propter huiusmodi gratiam reddantur prò . . ad illicita imposterum committenda nolumus quod si ex confidentia remissionis huiusmodi aliqua forsan ipsi fideles committerent quo ad illa huiusmodi in mortis articulo remissio eis nullatenus suffragetur. Et insuper quod per unum annum a tempore quo presens nostra concessio notitias pervenerit id putandum singulis sextis feriis impedimento cessante legitimo ieiunent quod si predictis feriis ex preeepto ecclesie regularì observantia iniuncta penitentia voto vel alias ieiunare teneantur una alia die singule septimane eiusdem anni quam animadver- tendum ut premisit non sunt astrìcti ieiunent. Et si in dicto anno vel aliqua eius parte essent legitime impediti anno se- quenti vel alias quam prìmum comode poterint^ modo simili huiusmodi ieiunia compiere teneantur. Porro si alias prefatum ieiunium in totum vel in partem quamquam comode ad ìmplere nequiverìnt Eo casu confessor idoneus quem ad hoc christifi- deles ipsi ellegerint ieiunium ipsum in alia pietatis opera com- Digitized by Google 448 DOCUMENTA mutare valcant qne ipsi fideles pari modo adimplere valeant et debeant aliquem huiusmodi preseDs nostra coucessio quo ad pleoarìam in mortis articulo remìssionis dumtaxat melius sit roboris vel momenti in tamen parochialis ecclesie et cuiuslibet alterìus semper salvo ultra marinum quoque sancti Jacob! in Compostela et quecumque alia peregrinationis voto nunc emissa seu que interim emitti contigerit, voto liminum apostolorum dumtaxat excepto viginti ubiiibet commorantibus quia vota ipsa commutari pctierint dummodo venientes ipsi quantum prò a- dimplendis votis huiusmodi vel in eundo stando et redeundo et ibidem offerendo exposituri verisimiliter essent prò susten- tatione fratrum et reformatione seu constructio ne locorum pre- dictorum per te prò tempore deputandis personis dederint et assignaverint remittere et in alia pietatis opera comutare libere et licite possis et valeas plenam et liberam auctoritate aposto- lica tenore presentium concedimus facultatem, Preterea cupientes ut etiam in partibus illis fides Gatholica iugi presertim quibu- suis clas omnino et extirpatis erroribus prò- speretur ac fortius invalescat ac sperantes quod omnis persona religionis et fidei sinceritate ac maturitate morum multarumque aliarum virtutum donis novimus insignitam . . vera extirpatio- nem heresem que proch dolor in partibus illis sua venena per maxime diffunderunt reisplurimum profuturis Inquisitore bere- tice pravitatis in dictis partibus eadem auctoritate apostolica constituimus et deputamus. Tibi in tuorum remissionem peca- minum iniungentes qualiter in charitate Domini omni timore postposito virtutem Sancti Spiritus induens predictum inquisi- tionis negotium in dictis partibus prò ut tanti negotii utilitas suadebit sub spe moriendi eterne sic efficaciter prosequi ete- xequi studeas diligenter ut prò solicitudinis tue prudentia va- deus pravitatum heresum huiusmodi peuitus eccellantur ac Vinca Domini Sabaoth exterminatis inde vulpeculis fructus uberes af^ ferat catholice puritatis in huiusmodi negotio processurus iuxta canonicas Sanctiones non obstantibus felicis recordationes non Digitized by Google DOCUMENTA 449 nifotij p.p. TIII predecessoris nostri prohibente ne fratres or- dinis mendicantiQm in aliqaa dvitate castro^ vel villa sen alio loco qnocumqae ad habitandom domnm vel locmn de novo re* cipere seu receptnm mutuar . . . presnmat absque Sedia pre* diete licentia speciali favente piena et expressas ac de verbo ad verbum de prohibitione hniusmodi mentionem et alijs con- stitntionibus et ordinationibus apostolicis nec non statutis et consnetudinibas dicti ordinis iuramento confirmatione apostolica vel quavis firmitate alia roboratis^ privilegijs quoque et Indul- gentìjs ac literìs apostolicis generalibus vel specialibus qnorum- quumque Tenore existant per qne presentibus non expressa vel totaliter non Impediri valeat quomodo-» libet vel differì et de quibus quorucumq- totis seniorìbus ha- benda sit in nostrìs literìs mentio special is quibus omnibus et singulis illis alios in suo robore permansuris quoad promissum derrogar ... Intendimus et expresso derrogamus per presentes ceterìsque contrmjs quibuscumque rogantes et exhortantes in domino universos charìssimos in Chrìsto filios nostros reges et charìssimas in Chrìsto filias reginas^ ac venerabiles fratres no-^ stros ArchiepisGopos et Episcopos, nec non dilectos filios no-^ biles viros Duces Prìncipes, Yojvodas Marchiones^ Comites^ ba- rones, milites .... Comunitates Universitates aliosque Ghrì- stifideles ubilibet constitutos ac eis in remissionem suorum pe- eaminum iniungentes quatenus divino propitiationis intuitu prò nostra et sedis predicte reverentia te ut ad id per se depu^ tandas personas imprimis prosectttione sic commendatos habeant quod tu et dicti p ipsa premissa utilius et commodiua adimplere valeatis, ac Reges et alij snpradicti exinde pi^ter eteme retributionìs premium nostram et diete sedis gratiam et benedictionem huius consequi mereantur. Presentibus post sep-: tennium minime valituris« Nulli ergo omnino homini liceat hane paginam nostre orationis^ constitutionis deputationis voluntatia commissionis derogatìonis, rogationis, exhortatìonisy et iniunctio- nis infrangere vel ei ausu temerario contraire. Si quis auteia 39 Dsgitized by Google 450 DOCUMENTA hoc extemptare presnmpserìt indignatìonem omnipotentis Dei et beatorom Petrì et Pauli Apostolomm Ejas se noverit incorsa- rum. Datam Rome apad Swcttim Petmm Anno incarnationis Domini M D X IH Nonisi octobris Pontificatos nostri Anno Primo. XXX. — 159f . Lncas Bisantios Dei et Apostofic» sedis gratia Episcopns Cattarensis nniversis, et sìngnlis praasentes litteras inspectnris parìter et anditoris fidem facimas indabiam^ et attestamar^ qna- t^nas nobis foit presentatnm qaoddam transumptom^ caiosdam Brevis Apostolici ad instantiam Ordinis fratram Minomm re* gnlaris observantide per feL record. Dom. Glementem VII ema- natami conscrìptum ex sao originsdi aattentico per venembilem patrem fratrem Franciscam Jarinich, gnardianam domas S. Ber- nardini extra muros Gattaria pront nobis idem pater Gaardia* nns affirmavit instans qaatenas eidem de praemissis prsesentìum tenore fidem faceremas pronti per pnesentes nostras fadmns fidem nniversis età coios transnmpti tener erat hniosmodi. Clemens Papa VII* Dilecti filii, salntem et apostolìcam benedictionem : Exponi nobis nnper fecistis qnod dndom fel. record. Alexander Papa VI, prsedecessor noster, ex certis rationabilibus cauds tane ex- pressis nniversis, et singalis Fratrìbns yestrì Ordinis Minomm regalaris obsenrantiae Provinci» Dalmatids secnndnm morem dicti ordinis in scapnlis marinis illaram partiam domtaxat ha- bitantìbas; nt ipsi Fratres omnibns et singalis Ghristi fidelibns advenis, et peregrìnis nndecnmqae venientìbas qoi die Pascatìs annis singnlis in locis marinis hniasmodi reperirentur , Poeni- tentiae et Eacharìstise sacramenta ministrare, illoqne ad¥en- liam Sancti Jacobi in Augusta, ac alijs piis locis, et Ecdesijs dictae Urbis concessorum ^ seu exteasionis illorum ad eandem Confraternitatem charitatis et alias quomodolibet concessisi quo- rum omnium tenores ac si de verbo ad yerbum insererent prsB- sentibus prò expressis haberì volumus, pariformiter , et seque principaliter, etiam in omnibus, et per omnia, prout Gonfrater- nitas charitatis, et illius confratres hujusmodi, utuntur, potiun- tur, et gaudent, citra tamen immunitates, et exemptiones eidem Gonfratemitati charitatis concessas, et absque illius prejudicio Qtì, potiri, et gaudere libere, et licite possint authoritate A- postotica tenore praesentium concedimus, et indulgemus ; ac illa omnia eidem Gonfratemitati Gonceptionis communicamus, et ad illam extendimus. Non obstantibus constitutionibus, et ordina- tionibus Apostolicis, caterisque contrarijs quibuscumque. Decer- uentes prsesentes litteras sub quibusvis revocationibus, vel su* spensionibus similium, vel dissimilium gratiarum, etiam in fa- Yorem Basilicse Principis Apostolor. de dieta Urbe, seu Gruciat», et expeditionis contra infideles, aut Sedis Apostolicae ab illis defensionis, et alijs quomodolibet ac sub quibuscumque tenoribus et formis, prò tempore factis nullatenus comprehensas , sed semper ab illis exceptas esse, et censerì. Nec non transnmptìs earumdem prsesentium manu Notarij publici subscrìptis, et si- gillo alicnjns Gurì» Ecclesiastica munitis, eamdem prorsus fidem adhiberì debere, que eisdem prsesentibus adhiberetur, si forent exhibitse vel ostensse* Nulli ergo omnino hominum lìceat hanc paginam Nostr» Goncessionis, indulti, comunicationis, exteasio- nis, et decreti infrìngere, vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attemptare pr»sumpserit, indignationem Omni- potentis Dei, ac B. B. Pelri et Pauli Apostolorum ejus se no- verit incursurum. Datum Rom« apud S. Petrum Anno Incar- nationis Dominicse Millesimo Quingentesimo Trigesimo Septimo, Idus Martij. Pontificatus Nostri Anno lY. L. SauU A. Gavenex, sive residuum de conscnsu, Bernardus. Io. Milen. Riccardus Digitized by Google 456 DOCUMENTA Rubens ComìJQ. prò mercede Io : Bareog. Io : Moleii. P. de hode. F. de Ifiranda. Ta. de Brande. A. Cave. 6. Groleti. Registrata in Seoretarìa Apostolica A. Cave: ommisso piombo Cam imaginibns S.S. Petri et Paali ab iinO; ab altero Pi^ Panlns III, pendenti in Jlo serico glanci et mbei coloris. Onesti sono li Privilegi Divini della Venerabile Compagnia della Conceptione in la Chiesa di S. Lorenzo , e Damaso di Roma per ordine scritti, tutte le stazioni delle Chiese di Roma, tntte le grazie Divine, e Sancte Indnlgentie delle qoali costa il tesoro della Chiesa militante da Prìvileggj Pontificali con- cessi alle Venerabili Confraternita dell' Archlsodalizio della cha- rità di Roma, dell' Archiospitale de S. Jacomo in Augusta^ del- l' incurabili di Roma , et dell' ospitale de S. Spirito in Saxia dalla Fel. mem. di Paulo ni, per modo di estensione et ese- qoatione applicate alla Venerab. Compagnia della Conceptione di Roma, et dalla fel mem. di Papa Julio III confirmate, sono qui raccolte in summa per consolatione spirituale de devoti Christiani, quali vorranno farsi scrivere in la sudetta Compa- gnia à godersi, et usufrnttuarsi il già detto tesoro Celeste Ma Chiesa militante donato da Christo, da doversi dispensare da tempo in tempo ad arbitrio et volontà delii Sommi Pontefici. Prima che li Confrati della Conceptione tanto quelli che sono scritti in essa, quanto anche ogn' altro Chrìstiano non ammesso in essa Compagnia partieipano di tutti li Sacrificj, i quali in tutto l'Anno si celebrano nella Cappella della Con- cettione, purché vivano in gratia, et nella unita della Santa Chiesa Romana* Tutte L'indulgenze, che sono di giorno in giorno tutto l'anno in le Chiese di Roma li Confrati della Concez*^ zione le guadagneranno per isgravio dei lor peccati, se quel tal giorno non possendo visitare quella statione, visitaranno la lor Capella, et con divozione di cuore diranno tre Pater noster con tre Ave Maria per la pace, e felice stato del Sommo Pon- tefice, et della Santa Chiesa Romana. Digitized by Google BOCUMEKTA 457 Che la Compagnia della Concezzione di Roma sia Capo di tutte r Archiconfraternìtà della Concezzione per tatto isti- tolte, e che s' institneranno senza pr^lndizio di detta Com- pagnia immediatamente sono snbjecte a qnesta Compagnia , e sono fittte membra, e dipendente da essa. Che la Compagnia e fratelli in commane , et in partico- lare, et tatti quelli che visitaranno la Cappella della Concez- zione in S. Lorenzo in Damaso, conseguiranno tutti quelli pri- vilegi], esenzioni, immunità, et indulgenze plenarie de tatti pec- cati, e faccoltà e libera autorità, conservazione, indulti, favorì, lettere, et grazie spirituali et temporali concessi dalla Sede A- postolica in favore della Santissima Imagine del Salvatore in Sancta Sanctorum, et S. Spirito in Saxia, et alla Immacolata Vergine B. Maria del popolo, et S. Giacomo in Compostella, alli Ospitali, et Confraternità , et Confrati , et à tutte le loro Chiese, Cappellani, Ministri, et offìciali loro, et à tutte le loro cose e beni di qualsivoglia sorte. Che ancorché gli privileggij concessi alli sopradetti luoghi Confraternita, et Cappelle non fossero in uso, et ancorché fos- sero revocati , et ancorché tutti li privileggij che per V avve- nire dalla data di detta Bulla di Leone saranno concessi a qual- sivoglia de sopradetti luoghi, tutti sM'ntendano concessi alla Compagnia della Concezzione, come se le loro grazie, ò lettere, et bolle fossero in scritto , et particolarmente specificate nelli privileggij concessi alla Concezzione. Che tutti li Fratelli della Compagnia absenti, et tutti quelli alli quali li Officiali concederanno, habino li privilegi] et in- dulgenze sopradette, come quelli che stanno in Roma, ancorché air bora non siano confessati, purché habino proposito di con- fessarsi. Che tutti li Fratelli di detta Archiconfraternìtà siano par- tecipi delli digiuni, et Divini Officij, et di tutti li beni spiri- tuali che si faranno per tutto. Che tutti quelli, che confessi, e pentiti nomineranno nel* Digitized by Google 458 DOCUMENTA r Articolo della morte il nome di Giesù, habino la plenaria in- dulgenza, et ancor de quelli , li quali non fossero prevenuti dalla morte, avrebbero confessati. Che tutti li beni di Chiese si possine lasciare per legato ò testamento, ò donazione alla Compagnia, quali se saranno h terza generazione, possi per ogni generazione godere venti anni delli beni, poi sia tenuta a restituirli alle lor Chiese, se gli Rettori non volessero consentire, che gli possedesse la Com- pagnia qual sempre sia tenuta respondere il suo solito canone, ovvero censo. In qualsivoglia luogo de Cristiani, nel quale habitaranno li Confrati della Concezzione a tutto V anno potranno elleg- gersi alcune Chiese, quali umilmente visitando acquistano tutte le indulgenze, che sono nelle stazioni di Roma in quel giorno. C3i6 li confrati della Concezione una volta in vita sua possine elleggersi un confessore idoneo, che li assolva de tutti li casi reservati alla sede Apostolica, et al Sommo Pontefice, eccetto gli infrascritti, come sono Heresia, incendio Ecclesia stico, il voto di Oierusalem, Homicidio Presbiterale, lesa Maestà, trattati fatti centra il Sommo Pontefice, centra la Sede Apo- stalica, contro alli Reverendissimi Cardinali, centra Patriarchi, Arcivescovi, e Vescovi , e Prelati , e nel fine della vita loro , quando si spera la morte piii presto che la vita potranno farsi assolvere dalli sopradetti casi eccettuati, e se morisse qualche* dune delli Confrati della Concezzione in luoco interdetto, po- tranno li lor fratelli senza altra dispensa sepellirio in luogo sacro, purché non sia stato cagione lui di quell'interdetto, e lo sepelissero senza pompa. Hinc est quod praeinsertarum litterarnm vigore Nos jnxta facultatem hujusmodi Indulgentias etiam alteri communicandi praelibatse Confratemitati Charitatis primitus conccssam aucto- rìtate suffulti pi*ecibus ex parte vestra Nobis desuper porrectis ut par est inclinati tenore praesentium vos omnes et singulos, qui ut asseritis et vexillum, et insignia per nos gestari solita Digitized by Google DOCUMENTA 459 accepistis, et gestatis, Archìconsortio Nostro favorabiliter ad- jungìmns ^ et aggregamas ; Vobisqae omnibus , et singulis sic adjanctis, et aggregatis omnes et singulas indnlgentias Nobis nt prsefertar jaxta tenorem dictarum litterarum per prsefactnm Panlum III et alios Romanos PontificeS; et quos commanicare possamaS) dammodo sicnt Nos prò consequendis plenarijs om- nium peccatorum indulgentijs^ et remissìunibus^ ac alijs gratijs et privilegìjs circa missarum, et aliorum Divinorum Officiorum in eadem vestra Ecclesia, sive Capella prò Confratrum Spiri- tuali consolatione^ et tam Tivorum, qaam defunctorum anima- rum salate celebratione , et alia hujusmodi pietatis opera, et in primis ubi facultates vestrse Gonfratemitatis suppetant^ circa pauperes puellas marìtandi munus, ad gloriam Omnipotentis Dei Salvatoris nostri, et Ejusdem Virginis Marìae ejus matris intenti esse, nec cessetis, nec desistatis, prout favente Domino futuram speramus. Existimantes insuper, quod vos minime gra- vabimini'quotannis certam quantitatem cer» albdB ponderis ar- bitrio yestro Archiconfratemitati Nostrae recognitione superìo- ritatis juxta morem veterem, et oblationem nomine vostro per Rev.dum Patrem fratrem Franciscum Anconitanum ejusdem Mo- nasterij Procuratorem factam, quse penes Nostrum Scribam de hac prabsenti adjunctione, et aggregatione rogatum in actis re- peritur, gratiose, et liberaliter impartimur, et communicamus. In quorum omnium fidem, et testimonium, Nos prsefati has pa- tentes litteras, quaa tum prò majori ipsius rei decoro et aug- mento, tum prò minori ipsorum aggregationem hnjusmodia Nobis postulantium labore et impendio impressse fuerunt, manu propria subscripsimus, et tam dictae Archiconfraternitatis, quam ejusdem ULmi et Rev.mi CardinaUs Protectoris sigilli appensione muniri jussimus. Datum Romse in Aala Archiconfraternitatis. Anno Mille- simo Quingentesimo Octuagesimo Indici. X. die vero vigesima mensis Augusti. Pontificatus in Cbristo Patris Domini Nostri Domini Gregorij p.p XIII. Anno octavo. Digitized by Google 460 DOCUMENTA iàppendix# Innocentins episcopns servus servornm Dei. Dilectis filiis .... Ministro, Castodìbas atque eorum Yicarijs ordinis fra- tnim Minoram Amministrationis Dalmacie; salutem et aposto- Hcam benedictionem. Tane potissime conditori omnium accepta- bile obsequium exhibetur cum prò catholice conservatione fidei , cnios est ìpse perpetaum ac stabile fondamentum, pura inten- tione servitar, digne itaqae in hoc sibi providimns sludiosam ac placitnm impendere famniatum y et precipue in quibusdam ecclesie Romane terris, propter ìpsam vicinitatem vigilare in- stantius et validius satagere centra diras hostes eiusdem fidei, ut cultura salubrìs per nos impensa vicinìs agris dominicis, u- tilis sit longinquis, et semen verbi divini fusum in proximis, iructificet etiam in remotis, licet apostolica sedes tales hostes ubique indefessa soUicitudine persequatnr, nec unquam ab hu- iusmodi exèrcicio cessaverit cura eius. Hin est quod devotioni vostre per apostolica scripta districte precipiendo mandamus in remissionem vobis peccaminnm iniungentes, quatenus per vos ac fratres ordinis vostri vostre cure comissos, quos ad hoc vi- derìtis oportunoS; contra hereticos infra terminos Provincie tue, fili Minister, cure misse constitutos sicut diligentius et efficacius poterìtis predicetis verbum crucis. Ut autem vobis ac fratrìbus eiadem, de predicatione huiusmodi et alijs fidelibus de cruce propter hoc assumenda desiderabile premium producatur, vobis ac eisdem fidelibus, illam indulgentiam , idemque privilegium Digitized by Google DOCUMENTA 461 elargìmar; que transenotibos in terre sancte snbsidiom^ in ge- nerali concilio conceduntur. Cetenim ut salatis tante negotinm possit facilias et efBcatius promoverì, vobis ac fratrìbns eisdem concedimns qnod illis ex fidelìbus memoratìs qui yestre predi- cationis ubi per vos verbom crucis huiusmodi proponatur ai* fuerit quadraginta dies de iniuncta penitentia relaxamus, et omnibus, huiusmodi crucem sumentibus , qui prò ìncendijs aut ecclesiarum fracturis, seu prò iniectione manuum in clerìcos^ vel alias religiosas personas^ excomunicationis laqueum incur^ rerunt possitis absolntionis beneficium, iuxta formam ecclesie impertirì. Proviso quod damna passis et iniurias, satisfaciant competenter^ illis tamen exceptis, quorum excessus adeo sunt difficiles et enormes, quod merito sint ad sedem apostolicam destinandi. Datum Laterani x. Eal. Aprilis. Pontificatus nostri Anno undecimo. Martinus episcopus servus servorum Dei, venerabili fratri .... Archiepiscopo Jadrensi salutem et apostolicam benedi- ctionem. Inundans malitia perversorum viris sanctse reUgioni de- ditis adeo frequenter exhibet se infestam, quod ipsi divino cultui nt deberent vacare non possunt dum illorum malitiis agitantur. C5um igitur sicut dilecti filii . . . . Minister et fratres Ordinis Minorum administrationis provincid3 Sclavonid3 nobis significare curarunt, a nonnullis qui nomen Domini in vanum recipere non formidant molestias multiplices patiantur. Nos volentes eorum- dem Ministri et fratrum providere quieti et perversorum co- natibus refragare, fraternitati tuae per apostolica scripta man«- damus quatenus eisdem Ministro et fratrìbus praesidio efficacia defensionis assistens non permittas eos contra indulta privile- giorum sedis apostolica ab aliquibus indebite molestari. Mote- statores huiusmodi per censuram ecclesiasticam appellatione postposita compescendo. Attentius provisurus^ ut de hiis quae Digitized by Google 462 DOCUMENTA causae cognitionem exigunt et quae huiasmodi privilegia non contiDguDt, te nailatenas iotromittas. Nos enim si secas pr^- sumpseriS; tam prsesentes litteras, quam etiam processum quem per te illarum aactoritate habere contigerit , omnino carere vi- ribus, ac nnllius fore decernimus firmitatis. Haiusmodi ergo mandotam nostrani sic prudenter et fideliter exequaris, quod eius fines quomodòlibet non excedat prsesentibus post tnenninm minime volitoris. Datum apud Urbemveterem x kal. maii, pon- tifieatus nostri anno secundo. Urbanas episcopns servns servorum Dei. Dilectse in Christo fili» Clarse de Gangiabanis, moniali monasterii sancti Nicolai Jadrensis Ordinis sanctse Ciarda salatem et apostolicam bene- dictionem. Devotionis tn^B sincerìtas promeretnr ut quse a nobis snppliciter postnlas affectu tibì benevolo concedamus ; bine est quod nos tuis supplicationibus inclinati ut quataor matronas honestas tuas consanguiueas quos ad id elegeris et quae causa te visitandi ad tuum monasterium accedere et illud ingredi vo- Inerìnt infra septa ipsius monasterii si eius quse eidem mona- storio prò tempore prsefuerit accedat assensus quater in domo recipere valeas quibuscumque statutis et consuetudinibus ac coQStitutionibus dicti monasterii et ordinis tui contrariis nequa- quam obstantibus dumodo dictsB matronae infra dictum mona- sterium non comedant nec pernoctent tibi tenore prsesentium indulgemus. Nulli ergo omniuo hominum licet hanc paginam nostra concessionis infringere vel ei ausu temerario contraire, Si quis autem hoc attemptare prassumpserit indiguationem omni- potentis Dei et beatorum Petri et Pauli apostolorum eius se noverit incursurum. Datum Eomae apud sanctum Petrum x. kal. Julii, Pontificatus nostri Anno quinto. Digitized by Google 463 A ehi legge Capitolo Primo Capitolo Secondo Capitolo Terzo Capitolo Quarto Capitolo Quinto Capitolo Sesto Capitolo Settimo Capitolo Ottavo Capitolo Nono Capitolo Decimo Capitolo Undecima .... Capitolo Duodecimo .... Appendice al Capitolo Duodecimo Capitolo Decimoterzo . . . Capitolo Decimoquarto . . . Capitolo Deeimoquinto . . . Capitolo Deeimosesto . . . Documenta Seleetiora . . . Appendix pag. , 5 7 39 59 87 109 128 148 173 198 218 235 257 282 312 337 369 394 407 460 Digitized by Google 464 Veduto, si concede la stampa. DalP Ordinariato Arcivescovile Zara ìi marzo 1864. (LS.) Pietro Dofmo Arcivescovo. =E= Correzioni paf . 53, Ha. » ••? n m 10», „ » 108, „ » »«, » Errata Corrlgre 12 ÌMOéce ift mendacità k99i r mendicità 30 *> coaaaMimate » consumate 6 *> prodiso 1» proiigi» 15 f» dodovera » doveva 17 » conte Bribir » cwte toliirMM) 10 » Evangeliatft Spader f» Ottavio Spader 25 » parentando w parentado 12 V domini octoman » domimo ottomano 7 fi centra contrarietà » contrarietà 1 » Docnm. 13. ^ Docnm. 16. • 26 » ordine » ardire 31 9) neU' accompagnarsi '* n ned accompafcnarsi 23 1» Bercio e Rocco Hi Sergio e Bacco Digitized by Google STORIA DEI FRATI MINORI DAI PRIMORDI DELLA LORO ISTITUZIONE IN Fino ai gionii nostri •CBITTA DAL PADRE DONATO FABIANICH M. 0. PARTE SECONDA VOL. II. ZARA 1864 TIP. FRATELLI BATTARA Digitized by Google Digitized by Google C^»mMrmr^mm.-^rM. ^^U^ 3?s*<»-wJL3aL«JL^ di san Girolamo, di Ragusa, della Bossìna, del Santissimo Redentore, e della Custodia dell* Erzegovina Digitized by Google Digitized by Google PROVI iN CIA DI SAN GIROLAMO I. ZARA - SAN FRANCESCO * ^Lft Storia, looe inesaasta che scalda e brucia, illustra ed abbafplia, infondiamola nella descrizione de'laoghi, nella commemorazione de' tempi , nella illastrasione de' monumenti, nel- r edacasione , nelle scienze , nel trastollo , in tutta quanta la vita. Popolo ohe non conosce il passato è fanciullo o imbecille 5 popolo che lo spressa, è perduto.,, Tommateo, Il convento di Zara tiene ana delle più elevate ed ariose posizioni a manca di quella lunga fila di edìfizii^ che quasi in semicerchio V uno dopo V altro si succedono sui spaldì meridio- nali; donde, a distanza di circa tre miglia, ti si spiegano in vaga prospettiva, divise da un limpido e ricurvo canale, le si- nuose rive degli Scogli, qua e là seminate di ville, di gruppi di case, di eleganti casini, a cui fan bella corona i sovrastanti colli, per ogni dove, fino ai cucuzzoli, frastagliati da orti, vi- gneti, e boschi di ulivo, dai quali Tindustre contadino delle nostre spiaggie ritrae principalmente il suo sostentamento e le sue ricchezze. Qui nel 1212 venne il patriarca di Assisi, get« tato da una procella : il suo ingresso fu salutato da divota cu- riosità del popolo. Il suo abito strano ed abietto, la &ccia sfinita dai digiuni e dalle penitenze, il suo portamento umile * I ConTcnti seguiranno 1* uno all' «Uro secondo 1* aniidiità della loro eresione* Digitized by Google e SAN FRANCESCO e dignitoso gli trassero ammiratori di ogni sorta '}. Seguito lungo il cammino, entrò, per isfuggire la calca che semprepiù si addensava, nel primo tempio che per istrada rinvenne. Fu questa la chiesuola dedicata al dottore massimo, san Girolamo, fin dalla rimota antichità esistente nel sito che n' è oggidì oc- cupato dalla cappella del Crocefisso, rifatta nel 1406, ed unita al corpo della chiesa per mezzo di un' ampio arco. Quivi dap- presso, a chjesta del clero e di alcune nobili famiglie, collocò la prima pietra di un cenobio, e sen partì per le terre a cui 10 spirito di Dio lo guidava. Su quell'angolare pietra sorse in breve un vasto edifìzio, doade si diffusero i germi di vita au- stera e di santità singolare per ogni verso delle isole e del continente dell'antica Liburnia. Dell' antichità sua e della sua fondazione parlano vane epigrafi, inscrizioni sepolcrali , documenti ecclesiastici e civili , parte smarriti e conservati nella tradizione, parte sopravissuti alle ingiurie dei tempi. Di sua preminenza sugli altri della Bossina e della Dal- mazia, ne fanno fede non dubbia e gli eminenti soggetti., che per regolare le còse nostre da Roma inviati, qui eran soliti di fare ordinaria residenza ; de' quali, Gerardo Odone, san Giacomo dalle Marche, Marco da Bologna, san Bernardino di Fossa, mo- deratori dell' Ordine francescano : e i suoi ospiti naturali, pro- mossi ad alti gradi ; de' quali un fra Girolamo dapprima Pro- vinciale, poi Generale dell' Ordine, e in fine romano Pontefice, col nome di Nicolò IV, un fra Giovanni di Anagni, suo com- pagno ed amico, da lui medesimo elevato alla cattedra metro- politana di Zara, e verosimilmente un Bonagrazia all' uno e al- l' altro compagno nelle fatiche apostoHche, poi Legato pontificio a Costantinopoli, e Ministro generale di tutto 1' Ordine; e i moltiplici decreti pontificii e regii a questo convento trasmessi, fra quali molti originali con sigilli in piombo od in cera lacca. L' estensione quale oggidì occupa è parte dell' ampio giro che avea ne' tempi migliori. Era limitato in origine ad alcune ca- Digitized by Google ZARA 7 sette , offerte da famìglie divote all' Istituto nascente y e poco appresso ingrandito, e ridotto a forma di convento sopra l'a- rea di una parte dell'orto che si protendeva verso il monastero di san Nicolò ; dono, come rammentammo, di quelle Suore fatto alla persona di Francesco (A). Prima che varcasse il terzo decimo secolo era venuto a tale rinomanza per le cure de' suoi abitatori e per le largizioni dei cittadini, che si annoverava fra i principali dell' Ordine ^) : ciò in gran parte dobbiamo alle sollecitudini di Lorenzo Pe- riandrò, che dal 1248 all' 87 resse la cattedra arcivescovile; nel quale spazio di tempo si vidde assodata col mezzo dei figli di Francesco la disciplina ecclesiastica , purgati i costumi , a tutela de' quali avea alzati tanti monumenti di pietà cristiana, quali non diede un secolo intiero di tempi più felici. Il suo ingrandimento dal quattrocento in poi subì svariate vicende ; molto decoroso però dovett' esserne stato sempre 1' aspetto. Il sacerdote milanese Pietro Casula che l'anno 1494 nella sua andata a Gerusalemme passò per Zara, cosi ne scrive: ''Vidi el convento de s. Francesco nude stanno li frati de Observantia, è assai bello e anche la giesia. Non hanno per essere in cit- tade, orto grande, per pigliare qualche recreatione, come hanno in molti altri luoghi „ ^). Oggidì sarebbe difficile determinare r antica sua cerchia, la quale venne in piti circostanze e in più guise sformata e diminuita per cedere luogo alla costruzione dei bastioni dal lato meridionale, e dall'opposto ad una chiesuola e ad orti designati per la grotta di san Francesco. Nel 1858 si diede mano al rifacimento generale, per cui^ perduta la forma antica nelle faccia esterne, acquistò quella di grandioso edificio , foggiato in stile gotico , che dà bellissima prospettiva verso il canale. L' interno da uno a due piani ri- dotto, fece dimenticare la sacra vetustà delle sue pareti, prese forma di architettura moderna. Rimase nella sua originaHtà queir ala, che guarda il ponente, crollata , si dice, da un tre- mu oto verso il 1 740, e tosto rimessa sul primitivo modello. Digitized by Google 8 ^ SAN PBAN0E8CO Allato della porta che dal chiostro mette al convento venne collocata nna lapide di marmo, che rammenta i mezzi donde si compiè la ricostruzione, e il nome dell' illustre personaggio che ebbe a cuore la francescana famiglia: FRiivcnco . josEPHO . Paini» SUNNO . AUSTRIAB . INPBRATORI . P. F. A. QUI . FAVBNTB . DEPRBCANTB LAZARO . LIB . BAR . NANULA . DALNATIAB . 6UBBRNAT0RB HOCCE . S. FRANCI8CI . C(BN0BIUN PRINIS . ORDINIS . INCUNABULIS . XTRUCTUN JAN . JAN . EDACI . DILABBNS . VETUSTATB REFICI . AB . INTEGRO . INSTAURARI ìERBQUB . PUBLICO . DECORE . ANPIJARI . JUSSIT FRANCISCANA . NN . 00 . CONNUNITAS REGI . RELIGIOSISSIMO . PATRONO . NUNIFICENTISSINO PERPETUUN . GRATI . ANIMI . NONUNENTUN P. A. D. NDCCCLIX. Questo convento fu sino dai primi tempi fornito d'archivio e di biblioteca. Cospicuo era il primo per la quantità ed impor- tanza dei documenti^ memoria trovandosi che vi si conservas- sero, oltre molte pergamene antiche, gli originali di sessanta- sette bolle emanate da venti Sommi Pontefici a favore del con- vento stesso e della sua chiesa. La biblioteca dicesi perita nel 1476, con alquante celle, per accidentale incendio; in seguito venne però di nuovo stabilita, a merito specialmente dell' Ar- civescovo nostro Evangelista Parzaghi, il quale benaffetto a questo convento per essere stato anch' egli dell' Ordine france- scano, gli lasciò alla sua morte, avvenuta nel 1688, tutta la libreria privata. Anche l'arcivescovo Vincenzo Zmaievich gli si dimostrò generoso, lasciando alla sua biblioteca la grand'o- pera del Wadingo (1745). Questo convento oltre i suoi particolari Procuratori, che erano sempre scelti fra i soggetti piti distinti della città, e dei quali era uffizio d' assistere i Padri negl' interessi comuni della Digitized by Google Z AB A 9 religiosa famiglia, aveva pure quattro Procuratori, dae nobili, e dae cittadini; scelti dalli pubblici rettori di Zara, per vigilare sugl'individui che venivano accolti nel monastero, e tutelare que' riguardi ch'erano dalla politica del veneto governo richiesti (B), e che dai Padri con la regolarità della condotta loro non vennero mai sorpassati. Chiesa Quasi contemporanea la sua fondazione a quella del con- vento. Durante il pontificato dell' arcivescovo Periandro fu con- dotta a termine, e nel 1282 da lui medesimo consecrata, come si rileva dalle parole scolpite in uno dei pilastri del coro: ANNO DOMINI MCCLXXXII DIB XIII OCT. DBDIGAT. BASILICifi •• FRAWCISCI JADRiE Considerata sempre dai Ministri supremi dell' Ordine quale basilica del principale convento nelle terre oltre 1' Adriatico , ebbe fino dalla sua prima erezione indulgenze copiosissime (CD), si per gli alunni del cenobio, come pei fedeli che la frequen- tavano. S'ingrandì coU'andar del tempo di due cappelle : quella di San Carlo, detta una volta degl'Innocenti, della quale fu benefattrice la nobile famiglia Matafari , eh' ivi ebbe il proprio sepolcro, ed alla quale danno accesso due porte, una dalla chiesa , l' altra dal chiostro ; l' altra sopraccennata del Croce- fisso, ricostruita dalla nobile famiglia Detrìco in memoria di san Francesco ivi raccoltosi a pregare nel primo suo ingresso in Zara ^). La pietà di quel casato vediamo perpetuata collo stemma che si osserva sopra l'arco dell'entrata e nelle due belle la- pidi sepolcrali incavate nel pavimento della detta cappella. La gratitudine poi dell'Ordine francescano verso tale benemerita famiglia viene testimoniata da un documento degno di memoria. Digitized by Google 10 SAN FRANCESCO anche pel nome iflustre nei fasti serafici di quegli da coi fa riladciato. Con esso, fra Giovanni da Gapistrano accetta ed a- scrive alla sua confraternita tutti quelli di stirpe Detrico, e li fa partecipi in vita e dopo morte di tutti i suffragi spirituali della sua Religione (E). La chiesa era una volta coperta di piombi, e memoria si trova del testamento fatto nel 1387 dalla nobil donna Mad- dalena q.m Daniele de Varìcassi con cui, tra 1' altre cose, la- scia ai Padri ducati 200 d' oro, se in termine di quattro anni vorranno fare un tale coperto. Si trova pure che nel 1402 , in cui era guardiano del convento il p. Simeone de Bottono da Zara, Gatterino di lui zio, uomo dedito alla pietà, lasciò in testamento una parte del suo ricco avere alla chiesa stessa per siffatto lavoro *). Questa bell'opera ristaurata nel 1762, pei guasti sofferti dal noto artista Ghiupani di sant' Apollinare di Venezia, scomparve poi del tutto nel 1780, in cui ricono- sciuta la necessità di un generale rinnovamento dei piombi, né sendo in istato il monastero di sostenerne la grave spesa , fu abbracciato il partito di venderli, e col ricavo non solo furono alzati di più i muri della chiesa e rifatto il tetto di tegole, ma ne fu anche internamente perfezionato il soffitto , ed altri ornamenti eseguiti, come ora si vede. Gli altari erano una volta di legno dorato; ora dei do- deci eh' esistono , tutti , meno due , sono fregiati de' migliori marmi che adornino le chiese venete. Merita però speciale men- zione l'altare maggiore, provveduto nel 1672 dalla scuola del Garmine (F), istituita nel 1615, e soppressa nel 1808, alla qual' epoca fu dal governo francese donato l'altare alla chiesa . L' altare antico era in foima di ciborio dorato, ed era dedicato dal 1417 a Sant'Antonio di Padova. Il nuovo lo fu invece alla Vergine del Garmelo , ed è, per vero , di una grandiosità imponente. Sulla parete , che separa il coro dal resto della chiesa, s'innalza esso dall'imo al sommo, coprendo tutta l'al- tezza della parete stessa con gruppi di copiosissimi marmi, tol- Digitized by Google Z AB A 11 tene le due porte laterali coi sovrastanti archi^ e questi pure ornati di marmi uniformi. Magnifiche le quattro colonne, con fregi alla base e ai capitelli: due statue colossali di marmo collocate ai lati, di sant'Antonio alla parte del vangelo, di san Girolamo a quella dell'epistola. Dalla stessa confraternita dei Garmeliti vi fu pure aggiunto nel 1749 un tabernacolo di marmi finissimi in luogo dell'antico ch'era di legno dorato. Soprastava un tempo a questo altare un magnifico cimiero di finto marmo, che in forma di una gran cappa ornava la di- pinta navata della chiesa ; ma fu esso tolto negli ammoderna- menti praticativi all'epoca sopradetta. Il presbiterio termina con tre scalinate e con balaustra di marmo rossastro. ^Gli altri altari vennero costrutti nel secolo dopo, con 1' elemosine dei fedeli, per opera di fra Bonaventura Boccabianca da Zara, benemerito e distinto soggetto, la di cui saggia direzione ag- giunse lustro alla chiesa e decoro a questa religiosa famiglia, che uguale sempre a se stessa nella pietà e nello zelo, ha renduto e non cessa rendere alla città nostra utilissimi spiri- tuali servigi *).» Nel 1790 fu eretto pure dalla scuola del Carmine un piccolo altare ad uso di nicchia in cui si depose la statua della Beata Vergine. Tutto il corpo di marmo di Car- rara, di qualità statuaria : le due colonne di rosso di Francia, i pilastri dei lati, ed il timpano concavo con rimessi a fascia dello stesso colore ; il basamento di brocatello di Verona, l'an- tipendio a rimesso di diaspro di Sicilia. Ultima memoria della squisitezza veneta, di cui va abbellito questo tempio. Il coro, fu sino dal 1394 adornato di quarantacinque stali, lavorati con fregi d' intaglio da Giovanni di Borgo Santo-Se- polcro, e pagati, giusta un documento, da frate Benedetto, custode del monastero, con 456 ducati d'oro G), 200 dei quali erano stoti lasciati in legato per tal opera dal nobile Giorgio de Matafari (H). Si trovava esso coro dapprima in chiesa, e soltanto quando l'aitar maggiore in forma nuova fu costruito, venne dietro al medesimo trasportato. Digitized by Google 12 SAN FRANOESOO Intagli di simii fatta, e di più fino lavoro, si vedono ne' begli armadi di noce, condotti a termine nel 1724, per collo- carsi nella riedificata sacrìstia; i quali tuttoggi adornano la nuova, ridotta anni sono a forma molto elegante con nuovo ordine architettonico, e abbellita di ampie finestre con vetri a colore. Intagli molto pregiati fasciano una tavola in rame di piccola dimensione, giudicata di buon pennello, su cui si ve- dono san Michele con altri Santi, raccolti intorno alla Croce di legno. In fondo vi si legge : salvestei ohi. p. f. Altro qua- drello di legno, quivi appeso, porta le immagini di san Fran- cesco e di san Giovanni. L'effìgie di Francesco è copia di quello stupendo ritratto che per primo dipinse il Giunta sulla porta della maggiore sagrestia di Assisi qual glielo descrissero i primi discepoli e frate Elia. L'organo fu costruito di nuovo nel 1443 dal veneto Mae- stro Marco degli Organi (I) ; memoria poi si trova che circa Panno 1632 fosse rifatto e perfezionato, e piii tardi rimoder- nato, con l'aggiunta della cantoria. Il presente organo è la- voro di D. Pietro Nachich del 1753, eseguito, come dice una sua carta di contratto, con materiali più perfetti che si possin trovare nella città dominante. Una mano inesperta tentò negli anni scorsi di porvi delle aggiunte e riuscì a farvi sparire tutti i pregia fra i quali il rinomato flauto a tutta la tastiera. Pittore. Un valente artista ^) notò alcune tele, che altre volte non isfuggirono all'occhio d'intelligenti viaggiatori. ^Nella chiesa, scrive, dei Padri francescani il secondo altare a destra di chi entra, porta l' immagine di san Francesco e di altri santi, la- voro di Palma il giovane. Bizzarro n' è il pensiero della gloria, in cui mise in semicerchio una schiera di cherubini rossastri di un cattivissimo effetto.,, Sceverando le bizzarie dell'autore, Digitized by Google ZABA 13 tatto il resto del qaadro troviamo mirabilmente codsouo ai tocchi della storia serafica, la quale in piti forme rammenta le estasi del Santo 9 piti o meno sublimi, accompagnate ora dalla pre^ senza della gran Madre di Dio, ora da quella del Redentore, ora dai cori degli angeli, ora dallo splendore di luce tutta ce-' leste. Il Palma, che tratteggiò in varie attitudini il Serafino di Assisi, preferì in questa tela collocarlo sopra una nube e- levata in mezzo ad una moltitudine di cherubini, temperandone il pallore colla vivezza dei colorì , onde il piano superiore si vede rischiarato. Nell'inferiore piano del dipinto v' assistono in campo spazioso san Bernardino di Siena, san Lodovico di Francia vestito di abiti pontificali, santa Cecilia avente dappresso il suo prediletto istrumento per onorare colle sue melodie la gloria di colai, che meritò di ricevere nelle sue carni V impressione delle sacre stimmate. • II primo degli altari dopo il maggiore dal Iato dell'epi- stola porta il Taumaturgo di Padova col bambino Gesù nelle mani; tela pregiatissima per semplicità di espressione, e per la divota positura in cui si ammira il Santo. Mentre angeli e cherubini scendono a far corona al re della gloria, compreso da sorprendente riverenza depone il libro di preghiera , pre- para frattanto l' anima sua al divino colloquio , e con umile raccoglimento riceve l' augusto ospite. La si giudica pittura di Sebastiano Ricci. Le tele degli altri tre altari a sinistra, cioè quella di s. Girolamo e s. Diego, quella di M. Y. della Concezione (rap- presentata da un' antica statua coperta d'argento), e quella di tutti i Santi dell' Ordine francescano, v'è memoria che sian o- pere di Giambattista Pitteri, pittor veneto del secolo scorso, dimorante in Zara, dove lasciò anche altri suoi lavori. Nella cappella del Crocefisso havvi a sinistra una tavola di grande dimensione molto pregiata dagli artisti e ritenuta per lavoro di Carpaccio. Chi contempla i simboli e le sublimi Digitized by Google 14 SAN FBANOESCO idee delle dae chiese, militante e trionfante, che in quel vasto campo si vedono con tanta maestria disposte ed espresse, fa- cilmente si accorge che le schiere ordinate nella fiduciosa loro posizione tendono gradatamente alla felicità eterna, mostrata dal tempio della gloria, che appunto v' è collocato in cima di un monte. Salita questa meta, di cui è arduo il cammino, pas- sano a radunar gli eletti intorno alla gran Madre della Mi- sericordia, rappresentata in alto colle braccia aperte, con che- rubini nel suo manto raccolti, con una moltitudine di beati, che alla sua destra e alla sinistra genuflessi , spiegano nelle loro attitudini l' inenarrabile felicità onde sono compresi. Sotto ai piedi della Vergine si leggono le parole : hcec est ara coeli^ come per indicare alle schiere del piano inferiore in lei affis- sate essere quello il limite che separa la vita peregrinante dalla vita dell'eterna beatitudine. "Nella stessa cappella, sul secondo altare, vedesi la Ver- gine col Putto. Di questo quadro, della dimensione di due piedi sopra Udo e mezzo, non si scorgono che le due teste^ essendo il restante coperto da una lamina d' argento. L' espressione di amore e di santità di quelle due teste, la dolcezza di quelle fisonomie invitano alla confidenza ogni cuore cristiano. Il va- ghissimo pennello è per me ignoto; ma si avvicina molto a quello di Gian Bellino % L'altare del Crocefisso andava pure adorno di una pre giata tela di Bernardo Rizzardi , rappresentante la decolazione di san Giovanni Battista; tela, che nel corrente secolo venne coperta dall'immagine del medesimo Santo da mano poco e- sporta. Di questo quadro, tolto per sempre alle arti, stimiamo opportuno riportare la seguente memoria, la quale, oltreché ricordi famiglie cittadine, a cui per tanti titoli dobbiamo la nostra gratitudine, giova pure a rendere nota almeno in parte la bontà del pennello. *^ln Chrisli nomine amen. Anno ab eius Naiivilate MDLXVI .... Il spettabile messer Pietro Cedolini et m. Giuliano Cedolini nobili di Zara , come commissarii sa^ Digitized by Google ZARA 15 stituiti al testamento del q. spettabile Zuanne Cipriano simil- mente nobile di Zara, facendo per il detto nome, et per nome di m. Bernardino Garnarnti, terzo commissario loro collega, per il qaal promìsero de rato ecc., da una parte , et maestro Bernardino di Rizzardi padoano pittore habitante al presente a Zara dall' altra parte , per debita esecntion del testamento del detto q. Zuanne, vennero insieme a questa conventione, patto et accordo, cioè: il detto maestro Bernardino solenne- mente promise et promette far una palla da altare, et sopra quella depinger la decolation di S. Zuan Battista, in tutto et per tutto insta il disegno, qual disse haver havuto dai detti commissarii, et questo per l'altare nuovo fatto di lor ordine nella chiesa di san Francesco di Zara, et detta palla dar al tutto in ordine et fornita per la festa della detta Decolatione prossima ventura. Et li detti commissarii all'incontro promi- sero et promettono dar et con effetto pagar al detto maestro Bernardino per là sna mercede ducati quaranta da 1. 6 s. 4 per ducato, a questo modo, cioè, un terzo per tutto il mese di settembre, ed il terzo a Nadal prossimo venturo. „ Il coro venne abbellito in questi anni di nuovo quadro, vero monumento dell'arte, che spesso trae a sé gli sguardi degl' iutelligenti forastierì, e la gioventù nostra, cupida di clas- sico stile e di nobili lavori. Questo grandioso dipinto ad oglio, che or decora la chiesa di san Francesco, è uno di tanti squi- siti lavori dell' illustre cittadino Franeesco Salghetti-Drioli, in- spirato a lui dall'affetto verso la moglie trapassata, che gli fu delizia sua e della prole ; concetto ne' momenti del più fiero dolore per la donna, le cui virtù cristiane e domestiche, e le aite doti intellettuali, egli udì encomiarsi nella fatale sciagura da illustri scrittori della latina e italiana favella ^ , ed ani- mare sé stesso a riprendere il pennello, e dedicarlo alla pe- renne memoria '®) dell' Angelo visibile del viver suo. Fra questi, il Tempesta, canonico di Treviso , inviò V epigrafe,' che si legge sopra una lastra di marmo, collocata sotto al dipinto : Digitized by Google 16 SAN FRANOEBCO UXORIS . DULCISSIM^ . MEMORIAM POSTERITATI . COMNBNDATAM . VOLVIT HOC . SVM . ARTIS . ATQ. . INPELICITATIS . MONUMENTO FBAN01BGU8 . SALGHETTI . BRIOLI . MABITUB AD . LUCTUM . BT . LACR . CUM . LIBERIS . INOPINATO • IIBLIOTUS X . CALEN . QOTOBR . A. MDCCCLHI. VIXIT . ANNOS . XXXV PATERNiE . AC . CONIUGALIS . DOMUS . SOLANEN . ET . DELICIUN ITEM . PIETATIS . MODESTUB . ET . GRATIìE . DECORE OMNIUM . 8EMPER . OSSEQUIA . AMOREMQ . PROMBRITA Un giovine ammiratore^ dei buoni studii e dell' arti belle amante ''), co3ì ne parlò della bontà del lavoro. ^lo questa facciata altissima, nel piano inferiore del quadro, sopra una bara marmorea, coperta in parte da un ricchissimo drappo di voluto oscuro, il quale cadendo con bella negligenza presenta una unione di pieghe maestrevolmente disposte, di grandioso effetto e di particolare verità, giace la spoglia mortale d'An- gelica, ricoperta dei sacri panni carmelitani, tenendo colla destra il bambino morto nel nascere, e con la sinistra stringendo al petto il simbolo di nostra Fede. Quel pallore di morte che tinge le belle sembianze della defunta, reso più lugubre dalla luce che tramandano i quattro cerei agli angoli della bara, sostenuti da candelabri di finito lavoro, e dai quali sembra veder tre- mollare la fiamma, commove l' anima, e tale imprime una me- stizia, da immedesimarsi quasi nel dolore dejl' uomo , che con un ginocchio piegato a terra, sta presso al funereo letto. È^ questi Francesco, che poggiato il braccio destro sopra la bara, vi lascia cadere abbandonata la mano, e col manco stringe la figlia maggiore , che sta ginocchioni piangendo ; e a questi ti avvince la minor sorellina, formando cosi un gruppo di grande bellezza. Quanta verità in quel volto dell'artista marito, nel quale si pinge tutto V ìntimo dolore oud' è corrucciato, dolore che abbatte che prostra per un istante l' uomo di genio , ma non lo vince ! E in quello sguardo, sul quale scorgi l'impronta Digitized by Google ZABA 17 delle lagrime che foroDO il primo sf(^o dell' anima travagliata, ed il quale ora si affissa immobile su di un punto, ben si rav- visa l'uomo che più nulla vede cogli occhi del corpo, dacché a quei dello spirito s' appresentava la sublime scena che tutto il rapisce, e che poi la sicura mano seppe maestrevolmente co- lorire nella parte superiore del quadro. E quegli occhi pian- genti delle care fanciulle , rivolti dall' una sopra la perduta madre, dall' altra al cielo in atto di preghiera ; e quelle mo- venze cosi naturali , quegli ombreggiamenti cosi precisi , che danno tanta verità alle vestimenta, e specialmente ad una ciarpa che cinge la figlia maggiore ; e il colorito intonato e robusto , e le inanellate chiome sparse con gentile abbandono, e la fre- schezza delle carni, oh come lasciano contento il cuore per tanta bellezza d' arte, e per la cara melanconia che la funebre scena inspira ! L' altro gruppo, che sta al capo della bara, pre- senta tutta l'ingenuità di quell'età infantile che non conosce passioni ed altro non sa valutare nel mondo che le carezze dei genitori amati. A due vispi fanciullétti vedi nel mezzo una beila bambina, che ginocchioni e con le mani giunte e cogli occhi al cielo rivolti, sta tutta raccolta e mesta, perchè la vista di quell'apparato lugubre, di queir insolita mestizia, le preme il cuore, sul quale cadono le prime stille dell' amarezza. Uno de' fanciulli, quasi stanco di starsene ginocchioni, si è fatto sga- bello dei proprii piedi, e con la mano alzata pare che agli altri additi la estinta madre, mentre il secondo in piedi e colle mani aggrappato alla bara, in atto si mostra di chiamar la medesima onde svegliarla da quel sonno , che a lui par troppo lungo. Povero innocente! la madre tua non poteva udir più la tua voce, che quel sonno era etemo!,, *^ÌlsL ben altra è la scena che all'attento osservatore la parte superiore del quadro presenta. In essa // eiei $i schiude SeréM, é H imnfio iettm giarim, é H rii9 Degli Anf€ii , 2 Digitized by Google 18 SAN FBÀNClfiSCO fra cui grandiosa canlpeggia la YergiDO bella , che veramente può dirsi vestita di sole e coronata di stelle, tant' è abbagliante la lace che la circonda ! Corteo le fa nn ampio stuolo di spiriti eletti, che gradatamente van dileguandosi, fino a rendersi im^ percettibili all'occhio; e con le aperte braccia par accogliere al seno T anima d'Angelica, che al destro lato, accompagnata dal sno angelo tutelare, testa di grande bellezza, e sorretta da bianca nube, mostra il volto non più coperto dì pallor sepol* crale, ma d' un' avvenenza sovrumana irradiato, e lo sguardo soavemente pieno d' amore accentra in Maria. I suoi capelli di ebano in preda all'aria, che supponsi eccitata dal moto* d'a- scensione ; il candido pannolino che ricopre il neonato fanciullo stretto da lei nel sinistro braccio, ed i riflessi che partono dalle fosche tinte dell' abito carmelitano e da quello vivo e smagliante dell'angelo, fan chiaramente palese il profondo studio dell'ar- tista nel colorito. Vedi quindi a mancina due celesti figure in atto di devoto raccoglimento, e innanzi ad esse l'un l'altro abbracciati e coronati di bianche rose tre fanciullini, che i figli sono da cui fu preceduta la madre nel cielo, e che ora belli di tutta la bellezza e la gioia di colassù, muovono ad essa incontro, e coi graziosi loro atteggiamenti vie più rendono a- nimata e toccante quella visione d'amore e di fede. In cui, del paro che in tutto il resto, il colorito vigoroso, vario, intonato, e la giusta distribuzione e degradazione del chiaro-scuro, e il bene studiato effetto dell' ombre, un assieme presentano di tanta ve* rità e bellezza, che la debole nostra penna mal potrebbe do* vutamente encomiare. L'arrestiamo quindi, ammirati non sa* premmo dir più se dell' egregio lavoro, o di quella potenza di affetto che nell' eseguirlo sorresse la mano dell'artista, ogni tocco del cui pennello richiamargli doveva un'idea funesta, e fargli risanguinare più viva la piaga del cuore. Il perchè, non pure va riguardato questo grandioso dipinto come un'opera di arte , ma nel tempo medesimo come un' opera di virtù non comune.» Digitized by Google ZABA 19 n Getiacola del Refettorio: tela di vasta dimensione , da talnno apprezzata per tìnte e per le pieghe di vesti, criticata da altri per le gigantesche corporature, per alcuni arnesi di scoperte posteriori che si vedono adornare la mensa, per al- cune movenze fuori di proporzione. V ha per certo di tali di- fetti che non appagano ogni occhio ; ma osservata nella vera sua luce, e a distanza maggiore del luogo, è ben di altro ef^ fetto. Bello, checché si dica, Giovanni nella sua positura e nel virgineo suo volto; maestoso il Redentore nell'impassibile sua sofferenza ; molto eloquente lo stupore di alcuni apostoli; Giuda fuori della mensa , distinto per colorito della veste , tra il ti- more e il pentimento, pare e' solo voglia dire: son io colui. Né questo degl' ultimi pregi. Si dice che questa tela fosse so- stituita ad un affresco di Andrea Schiavone di Sebenico can- cellato dall'umidità del muro. Chiostro Monumento non ignobile della veneta architettura, ed u- nico di questo genere in Provincia: disegno e lavoro, dice una memoria, dei nostrali muratori Zaane Trifunich e Zuane Stiich, commesso all' ingegno di questi artisti dalla famiglia de Gipriani per singolare divozione ed affetto verso i Minori di sua patria. Ha quattro lati regolari col sovraposto terrazzo, ciascuno di sette, archi, sostenuti da colonne di stile dorico. Fu compiuto nel 1556, essendo guardiano del convento Agostino Polìzziano, e Procuratore il nobile dottor Pietro Fanfogna, che si prese di ciò, molta cura, ed in memoria, fece porre, sulla cornice della porta che dalla chiesa conduce nel claustro medesimo, la seguente iscrizione: Geegoeio Fbanoisoo Donato Madio Nicolao Franoisoo ET Deoio pbiavo peoavo abavo atavo tbitavo et MAJuBI PeTBUS FanPONEUS JU. ULTB. DOC. ^UJI^S MDÌB AO totius Digitized by Google 20 SAN FRAKOESOO laNOBlTABUM OBSEBYANTIUH 0BDINI6 GENEBALIB PBOOUBATOB POBTAM mSTAUBAVIT ET BIBf POBTEBISQUE BUIS VIVENB M. P. CUBAVIT MDLV. Benemerita fu sempre di questo conveuto la nobile &- miglia Fanfogna, come degna fa sempre della pubblica estima- zione, e dei molti distinti soggetti eh' essa diede in ogni tempo ed in ogni ramo alla patria, vani dei quali son ricordati nel- l' iscrizione surriferita, uno fu appunto il dottor Pietro da cui venne posta. Fornito egli di talento del pari che dedito alla pietà, fu il primo ad ottenere con pubblico decreto V uffizio di avvocato dei poveri ; uffizio da lui sostenuto con grande zelo fino alia morte, adoprandi)si particolarmente a beneficio dei Padri Francescani^ cui molto fu affezionato, col tutelarne gli interessi e difenderne le ragioni contro gli usurpatori dei loro diritti. Nel 1627 si ripararono la prima volta tre colonne ca- denti e una parte del soprapposto selciato , tre altre rimesse nella base e nei capitelli col dispendio di ducati trecento , la- scito di Domenica de' Licini al convento patrio, alla quale somma fu aggiunto il soprappiù delle spese incontrate, dai commissarìi testamentarìi Bonetto Zanchi e Gianmaria de Lantana. L'area in orìgine dev'essere stata consecrata ad uso di cimitero, dappoiché vi si riscontravano lapidi della prima metà del quindicesimo secolo; né cesse di servire a tale uso fino agli ultimi tempi. In appresso sepolcrali di varii ordini di cit- tadini coprivano il terrapiano dei quattro portici ; il zappatore, il bottaio, il mercadante, 1' orefice, leggevanvi sopra i nomi e le virtti dei benemeriti loro trapassati coi simboli dell' arte e- reditata; fra i quali e il ricco e il nobile non disdegnavano di avervi riposo. . Sotto la volta destra una lapide di marmo portava le se- guenti parole: B. YENEBABILI8 PATBI8 ET D.NI VlTI DE BUTOVANO DEI GBAT. E.PI.PHABEK. ET BBAO. Digitized by Google ZABA 21 Sepulcrum venerabilis patris et domini Viti de Butovano Dei gralia episcopi Pharensis et Brachiensis. Oltre l' ìscrìzioDe, nn pastorale condotto dal sommo al basso con molta eleganza del- l' arte, accennava al soggetto e alla dignità di cni andava fre- giato. Altri segni istoriati, allusivi alla famiglia patrìzia, donde aveva tratti i natali, eranvi pure a ravvisare sui contorni, ma si questi, come l' anno della vita, logon e incomprensibili. "La qualità però dei caratteri e dell'epitaffio '*), ed il trovarsi questo fra lapidi, che quasi tutte portano date del secolo XY, lasciano credere, che in quel torno appunto abbia egli tenuto? per assai poco forse, la sede.„ Nessuna memoria di lui dalle tabelle della cattedrale farense, né da quelle |, nelle quali per ragioni di patria , o di ufficii anteriormente esercitati : donde giudichiamo, che, per circostanze finora ignote, fosse stato ob- bligato a ritirarsi dal grave incarico, e rimanersi fra ì proprii. Il titolo di palris^ in antico usato senza distinzione, e in ap- presso, come da frequenti iscrizioni si conosce, ai soli menaci rimasto ; la deposizione della lapide allato di altro marmo qoq emblemi abbaziali dei primitivi cenobiarchi, mostrano fosse a- detto ad una delle famiglie claustrali, che allora decoravano la nostra capitale e. il suo territorio. Uno colle insegne della famiglia Venier, collocato all' ingresso della porta piccola della chiesa, rammentava i gloriosi nomi di quattro arcivescovi, se- polti nella cattedrale, di gi'ovveditori, di conti, di capitani; il parentado di uno di questi con una gentildonna di casa Soppe, da cni si accrebbero i loro possessi delle ville di Zemonico, di Slivniza, di Castel-Yenier^ la quale ultima conserva tuttodì il nome del casato, che fra noi non è più. Uno, verso la porta di san Carlo, di grande dimensione, senz' ornato, eretto a Cat- terina Begna coli' affettuoso ricordo di figlio : MCCCCLXXXXVn JOANNBS BEGNA MAIOR NATU CATHBRIN. MATRI SUB PIBNTI88IMB POSTBRIS QVK SUIS PONBRB CURAVIT. Digitized by Google 22 SAK FBANOeBOO A questa pia donna si collegano le memorie delFiHustre Simiglia; che al presente n' è posseditrìce delle ville di Peros- sich e di Possedarìa. Uno destinato ad accogliere le spoglie degl'Innocenti portava l'impronta di squisito lavoro^ col motto: INNOOENTIBUS PONTE BAPTISMATIS BENATIS. Era desiderabile che nel rifacimento del selciato, eseguito in questi ultimi anni, le*dette lapidi con molte altre di data anteriore, e d'importanza storica, delle quali tutte è persa o- gni memoria, fossero state incastonate nei muri laterali, come è di uso presso le nazioni, dove la pietà per gli estinti, e l'a- more delle patrie ricordanze, non voglion essere obbliate. La Campana maggiore Porta quest' iscrizione : akki . ohe . dio . kaqxje • i • B . MABIA . MA6I8TEB . BeLOA . YlCOENTniS . ME . FECHT . ANNO . D.NI . M.C.C.C.XXVIII. Dalle memorie dell' illustre Tanzlinger, canonico di questa Metropolitana, si ha i seguenti dati: "La suddetta campana per r eccellenza della sua tuba , e del suo tuono , et metallo , può dirsi d'essere stata la più grata, et la piti famosa del- l'Europa. Nel 1708 venne per la sua antichità a meno negli orecchioni , a segno che da lei si separò quell' anello intemo unito alla stessa campana, che sosteneva il battente e cade col detto battente sopra il tetto della chiesa, onde fu deposta dal campanile come inutile, e ridotta nell' orticello dietro l'altare maggiore di essa chiesa per faria rigettare. Nel 1709, giunto in Zara da Veglia Giacomo Margarita, huomo pratico di me- talli, udì essersi resa impotente al suono la famosa campana grande di san Francesco per la mancanza dell'interno caduto anello, che sosteneva il battente, trappanò essa campana in due luochi verso il craneo et con due pironi di ferro co' quali ri- Digitized by Google ZABA 23 fermò il suddetto, anello, et la rese habile al primiero suono, et fu riposta al suo luoco nel medesimo anno,„ Il giudizio pronunziato dal Tanzlinger non parrà esagerato/ a chi voglia dar retta a' viaggiatori estranei, esperti delP arte e dei metalli, atti a dare nella loro combinazione suoni dolci e robusti. Essa è posteriore di 89 anni a quella di Santa Maria degli Angeli, fatta fondere da frate Elia, compagno di san Fran- cesco, per chiamare i fedeli all'Indulgenza, questa per chia- mare i divoti alla Prima, e veniva detta comunemente dai cit- tadini, campana della Prima, forse ad imitazione dell' altra del medesimo frate Elia, che n' aveva data tale denominazione. Nel 1839 fu rovesciata insieme all'arco dell'antico campanile su cui poggiava; per la quale caduta perse molto del primitivo suono e della pienezza d' armonia , onde isvani ogni sua ri- nomanza. Biblioteca Conta circa cinquemila volumi di buoni autori. Edizioni antiche dei Padri greci e latini, dei classici latini in prosa e in metro, pregiate e rare. Seguenti i manoscritti in carta per- gamena : JuB canonicum et cwUe: sermones sacri; colla sottoscri- zione: «cnp/i/w me Marlinum. — Tracialus in Sacram Scripturam; colla sottoscrizione : Joannes de AUamania Alta i490 die 1 mensis modi] in Monasterio S. Grisogoni Jadren. — Juvencus Presbyter hispa' nus in Sacrosancta Evangelia Camma : Beatus Ciprianus, Episiolm. an. i460. Leges quinquaginta fidei, quinquaginta spei^ qutnquoginta charilatis in una quaeumque die quadragesima. — Valeriui Ma- ximus: de memorabilibuSj aut factis ad Tiberium ÙBsarem. — Flores B. Augustini in Ubros de doctrina Christiana : in libros Con- fessionum : flores B. Augustini super Genesim : flores veritatum — Petrus Thomas tholosanus de regno frane. Opuscula de Conceptione B. M. Virg. colla sottoscrizione: Matheus an. M.CCCCLIl — Digitized by Google 24 SAN FBAKOESOO Tractatus de Christiana religione capila XI edit. per fratrem Ber- nardinum Ord.Min. scripta per R. P. fr. Joannem de Prato. \ Gli stampati dellq prime edizioni, quasi tutte in carta ci- lindrata. — BiBLiA assai pregiata per antichità. —. Expositìo Missce per fratrem Hugonem cardinalem. Ordinis PrtEdicalorum : epistola Pii papcB il ad Machomelum , principem thurcarum : epi- stola Morbisani magni Turd missa ad Pium papam IL — Con- cordia discordantium canonum; Venetiis per Baptistam de Tortis MCCCCLXXV. — Leciura eximii Caimii legum doctoris dom. Bar- Ioli de Saxoferrato super secundam partem f. f. veteris cum ad- ditionibus excellenlissimi legum docloris dom. Alex'andri de Imola; Venetiis impressa per magistrum Andream Catarensem de Paltasd- chis an. MCCCCLXXX, — In altro volume la seconda parte del medesimo titolo e del medesimo anno. — [Epistola D. Hieronymi an. 1480. — Opera Divi Laurenlii Justiniani Protopatriarchm ; ambedue di bellissimi caratteri in carta cilindrata. — Liber conr stiliUionum novellarum .... Yen. an. 1492. — Lectura dom. Bar. super tres libros C. una cum additionibus iuris ulriusque doclor. clarissimi dom. Angeli de Perusio qc dom. Alexandre de /- mda. — Rubrica , tertia pars super secundum decrelalium dom. Nicolai Siculi; Venetiis per Gabrielem Brixiensem et Dionysium de Berthods de Bononia; an. 1492. — Nicolai Abbatis super secun- dum decrelalium per Gabrielem brixiensem ac Dionysium de Ber- thochis de Bononia ; an. 1492. — Codex Justiniani ; Venetiis per Baptistam de Tortis an. 1493. Insigne alque preclarum opus In- fordati ex officina Georgii Mantuani ex Rivabenorum familia ; Ve- netiis an. 1492. Varu altri del 1502, 1504, 1506. Illustri francescani II P. Michele di Zara, vescovo di Ossero. Fu contempo- raneo a Giovanni di Anagni, arcivescovo di Zara, a Lsunberto vescovo di Veglia, a Bonaventura arcivescovo di Ragusa; tutti e quattro dell' ordine dei Minori, promossi contemporaneamente. Digitized by Google ZABA .25 nello spazio di due aoDi, da Nicolò IV, con ispeciale racco- mandazione di vegliare sulla purezza della fede e dei costumi delle loro diocesi, che appunto in quegli anni erano insidiate da uomini scaltrì , nemici del culto cattolico : avanzo micidiale dei patarìni. Gli è che a questo fine il Pontefice aveva pre- scelti tali soggetti, la probità e dottrina dei quali erangli note fino dagli anni di sua dimora in Dalmazia. Essendo inquisitore contro la pravità ereticale, informò la santa Sede dei guasti che vi si erano introdotti, e delle dottrine perniciose che ser-r peggiavano sui confini della patria sua ; onde a lui, appena uscito di tale ufficio ed entrato in quello di Ministro provinciale , giunse da Roma una scrìtta, con cui Nicolò lY gli commetteva il difficile incarìco di cristianeggiare i Giudei delia Dalmazia, e r abilitava di a'ssumere per il medesimo scopo tre de' più atti di sua provincia, rimettendo si delicata missione nella sua pru- denza, e nella buona volontà de suoi confratelli ^^). Nel 1290 passò alla cattedra pontificale di Ossero : morì lasciando grata memorìa della sua reggenza, che fu di pochi anni. Sulla fine del secolo decorso, quando dal duomo vecchio furono trasportate le sue cenerì nel nuovo , si leggeva sulla lapide sepolcrale la seguente iscrizione, qua e là corrosa dal tempo, né più decifrabile. SePVLGBVM B.DI IN X.T0 PB.IS ET DJm FBATBIS MIOHAELIS DE JADBA 0BDINI8 MINOBVM QYI FVIT INQVISITOB RSBETIO^ PBAYITATIS IN CEDINE SYO POSTMODVM MINISTEB PEOVINOLS DALMATI^ DEMVM EJPVS ABSEBENS . . CTVIS . . ECOL. . . BEXIT NI8 . . . . QUI OBIIT ANNO DOMINI V DIE . s n P. GiovaODi d' ADagoi : fu questi il primo arcivescovo di Zara eletto dal Pontefice, mentre F elezione de' suoi prede- cessori stava nel voto del Capitolo, l'approvazione e la con- servazione nei diritti del patriarca di Grado, ch'era primate dell' arcidiocesi. Qui giunto in compagnia di suo padre, si a- scrìsse a questa osservante famiglia ; qui fece il tirocinio ; qui Digitized by Google 26 8AN FBAN0£80O diede i primi esperimenti delle sue attitudini, di vita proba ed operosa, sotto la sorveglianza di papa Nicolò lY, quando reg- geva i nostri monasteri in qualità di ministro provinciale '^). Da lui medesimo promosso a questa sede nel 1291 , governò con rara sapienza la sua greggia fino al 1297, nel quale anno, trasferito all'arcivescovato di Trani, cessò di vivere prima di dare sa^ del suo zelo pastorale al novello gregge. Nello stadio di vita episcopale non omise fra le gravi cure di pensare a maggiore decoro del suo convento. A fine di porgere pascola alla crescente pietà dei cittadini, e di allettare gli erranti alla divozione, chiese e ottenne copiose indulgenze per le festività della beata Vergine, e per le loro ottave, ne' giorni dell' An- nunziazione, della Natività, della Purificazione ed Assunzione y e per quelle di san Francesco e di sant'Antonio '^). Nel 92 es* sendo chiamato dal medesimo Pontefice ad eccitare la carità dei fedeli di sua arcidiocesi verso i crociati che dovevano pas- sare per queste terre, deputò a tale ufficio frate Valfredo del convento di Zara, indirizzando colla bolla le seguenti parole ai vescovi e ai prelati di sua giurisdizione : •volentes neut tene- «imir tnandatis apostoticis abedircjaceonfideates de iuffivieniia •et scientia religiosi ac discreti Viri frati U Valfredi de con» •ventu Jadrensiy eidem auctoritate apostolica nobis in hoc parte •commissa commiitimus officium predicationis Crucis in tota •nostra provincia Jadertina,,, La missione di Valfredo rese frutti ubertosi idla causa della santa Sede : la sua schietta ed eloquente parola trasse all' amicizia del metropolitano le più potenti famiglie del Quarnero e xleila Libnrnia, delle quali era senza dubbio quella dei conti Bribiresi, che in questa congiun- tura si recarono con nobile comitiva al suo episcopio, portando seco vasi d' argento per la sua cattedrale, segnati colle cifre : •Paulus bonus Croatorum ac totius Bosnice dominus hoc fedt •fieri ad honorem SS. Retri et Pauli apostolorum et S. Da- •nietis prophetae. Pauhts Martinus et Mlodinus Croatiae pre^ •sides S. C. P. fieri iusserunt.i^ Digitized by Google ZABA 27 Il P. EdiÌCO da Todi successe a Giovanni d' Anagni nel 1297. n sao arrivo rallegrò la Dalmazia per la lieta nuova eh' egli portava alla città di Sebenico. Conscio, prima di recarsi a queste sponde, dei mali umori che da gran tempo esistevano tra i cittadini di Traù e di Sebenico, fomentati dai conti Bri- biresi, inaspriti sempreppiù dal clero che in ogni modo cercava di sottrarsi alia soggezioqe dei vescovi traguriensi ; conscio di tali inquietudini e dei tristi effetti che di là venivano a scapito della pace e della tranquillità delle coscienze, si adoperò viva- mente perchè vi fosse provveduto. Bonifacio Vili acconsenti di buon grado all' istanza e diede a lui e al metropolitano di Spa- lato la facoltà di passare alla nomina senz' indugio e senz'altrui dipendenza. Fu eletto Martino di Arbe della famiglia dei Mi- nori, e con ìstraordinaria solennità nel 1298 da lui medesimo consecrato. n P. Jacopo da Foligno venne a questa sede nel 1300, accompagnato dalla fama di ottimo predicatore. Né men forte, né men operoso dei due antecessori, promosse con ardore la pietà, tutelò la giustizia e i diritti di sua chiesa. Al primo suo ingresso gravi querele, prossime a degenerare in aperto tumulto, gli furono presentate contro gli amministratori delle decime ec- clesiastiche ; a cessare le quali istituì prontamente un tribunale, formato dal pretore della città, da un giureconsulto ecclesiastico, da altro laico, e da alcuni primarii della nobiltà cittadina, onde col loro consiglio riesci a calmare gli animi e a stabilire leggi di comune soddisfacimento, le quali troviamo essere state lette e sottoscritte nel Convento di san Francesco di Zara, da Pace, Ministro provinciale dei Minori in Dalmazia, da Nicolò da Zara e da Antonio da Pola,del medesimo Ordine, religiosi forniti di alto sapere e di scienza giuridica, da Rizardo Quirino, e da Pietro Be- lano consiglieri della città. Contribuì ad accrescere la divozione per san Grisogono, patrono primario di Zara, ed al tempo suo a fine di dare celebrità maggiore alla letizia urbana nel 0k>rno Digitized by Google 28 8AN FBANOESOO della saa festa, venne stabilito dal Cornane che ai banditi per non gravi delitti fosse dato accesso alla città tre giorni prima e tre dopo il detto giorno , e godessero in questo intervallo immunità, privilegi e diritti di ogni altro cittadino. Le forti con- troversie nate tra il cardinale Gentile e il clero, riuscite mici- diali alla città e alla chiesa, si imputarono alla sua assenza dalla Sede. Il Legato pontificio spedito agli ungtieri e ai dal- mati deli' ungherese dominio per raccomandare la causa di Carlo, figlio di Carlo Martello, che dalla Sede romana era stato rico- nosciuto successore a quella corona, trovò tale opposizione nel clero e nel popolo che per la loro fedeltà verso la repubblica respinsero con violenza ogni autorità sua , ne lacerarono i de- creti. Ma quello eh' ei non potè raggiungere colla minaccia di censure ecclesiastiche, ottenne il noto Paolo Subich, il quale coli' oro ungherese fomentò i partiti, introdusse nella città genti sue , da lui stipendiate, insediando un suo figlio a conte di Zara. Il P. Cosimo di Zara imprese nel 1362 per ordine di Ur- bano Y la missione della Bossina, della Rascia e della Serbia con cinquanta alunni francescani della Provincia dalmata. Due di questi Gregorio e Simeone di Zara, le cui immagini si con- servano in questo Convento, penetrarono nelle montagne della Bulgaria: il primo torturato da que' idolatri ottenne la palma del martirio ; l' altro dopo vissuta per luoghi anni una vita an- gelica, mori in venerazione dei fedeli da lui rigenerati '^. Il P. Michele di Zara, fo Vicario dei Minori della Bos- sina. Resse queste numerose famiglie dal 1446 al 1464, quando fiere tempeste sovrastavano a quella nazione, e il genio del secolo si studiava di restrìngere l' autorità della benemerita Vi- caria entro i limiti del regno, volendo emancipare dalla sua di- pendenza i conventi d' Ungheria e di Slavonia, di Croazia e di Dalmazia fabbricati dalla pietà dei fedeli a sollievo de' suoi a- kinni. Vi oppose gagliarda resistenza alle pretese separazioni^ Digitized by Google ZAEA 29 e col mezzo di Tommaso Tommassinì, legato pontificio in Bos- sina, e colla cooperazione di san Giovanni di Capistrano, pre- venne i pericoli, e rassodò nel miglior modo possibile l' inco- lumità di quelle famiglie e la dignità dell' antica sua giurisdi- zione. Sii accostò per tale uopo a Stefano ErisUch, re piissimo della Bossina, e l'indusse a provvedere all'integrità della fede e alla salute del suo regno. Pieghevole ai buoni consigli dei Minori, raccolse allora (1446) nel castello di Gognitz oltre i prelati, i baroni, i voivodi e signori dei dipartimenti del regno, il detto Michele di Zara, il francescano Eugenio di Somma nunzio e commissario del Papa, Tommaso vescovo di Lesina legato della santa Sede, Teofilo di Pechia patriarca di rito greco della Rascia, Maàsfmo metropolitano della Serbia, Giovanni di Motua e Teo- doro di Pouyna. Furono pubblicati decreti contro i perturbatori della pace e contro i seminatori di false doitrine, i quali decreti eminentemente cattolici diedero fama imperitura al re e a chi n' ebbe parte ne' consigli. Il P. Nicolò di Zara, vescovo di Dnvno. Nel 1463, Panno terzo del suo pontificato, questa città una volta florida per com- mercio e per ricchezze cadde nelle mani dei Maomettani , dai quali barbaramente oppressa, venne in tanta povertà e squal- lore, che non altro più serba dell'antica* sua rinomanza che miseri tuguri, e campagne deserte. Qui, come in tutte le terre dell'invasione, il nome cristiano fu quasi del tutto cancellato, e quel poco che rimase allo sterminio dei persecutori, rimase in merito dèi francescani della Bossina. Il buon Prelato chiesto dai nemici nella presa della borgata , oggi detta Xupagnoz , fuggì travestito, e giunse dopo pochi giorni in patria. Chiamato a Venezia per informare il Senato delle cose che si succede- vano oltre i monti , strinse amicizia col cardinale Bessarione , che là si era recato per ordine di Pio II a fine di ottenere nuovi sussidi per la crociata contro gì' infedeli, da cui nel me- desimo anno venne spedito suo commissario nella Camiola e Digitized by Google 60 SAN FBAKQESCO neir Istria^ come rtferidce una pergamena, ove si leggono queste parole: Nicolaus Dei gratia Dumnemii Episeopus, Reverendis* 4im% in Cfirìsto Patris tt D. D. Bessarionis divina miseratione Mcrosanctae Ramanae Ecclesiae cardinalis Nicoeni^ ac Pairiar" ehae Constantinopolitani^ sedia aposlolieae legatus a Intere tu Foroiulio ac in tota Istria • prò negotio almae fidei nostrae adversHS Turcas commissario . . . In quorum testimonium has nostras litleras sigillo Cruciatile roh^ratas tibi fieri faci- mus. Die XX Decemb. MCCCCLIII. Nel Frinii ebbe P ammini- strazione di una chiesa : quanto tempo egli la governasse, quando e dove morisse, è incerto. Beato Giacomo, chiamato comunemente diBitetto, nacque a Zara sul cominciare del quindicesimo secolo. Di età ancor tenera vesti l' abito francescano in patria, e preferi di servire Iddio nella condizione di laico. Quando Benedetto Bencovìch si recava in qualità di Custode della provincia dahnata al Cam- pitolo generale, convocato nel 1521 a Carpi sulla Sesia, lo prese a compagno del viaggio. Le sue virtù serafiche, delle quali lumeggiavano più particolarmente un'umiltà senza pari, semplicità, ul)bedienza, purità angelica, gli meritarono 1' a£fetto dell' illustre padre Bencovicb, e la stima di quel reUgioso con- sesso che, a fine di perfezionare in lui tali doni, lo destinò al con- vento solitario di santa Maria degli Angeli di Cassano. Quivi, in una grotta dell'orto, dove tuttoggi si conserva la pietra su cui affaticato prendeva un breve sonno, passava la gran parte della, notte nelle contemplazioni e flagellazioni della vita. Trasportato nel convento di Conversano per esercitarvi l' ufficio di cuciniere, fe veduto più volte starsi immobile colle mani sugli attrezzi, colla mente in cielo a contemplare il fuoco eterno. Un giorno entrato là a caso il duca ^i Adria, l'osservò ratto in estasi con gran lagrime che scorrevano nella pentola delle fave: vi s' intrattenne ad ammirare divotamente il servo di Dio nella mirabile sua posizione, e sclamò : felici voi ; oh tre e qnatitro Digitized by Google ZABA 31 volte feUd Toi, a cai è dato di andar satolli delle lagrime di qaest' aomo ! Come fu restituito ai sensi, corse al daca che ve- deva andarsene di soppiato , chiedendo volesse alcun servigio da lui: niente, rispose, se non alquante fave cotte dalle tue lagrime. Quando Ferdinando I, re di Napoli, sedate le ribel- lioni, aveva statuite rigorose pene contro i baroni e i prìncipi del regno, il medesimo duca temendo e' pure lo sdegno del re, si portò da Napoli a Bitetto presso beato Giacomo, che colà abitava, per sentire da lui la sorte che gli sarebbe toccata. Confortò egli lo spirito abbattuto del duca con favorevole va- ticinio : ritorna, gli disse, a Napoli, che non solo alcun male, ma ogni onore troverai presso il' tuo sovrano; troverai pure la tua donna sgravata felicemente di prole maschile. Predisse con sicurezza ora la morte, ora la sanità di varii figli degli a- bitanti di Medunó. Restituì la favella ad una fanciulla decenne, nata muta : diede lume ad un cieco nato : ad un novizio fran- cescano, che per V infermità delle braccia aveva divisato di u- scire dall' istituto, diede la sanità, e lo sviò dal suo proposito. Dopo questi ed altri miracoli, si addormentò nel Signore l'anno 1476 , 0 come portano i monumenti del monastero di Bitetto nel 1493. Appena morto ebbe gli onori dovuti ai beati, amici di Dio: fu collocata innanzi la pprta della chiesa la sua imma- gine colla croce in mano, e sul capo una raggiante corona: la parete del coro venne fregiata di dipinto, su cui si osserva genuflesso portando nella destra mano la croce, nella sinistra il rosario. Esiste nell' orto del convento un ginepro, che si dice da lui piantato, e conosciuto anche adesso sotto il nome di ginepro di beato Giacomo, i cui frutti vanno raccolti dai divoti, e con felice successo distribuiti agi' infermi. Nel convento di Bari si conserva un quadro, dove egli si vede con una lepre in braccio, che inseguita da cani, corse a trovar asilo nel suo seno ; altro nel convento di Lupio, che rappresenta un energumeno ge- nuflesso innanzi a lui, da cui si dipartono gli spiriti cattivi. Digitized by Google 32 SAN FRAN0E800 Gli accennati miracoli, e i s^uenti Successi dopo la sna morte, troviamo, registrati e autenticati nel Wadingo e negli scrittori dell' Ordine. Un soldato, si legge, prossimo a morire per veleno, ricorse alle sue preci, ed ebbe pronta guarigione ; cinque altre persone da lunghe infermità tribolate, ottennero la chiesta salute ; altre otto furono tolte all' inevitabile pericolo di morte. A Giovanni Leoni sanò la tibia spezzata, ad uno diede l'uso delle braccia smorte e inaridite, ad un altro delle mani : Giacomo di Modugno ascrisse alla sua intercessione la propria salvezza dallo scoppio di una bombarda, e Giacomo Volpi diacono da un grave pericolo. Trasse dalle carceri dei Saraceni due schiavi cristiani senza che s' avvedessero Iq gìiardie della porta, rese incolume uno mortalmente ferito, diede agilità e vita alle membra di uno che da sette anni ne andava privo , preservò Bitetto dal contagio che nel 1630 menava all'intorno le stragi. Ottennero grazie da lui Ubalda Contico, Caterina Boncafusa, Michelangela di Agostino, ridotte alle angustie di morte, chi dalle febbri, chi da mortali dolori; due coniugi sterili da dodici anni impetra- rono la prole. Nelle gravi calamità , ne' bisogni di serenità o di pioggia è di uso il portare processionalmente coli' intervento di ogni clero il suo dito, che si conserva fra i reliquiarii nella chiesa dell'Ordine. II Reverendissimo P. BonaVentora Corsetti dalmatino. I- gnoto il luogo di sua nascita; più probabile fosse di Zara, dove, in queir età e dopo, troviamo famiglie del medesimo co- gnome. Nel 1641 venn' eletto in Deflnitore generale ne' Comizii capitolari di Mantova, e l'anno appresso creato da Giovanni di Corsica, Ministro generale dell' Ordine, suo Commissario vi- sitatore per la Dalmazia '0* Questa delle memorie scrìtta di sua mano in Capitolo provinciale di Arbe : ^Notum $it omnibus ha$ pratentet intpeciurii^ ^alUer ego fralér Bonm» veniura Cortettus Comi*iariu$ Revereudittimi P. Jf. Oeueraiii in Provineim Dmlmatim de eoMeuiu etimm frmirHm cedo et 'trado fuendam loeum in CiviMe Digitized by Google ZARA 8B Af4i i¥m$ia murot eomuniUtiè longitudine circa patiuum 19 , iaiitndinB pas^^ Sìtum $^ donatum nohis per rectorem et comunitatem Arbeneem libere et expe- dite domino Petro Luce procuratori nostro et civi Arbensi cum orniti actione ei iure et favore quem tu dieto loco habuimus, ad habendum et poseidendum iure froprio et in perpetuum^ prò pluribus beneficiis ac utititalibu» nobis colatie et conferendis^in neeeeeitatibus ac reparatione dicti monasteriij de quibu» interim noe concordati eumus, et quce ad maiorem utilitatem et neceeeitatem dicti mo- na$terii epectant. In quorum fidem has fieri iussi et sigilli maioris Provinciat nostra inpressione muniri. ~ Datam in Capttulo nostro extra Arbum celebrato XII mail 1542. Fr, Bonaventura qui supra manu propria.^ Nel 1547 creato Custode della Terra Santa dai padri del Capitolo generale di Assisi^ tosto parti alla volta di Gernsa- lemme, dove dopo tre anni mori neir odore de' beati. Fatti se- guenti narra di quel triennio l'illustre P. Antonio da Rignano '^). TiSce in tal tempo , ma pur si arresta la final sentenza di Solimano, di sgomberar ì Minori del tutto monte Sion \ terri- bilissimi terremoti in Gerusalemme e in Bettelemme s' aggiun- gono a costernare i Minori , danneggiati i lor Santuari e '1 Convento: in tanto che sin di omicidio bisogna che si difen- dano, calunniosamente accusatine da un tal Calogero Ma soccorrevano danari dall'Europa. Il re di Francia procu- rava tollermza verso i Minori da Solimano : ma le gelosie del recente dominio non facevano fruttificare quelle regie racco- mandazioni. I danari facevan prò, per chiudere le facili porte della sospettosa politica all' audacia de' nemici ; sostener giudizi, vivere in tanta tempesta, e disarmare co' doni l' iniquità. „ Il P; Evangelista Parzaghi di Crema, illustre in discipline teologiche non meno che nelle lettere latine e italiane. A Pietro Ottoboni (Alessandro Vili), quando reggeva la chiesa di Ber- gamo, prestò vantaggiosissimi servigi, poi a Roma quando vesti la porpora di cardinale. Per le raccomandazioni di Ottoboni, a cui eran note la sua pietà e la dottrina, Parzaghi venne inal- zato alla cattedra arcivescovile di Zara, dove lasciò grata me- moria delle moltiplici qualità che 1' adomavano. Finita la guerra di Creta , perlustrò la sua diocesi con 3 Digitized by Google 34 SAN FBANCESCO grande gioia dei fedeli : rifece i templi demoliti dal netnico , espiò i contaminati. Scrìsse nel 1670 lettera monitoria al Mi- nistro provinciale della Bossina intorno al modo di contenere i suoi alunni, venuti al di qua dei monti dopo la cacciata degli ottomani, diede buoni curatori di anime alle terre sgombrate dalle mezzalune, accolse paternamente alcuni figli delP Alcorano, che preferivano all'avito vessillo la Croce. Onorando il suo nome per le memorie lasciate alla sua chiesa, e a quella del suo Ordine; per avere aumentata questa biblioteca con molti e preziosi volumi. Ne' vent'anni di reggenza pastorale visitò sette volte la sua greggia, studiò ì suoi bisogni: intraprese a scri- vere i fasti della sua Metropolitana e delle diocesi ad essa sog- gette: lavoro di lunghe veglie, smarrito, uè mai rinvenuto. Il suo corpo giace in un' urna di marmo nel coro di san Francesco , sopra la quale si leggono le parole : EVANGELISTA . PARZAGUS OBDINIS . S . FEANOISCI CBEMENSI8 AECHIBPISCOPUS . JADBENSIS I suoi meriti e le sue virtù furono onorati da un monu- mento in marmo, che fu posto ad uno dei lati deli' antico ar- civescovato : dono della città e del clero. Si rammenta una strofa saffica sopra incisa, in cui si compilava la vita dell'il- lustre Prelato. II P. Ottavio Spader di Zara , frate di raro ingegno, e di fama universale : dopo di avere giovato coi suoi insegnamenti alla gioventù francescana di Dalmazia, partì, chiamato, per I- talia , dove , prima a Bologna , poi a Roma , lesse con bella fama la filosofia e la teologia. ^Assunto, nel 1695 al vesco- vato di Arbe, ebbe qualche controversia per certe reliquie con- servate in quel santuario, la quale a tanto fu spinta, che gli fece desiderare una sposa più docile in Italia. E questa ebbe nella chiesa di Assisi, che governò saggiamente per quasi di- Digitized by Google ZABA 35 ciotto anni sino al 1715, nel quale fiol di vi vere „ ^% Amante del suo Ordine, eh' egli protesse e onorò nei lunghi anni del- l' episcopato , fece erigere a sue spese , inentr' era vescovo di Assisi, la Cappella del Rosario, il cui altare fu fregiato del bellissimo quadro di Domenico Muratori bolognese , e le parti laterali dagli, artisti della scuola del Conca. Abbellì pure a sue spese la Santa Cappella ^*^) , decorando questa culla dell' Or- dine colle opere de' migliori artisti che presentasse quel secolo. Fu sepolto nella basilica degli Angeli, onorato della seguente iscrizione, incisa su lapide nel muro laterale della gran Cap- pella del Sacramento, a cui la gratitudine de' suoi fratelli ag- giunse la sua immagine in mezzo busto di marmo D . 0 . M . FR . 0CTAVIU8 . SPADBR . M . 0 . D0CTRINi£ . MONUMENTIS . VIR . CLARISSIMUS ARBENSI . PRIUS . ASSI&IGlNSI . DBINDE INPULA . 1NSI6NITU8 AMORE . IN . E6EN0S ANIMI . DEMISSIONE . IN • REBUS . 8ECUNDIS CONSTANTIA . IN . ADVERSIS . EXIMIUS SACELLUM . HOC . EXORNAVIT BT . AD . POaTIUNCUL^ . LIMBN VBL . POST . FUNERA . LHMORARI . PRìGOPTANS HUMILR . SIBI . SEPULCRUM . BLE6IT OBIIT . IX . KAL . APRIL . MOtCXY ANNOS . AGBNS . LXIX Scrisse : Catalogus de JUinoribus suae provinciae S. Hie- ronymi nuncupalae^ qui sanctitate, dignitate , et publicis mu- neribus floruerunl^ Bononiae 1686. — Lumi Serafici della Por- ziuncula : Venezia 1701.-^ — Dissertazioni due sulla storia del- V Indulgenza della Porziuncula. — Relazioni sul cuore di xnn Francesco sepolto nella basilica degli Angeli — Prolegomena SacrcB Scripturoe. — Il padre Flaminio de Latera parla con molta stima di questo lavoro. Nel Capitolo generale, celebrato nella provincia di Cantabria, nel conyento di Vittoria , la vi- gilia di Pentecoste del 1694^ fu stabilito rispetto agli studii : In guem finem revere adissimus p. Minister generalis curabii Digitized by Google 36 SAN FBAKCESeO tir per omnes provincia^ familiae ^ et quoslibet conventus ha- bentos theologiae, casuum conscientiae^ aut artium. studia, vel praedieatores annuales^ evulgetar liber fussu reverendissimi p. Ex Comissarii genera lis^ a P. F. Octavio Zara tino lectore, pri- maria AracoclUano compo^itus , et a Diffinitdrio generali ap- probattÀS, utpote tyronum nostrorum inslrucfioiyi utilissimus^ cui titulus estx ^Introdaotio ad lecturae theologiae et pr aedi ^ cationis evangelicae officium.y, Cuius quidem libri lectura , et usns utrique familiae Ordinis^ ac etiam Reformae commenda- tur. Lasciò colla sua nnnierosa e scelta biblioteca al convento di Assisi quattro volami manoscritti di vario argomento. Mandò al padre Bonaventura di Zara, detto Boccabianca, per il con- vento patrio un corpo di filosofia, che ha per titolo: Biblio- tlieca Scotistarum, lavoro de' più felici usciti di sua penna. Un volume, che portava in fronte : Sealfl del Paradiso^ ossia ser- moni di tutte le feste e domeniche delPanuo, andò da pochi anni smarrito. Al suo ritratto, collocato fra gF illustri dalmati, fu posta da G. F. C. questa epigrafe: OTTAVIO SPADER ZARATINO VANTO DELL' ISTITUTO SERAFICO PEL SAPERE COGLI EDITI LIBRI DIPPUSO E PER LE ALTRE PRECLARE DOTI CHE L'INNALZARONO AL VESCOVATO DI ARBE D'ONDE A QUELLO D'ASSISI TRASPERTO A BENEiNERITARE ANNI MOLTI DELL' ORDINE SUO DEL SUO GREGGE E DEI POVERI ATTESE. . N. MDCXLVI. M. MDCCXV. Il P. Anselmo Raschi : nulla sappiamo intorno al luogo di sua nascita, sappiamo sì eh' ei fu Dalmatino, e che appartenne a questa Provincia Serafica. Si ha indicazione di lui in Arturo e in Hueber, dai quali si raccoglie aver egli fiorito nel secolo decimosettimo ed illustrata di sue virtù la Palestina in una al venerabile Calisto da Garac , ad Antonio da Buonsuccesso, ad Digitized by Google ZABA 37 Alamberto Benedetto da Fiandra , a Luigi da Ospedaletto , a Pietro Maltesi, a Martino da Ureta, a Diego da Pomario , e alla venerabile Terziaria Maria dalle Piaghe di Cristo. Il P. Carlo Bressaoi di Aqui della provincia di Piemonte. Insegnò la filosofia e la teologia nelle cattedre dell' Ordine : dettò lezioni di Diritto nell' Università di Torino. Radicati do- menicano, vescovo di Algari nella Sardegna, l'ebbe più anni neir episcopio, e lo volle suo secretarlo nel Concilio diocesano da lui radunato , e da questo diretto , e di saggie leggi cor- roborato. Da Roma fu spedito in Albania in qualità di Ministro provinciale , e compiuto il triennio , venne a Zara a vivere il resto degli anni. Qui strinse amicìzia col Dandolo, col Yrachieu, col Gi^xich, e con riputati soggetti della città e del clero , i nomi de' quali vanno oggidì rammentati con stima e riverenza da chi sente il passato splendore della patria. Morì in età a- vanzata ai 14 dicembre del 1824, lasciando de' suoi mano- scritti un quaresimale cotidiano ; la traduzione coi commenti delle ore canoniche , prima, terza, sesta e nona : quest' ultimo lavoro d' inornato stile, ma di copiosa erudizione. ''Il P. Giuseppe VisinooL Nato a Zara intorno al 1713, entrò giovane nell' Ordine de' Minori Osservanti , fece i suoi studii a Brescia, insegnò filosofia a Milano, teologia a Capo- distria, assai buon nome in pari tempo acquistando, non pure fra' suoi connazionali, ma eziandio nelle pia cospicue città d'I- talia per 1' esercizio della sacra eloquenza. Restituitosi in pa- tria, godette il favore di quegli Arcivescovi che trassero ot- timo frutto dall' opera sua, giovandosene come teologo , esami- natore pro-sinodale , e consultatore del Santo Ufficio ; e crebbe ognor più nella estimazione del suo Ordine, che due volte lo elesse alla dignità di provinciale, e che inoltre a lui commet- teva la visita generale della provincia dalmata del SS. Reden- tore. Morì l'anno 1805 in età di circa anni 92, lasciando ma^ Digitized by Google 38 SAN FRANCESCO noscrittì i suoi Trattali di filosofia e di teologia — i suoi Quaresimali italiano ed illirico — ed una Storia del Convento di Zara, lodate per abbondanza di patria erudizione» ^'). II P. Bernardino Antonio Cerglienco. Non per altezza di ingegno, né per celebrità di dottrina, sì bene per accorta pru- denza, e rettitudine di animo, che suona meglio d' ogni altro titolo, si distinse egli in un' epoca delle più avverse alla mo- nastica quiete. Nacque a Zara di genitori probi e timorati di Dio ; vestì giovanissimo 1' abito francescano, e assolse la gram- matica e le umane lettere in patria, donde si recò, destinato dai superiori, nel convento di Sebenico, a fine di darvi opera alle filosofiche e teologiche discipline. Era costume nelle Pro- vincie minoritiche della Dalmazia di scambiarsi reciprocamente i giovani di migliori speranze, e riguardarli, coltivandone l'in- gegno e r osservanza serafica , quale pegno della vicendevole fratellanza : costume sì lodevole che vorremmo nelle pre- senti circostanze rinnovato. Quivi nel 1777 diede i primi e- sperimenti dell'idoneità sua, presentando alla pubblica di^pu- tazione, secondo 1' uso scolastico, dodici tesi teologiche, colla de- dica a Giovanni Carsana, arcivescovo di Zara. Le parole di- rette da lui all' illustre Prelato ci teniamo in dovere di ripor- tare interamente , a solo fine dì disingannare coloro che pre- tesero tolta in quella cadente età della Repubblica ogni coltura monastica. ^Non me praeUrit moretn'olim omnium ferme hominum antiquum in quth- lihet aperte complemento eemper fuisse, tolum orbem eorde eogitatupie peregri- nare in alicuius viri, aui rebue prmclare gesHe, aui virhiium taude, aut generis nobilitate conspicui perquisitione, cuins nomine peractos labores ornare possent, 0 me itaque solum inter tanto» felicem ! eui paren» Jadera a tali eximit perva- gatione, Te mtAt, Illuetriesime ac Reverendissime Preeul, Mmcenatem exhibendo, ita pietate, pruìentia, entdifione, cwteHsque virtutibus excellentem, ut neque mthi ulto unquam tempore moine dectis, atque ornamentum evenire potuerit, quam kù$ theologicos Tibi labores dicare; et.eas ennarare proBSumenSj incongrua mea di- tione adumbrarem potius, quam illustrarem, Pratereo enim eam, quam a natura sortitus es indolis docilitatem cum senili maturitate eoniunetam, qua adhuepuer niinicB apud omnes delectationis et adtniroHonis eras, quare adolsseens eieri- Digitized by Google Z AB A 39 riemli $ert>iiio addietui primum Jadertino, déin Spalaientiy ae Undem Patavino Lyeaeo dicinii hwnanisque Mcientiis imbuendui traditu», emUro» mtatìi tum «e- nioTM liiterarum eonsocios tam tonge anteceituieti, ut omnibué singularem inge- rens admirationem ; ^uapropter Doctorali Laurea donatus, ae Jadram reversus iam^e Preshyter factus^ eiusdem Écelesim Procuratio Tibi eommìttitur , mox a sapientissimo Antistite MatthcBO Caraman Provicarii generalis officio oneralus ; incredibile est quanta morum integritate, ae speetabilis vitm exemplo id munus exereueris, quoeirca in actualem Yicarium ab eodem Prmside eleetus, ac paulo post ad Theologaiem Canonicatttm^ ac demum ad Archidiaconatum eveetus, tanta apud omnes extitisti existimationis in Ehclesiastica disciplina instaurando viginti annorum eurriculo, ut non solum cceteri omnium virtutum exemplar in te ka- •berent, verum etiam fama vita Tua celeri velocitate circumquaque diffusa, Saera Propaganda Fidei Congregatio Te unum pra omnibus in gravissimis perir ae~ tandis rebus seligeret, tantamque in Te fidem reponeret ut semel, et iterum in eleetione Episcopi Bosniensis Te consuluerity eosque solos ad eum gradum prò" moveritj quos a Te commendatos habuit, Quapropter tot meritis cumulatum Sum» mus aterna memoria Pontifex Clemens XIV tu primis Eicelesia Corcyrensi suo viduata Pastore in Episcopum praesse iussit, ubi vineam Domini Sabaoth Tuia sumptibus excoluisti non solum praceptorem Clericorum intra Tuas ades exci" piendoy eumque Tuis alendo impensis^ verum etiam talem Diacesim Tuo are t*t- guastissime inviscendo. Quibus ad ipsum Pontificem delatis. Te nihil de tali re eogitantem ad Jadrensem Archiepiscopatum, nullum in tali regimini digniorem, aplioremque existimanSj quam qui viginti annorum spalio, uti Vicarius, futi taU gravatus pendere. Hoc etiam in loco talem Te semper omnibus exhibuisti, ac modo praluces et studio, qtio incensus es. Religionis, Fideique propaganda , et magnitudine eonsilO, et experientia rerum, et ardore divini cultus, integritate insuper, sapientiay iustitia, sollicitudine pastorali ^ caterarumque virtutum cu-» muloy ut non modo spem iampridem de Te conceptam in animis omnium alas, verum etiam augeas, foveas, sustineas atque eonfirmes. Vale ergo Presul utift- quam satis commendatus, vale Ecclesia, Patria, ac Tuorum decus maximum, atque omamentum, eaque, qua erga omnes polles clementia, suseipe, quaso, gra- tasque habeto hasce imbecilles meas Idudationes, quas Nomini Tuo sacratas cu- pio, quosque tali tutamine ornataSf^nimio fulgore nitentes censeo,„ Insegnò per molti anni la filosofia e la teologia nel patrio convento^ non omettendo d' insinuare ne' suoi allievi colle dot- trine scientifiche le massime eterne^ atte a toccare direttamente il cuore e a formare un integerrimo religioso : e di queste po- teva a tutto diritto far uso, che la sua indole soave e benigna, aperta alle opere generose, era in tutti di ammhrazione. Ne' tempi difficili, ne' quali la veneta Repubblica deliberava di ag- giungere leggi gravose alle leggi emanate neir87 a danno dei monasteri nostrali; venne consigliato da' suoi, e bastò da sé e cól Digitized by Google 40 SAN FRANCESCO mezzo della nobiltà di Zara, a lui e all' abito francescano divota, a sventare il minaccioso progetto. D' allora in poi non cessò la Pro- vincia di giovarsi della prudente operosità sua, e nel 1801^ onde riparare i guasti originati dagli sconvolgimenti politici e militari poc' anzi sofferti , lo pose a capo del governo delle famiglie ; e nel 1812 T elesse per la seconda volta a Ministro provinciale, il quale ufScio tenne con grande onore e vantaggio dell' Ordine per sei non interrotti anni. Rispettato con vera stima dal Dan- dolo e dai magistrati della reggenza francese, preservò dalle ugne rapaci i preziosi arredi delle chiese , ed ottenne di altri appartenentt alle scuole soppresse. Il maestoso altare maggiore di questa chiesa, e varii oggetti di prezzo della scuola del Car- mine, ebbe in dono, come dicono i due atti pubblici, che a sal- dezza della verità qui inseriamo. Zara le 5 Jaio 18U. L* Intendane de la Dalmaiie Auditeur au Conseil d^ EtaL Vae la petitipn présentée en date du 25 Mai 1812 parie Pere Bernardin Ad- toine de Zara Provincia! nommé et Superieur da Couvent de S. Fran90is de TOrdre dea MM. 00. de la Province di S. Jerome, qui demande qu* il soieni oedés en fa- veor de son Eglise Ics effcts indiqaés cibas qui exi8tei\t sur TAatel de aotre Dame nommée dei Carmini et qai dans le tema appartenaient i la Confrérie Supprimée de ce mème nom. Vù le Rapport en date du 8 Mai 1812 de M.r le Dlreoteur de T Bareffiatre- ment et des Doinaines. Considerant que V Argenterie de V Ecole de la Vierge a été remise sani difficulté i l' Administra/ion des Domaines. Considcrant que Ics effetti quo le petitionnairedesire oonserver sont de très pea de valeur. Arréte: Qoe V on fasae 1* abbandon des effets demandés A V Ef lise de S. Francois a Zara. L* Intendani de la Dalmatie Auditeur au Conseil d* EUat sisné de la Bergeri e. Effets: 3. Garnitures de Cartelle en argent 8. Couronnes d'argent 1. Crochet avu des perles flnes 1. paire Boacles d' Oreille en Or 2. Con roane* d'Aff^ent 1, Baton sarmonté d'une petite statua en arj^ent 1. Paire de Boueles d' Oreille en Or 1. — Idem — ava dea perlea. Digitized by Google ZABA 41 Zar IL le 21 Jafliet 1812. U Auditeur du Conseil d* Elat Intendant Vae la petltioa presentée en date du 8 Jaìilet 1812 par le frére Bernardin Antoine de Zara Provincia! de 1* Ordre des MBf . 00. an noni anssì dea autres Religieox a fin d' obtenir en favear de lenr Egllse nommée de S. Pran^ois de Zara TAatel et quelqnes autres objets appartenadts aux Confréries snpprimées des Carmes et de la Grotte. Vù Tavis de Monsieur le Directenr de l' Bnref istrement et des Domaines en date du 15 Juillet 1812. Oonsiderant que tous les objets precieux provenants des dites Confréries ont ite deja remis à la disposition du Domaine. Considerant que TAutel dont les Religieox de S. Francois demandent la con- servati on est le principal de leor Église. Considerant que ces Relijieux appartiennent i un des Ordres des Blendiants et qu* ils se trouvent di^ns T inipossibilité absolue d'acquerir le dit Autel. Considerant qoe leur Bglise est une des plus belles de Zara et aillenrs en trés grande veneration et que la privation de TAutel dont' il s' agit lui oterait son meilleur ornement. Considerant que ces Religieux ont donne toujours des preuves les plus in- oontestables de lenr attachement an Gnuvernement^ Considerant que les Autres objets compris dans leur demande sont d'une va- leur presque nulle Arrèt e Qn' ils en conservent la proprìeté ansi que celle de T Autel dent il s'aj^it. Le Secretaire Qénéral Intendant far interim Bignè Boi Desi Ai 2 agosto del 1829 passò alla patria dei beati nell'età di 73 anni ; pianto dai proprii confratelli, ai quali con opero- sità indefessa aveva appianata la strada del progredimento ; o^- norato ne' suoi funerali dai cittadini di ógni ordine, all' affetto religioso de' quali aveva conservato quest' insigne cenobio se- rafico; opera dei padri loro. Digitized by Google 42 SAN FBANCESOO llfote e Docaitientl '} Un nostro patriota* Tommaso arcidiacono di Spalato, contemporaneo a san Francesco, ci lasciò il scfuente ritratto della saa persona. Io, scrive egli, Tom- maso cittadino di Spalato, ed arcidiacono della chiesa cattedrale della medesima città, essendo a stadio in Bologna l'anno 1220, vidi il dì dell' Assunzione della Madre di Dio predicar san Francesco nella piassa davanti al Palazzo piccolo , dove era convenata qaasi totta la città. Sparti il sermone in questo modo: gli angeli, gli nomini, le demonia. Parlò di questi esseri intelligenti tanto bene e con tanta convenienza, che molti letterati, che v'erano a adirlo, maravigliavano come tal discorso potesse nscire dalla bocca d'nomo si semplice. Non serbava bensì il solito ordine de' predicatori 5 ma come oratore di popolo, non ragionava d'altro che dello spegnere l'inimicizie, e della necessità di far paci ed accordi. La Teste avea sudicia e rotta, umile il portamento, il viso disfatto: ma Dio dava tanta ef- ficacia alle sue parole, ohe nn infinito numero di gentiluomini si rappaciarono, i quali negli odii crudeli e ciechi avevan gran sangue versato. L' afl'etto e la rive- renza verso il sant' nomo era in tutti venata a tale, che uomini e donne correvano a lui in folla, e chi poteva pur toccare il lembo della sua veste si tenea beato. - Da Emilio Schiavin. tr. di C. Guasti. ^} Hane eiviiaUm (Jader am) heatissimua pater Franciseue Hieroiolifmam ^ emferaque sancta loca peiene, in propria persona vieitavil^ praseneque menaste^ rium, fuod Mi temporie suceeeeu eaptatum evaeii, prò primcBvm illius pauper- iaiis exigeniia, ex Jadreneium faeuUatibu$\ fundaeiii. Quod tamen, eum in fa- mosum, atque auguetum monaeterium piurimis frairUus continendis aptum, 0- vaeieset, a Veneiis, quod erigendm eumoin tnunitioni impedimento eetetj solo ma- iori ex parte: mqMfum eet , ita ut vix 15 firatree eius aecolae eommode conti-^ nere valeat. Frano Gonzaga De orig, serapk, Relig, franeiseana, ^ Viaggio. di Pietro Casola a Géj^eatemme, ììiììtitko , Ripamonti Carpano, 1855, pag. 25. ^} In testamento nuncupativo q, nobilis , ac honest» Matrone D. Joann» r. g. sp. Viri D. -^Joannis Tetrico Bquitis Nobilis Jadr» scripto ao annotato mann g. D, Mitroi Antonii de Bassano olim Jadre Jnraii Notarli sub die 26 mensis aprili» '. 1532 particttl» saie pactus testamenti scripti ac annotati reperiuntur. Item ordinavit eetebrari debere quoniam sepetietur ea die per ipeoe fratret tancti Franeisei miseoe quadraginta prò anima sua, et eimiliter per epatium an- norum decem inde eequentium ordinavit anno per eoedtm fralree eaneti Franeisei in eadem Eceleeia eetebrari debere miesee quadraginta prò anima ip- eius testatrieis : item legavit in adjutorium organi in eadem ecclesia quando in- eipient laborari facere prò complemento ipeius fabricm organi predicti duealos triginta amore Dei. Item legavit ac ordinavit quod eompleri debeat Cappella posila Jadree in eadem ecclesia sancii Franeisei alias inceepta fabricari per dictum q, D. Joannem eius maritum, et fieri tu ea una sepultura in qua ponatur cadaver dieti f . eius mariti et ipsius testatrieis, et cadaver, q, D, Oregorii eius filii, I- tem ordinavit dari Ven, fratribus saneti Franeisei de Jadra libras odo prò mis- sis qums prò ea eelebraverini. Digitized by Google ZABA 43 In omnUut auiem aliU suis hnU mokUihu ae itttkiiibus, jurUus et m- Honibu* eidem teetatrici ^omodocumque efeetanHius ae ferHnentikue^ euum m- niverealem heredem ineHtuit ae esse voluttà D, Lomiardinum Tetrieo eiuefilium eharieeimum, cui eommendavii animam #uaifi, ordinane iamen quod non foeeit a- lUfuid relintfuere aiieui euo filio ani fiUa naturali eed aUie imibueeumt(ue piibue voluit, Commissariì Testamentari! D. liomlbardiianB Teirlco egus filius ete, MB. Slmitii q. I». CresclJ de Cedullois. ^) Una memoria della famiglia Bottone esisteva anehe nella sagrestia della nostra chiesa di san Domenico, in alcuni grandi armadi! di noce ben lavorati, sopra cui si leggevano queste parole: MCCCCIV. Meneis AfriHe, Hoe opue fecit fieri Fr, Thomas Jadreneie Ordinie Prmdieatorum prò anima domina Prodanne • de Butionie et euorum parentum. Uoe opue fecit magieter Joannee intajator venetue, *) G. F. C. nel Ramm. Zar. 0 V. Poiret, Gammetta di Zara del 1844, n. 21. •) Ivi. '3 Parole confortanti indiriszarono al marito addolorato Tommaseo, Paravia, Ferrari-Cupilli, Vidovieh, de Ghetaldi^ le quali si leggono nella bella biografia della defunta scritta dal Prof. Pietro Pagani. '*} Piangi pur, che n'hai donde; acerba e dura Ben fu V ambascia che sul cor ti scese \ Piangi pur, che del pianto apri natura Ben largo il fonte ad anima, cortese. Ma se quell'Arte in cui ponesti cura B in cui tant'alto il tuo valore ascese, Può brev'ora lenir la tua sventura, E tener le tue lagrime sospedc^ I pennelli riprendi, e un Angiol pio Forma, che porga per un suo diletto La santa sua fervida prece a Dio. B in lui di Quella che con tanto affetto Ouaggiuso amasti, e morte ahimè! rapio, Vedrai tu sempre U nome, il cor, T aspetto. (O. F. e.) ' ■} Simeone Ferrari-Cupilli, nel giornale La Voce Dalmatica n. 26, del 1868. >») G. F. C. Ram. Zar. »0 Parte Prima. Voi. I. Doc. Vili. '0 CJron. del P. OtUvio Spader. >') D'una particolare solennità celebrata nella chiesa di S. Francesco Tanno 1408 fa mensione Paolo de Paoli nel suo Memoriale pubblicato dal Lucio colle seguenti parole: ^ MCDVIII. die Dominico XXU Aprilie, quidam aetue devotieeimue faetue extitit in Jadra per Franeolum aporeorarium , fiUum Anneli de Galgano, eum una imagine florioem (sic}, eum nnagine GaUielie ArekanjfeH} fiteruni portatee Digitized by Google 44 SAll FBAKOeBOO tfi EceluU Frmtrum Minorum, eum maxima ioiemnitaie, et eomU&tm D. Àrehie- fUeofOy omni Clero, Reeiorihus^ milUibuiy et nobilibui, multi» civUus, etforen-^ sibus^ ae fOfularibus, dominabtUy et feminis puellie* virgiAtbus et maritaiii^eum magni» eantionibu» ec.cle»ia»tiei», et mu»ici» in»trumenti», et eum multa efusiont laehrymarum prò devotione^ ubi eoneeeratm fuerunt per ip»um Dominum Arehie^ pi»eopum, eum eolemnitate mi»»arum^ quo die idem Francolu» magnum feeii ti eolemne convii^ium, nuptiarum ad instar, iftius B, Virginie ob reverentiam, *'3 Cron. del P. OtUvìo Spader. »^ Wadingo. Tom. 18. '*} Aggiunte alla tradazione del Santo Sepolcro del cav. Artaad de Montor. »») 0. F. C. nel Ram. Zar, '*) Sub àie Z7 Marta legitur ut infra — Ilhutriseimu», ae Reverendieei-- mus Dominu» Pater Frater Oetavìue Jadertinus Epiecopus Aseiseienei», qui Cap^ pellam ttanctiseimi Rotarli, et saeellum S. P. N, Francisci are propria exorna^ vit , et multa in favorem Sanctuarii luculenter eeriptie , obiit die 24 huju»j et Me tranelatus, et ante portam Sanctieeimm Cappella Divm Maria Angelorum , Portiunculce nuncupata, fuit aepultue anno millesimo septingentesimo quinto^ decimo, * *) C7. F. C, riportato nel secondo yoI. di Girolamo Dandolo: La caduta della Repubblica veneta. (A) In nomine Dei ceterni amen. Anno ab Incamalione Do- mini nostri Jesu Chrisli millesimo dueentesimo quadragesimo- nonOj mense Augusti, die sexla intrante, inditione septimay Ja- drce. In presencia ei tesiimonium illorum quorum nomina in- frascripia sunL Gabrizza abbatissa monasterii S. Nicolai de Jadra eum suis successoribus et voluntate et assensu sorwum suarum ibidem prcesencium. Venerabilis patris Domini Laurentii divina gratia Jadrensis electi expressu consensu pariter acce- dente, et ibidem prcesente^ sponte, libere et absolute dedit, con- tulit fratribus Minoribus Ordinis S Francisci de Jadra quem- dam ortum positum inler ipsos fratres et monasterium , ka^^ bentem per longitudinem passus viginti duos, per latitudinem vero tredecim passus. Ob cujus piam donationem seu collacio- nem prcefatce abbatissa et sorores alium ortum juxta ipsum monasterium positum a Comuni Jadrensi in concambium reee^ perunt. Sic ipsemet publice fatebantur. Ad majorem firmitatem omne ejus quod eis competebat aut in futurum competere possei Digitized by Google z A & ▲ 45 libere resignantes. Ad cujus rei perpettMm firmitatem prosfatus electus uìandavit prcesens instrumentum sigilli sut munimìM roborari. Actum est hoc et confinnatum coram his voeatis et et rogatis testibus y sciticet Homobono priori S. Michaelis de Scopulo et Martinussio filio quondam comitis Votcigne et Marco Acontano. Ego Petrus Scandolasus presbiler Sancii Apollinaris Ja-- drensis nomine hujus Prioris interfui rogatus^ et de mandato ilicti Domini elecli scripsi, compievi , roboravi et signo con- sueto signavi. (B) Pasqualis Malipelro Dei gratia Dux Venetiarum nobilibus et sapientibm viris Andrece Marcello de suo mandato Corniti, et Joanni Trivisano Capitaneo Jadrce, et succcssoribus suis fi- delibus dilectisy salutem et dilectionis affectum. Omissis : Coneessimus alias, quod in monasterio Sancii Prancisci de Jadra reducentur Fratres Observantes , et quia ipsum mona- slerium erat proximum muris civitati^\ ut in eo essent con* tinue Fratres exemplaris et optimce vilce, grati et nobilibus es populo civitatiSy ordinavimus et slatuimus duos nobiles et duos populares Procuratores dicti monasteriij ad hoc , ut intellige- retur qualitas et ordo ipsorum Fratrum^ et unde veniunt, prò evitandis periculis et inconvenientiis^ quce sequi possent. Man- damus ergo vobisy quod prcecipiatis Guardiftno dicti monasterii, quod non acceptet aliquem Fralrem in ipso monasterio, nisi approbatus fuerit per Procuratores prcedictos tam nobiles quam populares; et si aliqua differentia erit intcr eoSj auditis no^ bilibus et popularibus, terminetis sicut justum vobis videbitur, et quod per vos terminatum fuerit volumus observari. Omissis. Datum in nostro Ducali Palatio^ die %3 martii, Indic^ tione VI, 1458. (C) Nicolaus cpiscopus servus servorum Dei. Universis Christi fkMibus presentes litteras inspecturis salutem et apostolicam Digitized by Google 46 8AK FEAl^OESOO benedictionem. Vitae perennis gloria qua mira benignilas con- ditoris omnium beatorum coronat aciem civium supernorum a redemplis pretto sanguinis fusi de pretioso carpare Redem^ ptoris meritorum debet acquiri virtuie inter que illud esse per- grande dinoscitur quod ubique sed precipue in sunclorum ec- cìesijs maiestas Altissimi collaudetur. Cupienles igitur ut ec- clesia dilectorum filiorum . . • . Guardiani et conventus fra- trum Minorum Jadre congruis honéribus frequentetur, de ofn- nipotentis Dei misericordia et beatorum Petrt et Pauli aposto- lorum eius auctoritate confisi, omnibus vere penitentibus et con- fessis qui eamdem ecclesiam devote visitaverint annuatim in • AnnuntiationiSy Nativitalis, Purificationis et Àssumptionis beate Marie virginis^ ac sanctorum Francisci et Antoni) confessorum festivilatibus ipsas immediate sequentes unum annum et qua- draginta dies de iniunctis sibi penitentijs misericorditer rela- xamus. Dat. apud Urbemveterem II Kal. Maij. Ponti fico tus no- stri anno quarto. (D) Urbanus papa Vili. Universis Christi fidelibus prvesentes littcras inspecturis salutem et aposlolicam benedictionem. Ad augendam fiJelium religionem^ et animarum salutem coslestibus Ecclesice thesauris pia charitate intenti, omnibus utriusque se- xus Christi fidelibus, qui septem altaria quatenus sita sint in Ecclesia domus fratrum ordinis Minorum sancii Francisci dd Obsertanlia cintatis Jadrensis per Ordinarium loci semel tan- tum designanda devote visitaverint, et ibi prò Christianorum Principum concordia, hceresum extirpatione^ ac sanctw Matris Ecclesice cxaUatione pias ad Deum preoes effuderint, quolies id egerint, ut eas omnes et singulas indulgentias et peccato- rum remissiones, ac poenitentiarum relaxaliones consequantur quas consequentur si septem altaria in Basilica Principis A^ postolorum de Urbe personaliter et devote visitarent^ misericor- diter in Domino concedimus. Non obstante .... nostra de non concedendis Indulgentiis ad instar coeterisque contrariis quibuscumque. Prcesentibus ad sfptennium tantum valituris. Digitized by Google Z A B A 47 Volumus autem qaod si prò impetratione^ prcesentatione , ad^ missione , seu publicatione prcesenlium aliquid , vel minimum detur^ aut $ponie ablaium recipiatur, presenles nullce sini eo ipso. Dat. RomcB apud S. 9/ariam Maiorom. Sub annulo Pisca^ torìs die XXIII Augusti 1642. Poniif. nostri anno 20. (E) Provido et discreto viro dom. Gregorio filio q. dom. Si- meonis Detrico, militi^ Ordinis Seraphici Patris nostri Fran- cisci benefactori devotissimo , Frater Joannes de Capistrano , Ordinis Minorum ac Reverendissimi Patris Generalis Minister in partibus Cismontanis, cum orationum suffragio salutari o- mnium incrementa vtrtutum. Quamvis ex caritatis debito o- mnibus teneamur, illis tamen longe amplius obligamur, quorum dilectionem certis beneficiorum indiciis frequenter experimur. Proinde vestras devotionis sinceri totem quam od no- strum et prcefati Patris nostri Francisci geritis Ordinem^ ve- luti certa relatione cognovimus, • . . • et divince acceptabile voluntatis, ut dignam omnium ab ipso Ordine prcerogativam sentiatis spiritualium graliarum. Verum etsi mundi tempora-- lium et bonis caritatis vestras subsidiis dignam uni- quaquam temporaliter .... valemus; spiritualibus nihilomi^ nus beneficiis, prout in nostris apud Deum et Dominum no- strum servamus desideriis^ compensare spiriiualiter affeclamus. Eapropter ego, qw\ licet indignus, curam Fratrum devotorum Ordinis Minorum de Observantia nuncupatorum , et Sororum Minorissarum et Sanetce Clarce seu Sancii Damiani de Obser- vantia nuncupalarum , et eorum Religiosornm de Poeniteàlia Ordinum in partibus Cismontanis habeo generalem ; vos una cum consorte vestra dom. Coliza, ac fratribus vestris^ videlicet dom. Ludovico f Vitulo et Detrico cwn sua conjuge dom. Heli- sdbeth, ac liberis vestris^ nec non et animas vestrorum defun- clorum, ad confraternitalem nostram et ad universa et sin- gala nostrce Religionis suffragia in vita recipio pariter et in morte: plenum vobis partecipationem omnium carismatum et spiritualium bonorum^ videlicet missarum^ orationum , suffra- Digitized by Google 48 SAN fltAtrOìlBCO giorurhy t)fficiorum divinorum^ jejuriìorufn, abstinentiarum., di* iciplinarumy poenUentiarum. peregrinatiònum, proedicatianum » meditatiónum, contemplationum , obseri)antiarùm, deQotionum\ et omnium aKorum spiritualium bonorunì, tenere prcesuntium generose conferendo : quce per Fraires nostros , et dictorum Ordinum Sorores, ae de Posnitentia sivè de tertio Ordine Beati Patrie Prancisci, in partibas Cismontanis degentes, operari et acceptare dignabitur clemehtia Sahatoris: addens insaper de dono et grafia singulari^ quod cum di^^ince placuerit voluntati de exili instantis miserice vos revocare^ vesterque obitus, multo, annuente Domino, tempore deferendus, nostro fuerit Capitalo nunciatus, idem volo ut prò vobis fiat offieium, quod prò Fra- tribus nòstris defunctis fieri consuerit. Valeat felici ter i^èstra devota et fervens caritas in Christo Jesu^ cujus gratia sit sem- per vobiscum. Datum in nostro hco Sancii Salvatoris apud Florentiam, die 9 maji 1449. Fr. J 0 a n n e s supradictus manu propria me subscripsi. L S. Ego Frater Marinus de Bononia Ordinis Minorum , suprascripti rev. P. Fratrie Joannis de Capistrano rei, succes- sor et rev, P. Generalis missus Vicarius generalis in mando , suprasrripta confirmo^ et ultra concedo, propria manu. in loco sanctce Crucis extra Jadram Provincice Dalmatice , anno Do- mini 1453 , die 4 februarii. (F) Fr. Uenricus Sylvius. Henricus Magislei\ ac humilts Prxor Generalis Ordinis Carmelitarum. Dilecto uobis in Carisio Reverendo Patri Guardiano Ordinis Sancii Francisci de 06- servantia nunc et prò tempore existenli civitate Zara salutem in Domino* Qui aliis prcesunt id potissimum considerare de-- beni ut omnibus prosint. Ideo cum Religio Nostra Bealce Ma- riae Virginis de J^onte Carmelo plurimis et maximis privile- giis a multis sanetis Ponti fioibus sit cumulata , convenit ma- xime nobis qui eiusdem Religioni s curam gerimus operam dare ut huiusmodi gratiarum Chris ti fidele^ participès reddantur \ Digitized by Google Z A H A 49 ^uapropter ^ auetoriiat^ noitray harum serie libi eupradhto Bev. Patri Guardianù liceniiam damus hobitum dicii Ordinis tiostri benedicendi et ipsum omnibìis Chri$ti fidelibus utrim- que sexus imponeìidi in Ecclema Sancii Francisei dictae ci- vilatis cum omnibus gratiis^ favtpribus, et indulgentiis a sutn- mis Ponlificibus (Hmeessis. Uorum fide dalum lìomae 4 De- cembris 1607. ¥r. HeDlicos Generalis Carmelitarum. Fraociscos LigSOich Vicarius Gieneralis Jadrae. Ili Nomine SS. ac Individuae Trinitatis^ Patrie, Qt Filii^ et Spiritue Sanati^ Beatissimaeque Virginis Mariae de Monte Carmelo^ totiusque Curiae Coeleslis. Regnante Ser. Principe ^ et Domino Nostro Excel- lentissimo Uom. Domi/iiVro CODtareoo^ Dei Gr alia Venetiarum Inclito etc. Sub felicibus auspiciis Illustrissimi^ et Excellentissimi Domini Petri Givra^o Reynorum Dalmatiae et Epiri summo cum imperio Legato : Ac lllustrissimorum Dominorum Joannis Jacobi Farsetti Praetoris^ et Angeli Emo Praefecti dignissimorum Jadrae Rectorum. Capitula^ et decreta in punti Matriculae codice de- scripta j ex generali totius Congregationis Beatissimae Mariae Virginis Carmelitanae constitutione exempta fuere ex alia veteri matricula facta, sub die XVI Mensis Julii Ì6i5 in huius Confraternitatis institutione sub Serenis- simo Principe^ ac Domino nostro Excellenlisstmo Domino Marco Antonio Memo Venetiarum Duce Inclito etc. et Regimine lllustrissimorum Dominorum Laurentii Sji- riano Praetoris^ et Marci Pizzamano Praefecti huius Civi- tatiSy et ab eisdem Rectoribus confirmata ^ nec non sua humilitate Admodum Venerabilis Patris Ambrosii de Jadra . Digitized by Google 50 SAN FBANOEBOO alini Conventus S. Franei$ci Minorum de Oò$er vanita Cu- siodi$^ et nunc ex parte in meliuM reformata : et meliori ordine digesta. Anno Salulin Nostrae 1674 ^^ — Domnino Joanae Lantana, et Dominis Francisco Franceschi et Fabrìtio Orlandini Procuratoribus. (G) Millesimo trecentesimo nonagesimo quarto^ Indictione 11^ die vigesima mensis fnaij. Praesentibus Jacobo q. Petri Blundi de Jadra, et Nutio Pacini de Florentia habit. Jadrae^ testibus^ et aliis. ^ JUagister Joannes q. Jojeobi de Burgo Sanati Sepulcri, ha-- hitator et civis Venetiarum, fuit confessus et contentas penes se integraliter habuisse et recepisse a Fratre Benedicto Custode Fratrum et Conventus monasterii S. Francisci Ordinis Mino- rum de Jadra ducatos auri qtAadringentos quinqùaginta sex ^ in auro puro, et in ratione Chori facti • et nondum expediti, et expediendij in dieta ecclesia S, Francisci; de quibus idem magister Joannes fedi dicto Fratri Benedicto finem, securito tem^ et quietationem generalem, et pactum de ulterius non pe- tendo. Et promisit insuper dicìus magister Joannes venire ad dictum laborerium expediendum hinc ad unum mensem cum dimidio proxime futurum, cum pactis. modis et conditionihus kabitis inter ipsas partes huctenus usque in praesentem diem, sub pcena quarti etc. Actam Jadrse in Cancelleria inferiori Ego FlorchDS de Artico. (H) Millesimo trecentesimo nonagesimo quinto, Indictione IlL die penultimo mensis augusti. Praesentibus Dobretta Bercovich et Radoslavo q. Johannis habit. Jadrae, testibus, et aliis. Dominus Frater Benediclus de Ordine Minorum Saneti Francisci de Jadra, Vicaritts Provinciae Dalma tiae, in prae^ sentia domini Judicis examinaloris » mei Notarij , et testium infrascriplorum , fuit sponte confessus et contea tus penes se habere, et habuisse, et recepisse a s. Simeone de Cucilla et s. Nicolao q. Jacobi de Matafaris nobilibus civibus Jadrae, com^ Digitized by Google ZABA 51 missariis et commissario nomine q. s. Geòrgii de Màtafaris q. s. Thomae, ducalos dticenios aureos. in auro^ qxtos dixit con- vertisse et expendississe in laborerio et prò laborerio Chori, facti et fàbricati noviter in dieta ecclesia Sancii Francisci de Jadra^ et in aliis laboreriis dictae ecclesiae. Quos dictus q. s. GeorgifM reliquit diciae ecclesiae, ut dicitur in suo ultimo te- stamento. De quibus praediclus Fraier Benediclus dicto nomine^ cu: s. Joannes de Soppe nobilis ci^ìs Jadrae ut Sindicus et Procuralor sindacarlo et procuratorio nominibus Fralrum et ConQcntus monasteri] et ecclesiae Sancii Francisci de Jadra , fecerunt finem^ remissionem^ securìtatem et pactum de ulterius non petendo praedictis s. Simeoni et s. Nicolao commissarijs praedictiSf sub pcena quarti etc. Actam Jadrse in zardino dictae ecclesi» Sancti Francisci Ego SlmeoD de FaDfogoa (I) In Christi nomine^ amen. Anno ab Incarnatione ejusdem 1443, Indiclione K/, die 9 mensis spptembris. Tempore Du- catus serenissimi Principis et illustrissimi Domini Domini Fran- cisci Foscari Dei gratia incliti Ducis Venetiarum etc. eie. fle- giminis magnifici et generosi viri Domini Hard Zeno hon. Comitis civitatis Jadrce. ReHgiosus Frater Lucas Guardianus et s. Paulus et s. LudoQicus fratres de Georgiis nobiles cives Jadrve , tamquam Procuratores Conventas S. Francisci de Jadra ex una parte ^ et magister Marcus ab Organis de Veneliis ex parte altera , ad infrascriptam dcvenerunt conventionem^ pactum et concor- dium. videlicet : dictus magister Marcus se obligat et promittit dictis dom. Guardiano et Procuratoribuf, siipulantìbus et re- cipientibus vice et nomine dicti Conventas S. Francisci, fax:ere unum Organum in ecclesia, amplum pedibus quinque, videlicet'. campus dicti Organi^ cnm aliis suis juribns speclantibus dicto Organo, qui Organus esse debeat ad modum illius Organi parvi ecclesice Sanctce Anastasiae de Jadra , exceptis illis organdis parvis de medio; qui vero mngìster Marcus non tene tur fa- Digitized by Google 52 8ÀK FBANOESOO cere porUllai diclo Organo , obligando 9ù ad $ffectum , salvo imf»edimento, usque per ioium mensem maif proxime futurum, feeisse et consiraxisse dicium Organum bene et eondecenter ^ et eo completo, ac eibi solutione facta, ipsum Organum, sump- tibus et periculo dicli Conoentus, mittere Jadram dictis dom. Guardiano et Procura toribus^ sive dicto Contentai S. Francisci, et cum dicto Organo mittere suum discipulum Jadram, ut ad- juvet dirigere dictum Organum in dieta ecùlesia S. Francisci ad debitum loeum; qui discipulus habere debeat in veniendot stando^ et redeundo , expensas die ti Convenius. Et hoc nomt- natim prò duoatis quinquaginta sex aurii^ boni et jusli pon^ deris^ et prò uno Organo veteri existente in dieta ecclesia su- per mercata ; quos quidem ducatos S6 auri dicti dom. Guar* dimnus et Procuratoree praedicti Convenlus ecclesiae S. Fran- cisci promiserunt et se obligaverunt realiter et ad effectum , dicto procuratorio nomine , eidem magistro Marco , completo dicto Organo, mittere eidem Yenetias. Promittentes dictae par- tes, dictis nominibuSf sibi ad invicem attendere et observare^ sub pcena quarti^ stipulatione praemissa^ et obligatione omnium suorum hinc inde dictis nominibus honorum praesentium et futurorum , qua paena soluta vel non , nihilominus omnia et singula suprascripta suam obtineant roboris firmitatem ; et vo- luerunt de prdedictis duo publica confici instrumenta ejusdèm tenoris. Actum in platea Jadrae . apud ecclesiam Sancii Petri , coram s. Jacobo de Jubavaz Consiliario, praesentibus s. Biasio Petri et s. Petra de Fiori ci^ibus et mercatoribus Jadrae^ te- slibus vocaiis et rogatis, et uliis. Digitized by Google 53 II. PA8MANO ~ 8AN DOIMe Suir alto colle di Tcon, che sovrasta al villaggio di questo nome, si erge tuttodì un convento vuoto di abitatori; sopra- vissuto a tutte le mutazioni de' tempi fino allo spuntare del secolo decimonono ; donde, come dal monte dell' evangelica sa- pienza, l'Ordine benedettino espandeva nel buio delle età cor- rotte fragranza di santità lungo quelle rive ubertose e gaie, che anche adesso non cessano di rammentare alcuno di que' bene- meriti togati. Quel monumento claustrale che trae la sua origine dai primi anni del monachismo occidentale, acquistò celebrità im- peritura nel dodicesimo anno del terzodecimo secolo , quando per impulso de' medesimi suoi alunni si vide sorgere dappresso a lui, a due miglia di distanza, altro monumento claustrale de- dicato al nascente Ordine francescano. Mentre il Serafino di Assisi inaugurava un' abitazione a Zara, chiesto di là a recar- visi in persona, spedì il frate Florro, compagno di suo viaggio, il quale accolto con grande giubilo di que' monaci, « donato di casa e di chiesa dalla pietà dell' illustre famiglia Clococea '), vi fissa la dimora, forma la prima famiglia , e vi muore in con- cetto di santa vita , lasciando ai successori e posteri l' eredità di sue virtìL monacali. Circa un secolo più tardi, quando le vessazioni dei nemici della cattolica fede costringevano gli evan- gelizzatori della Vicaria bossinese a cercare rifugio su queste sponde, la pia donna, Pellegrina, figlia di Cosa Saladini , mossa . dalle loro indigenze, e dalla stima che professava ai Minori di Pasmano, vi sostituì all'antica abitazione un nuovo cenobio, che giunse sino a noi conservato nella primitiva sua forma. Se- guenti le parole dell'ultima volontà della donatrice: Digitized by Google 54 SANBOIMO ^Anno ab Incarnatone 1392, indiclione quintadecima « die 22 mensis maii^ regnante serenissimo Imperatore domino Sigismundo rege Hungarice, et Domini domini Petri de Mata- pharis archiepiscopi Jadrensis. Domina Pelegrina filia Cose de Saladinis et quarta filia Francisci de Chrisogonis nobilis civi- talis Jadrae, gratia Jesu Christi sana mente, sensu • • . or- dinavit fabbricari circa Ecclesiam S. Domnii de insula Pa- schimani unum monasterium fratrum Minorum de Bosna^ qui ibidem habitare debeant^ in suorum remissionem peccatorum , nec non prò anima sua, et suorum mortuorum^ cui monasteri» reliquit omnes suas possessiones posilas in dieta insula iuxta licentias concessas a secreto Consilio communita tis Jadrae.^ Il cenobio di Pasmano e per la sua antichità, e per la felice sua postura ottenne rinomanza nella storia delle famiglie francescane. Ivi perenne memoria delle virtù di beato Florio ^), il cui nome n'è perpetuato nelle famiglie del villaggio e de' suoi contorni; ivi i padri delle provincie continentali conven- nero, sotto la presidenza di Marco da Bologna, vicario gene- rale , e di san Bernardino da Fossa', a dare nuova forma di vita alle famiglie esistenti nelle terre oltre V Adriatico ; ivi ebbe breve dimora san Giacomo dalle Marche ; ivi per ordinario da queir età in poi si tennero i comizii provinciali ; le leggi quivi dettate dai rammentati soggetti ebbero tanto valore, che Pio II volle, fossero appuntino eseguite, e Paolo II, suo successore, rispose risolutamente alle deliberazioni del Capitolo generale di Mantova, che ne lo informava: ^Qtiod (Pasmani) ma/ure e/ laudabiliter factum esty apostolica quoque aucloritate firmatum, rescindi aut immutari eadem auctor itale expressa non acce- dente, et evidenti necessitate non impellente, non convenite ^). Le seguenti parole furono poste nelP anno decorso sopra una lapide entro il chiostro, intesa a perpetuare il nome de' pii benefattori. Digitized by Google P ASM ANO 55 B . 0 . M . A V8TBIAD VM PBRDINANDI I. IMPERATORI» BT NARLE ANNiB IMPBRATRICIS PIA MVNIPIOENTIA • BESTAVEATVM MDCCOLXL La Chiesa di elegante e religiosa struttura deve insieme al convento il suo splendore alle cure del p. Lodovico Bencicb, morto del 1848, la cui memoria vive benedetta fra i circon- vicini abitanti. Dei cinque suoi altari, tre di bella forma e di fini marmi : vari buoni quadri, de' quali , san Sebastiano , san Girolamo, san Francesco, la Vergine col bambino della Cap- pella interna, appaiono con finitezza lavorati. Di nessun valore i vecchi sepolcrali : uno di marmo squisito, incavato nel lastrico a perenne ricordo di uomo, che a Zara, sua patria, lasciò mo- numento nobilissimo dell' arte sua. JOSBPHO . 8ALGHBTT0 . DRIOblO DONO . JADERA INDVSTRIO . FRVQI . RELIGIOSO OB . POLITIOREM . MORUN . BLBGANTIAM OMNIBUS . CARO OUI DIVTVRNI . MORBI . ACBRBITATK PATIBNTIBSIMB . TOLLERATA IMMATVRVS . OBIIT AN . MDCCCXXII . MT . XLVIII . M.II.D.V JOSBPHINA . BASSANIA CONIVGI . BBNEV0LBNTI3SIM0 DE . SE . DE . DVOBUS . FILIOLIS OPTINE . MERITO ^TBRNVM . ANORIS . GRATIOVE . ANIMI . MONVMBNTVN INfi^OLABILITBR . D0LEN8 PONI . CVBAVIT. U cenobio di Pasmano ebbe a vantare in questi ultimi anni un valente suo figlio, a cui i presenti alunni della pro- vincia di san Girolamo devono la loro educazione, e quella coltura, che qua e colà non isterilita si vede. Era questi il Digitized by Google 5C S. B OIHO padre Costutfie Boxich nato di Pasmano^ Da giovroetto fu affidato ai Minori di sua patria, poi a quei di Zara, dove, sotto la direzione del chiaro P. Giusei^ Visinoni, compiè gli studi di filosofia e di teologia. Desideroso di perfezionarsi in queste discipline , venne destinato dalla Provincia agli studii generali di Perugia e di Roma. Ritornato in patria, ebbe la cattedra nei convento di Zara, decorosamente sostenuta da lui per corso di vent' anni. Nei tre triennii del suo ministero provinciale, in tre varie epoche esercitato, raccolse giovanetti da ogni parte della Dalmazia, li ascrisse in qualità di candidati ; e perchè le famiglie monastiche, da qualche tempo spoglie di novizii e di istitutori non rimanessero digiune della coltura generale, allora comune ai laici ed agli ecclesiastici, li obbligò a frequentare gli istituti di pubblica istruzione. Tali le sue cure per aggregare i novelli candidati all' Ordine, che gli meritarono distinti elogii dei Prelati della Provincia e della Corte di Vienna. Paolo Mios- sich, vescovo di Spalato, gFindirizzava il seguente encomio del- l'Imperatore Francesco I. '^ Mollo Reverendo Padre Provinciale/ ''Sua Sacra Imp. Reale Apostolica Maestà l'augustissimo nostro Sovrano e clementissimo Padre, con veneratissimo suo biglietto dettato a ScbOnnbrunn li 15 del corr. Settembre mi incarica di attestare a Lei Molto Reverendo Padre Provinciale, la Sovrana Sua soddisfazione per i meliti distinti ch'Ella ha saputo procurarsi verso la religiosa sua famiglia negli oggetti eli amministrazione disciplinare ed economica, e principalmente per le zelantissime ed assidue cure presesi nelF educare nello spirito della regolare osservanza, e negli studii fatti coi vigenti metodi nei pubblici istituti un buon numero di allievi, onde assicurare così alla stessa sua Provincia una flòrida successione di ben istrutti e virtuosi sacerdoti. ^Questa graziosissima dichiarazione dell'altissimo Sovrano aggradimento valga pertanto a confortarla, Molto R. P. Pro- Digitized by Google P A S M A N 0 57- vincialé, a prestarsi anche peli' avvenire con eguale zelo, pre- mura, ed affetto ai vantaggi della S. Chiesa, e a utilità ed e- dificazione dei fedeli, nei mentre io me Le raffermo „ ''Spalato li 30 Settembre 1834. AffMQ nel Signore Paolo Mlossich Vescovo. Fino air ultima vecchiaia attese indefessamente allo studio de' Padri e de' filosofi Scotisti , onde leggiamo i suoi scritti ricolmi di svariata erudizione, e di peregrini concetti. Robusto, sebbene scorretto nello scrivere italiano ; fecondo e forte nel- r idioma natio. Ck)si di lui un' esimio Professore % mentre negli ultimi anni di sua vita predicava a Zara: "Il banditore della parola in illirico nella testé passata quaresima alla chiesa di san Francesco de' M. 0., fu il M. R. P. Costantino Bpxich ex provinciale, uomo chiaro per sapere e per meriti, e nella sacra eloquenza conosciuto abbastanza. Di lui mi asterrò dunque pro- nunziare giudizio, essendone stato tale l' esito di sue religiose fatiche , qual lo si doveva ciascuno aspettare da un vecchia oratore, e da uq uomo, che parla eccellentemente la slava bel- lissima favella. „ Scrìsse occasionalmente articoli sopra svariati argomenti. Diede alle stampe: 1. Theses theologicae habitae Jadrae in Ecclesia S. Francisci. Ann. 1810. Typ. Aloysii Battara. 2. Lettera circolare, Zara, Tip. Demarchi 1840. — 3. Orazione nelV occasione della professione della monaca Clarissa sitar M. Costapza Midenjàk, Venezia, Tip. Gaspari 1841. — 4. Ora- zione sacra nella occasione della professione di cinque Ghie- rici. Zara, Tip. Demarchi 1842. — 5. Ragionamento sacro tenuto nella circostanza della vestizione di due candidati. Zara Tip, Demarchi -Rougier 1843. — 6. Biografia del P. Ottavio Jankovich detto Spoder di Zara «ce. Zara, Tip. Demarchi-Rou- gier 1846 ; dedicata a Mons. 6. Bercich Vescovo di Sebenico 7. Biografia del Sonmo Pontefice Giotanni IV, nato a Zara. Digitized by Google 58 8. D 0 I M O Zara, Tip. Fratelli Battara 1855, dedicata a Mons. Gio. Bat- tista Vitezich Yescova di Veglia. — 8. Ragionamento storico- critico sopra la patria del massimo dottore S. Girolamo. Zara, Tip. Demarchi-Roagier 1856; consacrato a Mons. Pietro Man- pas Vescovo di Sebenico, ora Arcivescovo di Zara. — 9. Ha- gionamento sopra V onestà e probità cristiana cattolica. Zara, Tip. Demarchi-Roagier 1856 ; dedicato al Reverendissimo Mi- nistro Generale P. Bernardino di Monte-franco, ora Vescovo di Terracina. Mori nel 1861 ai 9 d' aprile confortato dai santissimi Sacramenti, assistito da bella corona de' suoi confratelli, da lui educati ed ammessi all'abito. Di tutti i lavori lasciati il più pregiato un Quaresimale di scelte prediche e di alcuni pane- girici raccolti da lui in quattro volumi per essere dati alla luce, e che per circostanze rimasero inediti. Fu più volte udito a bandire la divina parola in tutte le città delia Dalmazia e del Quarnero, dovunque applaudito e desiderato. Più volte ne dissero belle parole di encomio i giornali nazionali, più volte si meritò de' fiori poetici da suoi ammiratori. La seguente saf- fica fu improvvisata nel 24 a Gurzola dal noto cantore della RadetzschiadCf dott. Guglielmo Menis, la quale, e per ridestare la memoria dell'illustre Protomedico vissuto per lunghi anni fra noi, e per ricordare l'amicizia che a lui e all'Ordine se- rafico serbava, stimiamo nostro debito di pubblicarla nuova- mente in questo luogo ^In laudem Adm. Reo. P. Costantini a Pasmano sacrae TJieologiae Lectoris, Defìnitoris Minor. Obser- vantium apud Nigro-'Gorcyrenses anno 1824 sacri O- raioris. Montis 9xeélH VMtatM ah mUo, KoseiéuM ptem humor iumefeeii, ifUer Sitxa deemrrens Momitmnie rivus Lmbihur umda. Digitized by Google PASMANO 59 Suhdita9 molU fedi Ole vaUe$ Impetu, eireum et fiuiiy aique suavi Educai j/ramen MHmulOf cieique Undifué florés. Mente sic Diviim uufmti$ repleta, Qua cafut Ki^ra IllyrieaM ai oraM BrijfU Coreyraj venti dUertus Indento vir. Ihun etudei fante» aperire veri^ Dia uuttiio fluii ore virtusj Corda fum tentai, valide eupemo Rare alitura» Perda eaeri eloquio Minietri Plaudite, o Civee: rediviva eemper 8int, rogoy in vokis, oleantfue saneim Germina vitee. Noce ') A questa famiglia pertenoe forse la sepoltnra esisteste sella ehiesa di sin Franeesco in Zara, con sopraW questa iserìsione: MOOCO — Vm . DIB . OOTO MENSIS . BEOEMBBIS . KMO . EST 8EPULTUEA . JAOOBI FILI • SLOVIGKI . DE • OLO- 0 0 GIS . OIVIS . JADÉiB • ET . SUOB . HESEDUM . ET . SHOOESSOBUM . ^ Si erede che in nn angolo della chiesa, intitolata a san Doimo, riposinole ossa del heato Florio, da taluni detto autratino di nascita. *) Vedi La Dalmazia, fosHo letterario economico ecc. Anno II. 1846. N. le. *) Don Giovanni Franeeeehi rapito V anno decorso aUe lettere latine e ita- liane. Digitized by Google 60 ni. TRAU* - MADOmiA DUiIilS ORAUB Snir isola Baa^ in punto elevato ^ donde V occhio spazia sulle vaste campagne di Traù^ e sulla maestosa riviera delle Castella, si vide sorgere nel 1432 un nuovo monastero dei frati Minori edificato sulle rovine di un antico cenobio di a- nacoreti. Mezzo secolo più tardi quel luogo mutò il suo nome primitivo 9 e divenne Santuario di universale concorso dei fe- deli. Sopra Drit, scrive lo storico Lucio *), monte alto e sco- scesOy si vede oggidì V antica chiesa in volto con una torre in forma di campanile, dalla quale per l' incursione dei turchi fu nel 1500 trasportata la devota immagine della Madre di Dio, e riposta nell' isola Bua nella chiesa dei santi Antonio e Paolo eremiti, che poi per il concorso dei divoti ampliata, da quella immagine prese il nome di Madonna di Drit (Driti), ed oggidì lo ritiene. Assai più antica dell'accennata P istituzione dei Minori. Prima del 1220 TreguaQo vescovo di quella città li aveva o- spiti nel suo episcopio. Lucio Dessa, pio e dovizioso cittadino, eresse, in ricambio dei loro servigi, un convento e una chiesa fuori delle mura, mentre era ancora in vita il Santo fondatore, e dopo la morte legò tutti i suoi beni per uso loro. È opinione che esso fosse sito nel luogo dov' è presentemente la chiesa della Madonna degli Angeli ; che il suo cimitero, il quale con- serva tuttoggi varie lapidi sepolcrali, ed avanzi di mura, ab- bracciasse alquanto di quelle vicine campagne, e che l'acqua denominata Dobrich fosse cisterna del convento. Seguente la memoria del surricordato storico. ''Dessa Lucio fondò la chiesa e convento alli padri di san Francesco, e lasciò tutti li usu- frutti della sua heredità da esser amministrati da quattro prò • Digitized by Google MADONNA BELLB GBAZIE 61 curatori^ o commissarii; il gnardìaiio, e frati Minori di Traù esposero a P. Urbano lY, che l'abitatione per esser lontana dalla città gli riusciva incommoda^ perciò instarono, che loro fosse provisto di laoco più commodo : onde Urbano commise al vescovo, che con consenso delli commissarii venda li beni della predetta heredità, e compri altro laoco più commodo, e fabrichi la chiesa et habitazione per li medesimi in data 8 gennaro 1264. Il vescovo, che fa Colombano, ricevuto l'assenso d'essi commissarii li 3 ottobre susseguente, vendè tutte le terre e case d'essa heredità nominatamente espresse alli medesimi co- heredi Lucii per prezzo di lite 1600 venetiane de ^coli, et a Luca di Mattio Lucio la casa posta sopra la piazza con tutte le sue pertinenze, statiom, e cucine per lire 300, le quali vendite furono da gì' altri commissarii approvate : e di questo prezzo il vescovo comprò nel borgo di Traù doi luochi con Co- marda vicini al luocó di Nicolò di Albertino, e di-Nocente fi- glio di Martino per lire 240, li 12 marzo 1265, e poi li 10 agosto susseguente pose la prima pietra per la fabrica della chiesa della Madonna Luca di Matthio Lucio, come procuratore del convento, comprò dalli compatroni della chiesa di S. Giorgio situata al piede del ponte, li 4 novembre 1266, P orto della predetta chiesa posto fuori del predetto ponte, tra le strade pubbliche, e la beccaria del commune, e l'orto del Capitolo, per fabricar ivi la chiesa alli padri Minori, per prezzo di lire 50, le quali si devono spendere nel ristauro della pre- detta chiesa di S. Giorgio , e pigliò in permuta altri 40 passi di luogo contiguo sopra '1 Lago del rettor di S. Barbara; e li luoghi comprati nel borgo fiy*ono di nuovo dal vescovo ri- tornati a vendere a Luca di iSlatthio Lucio, et Innocente di Martino vicini al mare, e IuocIh delli compratori per Ih'e 1500, per convertirli nella nuova fabbrica dei padri Minori, e questa deve esser la chiesa di S. Francesco con altre fabriche, che haveranno servito per il noviciato d'essi padri, che sarà stato annesso al resto del convento. « Digitized by Google 62 TBAU' Gli abitatori di questo primo cenobio andavano incontro a varie vicende per cagione di tempi tristissimi, ne' quali meglio che in altri sorse la sincera pietà di ogni classe dei cittadini, e un singolare affetto verso V Ordine francescano. Quarant'anni da poi che furono costituiti in regolata famiglia, sia ch'essi desiderassero per ignoti motivi, sia che il clero lo volesse per averne più pronta la loro opera, ottennero da Urbano lY la facoltà di fabbricarsi coi beni lasciati da Lucio una nuova a- bitazione con chiesa nel sobborgo che n' è separato dalla città da un ponte. Nel 1265 furono gettate le prima fondamenta. Il vescovo Colombano, vestite le lane francescane, riferisce un documento ; '^posl Missarum solemnia ab eo solemniter ce- ^lebraia in burgo ci0iiati8 Tragurii^ ad honorem Dei o- "^mnipolentii^ et B. M. Virginii , caùia aedificandi ibi in ^ burgo ecclesiam et locum fratribus Minoribun de Tra^ ^guriOj ad quem locum dicti fratres se tramferre propo- '^nuntj in quedam loco burgi, ubi est eccleiia aedificanda^ ^immi$it 0t immiti fecit primas lapides guatuor • rogante ^me Bonaventura cioè anconitano^ ut inde facerem pub- ^blioum instrumentum, j. Nel 1315, per gP imminenti fatti di armi, si convenne di atterrare e il convento e la chiesa del sobborgo, e di trasferire i suoi abitatori entro le mura della città nel monastero di san Giovanni Battista, spontaneamente offerto dai monaci benedettini , che n' erano da tempi remoti in possesso. Quanto stesse a cuore di tutti la presenza e la conservazione della famiglia francescana , lo attestano le se- guenti parole di un pubblico instrumento . . . . " Venerabilis ^ pater D. Liberius Dei gratta episcopus Traguriensis^ cum ^capitulo suo^ icilicet P. Puiillo TAeodosii . . . nec non ^universo clero suo^ qui presentes erant congregati in ec- ^ desia S. Joannis de Tragurio^ de ipsius Capituli volun- ^tate^ Consilio et adsensu , ad instantiam , et lacrimosam ^petitionem praefati D. Potestatis (^Matthei Zori^^ et ca- *^pi(uli^ totiusque consilii generalis dictae civitatisy et u- Digitized by Google MADONNA BELLB GBAZIE 63 ^niversiiatis populi dietae civilalisj nec non de voksntaie ^ei oMsensu fratrie Primi abbalis monaslerii S. Joanni9 ^de Tragurio ordinis S. Benedicti. et conventus ip$iu9 ^monachorum^ icilicet fratrie Radovani^ fratria • . • t&i- ^dem congregatorum more solito et debito j ac etiam de ro- ^Imitate et assensìi sororis Draghe abbatiisae monasterii ^S. Nicolai de Tragurio ordinis S. Benedictiij et totiue ^conventus ; nec non de volunlate et assensu sororis Ana^ ^stasiae abbalissae monasterii S. Petri de Tragurio or^ ^dinis S» Beuedictiy et totius sui conventus prae^ "* dicium locum^ seu monasterium S. Joannis cum domibus^ ^stationibusy orto et aliis iuxta ipsum monasterium positiSj ^et ad dictum monasterium pertinentibus .... dedit^ do-^ ^nacit et transtulit, seu quocumque alio nomine et modo ^melius dici poteste et debet^ frairi Antonio de Pola^ mini- ^stro ordinis fratrum Minorum provinciae Sclavoniae ^ et ^fratri Mattheo de Arbo^ guardiano fratrum Mmorum de ^Traqurioy praesente D. Mattheo Potestale et capitulo . . .^ A questo tramutamento aveva dato occasione Mladino, se- condo di questo nome^ dei conti Brìbiresi^ alle cui prepotenti chieste essendosi rifiutati con animo resoluto i Traurini^ ^) ne li minacciò di distruzione ^). Raccolse di fatti nelle terre di suo dominio quanti potè di armati e venne sotto la città con milizie ordinate di terra e di mare. L' ardimento di Mladmo ^ dicono alcuni storici fosse stato mitigato dalla presenza del vescovo Liberio e di Daniele Vitturì ; ma è a credere che un prìncipe per natura fiero, spreggiante di ogni cosa divina ed umana , fosse stato rattenuto dalla comparsa di navi venete , chiamate in soccorso dai cittadini. Assai breve il loro soggiorno a san Giovanni Battista. Il Ministro generale dell' Ordine, Michele da Gerena, avendo chiesto a Giovanni XXII perchè colla sua autorità pontificia confer- masse il possesso della nuova abitazione, assegnata a quella famiglia dal voto comune, e cessa dal medesimo abate, ne sorse Digitized by Google 64 TEAU', tMto il petitìm^nto ia qae' monaci; onde, dopo tre anni, per scaqeare i. litigi, e conservare l' antica amicizia e concordia re- ligiosa, yaotarono il laogo, e si trasferirono nel cenobio di san Pietro, abitato dalle benedettine, le quali coli' assenso del me- desimo Pontefice si unirono alle loro sorelle di santo Stefano, le une e le altre ridotte sì a poche, da comporre insieme una scarsissima famiglia. Né quivi più lunga la loro dimora. Ecci- tate quelle madri a pensar seriamente alla successione, si diedero a raccogliere novelle allieve da educarsi nella regola, delle quali non bastando il monastero di santo Stefano, ne ri- chiesero quello ^ san Pietro. Il magistrato e il comune com- presi di pietà verso la errante famiglia francescana, che senza muovere lamenti non cessava dall'operosità sua,* ne assegna- rono il palazzo municipale, attiguo alle mura della città, vasto, elegante, con torre e con giardini ; ma anche qui assai breve la loro dimora ; imperocché osservata che fu la sua sontuosità da Antonio da Pela, Ministro provinciale^ ringraziò questi con gentilissima lettera i rappresentanti della città , e li esortò a provvederli di abitazione adattata alla povertà serafica. Fu al- lora che si risolsero ad alzare nuovamente dalle fondamenta il convento atterrato per la comparsa delle armi di Mladino. Dopo un secolo di vita tranquilla e senza timori vissuta in questo cenobio, a cui, per la grata memoria del primo suo fondatore, avevan consecrati tntti i loro affetti, si videro ob- bligati nuovamente a sloggiarvi. Rìacesasi la guerra fra la Re- pubblica e r Ungheria, il convento , per le ragioni poco anzi addotte, venne nel 1420 adeguato al suolo, e i Minori, la se- conda volta, per ordine di re Sigismondo e l' assenso del Pon- tefice, passarono nel monastero delle suore di san Pietro. Ma venuta la città a divozione della Repubblica, le benedettine riebbero tosto il loro tetto, e i Minori si acconciavano frat- tanto in una casa costruita di tavolato. Raimondo da Viterbo, allora ministro provinciale, ricorse al Senato veneto, dimostrando qnanto sconvenisse quel domicilio a un Ordine sempre vene- Digitized by Google KABONNA DELLE GRAZIE 65 rata e prediletto dai cittadini. Il doge, Domenico Mocenigo, scrìsse nel medesimo anno, 1420, a Simeone Detrico, rettore della città, raccomandandogli vivamente la cansa dei Minori. Se non che, avendo divisato i traurioi di fabbricare salP isola Bua un convento degno della fama dei loro ospiti, e dell' affetto citta- dino, posero ogni cnra per intrattenerli nelP angnsto soggiorno più comodamente, ond' effettuare il progetto, che riesciva di comune soddisfacimento. Tali ostacoli incontrarono però da parte dei possessori del luogo, che fu forza d'indugiarvi per dodici continui anni , alla fine de' quali vi giunse Nicolò da Traù, la cui presenza bastò a rimuovere ogni opposizione. n convento dei Driti , sorto come per incanto nel breve intervallo di alcuni mesi, divenne, dopo il trasporto dell'im- magine della Madre di Dio, prediletto santuario dei circonvi- cini villaggi , massime di que' della Bussoglina , doV essa sul monte Drit si venerava fino al 1500. Anche qui la presenza de' Minori feconda di opere utili alla religione e alle lettere. Valenti francescani per cupa di frate Nicolò furono tosto in- viati a tenervi studi di filosofia e di teologia, frequentati senza interruzione dalla gioventù dell' Ordine e del clero secolare fino al tramonto della veneta repubblica : altri di que' alunni de- stinati a conservare viva la pietà e la morale cristiana per- correvano predicando le campagne vicine e quelle di oltra- monte, accorrevano con sollecitudine in ogni emergenza a pre- stare r opera loro per le necessità spirituali. Raro esempio di carità si ammirò in essi nella pestilenza del 1607, e ne' suc- cessivi contagi, che per più anni tennero in angustie le vicine popolazioni. Vuotato il ritiro di Bua, che frattanto era com- messo dal vescovo alla custodia di un sacerdote secolare, ab- bandonata ogni sua cosa, si diffusero per luoghi, dove bisogni maggiori chiedevano la loro opera spirituale. Fossero poi man- cati ai vivi in quel fiero contagio , o si fossero assentati per lungo tempo, non c'è a cognizione; è certo che fino al 1623 e il convento e il santuario erano in custodia del menzionato Digitized by Google 66 TRAU' sacerdote, il quale al loro arrivo 8i rifiutò di cedere il posta, onde per scansare i litigi ebbero necessità di ricorrere al Se- nato veneto. Il doge Friuli indirizzò nel medesimo anno al conte di Traù questa ducale: ''Riesce molto onesta la dimanda ri- verente dei padri Minori osservanti della provincia di Dal- mazia, di rientrare al possesso del luogo della Madonna di Drit nell'isola Bua, territorio di Traù, fin dal J432 concesso loro per decreto pubblico, che abbandonato poi da essi in oc- casione di contagio, resta al presente servito da un prete, po- stovi da quel vescovo. E maggiormente merita di essere ab- bracciata la istanza di questi buoni padri, altrettanto divoti verso la nostra repubblica, quanto sono que' sudditi nostri verso la loro religione: poiché lo stesso vescovo se ne contenta, i cittadini di Trail lo desiderano , e il conte nostro di quella città, ed altri nobili nostri ritornati da quel reggimento stimano degua di essere esaudita la dimanda, cdme si è veduto dalle scritture ora lette. Però V anderà parte , che a laude del Si- gnore Dio sieno rimessi i suddetti padri Minori osservanti della provincia di Dalmazia nel possesso del luogo soprascritto della Madonna di Drit, e sia loro permesso fabbricare appresso il monastero per abitazione de' padri che saranno deputati al ser- vizio di quella chiesa, consolandosi e i padri e i cittadini di Trajl sopraddetti con questa pia deliberazione delle Signorìe nostre.^ . Illustri francescani Il P. Gregorio, ultimo superstite dell' antichissima e nobi- lissima famiglia conosciuta col nome di Macinatura, nacque a Trail nel 1213, dove apparati i primi rudimenti, passò a in- formarsi nel resto degli studi ecclesiastici a Spalato. Abbracciò l'istituto di san Francesco, probabilmente in patria, appena sorto. Mancato il vescovo di questa chiesa, il Capitolo V elesse Digitized by Google MADONNA DELLE GRAZIE 67 in suo Pastore V anno 1282. Con grande zelo assunse il dif- ficile nfificio, nel qaale senza tregua fu poi travagliato da' tempi avversi. Guerre municipali insorsero, appena eletto ; odii inve - terati tra Spalato e Traii cominciarono violentemente a ride- starsi , e cercar appoggio da principi stranieri. Ma e' valse e colla voce e cogli scritti a rappacificare la sua coli' aliena dio- cesi. Ne' momenti di calma provvide alla povertà delle chiese utensili e sacri arredi , aumentò il numero de' sacerdoti, rari fra i cattolici della campagna ; tolse abusi non sólo dal clero, ma da villaggi interi. Restituì, per quanto potè, alla purità dell'osservanza religiosa ciò che le fu carpito dall'ignoranza. La pietà e lo zelo di questo vescovo vissero lungo tempo ne' ricordi de' suoi cittadini. U P. Bartolommeo ^ probabilmente nativo di Traù, fu ve- scovo in sua patria intorno alla metà del quartodecimo secolo. Il p. Parlati dubitò di annoverarlo fra i prelati di quella chiesa, né seppe come conciliare il suo pontificato con quello di altro Bartolommeo, dapprima vicario generale d'Ildebrando vescovo di Padova, e arciprete di santa Giustina in MonseUce , ìì cui nome unicamente si riscontra nella serie di que' vescovi ; onde n' espunge il primo , e dà luogo al secondo. Comunque possa egli reggere un tale dubbio, noi non esiteremo di porre il suo nome nel novero de' pontefici traguriensi. Il cronicista france- scano , senza portare altre ragioni , ha queste parole di lui : ^il Pontefice Innocenzo VI inviò nel 1354 a Dusciano re di Serbia Bartolommeo vescovo di Traù dell' Ordine dei frati Mi- nori, già Nunzio apostolico presso quella Corte, e gli diede per compagno frate Pietro Tommaso dell'Ordine dei Carmelitani, vescovo di Patti % Nel medesimo anno il Pontefice dirigeva una lettera a Stefano Dusciano, in cui si legge : de- vota insiantia supplicasti^' ut Tibi aposlolicae betiecUctionis munus^ per apostoUcas liUeras miUere, et nihilominus destinare ad regnum ipsum aliquos viros probos , timentes Deum , et in lege ipsius pie- Digitized by Google 68 T B A U' nius eruditos , qui venerabilis fratris nostri Barthohmaei episcopi Traguriensis dudum in partibus illis Apostolicae Sedis Nuncii fe- liciterà (avente Deo, inchoatis operibus prosecutionis adiicerent stu- dium, per quod ad optatum perducerentur exitum, dignaremury ì- demque traguriensis eipiscopus , cuius relatibus adhiberi fidem per easdem litteras petiit^ nobis exposuit^ quod tu populo Christiana partium Orientis .... dbsolveres libertatem.y^ Con altra scritta nello stesso mese gli raccomanda di farsi sollecito a levare gli strani abusi che da lunga pezza si erano introdotti nelle terre di Dusciano, di sorvegliare sulla santità della fede, male com- presa e male trattata da quel sacerdozio. La lettera porta la iscrizione : ai venerabili fratelli, Bartolommeo di Traù e Pietro di Patti, vescovi, nuncii della Sede apostolica. Con questa mis- sione cessa ogni memoria dell'illustre francescano. n P. Nicolò da Traù. U breve perìodo della vita di questo illustre francescano, dal 1437 al 1445, ci si presenta fecondo di fatti , che onorano la sua memoria e la provincia serafica a cui apparteneva. Quando san Giacomo dalle Marche usciva dal suo felice apostolato della Bossina, diretto dalla santa Sede, per la diocesi di Cinquechiese e del banato di Sirmio, Eugenio lY ad istanza del medesimo Santo lo destinò a succedergli nella missione della Rascia e delle terre meridionali di quel regno colla seguente sua lettera. '^Dilecto filio Nioolao de Tragurio, Oi'dinU 9linorumprofes9ori, 9alui9m ete. Ad audientiam nostrum pervenit, non sine magna mentis nostra displicenHoy m parHbus inferioribus Bosnte detestandam quamdam hoBresim fmliutare, cui niH ceUriter opportunis remediis occurratur, periculum imminere videmus , n», ss morbi contagio ita late effundat, ui sinceroe part^s circumvicinarum regionum eadem labe contaminentur, Quare cum de aliquibus ad hoc opportunis remediis duxerimus providendum, ad quo» executioni mandanda sollecitudinem, operamet diligentiam tuam multum utilia ei necessaria fore existimamus^ propterea devo^ Honi htm, de qua specialem in Domino fiduciam obtinemus, committimus et man^ damus tenore prossenfium, quatenus circa ea, ^m ad extirpationem hceresis hu~ iusmodi ordìnanda et disponenda euravimus, aliaque omnia qum ad id necessaria videriSy seu etiam opportuna^ sollicitanda, promovenda, atque effectui mancipandm^ dicas, faeias, intendas quidquid tibi prò tam salubri et necessario opere sfeehù Digitized by Google MADONNA DELLE GRAZIE 69 mancipéndo neeessarium wl expedient eÌMum fuerit, «eii eiitim opporlunum ; noè enim tibi circa prmmUfa omnia et aingula dicendi, agendi^ instandi, sollìciiatidi, et operandi eum omnibus, et apud omnes quidquid in prcefatii et circa prafata utilty expediene, et necesearium tibi vijium fuerit, vet etiam opportunum, pienam tenore prmsentium, auetoritate Apostolica dàmus et concedimus faeuttatem, vo- ienies ut sino nostro speciali mandato, vel Vicarii d^ Vicaria Bosnw, et obO" iientia \iearii eiusdsm, nee non a soUicitatione dictorum negotiorum nuUatenus reeedas, Datam Bononi» an. 1437.^ Ritornato dal campo laborioso, passò in patria a tran- quillare il partito che si opponeva all' erezione del convento di Bua. Preposto superiore a quella famiglia , diresse forti i- stanze al Senato contro i nemici della monastica quiete, onde nel il 1433 doge Foscarì divulgò una scritta ai nobili, ai conti, ca- pitani e castellani di Zara, di Sebenico, di Spalato, di Traù, di Cattare, e di ogni altra città e borgata dell'Istria e della Dalmazia, con cui minacciando pene severe, desiderava avessero tosto a cessare tali scandali dai quali ne veniva a meno la pietà cristiana, un sensibile iscemamento di pubbliche e private oblazioni, su cui poggiava l' edificio del mendicante istituto. Il solo nome di frate Nicolò bastò ad autenticare la relazione delle incessanti molestie, e a sollecitare il Senato ad emanare il decreto , che con dignitose parole in questo modo parla di lui, e de' suoi fratelli. ^Cum fr. Nicolaus^ scrive, .... sU e- xemplaris vitae et famae laudabilis, adeo ut Mi Dalmatiae ex eius vilae honesiate sii graius . . . praedictum frairem ac eius socios non permitlatis aliqualiter molestati in persona , seu rebus . . . quinimo potius debealis praestare poséibilem favorem , tuitionem , atque tulelam . ... et quandocumque prò quaerendis eleemosinis, aui aliis necessitaiibus suis pergunt, ubique bene Iractentur, et ab incolarum offensiombus praeserventur iUaesi.j^ Nel 1442 era alla reggenza della famiglia francescana di Uliano, tenuta allora in grandissima stima. Quivi giunse il breve pontificio peli' erezione del cenobio di Santa Croce di Zara, trasmesso direttamente a lui da Eugenio lY, in cui questo gran Pontefice, conscio delle sue fatiche e dei moltiplici suoi meriti, ne rende i dovuti elogi. Digitized by Google %0 * TRAU' Pietro Calore della Congregazione dei Somaschi, passato dal vescovato di Traù a qnello di Veglia^ lasciò successore al suo seggio l'anno 1713 il padre Michelangelo Farolfo, molto stimato come predicatore apostolico , e consultore della Con- gregazione dei Sacri' Riti. Fatto vescovo, non altro cambiò che le vesti: il rigore dell'istituto volle non iscemato anche tra le agiatezze della prelatura. Aveva seco due sacerdoti france- scani. Cadente il palazzo, Io ricostrusse a sue spese: decorò la cattedrale coi corpi di santa Vittorìna, dei santi Agricola e Vitale : portò pure da Roma particella della santa Croce. Le virtù di questo pastore furono lodate in un' orazione recitata ne' suoi funerali da Stefano Cupilli, arcivescovo di Spalato. It P. Giuseppe Caccia veneto, addetto all' istituto dei Mi- nori osservanti, insegnò con applauso la filosofia nel convento di Udine, la teologia per vari anni nel seminario di Concordia. Dopo avere sostenuti i più eminenti gradi in sua provincia, fu fatto commissario di Terra Santa, indi vescovo di Cefalonia 6 Zante ; ma prima che si recasse alla sua sede, venne eletto da Clemente XII alla chiesa di Traù. Qui tutto si diede a far risplendere di magnificenza i sacri tempii, prestar soccorsi ai luoghi pìi. Nobilitò l'aitar maggiore con un nuovo ciborio di marmo prezioso, lavorato con grande maestria, e pose ai lati due statue di marmo, l' una di san Lorenzo patrono della chiesa, r altra di san Giovanni Ursino : fu egli eh' ebbe cura nel provvedere i due angioli colossali di marmo, collocati agli e- stremi dell' urna che racchiude le reliquie di san Giovanni. Donò altri preziosi arredi alla chiesa. Per sua cura si eressero le cappelle della ria Crucis lungo la strada che al convento conduce. La seguente memoria troviamo essere stata letta nella Congregazione di Grappano del 1736. "Essendosi rappresentato ■dal M. R. fr. Bonaventura della Brazza ex Provinciale per parte dell' IH. e Rever. Monsignore Giuseppe Caccia vescovo di Traù, assunto dal nostro serafico Ordine; qualmente egli desidera Digitized by Google MADONNA DELLE GRAZIE 71 che sia eretta la t;ia Crucis nel distretto del convento nostro della Beatissima Vergine di Drit a maggior gloria del Signor Iddio e del nostro serafico Ordine , non meno che per V edi- ficazione e profitto spirituale del suo devotissimo popolo, i Padri del Rev. Definitorio con loro unanime consenso hanno aderito a questa opera pia, comandando al P. guardiano del convento suddetto che sarà prò tempore di cedere il luogo per tale e- dificio, e spianare i piedestalli che per il passato servivano per le viti, che più non sono, giusta le brame delF 111. e Rev. Prelato.» Nel 1738, col consenso del pontefice, ritornò tra i suoi, dedicandosi unicamente all' orazione. Visse cosi vita ritirata ne' conventi di Schio e Barbarano fino al 1758. Mori in questo anno a Tiene in casa d'un amico: i! suo corpo fu riposto in urna nella chiesa dei padri Cappuccini, e scolpitevi le parole: D . 0 . N . ILLNI . AC . REMI . D . 0 . JOBEPHI . CACCIA ORDINIS . NINORVN . DB . OBSBRVANTIA OLIN . EPISCOPI . TRAGVRIBNSIS . CINERB9 OBIIT . THIEN18 . ANNO . SIDOCLVIII OCTAVO . CALBN0A8 . IVLU . ìETATIS . »VM LXXXIII. 'Sf&fOZ Luigi f fratello a Giovanni vescovo dì Lesina^ nac que a Trati l'anno 1758, ed entrato giovane fra i Minori di s. Francesco dovette alla fama di pietà e di dottrina rapida- mente acquistata il suo esaltamento alla Sede Episcopale di Gefalonia e Zante, da cui ritraevasi verso il declinar della vita col titolo di Arcivescovo di Stauropoli, decorato del quale moriva in patria nel 1842. Il N. 28 della Gazzetta di Zara di queir anno ricorda di lui varii scritti, che dice preziosi, cioè un Trattato di filosofia — uno di Teologia dogmatico-morale, — Prediche illiriche ed italiane — Omelie — e per ultimo una Raccolta di Lettere famigliari „ *). Digitized by Google 72 T B A U' I dae ritratti esistenti nel convento rarnmentano doe il- lustri francescani patriotti, maestri in divinità, egregi banditori della divina parola ;irao della famiglia Lnbin, T altro da Se- ghetto, castello vicino aUa città. ■Tote ') Memorie ìstoriche di Traù. Lib. II. eap. IV. «) Iti. ') BanM fttitj ut et iétur carta alba, et faeere, et eerihere fossit fuid" pnd vutt de dieta eivitate. Ad petitionem hani quod Potestas renuntiet, et vadai extra Trayurium et quod mitlantur bano 40 homine» ad eiae eleelionem qui va-^ dant que ipeo bano plaeuerit. Quod nemo audeat id toqui, vet proponere palam ^ vel eeerete, pmna eapitie. ^} Interim venit Mtadinue banue eutn exercitu centra Tragurium, eums metu mieerunt Traguriensee epiecopum et Danielem Jaeobi, ne oeeuparet mona'- Mterium Fratrum Minorum, sed antenquam reverterut Tragurienees , deetruxe^ runt monaeterium, 0 O. F. C. - Riportata nel toI. II deUa storia: La Caduta detta Repub^ btiea Veneta di Qk. Dandolo. Digitized by Google 73 IV. ARBE - BAH BERHARDIHO L' ingresso dei Minori sali' isola di Arbe viene riferito dai nostrali cronisti ai primi anni della francescana istituzione. Pare che in origine avessero la castodia della chiesa di sant' Ea- femia, e fossero accasati in nn ospizio là dove sorge oggidì il convento dedicato al detto Santo. Il vescovo^ Gregorio Ermolao de Ermolais detto Gostizza, per avere pronta T opera loro, li trasferì nella città, e nel 1287 diede per ferma dimora il con- vento delle Monache benedettine di san Giovanni Evangeli- sta ^) ; le quali ridotte a poche, senza speranza di saccessione, furono consigliate ad unirsi ad altre loro sorelle del monastero di sant'Andrea. Ma negli anni della riforma, quando la pos- sidenza contava vagheggiatori a preferenza della povertà pri- mitiva, il detto cenobio cesse luogo ai padri conventuali; onde ne rimase il vuoto degli antichi mendicanti fino alla metà del quintodecimo secolo. La memoria del primitivo convento , che per la sua ve- tustà e posizione topografica tenne negli anni di sua esistenza il primo grado sovra gli altri delle isole del Quarnero , e fu sempre capo di quella Custodia ; la vita edificante ed operosa de' suoi alunni spesso rammentata dalle susseguenti generazioni, e senza effetto più volte desiderata, furono un potente stimolo, che all'epoca di san Giovanni di Gapistrano mosse gli animi a volerli in ogni modo ospiti, e maestri del buon costume. A questo fine i nobili della città col clero s' indirizzarono al guar- diano del conventino di Santa Croce di Zara; da dove, per ordine del Ministro provinciale, furono tosto spediti al mede- simo Santo, che si trovava negli Abruzzi, il frate Lodovico di Digitized by Google 74 SAN BEBNABDINO Ragusa e Giovanni di Sebenico col mandato di chiedere la fa- coltà di erìgere il naovo convento, e un numero di sacerdoti da formare la nuova famiglia. Udita la domanda, il Santo con- segnò per frate Simeone di Ragusa, Ministro della provincia dalmata, la lettera ^, che diceva: "A divozione di cotesti cit- tadini, a gloria di Dio, e ad onore del nostro istituto ti con- cedo la facoltà di accettare col consenso dei padrì discreti della tua provincia la pia offerta, purché il convento sia edificato in luogo adatto a promuovere la salute delle anime, e a man- tenere la disciplina monastica^ secondo la mente di papa Eu- genio IV, le di cui lettere, rìsguardanti le nuove istituzioni monastiche , ti trasmetto col mezzo dei due nostri confratelli , tuoi inviati.,, Neir anno seguente si portarono colà per l' invito del clero e dei nobili alcuni padri del suburbio di Zara. La pietra fon- damentale benedl Nicolò Polissano, guardiano del conventìno di Santa Croce , che fu collocata allato della già esistente chiesa di sant'Eufemia, posta un miglio e mezzo a ponente della città, in luogo assai ameno e delizioso. NelP anno medesimo la fa- miglia serafica constava di Nicolò di Sebenico, eletto guardiano, di Pacifico e Lorenzo pure di Sebenico, di Andrea da Fermo, di Antonio da Bichiak, di Lodovico da Canali, e di Michele di Ragusa. E perchè fosse perpetuata la morìa del fondatore, la nuova famiglia vi pose una lapide nel muro allato della porta che dà l'ingresso al convento con questMscrìzione : AnNI8 domini OYHBENTIByS MOCCCXLVI NOBILIS ' vm s. Pbtbvs db Cab feoit fiebi hoo opvs prò FRATMBVS DB OBSERVANTIA AD HONOREM DEI s. Franoisoi et b. Evfemiìe et ad remissionbm 8V0RVM PECCATORVM ET BVORVM MORTVORVM. Sarcofago della pia Budriti. Al lato destro di chi entra nella chiesa di sant'Eufemia si osserva dappresso al muro esterno sopra due colonne del- Digitized by Google A E B E 75 r altezza di tre piedi e mezzo questo bellissimo sarcofago di marmo, in cui è fama fosse stata riposta Maddalena Bddrisì, fondatrice del convento delle Terziarie francescane di sant'An- tonio abate, la cui salma venne trafugata e portata altrove. A lei pili che ad altri, checché si voglia dire, alludono le ima- gini scolpite in basso rilievo della Vergine portante il bam- bino, di san Francesco e di santa Chiara con due angeli alati posti maestrevolmente sui spigoli dell' urna. Tomko Marnavich, che con felice inspirazione dedicò un illirico poemetto alle virtù preclare della pia Suora, pretesa da lui sua consanguinea, non omise di ricordare né il suo sepolcro, né il trafugamento del suo corpo. Così egli : J>[;e sfrovod i»pravlien H kéM okolije; A njé kif postavfién kod wete Famije, V erikvi fo%nanoj weia Bernardina, Od éruUé derianej maU kratje Sina! Gdi Hereegoviéa i Viatko foèwa, Stidééa netriéa .t meriva i Uva, Jer kako 0ospod$tvo tMguii Uvedij Taè m^riav fOfrohMttoo fromini Uieéi. Nata dai dinasti Zirovich possessori di castello della dio- cesi di Modrussa, nell' età di tredici anni fu data in matrimonio a Giovanni Babinovich, conte di Cetina. Dopo tre anni di ma- trimonio orbata di marito, si portò jn Arbe fra alcune matrone che avevano abbracciata la regola del Terz' Ordine, e vivevano vita ritirata in casa apposita sotto la disciplina dei frati Minori. Esercitatasi quivi in penitenze e contemplazioni pel corso di tredici anni, con due matrone delle primarie famiglie si alluogò in un angolo solitario della città presso un' antica chiesuola dedicata a sant'Antonio abate. Accanto a questa, nel 1499, ottenne la facoltà di edificare il convento, di ampliare la chiesa, il quale dotato da lei di ricchi poderi, vi professò solenne- mente la regola con altre scelte vergini cittadine, e visse fino al 1532. Morta nell'odore de' beati, venne onorata dalle sue sorelle dell'urna sopra indicata. Digitized by Google 76 $AN BEENAHDINO Chiesa Poco stante alla fabbrica del convento sorse la naova chiesa dedicata a san Bernardino, alla cai erezione concorsero i cittadini con ricche oblazioni. Sopra la porta maggiore si legge : MCCCCLI.V. sul mnro laterale dell'altare maggiore: VNO BEO QVXNQVE VENBEANDI PBE8YLES OMNES DALMATA SAOBABVNT HANO TIBl SANCTE DOMTM BEBNABDINE PATER 8VB MILIìB BISQVBM DVCENTIS 8EXT0 DENO ET 8EXSTI IVNn DENA DIE VT VITHS PVRGE8 MENTEM VIRTVTIBVS ORNES HANO ADEA8 8ACRAM PECCATOR SEDTLVS AVLAM. Fra i Padri del convento e i Canonici della cattedrale si convenne nel 1476, che i diritti e i privilegi accordati alla chiesa di sant' Eufemia fossero comuni a quella di san Ber- nardino. L'atto che si legge sottoscrìtto da Schaffa vescovo della città e dal suo capitolo, da Gregorio di Sebenico guar- diano del convento e della sua famiglia, dice : ad evitanda scan- dala et di/ferentias^ qu(z imposferum orivi possent; unanimiler et concorditer ad hxc pacta devenerunt^ videlicet quod Ecclesia S, Ber-* nardini cum suis pertinentiis in dicto loco de novo fabricata, quce nunc est consideranda^ subiaceat et esse debeat ad conditiones, ad quce erat et est Ecclesia S. EuphemicB dicti loci cum cemeteris^ omni exceptione iuris vel facti remota. Una bellissima tavola, divisa in dieci scompartimenti con molta finitezza d' intagliati e d' indorature, si osserva nel Coro dietro l'altare maggiore. Essa rappresenta la Madre di Dio, i Santi, Bernardino, Giovanni Battista, Girolamo, Chiara, Bo- naventura, Pietro, Francesco, Cristoforo, e Antonio di Padova. In fondo, sulla cornice, quest'iscrizione: Anlonius et Bartholo- moNéS (raires pinxemnt; et Franciscus Morozenus inrìsìt 1458. - Digitized by Google ABBE ^T Altra bellissima tela adorna il primo altare dopo il maggiore dal lato del vangelo. Ivi san Francesco in atto di fervida pre- ghiera n' è espresso da religioso pennello. — Negli ultimi anni del quindicesimo secolo fu costruita una divota cappella sepa- rata dalla chiesa per mezzo di un' elegante balaustrata di ferro: in fronte stanno scritte le parole : Mater divitKB graiice. Entro la cappella dalla parte delP epistola v' ha la tomba di Andrea Gimalarco, coperta da una lapide di marmo rosso con assai pregievoli lavori. Sopra una lastra di marmo incastonata nel muro si legge : Deo summo in beati Francisci memoriam sumptu AndrcE Cimalarchae veneti Maria soror pie dicavii MOVI. Illustri francescani Colombano della famiglia dei Minori, fu consecrato a Roma da Alessandro IV per la chiesa di Traù, dove aveva dato i primi saggi di sue virtù cenobitiche. Nel 1256 giunse a Spa- lato per deporre, secondo il prisco costume, nelle mani del suo metropolitano fedeltà e obbedienza. I primi atti del novello pa- store furono accolti con grande entusiasmo da ogni ordine di persone. Si guadagnò gli animi del clero di Sebenico, alienati sotto il suo antecessore Treguano, e sciolse coir intervento del- l' autorità pontificia le principali dignità di quella chiesa dalle censure nelle quali erano incorse per la renitente sommessione. Si adoprò con buon successo a comporre le controversie in- torno alle decime esistenti fra la chiesa e la comune. Fece sloggiare i frati Minori dal convento fabbricato in campagna da Lucio Dessa, e li trasferi nel sobborgo per occuparli più profittevolmente neir assistenza spirituale dei cittadini : vendè coir assenso di Urbano IV i beni lasciati dal fondatore in mano degli eredi, e con questi li provvide di nuovo cenobio e di nuova chiesa , eh' egli in persona inaugurò solennemente nel Digitized by Google T8 SAN BEENARDINO 1264. Non fu così facile nel dare accesso ai frati Predicatori^ ma vinto dalle ragioni, v'accondiscese è li accolse da padre. Diede stabilità e forza ai privilegi di sua chiesa, riponendone la sicu- rezza sotto la tutela della santa Sede apostolica. Venuto al- l'estrema vecchiaia, stanco dalle cure, disanimato dai nuovi dissidii, sorti pei maneggi dei conti bribiresi, desideroso di mo- rire fra' suoi, mandò a Roma il suo primicerio^ e Oliverio, mo- naco benedettino e suo cappellano per implorare da Innocenzo y la facoltà di ritirarsi. Annuì il pontefice , allegando le sue parole,^ che erano queste : '^venerabUis frater noster Golumbanus episcopus quondam Tragurii, longa mpporlatione ponti/icalis sarcinae faligatus , et ad eam uUerms sufferendam debilitate multa ex in- curabili infirmitate proprii corporis, quam incurrit, ac ex senio, ad quod iam devenit, specialiter procedente gravatus, ad regimen prae- sulatus officii se non posse suf/icere asseverans, ex zelo, quo erga Ecclesiam traguriensem commissumque sibi dominicum gregem fer- vebat^ dimittere hujusmodi offidum ponti ficatus elegil, ne per eius impotentiam vel defectun, ipsius gregis, aut ecclesiae posset profec- tibus quomodolibet deperire , sibique sic lapso quietis locum , quem sua equirebat conditio duximus admittendum.,^ Nel 1279, dopo tre anni di vita quieta, passò agli eterni riposi nel convento de' suoi fratelli. Martino d' ignoto casato sortì i natali in Arbe verso la metà del duodicesimo secolo. Le rare virtù, onde si adornava la sua vita ed entro le cenobitiche mura e ne' consigli della repubblica ecclesiastica, lo elevarono alla cattedra episcopale di Sebenico ne' tristissimi tempi dell' onnipotenza dei conti bri- biresi. I gravi dissidii perseveranti fra il clero di Traii e di Sebenico, mai per intiero assopiti, per ciò solo che questi mal- volentieri soffrivano la propria soggezione all' autorità di quella chiesa, determinaroqo la Santa Sede a provvedervi coli' innal- zare la città dipendente alla dignità episcopale. Per voto co- mune fu eletto nel 1298 Martino della famiglia francoscana, Digitized by Google ARBK 79 e eonsecrato con pompa solenne dal francescano Enrico da Todi, arcivescovo di Zara, a cai facevano bella corona nell' esistenza pontificale i vescovi di Nona e di Scardona, e uno straordi- nario concorso del clero della nuova diocesi, e dei più illnstrì personaggi di Sebenico. Tutta la sua vita episcopale fu accom- pagnata da cure, che additano ai più alti doveri di un pastore, per cui la novella diocesi inaugurata con sodi principii rag- giunse in breve il massimo suo splendore, e lo conservò inal- terabile fino all'età nostra. Ermolao della nobile famiglia degli Ermolai , passò dal patrio cenobio alla sede vescovile di Modrussa nel 1536. Nes- suna memoria di lui, perchè breve il suo pontificato, non più di un anno. Andrea Cerootta chiaro per dottrina e per luminosi esempi dell'osservanza serafica: fu ministro della provincia dalmata, pd definitore generale, e primardi compiere il sessenìo di questa carica, guardiano di santa Chiara di Napoli, e commissario delle famigUe francescane di quel regno. Nel 1579 i suoi pa- triotti presentarono la seguente memoria a Gregorio XIII per averlo coadiutore e successore al loro pastore Biagio Sidineo. "Noi Gabriele Cemotta giudice , e Martino Nimìra dottore di leggi sindaco ;' agenti della magnifica comunità di Arbe col te- nore delle presenti nostre facciamo ampia fede et publico te* stimonio, qualmente ritrovandosi al presente il Rev. monsignor Biasio Sidineo vescovo di questa città per la sua senile etade, et per la continoa indisposizione che egli patisce, inhabile et impotente affatto al governo di questo vescovato, et alla cura di queste anime, come da tuttociò V Illustrissimo monsignor ve- scovo di Verona, già visitatore apostolico ne è benissimo in- formato. Considerando noi, che non provedendo la Santità di N. S. presto di un Coadiutore et governatore a detta chiesa , quale con santa vita, esemplar, et ottimo governo abbi a pa- Digitized by Google 80 SAN BEBKAEDINO scere questo povero gregge, il culto divino in detta città nostra ogn' ora più si andrà scemando, però unanimi, et conformi per il carico dell'officio pubblico che tenimo, habbiamo dato aii- torìtà, et cosi col tenore delle presenti damo et concedemo al magnifico et illustre sig. conte Giulio Savorgnano, cameriere secreto di Sua Santità, acciò a nome di noi rappresentanti tutta la comunità nostra babbi a supplicare alli santissimi piedi di Sna Beatitudine che a onor del sommo Iddio, et a consola- zione di questa divotissima città di degni provedere di uno co- adiutore al detto vescovato, qual se bene è di rendita sola- mente di cento ducati di camera desideramo per nostra uni- versale soddisfazione si degni Sua Santità eleggere il reverendo padre, frate Andrea di Arbe dell' ordine di Osservanti, nostro compatrioto, religioso di dottrina et vita esemplare, qual da ventiquattro anni et più così nelle parti di questa provincia di Dalmazia, come anco nelle principali città d' Italia si è affati- cato predicare il verbo di Dio, essendo noi sicuri, che sotto la cara et governo di cosi buon pastore tutto questo devotis- simo popolo s' incaminerà di bene in meglio nella via della sa- lute a honor et gloria di sua divina maestà la qual pregamo continoamente per il felice stato della S. Chiesa, vita lunga et salute di S. Beatitudine, et in fede della verità habbiamo fatto per le presenti per il cancell. nostro > sottoscritto di nostra mano et sigillate col solito sigillo di S. Marco. „ ^ Di Arbe alli 25 novembre 1579. — Gabriel CernoUa giudice con man propria. — Martino Nimira dottor sindaco. — Hieronymus Nimireus cancellarìus magnificae communitatis Arbi m. scrips. ac sigillavit. „ Quattro anni dopo lo troviamo amministratore della chiesa di Scardona, e coadiutore di quella di Arbe. Nel 1584, essendo passato ad altra vita Sidoneo, fu vescovo in patria. Roberto re di Napoli lo donò , prima che si partisse dal suo reame ^ Digitized by Google ABBE 81 della Croce d' oro , che nelle pubbliche solennità fregiava il suo petto. L'angusto dono venne depositato nella cattedrale di Arbe con quest' iscrizione : h^o est obux aubea, quam pob- TABAT B0BEBTU8 BEX NEAPOLIfl, QUAMQUE DONO DEDIT FBATBI ANDBE^ CEBNOT-ai EPISCOPO ABBENSI, IN QUA CBUOE BEPOSITUM FUIT MODIOUM DE LIGNO 8. CBUOIS ; QU-ffil BEP08ITA eST IN SANOTUABIO. Noie '} DeerevU 3Ìonmsterium S, Joannis^ eum ioio suo umbitUj ad favorem fra~ irum Minorum Ordinis 8. Francisci anno 1287 5 MaiJ, '} Scritta da Aquila Del 1445, ai 2s3 di magp'o. Digitized by Google 82 V. CAPODI8TRIA - 8ANT' AHN A Il convento dei Minori Osservanti in Capodistrìa, unico tnttoggi di altri parecchi che fino al principiare del nostro secolo abbellivano 1' ubertose sponde dell' Istria, e decoravano la Provincia di san Girolamo di Dalmazia. La sua fondazione risale ai prìmordii dell' Ordine francescano : fosse fuori della città od entro in origine fondato, è incerto. Una pergamena del 1268 rammenta, come ad Azzone di Gapodistria fosse da papa Clemente lY raccomandata la cura di que' cenobiarchi '); altra del 1306, come la loro chiesa venisse onorata di privi- legi e di indulgenze dal cardinale Napoleone, Legato della santa Sede ^). La cronaca del p. Ottavio Spader là dove discorre d'illustri francescani, non dimentica il nome di un frate Mo- naldo ; riporta il suo passaggio da questa alla celeste vita nel 1309, l'annovera fra' beati dell'Ordine, e lo dice principe dei Sommìsti. Il padre Succhia lo disse morto in questo convento : in Justinopoli iacet fraler Monaldas picenus qui fecit Sumiwim monaldicant ^). Non altra memoria d' allora fino al 1483, nel qual anno supplicarono que' cittadini la Santità di Alessandro VI , e ne ottennero la facoltà di erigere un nuovo cenobio, come si ha dalla seguente scritta pontificia. Alexand'er Papa VI. Dilecti fila saìuiem et apostolicam benedictionem. Supplì- cari nohis humiliter fecerunt dilecti filii incolce Civilatis Ju- stinopolilunoe, quod cum ipsi ad ordinem vestrum singutarem gerani devolionis afffctuin , cupianlque unum domum prò ha- Digitized by Google CAPODISTRIA 83 bUatione vesfra apud ipsam civiiaiem habere, ut vestra exem- plari vita et tanetis mouitis fructum animarum Altissimo . . . . • . dignaremur eis oportune desupeì' providere. Nos relù giosorwn locorum propagationem cupientes ac .... et vestris nobìs desuper porrectis supplicati onibus inclinali^ vobis ut u- nam domum in dieta Civita te vel extra eam in loco ad id congruo et honesto cum Ecclesia ad honorem beatce Utarice. de Angelis^ campanili^ humili campana, cimiterio^ dormitorio, re* fectorio t claustro , horiis et hortalitiis ac aliis necessariis of- ficinis prò ìasu vestro construi et cedificari facere possitis, a- postolica auctoritate tenore prcesentium licentiam et facultatem eoncedimus: volentes ut Guardianus et fratres dictam domum prò tempore inhabitantes, omnibus et singulis privilegiis, gra- tiiSt favoribus, concessioni bus et indullis spiritualibus et tem- pornlibus aliis domibus et Guatdianis die ti Ordinis in genere conccssis et concede ndis uli et gaudere valeant. Non obstan- tibus felic. record. Bonifatii Papee Vili prcedecessoris nostri feceptionem novi loci prohibentem ac aliis consti t»tionibus et ordina tionibus aposioliciSj codterisque conirariis quibuscumque. Datam Romse apod S. Pctrum sub annnlo Piscatorìs, die prima Martii MCCCCLXXXIII, Pontificatas Nostri Anno Primo. Foris Dilectis filiis Vicario et fratribus provincice Dalmatice Cr- dinis Minorum de Observuntia nuncupatorum. Nove anni dopo presero stabile dimora in città, fabbrican- dovi convento e chiesa sopra nn fondo cesso a loro uso dal cittadino Antonio Almarigotti situato dappresso all' ospizio dei padri del Terz' Ordine. Di questa donazione parla minutamente una Ducale di Agostino Barbarigo, doge di Venezia, emanata ad istanza del padre Bernardino di Arbe, Vicario provinciale delle Osservanti famiglie della Dalmazia, dell' Istria* e dell'Al- bania. Nel 1525 dovendo alluogarsi i detti Terziarii nel mo- nastero di san Gregorio, lasciarono in dono agli Osservanti la Digitized by Google 84 SANT' ANNA casa da essi abitata colla chiesa di santa Malia Maddalena, onde, padroni di tanta area, tosto diedero mano alla fabbrica di naova chiesa che fu intitolata a sant' Anna, e di naovo con- Yento, i quali tuttora esistono. La nnoTa chiesa di semplice architettnra , foggiata sol modello delle chiese francescane, riesci molto divota. Va adorna di sette altari, di un quadro di reputato pennello. La seguente memoria trovo registrata intorno a questo classico lavoro. **È credibile che nella medesima epoca commettessero i padri Os- servanti il lavoro dei rispettivi quadri dell' aitar maggiore al Cima da Conegliano, uno dei tanti allievi di Gian Bellino, che iii que' tempi avevano onorato nome nella pittura. Non consta da alcuna scritta memoria, né da tradizione alcuna che o la Comune o qualche particolar benefattore esborsasse il prezzo dei quadri in discorso, per il che è forza il conchiudere che i Religiosi lo accumulassero a sorsi dalla pietà dei fedeli. - Il Naldini, neHa sua Corografia Ecclesiastica stampata nel 1700» fa cenno intorno al merito dei quadri dell' Arcuova maggiore della chiesa di sant' Anna , e pretende che li lavorassero di consenso, Gian Belliai e il Cima So però che a pie della tavola di mezzo leggevasi senza stento : Giov. Ball, da Conegliano f. . . . iì tempo non poteasi leggere con preci- sione. GÌ' intelligenti tutti, e i periti nell' arte, che successiva- mente furono a vedere si fatti quadri, ammirarono sempre il lavoro, ma non sempre lo chiamarono dal nome dell'autore suo. Marco Bernardo, patrizio veneto, reduce da Vienna, l'anno 1838, visitava in Capodistria la chiesa di sant' Anna, nel giorno quinto di maggio, e fermato appena lo sguardo su d'una delle nicchie dell' altare, pronunciava con qualche entusiasmo : ecco il Cima. - Fu chi disse tale opera di Gian Bellino, e chi la bat- tezzò per proprio autore. - Costruita più tardi la cappella mag- giore neir ampiezza e forma in cui tuttora vedesi, a soldo della famiglia Febeo (mancata alla patria nel 1571), le tavole del Digitized by Google CAPO DISTRI A 85 Cima foruiaDti con le dorate loro cornici la pala dell' ara mag- giore nuotavano certamente in un vacuo disgradevole assai ad ogni occhio apprezzator del bello, quando nel 1633 Giuseppe Schiapucci da Capodistria tentò di ovviare a sconcio tale, fa-* cendo erìgere a proprie spese un altare d' ordine composito , tatto dorato, di dimensione tanta, che rinserrando nel vano di mezzo r opera del Cima unitamente al dorato contorno suo , ed estendendosi coi lati in tutta la larghezza della cappella, ed in altezza rizzandosi sino quasi al cielo della cappella me- desima, obbligasse in qualche modo la visuale a non spaziare altrove, ma a ripiegare anzi affatto suU' opera del ConegJiano. Eccone T iscrizione che un tempo stavasi affissa all'altare di cui teniamo parola, e che al presente posa nella biblioteca dei convento. JOSEPH SCHIAPUOCIUS P1ETATT8 ERGO ANNO DNI MRE PROPRIO M . D . 0 . XXXIII. ICONEM DECORARE P. Meno r intero imbasamento , il pezzo tutto fatto lavorare dallo Schiapucci, con in mezzo la tavola del Cima, stassi og- gidì appoggiato al muro in fondo del Coro dietro all' altat mag- giore. Più d' una metà di secolo addietro non si ebbe scrupolo alcuno di coronare la testa della Madonna, quella del Bambino, che le posa sulle ginocchia , più quella di sant'Anna, e di san Gioachino, con una spezie di diadema , lavorato in sotìlissima lamina d' argento, fermandolo con appositi chiodetti pure d'ar- gento sulle indicate teste. Notturni ladri vollero levare tale impiccio dai lavori del Cima; il fecero però con poco garbo, trovando resistenza per parte dei chiodi, che sebben esili, a- vevano fatto bastante presa nel legno su cui stavansi lavorate le pitture.^ Digitized by Google 86 S AX-t' ANNA La Biblioteca ricca di circa quattromila volumi deve il suo incremento all' infaticabile padre Raimondo Benvenuti di Pirano da pochi anni mancato ai vivi, pianto da chi l'udì ban- dire la divina parola, o lo conobbe a praticare i rigori della vita claustrale. Uomo di molto ingegno e di vasta coltura, at- tese per lunghi anni a dare beli' ordine a questo patrio depo- sito, sorto per le cure dei nostri maggiori, e a provvederlo di utili opere, onde a que' Religiosi crebbe 1' a£fotto de' cittadini, a lui la stima e la venerazione degli amatori di lettere, di cui Capodistria in ogni età ebbe la gloria di vantarsi. Di varii, che insieme a lui attesero nel corso di questo secolo ad aumentare la fama al convento di sant'Anna, ram- mento un solo, il padre Bonaventura Burba, nato in una ter- ricciola del Friuli, morto del 26 in concetto di santa vita. Di buon animo il rammento, perchè me giovanetto mandato colà dai superiori accolse da padre e da amico , e ne' due scarsi mesi di dimora m' instillò amorevolmente le prime massime claustrali, amò di avermi dappresso compagno ne' suoi privati esercizii della serafica perfezione. Nel 1810 essendo stato sop- presso il convento di san Francesco della Vigna di Udine fu costretto di deporre l' abito francescano, e riparare la vita in casa paterna. Ma breve fii il suo soggiorno fra i congiunti » imperocché il vescovo diocesano, a cui era noto il suo zelo nel promuovere la pietà e la morale cristiana, non meno che la sua valentia nella predicazione, della quale aveva dati felici e- sperimenti a Roma, a Napoli, a Venezia e in patria, gli di- resse lettere amichevoli per averlo custode di un Santuario, e direttore di anime dei circonvicini abitanti. Vi si sobbarcò frat- tanto per non avversare le intenzioni del Prelato, non dimet- tendo però il pensiero di ritornare in uno dei monasteri di sua patria, de' quali si sperava un prossimo ripristinamento. Senon- chè deluso dopo un lungo aspettare, ricorse alla Provincia dal- mata di san Girolamo, e tosto ottenne di passare nel convento di Capodistria. Quivi riprese in tutto il rigore gli usi d^l vi- Digitized by Google OAPOBISTRIA 87 vere claustrale dandosi interamente air orazione e alla ritira- tezza. - Nel più florido stato di salate prenunzio il suo passaggio da questa ad ajtra vita. Spesso mi tenne discorsi di anime e- lette, ch'ebbero la grazia delle rivelazioni; ogni di ripeteva, che entro l' ottava deli' Immacolata Concezione avrebbe lasciato il suo frale. E in vero dopo un mese fu colto da malattia, e nel terzo giorno dell' ottava rese placidamente l' anima al Si* gnore, l'anno 1826. Mote 0 Docam. VI. Volarne I. '3 Docam. X. Volarne I, 0 Liber Conformiiatum. Digitized by Google 88 VI. CATTARO » SANTA COIAmA Quel lembo di terra^ che forma restremo confine deiro* dierna Dalmazia, di cui Cattare è la città capitale, fabbricata in fondo di quel pittoresco canale, cui le ignude vette de' monti e le fronzute riviere, la varietà di seni e di poggi, la molti- plicità di borgate, di casini, di chiese campestri, rendono quanto 8i può dire incantevole ; quel lembo di terra fino dal primo nascere degli scismi era troppo esposto a risentire lo spirito della straniera influenza per i frequenti approdi dal Levante, e per i commerci che quivi esercitava il greco e l'ottomano del Montenero e dell'Albania. A fronte però di tanta esca si mantenne sempre fedele alla purezza dell' avita religione, fedele a quell'alato Leone, che seppe fomentarne i nobili sentimenti di pietà e di gloria , difenderla dai vicini nemici , e con prò- spero incremento aprire i tesori dei mari alle sue navi. Tali germi di aflettuosa venerazione propagati dai primi discepoli degli Apostoli, cresciuti all'ombra di dotto e specchiato clero, di svariate corporazioni claustrali , trovarono nel secolo deci- moterzo, quando il prestigio dei Patarini minacciava piii dav- vicino la loro esistenza, cultori diligentissimi ne' frati Minori > chiamati ad opporvi argine a quelle dottrine e mantenere viva la pietà e il buon costume. Fino dall' anno 1268, abbiamo da un breve ') di Clemente IV, che Tommaso Basili, cittadino di Cattare, si era assunto l' ufficio di procuratore dei Minori Osservanti di sua patria, e di tutto quel territorio ; da memorie nostrali, che la pia Elena di Yalois, figlia di Lodovico di Francia, e moglie di un Nie- mauida, fondò nel 1288 il convento e la chiesa per la stabile Digitized by Google OATTABO 89 loro abitazione. Il pio sodalizio qaivi istituito ai tempi di frate Gregorio, sotto gli auspiziì di Santa Croce, le fiTittuose opere di qnestMnsigne francescano, quelle di Marino, le loro illustri missioni, le mirabili gesta di beato Adamo, tutti e tre citta- dini di Cattare, portarono 1' Ordine minoritico al grado di più alta venerazione; onde i nobili col clero diocesano ne divisa- rono r aumento dei cenobii dell' Osservanza, fissandone siti pro- prii alla contemplazione, e ai bisogni spirituali delle loro po- polazioni. Fra i primi venn' additato il convento colla chiesa della Madonna delle Grazie, fabbricati sull' isoletta del golfo di Teudo dai canonici Celestini della congregazione di s. Giorgio in Alga : santuario molto frequentato da tutti ì terrazzani del Canale, ma col volger degli anni abbandonato e quasi andato in dimenticanza, il Comune di Cattare, giovandosi del patrio diritto sopra i luoghi pìi, sei restituì al primiero suo splendore lodandolo nel 1479 alle cure degli Osservanti. : Ne' primi anni del sedic^imo secolo, dovendosi deittolire, a tnotivo delle soprastanti guerre col turco , il tempio di san • Niòolò posto nel suburbio colla casa attigna offertagK dal pa- trizio Drago, dove, per dare luogo ai padri Conventuali, si e- rano spontaneamente ritirati ; i cittadini ne offrirono il convento di santa Chiara, rimasto vuoto a qoe' giorni per la morte del- l'unica Suora di quell'Ordine. Francesca, vedova di Trifone Bncchia, li raccoke frattanto nelle sue case, e le lasciò in dono perpetuo peli' erezione di un nuovo ospizio. Nel 1575 s'acca- sarono nel convento di santa Chiara, colte condizioni, di cedere ai Comune della città gli orti che appartenevano air antico loro cenobio di san Bernardino, e di dare due stabili confessori alle Suore della Madonnn degli Angeli, e di Santa Croce. Unica memoria, della benemerita famigliti è la lapide, collocata all'in- gresdo dell' odierna chiesa colla seguente iscrizione ; io parte coperta dati' ingombro della porta interna: Digitized by Google 90 SANTA CHIABA VT. HIKRONIMI . DB . BVCCHIA . FRATRIB . AVITO . NOMINE . MBRITISSIMI . PATAVII . DBFVNCTI . 08BA . 8INGVLARI . PIBTATIS . EXBMPLO .... CVM . MARINI . PATRIS . INTBOBRRIMI . VIRI . BT . VINCBNTIiB . DB . DRAGO . MATRIS . CONIVGALI . FIDB . ET . MATERNO . AMORE .... 0SSIBV8 . QUIB8CBRBNT Il possesso del Santuario dello scoglietto involse i suoi alunni fino dal loro ingresso in perpetui litigi , mossi ora dai nemici del Comune di Gattaro, ora dagli avidi delle pie obla- zioniy sotto colore di più desiderabile zelo. Nel periodo di qua- rantaquattro anni si ebbe ricorso a tre pontefici, due volte al senato veneto ; una volta furono spediti commissarii della corte romana a osservare il luogo e udire schiarimenti dalla nobiltà 'e dal popolo, due volte della Repubblica. In origine, come dicemmo, caduti que' religiosi nello sfa- vore del popolo per la mal conservata disciplina ; canonico Flo- rio , allora preside del Santuario in una al comune di Cattaro consegnò la chiesa e il convento con tutti i diritti, frutti e redditi ai frati Minori con questa clausola : ut ipsi frulres dt- ctum iQcum teneantur regere oc gubernare^ in eodem loco ce- lebrare divina officia , prout moris e$t dictce Religionis , nee non amplius deserere valeani. La carta della donazione so- scritta dal magnifico proveditore e conte di Cattaro, alla pre- . senza di Zoro de Bisanti e Nicolò de Bucchìa, giudici giurati, venne trasmessa a Bernardino di Arbe, vicario della france- scana provincia della Dalmazia, colla condizione che il detto Florio potesse seco loro nel proprio abito dimorare in vita^ e quale fondatore e procuratore del luogo tenere T amministra- zione dei beni e delle elemosine. Tale donazione de) tutto ec- Digitized by Google CATTARO 91 cèziofiftle all' Ordine minoritico fu approvata da Sisto IV colla bolla del 1480, Anuvenles paterno nffec tu . . . , corroborando la n«ova famiglia di tutti i dy*itti, privilegi e favori spirituali soliti a concedersi dai romani Pontefici alle chiese e ai conventi la prima volta edificati. Se non che vedendosi in pochi anni ridotto lo scoglietto a fioritissima coltura, e il monastero a grato soggiorno, per cui anche il dimenticato culto verso il Santuario era tornato air antico suo splendore, uno di que' canonici, che prima della cessione, disertati dall'Ordine, si erano aggregati al capitolo della cattedrale, incitò a tanto il clero cittadino contro i novelli possessori che in ogni modo volle il loro al- lontanamento. Da ciò ebbero principio fiere contese non tanto fra i due istituti, quanto fra i partiti che si erano formati a difendere ciascuno i suoi. I Minori che molto contavano sul titolo che si avevano acquistato alla gratitudine dei cittadini e dei circonvicini abitatori, stettero silenziosi dinanzi all'atti- vità d^lì avversari, che con tanto scalpore si facevan sentire a Venezia e a Roma, e dopo sedici anni di perpetue agitazioni, d' inefficaci decreti , di legazioni al sopra luogo inviate , fu- rono rimessi in pacifico possesso per deliberazione di Trifone de Bisanti, vescovo diocesano allora dimorante a Roma. Ma a fronte dell' appoggio di papa Leone X , che con tre consecu- tive lettere aveva escluso i Celestini, si adattarono i Minori, per cessare gli scandali, di abbandonare il luogo sacro, dive- nuto il pomo delle discordie fra cattolici professanti la santità della fede. Con tali vicissitudini si resse quel Santuario fino all' invasione dell' Albania. Al primo sentore delle armi otto • mane, i buoni monaci di san Giorgio si ritirarono a Cattaro, recando seco ogni cosa che poteva avere qualche valore. Fu allora, che gli stessi avversarii intesero rendere giustizia al di- sinteresse dei Minori, supplicandoli essi stessi di riprendere colla solita operosità loro le divote consuetudini inaugurate dalla pietà dei primi istitutori. Nelle guerre tra il 1570 e 73 i turchi vi applicarono Digitized by Google 92 SANTA CHIABA mine, e posero a sacco il convento e la chiesa. A tale spoglio non. die ismarrirsi, o cessare dai sacri doveri verso i vicini abitatóri, ricorsero alla carità dei fedeli, e colle pie elemosine e personali sacrifici, rifecero i gnasti, preservando V uno e l'altra da mina irreparabile. Alle loro chieste rese giustizia il minore e secreto consiglio della Comunità di Cattare colla seguente attestazione spedita a Venezia nel 1589. "Serenissimo Principe. "Nel Canale di questa città appresso al Scoglio, dove stanno i soldati a cavallo , vi è* un Scoglietto , sopra il quale è una cappella della Madonna, et un monasterietto di frati Zoc- colanti. In questa guerra prossima passata et il monasterio, et la cappella è stata minata da turchi : hora è ristaurato il luoco ma in poca parte, et in modo, che a pena possono stare quat- tro soli frati. Questo luoco è a grandissimo proposito delli con- tadini che vi sono intorno, per ciò che se non fossero i frati, che abitano in detto monasterio, loro non saperìano farsi la Croce in modo di dire, perchè non saria, chi li insegnasse ; vi è anco di molto commodo a tutta questa città, et territorio, recevendo ogni uno, che vi capita sopra, molte consolationi et benefizii. U Guardiano del ditto monasterio viene a i piedi di Vostra Serenità per supplicarla, che ella per molta bontà sua si degnasse a dar ordine, che li sia dato del legname per la sopradBtta eappella, et suo monasterio, non ne havendo modo di poter per altra via farlo acconciare senza V ajuto suo. Però con quella humiltà, che si conviene, et con quella maggior ef- ficaccia che possiamo, preghiamo essa Vostra Serenità che la voglia esaudire in questo proposito esso Guardiano, dovendo essere questo servitio molto accetto à sua divina bontà, et di infinita nostra consolatione, et satisfatione. Et con questo re- verentemente si raccomandiamo in buona gratia Sua, pregandole esaltatione, et ogni bene.„ Nelle guerre susseguenti, verso il 1620, essendo nuova- mente messo a mina lo scoglio, saccheggiata e distrutta Fa- Digitized by Google OATTABt) 93 bitazione dai pirati, il gaardiano di allora , Girolamo di Ber- gamo y raccolse da qae' cattolici una tenue somma di denaro , sufficiente da ristaurare nna parte dove riparare prowisoriamenie colla sua famiglinola. Importava non abbandonare il luogo, come pure il possesso di alcuni beni coi circonvicini boschi spettanti al Santuario, ma per alcune contese mosse d'altronde fu ne* cessità di sloggiarvi e aspettare tempo più opportuno. C^-^ sa te queste differenze , i frati Minori per l' istituto alieni dsui possessi terreni, s' accontentarono di rimanervi e conservare in vita la divozione verso P immagine miracolosa, e la purezza della fede ne' tre vicini villaggi abitati dai cattolici e dagli e- terodossi. Durante le frequenti e lun^e calamità sofferte da quel distretto nelle guerre col turco, quivi non altramente ohe nei domimi del nemico della Croce, i togati dalle ruvide lane er- rano spesso chiesti e dalle Comuni e dai Prelati all' assistenza dei fedeli, a tenere salda la religione in que' duri cimenti, e a preservare i pusillanimi dalle diserzioni. La diocesi di Cittaro n' ebbe prove più delle altre per esserne stata esposta più delle altre ai guasti dd nemico. Nelle contese dell'anno 1626 sorte fra Cattarini e quo' di Perasto per 1' elezione decenne del custode al Santuario della Madonna di Scalpello, e gli uni e gli altri deposte le differenze, votarono a favore di un francescano, che venne insediato per comune decreto : coram magni/icis . . . , elegeì*unt capellanum EcclesicB S. Mariw de Scarpello fundaics^ ' eedificatte^ et do lutee a pfcedicta communUatet R. P. F. Serct^ phinùm de Lesina Ord, Mhu Obs. per decer» annos proxime fU'* turos, qui ibi serviat prò cappellano, vigore facuUaiis aiiributm supra nominaice conimunitati per Hluslrimmum et Heveren-^ dissimum Dom. Dom. Michaelem Prìolum Episcopum Vicetinum, et Visitatorem Aposiolicum- in tota Dalmalia ; quem sic eteetum prcBsentatufìty et non alium Reverendissimw Domin. Epiicopu$ prcedictus eonfirmavit^ et approbavit. Digitized by Google 94 SANTA GHUUA Biblioteca Fra un migliaio di volumi, tutti di buoni autori e di sva- riata dottrina, notiamo i seguenti del primo secolo della stampa. Supplemenlum de conscienticB casibus, an. 1473, — Alexandri de Ales 0. M sup. 3 sentent. 1475. — Summa $. Thomce Aquin. 1478. — Opus idem del 1478. — id. 1479. — trf. 148!. — id. 1486. — id. 1496. — id. 1497. — id. I4P8. — Fr. Frane. Maronis 0. M. sup. II. seni. 1476. — Serm. S. Michcel. Mediolan. 0. M. voi. 4. 1476. — S. Bonwen.voL 5. 1476 — id. 1491. — Petri Lombardi sup. IV seni. 1477. — id. 1514. — Summa Phihsoph. Pauli Venet. 1477. — td. 1481. — Expositi et eorrecti vocabular. libri eie. 1478. — Opus non explieiium 1 tT9. — Sunttna fr. Astesani 0. M. 1478. — id. voi. 2. 1480. — Sermon. aurei de Sanclis fr. Leonardi de Ulino eie. Ord. Prwd. 1480. — Truci. S. Anlo- nini Archiep. Fior. 1480. — Summa Sancii Anlontni Arch. Fior. 1480. '— Biblia 1480 — M. TuL Ciceronis Orai. 1480. * — Ani. Andr. sup. art. veL AristoL 1480, — QuobsL fr. Joan. Scoli 0. M. voi. 2. 148 1. — Op. id, voi. 1. 1490. — id. voL 4. 1506. — id. voi. ì. 1515. - id. voi. i. 1516. ^— Boelius in Prcedieabil. Arislol. 1481, — id. de consola- liane Philosoph. 1481. — Op. id. 1489. — id 1491. — Quadrag. de Fior. Sapient. 1481. — Fr. Girold. Odonis 0. JU. in lib Ethico. — Aristol. 1482. — Biblia. 1483. — Vo- cabuL voi. 2. 1485. — S. August. de civit. Dei. 1486. — Fr. Nicolai de Lira eie. voi. 4. 1488. — Op. id. voi. 5. — Bicardus de ììiedia Villa 0. M. voi. 2. 1489 — Summa An- gelica fr. Ange!, a Clavasio 0. M. 1489. — Dìal. S. Greg. Magni 1488. — D. Hieron. Epist. voi. 2. 1488. — Summa Decrelalium Greg. IX. voi 4. 1489. — Quadrag.fr. Anlonii de Vercel. 0. M. 1492. — Sermon. Francisci Mayron 0» M. 1492. — Op. td. '1507. — Nicolai Peroni comm. ling. lai. opus 1494. — Sermoties b^eve^ amici. 1495. Digitized by Google CATTARO 95 Chiesa Niente di notabile nel convento : qaest' abitazione di pochi individui^ posseduta in orìgine dalle Benedettine, indi dalle Cla- risse, fa consegnata nel 1573 ai Minori Osservanti, i quali dapprima alloggiavano a san Bernardino in contrada di s. Giorgia del Pozzo. La chiesa nel suo interno merita di essere osservata. "Nella chiesa, scrive il dott. Raffaelli '), è degno d'os- servazione il maggior altare ; un quadrilungo leggerissimamente piegato a semicerchio, il quale ricorre per tutta la larghezza della medesima dall'una all'altra parete, formato da quattro colonne di marmo rosso screziato , sorgenti da' relativi piede- stalli, con capitelli corinzi, e sormontato da un continuo cor- nicione, senz'ornamenti al fregio, con dentelli alla cornice, e sovresso quattro angioli rispondenti alla verticale delle colonne, diversamente atteggiati a seconda dei diversi ufìSci loro, e fram- mezzo ad essi tre statue di buona mano , Dio Padre , il Pre- cursore, e il santo Giovanni da Capistraao. Li due intercolonnii estremi che quindi ne risultano, offrono un rivestimento di bianco marmo , e nella parte superiore subito disotto all' architrave comprendono due bianche tavole marmoree contornate da un^ cornice di marmo nero, pendenti da graziosi festoni a fogliame raccolti 0 meglio diremo appesi allo stesso architrave, con i- scrizioni, di cui l' una dinota a chi l' altare sia sacro , 1' altra chi ne fosse il fondatore, la pietà concorde cioè ed il concorde affetto di due jugali , il cav. Giov. Bolizza e la moglie Vin- cenza Bncchia, che lo sacravano a Maria concetta senza mac- chia, dogma prediletto di questo Ordine mendicante. Più sotto due porte danno accesso alle sagrestie , con angioletti oranti , graziosamente prostesi sugli acroterii. L'intercolonnio medio ac- coglie un magnifico arazzo di marmo giallognolo, che ci fa ri- sovvenire del tanto pregiato cipollino, orlato di frangio, i cui lembi superiori sono sostenuti dai due angfoli stanti al disopra delle due colonne più prossime ; ed in centro all' arazzo^ fram- Digitized by Google 96 SANTA OHIABA mezzo ad ana gloria di testine di molto vezzo, sorretta al basso da due putti, l' immagine della Vergine cui l' ara è sacra. Dove il panneggiamento ha confine fra i piedestalli delle due prime colonne, sorge la mensa, e sovr' esàa il ciborio adorato da due altri angioletti in conveniente attitudine : da un canto il Se- rafino d' Assisi, tutto nella croce affissato che tiene fra 4c mani, e ben vi leggi nel volto V umiltà e quell'amor che il guidava alla conquista del corrotto suo secolo ; dall' altro Chiara l'al- leata di lui, vereconda e modesta, con al suolo confitte le pu- pille, quali non furon vedute alzarsi giammai se non per chie- dere la benedizione a papa Innocenzo Terzo, e coli' ostensorio in mano <;ome quando moveva incontro ai Saraceni venuti ad assediare il di lei convento, e volgevali in fuga. Queste dae figure di Francesco e di Chiara con quella Vergine incontro festeggiata da que' tanti spiriti angelici , quelle due statue al di sopra del Battista e del Capistrano, quelle iscrizioni che rammentano la tenerezza e la pietà di que' due coniugi , for- mano di quest'altare una specie di poema religioso il quale ricrea il risguardante. A chi è abituato alle forme severe del bello artistico parrà un concetto strano e poco a natura con- forme, che quel panno si sciorini fra due colonne, più strano ancora che incontro ad esso vi sorga l' effigie di Maria ; quegli angioletti così paffutelli sembreranno troppo imitanti la fedele natura; gli sorgerà forse un desiderio che un secondo ordine minore fosse stato a quel primo sovrapposto, talché all' altezza della chiesa meglio rispondesse quella dell'altare, e quest'ul- timo non apparisse quasi tronco. Il che però non toglie che l' insieme del medesimo non sia magnifico, le pieghe dell' arazzo d' uno stile largo e preso dal vero naturale, il panneggiare al- quanto duro delle lane nelle statue al basso, e le movenze loro e l'altare, si in generale die particolarmente, non trattenga con ammirazione e diletto.^ ^Dietro l'altare daccanto al coro vuol essere osservata una pala con molto studio ed amore condotta. E l' archeologo Digitized by Google OÀTTÀKO 97 pare vi troverà fira i molti sepolcri uno senza data, all' impresa di un cuore umano avente nel suo centro un compasso e due altri strumenti, che potrebbero credersi una pialla ed una lima, col motto AT. ooB., il quale noi crediamo d^ attribtdre al cinque- cento, e la cui interpretazione abbandoniam di buon grado a chi si compiace di cosiffatti studi. „ A Olovanni Bolizza, donatore del citato altare, è dovuto un ricordo com'a uno di quei pochi, che negligendo le agiatezze della vita, profuse l' ingegno e le ricchezze in decoro della pa- tria e della religione. Giovò all' una quand' era consigliere della nazione dalmata all' università di Padova, oratore presso la Re- pubblica veneta ; all' altra coli' istituire alcuni pii benefizii, tra i quali gli conserverà lunga memoria la cappella del reliquiario della cattedrale. Scrìsse con buon gusto un poema sulle gesta di san Trifone protettore di Gattaro, in cui oltre l'erudizione spiega carattere assai religioso. Morto del 1704, la moglie so- pravvisutagli onorò le sue ceneri nella chiesa di santa Chiara coir epigrafe : D . 0 . M . IOANNt . BOLISAB . EQVITI QVBM CLARIfiMSIMVM . OBNVS . INVIOLATA . IN . PRINCIPVM . PIDKa BBNBPICBNTIA . IN . PAVPBRB8 £BLV8 . IN . PROPAGANDAI! . CATHOLICAM . RBUOIONBN PIBTAS . IN . DBVM YTlUgUB . CARVM . RBIPUBLICìB CLBMBNTI . XI . PONTIFICI . MAXIMO CARISSIMVM . RBDBIDBRVNT VIRO . ANTIQVJS . PROBITATIS . AC . PRVDBNTIìE VINCBNTIA . UXOR . PVBLICO . BOLORB P. Digitized by Google 98 SANTA OBUBA Illustri francescani n P. MariDO di Cattaro fu compagno nelle missioni apo- stoliche a frate Cipriano di Antivarì. Nicolò IV si servi del- l' opera loro per istruire e confermare nella fede cattolica U- rosio e Stefano, figli di Elena di Valoìs, regina di Serbia. Nel 1288 li indirizzava ad Urosiò con queste parole '): MagnU iudinem luam m*memun, depommus^ et hortamur in Domino Jesu €hristo , quatenus pie consUlerans , quod una eist fides , extra guam nuUxAS omnino salvatur. et sine qua Deo impos^ sìMIp est piacere^ ad ipsim v^nia^ fidei unitatetn, eamque fi- deliter teneas ^ et observes, ni/iifominus popu/um tuce ditioni Beyis CBterni potestate subieetum ad enmdcm unitatem reducai^ et in illius obseruatione tuo exemph laudabili, et piis exhor- tationibus studeas conservare : ila quod ex hoc a Patre lutr.i^ num wterni eonsequaris luminis daritatem C^-tf^rum quia hu" mana renitente natura , uno etHtemqne tempore diversi s locis personnliter adesse nequimus^ ne uUatenus negligentim retin- quamus absentes, ad eos viros providos et discreios transmit^ timus vice nostra ipsorum minisierio circa illos Apostoficce ser- vitu4is debitum exolvenles^ propter quod viros électos de Fra- trum Minorum Ordine^ viros utique pauperes in hoo mundo, in fide devotos^ in lege Domini plenius eruditosi dì^ectos sci- licet filios fratres Marinum et Cyprianum, latores proBsentium^ od te duximus destinandosi ui tu^ tuusque populus ìp/sum Dei Filium Jesum Christum, suam gloriosam Matrem^ oc fidei Chri- stianw obseruuHonem ipsorum Frairum salutaribus traditio- nibus plenius aynoscatis. Nel medesimo anno scrìveva ad Elena lettere del seguente tenore, raccomandandole vivamente i due Francescani. 'J ^OrmiioM 0gimuÉ ffratiarum ùmnium largitori, fuod, sieui accépimu9 ^ ^ uiique aeceptamuè, ip»o menti tum timorém 9ui nominis, et amorem mÌ9ericor^ éiter intpirante, a^ eo, fui soIum habet in Regna konùnum poteMlaiem- dignitatÌ9 r$0alÌM gloriam recognoMc^m, in Deum ainceram hakes fidew^ ae tiut Boetésimm Digitized by Google OATTAEO 99 m$h fiei, CuéMiem •Mifrflrtt. U^ne Umpié fUém vifére ih imm ftùf ernie emfiem- i9»% Mmgni/leoi viroe Siefktmum ei Urosium ilfusires refét Seiavorum netos ■ tuee, fér no$ir&$ Utterat kortanioM duximuM et monendos, ut pie eonsid^raniee , fueé unm est fidee, extra fuam imltue omnino saivalur^ et eine pM Dea t«if o«- Miie eet f lecere. Ceterum ut Odem Re^, eorumque poputue ipeum Dei fiOum Jeeum Chrietum, euam glorioeam matrem, ac fidei Chrialianm observationem ip- eorum Frmtrum eatutaribue traditionibue pteniue agnotcanl, dilecioe fliioe fratree Mmrinmm et Cyprianum de Fralrum Minorum Oràiue, viroe uiipie pauperee in hoc muttdo, in fide divitee, et in lege Domini pteniue eruditoe^ eum prcedietit moetrie Utteris deetiitarnuu, Ideoque CeUitudinem tuam rogamue et kortamur at^ tenie, in remieeionem pecceminum vobie iniungentee, fuatenue pradictoe Re$ee nmtee tuoe, ut devote redeant ad prcedietce fidei unitatem, et humiiiler eueeipiant naetra^ et praMetorum Fratrum ealutaria monita eedutie exhortationibue inda^ cere non omittas, ipeoetfue in obeeroanlia et pereeverantia fidei prwtibata fooeae et eonfbrtee, ita quod in tui tentrie fruetu imtari, et benedieta inter mutieref • voeari a Domino merearie i prcedietoa quoque Fratree habene prò divina et no-' etra reverentia propeneiue eommnndatoe, eie eoe favore benevolo proeeiguarie y, fuod tua propter hoc devotio dignie poteit in Domino iaudibue commendare — Dftlam Reale VI Idas Ausasti, iuido I. Dalla Serbia e dalia Rascia passò nella Tartària a prender parte delle missioni inaugurate dal detto Pontefice col mezzo dei frati Minori, e dopo alquanti anni di vita apostolica, è me- moria avesse riportata la palma del martirio. Il P. Gregorio di Cattaro. Quando V anzidetto frate Ma- rino si accomiatò da Urosio per recarsi nella Tartarìa, papa . Clemente V a fine di soddisfare ai pii voti di questo principe, che non altri in fuori di un francescano di dottrina e di fa- vella nazionale provato voleva in sua corte, gP inviò Gregorio, noto a Nicolò lY sotto di cui aveva sostenuta una missione in Oriente, e prestati servigi vantaggiosissimi a Bertrando, car- dinale Legato della santa Sede. La seguente lettera egli ricevo da papa Clemente V nel 1308. *^Diteeto Fitio Fretri Grefforio de Cataro Ordinie Fratrum JVCmt. ^Cum magmfieue vir Uroèiue, Rex Raeeim Itiuetrié, ut regnet in emlie, im 90ti$ kabeat Saeroeanetm Romance Eccteaim matri fidetium et maffietrw, in fidei meritate ae unitale eonìungi^ eupiatque^ eieut asserii, Fratrum tui Ordinie uti eoveortio. eerumiue consitiie, et inetruclionibue in He, fuw Dei eunt, pteniue im» fermari. Noe Laudabite euam in hae parte propositum dignie in Domino iaudibue eemmendantee j et gerenles de dreumitpeetione tua ac eineeritale fidueiam pie* mioremy tiH et eoeio tuo dicti Ordinie, fuem Minieter tuue ProvinciaHe libi de^ Digitized by Google JOO SANTA CHIARA fuiandum iu^erity morandi eum eodem rege usque ad tiostmm , el Aposioiiem S'^dit henepiaeihim in loci» decentibua ; demum fOSiquMtn iila, fuoi tmm eirem Caiholicam fidem, ^am eirea eetertt, in a/ttt noàiri» iitteris dieio regi direeii» CQmprehensa^ per eumdem regem ei oUqm, de quikuM ìbidem fU meniioy fieri vo- fumu», per ipeum regem, ei aiioe prmfato» fUerini eine simuUHone eempUta; ei eundi extra ierram dicti regisy eum neeeseitas id exigeret ^ prò exefuendi» negoHìe eiusdem regie et regni . protei eeeundum Deum , anima euet eaiuii , ei prwdieii regni uHiiiaiibue expedire cognoveri», ptoHee ab eodem rege ie miai eonligerit, aucioriiaie prweeniium indulgemue. Voimnue iamen, quod iu propierem ab obeiienHa ini Superiori» ei .Ordini» nuUaienu» in aUi» eximari».^ Visse più anni con Urosio, caro a lui e agli amici di sua corte ; visitò pia volte le contehnini terre spargendo dovunque semi delle celesti dottrine; ravvicinò prelati e sacerdoti dissi- denti alla Sede romana. Morì in buona vecchiaia, onorato nelle sue esequie dai figli di falena. Beato Adamo di Cattare fiorì circa l'anno 1380. Queste le parole di Wadingo intorno alle sue virtù: Durata in Cu- stodia Raguiina miraoulis eoruscat frater Adam, pHmus socius B. Antonii (arohiepiscopi DyrrhachiensisJ , eidem ministerio prcedicandi Infidelibus totus addietuSj qui similiter mortis suos diem prcenunciavit. Jacet Catharce miraculorum gloria insignis. Il P. BODaveDtorft Marcella ] frate di grande dottrina e di pietj^ edificante, N'è sommamente lodato nelle lettere di mons. Gregorina vescovo di Cattare e di Girolamo Gianuzzi suo vi- cario dirette al chiaro cronologo della Provincia di Ragusa, P. Innocenzo Ciulich, Tradusse in idioma illirico i discorsi di Tur- lot y stampati la prima volta per cara de' suoi amici : voltò nella stessa favella i Casi moraU di Benedetto XIY, rimasti inediti. Morì del sei ottuagenario , pianto da chi aveva udita la sua voce 0 sui pergami od al tribunale della penitenza. Noie >) Wading. ad »n. 1288. ') Ivi. ad an. 1308. Digitized by Google J 101 VII. li'A BADIA - CURXÓliA A mezzogiorno di un' isoìetta, che non ha più di tre mi^ glia in giro, come snl margine di magico laghetto, sorge mae^ Btoso il convento dei frati Minori, denominato comunemente la Badia, o Madonna delle Grazie. Ameni e ridenti di perpetuo verde i suoi dintorni, dappertutto coperti di boschetti di ulivo^ di vigneti, di macchie di cedri e di cipressi. Vago lo scoglietto Berrette, che come oase giace di prospetto in mezzo al bacino ^ più avanti un gruppo di biancheggianti case che porta il nome di Petrana dalle ricche cave di pietra, onde si nobilitano molti edifici della Dalmazia ; qua e là abituri e casini, che come in uno specchio si riflettono nella limpida onda. A levante^ divisa da uno stretto canale, le sta la bella riviera di Sabbioncello ; a ponente la città lontana un miglio , la cui vista n' è ' impe- dita da ineguali colline* QuestMsoletta, fino ai primi anni del quindicesimo secolo abitata da alcuni amatori della solitudine, portava il nome dello scoglio di san Pietro per essere stata ivi eretta nei primordi del cristianesimo una chiesuola a questo Santo. - Nel 997 , secondo Dandolo, i monaci benedettini avevano ospizio > e ce- lebravano i divini uffici nella detta chiesa : air entrare poi del mille quattrocento non furono trovate più traccio né dell^o- spizio, né della chiesa ; fu tutto messo a sacco e a mina dai pirati, e il nome solo dei benemeriti religiosi era rimasto nelle tradizioni del popolo. Verso il 1350 un canonico della catte- drale di Curzola, Biagio Ivanovich, che ivi possedeva una vigna, alletata dalla quiete del luogo , dalla salubrità dell' aria, vi si condusse in compagnia di due sacerdoti a vivere vitacontem* Digitized by Google 102 LA BADIA piativa. Alzò là dove sorge oggidì la gran cappella del Cro- cefisso UDa chiesa dedicandola alla Madonna delle Grazie, onde, da essa prese lo scoglio il nome, e vi ripose l' immagine della Madre delie misericordie , eredità religiosa de^ suoi maggiori ; dappresso a questa un angusto domicilio, proprio agli antichi cenobiarchi. Dopo la morte dell' anzidetto canonico essendo ri- masta vuota queir abitazione , il clero e il municipio si rivo!* sero nel 1392 a frate Bartòlommeo, vicario della Bossina, of- frendogli lo scoglio y e promettendogli di erìgere pei frati del suo Ordine un monastero degno della pietà loro. Di fatto doe anni dopo troviamo quivi la famiglia religiosa composta di a- lunni, venuti dalla Bossi na , da Ragusa e dalla Dalmazia: il convento, riporta Bartolommeò Pisano, venne aggcegato alla Custodia di Ragusa, a cui appartenevano i conventi di Durazzo di Dolcigno, di Gattaro, di Scutarì, di Antivarì e di Daxa. Se- guente è il contratto stipulato fra il consiglio della città e i religiosi dello scoglio. In Christi nouéine Amen. Anno naHvitnliif Domini 1S94 , indictione secunda, die penai lima moti. In pieno generali et sufficienli convilio Curzu^ce in Ecclesia S Htnrci coadunaio ad sanum campanoe, ut moris é^t, in quo faerunt consiliarii qna^ draginta quinque. Item in dicto condlio ad preoem^ et p^ti^ tionem RevérendisHmi Domini in Christo Pat»is fratria Bar* tholomei de Thuscia , vicarii dignissimi vicaria tus Bosnm^ et suorum fratrum habitantium et colenlium monaslerium San- età Maria de Scopuìo magno, positum ante cioitniem Cnrzulm. captum et obtenium fuit. et firmatum qood aliquis homo, vel persona cuiuscnmque status^ et eonditionis existat^ non au- deat , vel presuma t nemus incidere unquam aliqao tempore: volendo fas facere , seu seminare circa ipsam Eccleifiam ♦ in ipso Seopulo, ubicumque possunt fratres videre. ^t visum «o* fitm prolungare stando iuxta ipsam Ecclesiam , nec in valle qua pendei versus ipsam Ecclesiam Sancta Mariw, pcsnn per^ perorum quinquaginta sine voluntatt et expressa /teenlAi ì|^- Digitized by Google Ot7B£OLÀ 103 iomm fratram • et poona perdendi totvm lahorerium qwB fa^' cerei ut eupra, quod d£veniat in Comune Curzufce, llem ad- huc ad eorum frali um concola tionem^ et tranquilUatem captuno fuit in dicio concilio^ ut per totum residuum ipsius scopuli , aliquà persona non sit ausa incidere nemus^ nec seminare sub dieta pana , ut superius ' opplicanda , sine expressa li- eentia ipsorum frnlrum aliquod laborerium facere non possit. Volens et promittens ipsum eoneifium nomine suo. et vice oc nomine totius Comunifalis. et Universilalis Curzulae per se , et suis in poslerum successoribus omnin et singula supradicla m^iolabitiler observare ipéis ftatribus, et suis in posterum sue- cessoribus eiusdem Ordinis dicfum locum habit^nlium^ cum o* blijfalione omnium bonorum ipsius Comunis prcesenlium et fu* turorwn. - Hoc adent et ex quandoque ut si fieret laborerium nutla mutier alìqìio qunesilo labore possii intmre dictum Soo- pulum sub dieta pcena nisi causa indulgf^ntiarum. *- Actum in Ecclesia ut supra praesenlibus D. Antonio Odoevich^ et D. Petra Stojcovich. - Ego Antonìusqlm Ser Paridis publicus im* periati auctoritate nolurius , et ad preces Comunis Curzulae vice caneetlarius suprascriptum concpssioais instrumenlum ex aetis Ser Antonii de Mutinis olim cancellario Curzulae prout iacet fidftHier exaravi, siyno, et nomine apposui consuetis, et in fide mea sub^cripsi. In orìgine il monastero era limitato a quella parte che occopia la facciata di mezzogiorno; il resto venne fabbricato in varie epoche. Una relazione del 1553 data dai Sindaci al Senato veneto dice : il monastero dei frati zoccolanti è bellis- simo, esso è circondato da una densissima selva, la quale porge nn' amenità meravigliosa e di delizia ai viandanti. Il Canonico Rosaneo 1' annovera fra i più grandiosi di oltre l'Adriatico; monaslerium tolius lUyfivi pulcherrimum ; e tale si è anche Oggidì, se si eccettuino alcuni di mole maggiore. Questo santuario subì in varie epoche vicende tristissime. Nel 1571 Ulnz-Ali, re di Algeri, scorrendo colle sue navi la Digitized by Google 104 LABADIA costa orientale dell' Adriatico, si presentò ai 15 di agosto sotto le mara di Carzola; ma battuto da pochi difensori , e colto nella ritirata da fiera tempesta, in cai affogarono vari! legni colle genti , passò a itìfierire contro la Badia appiccandone il fuoco al monastero e alla chiesa. Il salvamento della città venne attribuito alle miracolose immagini del Crocefisso e della Ver- gine, trasportate allora nella chiesa di Ognissanti, imperocché l'arcidiacono Rosaneo, uno degli assediati e combattenti scrìve: ium militari more gradiente^ tam viri et pueri, quam mulieres et puellae indumenti s virilibus indutae^ omnee armati, ita ui speciim proeberemus plurium quam mille armatorum. Nel 1660 ai 25 settembre il noto pirata Bellalich di Castelnuovo con numerosa ciurma fece sacco delle suppellettili sacre, insegni i religiosi che avevan trovata salvezza nel campanile, e sen parti dopo manomessa ogni cosa ch'era di eccitamento alla pietà e dì ornamento al santuario. Chiesa V erezione della chiesa, dedicata alla Vergine Assunta in €Ìelo, ebbe principio nel 1483. Un legato di Stefano Galacich di quell'anno dice: ut sui heredes Jebeant dare ducatos èex per sex annos prò fabbrica Ecclesiae Sanctae Mariae de Sco- ptUo de bonis siUs prò anima sua ; nel 1533, come si scoile da una lapide posta sopra la porta della sacrestia, venne con- secrata da mons. Niconizio. HANC EOOLEBIAM CONSEOBAVIT B.MUS D.NUB NIOOLAUS NIOOKITJUB £.Pn8 OUEZULEN. ET 8TAGNENS. AD HONOREM ASBUMPTI0NI8 B. MABL£ YIBGBaB GLOBI08IB8IMA MATBIB DEI MDXXXm DIE IV DECEHBBIS LAU8 DEO. AMEN. Digitized by Google cuEzaLA 105 . Gompiata nel 1646 e corredata di altari, sorse il pensiero di costruire una noova cappella degna d' accogliere V immaigine del Crocefisso. Il p. Francesco Trojanis ne diede principio colle elemosine raccolte dalle sne predicazioni e colle offerte de' suoi patriotti e di quelle non tenui degli abitanti di Orebich. Il la- voro riesci solido e"* grandioso, gittate sopra gigantesche fonda- menta ; in mezzo fif alzato V altare di bel marmo nerastro, col- r iscrizione a caratteri d' oro scolpita sopra V arco d'ingresso : J) . o . M . SACELLUH . ET . ABAM VETU8TJB . CHBISTI . IMAGINI CCBNOBII . SODALES PIOBUM . ^BE EXTBUI , OUBABUNT A . B . S . H D 0 C L X 1 1. La detta immagine tenuta da alcuni per lavoro di un con* verso del monastero, da altri per pegno di divozione portato dai profughi di Cossovo che ripararono nel villaggio di Rad- schie, venne nel 1763 con straordinaria solennità trasportata, a cui concorsero in gran numero gli abitanti della città, dei villaggi dell'isola e dalla riviera di Sabbioncello. Chiostro Lavoro di bella architettura, posteriore alla chiesa, ese-^ guito però con tutta maestria sulle forme di stile gotico, imi* tanti quelle del maestoso chiostro di Ragusa* Un quadrilatero di 24 arcate presenta un' elegante gallerìa, unica nel suo gè-* nere in tutta la provincia. Comodi i sottoportici da tutti i quat- tro lati; le colonne doppiamente spartite; gli archi e le fine- Digitized by Google lOC LA BADIA Creile a poott ; le piramidi ben collocate, e alle basi connesse con tale solidezza, che mostrano piatto$tochè essere staccate , un pezzo solo io giro. Negli scavi praticati su qaesta area fa trovata una lapide coir iscrizione : 0 B . M . 8 . ' UBSIHUS.ET BU TI OHI A . PABENTE8 INFEUCBS . UBSINO VUiIO PIBNTIBSIlia POR Fu scrupolosamente custodita in un angolo del convento fino all' iocomiociare del nostro secolo, donde venne levata da Giacomo Ismaeli, e mandata in dono al museo civico di Ancona. Biblioteca n vario di opere saere e profane, di scienza e di lette* ratura, di classici latini e italiani ^ di greci stampati e mano- scritti, parlano con evidenza delP amore cbe ifA una volta ci era per la coltura delle tre lingue; le postille che v'ha a ve- dere sulle margini dei greci e latini , notate in varie epoche da que' cenobiarchi, la copia di edizioni squisite per antichità e fiuittfzza dell'arte tipografica, accennano ai tempi felici ne' quali le nostre città litorali sapevano apprezzare i buoni àtudii, e trovare conforti negli ozii della vita. I tre mila volumi aflh- stellati negli scaffali di un' angusta stanza^ dove tuttora si ve- dono giacere, fu pensiero del p. Vincenzo Filippi di collocare in luogo i|mpiO| degno da meritarsi il nome di Biblioteca, al quale uopo* ne gettò nel 1S40 le baci consistenti ia diuKgrao* Digitized by Google OUBEOLA 107 diesi arctti di solida architettura; se non cbe, colto da prema- tura morte, il lavoro si arrestò là dove fu cominciato. Delle più pregievoi opere che adornano questa solitaria abitazione sono quattro volumi di manoscritti gieci, copiati con grande accuratezza, i soli, fra tante pergamene, tra tante pa- gine pellngrìne , che {sfuggirono all' edacita diil tempo e alla rapacità dei viaggiatori. Queste sono: — Un volume di Sim- plicio filosofo intorno all'opera di Aristotile dfi PCBhstihus — 1' Alt'ssanfiru di Licofrone e la Teogonin di Esiodo , V una e l'altra del 1209 — la Peneijesi dì Dionisio coi coAomenti di Eustazio vescovo di Tessalonica del 1280 — gli scritti di Co- stantino Lascari sui prolegomeni di Orfeo filosofo. Edizioni greche : Porphw ii inirodwtio ; Aristofilis prae- dieamentorum ; eiastlem Perìhermias, ignora renolutoria, poste- fiora resolutoria , in un volume. — Dioncnrides , per Aldum Manutium ; Venetiis MID. — Altro bellissimo volume stam- pato dallo stesso editore nel m.d.i.x, in cui si leggono : in Aph- thonii progì/'M nasino ta commentar/i Sj/riaai Sop'itri Marccllini commetètarii in Hermoqenis r*thorica.^^ Un volume di bel- lissima edizione c 28 Aprilis. — Nove traslationi librorum metaphysice et veteri ab Averci cordubensi commentate : eummi Philoeophi Arti ex Sta- gira grecie oppido Nieomachi medicine artis professoris filii; impendio oc diligentia Andree de Asula Venetiis impresse. Anno satutis Christiane 1483 ; voi. uno in foglio, di stampa bellis- sima. — Opus celeberrimum ac famosissimum Sententiarum magistri Petri Lombardi; impressum Venetiis anno Domini 1486, il maii. — Concordantia discordantium canonum Bar- tolomei brisdensis , exactum insigne hoc atque praeclarum o« pus decreti ; impressum Venetiis per Bernardinum de fridrino Anno salutis 1487 die 9 Augusti; in foglio, voi. uno. — Vo- cahularium Praedicatorum ; impressum in imperiaci civitate Augusta per Antonium Sorg. Anno domini 1489 in die sancti Bernardini. — Marsilii Ficini fiorentini in Plotinum ; voi. uno, in foglio di stampa bellissima. — Magnifico sumptu Lau^ rentii Medicis patriae servatoris impressit ex archetypo AnUh nius Miscominus Florentiae Anno 1492, nonis maii. — Eximii doctoris sancti Gregorti papae , de viris sanctis et miraculif quae fuerunt facta temporibus suis; Venetiis per Peregrinum. de Pasqualibus die 14 Martii 1493. — - Summa angelica de easibus conscientiae patris fratris Angeli de Clavasio, Venetiis impressa per Paganinum de Paganinis Brisciensem, anno Do^ mini 1499. — Landulfus Cartusiensis in meditationes yilae Christi ; Venetiis per Simonem Papi^ anno Domini 1499 die 7 Decembris. — Sextus Decretalium cum certis additionibus Joannis Andree de Torresano de Asola; impressum Venetiis anno Domini 1500, die vero 12 Januarii. Digitized by Google CURZOLA 109 Illustri patriotti Il P. MariDO, detto da taluno Martino ^ nacque a Garzola e fa tra i primi patriotti che si aggregarono agli alanni del nascente monastero. Nel 1461 Io troviamo Vicario delle fa* miglìe francescane della Bossina, nel 1463 Commissario di Bes- sarìone, Patriarca di Costantinopoli, e Legato sopra la Crociata. Appena assunto a quest' ufficio diresse a nòbit donna zaratina la seguente scritta, tratta da una pergamena. Pmièmi tmtMTttf ChriMti /idéHku» p^msmUéM Htteras mipéduriM, puUiiér tfo F, Mmrimu de Curmoim OrUmis iUtMrum de Ohservaniia Vicariu» BoMnm oo Rani tu Christo Pmiri$ et Dom. Dom, BeeearionU Saeroeenetm Rouumm Beeleeim Cerdinalie, Patriarekw ConeitmtinofoKianiy Sedie mfoeioiiem LegmH de Laiere, Cownmeearme tu DatmmtUiy Boena ae CroaHm emper Crueimtmm^ concede Hki He^ lenm, fUm D.iU Stwtot^e de GhieogenUy ee quod de honie a Dee HkieoiUHe ed" jmiormm prò expeditUme eancHeeiwta Crueimtm proprHe menihu Hhrme hree ««rt eonimiieli, ut poeeie, et valeae Confeeeorem idonemm tiH elicere, fui te me mi- mime peccalie tuie et ermUMue mkeotvere vmieaif et in emeikue apostoHem di- epoeiUoni reeenuUiSf semel in vita dmmtaxaiy et in eineeritate fidei me mmiimte Smnetm Romena Eeeleeim, et okedientim, me devozione Snmmi PonHfieie PH PP. llJi et eueeeeeomm auorum emnonice intrmntium et permmtientinm tu mortie «r- tieuio ptenmrimm indulgentiam concedere vmleat. In et^jue rei teetimoninm pra- eentem eeriptwrmm /ieri mandavi^ impressione si fitti, qtio in simiiihus utorywm-^ nitmn. Datam Jft4r« mbo D.bì MCCCCLXIII seiU die Aprilis tempore sanctiB CrucÌMim. Il P. ViDceDZO PaleliDO da Gorzuola, net 1554 recava dallo Spagnuolo V opera del Medina : L' arte del navigare. — Così Mariano d' Ayalà nella sua Memoria sulP arte militare in /- tolta, flrenze, 1851, pag. 52. — E nelP altra operetta: Me- morie antiche e moderne intorno alle pubbliche scuole di Vi- cenza (Ivi, 1815, tip. dipartimentale), autore ^azio Savi; par- landosi dei professori che venivano stipendiati da quellMcca- demia Olimpica, per leggervi pubblicamente varie materie, no- minati sono i due Francescani Dalmati seguenti: ') Digitized by Google 110 J*A 9ABIA a pìg. 6S. — •iwo. B P. Sìfimm da Palftflii dadw- fola. Lesse per molti aitni di matematica ^ e fece la Palla di cosmografia, che si custodi poi gelosamente dall' Accademia per multo tempo, e audò in segaito, non si sa come, smarrita* , ' a pag. 69. ^ ""ISTO. U P. MaUeo da Gattaro, Minore Gonventuale.|i n P. lanocenzo Cettlneo di antica e nobile famiglia di Gur- sola, teologo e predicatore riputatissimo, degno di essere ram- mentato dal canonico Dumaneo nelle sue memarìe storiche. Il P. Ronaveotora Hosllar, acquistò grande perizia in mu* sica e diede alle stampe varie melodie ecclesiastiche, eseguite da lui in più circostanze a chiesta di prelati nostrali. I suoi concittadini 1' onorarono di ritratto che tuttoggì si conserva. Fu per due volte provinciale. Morì nel 1705 lasciando grata me- moria del suo nome. Nicolò Vlasslcb, laico professo, nativo di Ezarra. Lo storico Paulini fa degna menzione di lui. Si narra €he a Traù dove visse molti anni avesse dato segni di santità: ebbe il dono di ottenere grazie e di predire il futuro. Morto alla metà del se* colo decorso, venne tumulato in apposito sepolcro, designatogli dal pubblico voto. Il P. Marco Tverdlfh nacque nel 1733 a Pupnatta, vil- laggio dell' isola : vesti 1' abito francescano in patria : da sacer- dote, si portò nel convento di Santa Mìiria delle Grazie presso Rimini , a fine di trovarvi ristoro alla sua mal ferma salute^ Dopo molti anni di vita penitente quivi condotta, passò alla gloria de' beati nel giorno 24 agosto del 1785. Gli abitanti di Biinini e dei circonvicini villaggi, memori delle grazie da lui ottenute, trassero in gran massa ad onorare le sue esequie Digitized by Google oumsoLA 111 Queste le linee che si leggono nel foglio d^ Europa in data di Roma. *Rimini 4 settembre 1785. Dopo lunga e penosa ma- lattia soffèrta con invidiabile rassegnazione per lo spazio di ben . dnqoe anni^ la sera del 24 dello scaduto mese di Ag^isto nel Convento di S. Maria delle Grazie di questi Padri M. 0. in età d' anni 52 cessò di vivere il buon servo di Dio Padre Marco da Curzola. Appena si seppe la di lui morte che persone di ogni ceto si della città, che delli luoghi circonvicini guidate dalla &ma delle sue virtii, e santa vita, coVicorsero in gran folla a venerare il di lui cadavere. Pcr^ soddisfare alla comune divo - zione fu questo tenuto esposto per lo spazio di ore 47 senza che dasse alcun segno di corruzione, o cattivo odore, rimanendo anzi flessibile, e qual vìvo, non ostante V eccessivo caldo della stagione. Inoltre essendogli stata aperta la sera del 25 la vena dal chirurgo del braccio, con stupore e maraviglia di tutti gli astanti si vidde sortire con impeto ed in abbondanza del san- gue, che con panni bianchi fu a gara raccolto da divoti aspet- tanti. In tutto il tempo che restò esposto il di lui corpo fu beh per tre volte dovuto rivestire del sacro abito portato via a pezzi dal numerosissimo popolo accorsovi, e che lo avrebbe spogliato anche della quarta tonica se non fosse stato rinchiuso in una cappella, dove finalménte in sito a parte eotro una cassa ben sigillata, e con rogito di Nodaro, restò sepolto. » Due giorni dopo fu fatta la ricognizione del corpo di que- sto Servo di Dio, e registrata frale memorie di quel convento, nel seguente concetto: Die 96 Auguiii iras. in ChrUH Kom. Amen: Anno ak éiutdém NmHvii. 1785, indici. Sm$ 8i^ dente SS. D. N. D. Pio VL P. 0. M. die vero 96. meneis Augusti. Essendo ohe nella een àtì A\ Zi del eorr. mese oire» le ore dae della, notte giomo di martedì e fetta di 8. Burtolomeo paseasAO a^li eterni ripoai, oone pia- ■ente oredeai, F anima del N. E. P. Nareo 4« Cnrsala, 8iieer.lote Mm. Osaenr. ^ella Provineia di 8. Girolamo io Oalmaaia, di famiglia eommorante da molti anni nel Yen. ConTonto di 8. Maria delle Oraaìe di detto Ordine de' Min. Ose. nitoato Digitized by Google 112 LÀ BADIA . fuori delU porU di S. Andre» di qaetU eittà di Rimino, ed eweiido ohe psbhU^ ontosi In morte di detto P. Mnroo , sin eonoorso nlln detta ohiesa di 8. Maria delle Qrasie otin ooDsidernbile qanntità di popolo di o|^i eeto di persone ti to> elesfnstiohe che seoolnri, le qaali mosse dnlln fnmn delln santa e penitonte rita, che dal detto Padre Mnrco si è sempre costantemente tenata in tatto il tempo eh» ha dimorato in detto Conventò, sonosi a bella posta trasferite dalla detto eittà di Rimino, non meno che dalle circondario ville, per visitare e vedere il di lai oa» davere, e che dip||i& per ben trb volte lo abbino eolla trìnciatara dell' abito, di cai era vestito, qoasi del totto spogliato, oosiohè sia stato necessario di aaovo rive- stirlo j quindi il Bl. R. P. Marco da Bolofna Guardiano, e li PP. di d.a famigUa commoranti nel detto Venerabile Convento per aderire allo istanao di oMltissime persone sonosi detorminati di dare al cadavere di detto P. Marco sepoltara i» loof^o separato da quello ove sof^lionsi seppellire |^li altri Religiosi, eoa indicare ad ogni buon fine, con tutto precisione il luogo e modo con cui è stato aopfollito ; ed avendo pregato Me Notojo inft*ascr. a volermi rogare di un tal atto, che perà Portatomi io infirascritto al detto Yen. Convento di S.'Maria delle Qrasie sallo ore venti del presente giorno , ove essendo arrivato, fui condotto alla sagrestia Bella quale ritrovai collocato in una cassa di abeto un cadavere umano noa e- salando alcun odore buono o cattivo, vestito dell' abito de PP. MM. 00. di color tabacco con sao cappuccio dello stesso colore e con una stola pavonassa al coli», cinto detto abito con cordone bianco , da cui pende una corona ossia rosario eoa crocetto di Gerusalemme. Venutosi alla ricognizione di detto cadavere presenti varii testimoni, tra quali il M. R. sig. Don Niccolò Valentini tiglio del q. Luca da Monte Giardino della Repubblica di S. Marino sacerd. secolare, e cappellano della ohiesa di ft. Andrea del Gattolo, il nobile Aig. C. Frane. Garampi figlio della bo. mem. sig. Con. Lo- renso cameriere d'onore di N. ft. Patriaio Riminese e Sindaco di dotto Ven. Con- vento, il Molto Illustre sig. Giuseppe Brandii figlio della bo. memor. sig. Dott. in medicina Giorbatta, ed il sig. Odoardo Alberi figlio del q. Angelo Riminosi a me cogniti, i quali tutto veduto bene ed attentamento considerato Io stosso cada- vere, asserirono essere quello il oadavere del P. Marco da Corsola Min. Osserv. che da molti anni dimorava in d.o Yen. Convento, loro molto ben cognito mentre viveva, addocendo per causa di scienxa l'avere con lui piò volto parlato mentre viveva I e che con tol nome lo inno sentito chiamare e veduto trattore dai PP. di detto Venerab. Convento. Terminato la ricognisione di detto oadavere da non potofsi più dubitore dell» identità, fu dagli astonti, e dalli detti signori testimonii conosoiato che il de|to cadavere era in ogni sua parto flessibile, palpabile, e scasa il menomo indialo di còrrusione. Successivamente alla presensa come eo. fh collocato ia detta eassa lateral- mento al cadavere un tubo di piombo con un coperchio dello stesso metollo entro di cui fu ìnóhiusa una pergamena continente l' infh'ascriita iscrisione, da me prima di rinchiuderla in detto tubo fedelmente parola per parola copiato, e che ^ai si trascrive, cioè : Digitized by Google OUBZOLA 113 OIKEBIBUS . ET . MEMOBLfi PATBIS . MABCI . /l OTTBZOLA DOMO . DALMATLS: QUI IN . HOO . 8. HABL3! . OPIFEB^ . 0(ENOBIO SEMEL . XTEBXTMQUE . SEOOESSnUM . 8IBI . PABATU8 PDS . VIXIT . AN . XXn DIEM . SrrUM . 8AN0TE . FUNCTU8 XXIV . AUG . AN . MDOOLXXXV iET . SUiB . AN . LH BELIGI08^ . PB0FE8SI0NIS . AN . XXXY C^TIÙS . OOBPUS . BIDUO . IN TEMPLO . POSITUM GIVES . ABOflNENSES 8UMM0 . CULTU . HONEStAVEBUNT. De hfte tnmoHilaUone vide Instrumeotum adaervatnm (aotom per D. CaJetanuM Urbani die XXVI Auf^osti) in Archiv. hojas Cenobii 8 anoto Mariae Gratiaram. Indi fa ehinaa la detta cassa col suo coperchio in modo che tale coperchio per yia di chiodi unisce bene dóUe parti laterali. Dopo, tanto alta testa che ai piedi di detta cassa foronvi poste due strisele di carta pergamena in maniera che co- prono OTC passano le commissare che fa detto coperchio con detta carta, ed as- sicarate dette striscio con brocche Tennero soooessivamente siggillate con cera di Spagna rossa, con essergli impresso superiormente il sigillo del detto Ven. Conv. rappresentante la B. V. della Concezione, ed inferiormente ossia ai lati, vi f& im- presso il sigillo di d.o sig. Conte Francesco Oarampi sindaco sodd. rappresen- tante un leone rampante sopra tre monti avente nelle sanno superiori an compasso. Nel coperchio poi di detta cassa sopra di cai yedesi dipìnta per tuttala lun- ghensa del medesimo con color nero una Croce, vi fb scritto a caratteri neri la segaente memoria. «Corpo del P. Marco di CarioIa.„ Finalmente dovendosi per compimento dell'atto seppellire il detto cadavere, fu detta cassa così sigillata, ed alla presenza de dd. signori testimonii traspor- tata in detta chiesa, e fattasi d'ordine del d.o P. Gaardiano aprire una sepoltura appartenente al detto Ven. Convento, ed in cui ora pia non vi si seppellisce alean cadavere, per essere estinta la famiglia Castracoani cui apparteneva, non fu pos- sibile potervi collocare la riferita cassa continente il sudd. cadavere; onde fatti chiamare i muratori, e questi immediatamente venuti, fft dai medesimi d'ordine del sadd. P. Gaardiuo nella prima cappella di detta chiesa, il di coi altare è Ma*- cato ai 88. Apostoli, e situato vicino alla prima porta dell'ingresso a mano si- nistra, allorché entrasi in detta chiesa, fa dai medesimi muratori entro e vicino nOa cancellata di ferro di detta cappella scavata una fossa, in cui venne coUo- 8 Digitized by Google 114 LA BADIA caia la riferita cassa, in maniera che i piedi sono diretti al muro di pronpetio éi detta chiesa a cui vi è appoggiato il portico, ossia loggiato anteriore alla chiesa medesima, ed il capo poi al muro,, che divide detta cappella da quella dedicata a 8. Antonio di Padova . Indi dai medesimi muratori fu ricoperta la detta cassa con volta di mattoni e calce, dopo di che io Notajo infrascritto me ne partii. Furono fatte tutte le surriferite cose ne' luoghi sopra espressi alla presenza de sndd. signori don Nicola Valentini; nob. sig. Co. Francesco Garampi, molto illustre sig. Giuseppe Brunelli. sig. Odoardo Alberi, ed altri testiraon.'i. Ei ego Cajeianus (Jr bonus Urbani civis et apostolica authoritaie Arimi ni Molar, public, el colle tfialis de prcesentibus rogatus, in fidem Me me pubUemri reg. eto. Il P. Aolouio Draghìoich cultore operoso della favella il- lirica. Scrisse nel 1717, mentre dettava lezioni di teologia nel convento di Lesina , due Canti di eletta poesia , ne' quali loda le virtù guerriere dei venticinque Perastinì che eoa indi- cibile coraggio affrontarono censessantacinque turchi ^ riportan- done una compiuta vittoria. Trattò, secondo gli si offriva il destro, svariati argomenti, di cui ci rimangono: la parafrasi del Salmo cinquantesimo in cinquantaquattro quartine ; un breve componimento di affettuose inspirazioni sulla passione del nostro Signore. I manoscritti 'si conservano nella biblioteca della Badia. Il P. Giuseppe Mocillo di Blatta, teologo e predicatore celeberrimo. La parola del Vangelo pronunziata dalle sue labbra valse la conversione di ostinati peccatori: anch' oggi si ram- menta pei composti dissidii tra famiglie e famiglie, tra villaggi e villaggi; ogni sua parola fu così possente e benedetta, che dovunque colse frutti inapprezzabili. Il P. Bonaventura Mirossevieh-Dubaj, frate d' illibato cuore e di santa vita. Antonio Belglava, vescovo di Curzola, poco prima della morte di questo servo di Dio, nel 1783, scriveva al Provveditore generale, che gli domandava notizia di alcuni soggetti da lui quivi altra volta conosciuti : ^Non posso tacere il merito singolare di uno di quei religiosi denominato fra Bo- naventura di Curzola, uomo che può paragonarsi agli antichi cenobiti per essere di una vita che odora di santità, e di cui Digitized by Google CUEZOLA 115 mi valgo per dare gli esercizi! spirituali agli ecclesiastici. Quan- tunque sia esso avanzato negli anni e cagionevole di salute per i continui digiuni, vigilie in chiesa e macerazioni, incontra sempre di buon genio per giovare spiritualmente in ogni conto all'a- nime, e promuovere la disciplina. „ Resse le famiglie della Pro- vincia in qualità di superiore, ma dopo il triennio si tolse ad ogni onorìfico ufficio, dedicandosi interamente al più stretto ritiro. Morto in patria, fu visitato da numeroso popolo che chiedeva qualche minuzzolo del suo abito. Il P. Francesco Troianis tenne per vari anni la lettura di filosofia nel convento di Verona, dove contrasse stretta amicizia col marchese Scipione Maffei e con altri illustri letterati della corona veneta. Fu chiesto a insegnare la teologia in Roma, ma pei servigi della patria gli fu necessità di portarsi a Capodi- stria, città allora ricca d'istituti e d'insegnamenti nobilissimi. Fu due volte provinciale. Predicò con molto applauso sui prin- cipali pergami d' Italia, dell' Istria, della DaUnazia e di Morea : a Zara nel 1755 l'accademia dei Ravvivati celebrò con fiori poetici un suo quaresimale, ascoltato, come dice la prefazione, da straordinario concorso di uditori ; de' quali dodici Ravvivati, che spontanei concorsero a tributarne le lodi, mi è dolce ram- mentare un' Alba Danieli!, la cui casta penna ci richiama a tempi e alle lettere che vorremmo tornassero per le nostre leggitrici. Cosi ella sotto il nome di Fiorita: Quando esci dalie mani al suo Fattore Vosir* alma, fu di lai doti fornita Oltre ogn*uso mortai, onde infinita Luce sfoggiò nel sagro chiostro e fiiore: Di vero %elo Egli la lingua e il core V'infiammò sì, che la virtù sbandita Può richiamar, e dalla via smarrita Trar d'innocenza il mondo al primo onore. Per far argine all'ampia antica e nova Piena de' vimi, e al comun reo desire , Francesco, Voi trascelse il Cielo m prova. Che fia, Signor, nel di delle vostr'ire Di talj^ cui tanto melo anco non giova, Di talf che il morde, o rado il volle udire ? Digitized by Google 116 LÀ BADIA Lasciò fra' suoi manoscritti dae quaresimali , molti pane- girici e sacre orazioni, nn corso di teologia, un volume di con- suiti lavorati da lui in qualità di teologo de' vescovi , la nar- razione storica del miracoloso Crocefisso della Badia, e della cappella. Passò all'altra vita nel 1782. Il P. Alarìoo GregO sostenne per tre anni con molto onore la cattedra di filosofia nel convento di Brescia, donde passò a insegnare la teologia a Modena, poi a Brescia. Mentr' era occupato nel suo ministero non ometteva di predicare quare- simali , avventi e ottavarii con grande soddisfazione degl' in- telligenti. De' suoi scritti havvi un' elegante descrizione del pa- trio convento in buon verso illirico, un quaresimale con varie orazioni panegiriche. Essendo provinciale fu destinato da Pio VI ad un arcivescovato ; ma a quest' onore preferì la solitudine del suo convento, dove morì nel 1791. Il P. Vicenzo Viduvich fu lettore di filosofia nel convento di san Francesco in Padova, poi professore nel Seminario teo- logico di Zara. Per anni quarantadue attese egli a migliorare le condizioni dell'insegnamento ecclesiastico, promovendo nello stesso tempo la coltura dell' idioma nazionale , in cui era uso di trattare le materie. Ricolmo di meriti morì nel 1797. Ebbe per successore un patriotta, il p. Bonaventura Foretich, la cui memoria vive ognora ne' parrochi della campagna. Passò questi nel convento di Forlì gli ultimi anni di vita, dove anche mori nel 1838. Noie ') Nel monastero della Badia si trovano dae grandi mappamondi, che s' at- tragi^ono la ouriosità'deì Tisilatori. Chi sa non sian essi lavoro di qoesto Padre, il quale, oome si scorge daUe riportate notisie, fa tanto in simili materie valente. Digitized by Google 117 Vni. VUtAHO - SAN OIAOLAMO A cinque miglia da Zara, in fondo di un seno della ri- viera che prospetta questa capitale, venn' eretto nel 1430 il tuttora esistente convento con chiesa dal nobile cittadino Si^ meone de Begna, eccitato all'opera pia da singolare affetto verso l'Ordine francescano. Martino Y concedeva ai frati Minori di accettare il possesso di que' luoghi con sua lettera all' abate zaratìno di san Grisogono, in cui si legge: Cum prò parte dilecii filii Simonis de Begna civis ia- dren$is petiiio cqntinebat, quod ipse . - . collatis • . . unam ecelesiam in honorem , et sub vocabulo sanclorum Hieronymi, et Petri martyris, in loco insulce, Jadrensis diceeesis^ a civitate Jadren. in qua qucedam Ordini$ fratrum ilinorum damus est^ per quinque milliaria distante, fundavit, atque construxit, seu fundari et consirui fecit, ad Ordinem prwdictum singularem gerens devotionis affectum , dictam ecclesiam , cum iuribus et pertinentiis suis^ prò aliquorum dicti Ordinis fratrum de Ob-^ servantia nuncupatorum qui Vicariatui Bosnce dicti Ordinis , seeundum illius morem subiecti sunt^ usu et habitaiione, de- putare et applicare desideret Nos enim . • . Fratribus in dieta ecclesia prò tetnpore moratùris , ul omnibus et sin- gulis privilegiis .... concessisi uti valeant indulgewvs. Ex Reg. Pontif. fln. 1 430. Molto prima però di questi anni abitavano su quest'isola i Frati Minori un ospizio attiguo ad una cappella, dedicata a san Pietro martire, e tanto l' uno come V altro dei detti sacri edifici! furono allora ampliati dalle fondamenta e condotti a com- pimento con beli' architettura, che ricorda il buon gusto dei tempi andati. La cbiesai a una nave, fu tosto decorata dì al-? Digitized by Google 118 SAN OmOLAMO tare maggiore, collocato appiè del coro, e poco stante, come si legge sopra una lapide intema, fu consecrata al patrono della Provincia : ANNO SALUTIS MCCCCXLVn DIE XXI MAR CONSECBATIO HUIUS ECCLESIJM DIVI HIERONYMI UCLEANI L'esempio dell' illustro fondatore eccitò la generosità di Caterina Cedolini, la quale e in vita e in morte volle essere benefattrice del luogo pio, lasciando questo ricordo di suo af- fetto. — "L' anno 1453. La nobile donna Cattarina moglie del nobile uomo Doimo de Cedolini nobile di Zara, ha ordinato, che il suo corpo sia sepolto nella chiesa di san Girolamo di Ugiinno. Item ha voluto, et ordinato , che dopo la sua morte l'affitto della casa, nella quale al presente habita Gregoriza da Segna, di quel primo debba dispensarsi per li suoi commis- sari* nella reparatione del monastero di san Girolamo di Uglian , come a lor parerà, e l'affitto del secondo anno di detta casa dopo la sua morte debba dispensarsi per mittà in reparatione di santa Cattarina sotto Castro Novo (Novegradi), et l'altra mittà in reparatione del monastero di san Doimo di Pasmano , per l'anima sua et de suoi.» Nel secolo appresso un altro Begna^ eguafanente Simeone denominato, si rese benemerito di questo pio luogo, col ristau- rare ed accrescere il monastero, e provvedere di suppellettili sacre la chiesa (1531). Fu esso quell'illustre vescovo di Mo- drussa, della cui saggezza e dottrina rendono testimone le storie del quinto Concilio di Laterano, in cui figurò molt' onorevol- mente , come lo rendono pure l' erudite ed eloquenti sue pro- duzioni fino a noi pervenute, e ricordate nella copiosa biografia che il Ferrari Cupilli ne scrisse per V Annuario dalmatico (Ànqo> I, 1859, fac. 75). Tanta fu anzi la predilezione dei Begna per tale monastico asilo, che come avea voluto il primo Simeone Digitized by Google ULIANO 119 SUO fondatore (vedi far. 170 del voi. I di quest'opera), così anche il vescovo Simeone, ed altri distinti soggetti della fa- miglia stessa, vollero ch'ivi riposassero dopo morte le ceneri loro. Sopra il sepolcro del prelato, il fratello Donato, canonico della metropolitana di Zara, fece foggiare mia bellissima lapide di fregi allusivi al nobile casato colla seguente epigrafe : SIMONI . B£:GN10 . EPISCOPO . MODRVSSIEN. DIVINAR . HVMANARVWOVR . LITTBRAR . SCIBNTIA . CLARISS. FRATRI . BCNEMERltO ALVISIOQVE . AC . OREJC . PARENTIBVS . PIENTISS. NEC . NON . PKTRO . EQVITI . PRATRI . DVLCISS. JOAN . DONATVS . BEONIVS . CAN . JADRENS1S FIERI . CVRAVIT A . D . MDXXXVII . X . KAL . IVNII H . nt . H . S. La famiglia serafica di Ulìano ebbe felicissimo incremento sotto gli auspizii di Nicolò da Traù, più volte nelle nostre storie rammentato. Quivi esercitò 1' uffizio di guardiano, e mentre al- trove fungeva le commissioni pontificie, non intralasciava di pro- curare perchè in quella dignità si succedessero sacerdoti chiari per le virtii cenobitiche. Vedemmo diffatti che nel 1503 era destinato alla sua reggenza un frate Francesco da Sebenico, il quale, in una all'illustre Bernardino di Scutari guardiano del convento di Pisino , venne delegato ad eleggere il protettore della Provincia, che fu Tommaso Donato, patriarca di Venezia Ci è dovere di ricordare il padre Francesco Simarina nata nel medesimo villaggio. Fu uno degli ultimi dalmati francescanir che spesso si mandavano a compiere l'anno del tirocinio nel convento di san Giobe di Venezia. Mori nel trentasei, dopo a- vere per oltre mezzo secolo edificati gli abitanti di sua patria con vita intemerata. Il guardiano d' Uliano esercitava in orìgine la cura parrocchiale, fino che nel 1684 l'arcivescovo Perzaghi spogliò i Regolari delle parrocchie che avevano nella diocesi zaratina. Digitized by Google 130 IX. CRAPPANO - 8AHTA CmOCB Chi esce dal canale di Sebenìco e dirìge il suo corso verso r oriente scorge a distanza di cinque miglia V isoletta di Grap- pano, coperta di fronte da un folto boschetto, che colle verdi chiome de' suoi pini ti sembra una macchia galleggiante. Deserta di abitatori per secoh', che corsero dalla comparsa struggitrice degli Avari fino a quella degli Ottomani, venne ripopolata dai profughi della Dalmazia montana condotti dai Minori nella seconda di queste invasioni. Tommaso Giurich di Sebenico devoto all'a- bito francescano comperò dal Capitolo di sua patria quella terra collo scopo di fabbricarvi un convento, come la seguente scritta ne fa testimonianza: Dilecto filio archidiacono Eeclesice Sibenicen. Exhìhita siquidein nobis nuper prò parte dilectorum /Ilio- nan nobilium virorum Danielis, Pelriy Jacobi, Michcelis, et Jo- annis fratrum, oc quondam Thomce Jurich domicelli Sibenit natorum. petitio continebat. quod licet olim dictus Thomas in- iulam Crapan. Sibenicen. diceces. ad archidiaconatum Ecclesiw Sibenicen et illias prò tempore archidiaconum tune pertinen- tem , ex concessione aliarum litterarum nostrarum per viam permutaiionis de aliis ipsius Thomce bonis, eidetn Archidiaco- no tui magis utilibus, et illis tunc assignatis acquisiverit, ta- men in bonis ipsis prcedictut Thomas in dieta insula qnamdam eappellam, seu oratoriam construercy seu construi facere propo* nebaty proat expressam extitit. Cam autem, sieut eadem petitio siUiiungebat, dictus Thomas^ huiusmodi suo proposito exeeutioni minime demandato^ postmodum decessiti ac loco dictae eappellw praedicti nobUeSf qui eiusdem Thomae bonorum hoeredes et sue- eessores remanserunt, de prcddietis bonis^ ac etiam mediantibus Digitized by Google eBApPÀKO 121 dileeii fUii Gtorgii Hadoslamcich , etiam domieelU Sibenic. qui ad id cùniribuere iniendit unam domum eum ecclesia , canìpa-- nili et officiniis, in proedicttì insula, prò usu Religiosorum Or- dinis Fratrum Minorum de Observaniia nuneupatorum Vit^aruB Bosnod, iuxia marem dicti Ordinis^ construere proponunt. , Ex Reg. Pontif. an. 1436. Varii fatti si narrano più volte successi fra qnesti isolani e turchi^ de' qnali uno qui riportiamo per accennare all'intre- pidezza de' dalmati nel tutelare la patria religione. Non dimen- tichi delle passate onte, assalivano, quando occasion si offriva, i drappelli dei loro invasori, depredavano, abbrucciavano i loro campi. A punire tali audacie, spedi il visir della Bossina nel 1646 contro l'inerme villaggio quattro mila uomini di ogni arma. Il luccicar degli elmi e delle scimitarre ai primi raggi di un bel mattino avvertiva i nuovi ospiti dell'ultima loro mina. In quell'estremo pericolo, che non lasciava alcuna speranza di sal- vezza, uscirono di convento i frati Minori, ai quali era affidata la cura delle anime, corsero le case raccogliendo maschi e fem- mine atti a prestare il soccorso. Il primo attacco fu energica- mente respinto, in cui segnalò il suo valore frate Pietro Mes- salini di Zara, guardiano allora di quel convento, il quale con la croce in una mano e la sciabola nell' altra, diresse la difesa in modo, che vani tornavano tutti gli sforzi del nemico. Per tale onta avendo dato di piglio alle armi tutto l' esercito stan- ziato alla sponda opposta, si pensò di meglio provvedervi. Rac- colti tutti nella chiesa, e offerta una breve preghiera, levarono il Crocefisso miracoloso , che que' Padri avevano seco portato nel primo loro ingresso suU' isoletta , e il trasportarono neUa torre edificata nelle passate invasioni. Quivi portati terra, ac- qua, pietre, travi, e tutto che poteva servire a difesa, si chiu- sero entro e murarono la porta, aspettando frattanto qualche soccorso dei vicini villaggi. Nel primo assalto, che per il nu- mero di armati doveva isgomentare una ben difesa fortezza, versavano loro addosso, scrìve Brusoni, una pioggia, e gran- Digitized by Google 122 SANTA CROCE dine meravigliosa d' acqua bollente , travi , mattoni ^ e qiranto venne loro alle mani. I turchi, che si erano fermati a vista di quella brìccola a disegno di superarla con lo spavento della loro presenza» veduta così brava difesa, consigliarono il pascià d' adoperarvi il cannone, per disbrigarsene ad un tratto. Ma il pascià, disprezzato cosi fatto consiglio, come indegno- della sua riputazione, ne comandò P assalto da tutte le parti, incontrando però così maravigliosa opposizione, che altro che il soverchio numero non gli poteva dare speranza di prospero evento. Ma perchè un tanto valore non restasse senza soccorso, come non resterà mai senza memoria, volle Dio, che la galea padovana comandata da Danio Dotto cavaliere di molta esperienza e virtù passasse di quivi per Cattaro. Sì che udite le voci di quegli infelici, voltò la prora a quella parte bersagliando il nemico col cannone di corsìa. Dopo che, continuando i tiri de' fianchi, fece tanta strage de' turchi, che battuti/ dalla costanza ancora de' Vodizzani e Crappanesi, si presero partito di ritirarsi , la- sciando non meno di mille cadaveri su quella campagna, e con- ducendone via grosso numero de' feriti. Il giorno seguente, es- sendosene partito il nemico, uscirono dal lorp asilo a far festa sopra i cadaveri de' turchi, portando le teste di molti quasi in tdonfo sopra la punta delle scimitarre. Memorabili il 1500 e il 1678 per le vittime cadute nelle disfide col turco. A loro ricordo venn' eretta in campo chiusa dappresso alla chiesa che oggidì serve a cimitero un' alta Croce di pietra, e sul piedestallo scolpite le immagini del Crocefisso e della Madonna coi millesimi accennati. Parecchie sepolcrali e- pigrafi latine , italiane e illiriche di quegli anni coprono in gran parte il selciato della chiesa, delle quali reco una latina. MD CLX INEQUALE8 NASCtMUB ìBQUALES MOBXMUB OMNES GINIS ABEQUAT B. B. GBEGOBII BACILICH SUOBUMQUE HEBEDUM. Digitized by Google CBAPPANO ♦ 123 Fino dal primo ingresso nell' isoletta ebbero i Minori la cura dell' anime di tatti quei dintorni ^ la quale oggi n' è ap- poggiata allo zelo indefesso del P. Antonio Yilizza, alla coi o- spitalìtà e annegazione di vita furono giustamente tributati i più distinti elogi. Il generale Foscolo li donò del possesso del luogo e di tutte le adiacenze fino a tre miglia in giro di esso. Pur bello è il vedere ii\ quest' angolo appartato altari di buon marmo, arredi sacri di squisito lavoro, e fra le tele un cenar colo di Francesco Santacroce. Biblioteca Meritano essere citate le seguenti opere per l' epoca della loro impressione: Scripium super tertio sententiarum a fratte Joaune Duns Scoto ordinis fratrum minorum « dortore subti- lissimo, ac omnium theologorum principe. Perexcellentimmum sacrcB theologicB doctorem magistrum Thomam Penkct nnfjlum ordinis fratrum heremitarum saneti Augustini in famosissimo studio patavino ordinarie iegentem, maxima cum diligentia e- mendatum. Impressum Venetiis, ad expensas et mandatum Jo- annis de Colonia^ sociorumque ejus Joannis Manthen de Ger^ retzen, anno Domini i 447. — Joannis Scoti ordinis Minorum sacrce theofogiw professóris perexcellentissimi super secundosen- * tentiarum qucestiones , a Thoma Penket anglo sacroe pagina^ doctore clarissimo summa emendatce cum diligentia , nee non decoratce caracteribus atque sublimi linearum effigie : ductu et impensis virorum circumspectorum domini Jo. Agrippensis^ de- nique Jo. Manthen de Gerretzen sociorum, anno saiuUs domi- nicce 1479. — Vite dei santi Padri con ogni diligenza tm- presse per il maestro Nicolò Girardengo e il suo compagno : in Venezia, negli anni del Signore 1479, regnante Messere Giovanni Mocenigo , principe di Venezia. — Opus MoraUum beati Gregorii Papce diligentissìme correctum et emendatum per Digitized by Google 124 SANTA OBOOE D. Bartholùmceum Cremonensem canonicum regularem : impres- sum Veneiits, per Raynaldum. de Novimazio Theutonicum: on« Domini 1480, prcesidente Venetiis inclyto duce Joanne Moeth- nigo. — Bibita, impressa Venetiis^ per Franeiscum Renner de Hailbrun^ 1483. — Eusebii Ccesariensis Chronicon, id est^ tem- porum Breviarumj quem Hieronymus presbyter divino ejus tu- genio latinum facere curami , et usque in Valeniem Ccesarem romano adjecit eloquio. Erhardus Baidalt auguslensis maxima curOf undique comparalis exemplaribuSy non parvo studio tm- pensisque emendalissime impressiti Venetiis^ duce inclyto Jo^ anne Mocenigo, Romanorum imperatore Friderico ///, onno im- perii sui 44, anno mlutis 1483. — Opus Clementinarum^ im'- pensa atque industria Bartholomcei de Alexandria , et Andreas de Asula : Venetiis impressum una cum apparatu domini Jo^^ annis Andreas^ anno salutis dominicce 1485. — Nello stesso volume havvi : Decretales extravagantes quce emanarunt post Sextum, impresse nello stesso anno. — Summa angelica de ca- sibus conscientice per fratrem Angelum de Clavasio compilata^ maxima cum diligentia revisa, et fideli studio emendata, sicut ipsum opus satis per se atlestabitur. Venetiis impressa , per Georgium de Rivaòenis Mantuanum^ anno Domini 1487. — Quadragesimale, seu Sermonarium dvplicatum per ad^entum sdlicet et quadragesimam a venerabili viro fratre Michcele Me- diolanensi ordinis fratrum ilinorum de Observantia editum , qui tum sane ti tate vi tee» tum ferventissima verbi Dei praedi- catione a Deo innumeris meruit coruscare miraeulis, felici nu- mine explicitum est. Impressum, optimaque castigatione emen- datum, cura et impensis Nicolai Francfort, anno salutis 1 487. Quadragesimale de peccatis, per fratrem Robertum Caracolum de Lido, ordinis minorum, episcopum Liciensem. Agit de nu- mero damnalorum propter eorum peccata, et de laudibus san- ctorum : accuratissime iwpressum Venetiis, per Georgium Ar^ rivabenum, anno a lìativilate Christi 1489. — Interpretalio Juris. Venetiis, cura atque diligentia Leonardi Uvild de Aa- Digitized by Google GRAPPANO 125 tiibona, 1489. — Scriptum supra quarto sententiarumi editum a fratre Rkardo de MediavWa ordinis fratrum Minorum^ do- ctore excellentissimo. Per reverendum sacrae theologiae bncha- larium fratrem Franciscum Gregorii ejusdem ordinis moxifìta cum dilige ntia emendatum, cui finem imposuit Dionysius Bo* nonietisis in fiorentissima civitate Veneliarum , anno Domini 1489. — Sermonee sancii Augustini episcopi et doctoris Ec- clesiacj Venetiis , per Bernardinum Bizum de Navaria , anno Domini 1490. — Apparalus decrelorum in melius reformatus a Barlholomaeo Brixiense : insigne hoc alque pracclarum opus Decreti impressum VenettiSt per Georgium Arrivatene Manina- wtiw, anno salutis 1493. — Moralia beati Gregorii papae su- per librum Job. Venetiis impressa, per Andream de Torresanis de Asula^ anno Domini 1496. — Sermones quadragesimales venerabilis viri fratris Joannis Aquilani ordinis praedicatorum^ merito vitiorum lima nuncupali. Venetiis, per Georgium de Arrivabenis Mantuanum, anno Domini 1496. — Sermones de Sanctis : Dieta salutis beati Bonaventurae noviter impressa et emendata. Venetiis , per Joannem de Quarengis de Palazago territorii Bergomensis, 1497. — Compendium Sermonum prae^ dicabilium quod Bosarum appellatur^ noviter editum per fra-- trem Bernardinum de Bustis ordinis Minorum , ac diligentis" sime per ipsum revisum et castigatum ; impressum vero K«- netiis maxima cum diligcntia y per Georgium de Arrivabenis ab anno Incarnationis dominicae 1498. -^Sermones de Sanctis eximii sacrae theologiae magistri Gabrielis de Barleta ordinis praedicatorum : impressi vero Brixiae sumptibus alque solerti cura Jacobi Britanici, anno Incarnationis 1498. — Decretaics Gregorii IX. Venetiis , per Andream de Asula ^ 1498. — fìo- sartum Sermonum praedicabilium ad faciliorem praedieantium commoditatem novissime compilatum^ in quo quidquid praccla- rum et utile in cunctis Sermonariis usque in hodiernum editis continelur » hic ingeniose enucleatum alque solerti cura colle- etum invenies. Impressum Venetiis, per Georgium Arrivatene , Digitized by Google 126 SANTA OKOCE stAb anno dominicae Incamationis 1498. — Sermoms quadra- gesimales venercdnlis viri fratris Joannis Aquilani ordinis prae- dicatorum^ merito vitiorum lima nuncupaii. \enetiiSy per Pe- trum Sergomensem de Quarengis^ anno Domini 1499. — Sum- ma angelica de Casibus conscieniiae per fratrem Angelum de Clavasio compilala, maxima cum diligentia revisa et fideli stu- dio emendata y sicut ipsum opus per se satis attestabitur. Ve- netiis impressa^ per Paganinum de Paganinis Brixiensem, anno Domini 1499. Digitized by Google 127 X. FAIiUDI PRESSO SPAIiATO - MADONNA ASSUNTA Paolo, arcivescovo di Spalato, figlio a Prestanzio, rettore ^ella città, pose le prima fondamenta a questa chiesa, cui vide condotta a compimento nel 1002. A fine di mantenervi peren- nemente il culto divino, provvide alla sostentazione de' suoi le- viti arricchaudola di fondi fruttiferi situati all'intorno, e di altri vasti poderi appartenenti a quel potente e illustre casato {A). Nel 1450, riferisce Vadingo, quando il cardinale Bessarìone era in possesso di questi beni, della chiesa, e dell'abazia di santo Stefano in Pinnis , furono introdotti i frati Minori del- l'osservanza, chiamati con vivo desiderio dai cittadini e dal popolo ; per l' abitazione dei quali, dice un manoscritto, adiun- cium est ccenobium , qui hanc cedetn magia vetuslate quam sanctitaie illuslrem, quotidianis sacrificiis diurnis, nocCurnis- que precationibus et laudibus religiosissime eolunt^ nec parvo incolarum bona in salulem mortalium incumbunt ; nam et pcs- nitentibus prcesto sant ad confessiones audiendas^ et vilce ex- piatis divina mysteria impertiunt. Angusti i dormitorii di que- sto edificio, più anguste le celle, rischiarate da finestrelle poco dissimili dai fori tenuti in uso dagli antichi romiti. Sulla metà del decorso secolo il padre Bernardino Vucovich ideò un gran- dioso disegno di fabbrica, che doveva chiudere all' intomo l'an- tico convento, e giunse ad alzare i muri esterni fino al tetto; ma frattanto essendo stati promulgati gli editti che impedivano le vestizioni è restringevano le famiglie monastiche a limitato numero di abitatori, lasciò incompleto il lavoro, quale tuttoggi esiste. La porta d'ingresso, angusta, a lastre di ferro; la so- vrastante torre colle feritoie ad ogni suo lato, accennano a quelle tremende lotte che Spalato ebbe a sostenere più volte Digitized by Google 128 MADONNA ASSX7NTA coi turchi. Era asilo ai suoi abitatori, rifugio ai colti da ini- provvide scorrerie dei nemici. Qai il cav. Bertucci da Lesina com- missario imperisde scrìsse nel 1596 P avvenimento della presa di Glissa fatta sotto la guida di Cindro e di Alberti. Qui, nel- l'ultima guerra col turco, fu riposta a sicurezza la lapide che ricordava la memoria di soldato benemerito, e dopo più anni disotterrata venne a far parte delle glorie parlanti di quell' e- poca. Questa l'epigrafe: A . M . D . G . DOMINICO . BRUNO PATUmo ["[STORIBNSI . INTEGERRIMO VENETI . MlLITliE . IN . 8PALATENSI . OPPIDO gtj[if;rn\tori . vigilantissimo aeiNRici . mi . gallurum . regis TRIBONUS . MILITUM . INCLITO EXIOUA VIRTUTUM . MONUMENTA V . KAL . X.BRIS . MDCXXVIII. Chiesa Coli' arrivo dei frati Minori si accrebbe la divozione verso il Santuario della Vergine Assunta, e le più cospicue famiglie preferirono la chiesa solitaria per deposito delle loro ossa, perchè ravvivata dalle diurne e notturne preci monacali, arricchita di speciali indulgenze dai romani Pontefici (0J , abbellita di marmi e di tele dai pii legati di alcuni nobili cittadini. La prima pietra sepolcrale fu posta dalla famiglia Cutheis (Geremia), fertile di uomini di lettere, e di integerrimi magistrati: PRANCIBCUM CUTEI CELEBRATO FUNERE FRATRES CUM GEMITU ET LACHRTMIS HOC POSUERUNT LOCO A. 8. MCCCCXCIV. Digitized by Google PALUDI PRESSO SPALATO 129 La segaente degli Alberti, che vanta per capostipite ^Al- berti Leone, ghibellino di Firenze: per l'ingegno, la politica, l'autorità, la stima degli stranieri fu il padre della patria, nella ^uale disimpegnò con sommi meriti le più difficili e le più e- levate incombenze,, 0- POLIDOEUS ALBERTUS ET NICOLETA ALB. UXOR EIUS SIBI P08TBRISQUE BUIS VIVI POS. ANNO SALUT. MDV X. APRIL. NICOLAO JACOBI PATRITIO SPALATENSI CIVI OPTINO PATRIQUB CHARISSIMO MARINUS JAC0BU3 ET PETRUS LIBERI EIUS P. A. S. MDXIX IN HAC ECCLESIA CUI SANUS BENEFICIA CONTULEBAT MOBIENS CONDÌ VOLUIT RELIGIONI B. FBAN. DEDITUS COLLEGISQUE EIUS. DALMATA TUONA NI6R0 SPALATENSIS ET ORDINE PRBSUL EX 8CARD0NEN8I TRAGURIENSIS HIC EST, CUI LEO TUNC DECIMUS, MOX CLEMENS SEPTIMUS ISTUD CONTULIT ABNUENTI PONTIFICALE DECUS, UT SUA QUB FUBRINT MERITO PREMIA BINUS TESTATUR HONOS GRATIS ET ULTRA DATU8 UNUM TURCA FEROX, AUUM PIA CURA NBPOTIS ABSTULIT; AMBORUM SIT PIA CURA DEO. A. S. MDXXVII. Tommaso Negri resse con grande riputazione in qualità di Vicario la chiesa di Spalato neil' assenza di due arcivescovi. Si portò nel 1512 con Bernardo Zane al concilio di Laterano; donde scrisse lettere a Marco Marulo, che dicono abbastanza della dottrina, delP ingegno, e della facilità del suo scrivere la* tinamente. Da Pietro Berìslavo, vescovo di Vesprim, bano di Dahnazia e Croazia, fu mandato suo ambasciatore a Leone X 9 Digitized by Google. 130 MADONNA ASSUNTA e a Carlo Y. Il medesimo Pontefice lo creò vescovo di Scar* dona^ dalla qual sede, occapata la città dalle armi maomettane, passò a quella di Traù. Desiderò di essere sepolto nella chiesa delle Paludi, da lui beneficata in vita, lasciandone per memoria il proprio ritratto ; lavoro del classico pennello di Lorenzo Lotto. SCIPIONI FLORIO ET ISOTTiE EX SIPONTO OPTIMS AC BENEMERITIS PARENTIBUS LIBERORUM POSTERITAS NON INGRATA EXIMI^ PIETATIS GRATIA HOC SEPULCRALE MNEMOSINON CONSTITtlIT. A. D. MDXXXI. JtfARVLORUM PROGENIBS OSSIUM PULVERES IN HAC TUMBA TEGUNTUR. Dev'essere posteriore all'età del celebre Marco Marulo, nato nel 1450, le cui ceneri giacciono allato di quelle di Tom- maso arcidiacono nella chiesa di san Francesco dei padri Con- ventuali. CATHERINiE lUV. NON MINUS FORMiE QUAM MORIBUS EXCULTiB ELEGANTISSniUM PUERUM ENIX^ MOX FCETURìE CRUCIATIBUS EXTINCTiE. GREGORIUS XWTl' ET MARGARITA PARENTES FILLfi CARISSIMìE ATQUE OBSEQVENTISSDLfi POSUERUNT, IOANNI IOANICIO POLICIANO EQUESTRIS PATRICHiJUE ORDINIS VIRO, CATHARINA IOANICIA MARITO CARISSIMO, SmiQUE, LIBERISQUE SUIS. M. H. P. A. D. MDXXIL Digitized by Google PALUDI PEES80 SPALATO 131 Dopo otto anni , da che era incomiQciatà la fabbrica del convento, a tale numero di abitatori era giunto il domicilio delle Paludi, che si ebbe a ricorrere ai magistrati pubblici per ampliare l'abitazione,, e dimandare i soliti sussidii dai fedeli. La canta del popolo, e l' operosità dei frati in men di un anno condussero ad ampiezza desiderata il luogo. Due libri corali Fra altri lavori di arte che tnttoggi si ha a vedere in quel convento meritano l'attenzione del passeggiero questi libri la- vorati verso il 1675 dal padre Bonaventura Rasmilovich, e de- dicati con buona elegia latina al provinciale di allora Bernar- dino Tissicich, a cui fta le altre gravi parole, volge le seguenti per verità commendabili : hunc quemeumque Hbi lihrum commiUo tuendum; Buius Te custoi pervigil esse velie. Originali i disegni delle figure, ammirati e studiati da in- telligenti viaggiatori ; assai vive le tinte ne' volatili e quadru- pedi, tratte dai succhi dell'erbe. Cd dlpluto Avvi dietro l' aitar maggiore una bellissima pala dell' il- lustre spalatino, Girolamo Santacroce, lavorata nel 1549. È di- visa in due scompartimenti, disegno prediletto di quest' artista. Nel superiore la Vergine circondata da Angeli; santa Chiara, sant'Agnese, e varie altre. Nell'inferiore: in mezzo san Fran- cesco in gloria; ai lati sant'Antonio, san Giovanni Battista, san Bonaventura, san Girolamo e san Lodovico. Ne' piccoli qua- drelli all'intorno figure minute allusive ai misteri della Vergine. Digitized by Google 132 MADONNA ASSUNTA Pitture di T)iiod pennello : all' altare del Crocefisso , san Sebastiano e san Lodovico ; all' altare della Madonna una tela con padri e dottori della Chiesa, ciascuno deVquali tiene in niano la propria sentenza in confermazione dell' Immacolato con- eepimento di Maria. Biblioteca Arricchita dai trapassati di oltre 3,000 volumi : ora meglio di altre monastiche biblioteche aumentata di recenti opere del- l'italiana coltura, e abbellita delle più riputate carte geogra- fiche. Seguenti le opere eseguite nel primo secolo della stampa : Summa de pacifica conscientia ^ dell'anno 1473. — Religiosi patris BoruwenturoB ordinis Minorum^ veriiatis theologicw prth feisoris eximii^ sacrce sedis aposiolicce Cardinalis, super secun- dum sentenliarum scriptum. Per exeellentissimum sacrce theo- logm dociorem magistrum Thomam Penket anglum ordinis fra- trum heremiiarum sancii Augustini in famosissimo studio pa- tavino ordinarie legentem^ maxima cum diligentia emendatum; anno salutis 1477. Venetiis felici ter impressum. — Nova de- cretalium compi latio Gregorii IX ^ impressa Venetiis impensis Joannis de Colonia; anno salutis dominicce 1479. — Expo- silio Symboli Raffini Aquilejensis ad Laurentium papam , in qua singulos articulos fidei novi ac veteris Testamenti aucto- ritatibus con firmai, et hcereses contrarias destruit. Die 18 Ja- nuarii 14S0. — Scripta supra primo sentenliarum subtiliS'- simi docloris Joannis Scoti, a fratte Thoma Penket anglo sa-- crcd théologice professore clarissimo emendatum. Venetiis^ anno salutis 1481. — In un volume sono: Sancti Bonuventurw su- pra primo sentenliarum opus seraphicum. Brixice per próshi^ ierurn Baptistam de Farfenzo feliciter impressum anno Domini 1490. — QucBstiones editw a fratre Joanne Duns ordinis fra^ trùm minorùm doctore subtilissimo ; Venetiis, anno salutis Digitized by Google PALUDI PRESSO SPALATO 133 1481. — Rationale divinorum officiorum edUum per reveren* dissimum in Carisio pairem et Dominum Joannem Dumnli t Dei et apostùlicae sedis gratta praesulem lUimatensem, qui com^ posuit speculum juris et patrum Pontificale. Dermanus Licli-^ tensten coloniensis probatissimus librariae artis exaetor im- pressit Vincentiaey anno Domini USO. — Summa de Casibus conscientiae per fratrem Astesanum de ordine fratrum mino^ rum; sumplibus et jussu Nicolai de Francfordia^ impressa Ve* netiis^ per Leonardum Wild de Haiisbona, 1480. — Canones pcenitentiales exlracti de vei'bo ad verbum de Summa fratris Aslensis ordinis minorum : Venetiis , per Franciscum Rennef de Kailbrufij 1482. — Cominenlariam in jus, impressum Ve- netiis, per Joannem de Forlivio et Jacobum Britanicum Bri^ xianwHf 148S. — Utilissima Confessionis Summula a reve^ rendissimo in Christo patre fra tre Antonino archiepiscopo fio- rentino edita; Venetiis, anno Domini 1484. — Exposiliones et correctiones vocabulorum libri qui appellatur Mamotrectus tam Bibtiae quam aliorum plurimorum librorum. Impressae Venetiis. opera et impensis Fraticisei de Jlfadiis^ 1485, prin- cipe Marco Barbadico. — Scriptum sancti Thomae de Aquino ordinis praedicalorum super primo libro sententiarum singulis distinctionibus antepositis. Impressum Venetiis, per magistrum Antonium de Strata Cremonensem^ anno Dimini I486. — Commentarium in jus . impressum Papiae , per egregium Jo-- annem de Birretis, et Franciscum de Girardengis ^ 1489* — Catholicon, editum U fratte Joanne Januensi ordinis fratrum praedicalorum. Impressum Venetiis, ingenio Boneti Lucatelli . anno natalis Domini 1495. — Liber pastoralis sancti Gre^^ gorii papaCf quem ad Joannem Ravennae archiepiscopum con- scripsit; Venetiis, per Hieronymum de Paganinis Brixiensem sollicite et ad iMtar emendatissimi exemplaris impressus, anno Domini 1492. -^ Summa angelica de casibus conscientiae per fratrem Angelum de Clavasio compilata, maxima cum diligentia revistti et fideli studio emendata, sicut ipsum opus per se satis Digitized by Google 134 MADONNA ASSUNTA attestabilur. Veneliis impressa . per Georgtum de Arrivaòenis tìantuanum, anno Domini 1492. — Sennonarium de concia liatione virtutum et reprobatione vitìorum editum per R P. Fratrem Michaelem de Carcano Mediolanensem, ordinis mino- rum de observantia : impressum Mediolani, per magistrum Ul-^ dericum Scinzezeler^ anno Domini 1495. Illustri francescani Il P. AotOhio di Spalato , dopo molti anni di vita operosa nelle montagne della Valacchia venne creato da Gregorio XI primo vescovo di quelle terre, come consta dalla seguente scrìtta pontificia diretta nel 1374 agli arcivescovi di Strigonia e di Colotza : Nodié ad audieniiam nostram perdueio ex relatione fideli, quod certa ftars multiiudinU nationU Valaehorum, pii circa meta» regni UungarioB versus Tar- taro» commorantur, secundum ritus et schisma graecorum vivebant, prout longe maior pars eortim adhuc vivitj procurante carissimo in Christo filio nostro Lu- dovico rege Hungarios illustri, conversa fuerat ad sacros fidei Catholica verità- tem, et fuod alU de muUitudine ipsa faciliter converter entur cum assistentia dieti regis, si in partibus eorumdem Valachorum eriperetur Ecclesia cathedralis et e- piscopus prmficeretur eidem, Nos fratemitati vestrcs certa super his in- daganda per vos, et nobis fideliter referendum per alias nostras litteras duximus committenda, prout in ipsis litteris plenius eontinetur» Cum autem , sicut eadem relatio subiungebat , dilectus filius frater Antonius de Spalato , Ordinis fratrum minorum professor, qui linguam dictm nationis scire asseritur, et t/ui tempore dictm conversionis multos ex dictis Valackis convertisse, baptimasse, et magnumi fructum ex sua prosdicatione animabus eorum dicitur tatulisse, satis habilis et w- tilis ad convertendos Valachos reliquos non conversos ad fidem prmfatam, si prm- ficeretur m episcopum mnltitudini antedicta : Nos de prosmissis eie, (Wad. Z, 8. p. 293). Il P. MODOtillo. Qualche memoria senza indicare né l'età né le circostanze, dice , eh' ei avesse approdato alle coste di Malabar in qualità di missionario. È probabile che questa me- moria volesse accennare a quella stupenda missione nelle Indie e nella Cina impresa nel 1368 dai Minori di ogni nazione, di cui diffusamente discorre la storia delle Missioni francescane. Digitized by Google PALUDI PRESSÒ SPALATO 135 Il P. itiartino resse nel 1445 la Vicaria della Bossina. Gon-^ vocò nel medesimo anno il Capitolo in Yesela Strada a cai in-^ tervenne il re Ostoia. n P. Bernardino fa uno dei più solerti cultori della patria favella. Stampò a Venezia nel 1495 il primo Messale illirico ^ la cui traduzione eseguita sulP originale va preferita a quante comparvero in appresso. Rarissime tuttoggi le copie. Il P. Marco Maralo visse verso la metà del sedicesimo se- colo. Un suo scrìtto sulla passionre di Gesù Cristo venne stam- pato a Venezia nel 1636. Il P. Beroardino Vocovich. Non altro abbiamo di quest^illustre francescano che la memoria di bella fama eh' ei godeva in patria e in Italia. NelF ultima peste di Spalato i suoi scritti, fra i quali dieci dissertazioni fatte per la conversione degP Israeliti quivi dimoranti, furono consegnati alle fiamme. Di pronta memoria, grande in filosofia e in teologia , venn' ammirato nel Capitolo generale di Madrid, e creato Definitore generale. Visse in patria vita tranquilla e ritirata negli studi. Le ore di ricreazione di^ vìdeva coi colti cittadini, i quali , lui ripugnante, onorarono di ritratto. Morì del 1783. «•orO^*^^ Digitized by Google 136 MADONNA A88XJNTA Note e Daeumeiiti ') Ab. Frane. Carrara. (A). In nomine Christi : anno eiusdem Incarnationis i 002, indictione tertia^ D. Paulo archiepiscopo sedem beati Domnii obtinenle, et priore domino ^raestantio eiusdem poltre. Ego su^ pradiclus archiepiscopus aeger quidem corpore , valens autem mente animoque, ledo affixus, annisque oppressus, cum mihi nulla fucultaSf nullaqm pecunia suppeterent , nemo inventus est, qui mei curam susciperet, praeter Praestanlium patrem meuoìj mea spente^ et voluntate in eam deliberationem addu- etus sum. ut eidem grati animi caussa donarem Ecclesiam il- lam^ quam ad cultum honoremque S. Mariae de Palude ex- truxi hortumque eidem adiunctum cum omnibm arboribus pò- miferis; itemque parte agri in eadcm Palude constituti , ae preterea fundum Monticalensem, Lauretanum, terram Panilani^ terram Galli, terram S. Mariae de lUalabvay nee non et predia Calburokiy Terrezziae et Advine. Si quis ex consanguineis meis apostobitum meum hanc nostrum donationem intervertere vel abrogare ausus fuerit , in odium offensionemque praepotentis Dei incurrerety trecentorum et duodeviginti sanctorum Patrum anathemate ferietur^ et veluti alter Judas proditor Domini ae- ternis apud inferos cruciatibus fnancipabitur. (B). Calistus servus servorum Dei. Universis fidelibus pre- sentes litteras inspecturis salutem et aposlolicam benedictionem. Sp mundum illuminai ineffabili claritate pia vota fi^ delium de clemenlissima ipsius maiestate sperantium tane prue- cipue benigne . . . exequitur cum devota ipsorum humililas Sanctorum precibus et meritis adiuvatur. Cupientes igitur ut Ecclesia bealae Mariae de Paludi) fratrum Ordinis sancii Fran- . Digitized by Google PALUDI PRESSO SPALATO 137 cisei de Observantia nuncupaiorum Spalateti, dioec. congruis honoribus frequentetur ac in suis . . . et edificiis nec non li- briSf calicibus, et aliis ornamentis ecclesiasticis . . . pariier et conservetur y et ut Christi fideles eo Ubentiw causa devO'- tianis confiuant et deniqre ibidem uberius dono coelestis gratice conspexerint se refectos de omnipotentis Dei misericordia et beatorum Petri et Pauli apostolorum eius auctoritate confixi omnibus vere pcsnitentibus et confessis qui in primis dominieis diebus cuiuslibet mensis, nec non in Ànnuntiationis^ Concep- tionis ^ Visitationis f Nativitatis j Purificationis t Assumptionis Mariw Virginis , nec non ipsius beatw Marion ad Nives ac in saneti Hieronymi festivitatibus Ecclesiam ipsam devoto visitch verint annuatim et ad reparationem et conservationem porre^ etas manus adiutriees porrexerint . . . . septem annos et to^ tidem quadragenas iniunctis eis poenitentiis misericorditer re^ laxamìM: pswsentibus ac futuris temporibus duraturis. Volumus autem quod si alias Ecclesiam ipsam visitanlibus vel ad re- parationcm et conservationem huiusmodi manus aliqua alia perpetuo vel ad tempus . . . dum elapsum per nos ..... prmsentes nostrce lilter . . . Romce apud S. Petrum, anno Incarnationis do-^ miniccB MCCCCLVII. Pontif. nostri anno tertio. Digitized by Google 138 XI. Ili CASSIONfi DI VBGI.IA Come è dolce, scriveva sant'Eacherìo della sua cara Li-» rino , come è dolce la solitudine agli amatori di Dio ! questi si- lenzi! hanno mirabili pungoli, che cacciano l' anima verso il Si- gnore, e la rapiscono con ineffabili trasporti : qui non è udito remore tranne quello della voce che sale al cielo Io considero con reverenza ogni luogo che fu dimora di Santi ; ma tengomi cara spezialmente la mia Lirìno, che accoglie nelPo- spitaliero suo porto gli sbalestrati dalle procelle mondane, che generosa porge le sue ombre agli abbrucciati dagli ardori dèi secolo; abbondante di fontane, vestita di vigneti. Eden a chi r abita ! . . . Queste ultime parole, quest' affettuoso saluta, la- sciato dal celebre solitario all' isola santa, io ripeto all' ombra del ritiro di Cassione, a questa rara fenice, che, se non per vanto di cenobiarchi, grandi nella divina ed umana scienza, senza dubbio per meravigliosa sua giacitura, e per le sorpren- denti virtù quivi esercitate per lunghi secoli, va in gran parte assomigliata a quell'incantevole soggiorno. Sulla sponda orientale dell' ìsola Veglia, dove il nocchiero vede da lontano biancheggiare il villaggio di Ponte, uno stretto varco di acqua ti apre l' ingresso ad una valle di elitica forma, sempre tranquilla, od increspata da aleggianti brezze, men che nella stagione invernale , spesso colà dominata da procelle bo- reali. In mezzo a questo limpido laghetto giace, come galleg- giante giardino, la dilettosa isoletta, non più di mille passi pro- tesa in giro, una volta fortilizio romano. Alla sua crinita bo- scaglia, onde perpetuamente verdeggia, concorrono a darle va- ghezza e armonia, e le frequenti macchie di ulivi, e i lussu- reggianti vigneti, che lungo le sponde opposte e su i loro de- Digitized by Google IL CASSIONE DI VEGLIA 139 clivi, tutto all'intorno ne attraggono gli sguardi, e il su ram- mentato villaggio, che a guisa di anfiteatro scende al mare per un facile colle, e casamenti non ispregevoli sparsi sui dorsi di due poggi, ed altre eleganti abitazioni sulla riva dappresso, consecrate alle villeggiature : luoghi non estranei agli antichi romani. Da tempi immemorabili, quivi, non meno che sopravarìe scogliere ed entro le insenature di quelle acque, si condussero i padri Benedettini a mantenere in vita lo spinto del cristia- nesimo, e a promuovere l'incremento civile e religioso della chiesa , che ripete la sua esistenza dai primi apostoli della Dal- mazia. Incerto l' anno del loro arrivo sulla nostra isoletta, ma come si ha a conghietturare da varii indizii, non più lontano dal principio del nono secolo. Per quattrocento e più anni di operosità educatrice, propria al rispettabile ordine, si rese be- nemerito quel cenobio della cultura delle circonvicine sponde, del dissodamento di quel sovrastante lembo di monte, che porge un pane decoroso a centinaia di famiglie ; educò alla schietta pietà del sentunento cattolico i circonvicini abitanti, che, tra- sfuso per generazioni, mostra tuttoggi il primigenio suo vigore. Neir età della decadenza universale, rimasto vuoto di alunni, e nel 1447 venuto nelle mani laiche, provvidero i Frangipani '), signori di Veglia, Segna e Modrussa, col sostituirvi i frati Mi- nori Osservanti, già da tempi lontani nella città domiciliati. Alla venuta di questi , essendo angusto il recinto e quasi per rui- nare, si diede mano alla costruzione di nuovo edifìcio, che colle largizioni dei detti signori, poi coi sussidii cittadini, venne cinto in breve da robustissime mura, e ridotto a dimora claustrale, da ospitare dodici abitatori ; numero chiesto dall' ultima volontà del fondatore. Le due ali che si dilungano verso il ponente, sono opera dell' illustre padre Beldigera , compiuta negli anni posteriori per dare ricetto alla gioventù dedicata ad alti studi. Digitized by Google 140 IL 0A8SI0NE DI YEGLU Chiesa L' antica chiesuola dei benedettini, ora segregata dal nuova convento per mezzo di un chiostro di veneta architettura, es- sendo molto angusta ed insufficiente ad accogliere gli accorrenti alle solenni funzioni dei nuovi abitatori, venne destinata ad uso di semplice oratorio, e formato disegno di tempio vasto, cor- rispondente alla divozione dei vicini terrazzani. Quest' opera co- minciata dall'ultimo dei Frangipani, possessori di Veglia, fu continuata a spese di Caterina sua figlia, sposata in seconde nozze con Andrea Foscolo, la quale nel 1520 legò a talo scopo mille ducati d' oro ^), colla condizione che tosto dopo la morte il suo corpo fosse trasportato da Venezia, e riposto in un'urna dinanzi all' altare maggiore. La volontà della testatrice fu re- Kgiosamente eseguita; un' urna grandiosa collocata a nove piedi di altezza dal pavimento abbellisce tuttoggi la volta dell'antica chiesuola, il cui altare venne guernito di marmo fino, e dedi- cato a san Bernardino da Siena. È pur bello vedere dopo tre secoli di svariate vicende l'ultima superstite di quello storico casato decorare col suo frale la religiosa solitudine. Bella , ampia riesci la nuova chiesa. I suoi sette altari di marmo screziato colle quattro porte allato all' altare maggiore, decorate di marmi tolti dalle cave dell'isola; il suo soffitto a travatura colorata ; la tela che copre la vasta faccia intomo all'arco dell'altare, offrono un assieme maestoso e armonico. Una moltitudine degli eletti quivi schierati in divote attitudini, e in varie foggio di vestimenta tratteggiati da un felice pen- nello della scuola bolognese, rappresentano al vivo la gloria del paradiso. Questo classico lavoro fu fatto eseguire un secolo più tardi, come s' iscopre dall' iscrizione segnata sopra una fa- scia bianca con queste parole : E. VGHBT ALL* NICOL® DANDOLO PBOVIB® F. A. D. MOLIIIL Il dipinto dell'altare maggiore è di Girolamo da Santa Digitized by Google IL OASSIONE DI VEGLIA 141 Croce, del 1535. Nel mezzo del quadro si osserva la Vergine col bambino, circondata da angelici cori; nel basso del mede- simo scompartimento san Bonaventura e san Francesco, sant' Antonio e san Lodovico di Francia. Nella parte superiore, Pan* gelo Gabriele che annunzia a Maria il mistero dell'incarna-^ zione ; di rincontro, la Vergine in orazione. Nei laterali a de- stra , san Quirino vescovo di Veglia, santa Caterina vergine e martire, e san Giovanni Battista ; a sinistra san Giuseppe, san Girolamo e santa Chiara. I simboli della vita di Maria occu* pano i quadrelli nel basso della pala. — U primo altare dopo il maggiore dal lato del vangelo è dedicato a san Pietro di Al- cantara: bello il dipinto, d'ignoto autore. Mentre nel fitto di una selva, dappiede alla prodigiosa sua croce, sta assorto nella contemplazione, tre angeli si presentano a sollevare il pesante legno, e guidarlo al luogo, dove turbe d' uomini e donne, se* condo si legge, aspettavano di udire le sue istruzioni. Il se- condo di quella parete rappresenta san Francesco ratto in e- statica contemplazione coli' impressione delle stimmate. La sacra scena qui è tratteggiata nella piena luce del giorno: sulla ri- pida strada delle giogaie dell' Alvernia si vedono ritornare alle loro case alcuni curiosi accorsi all'insolito lume della notte pre- cedente : un ci^cciatore preceduto dal suo cane sofferma i passi all' improvviso riscontrarsi nell' uomo estatico : il compagno del Santo compreso da stupore tiene fissi gli occhi nel Serafino, che ancora non abbandona il suo posto. L' autore trasse il suo concetto da quella mirabile narrazione che si legge nel libro dei Fioretti , espressa in queste parole : ^ Nella detta appa- rizione serafica, Cristo, il quale apparìa, parlò a san Francesco certe cose secreto e alte, le quali san Francesco in vita sua non volle rivelare a persona: ma dopo la sua vita il rivelò; e le parole furono queste: Sai tu, disse Cristo, quello ch'io t' ho fatto ? io t' ho donato le Istimate, che sono i segnali della mia passione, acciocché tu sia mio Gonfaloniere. E siccome io il di della morte mia discesi al Limbo, e tutte l'anime ch'io Digitized by Google 142 IL CASSIONE DI VEGLIA vi trovai y ne trassi in virtade di queste mie Istimate : così a te concedo, che ogni anno il di della morte tua, tu vadi al Purgatorio, e tutte le anime de' tuoi tre Ordini, cioè Minori , Suore, e Continenti (Terziarii), ed eziandio gli altri, i quali sa- ranno stati a te molto divoti^ quali tu vi troverai, tu ne tragga in virtù delle tue Istimate e le meni alla gloria del Paradiso, acciocché tu sia a me conforme nella morte siccome tu se' nella vita. Disparendo dunque questa visione mirabile, dopo grande ispazio e segreto parlare, lasciò nel cuore di san Francesco un ardore eccessivo e fiamma d'amore divino: e nella sua carne lasciò una maravigliosa immagine, ed orma delle passioni di Cristo. Onde immantinente nelle mani e ne' piedi di san Fran- cesco cominciarono ad apparire li segnali degli chiodi, in quel modo eh' egli aveva allora veduto nel corpo di Gesù Cristo Cro- cifisso, il quale gli era apparito in specie di Serafino: e così parevano le mani e piedi inchiodati nel mezzo con chiodi, i cui capi erano nelle pahne delle mani e nelle piante de' piedi fuori delle carni, e le loro punte riuscivano in su '1 dosso delle mani e de' piedi , in tanto che pareano ritorti e ribaditi per modo, che infra la ribaditura e ritorcitura loro, la quale riu- sciva tutta sopra la carne, agevolmente si sarebbe potuto met- tere il dito della mano, a modo che in uno anello: e li capi de' chiodi erano tondi e nevi. Similmente nel costato ritto ap- parve una immagine d'una ferita di lancia non saldata, rossa e sanguinosa : la quale poi ispesse volte gittava sangue del santo petto di san Francesco, e insanguinavali la tonica e li panni di gamba.„ - Dietro l'altare maggiore ewi un quadro, copia di buon artista, su cui si ammira la Vergine col bambino dor- miente sopra un panno lino. Il divino infante adaggiato in quella positura naturale, mostra tutta la grazia e leggiadrìa. - Ewi pure neir intemo del convento un quadro di piccola dimensione, che si crede dello Schiavonetto. Il Redentore ^ulla croce, e le donne a piedi del santo legno, sono si maestrevolmente trat- teggiati da destare i più alti sentimenti negli'}ammiratorì. Digitized by Google IL CASSIONE DI VEGLU 143 Pàtrìotti ed estranei preferirono agli aviti avelli la chiesa di Cassione per riposo delle loro ossa. Fino dai primi anni tro- viamo, fra altri, an nobile di Segna collocarvi la lapide, su coi si legge: SEPULTUBA D.NI GEORGI Z VACCICH NOBILIS DE SEGNA SDBI SUISQ. HEBEDIBUS M D X L 1 1. A memoria imperitura del «primitivo Ordine venne tras- portata dalla chiesa antica la pietra sepolcrale di abate bene- dettino, segnata colle parole : S . VJBS . OBITU . P.EI . PBANOIS SCI . ABAT . HVI» . MONASTEBH M . OOC . L . DIE • MEKS . S . P . Il vivente Pastore della chiesa di Veglia, Giovanni Vite-i zich , l'amico di Cassione, a cui deve etemo x)(ordo quella sacra famiglia, e' pure ne disegnò il luogo da accogliere una porzione del suo frale, e depose il cadavere della madre nel nuovo ci- mitero coir iscrizione che si legge sopra un marmo incastonato nel muro : MABGABIT-ffiS VITEZIOH XIV KAL. JUNU ANNI MDCOCLIX MOBTALIS PEBFXJNCT^ VITA NATI IMMENSO DILEGTI AMOBE MEMOBIAK ÒELEBBANT PIAS mO SAOBANT LAOBIMAS AC CINEBI QUIETEM ÌETEBNAMQUE ANOLS «. PBEOANTUB PAOEM. Tutta r isoletta, coli' andar degli anni, venne modellata a guisa di Santuario ; sì che in ogni suo angolo tu .trovi o una cappella, o una croce, od un simbolo dove espandere i religiosi Digitized by Google 144 Hi GABBIONE DI VEGLIA affetti. Qaesta bell'idea dobbiamo al sopra ricordato padre Bel- digàra : uomo di stadi e di concetti superiori al comune pen- sare, rivolse l'animo ad ogni possibile miglioramento del ter- reno in origine rude e di varietà nessuna, consentendo al detto di Bacone, che riponeva la più pura quiete de' nostri pensieri, il ristoro maggiore del nostro spìnto in giardino bene ordinato. Varie stradelle ombrellate da querce e da olmi guidano da vari punti al monastero, che occupa il centro dell' isoletta: bella la via che dalla riva di approdo si diparte, più bella un tempo, quando doppie file di superbi cipressi la spalleggiavano, de' quali tuttodì non rimangono neppure i talli. Una cappelletta dedicata alla nascita del Redentore, una alla morte di san Fran- cesco, la terza alla Vergine concetta, e la quarta alla deposi- zione dalla croce, con quattordici nicchie all'intorno, rappre- sentanti quattordici stazioni della Via crucis, sono di quotidiano intrattenimento spirituale ai divoti. In ogni angolo, ove tu muovi il passo, l'occhio scerne un tutto che potentemente parla al- l'anima, e la subima fino alla divinità. Biblioteca Una volta ricca di manoscritti glagolitici come altre chiese dell' isola, delle quali quella di Verbenico conserva tuttora do- dici volumi di pergamene pregiatissime. Il Glagolita Clozianus pubblicato dal Kopitar nel 1836 in caratteri ciriliianl, che si dice trovato nel tesoro dei Frangipani dal conte Cloz di Trento, esso fu rinvenuto nel convento di Gassione, e involato senza svelame il pregio. Rimonta quest' esemplare all' anno 1057, e offrì materia all'ultimo possessore di parlare più precisamente sull'origine e sul progresso di quella lingua«Fu dato in luce con quest' indicazione : Bartholomodus Kopitar. Glagolita ClQzia- nu8, id est, Codtds Glagolitici inter suos facile antiquissUm , olim, dum integer erat Veglw in thesauro Frangepaniano^ ha- Digitized by Google Hi CASfilONE DI VEGLIA 145 biti prò S. t/ieronymi biUiis Croaticisy suppari^ue ad mini^ tnum exarato a MLVlh Cyrilliano Ostromiri Novo§radensis ^ Aetxfavov Foliorum XII membraneorum, servatum in Bibliotheca ili. comitis Paridis Ctoz tridentini. Si oonservaiio manoscritti in pergamena : Tota ehristianm fidei disciplina^ pertinens ad duo, ad Fidem et ad Intelligen" tiùm Conditoris di Alberto Magno. — TVièu/a vocabtUortim Bi- blicB et Legendartmè sanctoruni Isidori et Augusti ni; nec non utriusque juris canonici et civilis , Virgilii et aìiorum dodo- rum^ compilata a fratte Francisco ordinis fratrum Minorum de civitate Eugubina^ Molte voci spiegate con buona critica y molte illustrate con ottimi esempi. Non posso precisare l'epoca, ma è lontana: né credo stampato mai il manoscritto. Volumi delle prime stampe: Confessionis Sumtnula are-, verendissimo in Ckristo patre fratte Antonino archiepiscopo flor- rentino editOj impendio Joannis de Colonia Agrippina^ et Jo- annis Manthen de Gerretzem. Venetiis^ 1474. — Deeretales. Venetiis, per Franeiscum de Dailbrun et Petrum de Batua,, 1477. — Confessionis Summuta, a reverendissimo in Christo patte fratre Antonino archiepiscopo fiorentino editai impendio Joannis Colonice Agrippinensis^ Joannisque Mantlien Gerretzen* Venetiis^ anno saluUs dominidB 1 480. — Psalterium cum Uym- nis^ impressum Venetiis per Jacobum Britanicum Brixiensem et Thomnm AlexawMnum^ anno Domini 1480. — Quoestiones super tota philosophia naturali nungislri Joannis de Magistris doctotis Parisiensis cum explanatione textus Aristotelis. Im- pressum ParnuB , anno dominici nataUs 1 48 i . — ExposiUo beati Thome Aquinatis in libros Aristotelis : impensis Baynaldi de NovomagiOf anno Domini 1481. — Sancii Hieronymi opus in vitas Patrum sanctorum AegypjHqrum : impressum Yenetiif, per Octavianum Seotum Modoetiensem, 1483. -^ Divi CceoiUi Cypriani viri sanctissimi et eloquenlissimi epistolce , a Luca Veneto, Venetiis impressa anno s^luiis 1 483. — Liber primys Defenswnum theohgicB divi doctoris Thomm de Aquino. Venetiis, 10 Digitized by Google 146 IL CASSIONE DI VEGLIA per Octavianum Scoti Modoetiensemy anno scUutiferw tnearita- tionis 1483. — Liber quartus Defensionum theologicB divi do- ctoris ThomoB de Aquino. Venetiis, per Octavianum Seotum Mo^ doetienseni * anno salutiferce incarnationis 1 484. — Juniani Mali Parthenopei de priscorum proprietate verborum. Dionysius Berthocus et Pel^rinus de Pasqualibus Bononiemes Venetiis impresseruni ^ 1485. — Primus liber ^ententiarum Joannis Scoti, emendatus a sacrce theoUfgiw magistro in Universitate Patavina Gratiano Brixiano ejasdem ordini^. Venetiis , anno Domini 1490, impensa Bernardini de Novaria. — S&rmonet sancii Augustini ad tìeremitas et alias. Venetiis^ per Bernar- dinum Rizum de Novaria^ anno Domini 1490. — Meditationes divi Aurelii Augustini^ episcopi Hipponensis^ et alia quamplu- rima opusculaf impensis et opera Dionysii Ber lochi de Bononia accuratissime impressa^ anno a nativitate Salvatoris 1491. — Urbanus Averroista philosopkus summus : Commentarium super librum Aristotelis de physica. Venetiis, 1492 ^). — Divi Ber- nardi ab. ad sororem de modo bene vivendi in Christiana re- ligione. Venetiis^ per Bernardinum de Benaliis Bergomensem^ 1494. — Probationes conclusionum acutissimi doctoris Gulielmi Hentisberii una cum celeris opusculis, redactw per prceclaris- simum virum dominum Joannem Manom Mapellum Vicentinum philosophum. VeneliiSy per Bonetum Locatellum Bergomensem , 149i. — Opuscula divi Bernardi abatis Claravallensis ^ im- pressa Ven'ètiiSjper Simonem Bevilaquam Papiensem^ anno Do- mini 1495. — Prima pars Summos sacroe theologice angelici doctoris sancii Thomce de Aquino, castigala a fratre Angustino Natali de Ragusio ordinis prcedicatorum. Venetiis, anno Do- mini 1495. -^ Sermones sancii Vincentii, illuminatissimi sa- orcB theologice professoris, acutissimi fra tris divi Ordinis prce* diealonum. Venetiis, per Jacobum de Leuco, impensis vero La- zari de Saordia^ anno Dontini 1496. — Nonii Marcelli Peri- patetici Tiburicensis compendiosa doctrina ad Filium, de pro^ j»rielate Sermonum, M, Terrejitii Varronis^ de linguor latina , Digitized by Google IL GA£lbiO»£ Di VEGIilA * 147 l^ri dm. . Laurentii VaUenris degfoUim de Hngua latina, libri $mì^ VmttiiSg per Chri$$ofarum de PensU, 1496. — Omnia JrùOotdis Stagiritae opetfa tam in logica quam in philosophia miÈmndi et maroK» et metapkysiea cum Commenlariis Averroie O&rdmbensit. Impema ac dUigentia Oetaviani Scoti. Venetiis , marno Daadm t490. — MagitUri Petri Bergomensis ordinis pnediea^irum, Tnéutà in libron^ opusculay et commentarios divi Thomae de Aquino, eum additionibus eonclusionum , concor-^ dantiie dietorum efus^ et sacrae scripturae auctorilatibus. Ve- netiis, per Joannem Rubeum, 1 497. — Landulfi almi ordinis Cartusiensie j evangeliorum totius anni interpretatio et expo^ sitiOf ac super ipsorum meditatio. Venetiis, per Simonem Papi, 1498. — Moralia sancii Gregorii papae in Itbros beati Job , impressa Brixiae, per Angelum Britanicum de Pallazolo, 1498. Mote ^) Nieolaut éfiteofUM servus servortsm Dei. Venerabili frairi BpiseofO Ve$lm ^mimiem et afoetoUemm benedieiionem» Ad deeorem sanetm reUgionie ui iUiue u~ biiibei dilaieniur eahUmree feeunàiue frofmghMs ofostoHee medUatiome diffustHS dirigenlee inimitum singulorum sub re$ulari observantia altissimo famulaiurum sufflicibus illis preserHm per quem ipsorum statui et indemnitatibus eonsu^ litur votis annuimus maliose. Sane prò parte diUetorumfUiorum Nobilìum Viro- rum Martini et Johanmis dietorum de Frangipanibus Comitum de Vegle, Sene et Modruse nobis nuper exkibita petitio eontinebat fuod olim %psi recensentes fuod Monasterimn Beatm Marim de Castilione Ordinis saneti Benedieti tue Diocésis. post obitum fuondam Dominici ilUus Abbatis per multos annos extra Roman^am Curiam Defì»neti vaeaverat, ac Monaekis et personis camerata ae per laieos d^~ isntum et de facto occupatum fuerat, duos fraires Ordinis Minorum Fratrum ad itUus, ne ad totaUm deveniret ruinawì, regimen et conservationem deputarunt. Et sieut eadem petitio subiungebat ipsi ConUtes affeetenty putd in diete Menu" sterio propter iUius fruetmum et proventuum qui Vighuifuatuor florenorum auri de Camera vahrem annuum secundum eomunem extimationem non exeedunt. Digitized by Qoo^z 148 IL CASSIONE DI VEGLU Mandi Benedieti sufprimaiur et de OkservauHa firatrum Minorum ordùwt ku^ iusmodi perpetuo créetur et erigatur, prò parte dietorum Comitum nohUfuU Aai- militer euppHcatum ut super kiis opportune provideré de bénignitate mposttMom dignaremur, Nos igitur pii de premissie eertam notiUam non habmnuM huÌ¥$modi supplica tionibu» inclinati firatemitati tum per Apostolica Scripta mandamus qum- tenus super premissis omnibus et singulisj eorumque eireumstantUs universi* , aùetoritaie nostra te diligenter informes^ et si per informationem hn^usmodi ita fisse inveneris, saneti Benedieti in eodem Stonasterio ex illius Abhatialem digm- tatem eodem auetoritate penitus supprimas et extinguas ac fratrum Minorum, de Oòservantia ordines ht^fusmodi erees eHgas et instituas nee non ipsius BbmaetsrH bona plus offerenti vel offerentibus adhibiiie debitis circa hoc cautelis ei eoiem- nitatibus vendas et propenentia exinde precium et pecunias in reparatiomem ei restaurationem structuram et edificiorum ecclesie dicti Monaslerii et alias in tl- lius ac fratrum inibi prò tempore degentùtm utilitatem eenvertas integre et ess^ ponas ac alias facies, disponas ordines et exeiptaris omnia et singula ftce ùi pre-^ missis et circa ea necessaria fiicrinty seu etiam quouMdoUbet opportuna super quibus omnibus et singulis plenam et liberam libi tenore presentium eoneedimme facultatem. Bt insuper si suppressionem, eartinetionemf ereoHamem^ ereetionsm ei inslitutionem predictas fieri contigerit, universis ei singuHs fratrikus fuos mi domo ipsius Monasterii prò tempore residere contigerit, ut omnibus privilegiie indulgentiis libertatibus et exemptionibus prefato ordini fratrum Minorum et ip^ sius domibus ac personis per sedem predictam vel aHas quomwdoUbei generaOter concessis uti et gaudere libere ei licite vaieant, eadem auetoritate induigemus fsr presentes. Non obstante feUds recordationis Bonifacii Pape VUI predeeesseris nostri prohibente ne fratres Ordinum mendicaniium in aliqua civUate, viiia vel castro, vel alio quovis loco ad inhabitandum quoscumque demos voi loca de neve recipere vel e atenus recepta umiare presumant absque Sedie ApostoUce Heentia speciali faciente plenam et expressam de profUbitione huiusmodi w^ntionem et aliis Apostolicis eonstitutionibus ceterisque contrarOs quibuseumque, Datum Rome apud Sanctum Petrum anno ineamationie Dominiee Millesiate quadrigentesimo quadragesimo septimo. Tertio Kalendas Martii, Pontificatus Nostri anno primo, '} Un doeameoto originale, ohe si oonserTa neD'arehiyio di Cmaìodo, parla minutamente di qaesto legnato. *} Crìsalio Jadertino rettore di Filoso^ e di lledioinaiiell'UttiTersità di Pa- dova appose vani distici ai eoanenti di Uriutao Averrotsta in lode delF aitore. N-orfOr^ Digitized by Google 149 IiBSIN A * HADOHHA HBUiB GRAZIE A breve disianza della città, sopra una lingua di terra che Sporge entro il porto, fa fabbricato nel 1461 il convento dei frati Minori ad istanza del vef^ovo Tommassini; all'erezione del qnale concorsero le oblazioni dei cittadini, de' mercanti, de' ma- rinai e pescatori. In pochi anni crebbe a dodici alunni. Un se- colo dopo venne incendiato colla chiesa dalla flotta di Uliz-AIi, re di Algeri, e riedificato dai ricordati abitanti, come porta la seguente lapide collocata sopra la porta del campanile : HOO . DEIPAKS . YIBGINIS . MARI a: TEMPLVM . POST . INCENDIVM AB . IMKAKITATE . TVBCABVM . FACTVM AN . BOM . MBLXXI . XVI . KAL . SlEPT. ELEEMOBYNIS . OHBISTI . FIDELIVM . BZ. MAmSTttATYYM . NOBUiTVM . MEBOATOBVM NAVTABVM . PAVPEB . PISOATOB, <) . GB • MAXIMA . BEKEFIOIA . £18 . OOLLATA NVNO . VNA . CVM . DOMICILIO BÉBTAVBATVM . MANET MBLXXTV . TI . KAL . NOV. Chiesa iLa chiesa delle Grazie intitolata dal veneto governo San- laario della Repubblica venne arricchita di molte pregiate tele. Sopra uno degli altari di sotto all' organo si osserva la Ver- gine delle Grazie di pennello bizantino àfiì secolo XY ; si crede procurata quest'immagine da Soranzo in rendimento di grazia ottenuta mentr' egli colla flotta pericolava in una bufferà. Il qua- dro è coperto da una lastra di argento: sopra il braccio della Véiigine si legge in caratteri gteu: speranza dei disperali. Digitized by Google 150 MADONNA DELLE GRAZIE Pitture San fbanoesgo stimatizzato - Quadro di Jacopo Palma Juniore. ^LdL passione e la stimatizzazione sul monte Alvernia è il punto più cospicuo delP istoria di san Francesco d' Assisi. „ Questo serafino di carità, dopo lunghi digiuni e aspre macerazioni e- sercitate per il corso di quaranti giorni in solitaria rupe, dopo essere stato ricreato piti fiate da stupende visioni, offre alla fin fine una preghiera, la quale era il compimento di sue molte penitenze e meditazioni. Era la preghiera d'un uomo che ihpo tante di $ecoli vicende, Dopo tofU'tre cittadine, e tante Mtnpie guerre tremende D'un fopoio diviso e delirante 'J, dimandava di sentire i dolori sostenuti dal Redentore in sul- r ora dell' acerbissima sua passione ad espiazione delle peccata de' suoi fratelli. La mattina del di della santissima Croce nel mese di settembre, in tale preghiera^ elevato in Dio , vide un serafino con sei ali risplendenti, il quale discendeva a lui dal- l'alto del cielo. '^ Apparve tra l'ali l' immagine di un uomo cro- cifisso, che aveva mani e piedi distesi in modo di croce e come alla croce confitti. Due ali si stendevano sopra il suo capo, due si distendevano a volare, e due coprìan tutto il corpo. Quella visione lasciogli nel cuore un eccessiva fiamma di carità, nella carne una maravigliosa immagine delle piaghe. Imperocché im- mantinente gli cominciarono ad apparire nelle mani e ne' piedi i segnali dei chiodi, in quel modo ch'egli aveva allora veduto nella figura del crocifisso: similmente nel costato diritto ap- parve r immagine di una ferita di lancia, non saldata e rossa, per la quale spesse volte usciva il sangue,, ^). Questo fatto de' piti sublimi e insieme poetici nella storia del cristianesimo, fu trattato, per quanto io conosco, da Palma Juniore in due tele originali; l'una delle quali adorna T acca- Digitized by Google LESINA 151 demia delle belle arti di Venezia , T altra una piccola chiesa detta delle Grazie de' Minori Osservanti di Lesina. Se non che, dovendo noi far conto anche di alcuni vuoti degli accessorii che in quella scorgiamo e che pure vanno riferiti nelle cronache francescane, stimiamo dover dare maggior pregio a questa/ sì per essere più rispondente ad ogni fatto isterico, che per e- spressiono caratteristica di alcune posizioni, Manca la prima del- l'immagine del crocifisso, da cui emanano i raggi della stima* tizzazione, come poc'anzi abbiamo accennato; manca di domi- cilio sacro sull'estremo della rupe, che pure d'allora a oggidì s'osserva. Ma quest'ultimo là appare involto in una nube, la quale maestosamente scende sulle cime e a grado a grado dif- fondesi come per annunziare alle vicine castella un insolito av- venimento, laddove qui ben si vede dal nudo occhio trammezzo all'azzurro, e non meno rende magnifico quel punto eminente. La chiesuola colla contigua abitazione che abbiamo osser- vato sul dorso, in mezzo alla freschezza di alberi , rammenta , come Francesco nel mille dugento ventiquattro fessesi portato da Spoleto al castello di Montefeltro nel giorno di un grande corteo di cavalieri; quanti beni spirituali quivi avesse arrecato a molti di que' personaggi ; come da umili sue parole messer Orlando da Chiusi di Casentino avesse trattato seco lui dell'a- nima sua e lo facesse padrone di quei dirupi, provvedendo Ini e suoi frati di ogni cosa necessaria alla vita. Il libro de' van- geli che sta a' pie' del santo, dà idea di una visione, in cui gli si ordinava di aprire quel sacro volume, il quale gli avrebbe svelato ciò che Dio voleva ùre di lui Tre volte dunque e' sei fece aprire per mano di frate Leone, e tre volte gli si parò dinanzi la passione di Cristo. Una luce vivissima si vede dominare in ogni angolo della parte superiore del dipinto: quella luce illumina .di fiamma splen- didissima la cupa cavità di tutto il sentiero fatto già dalla na- tura quas' impraticabile : ella rende visibili con egual chiarore le più alte giogaie de^ contorni, e le jAt profonde vallate. Di Digitized by Google 152 MADONNA 0ELLE GRAFIE &tti quella mattina in sai cominciar de' crepuscoli^ qiiand' af- venne l'apparizione ^i pastori, che vegliavano nelle prossime contrade, ne presero grande paura, e certi mulattieri che an- davano in Romagna si levarono, credendo che tosse levato n sole„ '). Tutti questi punti che partitamente abbiamo considerato^ concordano mirabilmente col soggetto di cui accenna la storia. Tu vedi poi in mezzo ad orrida spelonca, irradiata da quett'in- sotito lume, il fondatore di nuova famiglia, che quasi preso da estasi, guarda stupefatto e non sa ancora immaginare dove e^ andrà a compiersi il terrìbile apparato che già comincia a toc- care le nevose vette dell' Alvernia. Il suo volto, le sue mani ne sono così espresse che non sai se in quel momento e' sia pe- netrato vivamente dalla passione di Cristo, o se pensa all'u- mana fralezza che non si confa con visita giammai fino ad ora da altr'uomo avuta. Né minor spavento o stupore tu leggi in quel frate Leone dianzi ricordato, il primo de' compagni che seco ascese la prima volta questa mìstica scala, che lo segui con scrupolosa obbe- dienza nelle penitenze, ne' digiuni, nelle meditazioni: tu lo miri Cadente in terra come trasonnata allo scoccar di quei cinque strali, figurati ne' raggi del serafino, i quali sello stessa istante lasciano impronte nelle mani, ne' piedi , nel eostato le cinque ben visibili piaghe. Questo dipinto del Palma va a buon diritto celebrato tra i più felici suoi lavori, perchè probabilmente condotto ne' pia bei momenti delle sue inspirazioni. Né so come questa scena , cui egli seppe tanto maestrevolmente ritrarre, tosse presa da taluno come mancante di varietà, di senso estetico^ mentre ve- diamo come essa con mirabile armonia venisse dai più reputati maestri tratteggiata in ogni secolo di arti belle. Gioto, detto per eccellenza il pittore di san Francesco, si offre come mo- dello a tutti i friturì in quest'argomento: e' forse come amico di Dante, il quale pure dedicò un canto alla pov^à dell' nomo Digitized by Google LESINA 153 singolare, e come i»ù vicino all'età s^^ lasciò, oltre gl'innu- mereYOli affi^schi che fanno superbe le volte della chiesa sn* periore e inferiore d'Assisi, la stupenda tavola della stimatiz- zaziooe ^) eh' è appunto meraviglia del suo pennello. Agli aspri sentieri dell' Alvemia, ed ai prodigi operati in quelle cavità al- pestri s' infiammò V anima di non pochi ingegni : essi parlarono tùù istraordinaria potenza al cuore di Pesellino, di Pier di Co- simo Rosselli, di Espinosa, di Zurbaran, di Villegas, senza no- minare poeti, ciascuno de' quali ne lasciò monumenti singolari di quella scena. — Sebbene la scuola veneta a que' tempi fosse venuta in molto decadimento per avere i suoi artefici deviato da quei primi prìncipii nei quali ogni buon pensatore trovava pascolo abbondante alla fantasia, tuttavolta l' ingegno di Palma, quantunque non sempre coerente, valse a mantenerle il decoro; e se altro egli non avesse lavorato che la tela da noi toccata, ciò solo basterebbe a rendere fama a lui, riputazione a quelli che l'istituirono. Il bedentobe bulla oboce - Quadro di Jacopo da Ponte detto il Bassano. Alle ultime parole profferte dal Redentore, segui la com- mozione nelle turbe. Cristo col corpo abbandonato sul legno, i gemiti, le lagrime, gli svenimenti per eccessivo dolore degli amici suoi, furono argomento a chi di maledizione, a chi di pietà e pentimento. La gran parte della moltitudine confusa, fuggi come perseguitata da morte, lasciando vuoto quasi tutto il terreno della croce. Maria, Giovanni, e alcune pie dònne ri- masero sole nel pianto: pochi soldati in guardia sonnacchiosi e tremanti : sul ciglione d' un colle qualche discepolo di tratto compariva timido e pauroso : tutti ique' poggi e piani dapprima gremiti d'incalzante plebaglia, ora sgombri, sono solitudine e tristezza. Bassano per natura sua portato a vaghe e tristi imma- gini, diede tale movimento e colorito à questa dolorosa scena, Digitized by Google 154 MADONNA DELLE GRAZIE che n' è assai difficile io altri cercarla così vivamente espo^essa. Le tenebre, che s' espandono per la tela, vanno rattemprate da accesi doppieri, da gagliarde e Incide pennellate sulle vesti de' soggetti che assistono appiè del legno ; per cui qnel Inme ser- rato, dove più, dove men languido, presenta molto distintamente gli oggetti. Agli urti, ed altri sperimenti inumani, i quali con fiera violenza eran stati &tti per conoscere se Gesù era morto, il corpo s'abbassa, le membra staccansi dal legno, le ginocchia girano insieme ad un lato, il capo si china tanto che il mento poggia sul petto, il sangue dalle ferite sgorga. Queste varie positure delle membra nel corpo morto vedonsi delineate eoa maraviglioso effetto ; né, mirando , sembra che altrimenti pos- sansi rilevare nel loro naturale che col mezzo di ardenti faci, le quali, nel momento che il Giusto manda l'ultimo respiro, vengono apprestate da due militi, che osservansi spuntare cogli elmi e colle mani sporte dal lato manco del quadro. In questo punto vuol pure esprimere lo sfogo estremo del dolore de' suoi diletti , il quale quantunque venga abbastanza a comprendersi dal pallore e dall' agitazione de' loro volti, dal- l' abbattimento delle cadenti vite, gli dà finimento tratteggiando gli occhi, tutti fisi in lui con pietà inenarrabile, le mani, che s' innalzano come a voler lenire quegli eccessivi tormenti, e soc- correre alle ambasce sue. La Vergine in lunga veste, ravvolta nella gramaglia resta immobile a qualche distanza ; Maddalena ^ stretta al tronco della .Croce colle sue chiome raccolte entro il velo che le ricuopre, annunzia nel suo eccesso non volersi di- partire dalla salma del suo maestro finché la morte non la colga nel luogo della redenzione. Giovanni , quasi fuori dì sé per il profondo dolore, spiega ora nel suo trasporto la passione che lo corruccia da più giorni per l'ingiusta sentenza data all'oggetto il più caro dell'anima sua: la mano vibrata con moto così sa- bito e improvviso, V altra che intornea il legno e in gìuso ri- piega, l'amore e sd^no effigiati sul volto di lui, mostrano il Digitized by Google LESINA 155 grande affetto che sempre sentì per la maére e figlio. Pregi prìacipali, oltre gli adombramenti artifiziosi, stanno nell'espres* sione maravigliosa della testa del Redentore, nel volto e nelle mani della Vergine, nel volto e nella mano sinistra di Giovanni, nelle scintille della lace che dalla fiamma de' doppieri vanno al fondo, 0 in opposte direzioni a battere sopra alcnni pnnti che egli vaole più osservabili, e che di fatti si potentemente affa- scinano, onde non dal pennello, ma da qnella paiono ritratti. — Questa tela, piena di vita e di contrasti, s' attribuisce dagli intelligenti al Bassano: essa realmente portarle somme bellezze e la particolare maniera sua di pennelleggiare. Non altro ab- biamo d' oltrepassare coli' occhio, che quel soggetto coperto coi drappi del santo Patriarca d'Assisi,^ sebbene anch' egli, quan- tunque presenti manifesto anacronismo, aiuti a far risplendere l'idea grandiosa dell'autore. LAVOBI di Francesco Santa -Croce. I tre dipinti di Francesco Santa-croce, che sono pure uno de' non infimi pregi di questa povera, ma ricca per arti, chiesa delle Grazie , fu creduto essere giunti da Venezia per cura e spese di alcune più agiate famiglie; ma nell' indagare la verità della cosa, e nello svolgere memorie municipali, si venne a dare quest' onore alla nobile famiglia Griffico, famiglia delle più chiare di Lesina, ora estinta, ma gloriosamente ricordata da sopravis- suti monumenti, e dalla fama di altre sue gesta. E sembra molto probabile che , gareggiando essa co' primi cittadini d' allora e in oro e nel desiderio di vedere la propria patria ornata di opere eleganti, avesse qui invitato l'autore, e gli commettesse i detti lavori ; la quale probabilità si scuopre massime dal col- locamento de' due altari all'ingresso del coro, dagli emblemi del casato Griffico, dall'avere dato luogo ne' suoi quadri a qualche immagine dapprima esistente, soprattutto dagli archi istoriati dà lui stesso i quali con bella simmetrìa s' uniscono al piano del- Digitized by Google 156 MADONNA BELLE GRAZIE r orchestra e formano un bel corpo architettonico. Da qui eri- dentemente appare quale fosse il gusto per il bello e ntile io qae' tempi, quale la pietà, quale V amore patrio. Sebbene la Dal- mazia tutta altor venisse allettata ad abboUire le chiese ed o- ratorii, e piuttosto in ciò che in altro amasse profondere le sue scarse sostanze, trovo però che questa città sola rispose a quel commendabile entusiasmo assai più d' ogni altra comune. Ma tornando all' astore : egli divise il quadro dell' altare maggiore in più scompartimenti, volendo con questa maniera di disporre, come nella soavità dello stile, seguire l'esempio di Girolamo Santa-^oce e i migliori della scuola del Bellini, della quale e' pure non era ultimo figlio. L' arco al dissopra che dà perfezionamento alla quadratura del dipinto, mostra la Beata Vergine, genuflessa in atto di leggere e meditare, e l'angelo che le si accosta ad annunziare il grande mistero: nella tela di mezzo si osserva san Francesco d'Assisi elevato da nube e circondato da una moltitudine di angioletti, al cui esaltamento sant'Antonio portante il suo giglio e san Bernardino assistono con divota ammirazione. Nello stesso scompartimento, di sopra la Vergine col bambino nelle mani fra un magnifico corteo di angioli : questa tavola a guisa di portella, fatta girare dà a ve- dere nel suo rovescio' un crocifisso, nell'interno la Madonna delle Grazie a cui fu intitolata la Chiesa. Al lato del vangelo vengono nel primo santo Stefano papa con san Pietro apostolo, nel secondo santa Chiara con una compagna; a quelfo dell'e- pistola sant' Andrea apostolo e san Girolamo, nel secondo di sopra sant' Elena con altra santa. Fra tutte le figure primeg- giano san Francesco e sant' Antonio e per la novità del con- cetto, e per l'ingenua espressione del fatto. Santa^eroce è uno de' rari che prima di Cesare Sermei e Guercino si abbia as-^ sunto un tema quasi del tutto originale, e in un angusto spasdo abbia profuso tante bellezze. I volti di Pietro e Stefano patrono* della città sono si bene marcati che a primo colpo d' ^eUo^ lasciano a vedere la delicatezza di finito pennello ; nel primo* Digitized by Google LESINA 157 risplende la maestà dell'alto magistero, nel secondo la ricchezza degli apparamenti pontificali. L' altare delia Concezione porta nel mezzo la Beata Ver- gine, di mano estranea, effigiata in stile bizantico, senza pregi di qnel primigenio colorire. Un'antica divozione d^li abitanti a quella tavola, forse in altri tempi di memorie gravi la volle conservata e attorniata di fiori del gusto veneto. EgU diede bella armonia ali' altare, ponendone ai lati i Profeti distribuiti in sette tavolette, ognuno de' quali tiene un iscrizione alludente ad al- cuno de' misteri di nostra Donna; in fondo del quadro san Fran- cesco. Qui l'attenzione viene maggiormente eccitata dalla va- rietà de' volti, dall'uniformità de' vestiti tutti di foggia orien- tale, e varia in tutti. Né poco studio dovette costare simile la- voro, poiché in ciascuno di essi si scuopre qnel carattere ch& non d'altronde che dalle opere loro può rilevarsi. Nel centro^ dell'arco che sovrasta all' altare a guisa di padiglione vi è col- locato il Padre eterno con allegorie tolte dal sacro testo : voi vedete ai due estremi montagne con dirupi, parte ignudo, parte coperte da morbide verdure, alberi frondosi e fiorenti nella loro pritfiavera ; nel sommo la città di Dio. Alla destra foggiate in> piccolo e in armoniosa posizione, la rosa di Gerico lunghesso un rivo, la palma, il platano, l' orto di sue delizie : alla man- cina il fonlte di acque vive, il fiore del campo , il giglio delle valli; in lontananza, la porta del cielo, l'aurora sorgente, il sole, la luna, la stella del mare ; al basso, specchio senza mac- chia. Tutti questi segni coronano la gran Vergine, che senza colpa originale s' affaccia sul mondo come aurora de' misteri più commoventi e più cari, che Tiene a diffondere la pioggia sulle aride pendici, ove ravvivando verzura, rifiorivano la rosa e il gelsomino e il gighe simbolo del privilegiato fiorb di Jesse. L'altare della Madonna del Parto offre nel mezzo della sua prospettiva la *Beata Vergine seduta, col bambino sulle gi- nocchia, intorneata da angidi: la modesta posizione sua^ i va* giti del bambina giacente sopra uno strato di panno e due o* Digitized by Google ]t58 MiLDQimA DBLLftOEAZm ngtieri, mrrooo di base per la eoiidotta d^e drcostanti ta* volette. Di sotto angioletti scberzosi in aria esottante, i qaa& CM Koti &nBo festa al nnoro re^ ammano qnella saspliee moBM e formano ns tntto brillante: ne* m^mpartimentì ai duella fl santo Pre6BF8ore che colla mano aeerana a Gesù, e GìrolaiiMi nei romitico aspetto. NelF arco sovrastante, il bambino poggiirta sopra qn Ietto di paglia a cui tengon compagnia tre angioletti con molta grazia e leggiadria : la Vergine puerpera da una parte colle mani giunte, dair altra san Giuseppe stanno contemplando; due giumenti riscaldano il nato; due persone in più sollevato laogo con metà della vita in fuori d' un balaustro ammirano la scena. Tutto questo spazio pare essere V ultimo angolo di un grandioso tempio di figura rotonda, il quale occupa tutto il re- stante della tavola a mano sinistra. Alladestra nel sommo do- mina una montagna, tutta cespugliosa, con radi ma enormi al- beri : sulle cime due pastori messi a guardia di animali lanuti che vedonsi pasturare per i poggi. Sentimento religioso accompagna ogni dove la mano del- l'artista, le fisonomie, le vesti, l'espressione, ogni cosa spira divozione. GENACpLO del Befetterio - Quadro di McUleo Rosselli. QuestV ampia tela, tratto tratto visitata da viaggiatori, che lunano di conoscere la sublime e svariata costa dell' Adriatico, è uno de' più bei monumenti che in questo genere di arti pre- sentemente si abbia la Dalmazia. L' acquisto suo è degno dì essere rammemorato come circostanza che rivela due cose non ignobili a sapersi , l' ospitalità , vo' dire , che sempre offrivano questi sacri asili, e la pietà divota dell'artefice. Rosselli, non so da quale punto d'Italia movendo verso Ragusi, dopo strani incontri in mare fu portato a Lesina ; nella quale città, caduto in grave malattia, trovò rifugio e nobile accoglienza nel con- vento dei padri Francescani. Prima di partirsi , a compensarli pei buoni servigi, regalò i benemeriti, nella bassa sua fortuna^ : Digitized by Google LESINA 159 della detta tela eh' era una delle più finite che seco perte^ra ; e che alla grandiosità del luogo in cai doveva collocarsi, lassai hene s' adattava % Non è mio intendimento di riportar adesso quanto fu scritto sui più e men pregiati suoi lavori , la gran parte de' quali si ammira negli altari, nelle volte, nelle lunette, specialmente della Toscana; dirò sob come Baldinucci narra, essere questi numerosissimi, quasi tutti di argomento religioso, ricercati non tanto da famiglie cittadine, dai duchi d'Italia, quanto da esteri sovrani. Né trovando fra que' capi dell'arte il nostro Cenacolo, perchè ignoto agl'illustratori fiorentini, ho creduto questa volta far parola si di esso che di alcuni altri dipinti, i quali in ogni tempo furono alla città di decoro, alla pietà e divozione eccitamento. In qualunque parte di questo grandioso quadro si volga l'occhio dell'osservatore, in ognuna vede regnare una quieta e maestosa armonia, un volgersi di faccie in tutti mesto e pen- soso pel tradimento, che sta a compiersi nell'atto il più so- lenne e angusto. La sala della cena, entro cui si osservano as- sisi gli apostoli, è segregata alle due estremità per mezzo di grandiose colonne, attorniata pure, come si può scorgere da uno degl' ingressi , da balaustro di basso colonnato ; la quale spartizione non poco concorre a dare maggior risalto a tutta la prospettiva, e rende chiara questa verità isterica che in molti lavori di simil fatta suole desiderarsi. L' uscita, che dalla manca mette in un atrio spazioso e negletto, vuol forse accennare alla vastità del luogo in cui i condottieri degli eserciti di Davide addestravansi nell' arte delle armi : queir area coperta da tetto porta pure la ricordanza delle sculture e degl'intagli, ne' quali s' era perfezionato lo scalpello di Nicodemo, della finitezza de' rilievi di Giuseppe di Arimatea: come questi buoni senatori piuttosto appigionassero un tale fabbricato, nel quale, quattro- cento quarant' anni prima, Malachia aveva profetato l' istituzione di quel sacrifizio, che poi doveva essere propagato e offerto per tutto l'universo. Digitized by Google 160 MADONNA DELLE GBAZIE Alla mensa: il Redentore circondato dai discepoli; CKuda gli è rimpetto, solo a quel lato. Ta vedi il divino Maestro che prende del cibo consacrato e appressa al labbro di Giovanili una particella di esso^ Giuda che nello stesso momento intinge la mano nel piatto, e qnasi manifesta il suo rimorso. Dal mo- vimento vario di questi soggetti V autck*e trae l' argomento per dare movimento generale a tutta la scena, e carattere suo pro- prio a ciascun apostolo. Quindi il volto del Redentore dapprima con tutti lieto e amabile, ora diviene grave e mesto; e' con dignità severa ritrae lo sguardo dalla persona dell' indemoniata discepolo, e benigno si volge al suo fedelissimo Giovanni, il quale con mani sul petto e in posizione assiu umiliante e me- ditabonda si china a ricevere il cibo che gli viene porto. L'ao* tore fa seguire tale mutamento alle parole : ^nno di voi ora sta per tradirmi, uno la cui destra è o^ a mensa con me . . . • . ma guai all'uomo, da cuiH Figliuolo dell'uomo sarà tradito.,, Egli vuole far partecipi tutti dell'impressione che queste dovevano aver prodotte; per cui si scoige chi suppliehevole colle mani al cielo, chi a guardarsi col suo vicino e chiedersi a vicenda di quel risentimento, chi a percuotersi il petto per tanta acelleranza, altri temere della propria innocenza, altri es- sere incerto a chi quel rimprovero s' indiriga, e dimandare: Signore, sono io quegli ? al mormorio che dev' essersi suscitato in quel momento , chi de' serventi abbandona il suo ministero e si accosta ai discepoli per conoscere l' accaduto, chi silenzioso dal suo posto sta attendendo se altro abbia a seguire: ma tutti occupa un triste pensiero accompagnato dallo sd^^o per la morte vicina del Giusto. Più che ad altri pone mente a Iscariotte, come a quegli che, per l' enormità del delitto, doveva essere noto si per messo delle tde, che delle storie a tutte le generazioni. Rosselli di animo nobilissimo, di tempora assai mite^ dovette oota riseit^ ipento religioso pennelleggiare Foomo pentolai)}' iniquo ttn>egp del deicidio. Ef^ tel'ofire col bcmello stretto ntila nano, al Digitized by Gòogle LESINA 161 portamento altero e alla plebea sfacciato, che a prhno colpo d' occhio si fa conoscere quale egli era per lo passato. Se non che quando s'ode proferir la tremenda sentenza dalla bocca del suo maestro, allora solo cesse alquanto quella sforzata imper- turbazione; e sì lo vedi adesso arrestarsi colla mano sospesa nel piatto, e coli' altra raccorrò è nascondere nel lembo del tap- peto ristrumento della sua condanna. Il sqo posto fuori della linea di altri compagni, il sudore che sembra bagnargli la fronte e le spalle, sono eccezioni che in lui solo si scontrano, e che dicono assai della gita di costui da Betania a Gerusalemme , delle grandi faccende concertate in quella giornata co' farisei. Molto sentitamente qui si astenne l' autore da quelle vie ordi- narie, dietro le quali, non eccettuando sommi, era mania di pre- sentare questo soggetto in forma scarna, con tinte nere, fulig- ginose, come da alcune bizzarie che talvolta vengon suggerite da certe circostanze, una delle quali dicono avesse bellamente immaginato il da Vinci nell' impareggiabile suo affresco. Al vario e animato colorire, per cui egli viene collocato a lato del Veronese, alla dilicatezza e perfezione delle teste, per cui r avvicinano a Vecellio, a questi ed altri pregi che in lui si ravvisano tanto naturali, aggiungiamo un' altra delle bel- lezze, a compimento di questo quadro, aggiungiamo la mirabile posizione di quel giovine all'ingresso della sala, il quale facil- mente deve essere un figlio di Simeone levita. Quanta natura- lezza e' non presenta mai ! quante grazio di pennello in lui solo ! La positura cosi inclinata per ragion della mansione a cui in- combe, e r atto incerto dello rizzarsi, ciò sovratutto dà elogio grande alla mente creatrjce che in si' bella forma riuscì a col- locarlo. Nel donargli quella movenza tanto espressiva e' f^are * ' abbia posto attenzione al giovine della comitiva di Gessé, il quale nello sposalizio di Raffaello si osserva isolato a spezzare la verga. Quegli- nel óientre sta a levare con ambe le mani l'anforetta destinata a uso jde' commensali, resta a'd un tratto sospeso, e melanconico volge la faccia a' sedenti : egli nel suo Digitized by VjOOQIC 162 MADONNA DELLE GRAZIE COSÌ Stare tiene un lingaaggio più animato e forte di qualunque più viva parola. Gli arredi della tavola spiccano di grande lusso orientale, e insieme della più semplice naturalezza II tappeto folla so- vrapposta tovaglia, alcuni calici, e altri utensili sono da osser- varsi con scrupolosa attenzione. Ogni cosa è si bene collocata a suo luogo e al vero naturale ritratta che facilmente illude , e più che si ammira, tornasi a rimirare. Lapidi sepolcrali La più antica, sei anni posteriore alla fondazione della chiesa, è quella della patrizia famiglia Griffico, segnata colle seguenti parole : SEMPEE FRAGILI - TOTIS HUMANE MEMOR VIVE N . G . SIRI SUISQUE POSTERIS MOOCOLXXI me CUBAT INSIGNIS GRIPFIOA FAMILLi. I posteri decorarono la chiesa di tre altari colle pitture di Francesco Santacroce; di un organo, il cui parapetto fu abbellito di pitture portanti la Passione del Redentore divisa in sei scompartimenti. Nel primo scompartimento a destra si legge: m^tinus d. benedictis f. mdxoex. Altre famiglie illustri e benemerite delia reb'gione predi- lessero la chiesa delle Grazie per la memoria de' loro trapas- sati; delle quali quelle di Cranco, di Gacich, dei Graziani e degli Angiolelli. Il Campanile Allato della chiesa torreggia un bellissimo campanile , o- pera de' tempi in cui fioriva 1' architettura moderna. Presenta Digitized by Google LESINA 163 esso forood qaadrangolare costitaita da più ordini con doppie colonne agli archi: sulla gallerìa si elevano otto colonne che formano un poligono ottangolare, il cui sovrapposto architrave circolare sostiene la cupola eretta ad ombrello. La commissione esistente a Vienna per la conservazione de' monumenti nel 1861 ebbe cura di ripararne i guasti , e di annoverare quest' opera fra i piil eleganti lavori di quell'epoca. Illustri francescani Sul principiar del sedicesimo secolo trovo alla reggenza della chiesa di Lesina Francesco Patrizio, da altri Pelrlzlo, dei Minori osservanti. La storia ms. di Alessandro Gazzari porta memoria di lui. "Francesco Patrizio, di patria Nonense, dopo un digiuno d'aspettativa d'un anno e più, fu posto del 1502 nella sede del defunto Bernardino de Fabriis. Si fé' diveder a gara de' predecessori, qual luminosa stella tra i dottori , lume irradiante del seggio pastorale, gloria della Chiesa, campione del cielo, e decoro de' prelati. Nel corso del suo pastorale go- verno fu istituita la cappella della Pietà, della cattedrale.» — Lasciò alla Chiesa il suo pastorale, stimato di molto pregio. Il P. Bonagrazia Stallo, di antica e illustre famiglia di Lesina, premiata de' titoli di nobiltà cittadina di Torcello e di Pela. A Capodistria ebbe per sedici anni la lettura di belle let- tere^ de' sacri canoni e di teologia polemica. Per lungo tempo tenne carteggio con Pasquale da Varese, generale de' Minori osservanti a Roma, da cui fu anche mandato visitatore delia provincia di Brescia. Chiamato al capitolo generale di Valenza in Ispagna, venne scelto a giudicare delle controversie e scrit- ture dell'Ordine. A più vescovi delia Dalmazia ed Istria prestò consigli giovevoli. Quando forse una dignità ecclesiastica doveva onorare i suoi meriti, monsig. Garagnini arcivescovo di Spalato Digitized by Google 164 MADONNA DELLE GKAZIB ÌD una saa relazione lo nomiDava: eximium virum, qui litte^ varice et Christinnce Reipublicce hactenus valde profuii. De' suoi scritti e' è solo a conoscenza an' orazione latina recitata per la celebrazione de' Comizii della provincia , stampata a Venezia del 1765. *— or^'>r>w* mote ') Padre Frano. Prediani in un ode al detto santo. ^) San Bonaveutora — Tommaso di Celano — Fioretti di san Francesco. ') Fioretti — Cons. terza delle sacrosante ìstimate di santo Francesco. *') Ora al maseo del Louvre. ^) Questa vuoisi da taluni Elena madre di Costantino perchè portante qual^ che segno di corona: non so come un tremendo anacronismo fra tanta evidensa* ^ Queste e altre notizie che dicono alcuna cosa della città di Lesina devo all'amico Girolamo Macchiedo, il quale con indefessa vigilanza attendendo alle glorie della patria sua, trasse buona parte delle presenti dall' archivio del coiitt Pietro Bucchìch, cittadino di molto merito, e di grata ricordanza. Digitized by Google 165 XIII. NEESSIHC - SAN FAANCBSCO A due miglia da Ossero, dove, porta una pia credenza, avesse approdato san Francesco nel suo viaggio per la Pale- stina, e lasciato due compagni chiesti da quei vicini abitanti, sorge tuttora uno dei piil bei conventi che si abbiano le isole del Quarnero. La sua fondazione è dovuta a Colano de Drosa, nobile cittadino di Ossero, intorno agli anni 1505, come si toglie dalla seguente pergamena. Die 28. mens. Maij MDV. indici. 8. Heverendus frater Franciscus de Dragonibus CatharensiSy ord, min. observantium Viearius provincialis provincice Dal* matioe una cum fr. Angustino Jadrens. eius socio comparue^ runt eoram rev. presb. D. Cipriano de Columbis^ vicario Auxeri substituto^ nec non coram .... ipse rev. frater Franciscus antedictus coram ipsis exposuit et narravit qualiter D. Colanus de Drosa q. domini Francisci nob. Ausserij ductus spiritu son- do ad honorem Dei et seraphici sancti Francisci in remissione peccatorum suorum, nec non suorum mortuorum ac prò salute animarum huius dioecesis Ausseren. ac totius insuke decrevit condere et (edificare monasterium beati sancti Francisci ordinis minorum observantium in villa Neresine , quapropter mona^ sterium .... Dalle tempeste di vita lungamente travagliata e lusinghiera chiamato il nobile cittadino agli affetti di pura religione, ne diede tosto per saggio di tale suo mutamento V erezione del patrio monastero. Ecco quanto si ha di lui da lettere comunicatemi dal benemerito padre Orìsogono Caravanich. "Durante le guerre coi turchi Colano Drosa era capitano di una galea noleggiata Digitized by Google 166 SAN FRANCESCO " a sue spese; che servir doveva ad aso delle proviande da spe- dirsi ogni tratto alle truppe venete in oriente. Veleggiando una volta, dopo le tante, verso quei lidi, e uditane la catastrofe toc- cata air esercito veneziano, si restituì bentosto nel suo turrito palazzo, che, come tuttora si scorge, sorgeva a guisa di castello fortificato, munito di ardui bastioni con un mobile ponte, avente l'aspetto d'inespugnabile rocca. Tale diserzione fii reputata a grave delitto, onde, acquietatesi le cose dell'oriente, il Senato spedì una mano di armati coli' ordine d'impossessarsi del ca- stello e condur lui vivo o morto. Vi si tenne per lungo tempo difeso da suoi bravi, ma venuto a morte, il palazzo venne a- perto e dato a discrezione del nemico. In questo frangente sua moglie Chiara Bòcchina, donna forte e coraggiosa, indossati i vestiti da festa, si fé' incontro agli armigeri, gl'invito a lauto banchetto , coperto di squisite vivande , e di più squisiti vini. Durante l' ebrezza della festa che venne a lungo protrata, sparve il cadavere del suo amato Francesco, e sotterrato in angolo del castello da lei indicato. Svaniti i timori di altre investig^n- zioni, fece trasportare le sue ossa nella tomba appositamente lavorata, con quest'iscrizione: LUGE PAUPERTAS, CLARA BOOCHINA CHARO CONIUGI COLANO DR08A MAUSOLEUM , QUI TEMPLUM C(BNOBIUMQUE EREXIT, PIENTISSIME POSUIT Xn. K. JUNU MDXm. I discendenti della famiglia Orosa, che preposero d'illiriz- zare il cognome avito, volendo pur essi depositare qualche me- moria del loro affetto verso la benemerita famiglia, intesero di abbellire il pavimento del coro con una grandiosa lapide di marmo, dedicata ad uso indicato dall'iscrizione: Digitized by Google NERE8INE 167 8I8TE GBADUM QUI PRiETER ABIS MIRARE SEPnLCHRUM HOC DRAGOZETICH CONDIDIT ERE SUO NOMINE FRANCIBOUS, SED BOLIS NOBILE TANTUM RELI0I0SI8 NEO NON SOLI 8TRUXIT OPUS. ^Colano Drosa che vide insieme al convento condotta a termine anche la chiesa , assegnò la somma di quaranta ducati per una tela da collocarsi all' altare maggiore. Questo quadro rappresenta il patriarca di Assisi , ratto in estasi nelP atto di ricevere le sacre stimmate : accanto gli sta il prediletto com- pagno, assorto nella meditazione della santa Scrittura. Nella parte inferiore dal lato del vangelo, san Gaudenzio vescovo e protettore di Ossero, con barba veneranda, e col capo chino in atto di schiacciare il capo del velenoso serpente, contro il cui micidiale morso gli abitanti dei circonvicini paesi ricorreano al suo patrocinio. Di rincontro il serafico dottore, san Bona- ventura, volto con mani supplichevoli verso il santo taumaturgo : indi seguono santa Chiara coir ostensorio in mano in attitudine di fugare i Saraceni, violatori del sacro asilo, e san Nicolò di Bari coi tre pomi allegorici, smunto e scarno dalle incessanti fatiche del pastorale suo ministero — Sotto questa gran tela pende un bel dipinto rappresentante santa Caterina da Siena in atteggiamento molto espressivo; dono del dottor Francesco Colombie, cultore appassionato delle arti belle. — Nella cappella laterale, sant' Antonio di Padova, dipinto di poco pregio arti- stico, a cui giornalmente traggono divoti de' vicini villaggi. L'al- tare va guernìto di autentiche reliquie di s. Caterina di Bo- logna e di s. Biagio vescovo e martire col suggello di Pier- Antonio Zucheri vescovo di Veglia, del 1783; di s. Antonio di Padova e Francesco di Assisi col suggello di Lazzaro Yla- Digitized by Google 168 SAN FBANOESOO dagni arcivescovo di Antivari del 1759 ; di s. Rosa di Viterbo colla firma di Andrea, cardinale e vescovo di Viterbo del 1709; dei santi martiri Felice, Giocondo, Costanzo, Innocenzia, Re* vocata e Vincenzia, colla firma del min. osservante Giaseppe Caccia, vescovo di Traù, del 1735; dei santi Giacomo delle Marche, Giovanni da Capistrano, Luca, compagno del tauma- turgo di Padova, e dei beati Andrea da Ibernia, dono dell'a- mico dell' Ordine, Antonio Maria Budinich. Sul medesimo altare fu collocato nel quarantotto un quadro portante 1^ Vergine col divin putto, bella e graziosa pittura regalata da innominata benefattrice. Di prospetto a questo v' ha l' altare della Madonna delle Grazie : una nicchia di marmo racchiude l' immagine della Vergine di greco pennello, che si crede portata dalla Rossina nel tempo delia prima invasione ottomana. — Due dipinti di Girolamo Santa-Croce, guasti in buona parte, uno dei quali a- dorna il detto altare, l'altro quello della cappella interna del convento. — Dà bel ornamento al luogo il campanile di buona pietra: è un quadrilatero a colonnette ottangolari con cupola lavorata a quadrelli di colore bigio. Fu incominciato e condotto a buon termine da un converso architetto nel 1590, e com- piuto nel J604 per cura di p. Lodovico da Ossero. — Uber- toso poi pascolo di ogni soda e sana dottrina troverà qui ogni amatore di scienze e lettere. Fra i classici sacri e proiaai, nella moltitudine di volumi predicabili e morali, nella copiosa colle* zione degli scolastici, trovo degni d' annotarvi que' delle prime stampe, e sono : Summve confessionis . . . fr. Aslenii de AsL ord. min. maxima cura et sollicitudine fr. BarUiolomei de Bel- iati del FeUefy ac fr. Bometii IJispani emendata^. . . . sump- tibus et iussu Nicolai de Frane for dia Venetiis finis imprimendo impositus est per Leonardum Wild de Rulisbona 1480 die 28 aprilis — Celeberrimi iheologiae magistri fr: Roberti epise. A- quin. ord. min. quadragesimales .... impressi in cicitate Venetiarum per Oclavianum Scolum Modcetiensem , 1482. — Quaestionvs perutiles sup. tota philosopl^ia magistri Joannis Digitized by Google NEBESINE 169 dtìctoris Pari$iensis cum exptanatione textus Aristotelis. Im- pressae Venetiis an. dom. naialis I4S7 tertio Kalendas iunii per Bonetum Locatellum sumptibus expensis Octaviani Scoti Modcetiensis, Augustino Barbadico inclito yenetiarum duce. — Prologw in qtuiiuor Evangelista^^ in testamentum vetus • • • fr. Nicolai de Lyra ord. min. Venetiis apere et sumptibus 0- etaoiani Scoti Modaetiensis, 1489. — Nova Decretalium eom- pilatio Gregorii IX impressa Venetiis impensa atque diligentia Thomaét de Blavis de Alexandria, anno salutis christianae 1489 die 4 decembris. — Divi Uieronymi religionis ecclesiastieae doetoris eximii huie secundo epistolarum volumini finis • . • emendatum et impressum per Bernardinum de Benaliis Ber- gomensem anno natalis dominici ì 490« die 1 3 iulit. — Summa Angelica cum casibus conscientiae per fratrem Angelum de Cla- vasio compilata . . . Venetiis impressa per Georgium de Ar^ riveAenis UanttMnum anno domini 1492 die 5 iunii. Illustri francescani Tommaso detto illirico 8orU i natali ad Ossero al valicar del quintodecimo secolo. I primi anni della sua vita fuggirono rapidi all'occhio della storia: chiarì sono gli ultimi pegli ef- fetti mirabili del suo magistero. Alcuni lo ascrissero ad Osimo nella marca Anconitana , ignorando probabilmente Ossero, o facilmente prendendo Auxi- mum per Auxerum (il vero Absorus) , né sotf occhio avendo l'epistola da esso diretta al clero di Lione , nella quale egli assevera, essere compatriota di san Girolamo. Che che no sia, la sua prima educazione venne affidata ai padri Francescani di Cassione; poscia fu mandato in Italia, come usato erji prati- carsi in quelle e nelle successive epoche. — A buon principio spiegò molto genio in varii rami del sapere. Informatosi sovra- tutto r animo nelF eloquenza sacra, e nelle fonti che la fanno Digitized by Google 170 SAN FRANCESCO efficace, salì a fresch'età i più rispettabili pulpiti, che a lui fruttarono incomparabili elogi, vantaggi grandissimi a chi ebbe la ventura d' ascoltarlo. A guisa dei primi campioni del cristianesimo, che nulla reputano le più dure fatiche, si cimentò egli di trascorrer TEa- ropa quasi tutta, e sparse in ogni sua parte copiosa messe di celeste dottrina ; per il che fino a noi s' annumera tra i più fervidi propagatori della morale cattolica. — In Francia pose piede, e sacrificò in essa un lungo periodo di vita. Questo an- gelico spirito, tutto intento a riformare i popoli per far risplen- dere tra essi la gloria di Dio, ottenne doni celesti, che sovra le forze umane reserlo portentoso da cogliere dappertutto frutti centuplicati. Tanto adoperossi, e tanto viva memoria lasciò di sé, che gli stessi nemici della religione non gli furono avari di elogi. Qualche memoria particolare ci trasmise Florimondo Remond regio consigliere al parlamento di Bordeaux nell' o- pera: SuW origine^ progressi e fine delV eresie: così egli: "Poco innanzi che Lutero apparisse, un Francescano nelle Gallie da luogo in luogo SI recava, istruendo il popolo, ed accorto facen- dolo dello sdegno di Dio, delle acerbissime pene, che a co- glierlo erano imminenti. Del quale uomo il dire alcunché parmi cosa commendabile, non sussistendo alcun suo scritto, sebbene, qual novella Cassandra , ndito 1' avessimo banditore dei nostri danni. Questo religioso, di nome frate Tommaso, per la santità della vita e d' ilUbati costumi fu universamente appellato le Saint homme. Dovunque andava, nunzio si faceva dello sdegno celeste: esortava tutti a penitenza. In qualunque luogo si re- casse, tale era il suo aspetto, che a quello si obbliavan tosto i giuochi, il lusso, gli spettacoli, come per pubblico editto U vedessi j)roscritti. Tutto spirava in lui purezza di pensiero, tutto santità di operare. Il popolo si affollava da' paesi vicini, accor- reva da' lontani per ammirare queir uomo singolare, per far te- soro de' suoi detti : e tale era la frequenza, che necessità pres- Digitized by Google NEBE8IKE 171 sava di schiudere i luoghi pubblici, non essendo capaci i più vasti templi a contenere tanta follia. „ Ma le sue geste, più che in ogni altro luogo splendettero a Bordeaux ; essa era il centro delle sue missioni. Scelta si aveva questa nobile città come a patria novella, in cui profonder doveva con tutto zelo le sue fatiche : a questa lasciò pure gli ultimi affetti d' amore. — La gratitudine dei cittadini lo ricambiava dei più sguaiati onori ; ma egli , come uomo che non era schiavo a vanità, o a deliri di lusinghiere laudi, seppe fuggire ogni u- mana ricompensa, riputando il più nobile guiderdone, il perenne ricordo de' suoi detti. A tal fine , perchè più efficaci si ride- stassero in essi quelle caste dottrine, né sfuggissero loro dalla memoria, li prevenne di quanto accader doveva, anzi inspirato profetò molti e deplorabili strazìi, che di lì a non molto erano per avverarsi. Essi furono il soggetto dell'ultimo sermone ivi tenuto : la chiusa del quale riporto. E quantunque in vecchiaia fosse solito di perorare come il cielo al momento l' inspirava , pure ogni parola era maturamente pensata. Così egli: "0 parte delle più belle, terra di delizie (Àquitania), paradiso del mondo ! quale piena di lagrime t'inonderà il volto! Vedrai per i tuoi campi sfavillar crudelmente il fuoco; e questi superbi templi, testimoni dell'avita pietà e divozione, con ingiurie e dardi o- stili saranno chiusi per mano dei nemici della Chiesa che in mezzo a te sorgeranno. Dall' Alto delle tue mura sarai mise- randa spettatrice dell'incendio dei templi, senzachè le dome- stiche sostanze tu possa far salve dal furore e dalla rabbia ne- mica. In questa guisa Iddio s' armerà di giusta vendetta sì per r empietà del popolo, che per l' ipocrisia dei presidi. Ma sic- come quei santi corpi che veneransi a Tolosa protettori della città, sono, è lecito il dirlo, gli stessi Dei tutelari ; così, o Bor- deaux, il santo Marziale ti sarà patrocinatore. „ Le quali pre- dizioni ebbero tutte compimento ; alcune alla memoria degli u- ditori. Le stragi avvenute nel 1570 le spiegano in gran parte. Tutti questi doni, che non può comunicare la terrena filo- Digitized by Google 172 SAN FRANCESCO sofia, si acquistò con severe meditaaiooi. — Fervido osserva- tore della religion penitente, passò i giorni più brillanti di sua vita ne' digiuni, neir istruzione dei popoli ; vestito di ruvide lane cinto di cilicio, giornalmente studiava d' avanzare nella santità dei costumi. Le quali cose molta gloria gli accrebbero si presso le accademie, che presso il volgo. — Fu carissimo a Clemente Settimo; e mentre questi gli aggiudicava onorìfici titoli, passò in buona vecchiaia agli amplessi del Signore. Le spoglie di lui con gran divozione si venerano nella chiesa delia Beata Ver- gine di Gamotessa. Il P. Ambrogio Caplzio di Ossero, professore in teologia predicatore zelantissime , dopo cinquant' anni di vita logorata sulle cattedre e sui pergami venne promosso nel 1579 alla Sede di Antivarì allora prìmaziale di tutta la Serbia. La cupidigia ottomana, mai sazia dell' appropriarsi i beni della Chiesa, spogliò di principali risorse la mensa arcivescovile, attenuò i fondi di varii Capitoli che si conservavano in vita, onde, per mettere riparo a tali rapine, si portò^ a Venezia a reclamare contro gli {Usurpatori. U rappresentante turco scrìsse allora dalla dttà dei dogi parole fiere contro il prelato cattolico per ciò solo eh' ei chiedeva la restituzione dell'eredità a cui non poteva rinun- ziare, sicché ne fu privato anche del poco che rimaneva. Fa obbligato quindi a visitare Roma per domandare sovvenimenti pei ministri del santuario, di cui esistevano ancora il collegio dei canonici della cattedrale di san Giorgio, il collegio di preti di san Pietro, di sant'Elia, e di santa Maria del suburbio. Nel- r ottantacinque fa a Bndua, dove teneva ordinaria residenza per essere stato occupato dal Cadi il suo episcopio. Cooperò insieme al p. Bernardino di Lecce a rimettere in piede l' antica Provincia dell' Albania , e riuscì ad aggiungere quattro nuovi conventi ai pochi superstiti dalle stragi ottomane. Malvise le grandi opere sue dal turco, venne un giorno sorpreso dai sat- telliti, e battuto lungo il cammino fino ad Antìvari. Ivi ciiiuso in fetida carcere rese l'anima al Signore nel 1598. Digitized by Google NEBESINE 173 Sugli scritti di Tommaso Illirico Appeidife di Gioseppe - Ferrari Copilli. Quantunque dica il Remond che non esiste verano scrìtto di questo sant' nomo, noi possiamo affermare che anzi parecchi ne hanno veduto la luce, dei quali possedendo la pubblica bi- blioteca Paravia di Zara una raccolta in un volume stampato a Tonno Tanno 1523, creduto abbiamo che per la sua rarità meritasse di venir qui dettagliatamente percorsa. Porta per titolo: Libellus de potestate Summi Ponti ficist editUÉ a Fratre Thoma lllyrice , Minorila verbi Dei precone famntimmo et apostolico: qui intitulatur Clipeus status Pa* palis. Di varie materie componesi questo Hbro, le quali stanno specificate sotto il frontispizio suddetto in questo modo: Uose eontinentur in hoc opuscolo: Qualtuor epistolce. Pria est ad Adrianum Papam VI (in data di Torino, 12 novembre 1522); secunda^ ad lllustrissi- mum {Karolum nonum) Dwem Sabaudive (in data come so- pra); tertia, ad Lugdunenses (ex oppido Hyrij in data 23 feb- braro 1522); quarta est epistola valde consolatoria ad Reve* rendissimum dominum dominum Episcopum Valentice ac Aba- tem monasierii S. Michaelis archangeli in regione pedemontana {ex ccenobio Sanctw Marion de tnisericordia in Montibus Avi^ glianiWf 12 maggio 1522); — Senno popularis de ecclesiw clavibus ac pontificum potestate^ cantra quorumdam errorem nuper clamantium in Yicarium Christi (ThohstB peroratus et Digitized by Google 174 SAN FBANOESOO cotnpilatus). — Specialis tractatus de poteslate suìnmi ponii^ ficis cantra Marlinum Luihcrum. — Conclusiones quedam circa electionem sumìni pontificis. — Casus septem tn quibus sum^ mus ponti fex est auferibilis de papa tu. — Modus se habendi tempore scismatis. — Confutationes quarundam conclusionutn Martini Lutheri. — Conditiones veri pasioris animarum, una cum probatione reformandce christianitatis, ac invectiva cantra malos christianos ecc. — Seguono indi qaeste parole: Lector candidissime^ libellum totum diligenter lege, et cum perleg^ris^ (une recte judicabis. — Taurini cum beneplacito IlL Ducis Sabaudice. In fine del libro, che è in formato di 8.vo e contiene pa- gine 316 senza numerazione, v' è un' epistola che scrive Frater Masseus de Fruzascho regionis pedemontancRy ordinis minorum divini eloquii humilis ac minimus proeco. Reverendissimo Do^ mino Domino Augustino Grimaldo Grassensi Episcopo. Con questa lettera frate Masseo indirizza al Grimaldi l' opera di Tommaso, che appella suo precettore, e della quale sembra ai^er esso frate contribuito all'edizione, molto lodandone il merito. La lettera si chiude : Ex Italia Cispadana urbe Taurinensi exa^ ratwn. 1523. X Kalendas Februarias, Ne viene poscia un' altra al lettore : Bemardinus Pastoris artium et medicine professor civis Taurinensis Lettori salu- tem , la quale tutta s' aggira in encomio del libro quantitate quidem parvuSy virtute magnus, e porta la data : Ex Augusta ligurum Taurinorum antiqua stirpe exarata. Anno parthonopei partus centessimw quinquagessimce secundae decados : Anno tertio: Kalen. X. Februarii. A questa tiene dietro il seguente : DecasiicoD io operis comeDdationem. Ignotus latuit Thomas non vile Minorum Uancipium^ cuius nunc sua fama micat. Excudit varium sermonibus arte diserta Hic opus: impressit docta Tliolosa prius. Digitized by Google NEBE81NE 175 Nunc aliud Papae clarum tjftAO summa potestas Pingitur excudit Dalmata noster opus. Arguii et fnores hominum, ritusque nefandos Crimina, ^quàe mundo nunc manifesta eigent. Pro quo debentur laudes et gratta summa lllyrico patri, qui dedit istui opus. Ghiadono l'opera le segaenti parole: Accipe Christiane lector libellum de Christi Vicarii poie^ state expletum : solertique diligentia revisum^ et castigatum : In alma Taurinensi civitate per Magistrum Joannem Angelum et Bernardinum fratres de Silva Calchotypos , ac bibliopolas egregioSj excussum et exaratum. Sumptibus vero camme adabilis Sterchatoris Dominici Bruna de Fruzascho : et proborum vi- rorum Michaelis, Antonii, et Mathei fratrum de Servais Pi- naroliensium. Anno salutiferi partus 1 523 die 23 Januarii. Deir altra edizione di Tolosa accennata nell' epigramma suddetto non abbiamo contezza; sappiamo bensì che nella bi blioteca Vaticana (cod. 6898, pag. 4) esiste una Epistola ad Ragusinos de invicem habenda caritate per F. Thomam llly". ricum (Gazz. di Zara 102 del 1841). E che di fatto nelle sue peregrinazioni la Dalmazia non fosse da quest' illustre o- peraio evangelico dimenticata, lo rileviamo dal raguseo Pietro Luccari, che negli Annali della sua patria (in Venezia, 1605, fac. 132) così parla dell' arrivo suo a tale città : "In questo ''mezzo venne in Rausa Frate Tommaso di Osmo, che predisse ''le cose future per rivelazione divina, e non com' alcuni ere- "dettero, per opinione propria fondata sopra l' osservazione della "sacra Serittura; e s'acquistò tanta riputazione, che prima da' "nostri uomini, e poi da lontani popoli era visitato. E con tutto "eh' egli fiigisse la frequenza delle persone, era nondimeno vi- "sitato da molti, che venivano per avere da lui la benedizione, e "intendere le cose eh' avevano da succedere. E crescendo que- "sta fama, era adorato come Santo. Onde, per schifare questa Digitized by Google 1 76 SAN fBANCBSCO ''gloria umana, provisto delle spese e altro che gli faceva bi- ''sogno dalla Repubblica^ con la nave di Pietro Antoni navigò "in Rodi; e quindi passò in Sona per visitare il Santo Se- "polcro. „ Dagl' indicati scrìtti si ravvisa essere stato Tommaso un uomo per quel tempo di molta dottrina. Nelle citazioni fre- quenti della Scrittura e de' Padri, d' erudizione grande fa mo- stra, ed anche la sua dicitura latina è abbastanza colta. Ma sovra tutto camp^gia il suo apostolico zelo, ed è ammirabile la franchezza, schiva d'ogni umano riguardo, ed incurante dì ogni contraddizione, con cui la corruttela del clero ed il ri- lassamento dell' ecclesiastica disciplina lamenta, e non meno ai popoli che ai potenti , ed al sommo gerarca medesimo parla verità, incresciose forse, ma sante. Anche in fronte ad alcuno di tali scritti viene Tommaso detto AuximanM, e de Auximo pure lo fa nelP accennata soa lettera il Pastore ; ma dopo avere vedute eh' egli medesimo si chiama Illirico e S. Girolamo dice suo compatriota^ e che Dal mata lo s' appella eziandio nell' epigramma surriferito, perdo- nare di buon grado possiamo ad Italiani scriventi in Piemonte d' avere confuso il nome d' una isoletta de' nostri mari con quello d'una delle più antiche ed illustri città del Piceno. Digitized by Google 177 XIV. PAGO - MADONNA ASSUNTA Sul cavaliero di an ameno e solitario colle, posto a mille passi dalla città, donde ti si aprono alla vista le ubertoso cam- pagne, che coprono gli altipiani delle due valli; sul cavaliero di quel colle, dove da antico con religioso culto si conserva neir antica chiesa collegiata la divota e miracolosa immagine della Vergine assunta al cielo, venne edificato nel 1589 un monastero pei frati Minori, colle pie intenzioni, quali leggiamo espresse nella lapide sopra la porta d' ingresso : ANNO DOMINI MDLXXXTX M0NA8TERIUM HOC NOBILIS VIR DOMINTJS GEOBGIUS DISOOVICH A PAGO, 8UMPTIBUS 8UI8 BEIGI PBOOUBAVIT AD U8UM FEATBUM MINOBUM DE OBSEBVANTIA. A QUIBUS DEO OPTIMO MAXIMO, AC BEATI88IMÌE VIRGINI MABOS lUGITER GRATLE AGANTUR, ET PRJES0E8 OFFERANTUB, PBO REMISSIONE 8U0RUM PECCATORUM, SUORUMQUE DEFUNOTORUM. Per cento e più anni, dacché per consiglio dei Veneti fu abbandonata dagli abitanti la città antica, che col nome di Terravecchia tuttodì si ricorda, e fu condotta a termine la nuova , e abbellita di vasta ed elegante collegiata , e di un ardimentoso ponte, che si vede gettato suir euripo che divide le dette due valli, fattura unica dell'arte veneta in Dalmazia; da queir epoca la primitiva chiesa coir immagine della Vergine rimase in custodia di un sacerdote , addetto al Capitolo colle- giale. Se non che, rendendosi semprepiù penosa la dimora di un solo peir accesso quotidiano dei divoti, alle cui esigenze spi- Digitized by Google 178 MABOKNA ASSUNTA rituali e^ da sé non poteva bastare , si deliberò nel 1585 tra la Comune e il Capitolo d'invitare i Minori Osservanti di san Francesco ; e affinchè, dice la cronaca, vi fosse daratora e per- manente la presenza dei religiosi , per primo fa il sig. Gioito Disco vich, nobile personaggio di Pago, a dotare il convento di Terravecchia con alcune terre (e saline), dalle quali i religiosi possano ritrarre mezzi convenienti polla sustentazione , fabbri- candone il convento dalle fondamenta. Non fa questa la prima instituzione monacale, né il primo cenobio francescano. Eremiti dai primi secoli vi avevan fissata la dimora in piti punti di queir isola, dove, non altrimenti che in altre parti delle circonvicine terre, si mantennero in vita a tutto.il secolo decimoterzo; e come si vuole, alcuno di essi, si procurò, dopo il decadimento dell'Ordine, la successione, e tenne vivo il culto del detto santuario, dappresso al quale si è a vedere anche ora le fondamènta di una cappella, e una abitazione a foggia di tugurio , stanza pregievolo de' primitivi cenobiarchi. A questi successero i frati Minori e i Predicatori , chiamati entro le mura della città a promuovere il decoro della religione, la cui esistenza perdurò fino alla soppressione gene- rale degli Ordini possidenti, avvenuta sullo scorcio del passato secolo. Incerto l'arrivo degli uni e degli altri: il cenobio però dei Minori, che fu poi dei Conventuali, se non contemporaneo alla prima epoca francescana, assai prossimo. Una scrìtta del 1306 ') di Napoleone, cardinale diacono di sant'Adriano, e legato della Sede apostolica, con cui imparte indulgenze pei divoti che avranno visitate le chiese dei Minori della Provincia dalmata nelle festività della beata Vergine, dei santi Francesco e Antonio, e di santa Chiara, annovera fra queste anche quella di Pago; onde se non delle prime la sua erezione, senza dub- bio delle più antiche. È probabile fosse stato il primo motore del nuovo cenobio V illustre padre Benedetto Benchavich (Bencovich), il quale, si crede oriundo, o nato a Pago. Il solo nome di questo bravo Digitized by Google PAGO 179 francescano bastava a inspirare tale santa opera negli animi de' SQoi concittadini. Oltre la fama di ragguardevole predica- tore e teologo, godeva pur quella di ottimo inreconsulto; onde la Provincia dalmata costituita allora in Custodia per circostanze del tempo, lo mandò quale suo rappresentante al Capitolo ge- nerale, convocato nel 1521 a Carpi sulla Sesia. Conosciuto quivi il merito de' suoi studii, venne delegato nell' anno seguente dalla Curia romana a comporne le liti che da più anni si agitavano tra i francescani della Boemia e Sassonia per il possesso dei conventi , delle custodie di Yratislavia e del Monte d' oro , le quali verso la metà del secolo antecedei^ si erano segregate runa dall'altra, ed erette in due provincie. Parti a compiere quest'offido col titolo di Commissario generale e di giudice supremo della causa. Visitaqdo le famiglie monastiche dei due regni trovò dapertutto con grande sua soddisfazione accoglienze cordialissime; e sebbene i Sassoni non si sentissero appagati sulle prime, pure l'onorarono con modi dovuti al grado e al- l'ingegno suo. Lodovico, re di Ungheria e di Boemia, che si aveva preso a cuore quest' affare, volle seco lui conferire intomo alle deliberazioni da prendersi durante questa missione, ond' ebbe a condursi a Praga, dove in pubblica assemblea lesse le ra- gioni della pronunziata sentenza, presenti, il vescovo di Agria, prelati della città e del regno, dottori di leggi, e grandi della corona. Le ragioni prodotte dal p. Bencovich furono ricevute con applauso, e corroborate dalle parole del re, che sono del seguente tenore: .... ccum itaque monasteria Ordinis Mi^ norum in pràefatis civitaùibus et locis sub dmbus custodiis ^ Uratislaviensi sdlxcet et Aurei montis sitaj cantra primaevam ardinatiofiem subducta, eaque ratione non ci tra magnum mo- lestumque gravamen sub duobus provincialibus posila sint: . . . • . Nos una cum regio nostro Ministro generali in scriptis votum nostrum aperuimus , qut in regnum nostrum Boemiae Commissarium in plenitudine potestatis ad pronundandam de^ finitivam sententiam inter differentias patrum provinciae Boe* Digitized by Google 180 MADONNA ASSUNTA miae, et patrum Saxoniae hahitas, miserai. Quam sententiam et digne et iuste potestate regiae maiestatis nostrae confirma- mus et roboramus : volentesque semoto omni impedimento, pror^ su.s executionem suam habeat et finem . . , » *). Neil' anno seguente furono portate le querele dei padri^ che abitavano i conventi di Slesia e Turingia, al Capitolo generale di Burgos ; ma anche quivi, parla il documento % ceum ita fuerint bre^ via pontiftcumt litterae regum .... lectaque fuerit sententia lata a patre Bcnedicto Bencovich ^ vennero riconfermate , con poche mende, le prime deliberazioni. Mentre dall' epoca di Eugenio IV sussisteva ancora la di- visione delle famiglie francescane in otto custodie, che erano, ti Bossina, di Cetina, di Stagno, di Greben, di Corbavia, di san Girolamo, di santa Maria , di santa Catterìna ; troviamo in una pergamena il p. Bencovich intitolarsi minister generalis provinciae Dalmatiae. Del medesimo titolo, come si legge sopra una pergamena del convento di Cassione, andava onorato nel 1521 il padre Girolamo di Quintalto di Verona, il cui nome un anno prima comparisce in un' epigrafe sepolcrale del con- vento di Zara colla frase, ministri provinciae Dalmatiae. Titoli questi, come quelli di commissarii, di delegati, di vicarii, che, spesso scontriamo nelle nostre pergamene, erano soliti d' im- partirsi dalla Curia romana pei speciali bisogni de' tempi e delle famiglie monastiche. Nessun altra memoria del nostro Benedetto Bencovich. Note *} Documento IX. ^) Wadini;. Tom. 16. ad an. ìòZZ. *) Ibi. ad an. 1523. Digitized by Google 181 XV. VEI.BBICH - SAN FRANCESCO La strada del Velebich può certo noverarsi tra le più ce- lebri, e per convenienza di traccia, e per accuratezza di lavoro, e per arditezza d' opera. Sopra un monte alto 4000 piedi, essa scorre per miglia italiane dodici '), con inclinazione non mai maggiore di quattro pollici per klafter, e superando quest'alpe altissima, valica il confine, e congiunge il nostro paese alle tante altre Provincie delF austriaco Impero. Fu cominciata nel 1826, e il 4 ottobre del 1832 veniva solennemente aperta. A monumento poi di riconoscente memoria verso l'augusto Monarca Francesco I, che ordinò l'impresa, si eresse ivi un tempietto dedicato a san Francesco d'Assisi, e il di 20 maggio 1841 venne consacrato (da mons. Giovanni Bercich vescovo di Cassia, e vicario generale di questo arcivescovo Metropolita). Situato questi nella località di Pod-prag, nel seno d' una delle maggiori risvolte della grande strada, è ad una elevatezza sopra il livello del mare di piedi 2200. L'esterno presenta due opposti prospetti, rivolti inverso chi entra o sorte dalla provincia. Li pronei, ornati d'interco- lonni! di stile dorico greco con frontispizio, si estendono a tutta la larghezza esterna di klafter quattro, e si prolungano innanzi klafter uno. Sopra base quadrata di klafter quattro per ogni lato, s'innalzali tempio, coronato da attico, sopra cui poggia il co- perto, formato da volta sferica rivestita con lamina di rame. Nel pronao e da un lato e dall' altro vi è scolpita ana- loga iscrizione latina ed illirica, che segue: PAEBNTI . OPTIMO FRANCISCO . I . P . . F . A . QUOD . OMinMODIS . DALMATIiE PBOSPIOIENS PSB . ALPES . BiBBIAS . YIAH . BOMANIS . iBHULAM Digitized by Google 182 SAN FBAKOEBOO OCMOBTALI . AUSU • APEBUEBIT . STBAYEBIT • WINIVEBIT DALMATJE . UKIVEESI AD . ALIAS . IMPEBn . PEOVINCIAS . DITIONB . OONJUNOTAS PATEFAGTUM . ITEB . SIBI . GBATULANTES AD . MEMOBIAM . TANTI . BEKEFIOH AUSPICI . PELICITATIS . SUJB DEDIOAYEBUNT ANNO . M . D . 000 . XXXIL OTOU PBIDOBBOMU FBANA L IflLGSABDNU (JESTITOMU- VABHOVNOMIT KOI SVAKO NAQINO DALMATIU BLAGODABUJTJOHI PBIKO YELEBIOHA PUT BIMSEDi PBILIQAN gUDNOVATIM DILOM BAZKAB8I XJBAVNI UTEMBLJ DALMATpn SVI BADOSTKI ZA PBOLAZ SEBI BAZTYOBEM K'OSTALIM OABSTVU PODLOXmM DABXAYAH NA USPUMENU TOLIKOGA D0BB0(JINSTVA TVOBOU SBIOHB SVOB P0SYETI8B QODIKE MDOOOXXXU. Il tempio Dcir interno è ottangolare, con quattro grandi nicchie corrispondenti agli angoli; due lati occupano le porte, e due gli altari. Il pavimento è di l&stre bianche e nere levi- gate, disposte a gradevole disegno. Lampade, braccierì, cande- labri in bronzo dorato di squisito lavoro, ornano le pareti e gli altari. I muri costrutti di pietra diligentemente lavorata, presentano quasi una intera massa di color cinerìcio, ornata di bianche cernici e colonne d' un sol pezzo, il tutto estratto dalle cave della provincia , e non senza grave fatica a tant' altezza tradotto. Al servigio del nuovo tempio destinato venne un cappel- lano de' Padri Minori Osservanti, per cui fu ivi costrutto un Digitized by Google YfiLEBIOH 183 comodo alloggio presso i pubblici edificii già sussistenti a si- curezza e comodo dei viandanti. La Direzione provinciale delle pubbliche costruzioni (di cui allora era capo il veramente vnlenie D.r Valentino Presani) si prestò colle più zelanti cure air intrapresa e compimento della fabbrica^ riuscita per ogni riguardo perfetta nella purezza del disegno e nell'esecuzione. Mote . *) Parteoflo da ObbrovMso si perviene a ^aesU strada mediante magnifico ponte, oommendeTole lavoro per solidità e aceorateiaa, ohe attraversa la Zermagna nella langhesza di klafter 45 Da questo al ponto della strada detto Podprap eontansl .... „ 7643 Da Podprai; alla colonna di confine m ^^^ la tatto klafter \%Ì9$ «orrispondMiti a mi|;lia ÌZ V, eirea. Digitized by Google 184 II. PROVINCIA DI RAGUSA I. RAGirSA - SAN FRAWCE8CO Pietro Gasola^ sacerdote milanese, Del 1494 qaeste parole dettava intorno al convento dei Minori. '^Ragusa ha uno con- vento de sancto Francesco: vivono li frati de dicto convento in bona observantia, e li alogiava frate Francesco Triulcio con Ini. Per esser in questa cittade de Ragusa me pare el più bello habbia veduto in questo camino ^)y et anco dico fora di Ve- nezia. Ha una bella gesia. El suo aliare ha uda majestà de argento sopra aurato de dui ordini de figure cubitali : à XII figure per ordine. In 1' ordine superiore in el mezo egli uno Deo Patre. In 1' ordine superiore in el mezo egli Nostra Donna col fiolo in brazo, e come ho dicto, ogni cosa de argento: per majore suo ornamento li sono de molte prede, e de ogni co- lore ; perchè sono grosse dubito assai che non siano fine, perchè quando fossero fine sarebbe lì con poca guardia uno grande the* sauro. Non trovai chi me cavasse de tal dubio. Dal lato sinistro del dicto altare gli è una capeleta che pur anchora lui ha una bella majestà de alcune figure d' argento sopradorato. Ha dieta giesia uno bello choro e grande; ha una bella sacrìstia; e assai ben fornita de alcune reliquie coperte de argento. Tra le altre cose digne vidi Y volumi de libri che contengono el psalterio; credo Digitized by Google BAGUSA 185 che tra Christiani non siano li più belli. Ei convento non si potrebbe migliorare ; uno bello claustro con lo suo capitnlo che ha dentro tre altari asai ornati; poi li sui refectorì e dormi- tori. Tntte le cose pertinenti ad uno simile locho è ornato. Ha tra le altre cose tre zardini l'uno più in alto che V altro, sal- tem de Vili scalini forniti di pomeranze de granati et altre cose digne ; snperchiano tutti el convento. Sono poi tutti li frati tanto amorevoli e caritativi, che mai non vidi di più '). Famoso il suo chiostro, monumento fra noi unico di questo genere, e de' più rari che si conoscano nelP Ordine ; ritrae molto del po- steriore stile romano e del bizzarro del medio evo. Presenta un quadrilatero circondato da 32 archi, separati gli uni dagli altri per mezzo di gruppi di sei colonne ottangolari, poggiate sopra basi attico-romane con capitelli ornati di figure in rilievo, che richiamano 1' attenzione dell' osservatore alle fantastiche alle- gorie dello scorcio del dodicesimo secolo. L' autore , maestro Petrab d' Antivari, che si crede educato in Olanda, o colà la- voratore, n' è indicato nelle seguenti iscrizioni, miste di parole latine, italiane, slave e albanesi. I. 8 • DE . MAGIST £B . MIOHAPETBAB DANTIVAB QVI FB OIT 0LAV8TEVM CrVHOMNIByS SYIS. IL M . C C C C XVIII . S . D . E . MAGISTIB O . BAIOVN . PETBABO . PIOL • DE . PO GETA . OVM . OMNIBVS SVIS . t . Anteriore alle due precedenti esiste un'altra colle cifre: t • S . DEGINOBILI 0 . DE ALEXIO : OV MOMNIBV . SV IS : MCOOLXIII. Digitized by Google 186 SAN FRANOESOÒ Molti Oggetti di arte, di cai discorre il Casola, molti altri che farono in appresso prorvedati, perirono dorante il terre- moto del 1667. Seguente ii quadro che ne dà il P. Evangelista Cosmieb dei danni del convento di Ragusa e di altri circonvi- Cini. ^Le rovine del convento di Canali seppellirono i laici Fr. Modesto di Terranuova e Fr. Ginnipero di Punta. Crollata la chiesa dell' elegante convento d' Ombla , vi perdette la vita il suo Guardiano P. Bonaventura da Ragusa, mentre offeriva il divino sacrificio. Il P. Pietro di Bosnia rimase sotto le mine del palazzo rettorale ove celebrava la Messa unitamente ai chie- rico Fr. Lodovico di Ragusa. Toccò egual sorte al dottissimo e pio P. Donato didl' Isola di Mezzo, nel momento che scen- deva dall' altare nel santuario della Madonna delle Grazie, sal- vandosi colla fuga il chierico che lo accompagnava. Il P. Mattia da Canali, giacente neirinfermma da già dieci anni, restò vit- tima delle mine. Ma angoscio più terrìbili deli' istessa nuHrte attendevano i superstiti. I focolari ardenti in quell' ora ndle ease atterrate dal' tremuoto, propagarono le loro fiamme per tutta la città ; gente di malaffare del paese e dai luoghi limi- trofi, introdottasi nella città cominciò a depredare, a saccheg- giare, ad assassinare, e sotto pretesto di spegnere l'incendio che ad ogni istante divampava su punti diversi, traendo pro- fitto dallo sbigottimento universale, s'abbandonava alle rapaci sue tendenze. I religiosi di S. Francesco avevano abbandonato il convento, del quale era ruinata l'infermeria, per cercar sai* vezza in una casetta del vicino sobborgo presso la chiesuola di Santo Felice. Alla custodia della chiesa e dd monastero era rimasto il laico sacrista Fr. Elia da Canali. Intrepido tra tanto scoraggiamento, vegliava assiduo su que' sacri edificii. L' ingor- digia dei depredatori tentò jjiù. volte di appiccare il luoco alla porta del chiostro per introdurvisi, ma Fr. Elia era sempre li pronto a spegnerlo. Nel terzo giorno dopo la scossa fatale, bru- ciando una casa attìgua alle finestre del coro, l'incendio pe- netrò nella chiesa, e da questa si propagò all' attigua biblio- Digitized by Google BAGUBA 187 teca. Preziosi tesori rimasero preda delle fiamme distmggitrìcì. Arse il miracoloso Crocefisso che poggiava su di una trave di sopra all' aitar maggiore ; arsero molti qbadri di valenti pen- nelli, arse il preziosissimo altare d'argento massiccio, dell'An- gelo Cnstode, situato tra l' attuale di S. Francesco e la porta del chiostro, con un altro pur d'argento; arsero ventisei ar- gentee statue dell' altezza ognuna di un braccio e mezzo , che ornavano l'aitar maggiore; arse il bellissimo soffitto della chiesa capo lavoro d' intagli e dorature. Rimasero distrutti dal fuoco gli stupendi libri corali donati al convento ddla regina di Bo- snia Catterìna, moglie di Tommaso Gotromano, quando le con- quiste ottomane la costrinsero ad esulare dal regno. L'ammi- rabile finitezza delle miniature dorate di cui enmo adomi, la magnificenza profusa nella loro legatura U avevano resi oggetto di ammirazione e di stupore a chiunque possedesse senso di ar- tistica beilezza. Più di settemila cinquecento preziosi volumi di^ sposti in bell'ordine nell'ampia ed elegantissima biblioteca, in cui conservavasi l'archivio della Provincia, ricco di antichissimi e preziosissimi manoscritti, rimasero miseramente inceneriti » *), Biblioteca Uno dei più begli edificii che si hanno a vedere sul nostro litorale in genere di biblioteche, è certamente quello dei Mi- nori Osservanti di Ragusa. Essa è la metà di quello eh' era prima del terremoto, cosi ridotta dal p. Sebastiano Dolci, poi dal p. Decio di nuovi volumi e codici arricchita, e negli ultimi tempi per le cure del p. Benigno Albertini rìstaurata e di fio^ riti libri provveduta, come la seguente iscrizione dettata dalla pernia dell' ilhistre Biagio Stulli ne attesta : Digitized by Google 188 SAN FBAKCE800 BEKIGNU8 . ALBEBTINU8 AKKO CIO • DOGO . XXTll. 0U8T0S . 0(BKOBn . BHAOUSAm . 8. FBANOISCI 8UPEB • GiETEEA . KSGOTIA . ET • BEI . DOMESTICA INOBBMENTUM . BIBLIOTHEGAH . YETU8TATE . ET DIFFI0ULTATIBU8 . 8T7PEBIOBUH . TEMPOBUM . DEEOBMATAM IN . MELIOBEH . FOBMAM . OPERE . ET . CULTU IMPENSE . BEFIOIUNDAH . OUBATIT • SUISQUE FL0BENTIS8IM0BUM . AUOTOBUM . LIBBIS . LUOUPLETAVIT B0NA8 • ABTE8 . ET . 8A0BABUM . DISOIPLINABUM . STUDIA PBOBOGAVIT . IN . POSTEBOS . NOVA . OUIQUE . STUBENDI GBATIA . AUXIT . COMMODA . ET . SOLLEBTISSIMI BIBLIOTHEOS . PBiEFECTI . mEMQUE . COSNOBiI . CUSTODIS OFFICIO . LAUDATISSIME « SATISFEOlT. Concorsero a darle aumento gli amici e i colti estimatori dei Frati^ col mezzo de' qnali il p. Innocenzo Giolich^ contem- poraneo all' Albertini, la nobilitò di tali nuove e pellegrine rac- colte stampate e manoscritte, che da sé formano pregevole bi- blioteca. Alla morte di quest' instancabile raccoglitore da pochi anni successa, gli esimii francescani Cusmich e Radeglievich , aiutati dal dott. Augusto Casnacich , vi diedero più ordinata collocazione, con un indice che ci presenta 14,000 volumi, oltre un gran numero di piccole composizioni. Chiesa Vasta, armoniosa, a una nave, con otto altari di schietta eleganza, fra i quali il maggiore pregiato per ricchezza di marmi e per le sue quattro colonne. È parto dell'industria del p. De- zio, morto nel 1724, a cui deve molto quel maestoso tempio pegli aggiunti adornamenti.. Dei monumentali ricordi sono le Digitized by Google EAGU8A 189 reliquie dei beati Giovanni d' Inghilterra^ e di Andrea di Sar- degna, morti nel convento di Stagno, e venerati dai fedeli delle circonvicine terre. Rimasto senza abitatori il luogo dopo la metà del secolo decorso, nel quarantatre furono raccolte le sacre ce- neri, e riposte nel coro, dietro l'altare maggiore coir iscrizione : OSSA BB. JOANNIS AB ANGLIA ET ANDB^ A SABDINIA 0. M. STAMNO BAGHUSIUM TBAl^SLATA. A. D. MDOCOXLHL ET HIO BEP08ITA A. D. MDOOCLIII. Nel medesimo anno farono ivi trasportate le reliquie di beato Evangelista da Perugia, che da molto tempo giacevano neir interno oratorio. Sopra la lapide esterna si leggono questi distici : Balionum soboles^ perusinace quem penes omnis Regula lusirandve relligionis erat Qui doeuit populus Evangelista heatus Rachusiam moriens consecrat hospes humum. Cumq. piis precibus passim miracula prwstet Dai prope relliquias uberiora suas. SIGISMIINBUS GEOBGIUS BENBMEBENTI POSUIT MDVIII. Sul pavimento del coro innanzi alle dette urne vi ha un umile pietra sepolcrale che dice: D . o . M . FB. ANGELUS FBANCHI OBDINIS MINOBUH ABOHIEP. BAGUSINUS PULVIS VIVTJ8 SUO PULVEBI MOBTUO PABAVIT AN. MDOOXXXVI. Digitized by Google 190 SAN F&AKOESCO Degne parole di chi amò consecrare la vita alla propria e attrai salate^ di chi seppe giovare a sé e ai fratelli in Cristo nel grado amile e neir elevato. — Da giovinetto si ascrìsse all' Ordine francescano. Tenne la lettura di teologia nel patrio convento, senz' ommettere di coltivare le belle doti che dalla natura aveva sortite per annunziare la parola di Dio. Le città principali della penisola adirono la sua voce, e da ognuna ne portò i meritati dogi. Nel 1728, il Senato lo destinò oratore a Carlo VI ; nel quaP annO| mentre attendeva agli affari della sua Repubblicai venne promosso da Benedetto XIV alla chiesa arcivescovile di Ragusa, cui resse con rara pietà e squisito senno per ventiquattro anni. Fermo nei tutelare la purezza della religione , non potè indursi a tollerare le lunghe di- more di uomini scismatici, meno il loro stabile domicilio , entro i limiti di sua giurisdizione, onde il mondo illuso da libertà non consentite, V aggravò di delitto. A fine di scansare calunnie e vessazioni rimise la sua causa alle mani di quel grande Pon- tefice, e n' ebbe da lui questi conforti : ^Laudabile sludium y quod prò gregis Ubi erediti incolumitate adversw impiòs schi- smaticorum conatus dtjulum ostendisti ceque^ ac prudentiam sol- terti Episcopo dignam, dum ad Apostolatus nosiri judiciwn submisse illos referre , priBsidivmque nostrum implorare non distuliitit plurimum eommendamus. Neo noSf quibus omnium Ectlesiarum habenda sollicitudo est, occurentibw isthic matis oppoAuna remedia prwstare cunctati sumus^ datis ad Senatum litteriéy per quas Religionis incolumitati , et Sedis tucs digni^ tati salis consultum speramus. Simulàutem Fraternitatem tuam seduto in Domino hortamur, ut semel bene eospta perficiat at- que apud istius religioscB Reipublicw moderatores prò viribus insistati ne in eorum CathoUca ditione nullo temporalis uti- litatis obtentu schismaticos homines stabiles figere sedes^ atque eorum hceresim radicem agere sinant; sed eos adversum Ca- tholicam Religionem quidpiam molientes a suis finibus arceantt Pseudomonachis vero^ q^^ Calogeros vocant, suce seclw homi- Digitized by Google BAauaA 191 nibus sacramenta profano Mhismatioorum rifu ministrare etiam prò imperio inhibeant. Qtmntum ^ero ad schismaticos^ quorum moram ad breve tempus negotiationis caussa tolerandam judi^ eabuntt curabit Fraternitas tua ecclesiasticum seligerè virum moribus ae scientia probatum, qui potens et aptus sit eos in fide Catholica instruere, atque in sinum Apostolico^ Matris Ec- clesiaSi ejuratis erroribus. reducere. Illustri La provincia francescaDa di Ragusa diede in tutte 1' età nomini ragguardevoli nelle lettere sacre e profane da gareg- giare colle piti vaste e fiorite dell'Ordine serafico: questa pic- cola Provincia partecipò in ogni tempo del genio e della col- tura di quella Ragusa, cui vediamo, dice Tommaseo, unica forse tra tutte le città che mai furono, coltivare felicemente tre lingue ad un tempo, V italiana in modo da parlarla più correttamente di molte in Italia ; la slava in modo da crearsi una lettera- tura ; la latina in modo da contare Ragusa sola per un secolo piti latinisti famosi, che forse non ne contasse nel medesimo corso d' anni V Italia intera. Questa illustre Provincia non cessò dì mantenere, coltivando il buon gusto delle tre lingue, lo studio delle filosofiche e teologiche discipline, le quali vedemmo so- stenute con bella fama ora da' suoi, ora dagli estranei , scelti da piti illuminate monastiche famiglio della Penisola, a cui ri- cambiava coi proprii, conosciuti pei dati esperimenti. De' più noti, che attesero a divulgare la sua fama colle lettere e coi santi costumi, stimiamo nostro ufficio di farne un qualche cenno. Il P. Aotonlo della patrizia famiglia Cerva, fa uno di quei zelanti francescani, che sul varcare del dodicesimo secolo si portavano a crìstianeggiare le tribù dell' Africa, dove con altri compagni di sua missione subì il martirio. Digitized by Google 192 SAN FBANGESCO Yerso il 1400 visse qd fra Paciflco nello stato laicale vita edificante y accompagnata da aspre penitenze, lasciando di sé imperitura memoria. Le grazie ottenute per sua intercessione a prò de' pericolanti e degli oppressi da malattie e da dispe- rate afflizioni furono si frequenti e singolari che, onorato in vita di ritratto, non si dubitò di adornarlo dopo morto del- l' aureola de' beati. U P. Filippo 9 creato vicario della Bossina verso 1' anno 1456, volse, in mezzo alle moltiplici cure del laborioso suo ministero, tutte le sollecitudini a formare operai intelligenti col- l' impianto di studi generali , dandone movimento egli stesso sulle basi dei migliori metodi d' Italia. Fu questa la prima e- poca in cui si videro diffusamente trattate le discipline filoso- fiche e teologiche. A compiere tali disegni, si valse egli della circostanza favorevole, cioè della divisione allora avvenuta delle famiglie francescane nelle Custodie di Cetina, di Stagno, di Gre- ben , di Corbavia, di san Girolamo, di santa Maria in Croazia e in due altre entro i confini bossinesi ; una delle quali fu in- titolata a santa Catterina per onorare la moglie del re Ste- fano, che portava il suo nome, e che fu sempre protettrice di- votissima del serafico Ordine. Trasse frattanto dalla Dalmazia e dall' Italia ragguardevolissimi istruttori, coi quali venne pure il celebre frate Pietro Mili di Bossina, che da più anni leg- geva la filosofia e la teologia dalle primarie cattedre della Pe- nisola. Per tale movimento crebbe il numero dei nazionali i- struttori e degli educandi; se non che, occupate dopo alcuni anni quelle terre dagli ottomani, cessò del tutto questo bene- fico impianto, e la gioventìi studiosa tornò a rivedere l' Italia e i conventi di Zara e di Ragusa. n P. Marino Bon vestì in età tenera l'abito francescano, e, secondo il Yadingo ^), assolse gli studi a Parigi, e tenne in appresso lezioni di teologia nell' università di quella metro- Digitized by Google BAGUSA 193 poli ; donde passò a Roma in qualità di cappellano di Sisto IV. H p. Dolci *) pretende errato quel cognome, e appartenere in- vece alla famiglia patrizia dei BonJenalì ; vuole pure che fosse dapprima marito, e padre a due figli ; che, dopo la perdita della famiglia , si rendesse francescano , e coli' assenso de* superiori si portasse a Parigi a fine di ritornare colla laurea dei diritto civile ed ecclesiastico. Il P. Pietro Zamagoa ^ patrìzio raguseo, profondo teologo e canonista, onde il Senato e la Cuna arcivescovile V ebbero sempre per loro consultore. Noto essendo il suo nome al re Mattia Corvino, fu chiesto ad illustrare di nuovi codici la ce- lebre biblioteca da lui inaugurata. Così di sua missione il P. F. Appendini nelle notizie isterico -crìtiche di Ragusa : ''se non «rro, egli incominciò dal far raccogliere quanto vi era di più bello e raro nella sua patrìa, la quale amata e protetta dal re Mattia non potè non secondare le di lui studiose rìcerche. Dissi, se non erro ; poiché rilevando dalle antiche cronache, che prima del 1400 due re slavi avevano regalato al Senato un gran nu- mero di libri e codici accresciuto con nuovi acquisti fatti dai negozianti ragusei nelle Provincie del greco impero, e non ri- trovando presso alcuno scrittore, qual cosa ne accadesse, non mi sembra il congetturare^ che passassero in Buda per ador- nare quella nascente biblioteca. Qualunque cosa ne sia, il gran Mattia, la di cui corte era simile ad un' adunanza di letterati volle onorare la dottrina, la virtù e i fedeli servizi prestatigli da Pietro con nominarlo vescovo non so di qual chiesa nel- r Ungheria. Il Cerva scrive, eh' egli morì verso il 1480 prima di essersi consecrato, e il Dolci lo fa nominare vescovo di Stagno. „ U P. Giovaofli Gondola fu per più anni guardiano del con- vento di Betlemme : scrisse in buon stile e con squisita purità della lingua italiana il suo pellegrinaggio per la Palestina. Questo interessante manoscritto che portava Pimpronta dell' anno 1526 perì nell'incendio della biblioteca^ 13 Digitized by Google 194 SAN FBAKOESCO Il P. Diooisio fu uno dei più grandi ammiratori di Seoto^ e profondamente versato nella teologia. Intervenne al Capitolo genei'ale di Parigi, dove^ contratta amicizia di chiarì personaggi, venn' animato a lavorare sulle Hesolnzioni di quel Sottile Dot- toro, già illustrate dui p. Melchiore Flavio, predicatore di En- rico IL Nel 1580 troviamo ordinate da lui tutte le opere di Scoto, e seco recate a Venezia per essere impresse. Il primo libro delle Sentenze è preceduto da un' elegante lettera latina. Questo valente francescano morì a Cattaro nel 1587 mentre stava a visitare quel convento in qualità di Commissario della provincia di san Girolamo. Il P. Giacomo Luccari facondo oratore, teologo per eccel- lenza, tenuto in grande stima dal Senato, e, spesso chiesto a interpretare canoni ecclesiastici e a proferire giudizio nelle con- troversie reUgiose. Per le raccomandazioni di san Carlo Bor- romeo fu innalzato da Pio IV alla cattedra episcopale di Tre- bigne e di Mercana. Intervenne al concilio di Trento, e resse santamente per due anni quelle diocesi. Morì nel 1575 in età prematura. Scrìsse commenti sulle decretali , de' quali si con- servavano alcuni frammenti nelle biblioteche de' conventi. n P. Gabrielle Temperacci fiorì nella prìma metà del se- dicesimo secolo. Coltivò con grand' amore la poesia illirìca, che gli diede celebrità fra gli scrittori dell' età sua. Di vàrì suoi lavori, in gran parte smarrìti, va sommamente lodata un'epi- stola che si legge nell' opera di . Marìno Buzerìo impressa a Venezia, e un epigramma di attica eleganza in lode del me- desimo. Yersatissimo nella musica, fu chiamato a maestro della Cappella imperìale di Vienna, dove sostenne per più anni questo ufficio, e vi morì del 1575. Il P. Tommaso Basticb da Popovo, compì gli studi nel- r università di Sorbona , e n' ottenne la laurea. È incerto se Digitized by Google EAGITSA 195 prima o dopo il suo arrivo io patria 8i rendesse francescano. Riascl gran predicatore : coltivò 1' antiquaria e la storia, delle quali arti lasciò scritti pregiatissimi, in parte smarriti, in parte sott' altro nome pubblicati. Nel 1599 venne promosso all'ar- civescovato di Àntivari, che ne' tempi pericolosi del turco do- minio ebbe da lui splendore e vita. Morì nel 1607. Il P. MuÌDO Gagliazovìch (Galeazzi) uno de^ più politi scrit- tori della prosa illirica. Amoni i pensieri, caste le inspirazioni, corretta la favella, onde Nicolò Naie parlò di lui con lode non comune. Il p. Dolci rammenta un' opera sua : de reciti hominis ad pietà tem insti tutione, della quale non v' ha più alcuna me- moria. n P. Francesco Radaglia fu caro a Pio Y per le sue qua- lità civili, per r osservanza serafica e per svariata dottrina. Il p. Dolci lo chiama corculum et illyricce gentis glorio^ e Bene- detto Orsini scultore eccellentissimo. Sisto V aveva in mente di crearlo cardinale, ma frattanto morì nel convento di Siano. Il P. BeoedettO Orsillich (Orsini) da Popovo dedicò le più preziose ore della vita nel raccogliere notizie pellegrine riguar- danti la Provincia francescana di Ragusa, le quali rimaste i- nedite diedero ad altri fama imperitura. Scrisse sopra varii ar- gomenti. Accenno i riportati dal p. F. Appendini. "La sua o- peretta italiana, dice questi, che ha per titolo : la verità esa- minala intorno al ramo più principale del grande Alberto €onh neno istorico e genealogico e che va unita all' opera intitolata : le glorie cadute deW antichissima ed augustissima famiglia Comnena stampata in Venezia, e dedicata a Filippo IV re di Spagna, non contiene solamente dei nomi, come suole d' ordi- nano vedersi in opere di tal natura. Divide egli la sua opera in sedici genealogie, l'ultima delle quali è quella di Alessio postumo, tratta istoricamente con critica ed erudizione delle virtù ed azioni degli eroi di quella famiglia distintisi nella piet^ , in politica, in armi, ed in letteratura , e sa interessare il let- Digitized by Google 196 SAN FEANGESGO tore, perchè gli fa nel tempo stesso osservare le relazioni dei Comneni colle altre case allora regnanti in Europa, e le tra- giche disavventure dopo aver perduto l'impero di Trebisonda. In questo libro che contiene delle espressioni seicentistiche pro- prie di quel tèmpo, e che doveva ristamparsi col titolo : Fiavice hoc est Comnenw gentis vicissiludines, l'Orsiuich promette di dar anche in luce la storia della sua famiglia Orsini, varii trattati del p. Vincenzo Comneno, e la storia ragusiaa di Eusebio Ca- boga.» Nel 1621 fu promosso da Gregorio XV al vescovato di Alessio, dove, dopo trentadue anni di vita operosa, travagliata dalle persecuzioni dei Maomettani, e dai dissidii nati fra le contermini diocesi pei confini di giurisdizione, cessò di vivere compianto dai medesimi tiranni. Il P. Domeolco Aodriassevich (Andriassi) insegnò per più anni la teologia e la filosofia sulle piii rinomate cattedre d'I- talia. La sua perizia, scrive il p. F. Appendini, nel diritto ca- nonico, e la sua eloquenza nella lingua illirica, per cui si fece ammirare per tutta la Dalmazia, Io resero degno di essere pro- mosso air arcivescovato di Scutari. Il p. Dolci coli' Appendini vuole che per mezzo di dotte scritture ottenesse dalla Propa- ganda il titolo della chiesa Stefaniense e di quelm di Trebigne, onde lo dissero vescovo delle tre chiese; ma consta d'altronde, che per stima e per amicizia che gli professava Urbano Vili fosse stato fatto vescovo di Cinquechiese in Ungheria. Morì a Roma nel 1639. n p. Francesco Cozze lodato dal Cerva domenicano col titolo : celeberrimi viri, et nulla unquatn obblwione ex hominum memoria deponendi ^). Figlio unico di ricca famiglia, rinunziò all' avito patrimonio per attendere piii speditamente alle celesti contemplazioni. Rese, grazie al Senato peli' offertogli vescovato Ai Stagno, contento di vile tonaca, e della gloria di seguire nell'oscurità del chiostro la vita del santo Patriarca. Deside- Digitized by Google RAGUSA 197 roso di promuovere la divozione nel popolo^ modulò alcani inni ed altre pie antifone con note semplici di meraviglioso effetto. Ottuagenario fu tolto ai vivi nel 1658 , e noverato nell' albo dei trapassati in odore di santa vita. U P. SavÌOO Floriano. ''Nel Capitolo generale celebratosi a Roma nel 1625 fu annoverato tra i Definitori dell'Ordine, essendo allora Ministro provinciale in patria. Nel 1612 era st^to Lettore generalo di Teologia nel convento di Santa Marisa Nova a Napoli. Nominato vescovo di Mercana e Trebigne nel 1647, dopo quìndici anni finì a Ragusa la sua piissima vita, benemerìto specialmente per aver smascherato V impostura di alcuni monaci scismatici Basilìani, che nella diocesi di Trebigne gabbavano la credulità dei divoti, spacciandosi per cattolici. Il di Ini funebre elogio fu recitato da D. Mauro Orbini, l'erudito scrittore dell'opera: sul regno degli Slavi % Il P. Vitale Andriassit morto nel 1688, si acquistò grande riputazione nel leggere la filosofia, e nel bandire la divina pa- rola. Abbiamo un suo Avvento e un Quaresimale italiani, stam- pati a Venezia * la novena del santo Natale - due panegirici per la festa di san Domenico - un trattato de memoria ar- ti fidali, seu locali - uno de emblema ium formandorum ratione - razgovor duìiovni (colloquio spirituale) - put od raja (via del paradiso). Il P. Agostino Macedonich di Breno lasciò molti compo- nimenti di vario argomento, scritti in lingua illirica e spagnuola ; due di questi si ha a leggere premessi all' Avvento del p. Vi- tale Andriassi. Nel 1681 fu preparato da Innocenzo XI al ve- scovato di Stagno, e nell'anno seguente trovandosi a Roma passò a vita migliore. Il P. Ilario Zargliencovicb. Questo francescano, riferisce il p. F. Appendini, si fece gran nome per avere scritto contro le Digitized by Google 198 SAN FBAHOESOO opere di Enrico Noris prima che fosse cardinale. Le replicate risposte, che diede il Noris, servirono a far risplendere mag- giormente la dottrina di Ilario. Morì nel 1699. "Il P. Anlooio Primi tenuto in sommo pregio dai saoi con- cittadini per r illibatezza de' suoi costumi e per la sua coltura nelle scienze e nelle lettere. Il Senato lo inviò al Re cristia- nissimo qual nuncio delle sofferte sciagure (nel grande terre- moto del 1667) ed intercessore di pronti soccorsi. In premio prima che compisse il triennio del suo provincialatO; lo propose a vescovo di Trebigne e di Mercana Per lunghissimi anni Fot- timo Prelato governò P affidatogli gregge con apostolico zelo e caritatevole premura, e quando nel 1 703 vide approssimarsi la sua ultim' ora , impetrò di poter scendere nella tomba co- mune della Osservante religiosa famiglia, vestito dell' umil saio di semplice frate. Lasciò di sé memoria nella letteraria istoria col suo romanzo cavalleresco : la lega dell' honestà e del valore, il quale quantunque ribocchi del cattivo gusto di quell' epoca e nello stile e nella forma, abbonda anche dei pregi di cui seppe arricchirlo una vivissima poetica immaginazione ^).„ Il P% Fraocesco Decio^ nato di onesti genitori, ereditò il cognome da Decio Leoni o di Otranto, artefice in Ragusa, che da fanciullo l' aveva adottato in figlio. Ammesso all'istituto fran- cescano, progredì con tale soddisfazione nelle virtù e negli studi, che appena uscito dalla palestra degli educandi, fu elevato a quella dell' educatore. Insegnò con applauso la teologia in vari conventi d' Italia ; esercitò piii volte 1' ufficio di Visitatore com- missario per la Dalmazia e Italia: fii Procuratore della Curia dell' ordine. Visse lungo tempo a san Francesco ad Aitò dì An- cona, il cui bell'altare maggiore è dovuto alla sua industria. Aggravato dalla podagra, si restituì fra i suoi nel 1712. Negli ultimi dieci anni di vita non cessò di promuovere il benessere del patrio convento: ristaurò la biblioteca, arsa nel gran ter- Digitized by Google BAQUSA 199 remoto, e T arricchì di molte recentissime opere; abbellì la chiesa di nuovo altare maggiore foggiato sulP architettura del poc' anzi ricordato. Nessuna memoria de' suoi scritti : queste le parole del domenicano Cerva : ches . . . frequenier autem Consilia peiituri adibunt ; ea enim de eximia hominis doctrina^ et rerum omnium peritia civium animas inverterai opinio^ ut omnes, quibus fas esset^ ad eum confugerent , unde in rebus dubiiSf quoecumque in dies vel emergébant , vel inter loquen^ dumj ui fieri solet, a viris ItUeratis praponebantur^ sive ad fidem sive ad mores, sive etiam ad iudicia, civilesque, ac criminales controversias pertinentibus responsa referrent , quce non secus ae ex Tripode dieta aecipiehantur. A Roma, quando leceva la teologia nel convento di Araceli, fu chiamato il terrore dei teo- logi. Nel 1722 morì a Ragusa nell'età di 80 anni, esercitando l'ufScìo di Definitore generale. n P. Ilario Baodari ^ fratello al celebre Anselmo Banduri benedettino ; fu il primo che introdusse nelle scuole domestiche cattedre apposite di belle lettere, e di lingue antiche; onde quest' istituto francescano, e per la varietà delle materie, e per la fama de' suoi professori, fu annoverato fra i primi deirOr- dine. Da qui passò a insegnare la teologia dogmatica noli' u- nìversìtà di Napoli, dove si fece molto stimare per perspicacia d' ingegno e per la soavità di costumi. Mori a Madrid in qualità di Procuratore generale nell'età di quarantasette anni nel 1730. Il P. Sebastiano Dolci. Riportiamo la biografia dell' illustre francescano, quale si trova scritta da Ign. Canta. ''Se la cele- brità, scrive questi ^) d' un uomo stesse sempre in ragione di- ritta del suo merito, e fosse sempre un compenso di studi vi- gorosi, non sono molti quelli che avrebbero tanto diritto ad essa quanto il padre Sebastiano Dolci. Ma la sorte d' un uomo illustre dipende troppe volte dalle circostanze; dal genere degli studi, dal capriccio d'una moda, da casuali combinazioni, da Digitized by Google 200 SAN FR4N0E80O fbrtnna , di guisa che a torto uno dedurrebbe sabito il vera merito d' un uomo, dalla sola gloria che egli ha raccolto. Av- viene appunto di esso quel che d' un libro di cui non può for* marsi positivo concetto dietro il solo. numero delle edizioni che ne (iironOy poiché in tal caso non vi sarebbe libro migliore del Guerrin Meschino, né opere meno pregiate di quelle di Vico. Quest'osservazione credetti bene di premettere alla vita di un uomo , che non ebbe la sorte di lasciar dietro sé gran celebrità di nome, a malgrado che abbia compiute tali opere da farlo parer degno d'una reputazione ben più durevole ed estesa. Il padre Sebastiano Dolci nacque a Ragusa T ultimo anno del secolo XVII in tempo cioè che le lettere uscivano dai tra- viamenti e si convenivano in profondissimi studi. E incorag- giato da' forti esempi che aveva dinnanzi, appena compiuta la carriera scolastica si volse ai volumi dell'erudizione, né più li abbandonò finatantochè non si vide collocato al livello dei più dotti di quel tempo. E ^o giovava moltissimo una facilità grande di memoria, dote quanto pericolosa a chi cerca originalità nelle opere del genio, tanto utile a quelli che entrano nei confini delle scienze. Non appena fu assunto al maggiore degli ordini nel patrio convento de' Minori Osservanti ov'era entrato da 14 anni, venne posto a leggere filosofia e teologia, e con tanto merito spuntò quest'impegno che in poco tempo la fama di lui usci dall'an- guste pareti del cenobio, per diffondersi non che nella Dahnazia anche in Italia. Non tardò quindi ad esser chiamato sui per- gami di Camerino, Sinigaglia, Genova, Firenze e Roma. Ed era a predicare a Lucca nel 1731, quando gli venne occasione di dar saggio d' un' erudizione umana accoppiata bellamente col saper del Vangelo. Poiché trattavasi di perorare una causa po- litica nella gran sala del comune, ed era incombenza non a- gevole certo da sostenere. Il Senato non vide a cui meglio fidar quell'incarico, che al francescano che predicava nella cattedrale^ Digitized by Google BAGUSA 201 E il cenobita chiamato cotì dalla chiesa al foro seppe mostrarsi politico senza dimenticare il saio che lo copriva. Giacché il Y. sabato della quaresima presentatosi nella sala del Senato fece tema del sno discorso sacro-apolitico questo; che il buon go- verno della Repubblica è riposto nella saggia elezione de' ma* gistrati. L'adananza applaudì , e il frate pubblicò quella ora- zione col titolo : Discorso morale-politico detto nella sala del Senato della Serenissima Repubblica di Lucca il 5. sabato della quaresima dell'anno i75i. Benché Parte della predicazione, spingendolo sui più ac- creditati pulpiti r obbligasse allo stadio delle sacre carte e de' padri, pure a quell' uomo laborioso non venne meno il tempo di abbandonarsi anche alle dolcezze delle lettere ed alla gravità dell'erudizione. Fornito d'ingegno, voleva abbracciare tutta la vastità del sapere di quei tempi nei quali la lingua ed il verso de' latini s' erano insignoriti di quella letteratura dove pareva non restasse più nulla a cogliere dopo il classicismo del Tasso, le bizzarrìe dell' Ariosto, e le falsificazioni del Marini ; nei quali l'antiquaria ridestava il passato per annodarlo col presente e qualche volta farlo servire a questo di tomba ; nei quali la storia cercava col più grande corredo di citazioni di supplire alla man- canza del calore e della vita; nei quali la fede si era eman- cipata dagli scandali di Lutero, ma per lottare con bestemmie più atroci, più profonde e più erudite; nei quali infine gli scrit- tori volevano essere più ammirati che letti; più atti a far ri- cerche, che a farle conoscere. L'eloquenza del pergamo aveva allora assunto un carat- tere ostile; aveva dell'incredulità in faccia e voleva abbatterla di fronte piuttosto che assalirla e circondarla a' fianchi, quindi si mostrava aspra, fiera, accanita. Tale era insegnata nelle scuole, tale era praticata sui pulpiti, e tale appunto fu P eloquenza del padre Sebastiano. Io non conosco di lui un quaresimale che pubblicò in illirico, ma un altro suo ne vidi nella lingua d'I- talia, e alcuni panegirici, ed orasdoni funebri, e tutti rivelano Digitized by Google 202 SAN FBÀNGESCO molta elevatezza d' ingegno, un vigor di raziocinio non comune, ma in generale intelletto assai più che cuore, dottrina assai più che affetto; come volevano i tempi calamitosi, come esi- geva il nemico formidabile dell'ateismo che dalla Francia su- scitava già un'eco nell'Italia. Ebbe qui dunque tutto l' agio d' esercitare la sua inclina- zione alla polemica, alla quale lo disponevano e l' acutezza del- l' ingegno, e la vastità dell' erudizione, e il sarcasmo e la satira che egli aveva sempre a sua disposizione. E non tardò a por- tare questa sua attitudine dalla materia religiosa alla profana, così dando mano a tanti lavori a quali forse non avrebbe al- trimenti pensato. E in fatti assai delle sue opere sono cagio- nate 0 da contrasti accademici, o dall' idea di ribattere un altrui opinione, o di disputare un punto controverso, o d'appurare quella che a lui pareva la ragion prevalente. Sorgono dibattimenti intorno all' anno dell' erezione del- l'arcivescovado di Ragusa? Il padre Sebastiano *s' affaccia su- bito alla questione e vi getta di mezzo una sua lunga lettera latina sulP antichità di quell' arcivescovado e sulla serie de' suoi arcivescovi (Ragusini archiepiscopaius antiquilan eorumque un- iistitum chronologia ^) , ed è questa la prima cosa che i Ra- gusei vantino sulle loro antichità religiose. Nascono de' contrasti sulle antichità e sull'estensione della lingua illirica ? Il padre Sebastiano fa sua la contesa e la rav- viva di più con un opera erudita De llliriae Linguce vetustate et amplitudine, stampata a Venezia nel 1754. Ve chi faccia opposizione ai suoi princìpii? sa trarsi gli ostacoli d'attorno in un modo spicciativo. Appena egli ebbe pubblicata quest'o- pera il celebre Girolamo Francesco Zanetti la censurò in un non so qual giornale d' Italia ; ma a suo danno, poiché il padre Sebastiano ne prese acerbe vendette. E prima di tutto scrisse contro del censore una lettera piena di sarcasmo col titola S- pistola Uijeronimi Francisci Zanetti in disquisitionem de lin- guce lllyricoe vetustate et amplitudine confutata perpetuis a- Digitized by Google BAatJBA 203 nimadversionibus in eiusdem Zanetti disquisitionem ^% Né pago a questo, sì pose a rivedere minatamente il debole dell' opera che il Zanetti aveva pubblicata col nome De causis corruptce EloqtMntice a pud veteres Jurisconsultos seriusque apud recen^ iiores restìiute ^ ') e ne mandò in pubblico una satira più che censura. Eppure a queir uomo aspro questa vendetta parve ancor poca, poiché sotto il pseudonuno di Albino Esadaste de Yargas fece man bassa sugli altri scrìtti dello Zanetti, sostenendo tutte le sue accuse e censure con un imponente corredo di dottrina. A questo genere battagliero appartengono pure una sua disser- tazione che sappiamo inedita ove contro il parer de' Veneti so- stiene che Ragusa non fu mai soggetta alla repubblica di S. Marco, come pure. una lunga lettera italiana dove, ribattendo il parer di Stefano Rosa, tenta provare che la patria del mar- tire vescovo san Biagio fu Sebaste nell'Epiro, e non quel in Armenia. Né certo senza questa sua mclinazione ai contrasti avrebbe ideata l'opera: ^I monumenti storici della provincia francescana di Ragusa „; poiché dalla lettura di essi e dal tempo in cui fu- rono pubblicati non é difficile accorgersi com' egli fosse mosso a questo lavoro dal desiderio di veder la religion sua messa a paro della ragusea Congregazione domenicana, che andava su- perba di possedere i suoi monumenti raccolti per opera del dot- tissimo padre Cerva. Né pago a ciò, volendo fare anche un contrapposto colla Biblioteca Ragusina che questo domenicano aveva composta, condusse a termini i Fasti letterario «Ragusini, opera leggiera però, ove si limita a notizie biografiche degli autori, senza entrar punto in giudizio dei loro lavori. Del resto però non manca di utilità come quella che richiama dalle tenebre molti nomi, i quali forse altrimenti sarebbero stati nascosti nella dimenticanza, e porge cosi un compendio della letteratura n^usina fino a suoi tempi. Qualche volta alzò questa sua vigoria di polemica ed e- Digitized by Google 204 SAN FEAKOESOO radizione a materie di altissima importanza. Dopo aver tolto a scrìvere la vita di san Girolamo {Maximut Hierònymw qUcb SWB soriplor sive de rnoribus doctrina et rebus gestis. D. Hie- ronymi etc.% si senti invogliato a ribattere le censure e le crì- tiche che il Datteo, il Biondello ed altrì scagliarono contro queir interprete inspirato de' sacrì volumi. Fu allora che com- parvero le VindieuBf e sono undici capitoli nei quali il padre Sebastiano con erudizione copiosa e forza di raziocinio sostiene il decoro, la santità degli scrìtti dell' Illirìco dottore, e lo ri- vendica nella graiidezza patriarcale che la chiesa cattolica gli tributa. Fra le amene &tiehe degli studi, fra gravi incombenze i- nevitabili nella sua condizione monastica, fra le brighe di cor- rispondere alle tante accademie che avevano sciitto il suo nome nei loro rc^stri, fra le assidue esercitazioni del pergamo, e non senza aver incontrato qualche contrasto che la mordacità sua, l'indole delle sue opere dovevano naturalmente mettergli attorno, 1' erudito francescano era giunto all' età di 78 anni sempre consolato d'ottima salute. Ma allora a quelUetà già^^ve s' assunse il danno d' una podagra, e quello ancora maggiore d'un' idrope, che in poco tempo Io trasse all'estrema condizione della vita e Io spense il 1 giorno del giugno 1777. La sua morte fu pianta, come quella di tutti gli uomini che lasciano quaggiù bei monumenti del loro ingegno, e della loro dottrina. E il padre Sebastiano , oltre le opere letterarie e scientifiche sopra ricordate, aveva attestato il suo amore pel sapere anche col promuovere gli studi e la coltura, e coli' ac- crescere notabilmente la biblioteca dei francescani di Ragusa, che in benemerenza si fregiò d' un suo ritratto a cui furono sottoscritti questi conveoientis^ìmi elogi: Edidit Ubros quinque; quingeniis Biblioiecam auadi ; censu annuo eandem diiavit.,^ Oltre le opere accennate dall'illustre biografo, lettre da lui occasionalmente dettate, si trovano fra i moltiplid mano- scritti, de' quali, a preferenza di ogni altra^ va sup^a la bi- Digitized by Google BALUBA 205 blióteca francescana di Ragnsa. A queste vogliamo riferire molti sermoni italiani e illirici lavorati per la gioventù amante deU r arte oratoria, i Responsorii dì san Francesco Solano, di san Diego, di san Biagio, vari epigrammi, vari inm' ecclesiastici, e particolarmente quelli di santa Margarita di Cortona, improv- visati, si dice, a chiesta di Benedetto XIY. Il P. UiaD-Grìsostomo Kleskovich da Breno pubblicò nel 1784 coi tipi di Carlo Occhi Un'operetta ascetica col titolo: Pn- prava duhovna za bogoljubno pristupiti na Svete Sakramenie od Ispovidi ì Pridestfenja i druga dieta krepostih karstjanékkh. (Preparazione spirituale por accostarsi divotamente ai Santis- simi Sacramenti di Penitenza e di Comunione, con altri atti di virtù cristiane). Tre anni dopo stampò presso Io stesso ti- pografo la Novena del Santissimo Nome di Gesù^ voltata dal- l' idioma italiano in illirico. La santità, onde rifulgeva la vita di questo ottimo francescano, fu in tale venerazione del popolo, che la vasta chiesa dell' Ordine in cui fu esposto il suo cada- vere non bastava a capire i divoti, che senza tregua vi accor- revano a rendere gli uffici del loro affetto. ''Tre delle sue vesti furono tagliate dai divoti per conservarne come reliquia i brani. Finalmente tanta divenne la calca dei credenti e tale il fer* vore per possedere qualch' oggetto che gli avesse appartenuto, che convenne sottrarlo al pubblico entusiasmo nella Cappella della SS. Trinità, e seppellirlo il terzo giorno, quasi di nascosto nel sepolcro dell'Ordine IV situato nel Coro **).„ Il P. Gioacchioo Stolli. ''Si rese benemerito della slava fi- lologìa colla pubblicazione del suo ricchissimo Dizionario illi- rico-italiano-latino. Per compilarlo e poterlo dare alla luce non risparmiò viaggi, studii e brighe. A tale uopo si trasferì da Ragusa a Vienna, ove fissò il suo soggiorno, e gli riesci di ot- tenere un' annua pensione fino al termine del suo lavoro dalla munificenza di Giuseppe IL Viaggiò 1' Ungheria, la Boemia e Digitized by Google 206 SAN FRÀKGESGO la Prussia e nel 1801 pubblicò quella parte della sua opera, che incomincia dal latino^ a spese del sovrano erario. Il capi- tale ricavato collocò a Vienna , destinandone il censo a van- taggio dell' infermeria del convento di Ragusa. Dopo venticinque anni consumati in queste fatiche, ritornò in patria^ dove nel 1806 a proprie spese diede in luce la seconda parte del les- sico che principia coli' illirico, e finalmente nel 1810 ottenne che il maresciallo Marmont creato Duca di Ragusa, si assu- messe la pubblicazione della terza parte, che gli fa dedicata da fra Gioacchino. Quantunque per l' estrema suscettibilità del- l' igneo suo temperamento si lasciasse trasportare talvolta oltre i limiti della moderazione e della giustizi^ fu d' altronde, come si disse, religiosissimo ed attaccato al suo convento, al quale rimase tutto il ricavato dallo smercio della sua opera; e gli esemplari invenduti della stessa. Ai 12 aprile del 1817 passò agli eterni riposi nelP età di ottantatre anni» ^^). Il P. AotOBio Aghich. ^ AssQlti gH studii a Lucca , per i distinti suoi progressi nelle discipline filosofiche e teologiche, fu tosto mandato a tener cattedra di filosofia nel convento di Fermo, e dopo tre aqni di teologi)» a Ragusa. Alla profonda conoscenza delle scieqze sacre congiunse quelle delle belle let- tere e di svarjatissimi altri rami dpll' umano scibile. Applaudito predicatore in lingua italiana sali in breve tempo molti per- gami accreditati. Il Senato gli aif^àò un' importantissima mis- sione nella finitima Bosnia e due volte accompagnò in qualità di cappellano gli ambasciatori ragusei a Costantinopoli. L' e- satta relazione di uno di questi suoi viaggi fu resa colla stampa di pubblico diritto. Morto il vescovo di Stagno, M.r Sorgo-Bo- bali gli fu offerto quell' episcopato ; ma egli preferì la solitu- dine cenobitica sull' isoletta di Daksa, dedito interamente ai pre- diletti suoi studii ed all' agricoltura. Si trovava in quel con- vento all' istante dell' occupazione francese di Ragusa e vi ri- mase fino alla susseguente invasione delle truppe russo-OK^nte- Digitized by Google BAGUSÀ 207 nerìne ; sdegnato di veder occupata dalle soldatesche la miglior parte del convento di Ragusa^ partì per Roma, ove si diede a raccogliere le opere sparse per qnella capitale di Elio Lam* pridio Cervino, il laureato poeta raguseo del XIY secolo. Nel Capitolo provinciale tenutosi nel 180:^ fu eletto a voti unanimi in Ministro provinciale a Ragusa, ma rifiutò per non abban- donare r Italia, suo prediletto soggiorno. Sciolti nel 1810 per ordine Napoleonico tutti gli Ordini religiosi in quelle parti, ri- tornò in patria. Quantunque accolto con gioia sincera da tutti ì Padri, cominciò a mostrarsi sospettoso, agitato e diffidente; le politiche innovazioni, tanto contrarie ai suoi principii reli- giosi, avevano profondamente turbato il di lui animo. Richiesto a prestar giuramento di fedeltà all'Imperatore de' Francesi, ri- cusò, e fu quindi arrestato nel convento dei padri Domenicani, ove rimase fino ai 24 decembre deicidio. Nel 1814 impadro- nitasi r Austria di Ragusa e di tutta la Dalmazia , parti di nuovo per l' Italia, e nel ritorno fissò il suo soggiorno nel con- vento dell' Isola di Mezzo , rimasta in mano degli Inglesi , e quando anche questa venne ceduta agli Austriaci , s' imbarcò per Zante, dove rimase per alcun tempo da quel vescovo M.r Scacoz, dalmata dell'Ordine nostro. Ritornato a Roma, ottenne un posto nella Vaticana. Una terribile caduta mise in estremo pericolo i suoi giórni, e dovette la vita alle premurose cure del celebre chirurgo Belli, a cui lo aveva caldamente racco- mandato 6. B. Niebhur, allora incaricato Prussiano presso la Santa Sede; amicissimo del nostro Aghich. Quantunque rima- nesse offeso in ambo i piedi, nuUostante volle ritornare a Zante, e vi rimase per ben cinque anni. Stanco finalmente si ridusse a finire ì suoi giorni nel convento di S. Maria degli Angeli presso Assisi, dove mancò ai vivi ai 28 ottobre del 1830. I manoscritti de' suoi molti lavori letterarìi, diligentemente rac- colti dal Guardiano di quel convento, furono restituiti dia Pro- vincia a cui 1' Aghich non aveva cessato di appartenere e si conservano nella nostra Biblioteca^ ^*). Digitized by Google 208 SAN FBAKOESCO Seguenti i lavori del P. Aghich : varie annotazioni di studi storici e biografici — studi su Pomponio Mela, Elio Cervino ed altri illustri accademici Quirinali — lucubrationes circa Ae- cademiam QuirinaUm — dissertalio de paesi — adnotaliones ad aecademiam QuirinaUm spectantes — carteggio letterario tra il p. Aghich, ed il Barone Francesco Maria de Garnea-Ste£faneo, — annotazioni istoriche riguardanti l' Accademia Quirinale — raccolta di composizioni poetiche latine di scrittori ragusei, tra- scritte dai codici della Vaticana — annotazioni per lo studio della numismatica greca — undici fascicoletti di annotazioni storiche e biografiche con indice alla fine — du(B Orationes fu- nebrce Anlonii Volsciy et lerlia Thotrm Inghiramii a p. Aghich col- lect(By addita eiusdem prcsphaduncula — Antonii Aghich rhaeurini Ord. Min. nonnulla Carmina — ad Marcum Bruyerium Elegim tres auclore p. Aghich. Accedit expoHlio carminum ad Pium pap. VII et ad cardinalem Corandinum. Il P. Ambrogio Markovich di Ombla, "" dotto ed esemplare religioso, valente e benemerito letterato. Continuatore diligente del nostro necrologio, lo aveva proseguito fino al 1832; la pagina sulla quale s' era soffermato nel suo lavoro, sarà desti- nata a contenere l'elogio della sua vita, troncata nel cinquan- tesimo nono anno. Lettore giubilato. Prefetto degli studii, più volte Definitore, Custode, Guardiano, Commissario Visitatore, era in attualità Ministro provinciale per la seconda volta. L'il- lìrica letteratura deve principalmente alle sue zelanti cure la prima completa edizione dell'epico poema di Gìanfrancesco Gon- dola P Omanide ridotto per opera sua alla miglior Igiene ed illustrato da eruditissime annotazioni; nonché una ragionatis- sima dissertazione critica in italiano sui meriti dello stesso poema stampata a Venezia del ventotto. Alcuni anni prima aveva già dato di so saggio come forbito scrittore nell' idioma materno , coli' anonuna traduzione della Novena dd nostro santo serafico Fondatore "*). Digitized by Google BAGUSA 209 U.P. BenigDO Albertini nacque a Ragusa del 1789. Nel- V età di sedici anni, assolti gli studi di grammatica e di belle lettere sotto la disciplina di Giovanni Yaschetti e di Francesco Appendini sacerdoti riputatissimi delle Scuole Pie, risolse di dedicarsi alla chiesa , e preferì di vestire 1' abito francescano. D'indole soave, di mente svegliata, sempre pronto a ubbidire e a fare la volontà de' Superiori; (qualità in lui naturali, che il rendevano accetto a tutti, e promettevano speranze non fal- laci. Nel 1806, essendo occupato il monastero dalle armi fran- cesi, quindi interrotto Io studio domestico, venne diretto e rac- comandato ai padri di Ancona, poi a que' di Macerata e di Ravenna, nelle quali città diede prove del pronto suo ingegno, di una sagacia superiore all' età e alle circostanze dei tempi. Da Ravenna, dove, e per copia di svariata erudizione acqui- stata dall' assidua lettura e dalla facile memoria , e per acuta e sano criterio mostrato nelle pubbliche disputazioni teologiche, aveva ottenuto il primato sui candidati di ogni ordine cittadino, 8ì trasferì in patria , chiesto dal suo Prelato per dare lustro maggiore alla famiglia monastica e alla terra de' suoi natali. Iniziò quivi la sua carriera con nuovo metodo di studi, asso- ciandosi ai suoi colleghi nell' insegnamento della filosofia e della teologia , e riservando a sé quello di geometrìa , di ma- tematica e di fisica. A fine poi di eccitare viemmaggiormente allo studio dei sommi; dispol^e che più volte all' anno si tenes- sero le conferen2ie accademiche, in cui gli allievi sotto la cen- sura dei dotti cittadini dessero saggi del proprio ingegno. In mezzo a tali fatiche non ometteva di sostenere avventi , qua- resimali, tridui e ottavarii in italiana e illirica favella. Le prin- cipali città della Dalmazia e d'Italia si ebbero a onore di a- verlo più volte banditore della divina parola: a santa Maria Nova di Napoli, a Roma nel tempio di Araceli tenne le con- ferenze annuali sulla Scrittura sacra, ascoltato con frequenza da padri porporati , da principi e da illustri letterati. Recitò nella cattedrale dì Ragusa V elogio funebre di Pio Vili, in cui u Digitized by Google 210 SAN FBANOESCO si fece conoscere possessore della classicità latina^ e maestro della vera eloquenza cristiana. Lesse dinanzi al dotto consesso degli Arcadi, fra ì quali era scritto il suo nome col titolo di Glariseo Partenio, e nell'accademia Tiberina, lavori poetici, ed altri di grave argomento, che tuttoggi si desiderano e con pia- cere si leggono. Nel 1832 essendo minacciata l'Albania da rivolte popo- lari, e nello stesso tempo vacante la sedia episcopale di Scu- tari, Gregorio XVI che prevedeva i pericoli di quella cristia- nità e del suo clero, e conosceva per fama e di persona l'Al- bertini, lo prepose Pastore, sperando da lui successi, quali da un circospetto ed operoso Prelato si potevano aspettare. I tu- multi sorti nell'anno seguente contro il governo ottomano, le guerre struggitrici, che nel 38 per un' intiera stagione desola- rono le più belle terre dell' Albania, ne dissero abbastanza della temperanza dei cattolici, massime dei cattolici diocesani di Scu- tarì. In tanta pressura di cose, in mezzo alle violenti agitazioni dei fieri lottatori, il novello Pastore si fece animo di percor- rere da un estremo all' altro i più aspri sentieri alle sue cure soggetti, incuorando alla pace e alla carità, senza temere, uè trovare ostacolo alle funzioni del suo ufficio pastorale. Due volte dal 32 al 38, visitò ogni parte della diocesi, diede principio ad un nuovo Seminario per provvedere di buoni sacerdoti le parrochie, tenne un Sinodo diocesano per le deliberazioni del quale la chiesa di Scutari cominciava riacquistare l' antico suo splendore, visitò Roma e Vienna per domandare soccorsi. Pensò a progetti superiori alle condizioni di quelle terre, ma questi restavano senza effetto, poiché nel detto anno essendo stato nominato vescovo dì Spalato e Macarsca, volle per ultima volta tornare fra i fedeli dimoranti oltre il lago di Scutari, dove, nella parrochia di Searocca dopo la messa pontificale celebrata ai 16 agosto ammalò gravemente, e ai 25 rese l'anima al Si- gnore nelP anno quarantesimonono di età, e sesto dell'episcopato. Il suo cadavere fu tumulato nella cappella di sant'Anna, Digitized by Google RAGUSA 211 sita sulla sponda opposta del fiume , e la sua tomba onorata delle seguenti due iscrizioni: D , o . H . MEMOBLaS ET VIRTUTI BENIGNI ALBEBTINI DOMO BAOHI78A OBD. S. FBANO. DB OBSEBV. ANTIST. SCODBANI ET ELEOTI SPALATENS. QXn OB DOOTBINAM PIETATEM PBUDENTIAM ANIMI OANDOBEM OMNIBUS OBDINIBUS ETTAM EXTEBIS AOOEPTUS FUIT SGOBBA SANGTE EMIGBAYIT NON. KALEND. SEPT. AN. MDOGOXXXVm -aST. SUiES XLIX EPISO. VI. PETBUS BAOGIGH EIU8. GANOELLAB. PATBI OPTIMO AMIOO SUAYISSDfO MON. P. 0. BEATI I MOBTI GHB MUOIONO NEL SIGNORE A BENIGNO ALBEBTINI VESCOVO DI SGUTABI DI pietà' dottbina affabilità' beneficenza ESEMPLARE IN CINQUE ANNI DI EPISCOPATO IN DUBB ANGUSTIE MOSTRO' OHE SA AL BENE DI TUTTI LA DOTTRINA EVANGELICA AFFARSI NOMINATO VESCOVO DI SPALATO PRIMA DEL POSSESSO MORl' AL QUARANTANOVESIMO ANNO DI VITA. OH SPESSO LA DALMATA TERRA TALI ESEMPI risusciti! MDCGGXXXVin. Digitized by Google 212 8AN FBANCESOO Il P. Innoceoze Cìnlich da Spalato. ""Si rifugiò al princi- piare del mille ottocento dagli Stati pontificii nel seno della colta famiglia francescana di Ragusa^ vi si affigliò , esercitan- dovi le incombenze di Lettore, fino a che non ne fu impedito dalla perdita totale del senso dell' udito. D' allora in poi de- dicossi di tutta lena alla collezione de' monumenti della lette- ratura Dalmata, i quali alla sua morte, avvenuta nel 1852, rimasero proprietà del convento , in cui aveva trascorsa la mag- gior parte della sua vita. E quantunque piii volte avesse fatto sperare che si sarebbe accinto ad un lavoro bibliografico, ba- sato sul catalogo delle opere e delle memorie da lui raccolte; pur noi fece, od almeno non ne fu dato di rinvenir traccia tra gli scrìtti da lui lasciati. - Comunque siasi, egli è certo, che la collezione del benemerito P. Ciulich unita ad altri libri di patrio interesse che già trovavansi nella ricca biblioteca del convento di san Francesco, ne forma presentemente la parte più pregevole, qual è la sezione della letteratura patria, e rende la biblioteca stessa se non il più prezioso , certo uno de' più rari e de' più scelti depositi che possa vantare la nostra col- tura^ '% ' Il P. Domeoico Stoiche francescano dì non ordinaria col- tura trapassato nel fiore della vita. Compì con ottimo successo le umane lettere e la filosofia nel Collegio dei padri delle Scuole Pie a Ragusa; a Zara nel Seminario centrale della Dalmazia la teologia , gli studi biblici e le lingue orientali, nell' apparare le quali, non meno che le fondamentali materie, mostrava spon- taneità e grande disposizione, aiutato da una facile e pronta memoria. Non ancor assolto dal novero degli alunni teologali, invitato , sostenne la predicazione dell' avvento nella chiesa metropolitana di Zara, che gli meritò applauso universale, e r animò a dedicarsi interamente al pergamo. Ritornato in patria ebbe tosto l' incarico di dirigere la gioventù monastica nella via della perfezione, per la cui guida lavorò un libro sulle tracce Digitized by Google BAQU8A 213 de^ più riputati maestii, approfittando dei medesimo tempo per condor a termine un quaresimale in lingua illirica e italiana, nelle quali due lingue fece sentire la sua voce con grande frutto .degli ascoltatori. Del quarantasei, quando s' istituì lo studio do- mestico della teologia , fu professore insieme ai padri Evan- gelista Cusmich, Urbano Bogdanovich e Sebastiano Francovich; ma dopo breve tempo gli fu forza di abbandonare l'impresa carriera e recarsi in Italia. A Roma nel convento di san Bar- tolomeo ottenne la cattedra della Morale, dove passò agli e- terni riposi nel 1853. Il P. Urbano BogdaDOVich fu professore di Diritto e di Storia ecclesiastica nel patrio convento, poi in quello della Vigna dì Venezia, donde nel 1846 passò col titolo di vescovo di Eu- ropus air amministrazione apostolica deli' arcidiocesi di Scopia neir Albania. Per diciasette anni governò con rara sapienza e fortezza di animo il gregge alle sue cure alBdato, anteponendo ai disagi e ai pericoli della vita la loro salute spirituale. Degno di storia uno de' primi atti del suo episcopato. Trovò nel per- lustrare le parrochie che in una terra di queir arcidiocesi a- bitata dai turchi vivevano fino dalla prima invasione alcune fa- miglie, cattoliche, le quali per timore di non andar esterminate, conservando fra le pareti domestiche la fede e le pratiche re- ligiose della chiesa romana, seguivano all' esterno col popolo dominante i riti e le cerimonie maomettane. Svellò egli sotto la sua presenza i timidi, ricorse coraggiosamente ai magistrati, e n' ottenne la libertà del culto, e le immunità comuni ai cat- tolici dell'Albania. Per le varie sue opere condotte con felice successo in mezzo al popolo aspro e selvaggio venne nominato da Pio IX suo Prelato domestico e assistente al Soglio pon- tificio, e dall' Istituto Africano di Parigi presidente onorario per r abolizione della tratta e per la redenzione degli schiavi. Nel 62 essendo a Roma per la canonizzazione dei Martiri del Giap- pone ebbe il titolo di conte Palatino, e fu annoverato fra i Pa- Digitized by Google 214 8AK FBANOESOO trizi della città eterna e fra i soci dell' accademia dei Quiriti Di ritorno, dopo alcuni mesi morì a Prìserendi, residenza dei prelati di queir arcidiocesi. ^^TT^v^r^^ Noie ') ^Via^sio di Pietro Casola aGeraialemme.» Milano. Ripamonti Carpano, 1855. *) P. Giovanni Evangelista Cuimich. "Cenni storici sai Min. Gas. di Ragasa-^ 0 Tom. U. ad ann. 1474. 0 ^Monumenta hist. Provin. Seraph. Racos.^ — P. Cerva, Bibliot. Raens. m.8. 0 Ivi. 0 P- Casmiob, Ivi. 0 Ivi. ') Dalla Galleria degli illostri ragusei pubblicata a Ragusa nel 1841 da Pier-Francesco Martecchìoi. *) In Lucca per Domenico Cinfetti. >^ Ancona 1760 presso Nicolò Bellellì. *0 A Venesia da Francesco Storti nel 1754. *») P. Cttsmiclu Ivi. "0 Ivi. ") Ivi. '0 n. G. P. Dalla prefazione della sua Raccolta. Digitized by Google 215 II. OBIBIiA - VniTAUOllB DBIiIiA VBBOIIIB Verso la fine del quartodecimo secolo una legazione dei Minori della Bossina giunta in Dalmazia a domandare operai evangelici dai loro fratelli ^ chiese pure dal senato di Ragusa la facoltà di alzare un cenobio sul suo territorio da servire di asilo nelle persecuzioni^ di riposo ai vecchi e agP infermi. Lo stato compassionevole di que^ cattolici rìmpetto ai settari animò pa- recchi dei nostrali a recarvisi si per mantenere i fedeli nella religione, come per mettere argine alle dottrine dei novatori. y accorsero come parla la cronaca di Ottavio Spader nell'anno 1391, insieme a frate Diodato di Rusticio, o in quel tomo di tempo, con altri compagni spediti dall'Italia. Durante la loro missione il Senato ne additò un luogo assai ameno presso Om- bla , dove con generose oblazioni dei benefattóri la chiesa e il monastero vennero condotti a compimento nel 1393. in. SIiAVO - BAH OIBOIiAMO La sua fondazione accenna ai rivolgimenti politici successi alla morte di re Tvarko I, ai partiti micidiali e alle guerre fraterno per la successione al trono, alle codarde umiliazioni di Tvarko n prima, e poi di Ostoia suo rivale verso Baiazette, onde una parte della Bossina e della Rascia ne furono invase e assog- gettate al protettorato del nemico della Croce. Alcuni di que' Irati Minori costretti ad esulare, sLrifuggiarono sul suolo della repubblica di Ragusa, e ottenuta la cura delle anime a Slano^ Digitized by Google 216 SAN GIBOLAMO edificarono Tattnale convento, dappresso alla riva della gran valle, in luogo appartato, incantevole pei rigogliosi suoi vigneti, e per l'industriosa sua coltura, che ha pili del giardino, che della campagna. Quest' umile cenobio, a cui durante le perse- cuzioni eran volte le cure dei missionari bossinesi, come porto di naufragio, venne cesso nella generale divisione delle famiglie francescane alla provincia di Ragusa ; riguardato quale monu- mento pelP isterica sua origine, né mai vuoto di cultori di let- tere e di santa vita. Di uno di questi, di Francesco Radaglie- vich, mi è. grato riferire qui le parole dell' illustre dominicano, Serafino Cefva '). ^Ad doctissimum virum, et cui prcecipwus in hoc Dwiornm hominum Albo locus debetur^ laudandum ag- gredior^ sed paucis^ cum panca rerum ejus geslarum^ et doc- trincB monumenta, svpersint. Id est frater Franciscu^ Rada-- leus minorità^ olim nempe, priusquam in coenobium se abde- ref, Blasius appetlatus. Retri cieis honestissimi, et FlorÙB Va- dopicdf quw familia wque oc Radalea inter civiles spectatissima fuit^ filius. Litlerarum studiis ex instituto operam naras^it eo successu, ut r€y et omnium opinione doctissimus fuerit^ refe^ rnm quce de ilio frater Benedictus Ursinus memorice prodidit bis verbisiy^ Miracolo degl' ingegni, dice il p. Francesco Bada- glievich, gran teologo, famoso predicatore, ed insieme scultore, che perciò fu molto caro a Sisto Y Sommo Pontefice; {In Pietro Comneno general. ì 8). In minorilani vero hujusce coenobii me- numentis - totius Wyricce Nationis decus - appellatur. Semel iterumque Minister Provincia Us administravit^ ejus nunc etiam memoria extat. Cum de novo Stagni episcopo eligendo ageretur in SenatUi ad quetn eligendi jas perlinef^ Radalei nostri habita est ratio; at suffragantibus votis palmam relulit Mauritius Bacchia, quod Hieronymus ilatthceucciùs archiepiscopus criminis vertit Senatui, ac se excluso digniore longe minus dignnm e- legisset, idque multis verbis apud Pontificem prosecutus est, ut inter cceteras , hac etiam de causa , ipse Pontifex irrilam Mauritii electionem esse jusserit. In coenobio Stani multis ce- Digitized by Google SLANO 217 dificiis ac beneficiis a se atwto obiH scbcuU XVII anno VII. Quamvis autem nulla ejwt lucubralio^ si quam edidit, amplius exteU merito ob singularem doctrinam, et nominis celebritatem in hoc Albo laudandus mi hi visus est. Chiesa In orìgine cappella privata: come oggidì si osserva, è dono deir antica famiglia patrìzia dei Gradi. La saa fondazione è di pochi anni posteriore a quella del convento. L' iscrizione, che si legge sulla faccia prìncipale, così parla : CGEiÀBA GBADUM 80B0LE3 JUKIUS PATHinUS OLIM UBBIS ET IPSE DEOOB GEKEBI QUOS EDIDIT JSQUOS. MOBIBUS EGBEGn PATBLE DUO LUMINA NATI PEOTOBE ET ELOQUIO HATHiSUS INSIONIS ET INGENS 2EMJJLVB INYIDLa! BEOTIQUE HABINUS AMATOB INSTITUUNT HAS HIEBO SAOEB TJBI NUMINIS MDISQ OONDENTEM YOTIB HEO MUNEBA PABVA SACELLI A8SENSUM DIGNABE PATEB PB^OIBUSQUE FAVETO AT YOS GLABA OOHOBS QUIBUS H2B0 SAOBABIA CULTUS POSTEBIOBA DABIT PEB SiBCULA ET UTILIS USUS ESTO SUI MEHOBES PATBUMQUE 8IMUL ATQUE NEPOTUM QXnS PBO VEBBA DEO GBATIQUE BEPENDITE VQCES VOTAQUB PEBPETUO VESTBUM PIA QUISQirB PBEQUENTET MILLE QUATUOB OENTUM PABTUM POST YIBGINIS ALMLffil BISQUE DEOEM JUNCTOS PHCEBUS PATEB wSSGEBAT OBBEB. Le due seguenti si leggono sopra due marmi incassati nel pavimento del presbìterìo, con emblemi allusivi al pensiero del- l' eternità. La prima accoglie le ceneri dei discendenti dell' il- lustre famiglia Ohmuchievich, fuggiti dalla Bossina con altre fa- Digitized by Google 218 SAN GIROLAMO miglie nobili nel tempo della persecuzione promossa dopo la battaglia delle Gurzolarì. FBES JOAISTNEB ET SUI DE FAMILIA OmCUOHIEyiOH TVELIB PILn GEBGOBII ET BEGLIE »ANIS OASTOBIE PB0KEP0TE8 BAKOE^ YAYZE DESCENDEKTES BEGNI BOSINEH: NOBILITATE OLABI SIBI POSTEBISQ. SUIS FABAYEBE ANNO D. HDLXXX. D . O • H . NULLIBI IN HAO MOBTALI VITA VEBAM EXPEBTUS QUIETEM HANO TAMEN POSTHUMAH SPEBANS SEPULOBXTM HOO IN QUO OINEBES ET OSSA SUA. BONEO ITEB ST7PBEM0 lUSSU TUBiB OCELESTIS ANDEAB. QUIBSGANT. ETEBNUM QUANDOQUE IPSE QCTIETEBYS HABGtrS OGBI8I0H POSUIT ANNO SALUnS MILLESIMO SEXCENTE8IM0 8EPTUAGESIM0 SEXTO« Note 0 Bibl. BooL RaeM. ms. Digitized by Google 219 IV. CAHAU - 8AV BIAGIO VB8COVO B BIABTIBB È il terzo cenobio, che conosciamo posseduto sol terrìtorìp raguseo dalla vicarìa della Bossina. Fu posta la prima pietra nel 1417 dal francescano Antonio di Arezzo, arcivescovo di Ragusa, per dare luogo ad una famiglia di quei benemeriti, chiamati ad estirpare gli avanzi delle dottrine dei Patarìnì, onde qua e là ne andavano guaste quelle campagne. In dodici anni la chiesa e il convento furono condotti a termine per cura del medesimo prelato. — Le ire degli 'scismatici oltra^ montani volsero piti volte le armi micidiali contro gli abitatori di questo sacro luogo, sicché ebbero necessità di abbandonarlo tuttavolta ai loro sacche^. Nelle guerre napoleoniche dei primi anni del nostro secolo il convento con altri edifici sacri del territorio di Bagusa venne manomesso dagli stessi nemici, data la chiesa alle fiamme, che poi sorse più bella per le largizioni dei fedeli , e piti appresso nel 1832 decorata da una magnifica tela della scuola romana , dono delF illustre francescano Be- nigno Albertini. Illustri francescani ''Il P. ViDceozo Lapl. Versatissuno nelle scienze divine, Lettore giubilato, salì in grande fama qual predicatore e nella propria patria e sui più illustri pergami d' Italia. A Mantova fu tenuto in tanto pregio che lo elessero in guardiano di quel convento, ed il duca Ferdinando Carlo lo volle per suo teo- logo. Nel 1702 la repubblica di Ragusa lo nomnò al vesco- vato di Stagno. Lì si dedicò a tutt'uomo a compiere e limare un' opera teologica in italiano^ già prima incominciata, con cui Digitized by Google 220 SAN BIAGIO VESCOVO £ MABTIBE ribatteva gli errori degli Ebrei sotto il titolo di Campo di bai- taglia y la quale tuttora inedita si conserva nella biblioteca di Mantova. Legò al patrio convento la preziosa collezione de' suoi libri, e devesi interamente alle di lui premure T erezione del convento francescano di Cuna, che fu '^ aggiunto nel 1705 alU bellissima chiesa, dedicata alla S. Vergine di Loreto, fab- bricata per voto di quegli abitanti. Morì a Stagqo ai 3 no- vembre del 1709,„ ^11 P. Anselmo Giurcoviclli conosciuto comunemente col cognome di Gatich da Jaseniza di Canali, passò da questo con- vento alla sede vescovile di Mercana e Trebigne. Eicreò la gravità degli studii teologici colla coltura delle lettere latine, e fu così elegante poeta in quella lingua 4^ emulare gU scrit- tori dei secoli migliori. Si conseiTa tuttpra manoscritta gran parte de' suoi forbitissimi versi che gli danno un onorevole posto tra gli scrittori r^usei , i quali in qnell' epoca coltivando le muse del Lazio, fecero oggetto di ammirazione la piccola loro patria agli occhi di tutta la colta Europa. El^tto vescovo nel 1760, si recò a Roma per sottoporsi ai prescrìtti esami e li sostenne con plauso strepitoso. Arrivato alla su» residenza di Trebigne, per lo zelo dimostrato verso l' affidatogli gregge, venne in odio alle autorità turche, che gli mossero tanto accanita persecuzione da costringerlo a doversi ricoverare nel villaggio di Cepikucje sul territorio raguseo, da dove continuò a gover- nare la sua diocesi fino alla morte, succeduta nel 1792, dopo aver sostenuto per 32 anni il difficilissimo incarico episcopale. Il suo corpo, trasportato a Siano, venne tumulato nella chiesa del nostro convento. „ ''Fra Pasquale Baletia Laico da Stravica di Canali, am- mirabile per il talento sortito dalla natura per i lavori mec- canici, cui mtmauate di qualunque teorìa, eseguiva con ^upenda prepipione. Fu egli che rìpiarò, e ridusse il pubblico orologio Digitized by Google CANALI 221 a corso più esatto, ed a iorma più moderna, per il qaal lavoro gli fu assegnata una provvigione vitalizia, che volle fosse de- Tolnta air utile della chiesa del convento , abbellendo Y aitar maggiore con la marmorea balaustrata, che ancora vi si os- serva. Lasciò poi in memoria della sua abilità, un orologio la- vorato di sua mano ad ogni convento della Provincia. Moii a Ragusa nel 1792. Tuttavia al di sotto del disco rappresentante le fasi lunari sulla torre dell'orologio si legge: ^ A • D • ^Ml>CCILXXXI OPUS . F . PASOHAIilS BAIiETIN A OAKALIBUS O . M . S . FBANGISOI Moie *) P. Casmloh, loo. eit V. 8ABBIOVCBU1O - IiA VBEOIIVB ASSVHTA AL CIBIiO Edificato nel 1470, a breve distanza dalla ricca borgata di Orebich, sul sopraciglio del lembo del monte sant'Elia, dove ti s' ofrono in vaga prospettiva le belle campagne e le foreste dell'isola di Gurzola, le cui isolette, i moltiformi laghi di mare, con quella superba Badia dei frati Minori , che n' è separata Digitized by Google 222 LA TEBGIKE ASSUNTA AL CIELO dalle pendici di quel pendio da quel strettissimo canale* Quivi, nel 1417, chiamati a tutelare la fede dagli attacchi deli' ete- rodossia, eressero un tempietto che col volgere degli anni venne riguardato quale Santuario dei circonvicini abitanti. Conserva oggidì una bella tavola rappresentante la Vergine Assunta. Ln Madonna degli Angeli dipinta da ignota mano sopra una tavola di piccola dimensione, è tenuta in grandissima venerazione. La fama popolare vuole fosse ivi portata miracolosamente dalle onde ; una memoria però ricorda il suo trasferimento dalla chie-, suola di Zogniza, poco distante dal porto Rose, per mano di un navigante, il quale, sfuggito piti volte alle tempeste per sua iotercessione, se la trafugò Jn patria. VI. ISOIiA DI BOZZO - COVCEZIOBra DI MARIA Eretto nel 1484 per cura dei Minori, i quali, da molti anni prima quivi introdotti, abitavano una casa privata, donde in qualità di missionarii si recavano nelle circonvicine borgate a diffondere la parola di Dio, e a consolidare la morale evan- gelica. Verso la metà del sedicesimo secolo il frate Bonifacio Stefanis vescovo di Stagno, di qui oriundo, e probabilmente nativo, tratto da quel mite aere, e pacifico soggiorno, n'abbellì la chiesa, ampliò il convento, e vi pose la lapide sepolcrale colP iscrizione : HANO DOMUM OMNIUM CEBTIOBEM F. BONIPACIUS EPIBC0PU8 STAGNI PIEBI PEOIT SIBI SUISQUE COGNATIS DABOOLIZABUM GENEBIS Questo celebre francescano nacque di ricca e potente fa- miglia, e vesti l'abito a Ragusa. Compiuti gli studi a Parigi, Digitized by Google ISOLA DI MEZZO 223 passò in Italia, dove sì rinvenne con frate Felice Perettì, che poi ascese il soglio pontificio col nome di Sisto Y: gli fa a- mico e collega nell'insegnamento. Chiamato in patria, attese all' educazione della gioventù francescana, bramosa di udire da lui nuovi sistemi, e la maniera di trattare le filosofiche e teo* logiche discipline, di cui andava famosa la principale università delle Gallio. Ma con dolore di quella famiglia si vide dopo breve tempo destinato a reggere la custodia della Terra Santa ; donde nel 1561, lasciando belle memorie di sue gesta, partì per Un- gheria e le terre Slave col mandato, quale si legge nel breve di Pio lY, ut maiores in dominicum horreum manipulosj di-- pina Ubi assistente gratia^ congerere possis^ ad UngarioBj Tran-- silvanicBn Polonice et Moscovice par tes, quorum idioma intelligis, et intelligibiliter loqueris, gratia verbum Dei inibi prcedicandij animasque hosreticorum venenosis persuasionibus a ina veritatis abstraclaSy in semitas Domini prò viribus reducendi Nel 1 564 venne promosso dal medesimo Pontefice al vescovato di Stagno. San Pio Y lo delegò a perorare dinanzi a Filippo Il re delle Spagne la causa dei Luoghi Santi contro le vessa- zioni dei Turchi : intervenne al Concilio di Trento, e fu ascrìtto nel numero dei teologi deputati ad appianare le controversie in materia della Sacra Scrittura e della tradizione. Di ritorno dal viaggio trovò a Bologna consunto dal morbo un amico pa- triotta ; quivi, per consolarlo di sua presenza, protrasse la di- mora, e morto, l'onorò d'un bel monumento, che tuttoggi si ammira nella chiesa della Nunziata dei Frati Minori. Restituitosi in patria, volle, fra i vari ordinamenti dati al suo clero, che i parrochi nel benedire i matrimonii leggessero in lingua del popolo il primo capo del Yangelo di san Matteo , e vi appo- nessero le opportune spiegazioni, atte a levare quella strana idea ereditata dall'epoca dei Patarini, che il matrimonio fosse invenzione diabolica. Dopo tante prove di operosità instancabile, e di generosità di animo, fu forza al buon Prelato di abbandonare la Sede e Digitized by Google 224 CONOEZIONE DI MAEIA la patria per uno strano iucidente. ^In on giorno di sagra, bef- feggiato pubblicamente dal Conte di Sabioncello il parroco del luogo, per essere balbo di lingua, il prete tratto fuor di senno dall'ira per l'onta sofferta, armatosi di coltello s'avventò contro il nobile magistrato e stesolo morto si diede a fuga precipitosa, salvandosi sul prossimo veneto dominio a Curzola. Il Senato di Ragusa arse di giusto sdegno per tanto misfatto commesso contro un suo rappresentante, e temendo i pericoli che poteva susci- tare nel popolo il delittuoso esempio, volle reprimerlo con on tremendo castigo. Non potendo aver tra le mani il reo, fu sen- tenziato d'impiccarlo in effigie, appendendo sulla forca in sua vece un fantoccio di paglia. Per rendere più solenne agli occhi del popolo tale esecuzione, si pretese che il vescovo di Stagno, suo Ordinario, lo degradasse pubblicamente der carattere sa- cerdotale. Vi si oppose M.r Stefanio , osservando saviamente , che una tale sacra funzione non poteva compiersi, quasi per trastullo, sopra un fantoccio, ma che se gli fosse consegnato nelle mani i\ sacerdote delinquente, egli come era suo diritto, l'avrebbe rimesso alla laica autorità ^). A fronte di tali giu- stificazioni il Senato gì' intimò un perpetuo bando da suoi Stati ; ma trovò giusto compenso nella giustizia della Santa Sede, che volle di nuovo onorarlo della Legazione dell'Ungheria, durante la quale morì santamente a Temesvar nel 1584.„ De' suoi lavori ci rimangono : 1. de ortu clericorum tu Ecclesia, scritto a chiesta di Giangrìsostomo Calvino, arcive- scovo di Ragusa: 2. de perenni cuUu Terree Sancite , et de fructuosa eitts peregrinatione, stampato a Venezia nel 1623, di cui un'unica copia esiste tuttora a Parigi. Questo secondo lavoro è divìso in due libri, e contiene la descrizione della Pa- lestina, le solenni cerimonie e preghiere, che in que' sacri luoghi si praticano cotidianamente. Mote 0 P. Cosmich, loc. oit^ Digitized by Google 225 vn. ■AaraATBccBiA i* BBATA VEmaims beujl hbvb La sua fondazione insieme a quella di altro conventino, ora abbandonato, nell' Isola di Mezzo, si riferisce all' epoca della divisione dell' antica Provincia di san Girolamo in provincie di Ragusa e di Dalmazia. Colla loro inaugurazione si completò il numero dei conventi, necessario a dare il grado onorifico a quelle famiglie. Nel 1490, dopo undici anni da che n' era cominciata la fabbrica coli' elemosine dei pii oblatori, venne condotto a termine dal patrìzio Francesco Cozze. Alla coltura di que' cenobiarchi dobbiamo il dissotterramento da un angolo dell' orto, e la conservazione della lapide romana, segnata! dalle parole: P. HABO. L.® PETEOM MB 8SIAN® TABiyS FESTVS HEBES £X TESTAH POSVIT L. B B B . Alle sollecitudini del provinciale Sebastiano Francovìch dob- biamo il risorgimento di quella chiesa, sulla cui faccia si legge : PIETATE ET MVNIEICIENTIA MABIANK2 OABOLIN^ IMPEEA : AVGVST^ EPIBAVBEN8IVH VOTIS BESTITVTAH. 15 Digitized by Google 226 Vm. CUNA - &A BEATA VEROINB DI LOBBTO Ultimo edificio sacro che rammenti P affetto religioso di quel popolo verso T ordine francescano. Fu fabbricato nel 1705 per cura di Vincenzo de Lupi, vescovo di Stagno, alunno del medesimo ordine. wnriVlnr^ Digitized by Google 227 III. PROVINCIA BOSSINESE-ARGENTINA La Bossioa numera 122,865 cattolici sparsi fra qaasi 600,000 greci non uniti^ e circa altrettanti mussulmani : 5 con- venti con 69 parrochie e cappellanie: con 250 ecclesiastici, tutti dell' ordine dei frati Minori. Questa vasta porzione del- l' antica Dalmazia ebbe i primi lumi del Vangelo nell' età a- postolica, lo sviluppo progressivo delle dottrine e la diffusione del cristianesimo dall' operosità dell' episcopato dalmata. Si essa come le terre contermini, cioè le grandi porzioni dell'odierna Croazia e Slavonia, del Montenero e dell'Albania, regioni tutte di oltremonte, aggregate sotto Augusto a questa provincia, eb^ bero vita civile dalla civiltà di queste sponde, la religiosa dalla sapienza dei primati di Salona , la giurisdizione de' quali dal- l'Adriatico al Danubio, dall' Arsia al Boiana si estendeva. Le frequenti irruzioni di barbari idolatri nel terzo e nel quarto secolo, lo sciame devastatore degli Avari nel settimo; le dot- trine pervertitrici dei patriarchi di Costantinopoli, poi quelle di Fozio, in fine la micidiale setta dei Patarini, desolarono questo fecondo suolo, ne cancellarono le più care memorie del passato. Nelle dure lotte del cattolicismo coi settarii di ogni errore v' accorsero i frati Minori in una ai padri Domenicani ; la loro attività, 1' annegazione di so medesimi peir amore del- l' umanità e della fede, arrestarono il corso a quella corrente, la loro dottrina umiliò i più potenti nemici, preservò i restanti Digitized by Google 228 PEOvmciA bossinese dalle massime corruttrici, li contenne nella pietosa credenza degli avi, richiamò molti dallo smarrito sentiero. La Bossìna li salutò pe' suoi padri e redentori, li venerò per suoi apostoli. La sevizie dei nemici della Chiesa romana, Y impraticabilità del suolo, frastagliato per ogni verso da selve e montagne, il bi- sogno di cristianeggiare altre terre, consigliarono i secondi a sloggiarvi. I Minori, si bene vedovati del forte braccio di questi, intrepidi corsero in mezzo ai pericoli, sfidando con paziente coraggio i più fieri persecutori. Tale modo di operare unica- mente peli' utile dell' umanità e della fede gli procurò 1' affetto dei bani, la protezione dei re d'Ungheria. Il re Bela IV, e il bano Zibislao furono i primi a donarli di case e di chiese, li raccomandarono ai potenti e ai magistrati. Lodovico, vinto che ebbe il re dei Bulgari, li volle evangelizzatori in tutte le terre a lui soggette, dapertutto ordinò l' erezione de' conventi e delle chiese, domandò dai Papi nuovi operai, ottenne privilegi spiri- tuali, ne aggiunse egli franchigie ed immunità. Sotto la sua tutela prese incremento la vit.a francescana, crebbero in gran copia altri conventi e altre chiese e nella Bossina e nelle nuove conquiste, popolati da operai accorsi dalla Dalmazia, dall'Italia, e ddle vicine terre a spandere il lume della fede. Monasteri fioritissimi , chiese semplici e di vote, numerose famìglie dei Minori, tenevano desta la pietà e i sentimenti cri- stiani fino alla prima invasione ottomana : il culto pubblico, la libertà della parola evangelica , riconduceva spesso i traviati alla fede. La presenza delle armi ne impedi il corso; Mao- metto II atterrò le sacre abitazioni, fo' ludibrio de' templi, ro- vesciò gli altari , sperperò le reliquie dei Santi all' abbomina- zìone de' suoi. Dodici mila de' cristiani, chiamati al suo tribu- nale nel di della presa di Jaiza, prefersero di morire martiri, piuttostochè rendersi spergiuri dell'avita credenza: trenta mila giovani furono arruolati fra i giannizzeri; duecento mila dì ambi i sessi, e d' ogni età, trasportati schiavi nell' Asia minore. Contaminarono le glorie paterne nel dì di quel luttuoso cimento Digitized by Google PBOVINOIA BOSSniESE 229 i Eopcìchi, i FiHppovich, gli Assanpassichi (Despotovich) , fre- giando le domestiche pareti , sacre a Cristo Redentore , delle immagini di Maometto, togliendo per sempre i loro nepoti alla gloria dei beati. In mezzo al terrore universale, i frati Minori, che che ne asserisca altri, comparvero nelle proprie divise al cospetto del fiero mussulmano, implorando a nome dell'uma- nità la sospensione di tanta strage. La loro voce fu udita ri- spettosamente, la carità, di cui ebbe a meravigliare lo stesso Maometto, rimeritata con inaspettati favori. Li regalò di suo firmano, con cui li sollevava degl' imposti tributi, li metteva in diritto di esercitare pubblicamente i divini uffici, colla condi- zione di ricondurre alle case paterne i fuggiti ne' boschi e nelle montagne. Da quell'epoca fino a pochi anni addietro, un perpetuo avvicendarsi , salve poche eccezioni , d' incendii de' conventi e delle chiese, di oppressioni, di spogli, di prigionie, divenne l'è* redità permanente dei fedeli e dei loro ministri. La tirannide dei romani imperatori rinovellata nella Bossina sotto i nuovi conquistatori valse però ad infondere tale spirito della primi- tiva Chiesa in que' fedeli , a tale operosità e acnegazione di sé animare i loro ministri, che la missione bossinese ebbe il glorioso titolo di gemma delle missioni cattoliche; titolo che gli animosi figli di Francesco seppero fino a tuttodì meritare, e per le svariate beneficenze procurate all' oppressa umanità^ e per la purezza della fede e l'osservanza della primitiva di- sciplina cristiana mantenute in tutto il loro splendore. In mezzo a tanta barbarie non si ristarono dal promuo- vere in una allo spirito cristiano la coltura delle lettereja van- taggiò della gioventù propria, e dei figli di quelle famiglie tur- che, che avevano in pregio quest'arte universalmente ignota; dal che ne veniva molta venerazione per il sacerdote france- scano, salutato col nome di vero sapiente, un' arra di stima e di gratitudine negli educati, che spesso se n'ergevano in pa- trocinatori, ed erano sicuro rifugio nelle generaliipersecuzioni* Digitized by Google 230 PROVINCIA BOSSINESE Tale metodo di edacazione privata si tenne fino alla metà del presente secolo. ^I missionari cattolici, dice nno scrittore, che appartengono tutti all' ordine di san Francesco, erano gli unici rappresentanti della civiltà europea in quel paese; alcuni di essi studiarono anche la medicina. Prima che il reverendissimo padre Mariano Sunich (morto nel 1859) fosse stato nominato a vicario apostolico nella Bossina, tutta l'istruzione scolastica si riduceva ai tre conventi di Sutiska, Erescevo e Foiniza ; gli scolari cattolici vennero dedicati per lo più alto stato eccle- siastico, ed è perciò che, ad eccezione del clero cattolico e di negozianti cattolici, pochi sapevano leggere. All^ attività del sul* lodato vicario apostolico è riuscito d'istituire 24 scuole par- rochiali in varie nahie, le quali vengono frequentate da circa 600 scolari. I negozianti di Serraievo istituirono inoltre una scuola normale, '). Per questi ed altri beneficii piantati in terra abborrente la civiltà e gli usi stranieri , il sacerdote francescano ottenne il primo seggio nella stima universale, un ascendente da po- terne levare ogni traccia di vizii e difetti radicati per lunghe generazioni. ^L'istruzione, riporta il medesimo autore dissenziente dalla nostra credenza e poco favorevole ai frati, l'istruzione mercè la quale egli si distingue tra tutti gli abitanti, 1' auto- rità di cui la chiesa romana lo riveste, gli danno agli occhi del popolo un' importanza quasi soprannaturale. Non esiste nella Bossina un uomo del volgo che non sia persuaso, che i frati possedano una virtù magica. Ed è rimarchevole che questa persuasione sia comune tanto tra i villici cattolici^ quanto tra i greci orientali e tra gli stessi maomettani ... La loro po- sizione privilegiata , lo spirito di corporazione che in loro è po- tentissimo, e finalmente la loro educazione, in onta a qualche difetto, li fanno superiori a tutti, e li rendono le più impor- tanti e le più influenti persone di tutta la provincia. Fra tutti i bossinesi essi sono i soli che spiegavano, e che spiegano tut- tora operosità spirituale ed intellettuale. È immensa l' influenza Digitized by Google PBOYINOIA BOSSINESE 231 cV essi esercitano snlle loro greggi. Pei cattolici bossinesi il solo nome di frate è qnasi un apoftegma d' infallibilità. Colla loro influenza pervennero ad operare un vero prodigio tra i cattolici di quella regione^ facendo loro smettere una costu- manza sacra e prediletta a tutta la razza slava , la festività cioè del Santo protettore della famiglia; circostanza in cui lo slavo sciupa tutti i risparmi de' suoi guadagni, e perfino s'in- debita. Essi arrivarono tant' oltre, da far abbandonare ai villici di molte parrocchie 1' uso delle bevande spiritose. È fuor di dubbio esser d'immenso beneficio pel popolo quest'ultima mi- sura; la prima, quantunque abbia distrutto nella vita del cat- tolico bossinese uno dei motori del suo sentimento religioso, gli apportò un grande vantaggio materiale , .togliendogli 1' oc- casione di uno sconsiderato scialaquo.„ A queste parole e ad altre dell'autore, troppo scrupoloso di alcune mende trovate nella divozione del popolo e nell' attività de' ?uoi operai , ag- giungiamo, che. non faceva mestieri di mantenere cogli artificii la crassa ignoranza nel popolo, ned impedire lo sviluppo ge- nerale della nazione, per non vedersi attenuata e distrutta la acquistata influenza, e il grado di superiorità in cui si vedono tuttodì collocati, che le opere benefiche parlanti con tutta chia- rezza agli occhi degli oppressi e degli oppressori basterebbero esse sole, non in Bossina, ma in mezzo a più civili nazioni, ad assegnarne il medesimo posto, e riguardarli colla medesima ve- nerazione. Chi rammenta la comparsa di beato Angelo da Ver- bosa, accompagnato da un coro de' suoi frati, alla presenza di Maometto nell' atto del fiero macello, il suo eloquente linguaggio a prò dei credenti senza badare alla propria vita, al proprio interesse; chi rammenta le cento e più volte farsi guida un frate Minore dei drappelli cattolici , chiesti dal furore del bar- baro fanatismo, scorrere pei monti e per le boscaglie, condurli a salvamento sulle nostre terre, farsi interprete delle loro scia- gure presso i magistrati e le famiglie doviziose ; chi rammenta le tante lagrime versate nel grembo delle ricche famiglie tur- Digitized by Google 232 CONVBKTI che per soccorrere alle indigenze dei famelici, per sciogliere dalle catene i perseguitati ^ i frequenti loro viaggi nelle regioni dei prìncipi cristiani per le moltiplici necessità della Chiesa e del popolo, la distribuzione delle pie elemosine senza distinzione di culto, senza fiatare nella tromba; chi rammenta, dico, le cure di questi benefattori dell' umanità derelitta , manifeste al cattolico, al greco, e al turco, non avrà a stupire che il sa- cerdote francescano sia venerato universalmente piuttosto quale angelo che nomo. Sé le condizioni della Bossina fossero poi tali da permet- tere nella classe cattolica quelP incivilimento che con tapta va- niloquità n' è reclamato da passeggieri ospiti, se i Minori fos- sero al caso di fare più di quanto fecero , o da lasciarsi ab- bindolare dai novelli sollevatori, noi in risposta a tante inezie, dette e scritte su questo popolo, esortiamo i troppo esigenti di leggere i firmani imperiali, le relazioni dei consoli, oggidì fre- quenti ne' pubblici giornali , gli scematismi annuali eh' escono per cura dei medesimi Religiosi, dove la passata depressione e il presente risorgimento sono in breve, ma conscienziosamente, indicati. C€^-mmrmr^mtL%M. I. CONVENTO DI FOINICA sotto l'invocazione dello Spirilo Santo. — Ignota la sua ori- gine, antica però, che sembra risalire all' epoca delle prime fon- dazioni. Fu costruito in un' amena positura, a settentrione del villaggio Pazariscie; ma dopo l'invasione ottomana, occu- pati quei dintorni dalle abitazioni del nemico, venne abbando- nato, ed eretto un nuovo, tuttora esistente, a mezzogiorno del detto villaggio, sopra le fondamenta di una casa di funìglia Digitized by VjOOQIC PBOTINGU B0S8IKESB 233 adetta alla setta dei Patarìnì. Quivi ebbe dimora il santo Gia- como delle Marche dorante le sae apostoliche peregrinazioni, nel tempo del suo vicariato ; quivi sortì i natali, e visse tutta la vita il beato Angelo Zvizdovicb, il cui corpo, rimasto incor- rotto alla venerazione dei fedeli , venne coir eccidio del con- vento, avvenuto nel 1524, riposto in un' urna di pietra e col- locato nella chiesa dappresso all'altare maggiore. n. CONVENTO DI 8UTTI8KA sotto l'invocazione di san Giovanni Battista. — SottÌska> detta anche Sudiska dalla voce suditi, giudicare; forse dall'antica Curia dei bani, poi dei re, da cui principalmente uscivano de- creti, decisioni, giudicii capitali. Nel primo ingresso dei Minori in quelle terre, quest'illustre e popolosa città ebbe la sorte di veder sorgere un ampio convento, eretto dalle spontanee e lar- ghe oblazioni de' suoi abitanti, il quale dal piissimo re, Tom- maso Erìstich , e da sua moglie venne di molto ingrandito ; abbellita e decorata di arti occidentali la chiesa, che accolse le sue ceneri e quelle di vani princìpi cattolici. Nel 1464, uc- cisine gli abitatori dal fanatismo mussulmano, venne ridotto a macia ; poco stante rìstaurato in parte, si mantenne illeso fino al 1524, nel quale anno dal medesimo furore fu uguagliato al suolo. Trent' anni più tardi coli' esborso di 900 monete di oro ottennero que' padri la facoltà di rialzarlo, ma a fronte di tanto sacrificio non ne andarono esenti di molestie e di gravami, che anzi nel 1680, essendosi ridestata una generale persecuzione, il guardiano di allora, padre Giacomo Tvertkovcianiu, con vani parrochi e famiglie cattoliche di quel distretto, passò sul suolo austrìaco, costretto ad abbandonare il luogo alla licenza del nemico. Ritornati i sacri esuli all'assistenza dei fedeli, vi si acconciarono incogniti nelle case dei privati fino a che ebbero il permesso di rimettersi in un angolo del vecchio monastero, Digitized by Google 234 CONVENTI che poi nel 1821 venne sulle primitive fondamenta in forma migliore costruito , e nel 1833 coi larghi sussidii della corte di Vienna, e del clero ungherese, perfezionato coli' aumento di due piani per dare ricetto alla gioventù della Provincia, che quivi tiene il suo Seminario. Con altri sussidi! si allargò ne' decorsi aani la vecchia chiesuola in pietra battuta con doppio coro, ed un umile campanile allato. / III. CONVENTO DI CRESCEVO sotto r invocazione di santa CaUerina, vergine e martire. — Città vasta e antica, (ora villaggio di poca importanza) fabbri- cato parte in deliziosa pianura, parte in gola a monti altissimi, sopra i margini di due fiumi ; onde per asprezza e aridità de dirupi che ne sovrastano, detta Kerscevo da ,kersc (roccia), poi per raddolcimento Crescevo. La storia religiosa della Bos- sina rammenta quivi gli atti nefandi dei Patarini del dodice- simo secolo ; l' eccidio del suo vescovo , de' suoi canonici , di molti de' suoi abitanti : la fuga dei rimasti a quel furore ne' monti, nelle selve ; l' arrivo dei frati Minori e Predicatori, l'o- perosità e i pericoli della loro missione; il ristabilimento dei primi, e i meravigliosi frutti, di cui ebbe spesso a gloriarsi la chiesa di Dio. - Antichissima pure 1' erezione del monastero e della chiesa, l'uno e l'altra fiorenti sotto i bani e i re; at- terrati nella prima invasione ottomana, e riedificati. Nel 1524 dati nuovamente alle fiamme dai nemici della Croce, risorsero per industria dei benemeriti missionaria II grande incendio che ricorda la Pasqua del 1765, fu l'ultima prova delle malvagie intenzioni, a cui, dopo due anni di vita raminga, e di sacri- ficii innenarrabili, si pose riparo coli' erezione della chiesa nuova e del convento nuovo. Digitized by Google PBOyiK(EA .BOSSINESE 235 IV. CONVBHTO DI CTOCIA - QOMJL sotto l'invocazione di san Francesco d'Assisi. — In mezzo a ijuesto villaggio , situato a pie dell' altissimo monte Vlascich , venn' eretto da pochi anni il detto convento con chiesa per le sollecite cure del vescovo, frate Mariano Sunjich, vicario apo- stolico della Bossina. Monumento serafico degno a ricordare lo zelo e le virtù dei primi francescani, onde quel terreno rimase del tutto netto di patarìni e scismatici , de' quali oggidì nes- sun' altra memoria, che l' antico loro cimitero con urne e pietre sepolcrali, sur una delle quali si legge in caratteri cirìlliani il concetto proverbiale di un vegliardo manicheo : ^Ja fve sto godin xivje nikad nevidio Sehr zenice^ ni kasabe Travnik. Dva put o jurje\?u preko Biele prieko leda prescOi dva put o jurjevu novoga kleba jeo,„ V. CONVENTO DI ItlVNO sotto 1' invocazione dei santi Apostoli Pietro e Paolo : di re- cente costruzione ; da pochi anni ridotto a uso monastico, ned ancora del tutto completo. Siede in una vasta pianura, entro i limiti dell' antica arcidiocesi di Spalato, a brevissima distanza dal popolatissimo villaggio, come a guardia dei credenti, rimasti devoti all'avita fede a fronte delle fiere vessazioni. VI. CONVENTO COItliEGIAIiB DI DIAKOVAR sotto l'invocazione del serafico dottore san Bonaventura, isti- tuito nel 1852 per l'educazione di ventotto giovani della Pro- vincia, alimentati e provveduti di cose necessarie dall' Austria. Digitized by Google 236 CONVENTI Vn. OSPIZIO DI COSTAHTnrOFOlil sotto P invocazione di san Giorgio martire, di recente fondato colle oblazioni dei fedeli per soccorrere agi' infermi di varie nazioni ; onde vi hanno stabile dimora sacerdoti parlanti ita- liano, slavo e tedesco. Fra le 69 parrochie e cappellanie, seguenti le piìi note nella storia di questa regione. A Sultiska^ le cui mansioni sopra un terreno di quattro ore di lunghezza e altrettante di lar- ghezza, vanno più o meno inceppate dal numero considerevole delle famiglie turche, alle quali sono frammiste qua e là varie degli scismatici, vi si osservano gli avanzi dell' antica chiesa di san Giorgio, una volta patrona principale di tutta la Bossina ; piti scernibili quelli della residenza ordinaria dei bani e dei re. A poca distanza le ruine dei castelli di Bobovac, di Vrana, e di Stipan-grad; il primo de' quali n' è celebre per la dimora del re Stefano Eristichievich, e di sua corte, per le conferenze di sommo momento ivi avute col legato pontificio, vescovo di Lesina, Tommaso Tommassini; per il decreto segnato contro gli scismatici, e novatori di dottrine opposte al cattolicismo ; per gli oratori di là partitr a papa Calisto , al re di Aragona e di Sicilia, al doge di Venezia, al duca di Milano, a doman- dare soccorsi contro la turca invasione; per il vessillo e la croce benedetti da Calisto, e quivi consegnati dal cardinale Carvaiola, legato della santa sede in Ungheria. — Vissokiy borgata una volta delle principali , con un convento dei più rispettabili, che più volte minato e riedificato, nel 1688 fa del tutto abbandonato per le incessanti rappresaglie e gra- vezze del nemico. Questa borgata va principalmente ricordata nei fasti della Chiesa per le fatiche apostoliche di san Giacomo delle Marche. Mentre con caldi sermoni s'affaticava il Santo a purificare quel terreno, tirando ogni di al grembo della C%i^ Digitized by Google raOTIKOIA B088INESE 237 settarii di ogni dottrina; i più ostinati, che con varie arti a- vevan altre volte attentato alla sua vita, si studiarono d' inde- bolire i piedi del pulpito, cui più volte al giorno ascendeva, onde nel calore della perorazione insieme stramazzasse ; ma Iddio, che volle preservato il suo servo, punì con quel misfatto i loro discendenti; i quali, conferma la storia, per molte ge- nerazioni nascevano tutti zoppi od, infetti di malori nelle gambe. — Varese, villaggio ricco per le miniere di oro, di argento e di ferro, accolse nel sedicesimo secolo i cattolici sfuggiti all'ec- cidio di Dubostica, città conosciuta per le sue fabbriche di ferro. La chiesa ivi da antico esistente, venne nel 55 dalie fondamenta ricostrutta e ingrandita. — Viaka, parrochia delle men popolate dai maomettani e scismatici : abbraccia nella sua circonferenza Olovo (Piombo), assai noto peli' antico monastero dei Minori distrutto nel 1687, e per Pimagine miracolosa di Maria, a cui fino dai più lontani confini di oltramonte accorrevano i fedeli a compiere i loro voti. Oli accordi di pace, dopo aspri combattimenti, successi tra Ragusa e Stefano Cosacela furono attribuiti a sua intercessione. 'Questa pace, dice Luccari, ap- portò somma allegrezza alli generi di Stefano, ambidue nobili di Rausa, l'uno era Tomaso Re di Bosna, l'altro Giovanni Zar- noevich Signor di Zamagora ; et Caterina et Maria sue figliuole mandarono doni ad offerire a Dio nella chiesa di Santa Maria, in Olovo, chiarissima per molti miracoli.,, Delle famiglie rag- guardevoli per pietà cristiana e sentimenti religiosi verso l'or- dine francescano, ricordiamo quella di Martino Oliubicich, che di suo patrimonio riedificò dalle fondamenta il convento di Ma- carsca, consegnato nel 1540 alle fiamme dai turchi. — Breske, proveduto nel 54 di nuovo Oratorio dedicata alla Vergine as- sunta al cielo. Si ha a vedere nella sua cerchia i ruderi del- l' antico castello Oradoverh; più dappresso gli avanzi della chiesa e del convento, fabbricati dal conte Pavichievich , nel 1688 dalla rabbia musulmana eguagliati al suolo : mine appena scer- aibili di altro coavento e di altra chiesa nelle Saline Superiori: Digitized by Google 238 OONVSNTI altre di tali monumenti nelle Saline Inferiori , che dal 1690 parlano vivamente della cattività di que' sacri evangelizzatori ^ della vita loro privata vissuta confasamente per parecchi anni fra que^ fedeli, di tanti loro sacrificii, onde nel 1758 sorse sol- l'abbandonata area un umile ospizio con cappella consecrata al principe degli Apostoli. — Azovich^ parrochia da tempi im- memorabili, nel 56 furono messe le prime fondamenta per nuovo convento e chiesa sotto la protezione del Patriarca di Assisi — Turich; figliale di Tramosnica^ va celebre per il sepolcro di frate Lorenzo Milanovich, ucciso dagP infedeli il giorno terzo di febbraio del 1807. — Millescevo una volta città di molta considerazione, nota negli annali della Chiesa e per il mona- stero dei Minori e per il santuario di san Nicolò, dotato di vasti fondi dalla pietà dei fedeli. Ivi i sepolcri di Stefano, ul- timo dei bani delia Bossina, e di sua moglie; ivi affettuose memorie di Lodovico d'Ungheria, e di Tvarko, primo re di quella nazione, ivi i ricordi della presenza di san Giovanni delle Marche, de' suoi colloqui con Tvarko, del tribunale d' Inquisi- zione, del soggiorno dell' illustre francescano Fabiano di Bac- chia. Coli' atterramento di questo monastero cesse ogni splen- dere del culto cattolico, e del civile governo dei primi posses- sori. — Modrica con antico convento, abbandonato nel 1685 per le gravose imposizioni del nemico. — Dobica^ sotto il nome generico di Sub-Vucijak, venne ridata alla fede col suo terri- torio fino dalla prima comparsa dei francescani : dopo l' inva- sione ottomana la residenza di suo parroco vagante ora a Ja- kese, ora a Pecnik Potocani, luoghi di sicurezza ai cattolica. Tiene la cappella domestica dedicata a san Giuseppe sposo di Maria Vergine. La scuola frequentata da mezzo centinaio di scolari pubblici: vuoto il luogo di maomettani, abitato da pochi scismatici. — PleaD^ da tempi assai lontani eretta in parrochia, non men della precedente soggetta a mutazioni, onde i suoi mi- nistri, costretti ad esulare, fermarono la loro sede ora a Velike, ora a Modran, ora a Zelenike, dove qualche aura di libertà Digitized by Google PBOVINOIà BOSSIK£S£ 239 era data a respirare. Dal 56 si attende alla costruzióne di un convento e di nuova chiesa sotto il patrocinio di sant'Elia pro- feta, patrono principale della Bossina. — Tocia^ da cappellania yenne nel 39 inalzata a parrochia: a poca distanza si osser- vano le vestigia delle antiche chiese cattoliche y a *Misinci di san Rocco, a Pèrnjavor di san Pietro apostolo : chiese non lon- tane, se tempi non muteranno in peggio, ad essere ridate al culto primitivo. — Ussora^ nel circondario della parrochia di Slvsa, colle vestigia dell' antica chieda di sant' Anna, e del con- vento dei Minori, atterralo nelle prime guerre coi turchi Jaicza^ una volta metropoli; della Bossina, e rocca inespu- gnabile , sede dei bani e dei re fino all' ottomana invasione : antico quivi il culto cattolico, e dall' arrivo dei Minori univer- salmente propagato in tutto il suo territorio. Verso il 1450 Catterina, moglie dello sfortunato Stefano Erìstich, protettrice dei benemeriti Religiosi, edificò un ampio convento, perchè ne fosse di rifugio e di asilo nelle persecuzioni; oggidì semplice parrochia colla residenza a Kozluk, luogo poco distante dal- l' antica metropoli. Corica, in poca distanza da Livno , conta oggidì uno de' più vasti e solidi conventi dei Minori con bella chiesa, le cui fondamenta gettate nel 1854 sotto la protezione degli apostoli Pietro e Paolo., aspettano a vedere il totale compimento. Non lontano v'ha 1' antica chiesa di san Pietro, ricca di antichi e recenti sepolcrali , fra i quali si osserva 1' elegante mausoleo del venerabile vescovo Agostino Miletich, Vicario apostolico della Bossina. Nella stessa area si erge il campanile della chiesa di san Luca evangelista, lavoro antico di bel disegno, ora con- vertiti in moschea — Nel suburbio di Uoijoa - Mahla sulla riva del fiume Bisirica le vestigia della chiesa di san Giovanni Bat- tista e del convento dei Minori, che troviamo citato da Va- dingo col nome di conventus Bistrovice in Htevinia. — Intorno alla sorgente del fiume Studba lapidi disperse della rocca Ra- dincich, ora Vidosi, fra le quali un sepolcro di pietra coU'iscrì- Digitized by Google 240 OOITTBNTI zione : subokis postebis. Dappresso gE avmzi del monastera delle monache dì santa Chiara, che anche adesso viene indi- cato col titolo di Divice (Vergini) , e nel Yadingo clausirufn JUonacharum ad fontes Stuvarias. — Lippa con cimitero , in cui un sasso di gran mole giace sovrapposto ad un sepolcro con parole scrìtte nell' antichissima forma bossinese^ che sve- lano questo senso: Ase leii Badivoj Kovaèpoljanin iz Ko%^ié polje. Neil' antichissimo cimitero di Listani coperto da un oscura selva furono da poco trovate due lapidi di elegante lavoro ; sopra una di queste si legge ; s. batuk ml et meis ; sopra l'altra: ilabus obaous pobuit sbpulobum livoni pilib de- funte ANNOAUM SEPTEM siBi ET STHB. La prima SÌ Crede del* 1' età della repubblica romana ; la seconda del primo secolo , 0 poco appresso, dell' era cristiana. — GlftlHOC col suo territorio, una volta popolata da abitazioni francescane con ampio con- vento e chiesa dedicata a sant' Elia , celebre per la sua anti- chità; e per i missionari di là usciti ad evangelizzare i villaggi montani delle diocesi di Enin e di Sebenico. Ora dapertutto occupato dagl'infedeli, fra' quali un drappello di poveri cattolici assistiti da un francescano. s^ncnfts^ Digitized by Google PBimilOIA BOttUHBB 24i Scrittori n P. Francesco Dahy, conosciuto dai nostri cronisti per bossinese, senza indicazione del luogo di nascita. Dottore in teo- logia, insegnò per inolti anni le sacre lettere a Parigi, non cessando frattanto di annunziare la parola di Dio nelle più co- spicue chiese di quella metropoli. Morto nel 1572, fu sepolto, dice il p. Yadingo, ^) nel convento dell'Ordine ^ magno populi concursu^ qui tanquam virum sanctum veneratasi cum ingenti honore per prceeipuas plaieas et Eeclesias j in quibus apostolice predicaverat, solemniter ingenti numero facularum deduxit, ha- bilumque in reliquiarum particulas certalim discidit.^ Il P. (iiorgio Dobrotieh , ricordato da scrittori italiani ora col cognome di Benigno, da lui medesimo italianizzato per ac- condiscendere ai desideri di alcuni amici; ora con quello di Salviati, per affetto a questa nobile casa, da cui ebbe grandi benefici. L' illustre francescano sortì i natali in uno dei Tillaggi della Bossina-Argentina, checché pretendano coloro che lo dis* sere di Siracusa, o di altrove, Da giovinetto, in una di quelle frequenti persecuzioni mosse contro i cristiani, fuggi insieme a vari altri, e trovò asilo nella città di Ragusa. Di tali esuli cosi parla il Luccari: ^ molti nobili personaggi ancora di Bosna, ve- dendo la patria in servitù, et le città vicine piene di uomini politici, et i principi cristiani trattar freddamente la guerra sacra, si trasferirono in Rausa. I più illustri furono Barbara figliuola d' Ivan Yulatkovich , Giorgio Dobrotieh di Sreberniza (argen- tina), che poi fece un trattato della natura de' Spiriti celesti, che dedicò al senato di Rausa, Buoso Yelimisoglich , Nicolò Eravidch, Ostoia, Ruscicich, Sauko Enesmich, Vuladislao Cop- cich, et due fratelli Villih.^ E' pure accenna a questa fuga là dove con gratitudine si professa cittadino di Ragusa. ^Natura enim dice, in cunc^ulis nostris afficimur, et loca diligere co- li Digitized by Google 242 8 e BIT TOBI gimur in quibus pueri replavimw . . . Argentina^ totoque II* lyrico a Turcis occupato^ puer admudum e manibus saetissi- morum hoslium ereptus satis tenera celale ad Italiani delatus sum. Nelle memorie del convento di Ragusa si legge che quivi vestisse 1' abito francescano , e di là con altri giovani alunni passasse allo studio di Firenze, poi a quello di Parigi e d'In- ghilterra: del che cosi egli: ad Italiam delatus sum, in qua et sapientice studio, ut plurimum incubui, nam et Parisiis, et in extrema Britania, quam Angliam vocant^ TheologicB vaca vi Di ritorno dagli estranei lidi, rivide Firenze, dove, nel convento di Ognissanti tenne Tinsegnamento di filosofia e di teologia ; con- trasse amicizia coi più rinomati professori della città; fu molto accetto ai duchi di Urbino, ai Medici e Salviati. Per le vicis- situdini toccate a queste famiglie diede 1' addio air Atene ita- liana , e si ritirò a Ragusa , a cui indirizzava queste parole • Post tres ferme et triginta annoSy partim inimicorum acerbi-- tate, partim cognatorum amore cum ignotam patriam repetiis-- sem et extraneus essem fratribus meis^ et filiis matris meae: peregrinus, vos me singulari amore eslis prosecuti ; vos hospi^ tem suscepistiSf vos beneficia contulislis. Incerto il luogo e 1' anno di sua morte : secondo i più sicuri dati avrebbe protratta la vita fino al diciottesimo anno del sedicesimo secolo. Scrisse politamente opere varie di grave argomento, che gli meritarono elogi de' più insigni personaggi, fra' quali Damiano Benessa l' onorò de' seguenti distici : Ecce quod extremis Scotus fuit ille Britannis ^ Doctus quod Mauris Aureliusve suis , Quod quoque Dalmaticis ardens Hieronymus undis^ Quod Senonum populis Ambrosiusque piis ; lllud idem nobis nunc tu , venerande Georgi^ lllyrici fateor gloria magna Solis ; Intima perpetui^ tibi nam secreta Tonantis^ Et datar Angelicos cernere mente Cfioros^ Digitized by Google PBOYINCIIA .S088INBSE 243 Tu bonuSf illustri^, sapiensque, gravisque Bcnignus Dictus es^ et nostro tempore ubique pius Tuque Fluentind cantatus in urbe fuisti. Te similis Uiurus Cosmi adamavi t Avi ; Nicenus Sophice le fovit amator honestos , Te Dux Urbini Martis in arte furens, Defuit ergo nihil^ quod posset habere viator, QuoB data sunt vivis, omnia parta tibi. De' suoi lavori troviamo: 1. Vexillum chri^tiance victorice. — 2. Dissertatio de Assumptione B. M. Virginis. — 5. Dm- logus an libri Judeeorum^ quos Talmud vocant ^ sint suppri- mendi. — 4. De Dialectica. — 5. Defensio Francisci Marice Feltriii seu Roborei^ Urbini ducis. -— 6. Tractatus de rebus moralibusj atque ad civilem regimen pertinentibus. — 7. Con- templationes christiance; libro dedicato a Francesco I re di Francia, lodato da Moreri nel suo Dizionario. — 8. Epistola ad Petri Galatini vpus^ de arcanis catholiece s?eritatis cantra Judosorum perfidiami ex Talmud^ aliisque hcebraicis peractum. — 9. De natura Coelestium spirituum^ quos Angelos vocamus in IX libros digestum. Il più riputato de' suoi lavori, dedicato al senato della Repubblica, e impresso a Firenze. In quest' o- pera introduce seco nel colloquio i nobili giovani di Ragusa a discorrere intorno alla natura degli Spiriti celesti, intorno alla grazia, ai nomi, agli ufficii, ordini e cose degne a sapersi, ap* partenenti alla loro condizione. Circa i pregi di quest' opera leggiamo i seguenti versi dedicati all' autore da Elio Lampridio Cervino : Quod nisi conspicuus summo versabere Ccelo Visure Angelicum, candide lector, OpuSj Aut moBrito C(elum spedasse videbitur Auctor^ Aut tibi dictatus ccelitus esse liber. Digitized by Google 244 BOBITTO&I Legerat hose oculis, quibus omnia maximun aether Aspidi, Angelici mystica scripta Chori ; Aique ail hamano se se miratm in ore: Ecce novem Ccelos pagina parva capit. Altri da Carlo de Pozza: Angelicos quicumque choroSf celsasque catervas^ Naturamque cupit nascere Ctjelicolum, Perlegat excnUum lutio sermone libellum, Sedulas et docium mente revotvat opus^ Eddìdit insigni quod Sergius arte Benignasi, Cui decus (Bternum conferai iste labor. U P. Giovanni Bandiloviek, volse in idioma illirico le e- pistole e i vaogeii secondo l' ordine del Messale romano pel- r uso de' parrocbi e del popolo. Il P. Paolo Passilovich; vescovo di Scardona, pubblicò il libro Flos eirlutumy dedicato da lai a Ferdinando IV, re di Boemia e d' Ungberia. — Naslogegne duhovno (pascolo spiri- tuale), stimato per la bontà di lìngua e del concetto. Il P. Michele Radnich volgarizzò in lingua patria i tre libri di Diego Stella; opera di poca mole, ma piena di fecondi concetti. Le sue cento Meditazioni o Riflessioni suU' amore di- vino espresse con semplice e chiaro stile, quale appunto si ad^ dice à questo genere dello scrivere, lo mostrano possente teo- logo, profondo pensatore, e conoscitore del cuore umano. Lo sviluppo .di argomenti , onde gradatamente si germinano idee sempre semplici, di caste bellezze; lo spirito cristiano, che si infiamma all' amore divino, principio e fine d' ogni opera umana ; la mirabile colleganza di principii pratici, sono i pregi che al- tamente raccomandano la lettura di questo libro Fu intitolato a Innocenzo XI, e con onorifico rescrìtto accolto. Digitized by Google PROVINCIA B08SINE8E 245 Qaando venne in fama il nome di Radnich, comindossi da parecchi a disputare intorno al luogo eie' suoi natali. Chi il disse nato a Bacchina del territorio di Macarsca, chi a Ba- chia 0 Ba^a della Bòssina. Il p. Terzich da Occhievia nel suo Epitome provinciae Bosniensis lo pone tra i ministri provinciali e scrittori di sua nazione; ma ciò poco dice, che a quell'epoca la provincia minoritica della Bossina sì estendeva a tutto il Prìmorìe di Macarsca. E' fino dalla prima gioventù si consacrò a uno di que' chiostri, dove apprese i primi rudimenti di gram- matica e di rettorica, indi secondo il costume della gioventù bossìnese e dalmata passò a completare gli studi in Italia. Ivi nel collegio della Propaganda attese per più anni alle lingue e scienze, donde passò nel convento di san Bartolommeo ad istruire i candidati francescani delle missioni. Ritornato in patria venn' eletto nel 1685 Ministro della provincia. Il P. Stefano da Jaicze, stampò in madre lìngua discorsi parrochiali per tutte le domeniche e feste dell'anno. Un volu- metto j contenente la dottrina cristiana e istruzioni pei peni* tenti pubblici e privati. Il P. Matteo Divcovich, e' pure pubblicò discorsi per le domeniche e feste principali dell' anno. Un manuale della dot- trina cristiana con divote aspirazioni, espresse in vani metri di patria favella. n P. Giovasfii Aneieh oferse alla sua nazione un Codice cristiano, che ha per titolo SviUost Karstianska (luce cristiana) — Vrata nebeska (porta del ciclo). — Thesaurus Indulgen- tiarum. Quest' ultimo, scritto nella lingua del Lazio rimase i- nedito. n P. FraBCesco da Temesvar, scrisse latinamente il libro di piccola mole, intitolato Postar bonus. Digitized by Google 246 8 0IHTT0EI . Il P. Antonio Bachich) pubblicò un volarne di morali ri- flessioDÌ sotto il nome di Istina Karstianska (verità cristiana). Il P. Lorenzo da Buda, scrisse per la gÌQventù france- scana da lui diretta nella via della perfezione, l'operetta che ha per titolo : Uzao uxgane gliubavi serafinske. Il P. Lorenzo da Gliubuski voltò in patria favella la Graoi- matica di Emmanuele Alvarez, e frammenti di gusto estetico dei classici latini e italiani, additandoli per guida indispensa- bile a pensare e scrivere rettamente. Scrisse di suo concetto un compendio della dottrina cristiana, e alcuni inni ecclesia- stici, eh' egli medesimo modulò per uso del popolo. Il P. Stefano Villo v noto per le conversioni operate fra i settari della Bossina. Stampò un dialogo, in cui espone le pro- prie pretese Teodoro scismatico e un cattolico. V esordisce con graziose arguzie, e finisce con ragionamenti da sommo teologo n P. Nicolò Kessich diede in luce gli Evangeli in lingua illirica, aggiungendo a ciascuno orazioni adattate, tradotte dalla favella tedesca. Il P. Girolamo Lippovich espose in idioma nazionale vari sermoni morali tratti dall'opera di un Prelato ungherese. n P. Antonio Papuclich si annunciò elegante scrittore na- zionale colla pubblicazione di sette orazioni panegiriche disposte per sette festività della Beata Yerginc. Il P. Luca Cilich, £rancescano di santa vita. Scrìsse una operetta ascetica col titolo : Reda via ad ccelum. • Il P. Girolamo Filippovich, nacque a Rama, là crebbe e si educò nel convento dei francescani, fertile di ottimi e colti Digitized by Google PBOVINCIA BOSSINESE 247 religiosi, sotto la scorta de' qaali apprese ogDi maniera di bnoni studi 5 e si fece conoscere per sommo teologo, profondo scru- tatore del cuore umano , conoscitore de' suoi intimi bisogni. Queste attitudini spiegò egli in parte ne' discorsi sacri de' quali togliamo a far parola. Poco dopo che V eloquenza cristiana per gli scritti di Bo- ordaloue, di Massilon, di Segneri, fosse tornata nel suo splen- dore , -e' già da sé aveva dato dignità e giusta forma al suo dire, sceverandolo da molti di que' difetti che frequenti si udi- vano dai pergami sacri. Quando questi predicavano al più colto mondo, mentre cioè i concetti di Corneille e di Racine garreg- giavano col lusso della corte di Luigi XIV, mentre anche in Italia i mali esempi eran divenuti la moda del giorno, egli poco stante parlava ai popoli d'illirica favella, popoli di svegliato ingegno, atti a sentire le più alte dottrine del cristianesimo. Il dire del nostro autore, semplice, senz'affettazioni ret- torìche, abbastanza accomodato alla capacità di ogni condizione di ascoltatori, scorre con soavità di pensiero e di periodo. Ec- cede talvolta nelle imagini, intrecciandole non raro di fatti scrit- turali e di pitture morali. Vasta conoscenza de' Padri, i passi loro recati in lingua del popolo, e più volte commentati: la Bibbia citata a proposito, le citazioni tradotte con intelligenza € maestria In tre volumi abbraccia tutto il sistema dell' istruzione re- ligiosa cattolica ; sviluppa le più difficili dottrine con chiarezza e disinvoltura sua propria. Prende principio dalla fede, seguita a svolgere il simbolo degli Apostoli , la speranza , 1' orazione domenicale, la salutazione angelica, la carità, i dieci comanda- menti, i cinque precetti, i sacramenti, le virtù teologali, le o- pere della misericordia, i novissimi. In questi argomenti, nella quali sta la salute dell'anima, analizza minutamente alcune i- dee morali innestandovi dove più si addice la parte dogmatica. Ogni argomento ha uno o più ragionamenti; la partei, seconda, di poche parole, e sempre in dialogo. Dove conosce una verità Digitized by Google 248 80BITTOBI ignorate^ un comandamento men osservato lo dimostrò con più discorsi, il che reputiamo molto commendabile istruire, esortare più estesamente, là dove V abuso è piii esteso , o meno cono- sciuto per abuso. Il P. Filippo Stersich da Ochievie scrìsse: Epitome vetu^ itaium Bosnensis Provinciw^ 9eu brevUsimum eompendium At- storico chronoìogicum etc. — Testimonium fnlabium^ — Co- ristan nauk dillovati molitvu od pameti (orazione mentale). — Kratak nacin ciniti put Crixa (breve modo di fare la via Crucis). — Svetgnjak (orazioni dei santi). — Od' uzame (i>#ni mecum). n P. Agostino Miletich, vescovo della Bossina, scrìsse: /- stomacenje nauka karstjanskoga (spiegazione della dottrina cri- stiana). — Noredbe svarhu Sakramenta od xenidbe (ordina- zione sopra il Sacramento del matrimonio). n P. FraDcesco Jakidl, uno degli ultimi scrittori bossi- nesi, diede varii opuscoli in luce, varii articoli nei giornali il- lirici , con molto calore trattati , ne' quali si mostrò appassio- natissimo per le cose patrie e particolarmente per la lingua nazionale. Le sue dissertazioni suU' Erzegovina e sulla Croazia turca spargono molta luce sulla geografia e sulla statistica di queste terre. n P. Mariano Sonich di Jaicze, Vicario apostolico della Bossina, profondo conoscitore delle lingue europee, e di varii dialetti di queste, scrisse, fra diversi eruditi opuscoli, una ra- gionata dissertazione indicando il modo di ridurre tutte le fa- velle ad un alfabeto universale con questo titolo: De ratione depingendi rile quoslibet voees articulatas, seu de vera orto^ igraphia cum necessariis elementis alphabeti universalis. n P. Rafbele Barìssich da Occhievie, Vicario apostolieo Digitized by Google PBOVINOIl BOSSmESS 249 dell'Erzegovina, stampò a Roma nel 1842 col titolo: Pasha duhovna (cibo spirituale) un operetta contenente il modo di ascoltare la S. Messa, di prepararsi alla Confessione e alla Co- munione, con varietà di preghiere adattate alla semplicità di que' cattolici. — Un opuscolo occasionale edito a Ragusa nel 1855 che porta in frontispizio: Obrana pravoviernoga i pra- voslavnoga^ iliit Rimo Katolickoga svestenstva naroda u Uer* cegovini turskof suprot poivoram i lazima , koje im se nato- cuju u magazinu Serbsko-Dalmatinskiìm izdatu 1851. (Difesa del fedele e dell'ortodosso, ossia del Romano- cattolico clero della nazione deir Erzegovina turca contro le calunnie e men- zogne che ad essi s' imputano nel magazzino Serbo - Dabnato stampato nelFanno 1851). Serie dei Vescovi bossioesi eletti dalla madre provincia. Non tutti i vescovi che si trovano nelle tabelle della chiesa bossinese, furono suoi vescovi ordinarii ; molti di questi, o am- ministratori prowisorii, o visitatori apostolici, esercenti il mi- nistero pastorale a tempo limitato, secondo le circostanze po- litiche vel consentivano. Arrogo parecchi altri, nominati dai sovrani d'Ongheria per le non smesse pretese di padronanza sopra la Rossina ; i quali tutti, men che i vescovi francescani, si adattarono a dimorarvi, od esercitare il difficile apostolato pegr incomodi e pericoli che ne presentava la visita episcopale, lasciando ogni cura ai frati Minori, « ritenendo il solo titolo di pastori della chiesa Bossinese. Da ciò cassati varii dal no- vero dei prelati ordinarli , e spesso sostituiti n^U essenziali uffici dai più vicini della Dalmazia. Digitized by Google 250 VESCOVI Dei noti sono: Il P. Biagio Kovacich, eletto circa Panno 1543. Il viaggio eh' egli imprese per Roma riesci fatale a lui e a' suoi confra- telli. Mentre si portava alla capitale del cristianesimo per pre- sentare i bisogni di quella cristianità alla santa Sede, si divulgò Ira i turchi; che tale viaggio avesse per iscopo la ribellione dei franchi ; che colà si recasse per domandare soccorsi di de- naro e di armi Da qui una fiera persecuzione contro i Minori, la quale terminò collo sborso d' ingente somma d' oro e d' ar- gento. Né pertanto s'ispense del tutto la rabbia di cui anda- vano accesi contro il santo pastore. Come si riseppe essere di ritomo alla sua sede, ne appuntarono guardie lungo il cam- mino che doveva tenere , dalle quali sorpreso e inseguito fino alla Boiana, ascese un palischermo per salvarsi alla riva op^ posta, ma fosse l' imperìzia de' remigatori, o cosa studiata, ro- vesciò il legno, e perì fra le onde. U P-lTommaso Skoroevichy eletto nel 1556, ebbe molte vessazioni dagli ottomani. La sua gita a Roma ridestò in questi i medesimi sospetti onde ne era aggravato il suo antecessore, per cui, condannate le famiglie religiose a nuove multe di de- naro, tanto se ne afflisse, che in breve passò agli etemi riposi Il P. AdIodIo Matcovichy eletto nel 1573, dopo una va- canza di quattordici anni, secondo riferisce la cronologia bos- sinese. La morte del santo vescovo successa dopo pochi mesi del suo ritorno da Roma nel convento di Possega , fu causa di gravi emergenze a que' sacri abitatori. I turchi per solito persuasi, che i prelati francescani ripatrianti dalla città eterna, portassero seco dei tesori, aggrediscono nottetempo 1' abi- tazione, vogliono i tesori del defunto pastore; onde ogni angolo dell' edificio n' è maltrattato, rovesciata la pietra sepol- crale, battuti i frati, e lasciati in vita colla condizione di dover comparire nel giorno fissato con mille monete di oro. Digitized by Google PBOVINOIA BOSSINEBE 251 Il iP. Daniele Vladimirovich ^ fa vescovo di Davno : incerto l'aono di sua elezione. Il p. Lulich la riporta al 1551. e ne ofire questa notizia di lui ^): 'Informatasi la santa Sede del doloroso caso, e deir infelice sorte a cui era soggetta la chiesa di Macarsca, giudicò prudentemente di affidarla al vicinissimo vescovo di Duvno, che fu il p. Daniele Yocatio, da alcuni detto Vladimir. Questi venuto a visitare la diocesi di Macarsca, in- sorse tosto una persecuzione de' turchi contro di lui, per evi- tare la quale venne in Primorie, probabilmente a Zaostrogh, dove imbarcatosi in una navicella fuggiva, verso Curzola ; ma inseguito dai musulmani e raggiunto da essi nel canale vicino alla detta città, fu ricondotto a Yergoraz, e tenuto in quelle infelici carceri soffrendo fame, sete, ed ogni miseria, finatan- tochè la religiosa francescana Provincia ebbe raccolto tanto de- naro, quanto pretendevano i barbari, e cosi come schiavo fa redento dalle carceri a peso d'oro.„ Altrove ^) leggiamo queste parole: ^Laudare prosequar patrem Danielem minoriticce ^o- dalitatis^ ne provincice Bosnce Argentinm alumnum , virum o- mni virtuCum genere omatum^ qui primum tìinister provin- eialis, dein proestantissimus PrcBMul Dumnensis, tandem post innumerabiles persecutiones , ut verus Christi athleta , turcis 8(BVÌentibu8 , et ab ipsis diu cruciatus » martyrii palmam in 8uorum arce Gliubuskina obtinuit anno 1365, et in Ecclesia fratrunìy quce dein a turcis cum monasterio fuit destructa, a Chris tianis sepultus est: quo in loco integrum^ vegétumque ip^ sius sacrum corpus novis semper in dies miraculis coruscans studiose ab illis barbaris custoditur, ne a christianis^ vel fra- tribus sui Ordinis subripiatur.j, n P. Nicolò UgrìDOVich) alla morte del vescovo Yladimiro- vìcb, essendo già vescovo di Semendria nella Serbia , ebbe per mandato della santa Sede la cura delle diocesi di Macarsca , di Duvno, e della Bossina ; della quale ultima, tosto provveduta del suo pastore, non tenne in là di un anno il governo. 'Questi fa Digitized by Google 252 y B 8 0 0 y 1 figlio di Giorgio conte UgrinoTicb, nato nel villaggio di Dubrave nella Pogliz2:a, educato ed allevato dai padri francescani di Macar- sca, tra i quali abbracciò e professò la regola del patriarca d'ÀssisL Ornò la chiesa di san Luca nella sua patria di molte indulgenze ^). Mentre era vescovo di Semenaria ebbe grande cura deir affi- datagli diocesi di Macarsca, la quale riteneva come sua patria. Venuto a Yergoraz in visita , fu tosto preso dai musulmani e condotto alle carceri di Livno I padri francescani ^ onde libe- rare la di lui preziosa vita dalla certa morte^ fecero una col- letta j e sborsarono per redimerlo milleduecento talleri ai mu- sulmani. Ottenuta la libertà, visse nascosto ; ma pochi anni dopo fu dagli stessi preso ed incarcerato, sperando i barbari d'aver con questo mezzo di bel nuovo denaro dai francescani. Ma questi versando in miseria estrema, e perciò non avendo con che redimerlo, i turchi finabnente l'uccisero con uno o due sacerdoti dei Minori ed un domestico nel villaggio di Kljuck^ come vuole il p. Sterzich da Occhievich ^) ; Norino però asse- risce che fu ucciso assieme a due Petrìni, cinque francescani , ed un siervo a Glissa circa Panno 1588 ^). Cosi l'epoca, ed il luogo del martirio di questo buon vescovo restano in dubbio. Certissimo poi è, che dai turchi venne preso nel mentre che visitava la diocesi di Macarsca, e perciò ragionevolmente si può credere che nella stessa diocesi versò il sangue in conferma della fede cattolica. Divulgatosi quest' orribile caso, e penetritto da tutti, che i turchi dominatori di Macarsca e della sua dio* cesi erano assai barbari, perciò niun vescovo vicino volle as- sumersi V amministrazione di questa chiesa, in, conseguenza di che venne affidata dalla santa Sede ai padri Minori Osservanti, i quali di già avevano dei loro conventi in varii punti della detta diocesi, e con pazienza soffrivano la turchesca persecu- zione. Il primo che n' ebbe cura fu Pietro Yucovich da Zuba^a di Xivogostie, e morto lui, ne successe il p. Trartkovich da Zaostrogh» ^). Varie le opinioni circa V anno della morte del vescovo^ Ugrinovichu Chi disse, che il suo corpo fosse portato a Digitized by Google PBOYIMOU BOSSINEdE 253 Dabrava di Poglizza e sepolto innanzi i' altare maggiore della chiesa parrocchiale di santa Lucia coU'iscrìzione : nioolaus xtobi- NoviOH EPisoopus sAMADBiENSis MDCVi. — Il canonico Paulo- vich, nella prefazione di sua storia critica^ dice che in quest'anno appunto fosse trucidato a Makar insieme ai suoi canonici ; al che risponde Vadingo: mendoée signatus est hie annus; nam hoc anno 1 587 vitam agebat^ et hoc eodem anno interiiL Enim vero hoc eodem anno vices eiu$ gerebat in synodo Spalalensi Fran* ciseus Crasso Arbensis eiusdem instituti (Conveniualium). (T. 22, p. 173.) n P. Francesco Ballckievich. Queste parole si hanno di lai nelle tabelle della chiesa romana sotto la data del giorno 14 novembre del 1588 : ^La chiesa del regno di Bossina^ da buona pezza occupato e devastato dalle armi turche, vedovata della presenza del suo pastore per la morte di vescovo Antonio, n' è rallegrata colia nomina dell'uomo religioso, frate Francesco , dell' ordine dei Minori dell' osservante provincia della Bossina- Argentina, professore approvato di sacra teologia, a cui sì dà pure la facoltà di visitare la chiesa e la diocesi di Belgrado, e i luoghi circonvicini, che, a motivo della tirannide turca, man* cane del. proprio vescovo. „ Nei registri bossinesi si legge: ''Nel 1587 fu eletto Ministro provinciale ; neir89 consecrato vescovo; nel giorno di san Mattia del 1607 consecrò la chiesa di Foi- niza, dedicata allo Spirito S^vito. Morì nel medesimo convento ai 2 febbraio del 15 , e fu sepolto nella chiesa medesima fra gli altari della santissima Annunziata e di san Francesco % La sete dell' oro volse anche contro di lui le sue ire ; se non che istrutto dalle passate sventure riesci con destrezza ad is- fuggirli.*. Avvertito, mentr' era arrivato a Zaostrog, che una banda de' turchi cercava d' impadronirsi della sua persona, partì fret- tolosamente sopra una navicella alla riva opposta, e si ricoverò nell^ Ospizio di san Gioito dell' isola di Lesina. La sua fuga in di triste conseguenza ; il convento spogliato di ogni sua mas- Digitized by Google 254 VESCOVI serizia^ cradelmente trattati i saoi alunni, de' qaali il p. Paolo Jukich finì fra i tormenti. Il P. Antonio da Possega. .Oriundo di Possega, nato in Bossina, fu educato fra gli allievi del serafico istituto. Nel 1613, ai 17 di giugno, parlano le tabelle romane: la chiesa di Scar* dona, costituita nelle parti degl' infedeli, vacante per la morte del suo pastore, venne provveduta della persona di frate An- tonio, professore in teologia , dell' ordine dei Minori osservanti di san Francesco. Venne consecrato in vescovo dal p. Antonio Balichevich, a cui, tolto dai vivi, successe nell' amministrazione della chiesa di Bossina, sulla fine del 1615. Tenne il governo di ambe le diocesi per anni dieci. Nel 1625 ammalò a Foi- niza ; morto, fii sotterrato nella chiesa dello Spirito Santo in- nanzi all'altare dell'Immacolata Concezione. Il P. Pietro delle Saline inferiori. Nel 1595 fu spedito da Clemente YUI alla conversione dei Bulgari, in mezzo ai quali dimorò per cinque anni, cogliendo dapertutto frutti copiosissimi dell'apostolico suo ministero. Per l'austerità di vita e l'ope- rosità indefessa esercitata con grande annegazione di sé me- desimo, particolarmente fra gli abitanti de' monti, divenne tanto celebre il suo nome, che i cattolici di Sofia, i quali più di altri sapevano apprezzare le opere dell' uomo di Dio , indirizzarono fervide istanze alla santa Sede per averlo pastore di quella greggia. Clemente YIII, che aveva consecrati i suoi paterni af- fetti alle missioni, scadute dal loro primitivo splendore pei ma- neggi dei settarii, accolse di buon animo le loro preghiere, e a fine d' inaugurare con stabilità e consolidamento la sede no- vella, ne assegnò trecento annue monete di oro da alcune sue prebende nella Spagna. Chiamato a Roma sulla fine del 1501, fu consecrato all' entrare dell' anno nuovo con solennità singo- lare, quale suole praticarsi nelle cerimonie de' pastori di nuove sedi. Di ritorno, scrìve Pietro Adeodato, secondo dei suoi sue- Digitized by Google PBOYINOU BOSSINESE 255 cessorìy fa, ricevuto qaale angelo volato del cielo. Fissò la sede episcopale a Ghiprovacì; laogo quasi per intero abitato dai cat- telici, e considerato per più cospicuo della novella diocesi, posto in un fertilissimo territorio, i cui redditi formavano parte della dotazione della madre del turco imperatore, e in quo' tempi appartenenti a donna, ch'era di scudo ai fedeli contro le ves- sazioni dei nemici, e benefattrice singolare dei medesimi. Gol- r appoggio e coi sovvenimenti dell' imperatrice madre fabbricò egli il primo episcopio allato della chiesa già esistente, con un conventino pei frati Minori, che seco dalla Bulgheria aveva condotti, onde averli di aiuto nel luogo di sua residenza, ed evangelizzatori nelle parrochie della diocesi. Gonsegnò, dice l'an- zidetto Pietro, ai suoi cenfratelli l'amministrazione delle par- rochie, raccolse dalla medesima diocesi giovani di famiglie più distinte nella pietà, li istruì e preparò al sacerdozio : visse, di- videndo senza riposo coi suoi la cura delle anime, e gli eser- cizii della serafica disciplina. Regolò i proventi proprii, e i dio- cesani, e li dedicò ad uso della gioventù francescana, model- landone tutti gli osservanti di sua giurisdizione sulle forme di vita perfettamente claustrale. Questa minima terra del gregge cattolico abbandonata a tanto da desiderare più volte nelle prin- cipali solennità della santa religione d' essere consolata dalla presenza di un sacerdote, sotto il primo suo pastore, coli' as- sistenza dell' operosità francescana, ebbe la sorte di entrare nel novero delle più fiorite che si avessero quelle contrade. Il P. Tommaso Ivcovich , fu per dottrina, prudeni^a, osser- vanza religiosa più volte messo a capo d'importanti ufficii da Urbano VUI nelle terre degl' infedeli, dal metropolitano di Spa- lato nelle diocesi di sua giurisdizione. Dal medesimo Pontefice nel 1625 ebbe l'episcopato di Scardona coli' amministrazione della Bossina e delle circostanti terre del dominio turco. L' ar- civescovo Sforza Ponzoni volle , per onorare il benemerito fran- cescano, e tornare alla pratica degli antichi canoni della chiesa, Digitized by Google 25S VB&OOTI fiume la consecrazione con pompa solenne nella metropoIHaoa di san Doimo^ invitaQdo a quest'uopo ì vescovi di Traù«e di Macarsca, e le principali dignità di sna provincia. Niente im- mutò nel novello prelato il carattere episcopale ; traace della disciplina serafica, operoso , si diresse senza indugio a perlu* strare le regioni di sua giurisdizione , e a fine di poter eser- citare con piil commodo e frutto maggiore F ufficio pastorale prescelse di cUmorare parte nel convento de' suoi confratelli di Yissovaz, piute in quello di Possega; luoghi sicuri dalle mo- lestie, posti sulle terre delle potenze cattoliche, agli estremi con- fim della turca invasione* n P. Paolo Passilovich, nato nel villaggio di Olamoc: con- secrò la maggior parte di sua vita all' educazione dei candidati bossinesi , pei quali scrìsse un' operetta di pietoso affetto col nome di Flos virtutumy dedicato a Ferdinando JY, re di Boe- mia e di Ungheria ; altra di non minore erudizione, che porta per titolo: Naslagegne duhwno (pascolo spirituale). Resse per tre anni la chiesa di Scardona: mancò ai vivi nel 1647. n P. Girolano Lncich. Il seguente ricordo, trovato nel re- gistro dei vescovi dell' Albania, distingue questo prelato da altro dello stesso nome e della medesima patria, preteso vescovo di Drìvasto. Nel giorno 17 ottobre del 1636, riporta questo, fa consecrato in vescovo di Drìvasto nell' Albania il reverendissimo Girolamo Lucich dell'Ordine di san Francesco, secondo il vi- gore della bolla di Urbano Vili, di data da Roma presso san Pietro nell' anno dell' Incarnazione 16S6 ai 3 di marzo; il quale fatta la professione secondo il rito della santa romana chiesa e la forma del pontificale romano , venne consecrato nella chiesa di san Marco, all' altare della Beatissima Vergine .... dal- l' illustrissimo e reverendissimo Jacopo Fasaneo , vescovo di Curzola, coli' assistenza dei vescovi Bartolomeo Gacich di Ma- canea 0 Nicolò di Lesina. Questo ricordo, dico, valse a dtetin- Digitized by Google PBOVINOIA fiOBSINESS 357 guere Girolamo creduto da talano del medesimo cognome, a cai il p. Sterzich dà per patria Varese, e lo dice morto a Sutiska, e depositato nella chiesa di san Giovanni Battista presso l'al- tare maggiore con quest'epigrafe: Hic iacet reverendissimuif D. Hieronymus Bogol a Vares ard. min. Episcopus Drivaslensis. Obiit die 2 ian. i 648. Il P. Tommaso Pilash , consanguineo e successore di Gio- vanni Tomeo Marnavich, fu consecrato a Sebenico nel 1639 per la chiesa bossiuese. Come figlio di quella francescana pro- vincia, comprese i doveri dell'alta sua vocazione, e tosto di là si trasferì nel centro- del regno per meglio attendervi al mini- stero episcopale. Dopo sei anni di operosità indefessa, colto da violenta febbre, morì nel convento di Yellika, dove nella chiesa di sant' Agostino venne depositato nella tomba de' suoi con- fratelli. Il P. NariaHO Narovieil, nacque di famiglia 'ricca e bene- merita dell' Ordine francescano. Ad uno de' fratelli di Mariano si ha la lode dell' esistenza del patrio monastero, il quale ca- duto in possesso di alcuni creditori, e i religiosi minacciati a sloggiarvi^ sei prese a cuore, esborsando il denaro dovuto. Per la gratitudine di tale generosità fu posto a capo di quella fa- miglia, poi di tutta la provincia : il che essendo parso a taluni com' istromenlo di sua gloria, venne incusato presso la Curia romana, e chiesto a giustificarsi in persona; ma udito, fu ri- messo incolpato in patria, e poco dopo nominato vescovo di Duvno. Due anni più tardi, nel 1 647, Innocenzo X lo promosse all' episcopato di tutta la Bossi na coli' amministrazione della chiesa di Duvno. Per tredici anni resse le due diocesi con vero zelo apostolico, lasciando dopo la morte fama imperitura di raro pastore dell' anime. Le sue ossa riposte nella chiesa della beata Vergine di Piombo furono tenute in divozione da que' fedeli fino all'iccidio M convento. . 17 Digitized by Google 258 VESCOVI Il P. Paolo MosngljaDÌD. Scarse e incerte notizie di saa vita, e dell' episcopale officio. Fa vescovo di Scardona nel 1C40. Il P. Mariano Seimonìck di Possega, vescovo di Belgrado, governò per assai poco tempo quella chiesa; morì nel 1650 accorato dalle calunnie de' suoi nemici. I patrio tti di lui ten- tarono, prima che mancasse ai vivi, di sottrarsi alla giurisdi- zione del vescovo di Bossina, e passare sotto quella di Bel- grado; ma i voti loro andarono inesauditi. Sembra che il cir- condario di Possega prendesse iniziamento a questo passo dalla iniziata separazione dei conventi francescani della Slavonia da quelli della Bossina; onde a rimuovere le gare e le ire, fa rimossa anche la petizione. Il P. Matteo Beolich di Banialuka, successe alla morte del precedente nel!' episcopato di Belgrado per subita decisione di Innocenzo X. Le insistenti petizioni degli abitanti di Possega e del suo territorio suscitarono conflitti fra questo prelato e quello di Bossina, ai quali pose fine nel 1658 la sacra Con- gregazione, dichiarando soggette le popolazioni che sono tra Drava e Sava alla chiesa bossinese. Se non che l' invasione più estesa degli ottomani, che non solo angustiò la dignità episco- pale sua, ma pur quella di altri suoi circonvicini fratelli; te vìe da ogni lato chiuse all' accesso delle loro greggi, onde do- vendo accorrere l' uno a supplire le veci dell' altro, ne segui- rono liti di giurisdizione tra lui e i prelati di Bossina, di Ma- carsca e di Scardona; tali contese ebbero per conseguenza, che il territorio di Possega nel 91 venisse per intiero devolato alla chiesa di Zagabria. A' suoi tempi la diocesi di Belgrado, come si ha da nna lettera del Perotti, arcivescovo di Ragusa, era a questi tenniiù ridotta. Nella città, la cattedrale convertita in moschea, l'epi- scopio a residenza del pascià; il governo ecclesiastico senza redditi. Una sola chiesa , di saa Giovanni Battista , superstite Digitized by Google PBOVINCrA' BOSStNESE 259 a tante altre della città e della diocesi^ con due sacerdoti spe- diti dal clero di Ragusa, quattro confraternite aventi per iscopo di mantenere con decoro il culto, di dare istruzione religiosa ai fanciulli, di visitare gP infermi e assisterli nelle estreme ore della vita. La detta chiesa tenuta con splendido apparato dai mercadanti ragusei e bossinesi, da essi stipendiati i due sacer- doti, il vescovo nelle visite pastorali provveduto e trattato con riguardi di ogni maniera. Belgrado contava centosessanta case' cattoliche, trentuna de' ragusei, centotrentacinque de' bossinesì; le quali con altre cattoliche sommavano a novecentoquaranta anime. Nel villaggio Yisniza , poco distante dalla città , cento altri cattolici, senza chiesa, senz' angelo consolatore, erano aggregati alla detta parrocchia, visitati dai due suoi curati. Dopo la sua emancipazione dall'impero ottomano, si vide sotto il protettorato russo molto ristretto e inceppato il cattolicismo : laddove ne' tempi dell' intolleranza godeva esso privilegi di qual- che importanza, nel tempo della libertà promessa perse coi pri- vilegi anche i diritti, inviolabili in altre dissidenti terre. Non so se altrove la cosa fosse giunta a tanto da vedersi accom- pagnare dalla casa alla sepoltura i morti nella pura fede di Cristo colla presenza e sorveglianza 'di sacerdote scismatico. Il P. Matteo Bergoiakovich consecrato a Roma nel 1679 in vescovo di Belgrado, morì nel convento di Ancona mentre ritornava a prendere le redini di sua chiesa. Le raccomanda- zioni lasciate da lui al collegio della Propaganda peli' incre- mento dei curatori delle anime giovarono ai suoi successori. Il P. Nicolò da Piombo, insegnò la teologia, il diritto ec- clesiastico e civile nel convento di Lubiana, dove non meno per le rare doti d' ingegno, che per la rigida osservanza delle serafiche discipline era venuto in grande concetto e de' suoi fratelli e dei cittadini. Elaborò uno scritto dottissimo contro le pretese dei Minori d' Ungheria, insorti a separare e carpire Digitized by Google 360 TBSOOVI ì conventi fabbricati sa quel suolo, e incorporati dal loro sa- score alla Ticarìa della Bossina ; scritto molto apprezzato dai posteri per cui restò pronunziata la causa a favore di questa^ Nel 1669 veooe proposto per la chiesa bossinese da jjeo- poldo re d'Ungheria, e confermato da Clemente X. Niente im- mutò del solito suo vivere nella dignità episcopale. Compreso dalia necessità di visitare colla sua presenza alcune porziooi di quella spersa greggia, che dal principio dell'invasione io- contaminata si conservava nella fede tra le masse degl' infedeli^ imprese il viaggio con due compagni, secondo il costume apo- stolico, senza temere né dell' asprezza de' luoghi, né della feritlk del nemico. Corse allora da un estremo all' altro la vasta e scabrosa regione; si conciliò gli animi delle autorità turche , dalle quali ottenne libero e sicuro passaggio per le annuali vi- site pastorali. Ebbe dalle medesime in compenso dei servigi disinteressati e dei modi suoi sinceri il permesso di fabbricare dappresso alla città di Crescevo una comoda abitazione per re- sidenza sua e de' suoi successori. Coi risparmi di vita frugale potè iniziare e condurre a compimento la cattedrale di Dia- covar, formare un permanente capitolo per le quotidiane divine laudi, pei pronti servigi di popolo circondato dalle sette. Mentre si toglieva al suo diletto soggiorno di Crescevo per evitare i pericoli della nuova persecuzione, trovò la morte a Diacovar fra gli scismatici nella vigilia della Vergine assunta al cielo. Il suo corpo dopo più anni fu scoperto intiero e ve- geto, trasportato e riposto nella chiesa di sant'Antonio a Nas- sizza con quest' epitafìo : HOO lAOET IN TUMULO PBiBBUL PLUBENSIS, INIQX7E QUEM DEDIT INNOOUUM DBXTBA INIMOA NECL ISTE BUIS OVIBUB TEB DENIS PBiBFUIT ANNI8 DOOTBIN^ BADnS ET PIETATE NITEN8. Dei moltiplici e dotti suoi scrìtti e' é un solo superstite : La vita 9 virtù e t/itraca/t del venerabile servo di Dio, Seba^ Digitized by Google PBOVINCIA BOBBINESB 261 Hiano da Apparixio. dell' (hdine dei Minori Osservanti^ laico professo della provincia di Messico; opuscolo lavorato per or- dine d' Innocenzo XII. Il R Matteo Delvich di Crescevo fn nel 1735 preposto alia Bossina col titolo di vescovo e di vicario apostolico a chiesta de' suoi connazionali. Dopo la morte del vescovo Nicolò, essendo successe per molti anni varie nomine di prelati estranei al suolo bossinese.e all'abito francescano, nel quale periodo di tempo rimase digiuna quella greggia della presenza del suo pastore^ senza sentirne gli effetti del sacramento della Confer- mazione, priva di quelle solenni cerimonie che nelle visita an- nuali esercitano tanta efficacia sullo spirito dei credenti, man- darono alla santa Sede un' ambasceria dei pili cospicui cattolici colla preghiera di non ammettere altri alla chiesa di Bossina in fuora dei Minori adetti alla loro Vicaria. Clemente XII, u- dite le ragioni, lamentando la troppa noncuranza dei precedenti pastori , passò coli' assenso della Congregazione dei cardinali alla nomina del Delvich, nome noto alla cristianità di oltre- monte, a cui commise la cura di tutta la Bossina ottomana coir antica diocesi di Duvno. La consecrazione ebbe luogo nella cattedrale di Zara con grande concorso dei cattolici bossiuesi, ai quali il conseerante arcivescovo Zmaievich diresse parole dignitose, eloquenti, degne dell'alta carità sua, e del grande nome, che colle virtù e ingegno si era fra noi acquistato. — Morto nel 1740, gli successe nel medesimo anno Il P. Paolo Draghichievieh di Duvno, eletto da Benedetto XIV colla bolla Pro nostn pastoralis affidi . ; . dei 1 5 de- cembre, e consecrato dal medesimo arcivescovo Zmaievich nella cattedrale di Zara in vescovo della Bossina ottomana e vicario apostolico di Duvno, colle facoltà, ginrisdizione e diritti, riser- vati alla santa Sede. Il P. Ntriano Bogduovieh di Crescevi). Digitized by VjOOQIC 262 VESCOVI U P. Marco Dobrelick , vescovo di Eretria e vicario apo- stolico, scrisse ìq lingua nazionale : Breve compendium Moralis Theologice in septem calholicce Ecclesice Sacramenta. Qaesto pre- giato lavoro compreso in un volume di 580 pagine comparve alla luce in Ancona del 1782 coi tipi di Pietro Paolo Ferri- La favella prettamente illirica, scorrevole -e facile il periodo. Copiosa erudizione , tratta dalla Scrittura Santa , dai Concili , dai decreti dei Sommi Pontefici, dai Padri e dai Dottori della chiesa, appoggiata sopra sicuri giudizii dei migliori moralisti. • Il P. Agostino (Ikich di Crescevo, vescovo di cara memoria, le cui virtù per prematura morte sono poco conosciute fra i suol Il P. Gregorio Iliich di Varese stampò varii sermoni illi- rici, parecchie lettere pastorali, scritte parte in latino, parte in illirico. Il P. Agostino Milelich da Foiniza^ prelato singolare per pietà e dottrina, morto nel 1832. — Pubblicò a Roma: hlch mncenie nauka Karstianskoga (spiegazione della dottrina cri- stiana) — Naredbe svarhu Sacramenta od ienidbe (ordinazione sopra il sacramento del matrimonio). Prima di morire le seguenti parole aveva lasciate in una pergamena : In hoc sarcophago gloriosoe resurreclionis diem proeslolatur corpus Fr. AtÀgustini Milelich^ Episcopi DauliensUj et Vicarii Apostolici in Bosnia. Obiit die 18. mense . . julio Anno . . 1831. La detta iscrizione fu collocata nelP urna in cui era deposto il suo frale, e sopra V urna medesima scolpite queste parole: Cut hic resolvor summi nobile opifìcis opus? transfiguralum scilicet ut mortale hoc, gloriosam induat tm- mortaìitatem. Il P. Gabriele Barissich da Occhievie, fu fatto vescovo di Alessio, e visitatore apostolico della Servia, Macedonia e Al- bania, prelato di specchiata vita, e attività straordinaria. Le Digitized by Google pboyinoìà bossinese 263 seguenti linee, intorno alla saa fine , togliamo da lettera di quella Missionaria. '®) ^Metterò fine alla presente, con dirle brevemente d'un grave sinistro, incontrato Tanno 1837, in Gapo-Redoni, al monsignore Barissich, che a cagione d'inferma salute vi fece parecchi anni dimora, e vi fini i suoi giorni il 1839, con dolore di quanti il conoscevano, specialmente della sacra congregazione di Propaganda. Volendo egli adunque re- carsi in quell'anno a celebrare la festa del sacro perdono di Assisi in* Alessio, distante circa 9 ore da Capo -Redoni, a fine di evitare l'asprezza della via e '1 cocentissimo sole, che per essere tutta lungo la via del mare, la sferza di quella stagione, pattuì con una felluca greca quivi ancorata, d' esservi menato per acqua. Entrato pertanto in quella una al padre Pinotich, un giovine chierico, ed un domestico, e calatisi nella piccola stanza loro assegnata, i greci fatta scostare pochi passi la barca dalla riva, e fatti sicuri che anima vivente fosse di cui temere, imbrandito ciascuno un pugnale e fattisi davanti a Mon- signore, gli intimano consegni all'istante, pena la vita, la borsa, la croce e l'anello pastorale I Or che fare a tali strette? Egli si dovè lasciar spogliare d' ogni cosa, e dopo ciò, a nuova in- timazione dei medesimi, consegnare al domestico la chiave della sua abitazione di Gapo-Redoni, ove tosto parte si fecero con- durre, frugandola e saccheggiandola per ogni lato: se non che invece di danaro, come speravano, non altro trovarono che poche biancherie ad uso del prelato, che pur tutte si tolsero que' ladroni ; e tornati alla nave , calarono l' infelice vescovo quasi ignudo nell' acqua della spiaggia, perchè sì malconcio tor- nasse a casa. Ben egli avanzò ricorso al Consolato austriaco di Durazzo, e mandò il padre Pinotich a Gorfù, ove in verità rinvenne parecchi oggetti derubati, come appariva dalle lettere iniziali, ond' erano contrassegnati: ma ninno gli fece giustìzia: onde tra per la paura portata , e^ il dolore di vedersi ridotto a miserissimo stato , accresciutisi gì' incomodi che già pativa gravissimi di salute , se ne andò in lenta consunzione , che , Digitized by Google 264 t:r«c©vi eome ho detto, il 1839 lo tolse di vita, e mi confido lo met* tesse al possesso della mercede, che si era acquistata con noa pochi aoDi di gravi fatiche in quella Missione. „ Il P. Mariano Sonich . nno de' più dotti prelati della Bos- sina, e il primo senza pari fra quelli che diedero mano all'in- civilimento di quel popolo. Autore di vari eruditi e dotti opu- scoli, come accennammo alla pag 248, volse tutte le sue forze a propagare i buoni studi fra i suoi , rialzare al grado delle contermini Provincie la nuova generazione coli' introdurre scuole popolari nelle borgate e ne' villaggi men poveri del regno. Que* sta opera benefica inaugurata in terra abborrente ogni civile istituzione, sarà a lui monumento di gloria imperitura. 11 P. Raffaele Barlssich da Occhievie, nipote al sarrìcor- dato vescovo di Alessio, venne eletto Vicario apostolico da Gre-^ gorio XYI ai 24 di marzo dd 1832 , e* nel medesimo anno coosecrato nella cattedrale di Diacovar. Nei 1842 col breve apostolico dei 1 1 di luglio fu fatto visitatore dell' arcidiocesi di Aotivari ; nell' anno seguente visitatore della provincia dei Minori della Bossina- argentina; e finalmente col breve 30 a- prile 1846 traslatato al neoeretto vicariato apostolico dell'Er- zegovina colla residenza a Mestar. Queste le oarole intorno alla sua vita, dirette dal P. Andrea Saravanja, Missionario a- postolico in Erzegovina, amico e compagno delle sue peli^« nazioni. ^Nacque Monsignor Raffaele Barissich addi 24 giugno del 1796 da parenti cattolici nel villaggio di Ocevje in Bosnia; e da quelli cristianamente educato , appresso dai Padri France- scani minori osservanti del convento di san Giovanni Battista in Sutiska apparò le prime lettere, dando di se ottime speranze, quantunque già molto fosse innanzi nella giovanezza ; il qciaH infine mosso da religiosa vocazione, addì 16 aprile del 1817 vesti tra questi le serafiche divise, facendo dopo do^Kci wA Digitized by Google PBOYHIOIA B068INEBE 2fó U Bolenne professione. Qaiadi dato (come è costarne) pobblioo giorameoto di tornare a servigio della patria Missione, ove da' saperiorì venisse inviato faora a studiare, quelli il mandarono a Torino, ove pienamente corrispose all' aspettazione che se ne aveva, mostrando grande ingegno, e mirabilmente apparando, qnantnnqne vi fosse giunto ignaro affatto della lìngua italiana. Compiuti gli studi, che dicono pascvi, nella stessa provincia torinese concorse alla cattedra di filosofia, e ottenutala, insegnò quella facoltà con grande successo. Dopo tre anni poi si espose allo sperimento per quella di teologia^ e dato saggi di non co ^ munale scienza, fu destinata ad insegnare in Bologna, ove in breve si acquistò tal rinomanza, che anebe al presente ne ri* mane colà viva e bella memoria. Se non che, quanto era il prò* fitto eh' ogni dì più faceva in ogni maniera di studi, altrettanto ne pativa la debole sua salute ; onde, quantunque di maPanimo, ebbe a rimpatriare, a fine di provvedervi. E in verità nel natio paese di subito ripigliò dì modo le indebolite forze, che potè sostenere le seguenti gravissime fa* tiche, che mai non ebbe, interrotte. In prima da monsignor vi* cario apostolico, fra Agostino Miletìch (parimenti stato lettore generale di teologia in Italia), venne fatto vicario foraneo, e poco stante parroco anche di Zovik, ove primo dì tutti gli a* bitauti di Posàvina fé' conoscere e piantò le viti; il quale di poi addi 24 marzo del 18^2 fu eletto vescovo di Azoto, e vi- cario apostolico di tutta la Bosnia argentino ottomana , Posa* vina, Kraina e Erzegovina, consacrato a Diakovo addi 30 set- tembre, dell' anno medesimo. Estesissimo ed incomodissimo vi- cariato apostolico (quanf era un antico regno di Bosnia, giun- tovi il ducato di Erzegovina), ove grandemente faticò con zelo vivo ed incessante, e con sollecitudine e forza costante negli ingegni della pazienza apostolica. Basti il dire che ogni anno compiva la canonica visita nelle tre parti del vicariato ; più cbe sette mesi di contiaite &tiche innanzi che gli fosse dato tornare al convento di sna residenza in Satiska. Nella ^p»)e Digitized by Google 266 VE BOOTI visitazione sempre diceva la messa solenne e predicava, ammi-- nistrando la sacra cresima qualche volta a piii che 500 fan- dalli in ona sola funzione. E tatto ciò, il più delle volte, a cielo aperto, sotto i raggi del sole entro i cimiteri ; impercioc- ché non vi erano allora che sole 4 chiese in tutto il vicariato. E qui vuoisi notare che tanto tn Bosnia, qnanto in Er- zegovina, è costume di disporre in due file i giovanetti coi loro padrini, mentre il vescovo procede per mezzo, cresimando prima i maschi, e poi le femine, facendo il giro ; e impartita la be- nedizione, il medesimo tiene sempre un apposito discorso. Di- morava per solito una settimana ^ppo il Missionario, dando u- dienza a tutti, e rappacificava i paesi inimicati, e le famiglie invecchiate negli odi e nelle vendette; ammoniva i peccatori; studiavasi di ridurre al retto sentiero i traviati ; sgridava gli ostinati malfattori e intrepidamente li puniva quantunque taluni avessero la protezione di potenti turchi ; difendeva gli oppressi ; rincorava i titubanti ; consigliava i dubbiosi ; aiutava i poveri, facendo lor lemosina e raccomaudandoli ai più agiati del paese; s' informava dei pericoli spirituali e temporali delle singole par- rochie, onde mettervi al possibile opportuno riparo. E spesso confessava assiduo oltre 5 ore, non di rado seduto sur un duro sasso con le spalle appoggiate al ceppo di qualche quercia o altro. Specialissimamente poi è da notare, come a questo uomo apostolico riuscisse di ottenere un imperiale firmano da Co- stantinopoli, che i kadì turchi più non avessero facoltà di as- sistere ai matrimonii dei malvaggi cristiani, che a quelli ricor- revano contro il divieto delle leggi ecclesiastiche; i quali ne rimasero grandemente offesi, perdendo grandi somme di denaro, che* esigevano dai scioperati cristiani, che ad essi avevano ri- corso. Ancora nel tempo della sua dimora in Bosnia, ebbe a pa- tire assai forti dispiaceri, per cagione di gravissime contro- versie e Ufi sostenute, che nondimeno quasi sempre vinse ne' Digitized by Google PBOYIHOIA BOSSmSBE 267 diversi tribunali intrepidamente adoperando la giastizia quan- tunque minacciato da qualche bascià e kadl di carcere e di esiglio. Ma perciò ebbe ad intraprendere lunghi, gravi e peri- colosi viaggi a Travnik, Saraevo, Roma, Scutari, e da ultimo a Costantinopoli, con non lieve danneggiamento della salute, stando lunghe ore a cavallo (come già sempre che compiva la pastorale visitazione) per vie pessime, e sentieri da capre piut- tosto che da uomini, passando spesso torrenti inaspettatamente ingrossati, e talvolta fiumi a nuoto, senza che fosse dato prov- vedere altrimenti. E qui vuoisi notare come mai volesse usare del Tetrevan, (portantina), sino al sessantesimoterzo anno di sua età ; e ciò, perchè un ecclesiastico,* che V adoperi senza e- strema necessità, viene deriso, sendo comunemente galanteria riservata alle Bùie, Gadune, o novelle spose dei potenti agiati turchi ; oltre che difficilissimo e assai faticoso n' è il trasporto dovendosi passare per strade fangose, strette, ripide, e sopra ponti angusti e malsicuri, per lo più di legno, giuntavi grave spesa, a cagion di molti uomini, che vi vogliono essere impie- gati ; i quali, secondo il costume, non si contentano altro che di bene mangiare e bere ; dopo di che spesso rompono in chiassi villani, onde sempre ne viene scandalo, specialmente rispetto ai turchi e a' scismatici. Nel 1842 per ordine della santa Sede apost. fu istituito visitatóre apostolico dell' arcidiocesi di Antivari, ove compose felicemente le turbolenze, e ristabilì la desiderata pace, quindi nel 1844 tornando in Bosnia, con poteri eziandio di Visitatore apostolico dei francescani ; e finalmente nel 1846 di ordina- mento della stessa santa Sede apostolica si ritirò in sola l'Er- zegovina, diviso il vastissimo vicariato di Bosnia in due, cioè di Bosnia e df Erzegovina , ove co' suoi confratelli si adoprò efficacemente sì appresso di Roma e si presso la Sublime Porta, per ottenere mezzi da edificare il convento e, la chiesa in Si- rokirbrìg, la quale gli costò moltissime cure e sollecitudini nelle s^e coDdizio;ii di povero francescano. Pivisa come abbiam detto Digitized by Google 266 VHS COTI la Bosnia in dae vicariati apostolici, gli piacque il divisamento, che i saoi confratelli di Erzegovina venissero ordinati in cu- stodia provinciale indipendente dalla provincia francescana di Bosnia , affinchè fossero più liberi e spediti in soccorrere al popolo cattolico di Erzegovina, loro desolata patria, in cai sino a quel tempo non v' era chiesa di sorta , né scuola , o altro sacro fabbricato: e di fatti questa doppia divisione tornò di grandissimo vantaggio a tutti i cattolici Erzegovinesi , avendo ottenuto per tal modo mediante i francescani un convento nel centro della provincia e nella città capitale il vescovado. Onde più non accade che le parrochie si rimanessero talvolta prive di sacerdoti per mesi interi però che dovessero venire dal con- vento di Eresevo, superando alture di montagne scabnisissime e difficoltà di sentieri pieni di mille pericoli. Né sono più ob- bligati i fedeli a far viaggio di 3 giorni , a fine di trovare il proprio vescovo, come quando risiedeva in Bosnia. Le spese per r edificazione della residenza vescovile con V oratorio Tebbe in molta parte dall'opera pia della propagazione di Lione, e nel 1851 sondo portata a fine vi si recò ad abitare, lasciando Scenica in Duvno, dove aveva provvisoriamente sino allora a- bitato dopo la divisione del vicariato. E la provvide a suffi- cienza di arredi sacri e suppellettili domestiche, comprate an- che alcune vigne e terre, che fornissero come a dire una po- vera mensa vescovile. Accanto poi la medesima, sovvenuto dal- Plmpero Austriaco, fece costruire una piccola scuola normale, quantunque incomoda perchè distante dalla città; ma in quel tempo non potevasi fare altrimenti per le opposizioni turche. Quivi dunque alluogatosi, si die ad intervenire sollecito alle sedute municipali dinanzi al Visir viceré, ben veduto dai medesimi, perchè parlava schiettamente e saviamente in bene di tutti, perorando la necessità delle strade da menarvi carri, predicando V armonia civile, raccomandando la pubblica vigilanza da conservare i buoni costumi, instando coraggioso che si con- ducesse libero il cattolico culto mostrando la necesiità di baon* Digitized by Goógle PBOVINOU B0B8INBSE 269 seoole, da introdurre nel paese il vero inciTÌUmento, e id qaella del commercio, a fine di ravvivare le arti, e migliorare l' agri- coltura. Per lo quali sue vedute era molto stimato, ed anche amato eziandio dai turchi, quantunque ciò non impedi che bea due volte in Mestar gli fosse insidiata la vita da alquanti fa- natici, nimici del nome cristiano. Certo è che dal momento ch^ ei tolse ad abitare in Mo-* star, vi si moltiplicarone a maraviglia le famiglie cattoliche, e tutta la popolazione cristiana acquistò maggior forza e vita io Erzegovina; e ciò non ostante per la sua integerrima fede ed onesta^ che del pari non venne mai meno ne' suoi confratelli, e in tutto il popolo alle sue cure affidato, ebbe dal gran Sul- tano la decorazione di Medìediè, il quale poi a mezzo di Sua Eccel. Omer Pascià graziosamente si compiacque donare ai cat- tolici un terreno di sua proprietà, ove edificare la cattedrale di Mostar, giuntavi nel corrente anno la limosina di venticin-' quemila piastre turche ; oltre l' aver contribuito ad istanza dei francescani ad aprire una scuola per l'istruzione civile della cattolica gioventù, alla quale l'imperiale governo fornì i libri necessarii, pagandone il professore e la pigione del locale Doni tanto più preziosi, in quanto vengono da un successore di Mao- metto ! Ancora bello è il sapere come monsignor Barissich l'anno 1861 fosse lieto di far ailuogare in Mostar una campana, il cui suono dopo quattro secoli che non erasi più udito, destò indescrivibile allegrezza ! Anche Sua Maestà Francesco Giuseppe I Imp. d'Austria^ ben conoscendo le incessanti sollecitudini di monsignor fiaris- sich per V incremento della cattolica religione e bene dell' u- mauità, lo onorò di decorazione della corona ferrea di II classe, oltre che venne eletto presidente onorario del pio Istituto di Africa per la cristiana e civile rigenerazione di quelle cootraed^ Le quali cure e fatiche continue, più volte ne misero in perìcolo la vita specialmeate nel 1861) che ebbe a guardare Digitized by Google 270 VESCOVI per ben 6 mesi il letto, finché il novembre dell' anno segaente venne colto di emiplessia, dalla quale sebbene si riebbe, ri- mase nondimeno assai indebolito di forze ed eziandio delle fa- coltà mentali. Onde addì 22 giugno del 1863 si fece recare in una portantina donatagli dal pascià al convento di Siroki- brig, affine di respirarvi aria più fresca in compagnia de' saoi fratelli di religione e fatiche apostoliche, ove per vero si riebbe alquanto , ma per pochi momenti ; che la debolezza tornò per modo da non reggersi piti quasi della vita in continua sonno- lenza. Onde che il custode provinciale coi religiosi temendo di qualche sventura, avvisarono bene avvertirlo dello stato perico- loso in cui versava : e in effetto confortatosi de' soccorsi di no- stra divina religione, non andò guarì che perdette la parola e alle 7 antim. del 14 agosto trapassò nella pace del Signore, lasciando tutti in estrema desolazione. E alle ore 8 del 15 venne sepolto accanto della chiesa di Siroki-brig, di cui egli stesso nel 1846 ai 23 luglio posto avea solennemente la prima pietra. Il suo sepolcro tosto fu bagnato dalle lagrime dell' im- menso popolo venuto alla solennità deH' Assunta, che gli pregò pace e requie sempiterna, supplicando in una al cielo che presto gli desse un altro pastore, il quale come monsignor Barissich, lo indirizzasse e scorgesse nel sentiero della virtù e della pace. Ebbe per successore il P. Angelo Eraljevich. Fornito, siccome dicemmo, di straordinario ingegno, si rese assai chiaro nelle filosofiche e teologiche discipline, ed eziandio nella letteratura slava, lasciando in questa lingua bellissima ed utilissima opera intitolata : Pasha Duhovna (Pascolo spirituale), oltre La difesa dei Missionarii contro le calunnie spacciale nel Magazzino^ e la traduzione inedita del mese Mariano, della Fi- lotea, di quattro tomi delle cotisiderazioni cristiane per tutti i giorni dell'anno, e della spiegazione degli evangelii per tutte le domeniche del P. Giovanni Crassei » -Digitized by Google PBOTIKOIA B0S8IME8K 271 H o t> '3 Alessandro Hilferding FedoroTieh, console rosso a SernioTO. Trad. del D.r G. Aog. Kasnsoich. <) Tom. 12. ad an. 1452. *) Stato della dalmata francescana Prorincia de' M. 0. del SS. Redentore. — P. Filippo da OccbioTe : Bpiiome veiusttiiuM BosneHsis frovineim , cap. VI. $. 1. n. 6. *) DÌ9$€rt9Ho f9m9$yrien in imtiem tiniifuissimm «Ificé %Hu9tr%$Hmm fm^ wdUm comitutn éi équiiUM VlaMwnrovieh. ') P. Lnlich. — ArchÌTio di Macarsca. *) P. Filippo da Occhierie. ItI, cap. IV. $. n. C 0 P. Lnlich. ItL •) Iti. *) P. Filippo da OcchifTie. Ivi. *'3 Cronaca delle Missioni francescane. An. I. Digitized by Google 372 IV. CUSTODIA PROVINCIALE DELL'ERZEGOVINA Erzegovina, terra dell' antica Dalmazia, situata fra il Moo- tenero, la Bossina e la Dalmazia odierna, fino dai primordii dell'Ordine francescano formava un solo corpo colla Bossioa cattolica. Gli stenti e le gioie della vita erano i mede^mi ad ambedue ; un sol capo le dirigeva e informava a' pii sentimenti di religione, all' amore de' loro fratelli, spesso perseguitati, raro tollerati nelle istituzioni del ministero apostolico, nelle pratiche del culto esterno. Dopo tanti secoli di non interrotta unione furono in necessità nel 1844 di esserne separate l'una dal- l'altra con grande rammarico delle due famiglie Osservanti. L' Erzegovina conta tuttodì oltre quaranta mila cattolici sopra nua popolazione di turchi e greci scismatici di circa due- cento e sessanta mila anime ; quaranta sacerdoti dei Minori Os- servanti, sedici parrocchie , un vasto convento, dov' è ra'^colta la gioventù studiosa. Possedeva una volta quattro magnifici mo- nasteri , de' quali oggidì non v' ha altro che la memoria del- l' antica loro celebrità, e de' casi funesti a cui soggiacquero du- rante la dominazione mussulmana. Questi erano, quello di ATo- gnicz atterrato dal turco furore nel 1534; quello di Mosiar^ eguagliato al suolo nel 1563 per sospetto che i frati Minori di quella famiglia avessero dato ricetto e procurata la fuga a Daniele, vescovo di Duvno, inseguito da un branco di emis- sarii del bascià turco ; quelli di Gliubuski e di Gabella^ per il medesimo sospetto, e nel medesimo anno consegnati alle fiam- me : conventi mai più , per la mano ferrea che non cessò di Digitized by Google ERZEGOVINA 273 < pesare sopra quella cristianità, riedificati. Dall' epoca di quelle dure reminiscenze fino a pochi anni addietro, ne' quali furon concesse copiose franchìgie che vanno scrupolosamente tutelate dalla civile educazione dei bascià presenti; lo spirito depresso del cattolicismo sorse a novella vita, la chiesa abbattuta e perseguitata cominciò a spiegare la sua maestà anche ne' tempii e nelle abitazioni sacre, a riavere la piena libertà del culto; munificenze da non paragonarle senza dubbio ad alcun' altra epoca de' secoli andati. Di tali privilegi giovandosi gli operosi figli di Francesco, vi provvidero, dopo la divisione sopramen- zionata , ai bisogni spirituali di que' buoni fedeli coli' erezione di un regolato convento, e di molte abitazioni parrocchiali, al- cune delle quali e per la loro esterna struttura, e pel forni- mento di domestiche cappelle, assomigliano piuttosto ad ospizii monastici che a case private. Tra queste vanno distinte quelle di Brotnjo, di Gabella, Umac, Veljaci, Ruzici, Posusje, Seonica e Mokronoge ; tutte però, men alcune, prive di pubblica chiesa. Le funzioni ecclesiastiche, non altrimenti che nella Bossina, e nelle contermini terre, dove mancano le chiese, si esercitano nelle cappelle , alzate ne' tempi decorsi entro i recinti dei ci- miteri, capaci da quindici a venti persone, murate da tre lati, aperte nel qu^to per dare comodo agli assistenti in lunghe file inginocchiati di vedere il ministro del santuario, di udire le sue istruzioni e accompagnare i sacri misteri. 'Il convento di Shiroki Brigh (Largo colle) scrive il M. R. P. Bakula '), è sito su un' amena collina davvicino il fiume chiamato LisHza e presso avvi il torrente Ugrovacia ; questa è alquanto elevata e sporgente verso il mezzogiorno verdeg- giante di erbe ed alberi crescenti sopra un terreno sufficien- temente fecondo e porta il nome di Shiroki Driglu Dista dalla città di Mestar, capitale dell' Erzegovina , cinque ore di cam- mino, da Imoski sette, e da Metkovich ore dieci. Alla distanza d' un quarto di miglio la suddetta collina è disabitata, e tutta quasi cinta dalle siepi del convento: circostanza assai favore- is Digitized by Google 274 CUSTODIA PROVINCIALE Tole alla necessaria libertà e diporto de' religiosi che vi dimo- rano. Per r eminenza della collina , V aria respirasi para e salubre; Pacqna poi a rivoletti scorre da varie sorgenti lo- gora, nitida y cosicché la posizione riesce di molto gaia e pit- toresca. Quasi in mezzo del saindicato recinto è fabbricato il convento colla chiesuola dedicata alla Vergine Assunta, e sono annessi all' intorno gli orti colle altre attinenze. S' estende di prospetto alla porta principale del convento e della chiesa un prato vastissimo, ombreggiato da folti e spessi alberi, e circon- dato da un muro , il quale veduto di lontano offre all' occhio la maestosa prospettiva d' una ben ampia fortezza. Il convento ò di forma quadrangolare, i di cui Iati sono di cinquanta braccia abbondanti di lunghezza, colla proporzionata larghezza; da per tutto è a due piani alti cadauno braccia cinque e mezzo ; r ala però che guarda il mezzogiorno sul declivio del colle sor- passa r altezza di quattro elevatissimi piani, compresavi la can- tina, fabbricato ampio quanto tutta l' ala, e veramente magni- fico : nei due lati occidentale e meridionale le camere occupano la parte che riguarda il di fuori, mentre la parte interna forma un amplissimo corridoio fornito di spaziose finestre, e sostenuto nel pianterreno da arcate e corrispondenti pilastroni. La terza ala rivolta all' oriente , tutt' è spartita a due file di stanze » parte guardanti il chiostro, parte l' infuori, e queste sono co- modissime e grandi, di braccia sei quadrate, ed ascendono al novero di cinquanta tre, non compresovi il refettorio, locale ampio e bello. Il quarto lato posto a nord chiude la chiesuola, la sacrestia ed il coro, in mezzo di cui avvi la cisterna. Dissi chiesuola poiché il limite stabilito dal Ferman all' erezione è troppo stretto per potervi fondare una chiesa; la misura de- terminatavi è di sole quindeci braccia di lunghezza, e dieci di larghezza, non compresovi il santuario, il quale pure è di pic- cola estensione, riducendosi tutto alle sei braccia. Sebbene questa sembri disadatta e meschina a confronto del convento , con tutto ciò nel suo piccolo tiene molta regolarità e proporzione. A tempi Digitized by Google EBZBGOVINA 275 migliori è riservata la speranza di poterla ingrandire. — Ri* guardo alla sua architettura : coloro che lo visitarono, rimascr sorpresi della solidità e simmetrìa del fabbricato; della propor- zione regolata delle parti, e dell'attuazione cosi splendida di un piano, ideato non da maestri e penti neir arte, ma dal genio fecondo d' un religioso, e condotto mercè V attività sorprendente di lui, che per ben sei anni assistette alla fabbrica, non ri- sparmiando uè a fatiche uè a dispiaceri; e questi si è il ze- lante e mentissimo p. Filippo Aucich, il quale or in qualità di vicario , or in quella di guardiano rese si importante ser- vizio all' Ordine ed all' umanità : e vero filantropo commendato da piil architetti, i quali ammirarono il lavoro paragonandolo giustamente a' migliori conventi d'Italia. È abitato da 12 sa- cerdoti, 1 1 chierici, 2 laici, 1 5 servi, destinati a varii usi del convento, e delle mansioni esterne.,, L'ospizio di Mostar sotto l'invocazione di sanC Antonio^ è abitato dal vicario apostolico e da quattro sacerdoti france- scani. Le sue fondamenta furono poste nell'anno 1847, e reso abitabile dopo due anni. Fu modellato a foggia delle moderne fabbriche di architettura italiana: contiene tredici comodissime stanze, con una cantina e cucina abbastanza capaci ed ampie, con orti attigui, con cisterna, ed altre attinenze necessarie. La cappella, aperta al culto pubblico, ha dimensione non minore della su ricordata del convento. La cristianità di GorìCA venne per le sollecitudini del su lodato p. Bakula provveduta di chiesa ad una nave, lunga colla cappella dell' altare maggiore, che u' è lavorata a volto reale, metri ventiquattro e mezzo^ larga dodici, e dedicata all'antico suo Patrono , al protomartire santo Stefano. L' acquisto delle sacre immagini, fra le quali primeggia la statua di legno do- rato del santo, la varietà degli anodi e addobbi di cui andò ricca nel corso di tre anni di sua amministrazione parrocchiale, la splendidezza delle sacre funzioni, mai fin' ora dalla presente generazione gustate , solite a praticarsi coli' assistenza 4i più Digitized by Google 276 CUSTODIA PROVINCIALK sacerdoti in alcane solennità dell' anno , ebbero tanta potenza sulle caste menti di qae' buoni cattolici, che, ad esempio delle chiese del confine dalmato, ne chiesero l' istituzione di una con- fraternita sotto la protezione del santo titolare, la quale tut- toggi con singolare edificazione de' suoi divoti trae copiosi frutti spirituali. Fra le abitazioni migliori per solidità ed ampiezza vanno annoverate pur quelle di Umac e di Gabella ^ che nella loro disposizione architettonica presentano forma di piccoli cenobii ; indicii non fallaci del futuro ingrandimento monastico sull'or- zegoviese terreno. E 1' una e l'altra vanno fornite di sei co- mode stanze, e di una sala per chiamare alle conferenze i par- rocchiani. Alla prima n' è annessa una chiesuola di pubblico ingresso, lunga metri quattordeci, larga sette ; si questa come la casa, opera delle cure del p. Giuseppe Cigich : la seconda possiede una cappella domestica, che ha molto di santuario. A BrotJDO dal 1849 al 55 si imprese e compi un edi- fizio allato dell'antica abitazione parrocchiale, entro il quale fu praticato nel vivo sasso uno scavo per lunghezza di dieci metri e larghezza di sette, ad uso di cantina: nel piano di mezzo fu destinato un luogo, di un metro e mezzo più lungo di detto scavo, ad uso di scuola dei candidati: il superiore percorre la medesima linea per la lunghezza di diciasette metri. Un atrio di sette metri mette alla chiesa : l' uno e l' altra colla piccola sacristia alzata dietro l' altare maggiore danno comodo al popolo di assistere ai divini misteri. Nella borgata di Zupagoe ^ abitata nella massima parte da famiglie turche, e da più di cento di quelle de' zingari, vi si riuscì, nuUostante la resistenza di cotesti nemici del nome cristiano , colla protezione del Visir presente , a gittar le fon- damenta ad una comoda casa parrocchiale, che ora n' è al suo compimento. — Si costruirono pure in questi ultimi anni un oratorio pubblico attiguo alla casa del parroco di Gt^abovica; un altro nel villaggio di Vionica della pertinenza della parrò- Digitized by Google ERZEGOVINA 277 chia di fìosko polje ; una piccola casa a due stanze in Rakitno. La borgata di RuziH sempre in penuria di acqua ^ donde la moltiplicità e l' insistenza di malattie , venne nel quarantotto provveduta da quel parroco di una vasta cisterna, che fu la vera salute di quella popolazione. Se oltra T usato rammentai alcune minutezze, non da altro scopo mi sentii guidato che da quello di rendere giustizia al merito, di ofirire innanzi agli occhi della gioventù crescente il parlante esempio dell'operosità de' loro padri e amici, alle cure de' quali vanno fino dalla prima giovinezza affidati. Molto si fece, e si fece con sacrificii di spese e di umiliazioni, molto resta a farsi. Se tanto ne' pochi anni, quanto n' è da sperare, ora che l' inveterata durezza turca va ad esserne raddolcita dalla cultura de' suoi pascià, dalla frequente comparsa de' viaggiatori, dalle relazioni commerciali colie città civih del nostro litorale, dai colloquii e dalla paziente rasseguazione dei missionarii ! Camminando sul piano delle traccio finora segnate, la missione francescana avrà fra breve a gloriarsi di avere avanzato l'an- tico suo lustro nel numero de' conventi , nella prosperità de' suoi alunni, nella contentézza della libertà religiosa. Le franchigie da pochi anni concesse dalla Sublime Porta per r interposizione di Omer pascià, i moltiplici privilegi otte- nuti dal M. R. p. Angelo Eraljcvich, onde la missionaria del- l' Erzegovina ved' ora prosperare le cose sue al paro delle più prospere missioni francescane, sono il ielice preludio di un av- vanzato risorgimento, che a gran passi va a propagarsi in ogni parte del novello vicariato apostolico. AH' opera incominciata da monsig. Barissich, diede sviluppo e vita 1' anzidetto p. An- gelo Kraljevich, che per bontà e dolcezza d' animo, pel vasto suo sapere, per 1' operosità e intelligenza delle lingue araba e turca, venn' eletto vescovo di Metopoli e vicario apostolico del- l' Erzegovina ai 4 decembre del 1864, e ai 25 marzo del 1865 consecrato nella cattedrale di Zara da Sua Eccellenza Pietro Doimo Maupas, arcivescovo metropolita di tutta la Dalmazia. Digitized by Google 278 CUSTODIA PROVINCIALE Scrittori ') Il P. Gregorio Martieh. 1. Zemljopis (Geografia) della Bossina ed Erzegovina. — Zagabria. — 2. Ljuborodac (Amante della nazione). — Poema dì più canti — Zagabria. — Il p. Martieh passa fra i migliori scrit- tori deli' idioma illirico, ed è uno de' principali collaboratori di cui s' infiora 1' accademia di Zagabria. Il P. Pietro Bakaia. 1. Sentenze morali e civili estratte dai quattro libri sa- pienziali della sacra Scrittura con annotazioni — Lucca. ^ 2. Breve cenno storico sulla missione apostolica della Bo- snia — Lucca. — 3. Osservazioni filosofico -crìtiche sulP abuso delle mode del giorno — Lucca. — 4. Breve compendio sacro isterico sulle vicende della re- golare-missionaria custodia e vicariato apostolico dell'Erzego- vina — Ragusa. — 5. Pismo sveto -izkazna (Canto sacro -storico) sulle vicende della sacra missione dell' Erzegovina. 6. Pripravlfenje na smeri (Apparecchio alla morte). Tra- duzione dell' opera di sant' Alfonso de Liguori. — Prossimo a stamparsi. 7. Uzdisanja zemlje Erzegovine (Sospiri della terra del- l' Erzegovina). Poemetto di un canto in forma di dialogo. 8. Relazioni sulle vicende della missione dell' Erzegovina dal 1400 al 186L — Manoscritto da servire alla storia delle missioni francescane del p. Marcellino da Givezza. Il M. R. P. ADgelo Kraljevich. Rasgovori duhovni s'* pripravom uprav se ispoviJiti i do- stoinose pricestiti (Discorsi spirituali coli' apparecchio di retta- mente confessarsi^ e comunicarsi degnamente). — Grammatica Latino-Illirica, in utile de' missionari apostolici francescani del- l' Erzegovina. Digitized by Google ERZEGOVINA 1 79 Mote *) Breve oomp. taoro-istorico. Ivi. *) Abbiftme ommesso di riportare qaì varii scrittori dell' ErsegOTina che si troTano nella serie di qae* della Bossina , esseodooi limitati di riferire soltanto i noni conoscinti dopo T accennata separasione dalla Provincia bossinese. >^nrC^yr^ Digitized by Google 280 V. PROVINCIA DEL SANTISSIMO REDENTORE I. VI880VAZ • MADONNA DEIiIiB GRAZIE Isoletta, dice Tommaseo, che fa non lontano da Sebenico il Tizio, ricomponendosi dopo quella cascata eh' è delle più belle, non per altezza, frastuono e orribilità, ma per copia d'acque scendenti come da larghi giardini in getti variati e con variata armonia, si che il libero e il mesto della natura paia quasi at- temperato alle norme d' un arte elegante.,, Quest' isoletta non più di tre miglia distante da Scardona, circondata da aspre cime di monti entro un piccolo bacino del fiume, donde per vani varchi ti è dato a spingere lo sguardo sopra un ameno orizzonte e fiorenti campagne, fu dalla più remota antichità e- letto soggiorno della vita contemplativa. È tradizione che san Paolo peregrinando dalla Macedonia per la Dalmazia fin qui arrivasse, onde dal primitivo suo nome di Lapis alba fu deno- minato scoglio di san Paolo : la memoria di tale arrivo si leg- geva ne' tempi andati in uno de' libri liturgici dei monaci greci di sant' Arcangelo, convento sito non troppo lontano in un in- cantevole seno del medesimo fiume. Fino al 1445 vi soggior- navano gli Eremitani di sant' Agostino, i quali dovendo slog- giarvi per particolari vicissitudini del loro instituto in Dalmazia, cessero luogo in queir anno medesimo ai frati Minori Osser- vanti della Bossina. Celebre la storia di questi nelle guerre tra i turchi e i veneti, tra i turchi e i cesarei ; più celebre e de- Digitized by Google VIS80VAZ 281 gna di considerazione sotto il generale veneto Leonardo Fo- scolo. Al principiare delle gnerre di Gandia^ che fa Tanno 1645^ come in tutte le parti del dominio ottomano, così anche nei confini delle nostre terre il fanatismo religioso si fece sentire in tutta la sua indignazione. Il monastero di Yissovaz, non men degli altri subì gravi vicende. Queste le parole del padre Emerico Pavich della provincia di san Giovanni da Capistrano: Anno Domini 1645 Vissovatii in Dalmatia duo definì tores ce- tate grandevi a turcis laqueis interrempti sant : tertius quoque pater globo plumbeo traiectus aceubuit. E' medesimo inspirato dall' affetto religioso fé' parlare le gloriose vittime con questi due versi: No9 iM^ieis Mirieti e9le$Ha re§nm jteiemuMi Tu fui gUnde feris vividus msirti subi, È tradizione che i due primi fossero stati appesi a due olmi, per lo che venne a quel luogo il nome di Yissovaz. Costretti i rimanenti a esulare, si diressero verso Dernis .alle parti del sceraschiere Hallil Hoggia, maomettano umano e divoto ai frati, il quale rammentando le opere d' umanità pìil volte da essi prodigate ai medesimi ottomani, prese a proteg- gerli, e sussidiarli di proprio danaro, con che riescirone a fab- bricarsi un ospizio a Kobigliaca^ terra di sua giurisdizione, dove trovarono ospitalità tranquilla e libera d' ogni timore. Da qui, sotto gli sguardi dello stesso nemico, reso riverente per quella protezione, non cessava il sacro corteo di visitare il suo san- tuario, recandovisi giornalmente coli' immagine della Madre delle grazie, accompagnata da canti e dalle pubbliche processiom*. Da qui tanti beni spirituali, tanti favorì ai fedeli di quella sponda finché visse l'uomo rìconoscente. Per opera degli esuli francescani, e degli abitatori di Yis- sovaz, la Repubblica veneta si vide sottomesse allora le popo- lazioni di Bagnevci, di Stankovci, di Dobravoda e di Cosulovo Poglie, con tutti i villaggi di Campo Pietro ; al quale «opo e- rano stati conchiusi i seguenti articoli tra il veneto generale Digitized by Google 282 MADONNA D£LL£ OBAZIfi e i capi di dette terre, istruiti e guidati dai frati minori loro direttori spirituali. *^ Primo: che quando le armi della serenis* sima Repubblica si volessero portar verso Derois, debbano quelle ville di morlacchi, sudditi turcheschi di Campo Pietro, ed altri che intendono venir alla divozione dargli sicuri ostaggi, per r adempimento intiero di quanto di sopra , e sarà anche qui «ottespresso , e a ciò possa loro all' incontro darsi in questo caso mandato dall' ecceL sig. generale d' altra cautela, che vo- glia distinguerli dagli altri che senza di essa saranno trattati come inimici e preservarli da qualsisia molestia nelle vite e nella robba. Secondo : che quelli delle ville predette , che a- vranno assicurata la loro fede, e che intendono venire alla de- vozione come sopra, debbano alla comparsa di queste armi u- nirsi subito con esse, ed operar quanto occorrerà in servizio del Signore Iddio, della fede e della serenissima Repubblica contro i turchi, distruggere le stesse loro ville e case, e rico- verarsi dopo ne' luoghi che saranno loro assegnati , non do- vendo in ciò, né in altro mai esserle mancate di qualsiasi aiuto ed assistenza, come a fedeli e volontarìi sudditi. Terzo: che volendo in questo mentre alcuna famiglia delle predette ville mandar loro robbe, o gente inutile, come donne, putti, debba somministrarle ogni possibile comodo, o sopra scogli di questa giurisdizione, ovvero altrove di loro gusto, onde rìconoscano distinti sempre gli affetti della pubblica pietà e religione. „ Le opere di pietà religiosa e di civile benemerenza regi- strate con moltiplici e rari encomi ne' documenti de' veneti ma- gistrati fanno grand' onore all' nmile cenobio di Visse vaz, e svelano fatti non tutti fin ora conosciuti di uno dei più inte- ressanti perìodi della nostra stona. Tale attestato vergava Fo- scolo a loro favore sulla metà di questa breve ma ostinata guerra parziale. ^Noi Leonardo Foscolo proc. e prov. gen. in Dalmazia e Albania. ''Come da fedeli e sincere relazioni siamo stati pienamente Digitized by Google yissovAZ 283 informati dell' ottima disposizione e desiderio che hanno tenuto sempre d' impiegarsi in servizio di questa serenissima Repub- blica li M. R padri minori osservanti di santa Maria di Yis- sovaz^ giurisdizione di Scardona, cosi nel travaglioso corso del generalato nostro con gli stessi effetti e laudabili operazioni loro siamo stati totalmente appagati della fede e devozione dei medesimi, mentre nei frangenti della presente guerra non solo con continui ragguagli e sicuri avvisi ci hanno fatto sapere continuamente gli andamenti e pensieri dei barbari nemici, ma con la direzione del M. R. padre fra Michele Boghetich, mi- nistro provinciale della Rossina Argentina hanno fatto venire alla divozione della ser. Rep. le sedici terre dei cristiani abi- tanti a Gitluk, ed altre cinquantaquattro che stanno nel campo di san Pietro, territorio di Dernis, da che poi si è agevolato r acquisto di quella piazza, e della città di Enin, incalorite le armi venete dei sudditi morlacchi che innalzarono l' insegne , da noi a tal' effetto trasmesse, essendo nell'attacco della prima^ mentre tentava valicare con le sue genti il fiume Gicola restato ucciso barbaramente combattendo Sime Boghetich, nipote del medesimo padre fra Michele, come anco fra Francesco Boghe- tich, suo cugino in Licca. — Morirono in pubblico servizio diversi altri padri, fra Antonio da Duvno, fra Filippo da Cet- tiod^ un altro fra Antonio di Buccovizza e fra Michele da Pri- morie fu impalato a Yrana, dopo di che per meglio dimostrare la loro costanza e fede permisero la distruzione del proprio monastero , acciocché l' inimico non V occupasse , e valorosa- mente molti dei medesimi intervennero all' assedio e oppugna- zione della fortezza di Glissa intrepidamente travagliando al paro di ogni altro privato soldato ; ricoverandosi finalmente con il medesimo fra Michele nella città di Sebenico non mancano di ogni fruttuoso officio appresso i sopradetti nuovi abitanti ed insieme a porger continue preci, ed offrir sacrificii per la con- servazione e aumento di questo serenissuno dominio, per lo che stimandoli noi degnissimi di ogni maggiore pubblico aggradi- Digitized by Google 2à4 MADONNA DELLE GRAZIE mentA li abbiamo voluto accompagnare con le presentì nostre testimoniali, raccomandandoli efficacemente come facciamo alla grazia di s. Serenità e de' snoi illustrissimi ed eccellentissimi rappresentanti. Zara 8 luglio 1650. Leonardo Foscolo proc. prov. generale.» Gessato il furor della guerra ritornarono i sopravissuti ad onorare colla loro presenza la cara isoletta: vi posero, a- intati dalla carità patria, le fondamènta ad un nuovo convento e a nuova chiesa, e dopo breve tempo, nel 1675, si costitui- rono in regolata famiglia, che tuttodì con vita edificante porge gjl spirituali conforti ai circonvicini abitanti. Fra i sei altari di questo santuario quello del Crocefisso , eretto per voto dalla famiglia Marassovich, merita ogni attenzione e per la finezza e varietà di marmi , e per V immagine del Crocefisso agoniz- zante; lavoro di mirabile effetto. Il convento di Vissovaz vanta una delle più belle glorie della favella illirica, il padre Tommaso Babich , nato a Yelim nel 1680, villaggio di sua giurisdizione, un dì potente per le agiatezze, ora decaduto e ridotto a piccolo numero di abitanti. 11 padre Babich, compiuti con bella fama gli studi in Italia, si condusse in patria dedicando i primi anni di sua vita aM^e- ducazione della gioventù francescana, peli' uso della quale diede in luce una Grammatica nelle tre lingue, allora con amore col- tivate, latina, italiana e illirica. Più volte consigliato per affari gravi e importanti della diocesi di sua patria, mostrò svariata dot- trina e non comune intelligenza nell' additare provvedimenti ef- ficaci , onde , per nvere un costarne appoggio in lui, fu creato vicario generale da M'icolò Tommaseo e da Yicenzo Br^adin, vescovi di Scardona. Nella lunga carriera del nuovo ministero scrisse un' opera degna della sua dignità e del suo nome col titolo: Chit razliha mirisa duhavnoga (il fiore di vari spirituali aromi); con che intese di dare un manuale di vasta erudizione Digitized by Google VIS80VAZ 285: ai campagnuoli istruiti ne' primi radimenti cristiani, un pascolo ubertoso ai provetti; opera atta a soddisfare alle esigenze di ognuno, la quale e per V erudizione , e per la castità di con- cetti, e per la nobiltà dell' idioma gli meritò gloria nazionale. Delle tre parti nelle quali va diviso il volume, la prima tratta dell' iniziamento nella religione cattolica sulle tracce del Cate- chismo romano , ove a ogni tratto seguono copiose erudizieni desunte dai Padri greci e latini, esposte in modo piano , pre- ciso, naturale; varii salmi tradotti con fedeltà, forza e mae- stria. La seconda parte contiene i cenni storici delle chiese, o- rientale e occidentale, estesi in dieci capitoli dal p. Stefaao Ba- drich; quattro ragionamenti morali del padre Gregorio di Va- res, vescovo della Bossina, ai quali aggiunge cento e sei pro- verbi tolti da sant' Agostino e da Guibaldo. Neil' ultima ven- gono inni, leggende in verso per tutti i giorni solenni dell'anno ; la passione di Gesù Cristo, il pianto di Maria del padre Ene- zevich, il casto Giuseppe in quattro canti del sacerdote Yuletich. Accenno a^i autori che fan parte dell' opera, e alla ma- teria che questa abbraccia, per far conoscere a chi non è a giorno dei modesti scrittori dalmati i rari concetti e la pretta lingua che dalle loro penne uscirono. Le pagine che qui leg- giamo sono vergate con senno e criterio in favella pura e vi- gorosa, tratta dal seno del popolo , a cui essi appartenevano , diffuse non per vana ostentazione, ma coli' intento d' istruire i leggitori nella pietà e nel timore di Dio. Tosto che gli scritti del Babich vennero a notizia di alcuni suoi amici , passarono di mano in mano come leggenda popolare e nelle città e ne' villaggi, e tale desiderio destarono, che se ne fecero più edi- zioni : r ultima del ventinove dal tipografo Battara a Zara. - Gl'inni ivi riportati vi è consuetudine di cantare durante il sacrificio della messa , come le vite dei santi protettori , delle quali non v' ha villaggio che manchi ; la quale consuetudine si introdusse più tardi in alcune chiese delle città litorali. L'ef- fetto dì tali canti è l' istruzione e la commozione tanto giove- Digitized by Google 286 MADONNA DELLE GRAZIE voli alla morale del popolo della campagna. Il pensiero del buon campagnuolo s' informa a quelle narrazioni sacre , ama rammentarle alla prole, ai famigli, come argine al mal operare. E fessevi frequenza e dignità a trattare questi prediletti argo- menti del popolo, che la morale guadagnerebbe d' assai, e pia ferma e onesta progredirebbe la salute pubblica. Da questo, non meno che da altri nostrali autori, appare come gli ordini claustrali chiamati a sostenere la purezza della religione, e a diffondere la civiltà e V economia campestre, eb- bero d' ordinario a muovere il primo passo collo studiare il po- polo, l'indole sua, le sue costumanze, dietro le quali poterono seguire vie più atte conducenti allo sviluppo loro morale. Da questo saggio intendimento partendo il nostro autore , offri ai dalmati la raccolta di cui parliamo, e alla fatica risposero i frutti, particolarmente nel popolo di campagna. II. ZAOSTaOO - MADONNA ASSUNTA Sulla sponda dell' estremo lembo del Primorie, che segnava il confine fra le repubbliche di Ragusa e di Venezia e il pa- scialato turco delia Narenta, sorgeva da tempi antichissimi an convento, posseduto in origine dai monaci basiliani , poi dagli eremitani di sant'Agostino. Allontanati i primi pei mali loro costumi e per le dottrine corruttrici, onde si propagava pes- sima morale fra il popolo ; i secondi pure per la trascurata , e poi del tutto smarrita monastica disciplina, passò nel 1468 dà questi ai minori osservanti col decreto di Xarko Unsky, bano cesareo di Glissa e di Primorie, esteso in questa forma: Nos Voyvoda Xarco Unsky prò sacra ctRsarea maiestate banus Cliss(B et PrimordÙB usque ad amnem Naronam. Cum iuslis de causis nostrum animum movmlibus oh non Digitized by Google ZAOSTKOG 287 parm ponderis falosa scandala espulsi fuerint fralres Eremita S. Augustini ') a cienobio et Ecclesia S. Marim Zaoslrogii ad litus marìs posila , olim a Callugerìbus grcecis depravatis moribus offi- eiala^ a qua turpissime etiam ipsi eailiati fuere; sicut et Macàr^ skcB cum utrisque fecerimus. Quapropter scripsimus perlaudabili viro ord. fratrum minorum, vicario provinciali Provincios Bosnce Argen- lincBy ut digneretur benigne nobis transmiltere duodecim reUgiosos sui ordinis et vicarici, qui moribus bonis atque doctrina satis in- structi essenty ut ritu et modo religioso, nec non caiholico romano ^ die, noctuque divinis in laudibus sisterent, in eorundem co^nobia- rum EcclesiiSy docerentque popuhim mysteria Fidei, et alia ritu la- tinOy atque curam animarum exercerent, sicut et in Bosna faciunt, et quamvis dictus A. R. P. postulationibus nostris . satisfacere non potuerit ob penuria m, qua laborat in istis angustis temporibus re- ligiosorum, attamen, Beo optimo maxime sic disponente, paulo post aecidifj quod pulsi fuere tyrannice sex Patres antedictoe vicariai a monasterio S. Catherinoe castri Gliubuschi, quorum superior erat A. fi. P. Petrus Vladimirovich ex-Befinitor, vir sane moribus^ do^^ /strina et Consilio satis abunde gravis, consobrinus noster charissi- muSj qui cum prcedictis sociis ad nos confugiens , humillibus por- rectis supplicationibus postulavere, ut iuxta priora desideria, ac prò- missa nostra, demus illis Ecclesiam dictam fi. M. V. Zaoslrogii si- tam y ubi Beo inserviendo vacarent , e} pacipce religiosam vilam ducerent, tanquam in christianorum plagis. Quibus libenter, ac toto animo acquiescentes, prius tamen supra sacrce caesareae Maieslati datis notitiis] sicque ex ipsiusmet Supremae potestatis consensu cedimus ac damus per modum elemosinae in perpetuum instUuen- tes, et declarantes eosdem legitimos possessores, sicque institutos ac declaratos esse volumus, non solius praedictae Ecclesiae^ verum e- tiam totius Ruris, sive villae Zaoslrog foendum nostrum; regio fisco nobis venditum, quae integra fuit possessio quorundam nobilium Ju- govich, quos tanquam homines rebelles, atque mortis reos , ob pes- simos mores, et propter tesae maiestatis delictum, qui et christianos non potenles ipsis vecligalia ei tributa solvere, Turcis vendebant, Digitized by Google 288 MADONNA ASSUNTA iussu s. caesareae Maiestatis expiUsimuSy et perpetuo tanqiuim ho- miner infames, damnantes prosmpsimus, ut nusquam repetere au- deant quidquam, tam de bonis ipsis^ quam de honoribus apud quos- cumque Principes chrislianos. Constringimus et mandamus insuper praecipierUes ordine man- daloque nostro de plenitudine supremae caesareae potestatis in hoc parte nobis concessa y omnibus illius villae incolis tanquam formi eorundem Fratrum veri cdones de omnibus proventibus et fructi- bus cujuscumque generis s. caesareae Maiestati , et nobis debitis ^ ipsis jratribus contribuercy et dare debeant, et teneantur. Obbligantes fratres ipsos sub indignatione sacrae caesareae Maiestatis poena praeler quam quod Deo reddituri sunt rationem^ religiose vii^ere, et mysteria^ et cathoUca dogmata servare, populum decere j haeresesque extirpare, curam animarum studiose perpetuo gerercy nec non eosdem popvios in subdita obbedientia conservare. DcQOtas preces tandem in conspectu Domini prò conservatione et e- xallatione ipsiusmet sacr(B caesareae Maiestatis, ac nostra fundere non desinani. Et hanc nostrum patentem in sigillo nostro commu- nimus, atque propria manu subscribimus. Datura Clissae die 10. septembris 1468. Voyvoda Xarco Banas manu propria. Dae volte, dalla gaerra di Gandia fino alla pace di Pas- saroviz, fa dato alle fiamme dai turchi, e dae volte ricostratto colle oblazioni dei fedeli. Il suo ingraudimento, quale tuttoggi si vede, la chiesa coi suoi pregiati altari e cogli arredi sacri, sono opera di secolari sacrificii, che i benemeriti religiosi sep- pero affrontare per la maggiore gloria di Dio e per il decoro deir ordine francescano. Di qui uscirono francescani per dottrina e per santità di vita degni di nostro ricordo. Il P. Pietro Vladimirovieh fu il primo che prese il possesso di questo convento per invito di Xarko Unsky. Si recò a Roma Digitized by Google ZA08TB0G 289 e ottenne molti privilegi pei monasteri di Prìmorie e per la vicarìa della Bossina ; la qnale, si crede, avesse per sua in- tercessione ricevuto il titolo di provincia* Sotto la vecchiaia venne creato vescovo di Mestar , ed ivi martorizzato dagl' in- fedeli. Il P. Daniele della medesima prosapia, fu vescovo di Duvno, anch' egli martorizzato nel 1563. Il suo corpo riposto nella chiesa di santa Gatterìna del convento di Gliubuski si man- tenne incorrotto per circa due secoli, a cui portavano divozione e ricorrevano nelle loro afflizioni gli stessi nemici della croce. Il P. Paolo Barisslch dispose per primo con accuratezza le notizie storiche risguardanti la provincia del Santissimo Re- dentore , formò quivi V archivio generale , raecogiandando agli intelligenti questa santa occupazione. I suoi manoscritti raccolti da sé e per cura di altri ebbero pregi inestimabili dai posteri. Il P. Loca Vladimirovlch , francescano di grande merito per la patria, per la religione cattolica, e per la provincia, a cui aveva dedicata la sua vita. Più volte rivide Venezia per aziende gravissimi dei conventi di Primorie, visitò papa Ole* mente XIII, e dall' una e dall' altro si parti con piena soddi- sfazione. Diede in luce dodici svariati lavori nelle lingue latina, italiana e illirica; lavori tuttoggi rari a vedersi. Dal 1694 in poi leggiamo con grande consolazione cri- stiana il forte numero di famiglie turche convertite alla fede dai padri di questo convento, alcuni delle quali si resero fran- cescani e vissero vita degna della loro vocazione, come Asam Sitovich, che nel battesimo prese il nome di Stefano, e fu po- scia lettore sessenale e professore di filosofia mA seminario pub- blico, e p. Lorenzo di Gliubuski, accennato fra gli scrittori ddla Bossina, il quale da giovanetto fatto francescano trasse 19 Digitized by VjOOQIC 290 MADONNA ASSUNTA alla fede una delle nipoti , che vesti V abito di santa Chiara ed altri del suo parentado. Sebbene nelle continue rappressaglie del nemico ne ve^ nisse più volte necessità di mutare la sede ed accasarsi in po- siture men pericolose alla quiete e alla sicurezza delle vite, pure le glorie dell' avita religione^ la patria, le memorie del- l' antico suo splendore, valsero a dame preferenza ai sacrificii. Zaostrog, Rastatza di Porfirogenito, conservava nella saa cerchia, come scontriamo dal libro Marmora Mamrenica di 6. Paulovich-Lncicb, una bellissima statua in bronzo di Minerva, dell' altezza di sette oncie e mezza, posata sopra il piedestallo di bronzo ; due magnifici candelabri di bronzo ad uso dei sa- crificii ; un' antica statua in marmo rappresentante il dio Pane, da mezzo secolo infranta e dimenticata ; un gruppo di gladia- tori , tenuto dagP idioti colla statua precedente per oggetti di cristiana divozione. Negli anni decorsi si rinvenne un topo di oro, e un terrazzo romano a mosaico. Fra le varie lapidi le due seguenti tuttora leggibili trovo riportate dal P. Antonio Lulich nel più volte ricordato suo Scematismo. D . M . AVEELIO VE VRIO . DEC . M . VNIO • NOVEN SIV VNDEYVl^ . TO . ANN . XXX . AVEEL . VEVE A . YBATBI . PI ISSIMO • P . D . M . VISELLIiES . PAVLIN-B LU . MABOELLINA TBI . OABISSDLS . P De' tempi men vetusti, un turibulo d' argento di lavoro bizantino, e due croci con segni arabeschi, furono trovati in un sepolcro dei monaci Basiiiani, che insieme ad una pianeta Digitized by Google zAosTBoa 291 fatta dal manto reale di Stefano Erìstich re di Bossina, sono pregio principale fra gli arredi sacri di quel convento. A questa religiosa famiglia furono larghi di pubblici elogi parecchi dei Provveditori veneti, eh' ebbero necessità di servirsi dell' opera loro per il benessere della religione e del civile go- verno. In vani atti presentati da essi alle mani del Senato si legge : ^I padri del convento di Zaostrog cooperarono assai alla presa della fortezza turca di Yergoraz - il padre Barto- lomeo Arbich, sacerdote dello stesso convento cooperò assai alla presa di Gitluk di Narenta, in cui converti e battezzò 30 turchi^ ^). La cronaca del convento porta: i minori osservanti di Zaostrog fecero venire dal suolo ottomano al dominio veneto 4000 famiglie cristiane, n solo p. Francesco Andreassovich u- nito col serdaro Andrea Bebich ne condusse 500, ed il p. Fran- cesco Radatovich unito coi serdari, Giovanni Marsicb, Gioito Dugas e Giorgio Jellacich altre 320. Essendo venuti i turchi in cognizione di questo fatto, incrudelirono, e per vendicarsi del torto ricevuto nelP anno 1686 il giorno 26 settembre con imponente forza penetrarono fino alla torre di Nonno, l'assa- lirono da tutte le parti, e della stessa in pochi momenti s' im- padronirono. In essa primieramente troncarono il capo al padre Bonaventura Vardaussevich, e lo gettarono nel fiume Narenta; dipoi uccisero il p. Giuseppe Tvartcovich, il p. Matteo Nagna- novich, ed il p. Pietro Matich, tutti sacerdoti della famiglia del convento di Zaostrog, i quali in quelle contrade narentine assistevano que' poveri cristiani, e tra di essi fungevano V uf- fizio di parrochi, ed eransi in questa lagrimevole circostanza rifugiati con alcuni cristiani nella detta torre „ ^. ^-ofr^ Digitized by Google 292 MADONNA ASSUNTA Mote >) Nos Voyvoda Xarko Unsky. MemoruB comendantes nostri servi e coloni in tempore ài fune fa^giromo in Po^ia e si allogarono coi firati Agostiniani uno mori, due ritornarono, fu loro data la villa di Zaostrog. Imo quod deierius Mi, inteUexeramus , fuod ip$i m EeeUsia ante Aram slantee, mmndasM$ni Pofulo sub fmna ExemmimoaHHiis mi diem Sabati eelebrarent et in die Dominica iaborarent sicut in aiiis diebue fé» riatiSj et in hoc ipeorum mandato, ipsi Populum ad maximum errorem induxe- runt flit ipeorum mandato obedierant. Fecero penitensa e promisero di convertirsi. Bit post hoc tempue ep^eseus tet imperator Turearum ad hme Repui, et occupavit Regnum Boeneeium et noe in Provinciis noetrie in hae oceupatione fui- mue multum oppressi per ipsos paganos et dieti duo patres viéeticet Frater Bu- sebius et Frater Franeiscus, qui erant debiles in Fide christimna — andaroao d' accordo e Francesco andò dal Voyroda tarco Askahim a Mostar e predicò contro la Fede cristiana, extolendo et laudando Fidem mahumeticam e molti cristfant si fecero torchi, egli abbandonata la religione , ii fé' capo di banda per derabare i cristiani. Andò a Cropa nel finme Narenta et ordinò navi chiamate ftiste per de- predare le isole, e noi abbiamo armato nayi. Un Vlaho bandito fu graziato perchè si opponesse al padre Francesco e cosi fa detto Frate trattennto — per hoc /ki- mus UberaH. Et post koe Hobis evenit necessitas mittendi ad Serenis. Dom, Aa- ^01» ApuUw propter gravamina nobis tune imminentia, propter Paganorum op^ pressiones et misimus unum ex Dominio Ragusiensium, qui nobis serviebat no- mine Maroye voeatum et cum ipso prò Sodi quondam Fratrem DotiwMeum qui erat nepos dictiFratri S. Francis ci Tur cm, et ipsi existentes in Curia dieU Do-- mini Regis ApuUe et idem dictus F, Dominio, furaius est dieto nobili Maroge res el pecunias ipsius ibidem kabitas, et saltum ab eo fecit et in fine pervenit ad Aneonam et ibi deposito habitu reUgionis apostatavit et duxit unampubUeam Meretrieem — ed ivi fermatosi venne all'isola Fara a S. Giorgio ed ivi venne il padre Eusebio altro Zio e lo sposò, et nos hoc videntes ipsorum errorem eonvo^ care fecimus Nobiles et doctos tnros in legibus et jure canonico de PharaetPo^ Igmia et eum ipsis existentes congregati opposuimus — perciò furono cacciati detti frati. Res Ecelesim subtraxerunt et secum deportaverunt et eum ilUs rebus ad Segnam venerunt et ipsas res vendere inceperunL Ciò saputo Egregius Micheli Martinoscevich Castettanus Segnensis cìàamh in giudizio i frati, portò loro via le cose e restituì. In seguito il nepote dei frati chiese aiuto ai Turchi ed ai Kaoichi, qui ab avo semper fuerunt Prtedonis sanctoe matris Ecelesieo, Di ciò istruisce il Baoo tutte le potenze onde non permettano ai Turchi apparecchiare flotta. Datum in Klissio XV F^bruarii Anno Domini 1498, ^) P. Ant Lulich. - Stato della dalmata francescana provincia del SS. Re- dentore. 0 Ivi. Digitized by Google 293 HI* XIVOOOSTIB - 9ANTA CBOCB Convento di tristi reminiscenze, la cai fondazione ricorda le aspre vendette del turco in Albania, e le mine de' sacri e- difici in Bossina e in Erzegovina. Distratto nna notte il mo- nastero di Brochno, i suoi ospiti presero la fuga verso le ma- rìnie della Dalmazia, e dopo varie soste ne' villaggi di Macarsca, v' innalzarono nel 1612 quest' edificio sotto il patrocinio di Santa Croce. Anche quivi spesso molestato sotto il dominio turco, soppresso dai francesi, restituito con tutte le sue atti- nenze dagli austriaci. A XiVogostìe meglio che altrove conve- niva prender domicilio, e per essere piti pronti alla cura di quel gregge sperperato per lunghi tratti, e per avere più facile scampo alla vicina isola nelle persecuzioni del nemico. Da qui nel 1696, riferisce una scritta del Provveditore di Sign, An- tonmaria Semitécolo, partiti alcuni padri ad assistere i fedeli di oltramonte condussero dalla Turchia colla guida del padre Francesco Marinovich 736 famiglie cristiane, le quftli vennero distribuite nelle valli di Cetina e di Potravje, e in quelle di Much e di Grab. Questa terrìcciuola diede negli ultimi tempi due france- scani, che dai viventi si rammentano con stima e riconoscenza. U P. Pasquale Jokich profondo conoscitore delia lingua il- lirica, scrittore de' più forbiti della nazione. Yicenzo Dandolo , governatore civile della Provincia, amico di lettere e dei let- terati, lo trasse a Zara per servirsi di sua penna a tradurre gli atti pubblici del Governo. Morì a Zara nel 1806. Ci ri- mangono varii suoi scrìtti inediti, de' quali molto stimati : Ras- misljanja duhovna za sve dneve od godine (pensieri spirituali per ogni giorno dell' anno). — Varie canzoni di sacro argo- mento. Digitized by Google 294 SANTA CROCE Il P. Francesco- AntODÌo Perich insegnò per molti anni con riputazione la filosofia nel seminario vescorile di Spalato; dove, nel convento di sua provincia passò agli eterni riposi del 1852. De' suoi scrìtti : L\ oratore evangelico sul pergamo^ ossia ottanta discorsi morali illirici; tuttora inediti. Il convento di Xivogostie possiede la biblioteca privata del p. Pietro Karapanza da Postravje di Sign, professore di teo- logia nel convento dei minori di Buda, e confessore straordi- nario dell' imperatrice Maria Teresa; la è pregiabile partico- larmente per le belle edizioni dei Padri. IV. MACABSCA - MADONNA ASSUNTA L' arrivo dei minori a Macarsca risale ai tempi della prima invasione ottomana in Erzegovina^ il loro insediamento nel mo- nastero degfi Eremitani di sant' Agostino agli anni della reg- genza di Xarko Unski sotto il dominio cesareo. Varie le vi- cende di questo sacro asilo : nell' eccidio generale della città i suoi abitatóri ebbero necessità di darsi alla fuga ; di ritorno, lo rialzarono dalle ruine. Nel 1537 assaltata e ripresa la città dai veneti, venne da questi in gran parte smantellato, perchè non servisse di fortilizio al nemico ; ma dopo tre anni di lotte, ceduto il territorio al turco, le fiamme ne divorarono il resto, Un pio benefattore bossinese, Martino Glìubicich da Piombo (Olovo), vel ricostrusse dalle fondamenta, i suoi ospiti lo con- dussero a perfezionamento. D' allora fino a un secolo e mezzo addietro quivi tennero la residenza ordinaria ì vescovi di Ma- carsca, e la chiesa per la loro cattedrale. Fra i nobili ingegni, o fra i sacerdoti di dignità e di vita intemerata, Macarsca novera i seguenti francescani. Digitized by Google MAOABSCA 295 ''Il P. Bartolommeo Xarcovich-Cacich vescovo dì Macarsca, nacque nella parrochia di Podazza del Primorie superiore di Macarsca. Fu allevato e educato dai minori osservanti di Zao- strog, tra i quali abbracciò la vita minoritica. Studiò in Italia, fu lettore in Napoli e in Zagabria. Mattia re d' Ungheria lo nominò a vescovo di Macarsca, e fu consecrato a Roma. Ve- nuto alla sua sede fu accolto con giubilo universale dai me- desimi turchi. Fissò la sua residenza presso il convento de' suoi confratelli. Da vero padre si adoperò instancabilmente per mi- gliorare la condizione dell' afflitta sua patria e diocesi : non ri- sparmiò fatiche, non elemosine, non continue visite pastorali a fine di rendere meno grave a' poveri fedeli il giogo musulmano, sotto di cui gemevano. Ebbe cura indefessa di tutte le chiese vicine, che erano sottoposte alla turca padronanza, ed erano prive de' loro vescovi. L' ultima sua vecchiaia passò nel con- vento di Zaostrog , dove fanciullo aveva appreso le lettere, e di cui si ricordò nel suo testamento, lasciandogli tra le altre cose un legato perpetuo di cinque messe. Verso la fine della vita si ritirò a san Giorgio di Lesina, terra veneta in aHora fortificata, ove ebbe casa e possessioni, a fine di morire tran- quillamente, e per evitare le turchesche soprafazioni, e colà fu sepolto nella chiesa parrocchiale „ '), Il P. Pietro Caeich) vescovo di Macarsca, dell'antichissima famiglia dei conti Gacich, allevato ed educato dai padri fran- cescani di quel convento, tra i quali abbracciò lo stato mona- stico. Nel tempo del suo vescovato procurò a Macarsca e a Primorie tutto, e ad altre contrade della diocesi grandiosi ed eccellenti privilegi dalla repubblica veneta. A tutto uomo coo- però alla dedizione dei Macarani e Primoriani alla stessa. Sup- plicò in una ai primarii cittadini acciocché Macarsca venisse fortificata , ergendovisi un forte sulla penisola di san Pietro , sullo stretto di Vrulja e a Gradaz, a fine di essere garantiti dalle ulteriori musulmane invasioni, ^). Digitized by Google 296 MADONNA ASSUNTA ''Il p. Mariano Lìsgnich, vescovo di Macarsca. Nacque nella parrocchia di Xapa della diocesi di Macarsca^ allevato, educato, e fatto fraocescano ìd quel convento. Molto travagliò nella sua vita. Il principio del suo vescovato fa amareggiato d' assai. I turchi a viva forza vollero riacquistare Macarsca ; e si trepidò non pocO; poiché il giorno 16 agosto 1663 Memed Ali Pascià di Bosnia con sei mila turchi discese nel Primorie, e con ferro e fuoco devastò Cotissina, Tucepi e Podgora, mentre altri 1600 turchi devastavano Drasnizze e Igrane* In questa lagrìmevole circostanza abbandonarono per sempre Macarsca e il suo Pri- morie tutti quelli che ebbero campo di salvarsi dalla crudeltà dei barbari, e così popolarono Racischie di Gurzola, una parte di Gelsa e di Plame nell' isola di Lesina, ed una parte di Lissa. Dalle vessazioni dei turchi non fu punto esente questo vescovo. Una volta spinto dal troppo zelo, ed ardente desiderio di con- fermare la fede che predicava col proprio sangue, senza pen- sare alle conseguenze che potevano succedere a tutto il suo gregge , incautamente cogli stessi turchi in pubblico entrò in contrasto circa la religione. Alteratisi i mussulmani lo presero ed incarcerarono. Ebbe egli abbastanza coraggio per soffrir il martirio, ma ciò non tornava in vantaggio ai cattolici, i quali temevano prossima una persecuzione generale. Per lo che fe- cero una colletta, e radunata una vistosa somma di danaro voluta e precisata dai turchi, fu riscattato. Fu indefesso pa- store, ed ancorché ottuagenario, pure in que' calamitosi tempi ebbe cura e sorveglianza delle chiese di Scardona e di Davoo, le quali erano prive de' vescovi , e gemevano sotto il giogo turco, affidategli dalla santa Sede, né le abbandonò che colla propria morte incontrata a Macarsca, dove fu sepolto nella chiesa de' francescani „ ^). Il P. Andrea Cacich-Miossicb nacque nel 1690 a Brìst, villaggio del territorio di Macarsca. Aquistò i primi rudimenti nel convento di Xivogostie sotto la disciplina di ottimi religiosi, Digitized by Google MA0AB80A 297 e dopo r anno del suo tirocinio, date sicure prove di vera vo- cazione francescana, fu mandato a Buda in Ungheria, dove di^ moro più anni attendendo a compiere gli studi di filosofia e di teologia, e a educarsi in varii rami dello scìbile umano, che mancavano fra i suoi. Ritornato in patria ebbe la lettura di filosofia nel convento di Macarsca, e scrisse per gli alunni fran- cescani: Philosophiam rationalem^ seu Logicam ad uswn stu- diom iuventutis^ lavoro lodato dagli intelligenti, che nel 1752 vide la luce a Venezia per cura de' suoi amici. Non meno che alla coltura della gioventù francescana pensò a quella del po- polo di campagna, ad educare il quale ne' concetti religiosi della Scrittura santa recò in idioma illirico i cinque libri di Mo^è, ed alcune pagine de' profeti sotto il titolo di Koì^abljka, libro di venustà illirica, e di grande utilità morale, che divenne let- tura prediletta ai popoli di questa favella. Più di questi ot- tenne gran fama il suo Canzoniere illirico, pubblicato col titolo di Pismarice. Appena comparso in luce, ne seguirono chieste da ogni parte della Dalmazia, della Bossina e dell' Erzegovina, se ne moltiplicarono edizioni a tanto, che non v' ha paesello 0 montano d' isola che non ne possega alcuna copia, né alcuno destro a leggere che non ne tenga i migliori brani a memoria. •* Tutti lo leggono, osservò un' ammiratore di questa poesia *), tutti r ascoltano, e la massima parte ne sa a memoria un gran numero di quelle canzoni. Lo cantano lavorando e viaggiando e guidando la greggia; lo cantano nelle loro serotino adunanze : nelle loro feste solenni. In ogni luogo v' ha un uomo stimato il m^lior cantore, tanto perchè donato da natura di voce ro- busta ed abituata a quelle poche e monotone piegature de' loro metri, quanto perchè ammirato come il più destro nel maneg- giare il plettro su quel loro strumento detto gmla^ d'un solo bischero e d' una sol corda, fatta di velli cavallini non intrec- ciati, il quale ricercato è dappertutto. E quando son raccolti parecchi intorno ad uno di codesti cantori , bello è il vedere le meraviglie, le approvazioni, i visacci che fanno, essendo tutti Digitized by Google 298 MADONNA ASSUNTA* orecchio, e pendendo a bocca aperta da quelle labbra. Che se mi si domanda ! e donde provenne tanta celebrità *e tanto a- more nel popolo per quel libro, non dubito di affermare esser ciò avvenuto, perchè dettato in uno stile semplicissimo ed af- fatto popolare, e perchè, e questa n' è la causa principalissima, narra le gesta gloriose della nazione slava, ricorda atti di e- roismo e di sorprendenti virtù di que' nostri buoni progenitori, ci tocca nella parte più tenera del cuore, celebrando le antiche nostre virtù domestiche, le ardite imprese de' nostri padri, che in difesa della patria , della religione , dello stato , diedero le sostanze, la vita. Quindi oltre che impegna l' attenzione e Paf- fetto con grandi interessi di religione e di patria, agisce po- tentemente anche sui sensi di questo popolo, dipingendo a lai prodezze e miracoli di forze fisiche, di valori personali; dalle quali pitture, egli non distratto dai moltiplici divagamenti in- sinuatisi nelle altre nazioni, e conservatore fedele degli antichi suoi vergini costumi, sentesi mosso ed animato in modo indi- cibile, essendo che ogni virtù, ogni valore egli misura unica- mente da questa prodezza personale, ed in essa e ne' vantaggi che reca alla patria ripone ogni merito. - Né queste sole sono le ragioni, onde tanto piace il Gacich. Il suo libro che dividesi in due parti si può dire quasi un corpo di storia patria, una raccolta di cronache poetiche. Dai primi re slavi, dalmati, bo- snesi, serviani, croati , incomincia e ne tesse una fedele storia alternata di prose e poesie fino all' ultimo re di questa nazione. E queste narrazioni in prosa egli tolse traducendole dalla cro- naca dei re slavi del prete Diocleate, portata in latino dal Ma- mlo, e le poesie sono rimpastate e confiate dai canti popolari che a memoria d' uomini cantavansi nella nazione , e eh' egli dotato di vena più che mai spontanea, ridusse in rima, di cui andavano prive. Quanto bene abbia ciò fatto, io non voglio giudicare, trattandosi di un uomo benemerito della patria, co- nosciuto da tutti. Egli è certo però, che vi sono in questa prima parte delle sue poesie de' lampi d' un genio originale , Digitized by Google MAOABSOA 299 de' tratti felicissimi^ delle narrazioni rapidissime e vibrate^ delle immagini e degli affetti più concitati e veementi, ancorché lo stile sia qaa e là negletto , V andatura de' canti monotona e per lo più ugnale, ed alcune immagini, alcune similitudini ri- petute in molti canti. -— La seconda parte consta di canti det- tati puramente dall' autore. In essi tolse egli, sotto il nome di vecchio Milovano, a celebrare tutti i valenti guerrieri della Dal- mazia, che resistettero a' turchi ; sicché negl' infimi villaggi, in tutte le città e' trova moltissimi distinti in valore ed in pro- dezza, sia che combattessero in singolare tenzone co' nemici, sia che guidassero gli eserciti o ne facessero parte come co- lonnelli 0 capitani. E diletta sommamente, anzi ci torna di gloria, le scorgere il grande numero di arditi e valorosi com- battenti.,, — Il nome di Giorgio Castriota ivi suona possente : le imprese di quest' eroe cristiano contro i turchi non dicono meno presso i nostri di quelle di Alessandro e di Cesare: un cenno di Giorgio trae sui campi nemici il fiore della gioventù cristiana, ogni suo movimento é vittoria: col senno e col va- lore riacquista egli le terre perdute, consolida la pace delle città e de' villaggi : la sua spada viene ognor salutata per la più ta- gliente , a cui si appiccano aneddoti di ogni fatta. — L' ac- ciaro virile della giovane Marula svela il carattere di Clorinda, di Giovanna d' Arco : suo padre, condottiero di armi, con me- raviglioso valore difende Livno, mette in faga le miriadi otto- mane, le taglia con gran strage, e cadde in mezzo alla mischia- AUa sua morte paventano i cristiani armati, né sanno al mo- mento chi porvi al capo. Marula, qual lampo fugge, e sola tra que' cadaveri trova il padre estinto : veste le sue divise, cinge la spada, viene a rincuorare i suoi, e dessa a fronte assale le nuove milizie turche. Il suo valore é terrìbile al nemico, lo taglia e sperde da ogni banda : salva Livno , e si merìta una sede tra le più celebri eroine. Canzoni giocose e serie, altre di patrio interesse e di patria gloria , attraggono 1' attenzione del lettore, e l' intrattengono con piacere. Digitized by Google 360 MADOiTNA ASSUNTA L' età presente volle onorare per questo lavoro il padre Gacich decretandone la celebrazione del sno Centenario , che di fatto ai 14 dicembre del 1860 con insolita pompa venne festeggiato nella chiesa dei padri del terz' ordine in Zara. Alla festività della città capitale dei dalmati risposero altre città di questo regnOy perpetuando la giornata solenne con poesie e i- scrizioni, delle qaali ci tenghiamo in dovere di riportare tre sole nelle tre lingue dall'illustre scrittore senza distinzione col- tivate e vivamente raccomandate a' suoi alunni. ANDREAS . CACICH . MIOSSICH BOHO . BBI8T E . SODALITATE . ASSISIATIS VmO . DB . PATBIA . AC . BELIGIONE . OPTIME . MEBITO QUEM SCBIPTrS . ET . ELOQUENTIA . CLABUM MIEA . VIS . POETICA DOCTISSmiS . SLATOEUM . POETIS . -ffiJQUAVIT ET . NATIONALIS . LITTEEA INTEB . EBUDIT08 • YIBOS . ILLUSTBEM • FEOIT 0 . AB . HINO . AimiS MOBTB . DEFUNCTO PEATEES . CONOrVES . NATIONALES XIX . ID . DEOEMBB. 8IBENI0I • m . JEDE . LAUEENTIANA . SEEAPmOI . OBDINIS SEOUKDO honobis . mekobls: . causa pabentant padre andrea cacich - miossich de' minobi ossebvanti dottobb teologo filosofo poeta d' altissima mente d' immacolati costumi sobtf i natali nel mdcxc a bbist educossi a buda insegno' con laude filosofia in macabsca teologia in sebenico sostenne con generale applauso e vantaggio Digitized by Google MAQAB80A 301 m dalmazia in bosnia in erzegovina il oaeioo di legato apostolico fondo' in vecchiaia un cenobio le antiche memorie e tradizioni della nazione raccolse e ridusse in misurato stile perpetuando cosf il di lui nome NELLA RICONOSCENZA E NELL' AMORE DE' POSTERI CONSUNTO DAGLI ANNI E DAGLI STUDI COMPIEVA A ZAOSTROG IL CORSO MORTALE IL di' XIV DICEMBRE MDCCLX. SIGN E DALMAZU TUTTA DA LUI COTANTO ILLUSTRATA GRATE E MEMORI DEL DI LUI NOME CELEBRANDO OGGI CON POMPA SOLENNE IL CENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA COMPIANTA DI LUI FINE A SIGNIFICAZIONE DI DOLORE E DI GLORIA P. XIV PROSINCA MDCCCLX NA ISPOKOJ . PLBMENITB RADOLJUBNE DUSe FRA ANDRIE KAClé - MIoSiéA PERVOGA DALMATINSEOG PIESNIXA SAMOSTAN MALE BRATJE U SlBENIKU GDI JE BOGOSLOVJB UÒIO NAKON STO GODINA SVEÒANO SLU2l. ''II P. GiovaODl Raich da Gradaz di Macarsca stette con- tinni 22 anni in Terra santa ^ ed oltre dì esser stato missio- nario apostolico intieri dodici anni, fu eziandio per vani par- roco di Gerusalemme, guardiano in Nazaret, in Betlemme e al santo sepolcro. Fu discreto in Terra santa, e professore della lingua araba. Tornò in sua provincia in qualità di lettore giu- bilato sopranumerario, e passò al numero dei più nel convento di Zaostrog li 7 giugno 1841;^ ^). Digitized by Google 302 MADONNA ASSUNTA Note '} P. Antonio Lulìoh. Staio deUa dalmata francescana provincia Jei Redentore, *) Ivi. *) Ivi. ^) Giov. Pr«neeBohi. La Dalmamia, foglio letterario-eoonomioo. *) P. Aot. Lulich. Ivi. V. SBBBtriGO - 8AN IiORBNZO Monumento ài veneta pietà e di patria gratitudine, in cai rivissero le più venerande memorie dell' umanità perseguitata dal furore delle armi turche , dell' operosità incomparabile dei frati minori, delle larghe compenso del veneto Senato, dei ma- gnanimi sentimenti della carità cittadina. Quivi i rimasti all'ec- cidio del monastero di Yissovaz con trionfale ingresso si videro accompagnare da Daniele Difnico e da Giorgio Papali, ed es- sere accolti e ospitati nel medesimo palazzo di Leonardo Fo- scolo, che nel 1652 per suo impulso venne convertito in con- vento. A perenne ricordo del magnanimo donatore, la sala di ingresso fu conservata nella primitiva sua forma, e il ritratto del nome imperituro ai dalmati appeso qual sacro deposito e armato dell' iscrizione : LEONABDOS FOSOULO B. HABOI PBOOUBATOB DALMATI^ EPIBIQUE PBOOONSUL FBATBE8 MIN. OTHOMANIOO JUGO 8UBLAT0S VISSOVATIO SIBENIOUM DEDUOTOS IN iEDIBUS APUD S. LAUBENTIUM M. BENIGNE OOLLOOAVIT ANNO MDCXLIX. Digitized by Google SEBENIOO 303 Le beneficenze del Foscolo furono tutte di cuore, di ca- rità, non di filantropia; pure e magnanime, come erano puri e magnanimi i sacrificii dei minori per la cristianità e per la repubblica. A lui si deve, fra altre dotazioni, il possesso del- l' isola di Zuri '). Egli gP incuorò a domandare provvedimenti per sé, pei loro fratelli esausti di forze o mutilati nelle lotte col nemico, e per le famiglie da essi sottrate fra i pericoli delle armi dal giogo ottomano, e senza troppi indugi li consolava col seguente decreto : ''Noi Leonardo Foscolo proc. per la Serenissima repub. di Venezia, provveditore generale in Dalmazia e Albania. "Nel corso della presente guerra col turco fecero le armi della Serenissima repubblica in questa provincia molti felici pro- gressi con acquisti, mediante la pietosa assistenza di Dio Si- gnore, di fortezze, città e castelli, che costituendo i popoli in stato di consolazione l' indussero anco alle benedizioni maggiori verso la munificenza del principe, che con la profusione de' te- sori non cessa d' invigilare alla difesa e vantaggi loro, in segno della pubblica paterna, predilezione, i padri bossinesi zoccolanti del monastero di Yissovaz in Garca ; specialmente il molto rev. padre fra Nicolò Rusich definitore, e il molto rev. padre guar- diano, vedendo aperto 1' adito di aggrandire il nome al cristia- nesimo , concorsero con la prontezza d' impièghi così nelP ac- quisto di Demis e Ghin, come nel disporre i morlacchi di ve- nire alla divozione, ed esplorare il stato , e gli andamenti dei nemici, compiendo sempre alle parti di veri servi del Signore Dio, e finalmente ricorrendo al grembo di sua serenità con la perdita del monastero, che da gente di malfare fu arso, e di- strutto colP asporto di quanto avevano, ridotti a segni di molta necessità senza alcun ricovero per ben servire, ci rappresenta- rono in scrittura le calamità che li circondavano, e supplica- rono riverentemente, che fosse loro concesso ridursi nel scoglio di Zuri, territorio di Sebenico, ed ivi fabbricare un convento. Digitized by Google 304 SAK LOBfiKZO tonto più, che vi concorreva il desiderio e la soddisiìusione di quella città ^ e che inoltre gli fossero assegnati alcuni quinti d' entrate , e livelli , ovvero terratici., che si corrispondono al pubblico da quelli che li possedono, e sogliono afìSttorsi ducati no vanto all' anno^ talora cento, e al plii cento venticinque, acciò con tal utile avessero modo di ivi trattenersi. Portato da noi il tutto a pubblica notizia, e fatti dalla sapienza dell'eccellea- tissimo Senato i dovuti riflessi, con quali sempre mira alle ri- mostranze maggiori di canto e di gratitudine per rimunerare il merito de' suoi devoti, e' impartì la facolto con ducali di 7 ottobre 1648 di consolarli. Perciò in virtù delle presenti, col- r autorità, come di sopra concessaci, terminiamo , che ai sud- detti padri di Vissovaz sia permesso di fabbricare un convento nel sopranominato scoglio Zuri, e che nell' avvenire subentrando detto convento, come per vigor di queste subentra nelle pub* bliche ragioni, siano ad esso corrisposti i quinti, livelli, ovvero terratici suddetti , acciò con tale atto pio e caritotevole della pubblica clemenza possano ivi stobilire il ricovero, e abbino maggior eccitamento di mandare divote, e continuate preci alla Maesto divina per la conservazione ed esaltazione della Sere- nissima, e sempre religiosa* repubblica. Zara 4 febbraio 1649. LeODardo Foscolo proc. prov. generale.. Con tali sussidi i religiosi rimasti a Sebenico tosto si po- sero a ridurre il palazzo a forma monastica, ed allargare e abbellire la chiesuola che n' era dappresso ; né tardarono a pensare ad una biblioteca, la quale arricchita dei libri privati di Giovanni Vidovich vescovo di Traù, e di Teodosio Cossirich vescovo di Curzola, venne aumentata a sei mila volumi. Fra questi , oltre le edizioni dei Padri , i più pregiati ; l' archivio provinciale con pergamene, parecchie delle quali appartengono al 1300; una Bibbia italiana della, prima stampa es^uito dal tipografo Andrea di Gattaro. I noiAi dei Snpuk, dei Palatianò, Digitized by Google 8BBBNI00 305 dei BeUmarìchy decessi negli ultimi anni^ ai qnali va debitrice questa biblioteca di suo ingrandimento e la floridezza della prò- vincia^ sono nomi, che vivranno per secoli ne' ricordi dei futuri. La chiesa a una nave, elegante e maestosa. Sopra la scalinata della porta laterale si leggono i nomi di due nobili cittadini, che la gratitudine di què' cenobiti segnò alla memoria de' po- steri colle parole: Piìssimis i)irig et egregiis comitibus Laurenlio Fondra nec non Urbano Fenzi allarium divi Laurentii tnariiris ac Retri de Alcantara conditoribus magnificis ut in pace quiescant seraphica gratitudo concordes preces ab introeunte deposcit. Benemerito i) primo per il dono dell' altare di san Lo- renzo martire, il secondo per quello di san Pietro d'Alcantara; altari di bellissimi marmi e di pregiato lavoro. La salma del Fondra venne riposta nella chiesa da lui pre- diletta in vita, e sopra la lapide incassata nel pavimento scol- pita la seguente iscrizione: AD M . D . G . GLOBIOSI GINEBES .00. LAUBENTII FONDBA NOBILIS BALMATiB OBATOBIS DISEBTISSIMI AO IN UNIVEBSAM PBOVINCIAM lUBIS PUBLIOI PATBONI EMEBITI LEGE NATUBiE DEPUNOTI VIBTUTIS PBrVILEGIO BEDlViVi HAO TBIUMPHAT NON lAOET IN UBNA m TANTI VIBI PEBENNITATEM AMOBIS ET GLOBLSB MONUMENTUM UXOB M(ESTISSIMA POSUIT. Altra bellissima lapide copre le ceneri del conte Pietro Miocevich , alla cui memoria i figli superstiti posero quest' e- pigrafe : PETBO DE OOMinB. MIOOEVIOH NOBILI BCABDONBN. EQUESTBIS 20 Digitized by VjOOQIC ^06 SAN JjGBJSSZO HILITIiB 8£B.MJg: Y£NETiB REIP.OiB PBO-TBIBUKO PABENTI AMANTISSIMO J0AKKE8 MATH^US EQUESTBIS MILITIiB D17X ET JOANKES AKTONIUS EPUS TBAGUBIEK. MaSTIBBIMI PILU M. P. ANNO DOMINI MGODLZX. Fra varie tele, che 8i osservano nella chiesa, v' ha una di beir effetto che rappresenta san Girolamo ; V altra san Lo- renzo martire, attribuita dagl' intelligenti al pennello di Tinto- retto. Nella sagrìstia alcuni quadri di mano maestra, de' quali i più pregiati, la deposizione dalla croce; la crocifissione; un san Francesco d'Assisi in atto di pensare alla morte. Il convento di Scbenico novera fra i ragguardevoli suoi figli il padre Matteo Zoricich nato a Paucovo, e morto a san Lorenzo ai 20 luglio del 1773. Di rigorosa osservanza mona- stica, e di bella fama letteraria, diede alla luce: Osmina dil- lavagna duho^noga (Ottavario degli esercizii spirituali). - Zare- zalo razliciti dogagiaja ollUi prilikaa^ in due volumi (Specchio di particolari avvenimenti). — Priprava mnogo horisna ìspo- vidnikaa (Apparecchio molto utile al confessore). — Arilme- iika u slavni jezik illiricki (Aritmetica nella gloriosa lingua illirica). — Altro non meno illustre fu il padre Gioseppe JorìB di Capocesto, morto a san Lorenzo del 1802. Attese con grande amore all' istruzione dei giovani deirOrdine, pei quali fece im- primere una grammatica ragionata nelle lingue, solite a colti- varsi in Dalmazia, italiana, cioè, latina ed illirica. Gonservansi de' suoi manoscritti nel convento di Sebenico un Dizionario i- taliano , latino ed illirico colle lettere famigliari di san Giro- lamo voltate in idioma nazionale. Digitized by Google BSBBNIOO 807 Mote 0 Alla divosione, et fede ile' Padri loocolantl BoBoesi del monattero.di Vis- •ovai, essendo concesso lo scoglio di Zari in cotesta giurisdizione dall' eecell.ino predeeessor nostro Foscolo f,ni.p. decreto delFeceell.mo Senato, come appar in data di qaesta città a' i Febbraio 1649. M. V. con dichiarazione, che il convento di iietti padri s' intende subentrato nelle pabbliche ragioni in detto scoglio, che sono di ricever terratici a soldi i per gognale di alcuni terreni , e da altri terreni la qainta porzione di fratti. Nostra ferma intenzione si è, che li padri medesimi sieno mantenuti in pacifico stato ei quieto possesso nella percezione, cosi di terratieo, come del quinto dei frutti, et entrate. Diciamo pertanto efficacemente alla signoria vostra ad istanza di detti padri, che non permetta li sia innovata cosa alcuna , ma corrisposti li terratici, e corrisposti li quinti da terreni sopra lo scoglio pred. rispettivamente conforme Fordinarìo; o sentendosi alcuno aggravato, la signoria vo- stra tenendo in sospeso tutte le cose, ci rescriverà, et ammonirà li pretendenti aggravati comparir avanti noi, che non se gli mancherà di giustizia, et cosi ese- guirà. Zara li 24 Novembre 1661. Andrea Corner Prov. generale. Noi Vincenzo VendrmmiH per la 8eren. Repub. di Venezia proved. generale In Dalmazia et Albania. Dolendosi li molto rr. pp. detti di Vissovaz nella città di Sebenico, che gli villici d' Azuri gli pregiudichino ben spesso nella contribuzione dei quinti dovutili, 0 senza loro licenza, contro ogni dovere si faccino lecito spiear uve, et altri fhittl, come pure che non gli corrispondono li dovati livelli, erbatici, et terratici ; a rive- rente istanza perciò d' essi rr. pp. comettemmo sili giudici della villa sudd. perchè a tempo debito non ardisca alcuno per se, né per interposte persone , né alcuno di casa sua spiear uve o altri frutti, senza la debita permissione di pp. medesimi, e loro leggittimo interveniente in pena di duetti 100, nella pub. Camera, et di per- der la eofUmiea smeta le legifi, Nec non intimar debbano in via di proclama , et stridar «t supra, che tutti quelli pagano alli med.mi livelli, terratici, et erbatici, siano pronti alla soddisfazione ogn' anno il giorno di S. Michiel giusta il loro de- bito, et non pagando debbano cader in pena di soldi quattro per lira, come pra- ticavano con la Camera fiscale , prima di quello fossero cessi li beni stessi alli •tesA rr. pp. et ciò per loro mantenimento. ' Tanto dovranno puntualmente ese- gvire; ricercando in ciò il zelo deirilLmo pub. rappresentante di Sebenico per la puntual esecuzione. Zara li 18 Maggio 1709. VincenmQ Yendramin Proved. generale. Digitized by Google 308 SAN LOBBNZO Noi Pieiro Vendramm per la Seren. Repab. di Venesia Proved. seaerale io Dalmazia, e Albania. Con la scorta di più mano d'osseqaiate dacali dell' eccell.mo Senato, non meno che decreti, e ordini de|^r eccelLmi precessori nostri^ si è pia Yolte rasse- gnato alla carica il padre guardiano del convento de' rr. pp. Mm. Oo. di S. Praa- oesco della provincia di Bosna, abitanti a Sebenico, implorando non esser astretto alla contrìbacione dell'erbatico dello scoglio di Zari per esser stato investito il convento medesimo dall' antorità pubblica delle rendile tulle d* e$$o ecogUù , noa essendo stati obbligati li guardiani, che in questi ultimi anni all' esborse nella i- scal Camera non avendo (benché tenne prevento} altra entrata certa, che ie nù- nelle dello scoglio accennato. Prima di devenir noi ad alcnn passo, abbiamo com- messe esatte l' informasioni, non meno all' avvocato fiscal di provincia, che a qudlo di Sebcnico, le quali anco rassegnateci, ci siamo resi in oognisione della leggitti- mità di titoli che vanta il pred. convento sopra le rendite dello scoglio sopradette. Ritrovata adunque onesta l' istanza, e appoggiata a pubblici documenti, decretando terminiamo con l'autorità del generalato nostro, che negli anni venturi eia, e s'in- tenda esente detto scoglio di Zeri da qualunque contribusione d' erbatieo a pub- blici esattori, dovendo quelle intendersi di ragione e a benefizio del convento pro- detto, e il presente decreto reg. nella cancelleria nostra, e dove occorre, non meno che nella fiscal Camera di Sebenico, con le note necessarie a pubblico e privato lume in quorum (idem Dati di Spalato li 7 Giugno 1729. Pieiro Vendramini Proved. generale. Digitized by Google 309 VI. Sion - MADONNA DBIiLB OSAISIB I primordi dì questa serafica famiglia e V erezione del primo suo cenobio vanno collegati colle gravi vicende, che subì il cri- stianesimo e l'ordine francescano nelle persecuzioni dal 1688 al 89 mosse dal turco fanatismo nella Bossina e nell'Erzegovina. Fuggirono in quell' incontro i pacifici abitatori dai monasteri dì Vissoki, di Gradov-Vhar, di Saline Inferiori, con stenti e pe- ricoli di vita, colla perdita di parecchi religiosi raggiunti e massacrati nella fuga. Meno stentato e pericoloso fu il cam- mino di quelli che da Rama si diressero verso la borgata di Sign. Quivi, col mezzo delle scorte procurate loro dai cattolici del confine, giunsero a salvamento recando seco la miracolosa immagine di Maria, che per antica tradizione si vuole del pen- nello di san Luca. Vi si acconciarono in una casa donata per la loro dimora da quegli abitanti : la foggiarono frattanto a forma di convento , e la moschea che v' era dappresso ridussero a chiesa sotto il patrocinio del Serafino d' Assisi. Ma in quel medesimo anno essendo nuovamente strotta d' assedio la bor- gata, furono costretti di sloggiarvi e cercar altrove pili paci- fico soggiorno. Girò per più anni quel ramingo corteo edifi- cando i fedeli cogli ammaestramenti e con un ragguardevole contegno di vita penitente. Dopo la pace di Garlovitz, nel 1698, quando si sperava che la Dalmazia dovesse per sempre respi^' rare da tanti travagli, tornarono anch' essi, ad esempio di chi correva alle proprie aziende, a rivedere quel diroccato asilo. Confortati dai buoni consigli e dai larghi sovvenimenti dei fSe- deli, si diedero a por le fondamenta ad un vasto convento^ che in men di due anni ne fu compiuto sopra uno dei migliori modelli, ma non ebbero la sorte di goderlo a lungo. Investita la borgata nel 1714 da un gròsso esercito turco, uno stra- aiero / r^teriecé la storico C&talinicli , mentre i ririìgiósì erano Digitized by Google 3^10 MADONNA DELLB GBAZIB occnpali in quel generale scompiglio a incuorare i combattenti, appiccò il fuoco alla bella chiesa e convento de' francescani fab- bricato nel borgo stesso con molta, spesa da fra Paolo Busco- vich della Bossina, ripieno allora di grano e di altre vetto- vaglie postevi dagli abitanti come in luogo di sicurezza. In mezzo a questa desolazione ebbero a piangere due vittime di due sacerdoti; dì frate Nicolò Barcich, il quale caduto nelle mani del nemico, fu trasportato sul campo, e per ischemo rivo scorticato ; di frate Stefano Bosgnak , a cui essendo impedito il passo di portarsi in mezzo al combattimento, fu aperto quello della fortezza, dove, mentre col crocefisso in mano animava il presidio, e dirìgeva il cannone, finì da una palla nemica. Nell'anno vegnente, essendosi impadroniti i veneti di Sign e del suo ter- ritorio, tornarono i minori a ripigliare le loro mansioni, e tosto vi posero le fondamenta ad una nuova chiesa, che intitolarono alla Beata Vergine delle Grazie, e ad un nuovo convento, che gradatamente venne condotto a tale ampiezza da accogliere, oltre la famiglia ordinaria, tutta la gioventii di quella provincia francescana, destinata a percorrere nel ginnasio domestico otto anni di studio preparatorio alla teologia. Questa ricca borgata posta in una vasta e fertile pianura, irrigata dal fiume Getina, fu da più secoli , come lo è tuttora e come sono tutte le altre ville e borgate d' infratterra e dei monti, diretta nelle vie spirituali unicamente dai frati minori. Gli abitanti per tradizione e per affetto portati a rimirare in essi ogni loro morale e civile progresso, ottennero da alcuni anni coi loro sussidi! di erigere queir istituto domestico in 1- stituto pubblico, che n' è frequentato da circa cento alunni. Nel tempo delle operazioni militari imprese dall' esercito francese nella Dalmazia montana il convento di Sign venne preso io protezione del generale in capo, e con esso salvati e rispetr tati gli altri del continente. A guadagnarsi 1' affetto di Mar- mont e de' suoi compagni di armi giovò molto la presenza del Digitized by Google «lON 311' padre Gioseppe Gluincevicb^ allora provinciale delle famiglie mo- nastiche del Santissimo Redentore. Questo ragguardevole fran- cescano j uomo di angelici costumi , come narra chi a lungo conversò seco luì^ di profonda dottrina, versato in ogni genere di buoni studi ^ sommo nelle discipline teologiche e ne' sacri cannoni , entrò si nel genio dell' illustre generale , che questi senza piii esitare professò stima all' abito, e si tenne a gloria, ad esempio di tanti eminenti personaggi, di scrivere il suo nome ira i divoti al terz' ordine di san Francesco, e proclamarsi pro- tettore de' suoi conventi della Dalmazia. Marmont, che sapeva apprezzare le virtù di que' religiosi posti alla cura delle anime in tutti gli angoli del montano, e conosceva il grado della loro influenza sui popoli del confine turco, scrisse, fra altre, la se- guente lettera al p. Glumcevich. ^Uonsieur le ProvinciaL J' ai lu avec plaisir la leUre que Vous m' avez écritey f ai applaudi aux expressions qu' elle con- tinent et aux sentiments qui la ont dictée. Je sais apprécier le zele et les vertus religieuses des fréres de l ordre de S.t Frati- QoiSf et je Vous prie de leur faire connaitre t éstime parliculiére que je leur ai vouée^ et le désir que f ai de protéger leur exi- Btence et propager leur élablissement^ rien ne pouvanl étre plus utile à la prosperile de ce pays et aux bonnes disposUions des habitanls que V encouragement donne aux religìeux de Volre ordre si camme f aime à me le persuader, ils conlinuetU à leur inspirer de bons préceptes et à précher i exemple. Un de leure Devoirs les plus Sacrés est t emplayer F influence que leur donne leur ministere sur F opinion du peuple, à échau/fer son amour pour le Soui^erain que Dieu a fait le plus grand des hommes et le plus juste des Monarques et à prescrire comme un précepte religieux F obéissance et la soumission a Sa Volante. C est dans la persuasion que les frires de S.t Franpois seront pénetrès de cet bon esprit , que fé ferai ce qui dépendra de mai pour le» aider à faire lout le bien que^ leùr penckant et leur devoir leur indiqueront. Digitized by Google 312 MADONNA DELLE 0BAZIII ReeeveZy Moìmeur le Provinciale /* assuraneè de ma parfiute eùnsideration., Zara le 25 juillet 1808. Mabmont m. p. Quattro mesi dopo gli mandava in dono per il convento di Sign un Breviario con ricca legatora^ apponendovi sol car- tone in lettere di oro le parole: Le Due de Raguse General en chef De r armée de Dalmatie Protecteur des Francescains en Dalmatie Au Beverend Pere Joseph Glumcevich Provindal de L Ordre Zara le 4 Novembre 1808. VII. GARIN - GONGBZIONB DI MARIA In fondo della valle di Novegradi, donde P occhio spazia sol bacino, che in quel ponto del canale presenta la forma di un lago, e sui lembi de' monti e colli, che fino alle sue sponde scendono degradando dalle vette del Yelebicb, giace questa mo- nastica abitazione allo sbocco di un fiumicino, da cui esso prende il suo nome. Sito deserto e solitario, privato della veduta del vicino villaggio dello stesso nome per una montagnuola incolta, e di ogni traccia delPumaao consorzio; Ikogo di tìtii^ e di Digitized by Google OABIM 313 perpetua meditazione il direbbe chi non conosce la vita attiva e la speciale missione de' saoi abitatori. Fu costrntto nel 1429 sopra le rovine di un antico chiostro di Benedettini, e le prime memorie che ne parlino risalgono al 1459, nel quale anno E- lisabetta, superstite al marito Nicolò, bano di Garin, che dalle fondamenta vi aveva eretta la chiesa, legò beni stabili in vigne e oli veti a sostenimento de' religiosi che lo abitavano '). È probabile eh' ei sia quel medesimo Nicolò de Planìch , che in una pergamena del 1428 viene, 'fra altri cinque dignitari del bano di Dalmazia e Croazia, indicato col titolo di caslellanus castri OstrovizzcB , e in alcune altre memorie onorificamente rammentato per 1' affetto che portava ai frati minori. In una delle prime persecuzioni eh' ebbero a soffrire i mi- nori dalle armi del turco nella Bossina, servì di rifugio a molti di questi, e per le condizioni dei fedeli di que' contorni fu aggregato alla loro provincia, che già aveva esteso il dominio fino ad alcuni siti dell' adriatico e nella Dalmazia mediterra- nea. Soffii molti danni nelle incursioni fatte dai turchi sui terri- tori di Zara e di Nona ; le quali, nota la nostra cronaca, dal 1468 fino a tutto il 500 furono ripetute per ben undici volte, con piii 0 meno danno delle vite e degli averi; e nel 1645 restò arso ed atterrato. Rassicurati da tali molestie i due territori coi^ vigorosi provvedimenti della repubblica veneta, si pensò a repristinare la benemerita famiglia, erìgendole un nuòvo convento allato alla chiesa, che ancora serbava 1' antica sua forma. L' avvocato fi- scale Pellegrini, che doveva prendere le informazioni necessarie, così ne ragguagliava il Senato nel 1 730 : ^Sta Garin nella dio- cesi di Nona, e nella diocesi istessa non trovasi al presente comunità alcuna de' regolari. U capitolo, o sia il clero di quella città, quantunque qualificata da sede episcopale, non conta che pochissimi sacerdoti, e sia permesso il dirlo, di non molta abi- lità, onde essendovi attenzione ne' detti padri id'erudire la metite con la cognizione delld seidnze attinènti al loro carattere, è Digitized by Google 514 OONOEZIONB DI MABIA facile comprendere il vantaggio che verrebbero a riportare qae' popoli dalla predicazione con cui non lascierebbero di contri- buire la più salutare coltura al loro spirito. „ E dopo aver detto ^he quasi tutti gli abitanti non solo di Garin, ma di molte altre ville circonvicine, professano il rito greco serviano, continuava : ^L'introduzione de'padri minori osservanti in quelle parti potrebbe riuscire almeno in progresso di tempo proficua a quei popoli; possedendo già essi la lingua slava, ed essendo forniti di virtù e di zelo, potrebbero con la soavità e dolcezza de' costumi farsi strada ne' loro affetti, cattivare il loro genio, e coli' assistenza sempre del Signore Iddio, che ha forza di toccare e muovere i cuori umani, condurli al conoscimento della cattolica verità.. Nel medesimo anno vi si acconciarono alia meglio, instal- lati da Giovanni Vlatkovich, canonico di Nona, per cura e or- dine di quel vescovo, Andrea Balbi. Nel 1736 condussero a <;ompimento la chiesa e il convento, al che contribuirono molto Giorgio Grimàni, provveditore generale della Dalmazia, con Vin- cenzo Zmajevich, arcivescovo di Zara, decorandola quest'ultimo 41 una pala e dell'organo. Segregato, come dicemmo, da altre a- bitazioni, porge oggigiorno opportunità al viandanti di riposarsi dalla stanchezza del cammino, e di trovarvi quell' accoglienza <;h' è propria all' istituto dei minori. Note *) Domiiutj fiioiulam Eiisabeika, ^ondam NieoM Bani uxor, fro dote m- shrm BcelésicB, a iuo eon$orle mdifieaimy reHpiii in loco dieio Sianm 1$ im$ef ierrm aratoria iuxia EecleÉiam S» Viti ei taxum rukrum^ modica a eonveiUu diitantia: unam vineam eum ultra eentum olivetit: unum terrenum trium •»- gerum penes Àreem iuxla flumen^ quod eadsm domina BH^abétka prò uno ioero eonventui Ugaverai 5 duo terréna in viiia Pofoviehj infra fontom unwmj ui iup^ foniem aliud^ awìho trium iugerum, qum fuondam dominus Miieo in $uo testa^ mento ligaveraii unum praium in vico Ckusiek fuatnor iugérumpenéioiamma^ fi99rmn prò npiua^nta iaeris apahUuM S. Caikmrinm Podnoni haiitum. Daium Cerini MS ^ihm^ am, Doa^ 14P9. Digitized by Google 1 315 Vm. Kìlim - SAHT' ANTONIO La chiesa dì Edìo, capo di vasta diocesi^ d' insigne e nu- meroso Capitolo, la cui erezione in 'chiesa cattedrale svela le arti degP oltramontani a favore del culto slavo, e le cupidigie di Gresimiro IV sulla Dalmazia marittima ; quest' illustre chiesa, che dalla metà dell' undecime secolo fino alle guerre ottomane, si resse con tutto splendore ecclesiastico, nel 1689 venne com- messa colle sue parrocchie alla famiglia dei frati minori, a cui, essendo minata. dal tempo la cattedrale e la succursale con- vertita in moschea, fu necessità di fabbricarsi una propria pei bisogni de' fedeli rimasti divoti alla fede cattolica. Sul frontone della cattedrale, dedicata a san Bartolomeo, si leggeva la se-* guente iscrizione, rinvenuta nei manoscritti di mons. Yidovich, vescovo di Traù: Anno ab incarnatione D.ni Sostri Jesu Christi lUCCHI. regnante rege Emerico (edificala est Ecclesia isla a Venerabili Proeposito Dobrossani filii Prodantii eomilis Tiniensis nepotis Prodoslavi comitis ad honorem Domini et S. B. et SxtcB M. et Sancii P. prò redemptione animce suce et suorum. Di altre iscrizioni, tutte di stile storico, che fino alla turca invasione si conservarono intatte, questa sola sfuggi il ferro dei barbari: hio uoet xtbsa. neobio, a cui il detto vescovo di Traù appose questo commento: Neoric penes Kognsho est pulcherrima atx, boec ultima verba ob memoriam tanice nobilis Domina. Fuggate nel 1689 da Alessandro Molin le schiere tur- che, e venuta a divozione la borgata col suo territorio, si ri- pristinò nel medesimo luogo, sott' altro titolo, il conventino di santa €atterina, fabbricato sul cominciare del quartodecimo se- colo da Stanìslava, sorella di Paolo dei conti brìbiresi. H nuovo Digitized by Google 316 SANT' ANTONIO edificio yenn' inaagurato sol terreno di un torco magnate, do- nato con altri poderi dal rincitore di quella fortezza ad uno dei padri francescani, che n' era cappellano del presidio, come si ha da questa memoria: ^ Servendo di cappellano in questa piazza il padre fra Andrea Ressizza dell' ordine di san Francesco dei padri di Vis- sovaz, et essendo necessario il provvediménto di alloggio e di qualche porzione di terra di nuovo acquisto per potervisi fer- mare, attesoché non ha* dal pubblico che una semplice paga da soldato. Però coIP autorità del generalato uostro assegniamo al padre* predetto la casa, ovvero murache che furono di ra- gione delli turchi Miglievavz e Ibraim Portur poste in questa fortezza, (on l'orto contiguo alle medesime, fra confini da mae- stro luoco che servì per bagni, da tramontana via pubblica, da borra le mura della città, da scirocco fiumara. Ilem campi sessanta di terra in luogo detto Podcegne fra confini, da tra- montana il monte, da maestro altra campagna, da borra fiu- mara , da scirocco campagna aperta, con facoltà di poter far coltivare li terreni medesimi, ed indi ritraere V alimento, et o- gni frutto, eccettuata la decima, che dovrà essere corrisposta al pubblico; e ciò in atto dì pura provvisione sino ad altro decreto dell' eccel. Senato, che solva qualsiasi altra ragione del serenissimo dominio, e di chi si voglia. „ Enin li 28 decembre 1689. Alessandro Molln prov. generale I religiosi del nuovo conventino , dichiarati direttori spi- rituali della borgata e de' suoi dintorni, ottennero nel 1705 di erìgere una nuova chiesa, poiché, aumentatesi cbl volger degli anni le famiglie cattoliche , era incapace d' accogliere ì fedeli quella di san Girolamo, che, si dice, fosse stata fabbricata sulle roine di una moschea al primo sgombro degli ottomani, e in- titolata al detto santo per esservi entrate le armi venete nei giorno al lai sacrò. H provveditore detta repubblica di. biion ìgi- Digitized by Google KNIN 817 nimo accondiscese alla domanda dei religiosi , e ne assegnò il terreno con nn suo decreto, eh' è di questo tenore: "Noi Giustio da Riva per la Serenissima Repubblica pro- veditore generale in Dalmazia ed Albania. ^Possedendo li m. rev. padri dell' ordine serafico di san Francesco un ospizio in questa piazza di Knin, hanno anco der siderato di a?ere in vicinanza dello stesso nn tempio ovvero chiesa sotto la protezione di sant' Antonio , ed a tal fine ci hanno supplicato, perchè si degnassimo di conceder loro tanto spazio di terra, che possa essere sufficiente a stabilirvi sopra un edifizio da dedicarsi a Dio ed al sopranominato santo. Con- correndo però noi a promuovere con ogni studio la gloria di Dio, V onore del santo, ed insieme a decorare con questo sacro fregio la piazza a comodo maggiore e delle milizie e degli a- bitanti, e secondando il costume- della sovrana pubblica pietà ed applicazione , che sempre porge mano e facilita 1' opre di merito appo il cielo e la terra , abbiamo con V oggetto plau- sibile di tanti così ragguardevoli motivi stabilito d'esaudire l'i- stanze e consolare il pio desiderio de' padri suddetti. Conce- diamo pertanto a' medesimi coli' autorità del generalato nostro, ed in consonanza di quanto in casi di simile natura è stato praticato dai nostri precessori, alli padri stessi , . passa undeci geometrici di terreno in lunghezza, e quattro con piedi due geometrici in larghezza, confina da ponente li quartieri di ca- valerla, da mezzodì 1' orto dell' illustrissimo proveditore, da le- vante r orto, da tramontana 1' ospizio de' padri predetti. Po- tranno però essi padri in virtù del presente decreto occupare il terreno sopra espresso per costruire la chiesa , ed edificare opera così religiosa, onde s' accresca l' onore a Dio ed al santo, e si promuova il lustro di questa città con il vantaggio di sud- diti, ed i padri suddetti ricevano sempre più forte motivo di interessare^ i loro voti appresso il cielo per la conservazione, e per i progressi di questa serenissima repubblica* Enin li 17 novembre 170J5. GiOStlDO da Riva prov. gen. Digitized by Google ^31$ SANT' ANTONIO I minori di Knìn possedono ora il più bel tempio che ab- bia dato alla Dalmazia la moderna architettara, compiato nel- r anno decorso con ingente dispendio della corte di Vienna. Le core instancabili di questi religiosi , che nell' umiltà della loro posizione seppero vincere ogni sorta di contraddizioni per non soggiacere col piccolo loro gregge ai destini del tempo, riescirono pure ad innalzare con perseverante impegno na mo- numento in luogo 9 a cui si annettono tante illustri memorie del passato, le quali non meglio che nella maestà di questa mole potevano andar trasmesse ai futuri. Nelle adiacenze di Enin si osservano tuttora qua e colà rottami di monumenti profani e religiosi , che ìsvelano quanto fosse stato fecondo di memorie quel suolo per le guerre di Ger- manico, per quelle dei duchi e dei re croati, per quelle^ nello scaduto secolo , degli ottomani vinti e cacciati dai veneti. Le seguenti furono occasionalmente rilevate da un' esimio cultore clelle arti. A Marpolaca: 0 . OOTAVIO TIDIO . TOSSIA ANO . Iaoleno PBISOO . LEO • LEO . IV • FLAV LEO . LEO . in . ATTO . IVbIDIO . PBOV VINO . BEITTANNI.® . LEG . C0N8V LABI . PBOVINO . GEBM . SVPEBI OBIS . LEGATO . OONSVLABI . PBO VINO . SIBT-ffil . PBOOONSVLI PBOVINO . AFBlO-ffi . PONTEFICI p . mvtiliv8 .p.p. ola . gbi spInvs T . P . I . AMIOO GABISBtBfO. A SoDCOvlz : — . . . MOBTE . TVO . . IMP . AVO. Digitized by Google KNIN S15 A Bribir: D . M . SMETTIO) M AN . LVIIII IVX . POS In chiesa di san Pietro a Pola^: . . . NIV8 GBETVS . OIBObl LVSIT Nel cimitero cattolico del villaggio chiamato Biskapìa (ve- scovato) cinque miglia lontano da Enio^ si ha a vedere molte pietre sepolcrali con stemmi foggiati in varie forme, fra le quali una di pietra bianchissima con un pastorale, una croce, ed uno scudo. — Alla sorgente del fiume Cetina, in distanza di quattro miglia da Verlica, molti sepolcri monumentali con iscrizioni e stemmi coprono una vasta area air intorno di un' antica chiesa dei Templari, ma le une e gli altri in gran parte cancellati. A Gradaz nelle vicinanze di Dernis due lapidi mortuarie di marmo, lavorate con molta finitezza; una di queste collocata dinanzi alla porta delia chiesa parrochiale porta iscrizioni in caratteri latini misti agli antichi illirici. Altri circa 300 massi sepolcrali con intagli di scudi, di scimitarre, di mezzelune ; altri mostrano scolpite immagini colossali di persone di ambo i sessi; ma anche queste o in parte, o quasi del tutto corrose dal tempo. IX. AI.BinSA - SAM FRA1ICB8CO Alcune memorie municipali vogliono > che i frati minori del distrutto e incendiato convento di Proloxaz (eretto da san Giacomo delle Marche), per non restare vittima del furore dei Digitized by Google $20 SAN FBAKQE800 nemici della croce, si portassero rersp i nostri lidi, e alloggias- sero a Dobarze presso Aìmissa; dove la signoria di quella città li provvide di domicilio e delle cose necessarie alla vita. Sembra però che la loro dimora non fosse di Inngo tempo , né che il tetto, che dapprima li accolse, servisse di permanente ricovero; imperocché in epoca non lontana dall' arrivo dei suddetti fi-an- cescani troviamo farsi chiesta ai minori osservanti della pro- vincia di san Girolamo colla condizione di fissarvi stabile re- sidenza senza poter mutare la sede, od alienare alcuno degli oggetti, che ad essi venivan donati dalla carità cittadina, n seguente documento diretto al ministro della provincia parla di ciò, e del desiderio che mostrava quella comune di avere una famiglia francescana. In Christi nomine Amen. Anno nativitatis millesimo quin- gentesimo vigesimo quarlo, indictìone duodecima^ die vero ter- tia mensis aprilis. Paleat et notum sii omnibus qualiter eoram speclabili et generoso domino Marino Mussuro prò illustrissimo domino Duce Venetiarum , dignissimo Castellano AlmisstBy con- gregato universali Consilio seu universitate dicli loei sub logia more solito. Cognoscenles amorem et benevoUntiam, quam ve- nerabilis frater Thado^us ordinis observanti(B sancii Franciseif priedicator et guardianus monasterii sanctm Maria de Paludo apud Spalatum continuo gessit ipsi communitati ^ et merita quam plura qum habet eum ipsa, et magis ingerendo se et la^ barando cum fide et charitate , spirituales operas exercendOf reficiendo salubriter animus christianasj pluriesquam ac più- ries ab eo amore Dei requisiti quod et ad instantiam ordinis dignetur concedi parvum locum in suburbio Almissiz, ubi pos- sit perficere parvam domum cum tabulis, et quod quando fra^ tres dicti ordinis pervenerint negotiari.^ passini quieti perma- nere in habitationem suam. Et nolentes iugrati apparere^ sed talem qualem potuerunt demonstrationem et gratitudinem Qt stendere dieta frafri Thadc^ nomine ordini^ prò legatif et sic Digitized by Google AIiMI88A 321 ofnne$ unanimiter et concorditer , nemine discrepante , spante et libere per se et successores suos irrevocabiliter dederunt , donaverunty traJiderunt et concesserunt dicto venerabili fratri Thadtto nomine quo supra, Dicto absenti et mihi pubblico A- Uxandro notario infrascripto ut pubblica personce prò dicto fra- tre ThadcBO nomine quo supra et prò successoribus petenti^ re- cipienti et stipulanti unam peciam ternz incultce in suburbio Almissos ad litus fluminis infra hos confines : ab austro locus incultui^ ab occidente versus garbinus forus ser Stephani Voi- novichj a tramontana fluminis et a borea locus vacinis, salvit verioribus confiniis. Qui locus est in longitudine brachiorum almissinorum decem^ et in largitudine octo , usque ad mcenia fabricanda super flumen proedictuni, tamen cum reservatione qaod dictum locum dieta religio fwn possiti nec valeat alienari, sed ipsi ibi manere et abitare , oc Deum orare prò peccatis loci Almissas, Quem locum, ut supra donatum^ dicti donatores consti tuer un t se precario nomine tenere et possidere prò dieta Religione donec et quousque de ipso loco possesiionem accepit corporalem, quam accipiendi et deinceps retinendi etiam suam propriam auctoritatem eisdem licentiam omnimodam contuie- runt , et dederunt liberam potestatem ^ quam concessionem et donntionem Communi tas promisi t aliqua causa ingratitudinis vel alia quacumque ratione, modo causa dircele vel indircele, tacite vel expresse y aut alio quovis quessito colore per se qcI per aliumy seu alias quoquo modo non revocare infringere vel irritare , nec non revocari , infringi vel irritari ; petere seu facere sub refectione omnium damnorum et expensarum litis et extra. Quibus omnibus sic peractis dictus dominus Castel- lanus suam et Communitatis Almìssce quibus fungilur aucto- ritate interposuit^ pariter et decretum mandane quatenus de prwdictis pubblicum conficerem instrumentum. In quorum om- nium et singulorum fidem et testimonium has priBscntes solito Communitatis sigillo appensione munierunt. Ego iHresbiter Alexander Joaimes Imperiali auctoritate notarius Zi Digitized by VjOOQIC 322 BAN FBANOESCO pubblicus, cancellariiteque domini Castellani AMissae omnibus et sin- gulis, dmn sic agebatur, interfui et de mandato domini Castellani omnia supra scripta fideliter in notam assmnpsi et pubblicavi et in hanc pubblicam formam redegi et solito meo signo roboravi^. Né con qaesti provvedimenti riescirono i Minori a tenere un permanente domicilio. Ciò non di meno per oltre* un secolo quivi accasati ebbero le più splendide attestazioni della gene- rosità di quella comune, la quale, dopo una lunga assenza loro, tornò a supplicare il ministrò della provincia di san Girolamo, affinchè volesse accettare la chiesa coir annessavi casa di san Pietro a Prico, e con ciò ridonare alla città e ai terrazzani, abitanti al di qua del fiume, il lustro religioso che coll'assistcnza spirituale della famiglia serafica era venuto al massimo sao splendore. Gotesta supplicazione giunse da parte di un bene* merito sacerdote di Lesina come qui riferiamo : '^Fu proposto dal M. R. padre Daniele Zuccha di Lesina alli M. R. padre Provinciale, • ex Provinciali, come ancora al reverendo Definitorio ed alli padri Abituali ancora, acciò si accontentassero d' accettare un Hospitio in Almissa, che dal sig. governatore Marìnovich viene alla religione esibito, onde tutti unitamente decretarono, che il padre m. r. Provinciale possi prendere il possesso del sopranominato loco, facendo pri- ma le composizioni dovute con chi si richiede con quel mag- giore avvantaggio del loco suddetto e della religione ancora; onde fu a tal effetto imediate dichiarato per presidente dell'ac- cennato il padre Bernardino Haracich di Lesina. ,, Questa petizione diretta ai 25 maggio del 1674 venne rettificata nel seguente mese colla bolla del Primate di Spa- lato, che parla in questi termini. Bonifacius Albanus Dei^ et aposloticx sedis gratia archie- piscopus Spalatensis , alias Salonitanus , Dalmaliw et tolius CroaticB Primas. Unwersis^ et singulis^ prcesentes noslras Ut- teras inspecturis^ lecturis et audituris salutem in DomvM. Si- Digitized by Google AiiMissA 323 gnificamus qualUer dominus Nicolaus Marini Almissiensis ex- pomit nobiSj quod optavU^ et de prcesenti optai y construere Hospicìvm prope Ecclesxam s. Pelri de Almissio sitam ultra flumen huius nostrce Spalatensis dioecesis prò fratribus sancti Francisd ordini» minorum de ObserQànliay qui habeant^ et de- beant in dieta Ecclesia missas celebrare^ et divina officia per- solvere ; offisrcns se dare, et assignare tot bona quoe sufficiant prò congrua sustentatione dùorum fratrum eiusdem ordinis. Propterea supplici cum instantia nos requisivi t quatenus di- gnaremur eidem licentiam concedere ad costruendum huiusmodi Hospitium prò dictis fratribus cum facultate missas celebrandi^ et divina officia persolvendi eisdem fratribus in dieta Ecclesia. Nos itaque attendenteSy quod in iis, quce ad divini cultus aug- mentum tendunt favorabiles esse debemut^ idcirco eiusmodi pe- iitioni inclinati tenore prodsentium ^ auctoritale ordinaria , et omni meliori modo concedimus licentiam eidem domino Nicolao Marini^ quod possit, et valeat construere llospicium prò dictis fratribus prope Ecclesiam prcedictam sancti Petri, maxime cum inibi nullus reperiatur Conventus^ nullaque domus ordinis cu- iuscumque mendicantium^ cum facultate quod in Ecclesia prie- dieta, prope quem construendum est dictum Hospicium possint, et valeant fratres prosmissi^ et sncrum facere, et disvino officia persolvere t tenendo instruetam divtam Ecclesiam rebus neces- 9ariis y eamque ^ quatenus opus faerit^ reparando ab iniuria temporum , ita tamen quod per hoc non sit , nec intclligatur exempta dieta Ecclesia^ sed esse debeat semper subiecta nobis^ et nostris successoribus in omnibus, et per omnia , prout hu- cusque fuit. In quorum etc. Datum Spalati die 2 Junii 1672. BoniracÌQS Archiep. Spalaten. Ma anche T ospizio di Prìco venne abbandonato nel 1 747, e poco appresso dalP arcivescovo Bizza convertito in seminario diocesano, destinato ad accogliere qaella parte del clero, che Digitized by Google 824 hKS FBANCBSOO doveta sobbarcarsi alla cura parrocchiale della campagna, per la cui coltura intellettaale le più illustri dignità della proyia(àa si diedero a compilare ìd lingua materna i testi di filosofia e di teologìa. Vi si tolsero vent' anni dopo V erezione del tut- tora esistente convento di Almissa (alzato nel 1725 dai padri della provìncia bossinese sulle fondamenta dell'antico loro o- spizio), non per la scarsezza di alunni, come in alcune carte ai trova registrato, sì bene per la moltiplicità di case mendicanti, cui l'angusto territorio non bastava a provvedere di cose ne- cessarie per la vita, onde fu mestieri alla signoria di quella città di dotare la nuova famiglia di alcuni poderi , e soccor- rerla con altri mezzi privati. X. IMOSCBI - SAN FBANCBSCO Il convento d' Imoschi rimonta ai tempi delle prime fon* dazioni delle case francescane in Dalmazia. Nelle tabelle del- l'antica provincia troviamo farsi memoria di lui verso la fine del terzodecimo secolo, ned altre vicende sembra aver sofferte prima dell' ultima guerra sorta fra i turahi e i veneti dopo la pace di Carlo vitz. Nel 1714, quando Meemet pascià con qua- ranta mila uomini si era spinto sulla riva sinistra del Celina e assaltava la fortezza di Sign , i religiosi del detto convento esposti troppo davvicino al furore del nemico vi sloggiarono, avviandosi colle suppellettili sacre verso le città littorali. Presso Almissa, in luogo chiamato Dobavze, furono ospitati in oasa di Giovanni Perinovich, donde per invito dei più agiati possidenti, fra i quali si annoveravano Paolo Caralipeo e Francesco Oa- maricb, passarono in città, ed ebbero una casa per la loro di- mora. Vinti e cacciati i nemici da Imoschi, il generale Moce- nigo , eh' era a capo di queir armata , premiò i padri france- Digitized by Google IH06CH1 325 scani pei seivigi prestati, e li risarcì del perduto convento, do- nandone la casa dello stesso Cadì turco, la quale colle cafità private e coi sussidi del pubblico tesoro venne nel 1735 ri- dotta in abitazione religiosa. XI. SUCITOIE (SAN GIOBGIO) - SAMT^AlfTOllIO Eretto nel 1498 dai frati minori di Zaostrog, ora disa- bitato. La sua fondazione rammenta le tristi vicissitudini della cristianità dell' Erzegovina e del Primorie, le catture e i ceppi a cui spesso venìvan condannati i minori, direttori spirituali di que' fedeli. San Giorgio, detto illiricamente dal popolo Suciurìe, villaggio di circa cinquecento abitanti, situato all' estrema costa orientale dell' isola di Lesina verso il continente, divenne fino dalla prima invasione ottomana asilo e rifugio delle famiglie cattoliche perseguitate dalla ferocia turca. Quivi gì' indefessi re- ligiosi, ond' avere un proprio tetto dove riparare per quel breve tragitto di acqua, alzarono il detto conventino sotto 1' invoca- zione del taumaturgo di Padova, che soprappiù doveva acco- gliere gì' infermi e gì' impotenti per vecchiaia, e servire' di cura spirituale alle famiglie seco loro spatriate. Quivi i rappresen- tanti della repubblica veneta, per stare pur essi al sicuro dalle mplestie dei nemici, avevano trasportata da Macarsca la loro residenza, la quale appena nel 1684, quando le armi venete 8' impossessarono definitivamente di tutto il Prìmorie, tornò a ripristinarsi dal proveditore della Graina, Antonio BoUani. Vari vescovi di Macarsca e del continente, cercando scampo nelle improvvise irruzioni del barbari, trovarono in questo luogo sal- vezza e quiete della vita; varii furono in necessità di pren- derne lunga dimora. Ne{^ ukimi anni del veneto dominio il conventino di san Digitized by Google 326 Bàk' ANTONIO Giorgio venne aggregato al convento dei minori osservanti di Lesina, donde nn sacerdote col compagno destinati dalla pro- vincia partivano alla cura delle anime e vi tenevano fissa re- sidenza. Sembra probabile che questi ultimi tenessero dimora neir antico cenobio degl' Eremiti di sant' Agostino , abbando- nato insieme a quattro altri dell' isola all' epoca da noi più volte toccata circa i destini di quest' ordine in Dalmazia. XII. BRAZZA - BAH MABTIIIO L' erezione di questo sacro edificio accenna ad una delle più fiere persecuzioni degli ottomani, quale fu quella del 1643; alla fuga di alcuni frati minori dalle sponde dell' opposto con- tinente ; all' emigrazione di famiglie cattoliche dai contorni di Macarsca e dal Primorie inferiore ; alle sollecite cure dei me- desimi francescani verso l'umanità e la religione. Qui un umile frate, l'autore dell'illirico canzoniere, Andrea Gacich-Miossich» si vide affaccendarsi giorno e notte nella fabbrica del mona- stero, confondersi e' stesso fra gli operai nel trasportare travi e pietre; animare i raminghi e consolarli colla distribuzione delle elemosine che nottetempo gli venivan da ignote mani. Un amico e benefattore delle famìglie emigrate, il padre Matteo Giuranovicb, venne preposto a superiore del nuovo convento. Seguenti le notizie del pio religioso, a cui più che ad altri si addiceva la cura di san Martino. '^Il padre Giuranovicb , dice una cronaca, guardiano del convento di Macarsca, nell'anno 1643, fuggendo coi suoi religiosi la tirannide musulmana, con- dusse dal montano e dal Primorie trentasette famiglie e le sta- bilì in questo luogo: egli fu il primo parroco. — „ Questo stesso padre simultaneamente fu guardiano del convento di Ma- carsca, Vicario episcopale per Scardona, e nell'assedio di Ca- Digitized by Google BBAZZA 327 stelnuovo fa il primo ad assistere gì' infermi e ad innanimire r armata nazionale contro i barbari '). — ^ Questo stesso padre durante la sua reggenza della fami- glia francescana di Macarsca più volte espose la vita per la divozione verso il principe. Nelle guerre del continente fece pas- sare sotto i vessilli della repubblica le ville di Zaguozd^ di Xupa, di Vardol, di Smiavri, di Runovich, di Pogliza, di Vi- gnane e di Proloxaz , e fu coi suoi confratelli air assalto del forte di Duare, dove da ambe le parti si versò gran sangue. Mote *} P. Ant. Lalieh. Stato dell» Dalmata pror. Frane. XIII. BPAIiATO - MADONNA ANNUNZIATA Dai tempi lontani i frati minori della Bossina si erano ac- casati in un ospizio nel borgo denominato Pozzobon dai citta- dini) volgarmente Dobrì: ospizio angusto in orìgine , che nel 1735 dalla nuova provincia del santissimo Redentore, sorta in quell'anno medesimo^ venne eretto in convento, e poco stante ornato di bella ebiesa, che fra le irioderne architetture tiene il primo posto. Il pensiero del progettato ingrandimento si vide avversato da ogni parte, perchè concetto in tempi fiorenti di cor- porazioni religiose, di confrateme, di scuole, dirette da sa- cerdoti provveduti decorosamente dal fondo ecclesiastico ; ma Digitized by Google 32S MADOKKA ANNUNZIATA Girolamo di Rama, il cui nome sta io fronte dei Soperiori della nuova provincia , con buoni uffici e coli' autorità di Antonio Gacicb; arcivescovo di Spalato, vi rimosse gli ostacoli e diede principio al lavoro. Il breve che egli ottenne da Glemente XII, il quale consentiva alla costruzione del cenobio ed all' aumento della famiglia religiosa, troncò ogni questione ; se non che per circostanze locali vi si apposero alcune condizioni, che si la- gone nel seguente decreto dello stesso arcivesc. '^Nos igihnr Breve ipsum aposlolicum, qua decei, reverentia reeipienteSy emm prcehabiti9 informalionihuSy iam quoad contenta in eodem per oralorem exposila^ et per apostolicas Constitutiones in erectione Conventuum requisita, quam quoad congruam duodeni Religio- sorum numeri sine prwsistensium Regualarium detrimento su- stentationem^ veritate nixi comperissemus^ ad divini cultus per operarios in Dominica vinea incrementum^ et ad augendam fi-- delium devotionem eidem admodum Reverendo P. Fr. ministro provinciali, et ipsius in ministerio suecessoribuSj ut hospitium prope hanc civitatem in suburbio Dobri iam situm in forma- lem conventum erigere, ac instìtuere possint, sine tamen Me- tropolitanCB nostro^ et Parochialium in suburbiis existentium proeiudicio ; imo salvis huius Ecclesice prcecipue , et provineicd receptis consuetudinibus , vigore facultatis nobis in superius enunciato Brevi impertitoe, apostolica auctoritate licentiam con- cedimuSy non obstantibus eie. Dat. Spalati ex nostra Archiepiscopali cancellaria hae die CXVII. aprilis MDCCXXXVI. AntODiuS Archiepiscopus. A questo convento sembra appartenere Pietro Nftchicll; dap- prima francescano , poi, pei movimenti politici del suo tempo, sacerdote secolare; nel quale stato di vita conservò sempre alta stima e venerazióne per l' abito e per i fratelli a cai nella pri- ma saa gioventù ebbe la grazia di aggregarsi, usando seco Jk>ro tali rtesie, che in Dalmazia tuttodì si ricordano con stiJM e Digitized by Google SPALATO 329 riconoscenza. Le seguenti notizie di Ini mi venner offerte dal* V amico sig. Giuseppe Ferrari CupilUy traendole da un suo vec- chio lavoro 9QÌ cultori delle principali arti prodotti dalia Dal- mazia, del quale fu breve saggio l'annuario zaratino 1855^ in- titolato V Artista Dalma to : ''Anche la fabbrica del più grande fra i musicali strumenti, che dire si può d' altri molti un complesso, e che impiegato ne' templi ad accompagnare i cantici sacri e la celebrazione dei divini misteri, giova tanto ad accrescere solennità e tenerezza alle cerimonie del culto cattolico, ebbe taluno fra i Dalmati che vi s' addiede con profitto e decoro. Tale fu Marco da Zara, detto degli Organi, in riguardo appunto alla sua maestria nella costruzione di tali strumenti, e di quegli altri, oggidì fuori di oso, che Spinette s'appellano, il quale visse nel secolo XVI, e fu riputato uno dei più distinti professori in quest' arte, la- sciato avendo suoi lavori in più città d'Italia, e specialmente nel regno di Napoli. Dall' opera Venezia e le sue Lagune (Ivi, 1847, Append. Arehivi^ fac. 54) si rileva che fra i monumenti veneziani raccolti in sua casa dall' inglese sig. Ravvdon Brovvn, avvi una spinetta d' ebano, dipinta con fregi dorati, misti a gra- ziosi animali, lavoro di Marco Zadra del 1568. E io trovo me^ moria che un' altra n' esistesse a Zara in casa Licini coli' iscri- zione ritfaret JadrcB 1563. — Ma quegli la cui nominanza in tale arte \ìw molto più chiara, perchè a noi più vicina, è Pietro Nftchlch , fiorito nel secolo scorso , il quale dal Lich- testhal nel suo Dizionario della musica e da qualche altro fu Nanchini appellato. Figlio d' un umile mandriano de' nostri monti, il tedio s' alleviava del custodire le greggio con la costruzione di rusticali strumenti. Ma come un lioncino di molle burro com- posto dal giovinetto Canova per la mensa d^ un patrizio, fu il primo lampo di quel gemo, che tante meraviglie dovea poscia operare in materia ben più tegnente; cosi le zampogno e le pive de) nostro Nachieh furono ìk |MÌmo indizfa) di quel talento. Digitized by Google 330 MADONNA ANNUNZIATA che molto doveva poi segnalarsi nella meccanica musicale ; e come fu buona ventura pel Canova che quel patrìzio a lui sten- desse la mano favoritrìce , così la fu egualmente pel Nachich che si trovasse chi quel suo talento indovinando, di coltivarlo i mezzi gli procacciasse. Accolto in un convento di francescani, da questo, vestite le lane dell' Ordine, fu all' altro spedito che della Vigna si nominava, nella veneta capitale. Ivi, nel mentre che agli altri studii attendeva, si dedicò pure ad apprender V arte di costruire gli organi da nn certo Piaggia, fabbricatore a S. Giovanni in Bragora, e tale ne conseguì profitto, che in breve giunse a superare il maestro, pel quale conservò poi sem- pre un sentimento di gratitudine viva, anche dopo che si fa da lui staccato, per volere il Nachich, divenuto sacerdote se- colare, piantar fabbrica propria, come anche fece. AH' eccellenza degli strumenti che da questa uscirono, infiniti sono gli elogi resi, come del pari moltissimi sono i luoghi dove qualcuno degli strumenti stessi ritrovasi. D' alcuni eh' egli lasciò in Venezia ^ •questo giudizio recava la Gazzetta di colà nel suo n. 97 del 1846 : ** Toccando dei fabbricatori, che primeggiarono nell'arte, e di cui abbiamo opere in Venezia, diremo lodatissimo il prete Pietro Nanchini Dalmatino , il cui nome leggesi nella testiera dell' organo di S. Giovanni di Rialto, colle parole : parvus sed nielius ; giudizio però di quel tempo, essendo migliore in fatto, e veramente magnifico , 1' organo di b. Stefano , al quale tien dietro subito 1' altro di S. Martino , e quelli noa meno della cattedrale di S. Pietro, e di S. Giorgio maggiore, pure eccel- lente, benché un pò faticoso a suonarsi , e ben molti , in cui dimostrava 1' artefice un valor non comune. Poiché si distinse egli nei ripieni, nei principali, e nei contrabassi, formanti l'es^ senza dell' organo, onde anche adesso, ad onta del progresso nell' arte, si segue il metodo identico della veneta scuola , ri- masta soltanto inferiore, in quanto al merito dei registri di concerto; nella qual parte puossi dire, che le prime palme co- gliessero i Serrassi di Bergamo, col grandioso loro organa dei Digitized by Google SPALATO 33 t Carmini.^ li capolavoro però del Nacbich sodo ritenuti i doe or- gani di S. Giustina in Padova, eseguiti, come ricorda un'illu* 8trazion di quel tempio, in epoche separate, nel 4735 cioè, e Del 1737 (Tescari, ivi, 1853, fac. 65). — Anche la Dal- mazia di parecchi ne venne fornita da quest' industre suo figlio , i quali forman tuttora uno de' piti begli ornamenti di alcane sue chiese. Tre ne esistono in Zara : quello di S. Maria, quello di S. Simeone, e quello della cattedrale. Sul primo è scrìtto: Opus 259 releberrimi Reverendi Presbiteri Domini Pelri A^a* cliichj Venetiis anno Domini 1753, Iranslalum Jadrce mense Ju- fili - Ja.us Dornik scr.ii in signum humillimi obsequii. Del se- condo si trova r originalo memoria seguente : "1756, al rev. don Pietro Nachìch, autor dell' organo nuovo, per T organo, per annicchiarlo, ed accordarlo, zecchini 281 e lire 18 m. b., sono lire 13527. 4, oltre le spese fatte al suddetto e suo compagno ., donate al Santo (cioè a S. Simeone) dal sig. co. Giuseppe Fan* fogna. „ Circa poi a quello della cattedrale, dice una cronaca : ^V organo V anno 1759 fu fatto nuovo dal celebre professore Nachich^, riportandosi ad iscrizione, che sembra essere col tem* pò disparsa Piti di cinquecento però ne furono da lui costrutti, che risuonare fecero veramente anche fuori d'Italia la fama della veneta scuola , fondata dal Dalmata nostro, e continuata poi da' suoi allievi Francesco Dazi e Gaetano Callido , ai quali successero que' Bazzani, che tuttodì la mantengono in tant' o- nore. Coi profitti dell' arte il Nachich ad opulenza molta per** venne ; onde, rinunziata ai sopraddetti suoi allievi la fabbrica , 8i ritirò a Conegliano, dove s' era un pingue possedimento ac-» quistato, e dove anche agiatamente finì di vivere.. — » Digitized by Google 332 vn. OSPlZll DEI FRATI MINORI RIFORMATI I moltiplici bisogBi spirìtnali onde in gran parte difettofs 1' Albania -cattolica diedero impnlso all' erezione degli espiai trancescani tuttora esistenti nelle Bocche di Cattare. Un padre Bonaventura da Palazzuolo^ cbe, col padre Gherubioo dì Vai di BuonOy ambidue dei minori Riformati, nel 1633 aveva fis- sato soggiorno in uno di q«e' pascialati turchi, dopo tre aom di apostoliche fatiche e di copiosa messe, si recò a Cattare coir intento di fondarvi una casa, dove farebbero sosta i ven- turi missionarii, e vi riparerebbero tutte le volte, che le per- secuzioni dei nemici della croce, o le infermità incuneili ve fi costringessero. Le sue istanze furono raccomandate dal clero e dagli ordini claustrali, fiorenti allora e per numero e per col' tura ecclesiastica, e con favore accolte dalla Signorìa della città e da Antonio Molin , provveditore di Cattare , dai quali nel 1637 ebbero la cappella di san Marco con casa attigua per stabile loro dimora. Ma essendo troppo angusta la detta cs^- polla per il grande concorso dei fedeli, dopo tre anni furono regalati della chiesa di Santo Spinto, uffiziata dai confrati delle sacre Stimmate, e di un abbandonato ospitale, che tosto dalle fondamenta venne eretto in completo ospizio. Cattato nel primo anno dell' arrivo di questi figli di Fran- cesco vide un suo cittadino della famiglia degli osservanti, i?ì Digitized by Google ospizii 838 dalla prima età serafica domiciliati^ associarsi ai noyelli operai a fine di trovar campo onde portare la lace del vangelo fra le barbare nazioni. Queste parole Iettiamo nelle cronache in- torno alla sna missione. ''Prima che la potenza ottomana u* sorpasso il dominio di quei man, per i quali si navigava verso (Gerusalemme, costumava la gran pietà della Repubblica veneta di dare imbarco alla nuova famiglia, che veleggiava verso Gè- rosolima , e processionalmente s' accompagnava da nostri reli- giosi con concorso di tutta la città, giacché 1' azione riusciva pietosissima, che cavava le lagrime dagF occhi de' suoi contem- platori. L' ultimo de' Guardiani, che vi fòsse condotto con suoi nelle forme suddette, fu il pidre Fr&Dcesco da Gattaro (per a- ver rinunziato tal carica il padre Francesco Massenza da Arco) religioso dottissimo, che passò dall' osservanza alla riforma con gran risentimento de' suoi, che oltre V esser religiosissimo^ era un' arca di sapienza* Partì questo grand' uomo in un vascello verso Gerusalemme, ma nel progresso del viaggio infermatosi gravemente dai patimenti sofiferti nella navigazione, morì nello stesso naviglio l'anno 1634 il di 13 agosto con piena rasse- gnazione ai voleri del cielo poco lungi dalP isola di Permuda, ove fu parimenti sepolto, ma dopo qualche tempo da suoi stessi parenti furono trasferite le sue ossa nella città di Gattaro, e datagli sepoltura condegna nel convento dei frati osservanti.. La stessa cronaca riferisce : 'Il padre Francesco di Gattaro fu soggetto di molto sapere, e di soprafino intendimento, dicen- dosi di lui, che avesse francamente a memoria tutte le opere di Scoto, sapendo prontamente all' improvviso citare tutti i capi, le materie, le pagine, e i paragrafi, onde non è meraviglia se lasciò dopo sé preziosisshni scritti, che girano per le mani di molti, come quello che attese alla lettura tutto il tempo di sua vita„ ')• Nel medesimo anno a chiesta degli abitanti di Perasto fu- rono chiamati due religiosi in quella borgata e raccettati in casa di Luca Malatino Marcovich coli' avvertimento del seguente de- Digitized by Google 334 DEI FRATI MINOBI RIFORMATI creto emaDato nel 1636 dal senato di Venezia: ^Si conten- tiamo^ che sino a due di questi padri riformati, che passavano in Albania, possano fermarsi a Perasto, come han ricercato , e desiderano quei popoli per l' educazione de' figli, ma prima bi- sogna avvertire, che siano sudditi, abbino dottrina, e booti sufficiente , non fabbrichino monastero particolare , ma stanza privata, e con la sopraintendenza de' generali, che rivedano la esecuzione delle cose prescritte, l' attitudine, bontà e modestia dei medesimi, V impiego, e frutto, e che nou s' ingeriscano io cose, che non convenissero, essendo necessaria ogni accuratez- za. « Ad onta di tali proteste dopo breve dimora fu ad essi as- segnato un nuovo ospizio con cappella di santa Croce , dove rimasero fino all'eccidio di questo pio luogo avvenuto nel 1654, come si ha dal seguente documento. ConlrucidiUis muUis ex Tracibus^ Perasium inopinalo aggressoribus ac (Eque depopvda- ioribus squiler profligantibus truculenta barbarica contractas superstilum reliquias edibus Mazzarovich rabie ac proprio cruth re igni sacratis absque ulta Perastinoruin animi pectoribufque forte propufjnaculum religionis erga Deum fidei erga Principem Inter necione pontum quod imprudenfer ocvultavit prudenter quod. fuga traiecit. Ibid. Maii UDCLIV. Dopo questo disastro furono accolti dalla famiglia Mazzarovich, la quale nel 1679 li prov- vide di nuovo ospizio , che venne dedicato a sant' Antonio di Padova. Nella chiesa di questi padri si venera la miracolosa immagine di Gesù crocefisso, che altra volta decorava la chiesa principale di Perasto. Riconquistata nel 1687 la fortezza e la borgata di Ca* stelnuovo dalle armi venete, gli abitanti memori delle virtù di un insigne loro patriotta , missionario apostolico di Siam , ri- corsero alla serenissima Repubblica chiedendo il permesso per V erezione di un regolato ospizio che doveva accogliere quattro religiosi della riforma, i quali avrebbero l' incarico di educare la crescente gioventù nella pietà e nelle lettere. Esaudita tale domanda, diedero principio alla fabbrica del presente ospizio di Digitized by Google ospizti 335 saot^ Adìodìo, la cui giacitura solitaria, incantevole per le pro- spettive, che da ogni lato le si aprono, trasse più volte a sé sacerdoti illustri, amanti dello studio e della contemplazione. Due anni dopo fu compiuta la chiesa e dedicata a sant' An- tonio di Padova nella quale si conserva questa patria memoria: D . o . M . Antonius Becich butuen. consecbatus est in hao ecclesia e.pu8 nicopolen. a joan. bap.ta nicolovioh ab- chiep. bcup. assist. alexanoro bubovioh abchipbesb. oa- thaben. et babtholomeo abb. pasquali conseobatobi et conbecbato 00alumni8 in pbopag. fide. yui id. lan. MDOOXLV. A decoro dell'Ordine francescano e di questi abitanti ri- portiamo alcune relazioni sulla China dirette a mons. Tomaso Retano vescovo di Adria dal padre GiovaODi Battista di Ga- stelnuovo, missionario apostolico di quelle terre. **Ayrà creduto V. S. illustrissima, eh' io mi sia scordato della pro- messa, che feci di scrivergli da queste parti; ma ciò non è, perchè sempre mi è stato a <^^f Digitized by Google ALBANIA SERAFICA 351 Nuovi Missionari francescani ^) Nel Leggendario francescano leggesi , che neir anno 1634 siansi portati in Zadrima nella villa di Blinisti alli 14 dicembre i padri Bonaventura da Palazzuolo , e Cherubino da Valle buona^ missionari apostolici. Qui per non causare tumulti tra gP infedeli, si fermarono in casa di un cristiano, il quale gli aveva condotti in quelle parti, indi passarono dal vescovo di Nansciati in Zadrima, col quale fecero le feste di Natale, e vi si fermarono fino all' Epifania. Da li, per non dare ulte- riori disturbi al suddetto vescovo, che senza evidente pericolo non poteva piìi oltre trattenerli presso di sé, passarono con essolui sopra un monte asprissimo , ove era situata un' antica chiesa di san Michele, olim cattedrale di Sappa. Trovandosi quivi lontani dalla pratica de' turchi , vi eressero una piccola casuccia , con stenti grandissimi per I' orridezza dell' inverno, e non d' altro provvisti che di miserie e d' inedia, non avendo con che coprirsi la notte, se non il proprio mantello, e cosi se la passarono fino alle ceneri di queir anno. Giunta la Qua- resima predicarono in quelle parti. Il p. Cherubino passò nella villa di Trosciani, ove si fondò la prima missione, ivi predi- cando e scongiurando ossessi, fra i quali liberò una donna da quattr' anni invasata. Partito da li, passò in Blinisti, villa in allora di 150 case, quivi predicò nella chiesa di S. Stefano, né però lasciò Trosciani, dove furono accolti con ogni beni- gnità da un prete di quella parrocchia per nome don Primo, ove abitarono una casetta fatta di vimini e creta, in un bel boschetto con una fontana molto a proposito. Qui mentre fab- bricavasi alla meglio 1' ospizio, dimorando essi in casa di un villano, nel più profondo dormire di una notte, fu dai nemici 23 Digitized by Google 352 NUOVI MISSIOKABI FBAKCESCAKI di quella villa incendiata la casuccia dove erano con quanto si trovava, eccettuato il p. Cherubino , che a gran stento col divin aiuto si salvò coi soli paramenti della santa Messa. Non t^rdò però Y ira di Dio a vendicare V ingiuria fatta ai suoi ministri, poiché nel ritorno che fecero quei scellerati alle loro case, il capo di essi trovò un suo figlio affogato , ed esso tra poco fu pure ucciso da' suoi nemici ; cosa che cagionò un sacro orrore si ai buoni che ai cattivi. In quel luogo poi poco si fer- marono per le continue incursioni dei malviventi; quindi pas- sarono altrove , e fabbricarono un altro ospizio sotto il titolo di santa Maria Trionfante. Da li passava il p. Cherubino di tanto in tanto esercitando l'apostolico ministero per i vesco- vadi di Zadrima, Scutari e Dristi. Neil' anno 1636 arrivarono da Roma in quest' ospizio i padri Benedetto da Soligo, Maurizio da Venezia, e Bernardo da Verona; dopo alcuni giorni vi giunsero pure altri missionari per cui il p. Cherubino col p. Benedetto da Soligo ed un altro missionario passarono verso Miriditti, ed ivi fu fabbricato un altro ospizio, ove restarono il suddetto p. Benedetto , ed il p. Angelo da Bergamo. Ritornato il p. Cherubino in Trosciani, trovò altri novelli missionari giunti da Roma. In questo me- desimo anno il p. Cherubino mandò altri missionarii verso Ai- bakia e Pnlati, cioè il p. Benedetto da Soligo , ed il p. Gre- gorio da Novara ( quest' ultimo poi per i suoi meriti fu fatto vescovo di Scutari ) i quali preso per compagno ed interprete un certo don Giov. Battista Calata s' avviarono verso la dio- cesi di Pulati. Facendo detto viaggio si fermarono per qualche tempo in Dusmani, Arra, Villa ecc. per compartire a quei po- poli qualche saggio di loro carità. Di 11 passarono in Molla, prima villetta di Sciosi in allora (mentre al presente la prima villa di Sciosi che s' incontra nel venire da Dusmani è Curi i Lek€s)y situata tra monti e dirupi, che per fare quella strada vi vuole gran fatica, e vi giunsero la prima domenica di Qua- resima 15 marzo del medesimo anno 1636. Indi internandosi Digitized by Google ALBANIA SERAFICA 353 in Sciosci, si presentarono agli abitanti della costa di s. Elia e ad altre ville di Sciosci, i quali benché affettassero piacere ed allegrezza per il loro arrivo, pure con %beria, adducendo per ìscusa frivole ragioni, li licenziarono ben presto, e li fecero passare in Eiri, in altra valle a ponente di Sciosci. Nella villa di Eiri trovarono alcuni vestigi d' un' antica chiesa ed abbazia di san Michele, come anche tuttora si vede. Con gran difficoltà passarono il monte di Sciosci, trovandosi in quella stagione co* perto di neve e ghiacci. In Kiri presero abitazione in casa dì un certo fabbro ferraio chiamato IVdergul, il quale oltre d'a- verli ricevuti colla solita ospitalità di quelle montagne, dimo- strò verso di essi maggior affabilità e cortesia , che gli stessi cattolici ; fa duopo dunque dire che il suddetto Ndergut fosse turco. Il giorno seguente, i suddetti missionari!, celebrata che ebbero la santa messa nella chiesa di santa Veneranda, si por- tarono coi capi del villaggio al luogo di san Michele, e con- siderato essere il luogo a proposito, stimarono bene erigere ivi un' ospizio, imperciochè in quel luogo v' erano fontane e legna abbastanza ; quindi con ogni sollecitudine sotto l' invocazione di san Michele Are. fabbricarono di sassi e creta un tugurio di tre braccia d' altezza, nove di larghezza, e 18 di lunghezza. Da qui i padri missionari si estendevano col loro zelo ai ser- vizio spirituale di tutta la vicina valle; anzi si legge, che per la Pasqua di quest' istesso anno 1636 il p. Benedetto fosse a celebrare in Nanmaurici villa di Scialla, ed ivi battezzasse molte creature, anche dell' età d' anni 14. Qui però i nostri missionari non ebbero lunga dimora a motivo che questi paesi si ribellarono ai turchi. La causa fu che un certo Sangiacco co' suoi satelliti volendo imporre nuove contribuzioni, ed opprimere così il cristianesimo contro il solito, ed entrare in questi paesi per soggiogarli a suo capriccio, non potendo questi popoli liberi soffrire tant' albagia del suddetto, dopo d' esserglisi dichiarati per messi pronti a pagargli ciò che era d' antico costume , e portarglielo ai confini , pregaronlo a Digitized by Google 354 NUOVI MISSIONARI FBANOESCANI desistere dall' entrare con armata ; ma egli ansioso di far bot- tino,, non sapendo moderare la propria passione, pretendeva di entrarvi per forza; perlocbè unitasi Scialia in corpo coi cir- convicini popoli, congiurarono contro l' ingiusto aggressore , e armatisi con ogni celerità, diedero non solo la foga, ma ben- anco la morte al detto Sangiacco, ed a molti de' suoi satelliti, e cosi si sottrassero per forza al nemico del cristianesimo. In tempo di questa ribellione trovandosi adunque li nostri missio- nari in Pulati , procurarono li Scutarini di sfogare contro di loro la rabbia, e già avevano promessa gran somma di denaro a chi potesse ucciderli nell' ospizio di san Michele di Kiri. Mentre fabbficavasi detto ospizio, il p. Gregorio da No- vara per far consapevole il p. prefetto dell' operato da' mis- sionari in Pulati, ed anche per prendere ciò che bisognava pel nuovo ospizio, si era portato in Trosciani, ove risiedeva il pre- fetto. Il p. Benedetto poi per non dar luogo all'ozio portossi in Summa, ora villa soggetta alla parrocchia di Gioagni, la qual villa poco prima aveva strangolato il proprio parroco. Al- cuni vogliono che questo sacrilegio succedesse per cagione della tardanza che fece il prete per pasqua nell' andare a benedirli. Ivi adunque portossi mosso anche da giusto zelo per far co- noscere a quei miseri il sacrilego parricidio, e stimolarli a rav- vedersi per non incorrere nella giust' ira di Dio. In quest'oc- casione adunque conobbe le trame de' turchi congiurati contro dei missionari. Ritornò pertanto con ogni sollecitudine in Eirì, ed avendo meglio inteso la malizia d' alcuni di questi paesi , pronti a fare quanto bramavano i turchi, purché potessero far acquisto di poco denaro; stimò bene pertanto di scrivere al suo superiore la persecuzione turchesca che egli soffriva, i molti misfatti di quei popoli, il mancamento della fede, e la poca messe, che potevasi sperare in quei luoghi. Il tutto di- resse al p. Gregorio, che tuttora credeva in Trosciani, affinchè significasse il tutto al prefetto , dai cui cenni voleva in tutto e per tutto dipendere. Dio però dispose le cose diversamente, Digitized by Google ALBANIA SERAFICA 355 mentre il latore della lettera si abbattè col p. Gregorio ìd Pre- kali che era dì ritorno, il quale, lette che ebbe le lettere, re- scrisse al p. Benedetto, che se le cose erano come egli diceva, disponesse il tutto, e prendesse seco tutto ciò che apparteneva all' ospizio, e si portasse inunantinente da lui in Prekali , che è villa di Sciosci distante 4 ore da Kiri sulla corrente del fiume chiamato anch' esso Eiri, verso Scutari. Sentita adunque questa risposta, non pensando ad altro, e credendo che il p. Gregorio fosse plenipotenziario, subito portossi da lui, ed abboccatisi in- sieme, stimarono bene di portarsi dal prefetto per la via di Massarecco, che è situato alla riva del fiume Drino. Giunti che furono ai piedi del p. prefetto, manifestarono il tutto al me- desimo; dispiacque però al zelante superiore, e fortemente li sgridò d'aver operato in quel modo, e se non fossero stati scu- sati dal timore e dall' inesperienza, certamente sarebbero stati degni di punizione. Vedendo adunque eglino il dispiacere sommo del superiore, si dimostrarono pronti al ritorno, qualora così ordinasse il medesimo ; ma egli prudentemente non Io permise. Così sul bel principio fini 1' affare di Kiri. Neil' anno 1637 fu eretto anche in Trunsci inferiore, dio- cesi di Scutari, a san Pellegrino un altr' ospizio, in cui abitò il p. Cherubino ; ma per le incursioni nemiche, e continui di- sturbi fu tosto trasportato in Trunsci superiore. In quest'anno medesimo il p. Cherubino suddetto essendo superiore spedì il p. Gregorio da Novara con fr. Giov. Battista Galata terziario no- stro per interprete nel paese di Gasci, per natura e per abi- tanti assai forte ; non v' era in quei tempi chi facesse servitù spirituale a quei popoli! I paesani veduti che ebbero i poveri frati talmente se gli affezionarono , che in vernn modo non li volevano più lasciar partire, anzi offrirono al p. Gregorio ciò che fosse di bisogno per erigere un ospizio, e per il manteni- mento del missionario ; vedendo il suddetto padre le offerte di quei popoli, scrisse al p. Cherubino prefetto, il quale di buon grado, oltre al dare il suo assenso per 1' erezione del nuovo Digitized by Google 356 NUOVI MISSIONARI FRANCESCANI ospìzio, spedì anche colà il p. fiernardo da Verona con ogni prestezza con qaanto . abbisognava al divin colto. Giunto che fu ivi il p. Bernardo , ambi i missionari si portarono dai capi del luogo, onde trovare un posto ove innalzare la nuova fab- brica. Essi dopo d' aver girato qua e là, alla fine giunsero in un luogo precipitoso, e cosi alpestre sopra di una valle, che cagionava orrore ai risguardanti di sotto. Su questo colle an- ticamente vi era una fortezza, piccola si, ma ben munita, in allora però quasi affatto distrutta, fra le rovine della quale si trovarono due chiesette, una dedicata a san Gregorio, e Taltra a santa Catterina verg. m. con una casuccia. Non dispiacque ai servi di Dio questo luogo, né gli fece noia la ristrettezza, ma anzi pieni d' allegrezza abitando colà, servivano spiritual- mente ai popoli di Servia , Giaceva, Pristina , ed air insù del Drino fino a Mammesio e Sarra. Mentre questi religiosi s' affaticavano con ogni zelo pos- sibile nella vigna del Signore, incominciarono a trattare la tra- slazione dell' ospizio nel luogo -detto Bittsci, da dove credevasi di poter più facilmenre servire a Dio, e si sperava maggior profitto negli abitanti, vedendoli più docili di quei di Gasd, avendo sperimentato che quei di Gasci niente o ben poco si erano avvanzati nel bene spirituale. Ma siccome questa trasla- zione fu solamente per correzione degli abitanti di Gasci, perciò non fu perpetua. In che tempo però tornassero i nostri mis- sionari in Gasci, non si sa precisamente. Ciò che si sa di certo si è la partenza del p. Benedetto da Soligo segnata dal padre Giacinto da Sospitello nell' anno 1638 e la permanenza colà del p. Bernardo da Verona, il quale con altri due compagni facevano il loro dovere fino all'anno 1639. In quest'epoca, un giorno mentre stava il p. Bernardo celebrando, furono sor- presi i nostri missionari dai turchi , e portati in Giacova av- vanti al pascià, dove dopo molte minacce per fargli rinnegare la fede, furono carcerati, e satollati d' ingiurie e strapazzi/Al- cuni giorni dopo furono liberati dai cristiani di quelle parti Digitized by Google ALBANIA SEBAFIOA 357 collo sborso di 30 reali. Qaesta persecuzione ebbe principio per la presa di Sagdat (Babilonia) dai torchi nel dì dell' E- pifania dell'anno 1639. Gonfi adnnqne costoro di qaella vittoria, stabilirono, che o per forza, o per amore tutti i cristiani do- vessero rinnegare la fede. In tal tempo i poveri missionari fu- rono costretti menare la vita, come dice l' apostolo, in monti- bus et in spelunds etc In quell' occasione nn certo Bairam Uranci di Janina , che fu chierico in Trosciani , dopo d' aver lasciato il chiericato e presa moglie, fecesi in sua vecchiaia anche turco. Innoltre trovandosi un di il p. Benedetto con un 8U0 servo in casa di un turco , per piccol regalo il detto servo apostatò non solo, ma disse altresì tante calunnie e malvagità contro i frati al Cadì, che poco mancò non fosse tolta la vita al buon p. Benedetto in quel!' occasione. Presto però pagò il fio di sua fellonia con una morte terribile. Dagli ultimi monumenti mandatici dalla Servia dal padre Gabriele da san Severino abbiamo che dopo la suddetta per- secuzione tornassero i padri missionari in Gasci, accolti con ogni gentilezza da quei popoli, imperciocché quando fu trasla- tato r ospizio in Bittocci, quei popoli dissero, che i missionari erano padroni di tornarvi a loro beneplacito , e che il luogo avuto, era sempre a loro disposizione. Il luogo assegnato al- lora ai missionari si crede fosse sotto la casa di Mehemet Ndreza. Ivi dimorarono, finché alcuni scellerati cristiani per saccheggiar 1' ospizio, uccisero i religiosi pure. In quest' epoca suscitossi un' altra persecuzione più gene- rale della surriferita, cagionata dai capi turchi di bcutari, An- tivari, Dulcigno, Alessio e Croja, i quali andati dal Cadi che trovavasi in Zadrìma, non lontano che due miglia dalla casa del Giabi, benaffetto ai missionàri, domandarono conto di questi sacerdoti. Inteso il detto (ìiabi l'ammutinamento dei turchi contro i poveri padri, spedì tantosto un suo ministro o Sabascia, fece chiamare i missionari per salvarli, ma non fu a tempo, poiché i padri Cherubino, Evangelista da Venezia, e Carlo della Mirau- Digitized by Google 358 NUOVI MISSIONARI FRANCESCANI dola furono presi ed imprigionati, e così stettero dai 19 di maggio fino ai 13 di giugno, nel qual giorno, in cai doveva essere decisa la loro sorte, per un miracolo del gran Tauma- turgo di Padova svanì il furore di quei ribaldi, e furono li- berati ; sebbene non andò molto, che furono nuovamente car- cerati. I missionari di Pedana, Balagni e Pulati, vedendo i loro fratelli in tante miserie e persecuzioni, tentarono tutti i mezzi per liberarli, frapponendo i cristiani più potenti delle rispet- tive loro parrocchie, ma tutto invano. Vedendo adunque che nulla valevano le buone al sollievo dei loro inceppati fratelli, interposero la valida protezione degli ambasciatori in Costan- tinopoli, e specialmente del Balio di Venezia presso il Gran Signore, il qual Gran Signore in contemplazione non tanto del- l' innocenza de' missionari , quanto pel dovuto rispetto a quei pubblici rappresentanti delle potenze cattoliche, ordinò imman- tinenti il loro rilascio, e cosi nuovamente furono liberati. Nel 1641 aggiustatisi alquanto i disordini cagionati dalla passata persecuzione, e ritornato da Roma il p. Cherubino sul- lodato, ove erasi portato per ottenere quanto bramava pel bene delle desolate missioni, unito al p. Benedetto da Soligo s'in- camminarono verso Croja, ed ivi in un bel sito, chiamato Nder- veni fra alcune colline, in un bel boschetto provveduto anche di vicina fontana, nella vicinanza di alcune ville di turchi e cristiani promiscui, ottennero da un turco un luogo decente per fabbricarvi un' ospizio ed oratorio, dove il prefato padre Cherubino mise alcuni religiosi per la spirituale servitù di quei popoli. La surriferita persecuzione poi, quantunque per tre o quattr' anni paresse che per noi missionari fosse cessata, riac- cesesi però, come si legge nel Leggendario francescano, nel 1648 contro preti e frati e i poveri cristiani, ed in questa fu- rono martirizzati in Scutari i padri Ferdinando d'Arbisola, e Gia- como da Sernano missionari in Trunsci , come apparisce dal suddetto Leggendario sotto la data dei 28 febbraro 1648. Indi furono rovinati tutti gli ospizìi ed oratori , e distrutte tutte le Digitized by Google ALBANIA SERAFICA 359 missioni, eccettnata la sola di Pedana ^ nella quale eravi il p. Leone da città delia Pieve, la quale però poco dopo fece la stessa fine. Cosi rimasero le cose fino air anno 1 690. Anche quattro anni prima della morte dei suddetti martiri, cioè nel 1644, nei Clementi, missione di Castrati, furono ucdsi dai cat- tivi cristiani i padri Salvatore da Offida, e Paolo da Mantova, come leggesi nelle loro vite nel Leggendario francescano sotto li 9 decembre. Nella suddetta persecuzione del 1646 fu anche impalato dai turchi fr. Giorgio Jubani del terz' ordine di san Francesco. Nel 1649 fu anche ucciso in odio della fede fra Giorgio Summa, esso pure del terz' ordine, alunno de' missio- nari. Circa questo medesimo anno leggesi nel detto Leggen- dario francescano la gloriosa morte del ven. servo di Dio p. Antonio da Sora, presidente in allora dell'ospizio di Scialla, martirizzato dai turchi nelle vicinanze di Leporose e Curza nella strada di Scutari vicino a Eioli, il di cui corpo fu tra- sportato in Pianti, e sepolto onorevolmente in quella chiesa di sant'Antonio di Padova, benché ora non si sappia il luogo preciso. Questa persecuzione che desolò totalmente le missioni, ebbe principio dai progressi e vittorie dell' armata veYieta sotto Leo- nardo Foscolo, il quale conosciuto anche dagl' infedeli per quel prode che era, temeano il loro totale esterminio ; e sospettando i turchi, mossi anche da qualche probabile motivo, che i cri- stiani di questi paesi , e segnatamente gli ecclesiastici fossero complici, cade la tempesta sopra di loro , come di sopra si è detto. L'anno 1690 cessata la persecuzione suddetta, e ritor- nato da Roma il p. Giacinto da Sospello , istituì suo vice-pre- fetto il p. Benedetto da Soligo, e lo mandò col p. Giacinto da Sozza, e fr. Francesco d' Urbania verso i Clementi, ì quali fu- rono da quei popoli benignamente ricevuti, erìgendo in quei paesi te loro rispettive abitazioni, ed oratorii. In detto anno per ordine della Santa Congregazione il p. Egidio d'Armenta della provincia di Basilicata, che fu poi vescovo di Sappa, u- Digitized by Google 360 NUOTI MISSIONABI FRANCESCANI nitamente al p. Clemente da Potenza della stessa provincia ri- tornò in Gasci per restituirvi la missione. Disegnato un' altro luogo, diverso dal primo, ivi lasciò il p. compagno, e dopo dae mesi mandò ivi per presidente il p. Giuseppe da Civitavecchia, che edificò nello stesso luogo casa ed oratorio, dove abitarono per tre anni ; dopo i quali, o fosse per divina vendetta a ca- gione della morte ingiusta data da' loro antenati agli anteces- sori missionari, o per gli enormi delitti di quella gente, il pa- scià di Pecchia mandò colà il suo esercito, che distrusse ed abbrucciò affatto quei paesi, e presi schiavi tutti gli abitanti, condusseli nella Servia. Per il che furono costretti i padri mis- sionari a lasciar quel luogo; e passarono in Bagnani , ove a- bitarono in una stalla, ed in questa nel 1693 fu trovato il p. Giuseppe dal vicario apostolico, in occasione di visita. Ma an- che gli abitanti di questo luogo essendo passati all' islamismo, fu parimenti abbandonato, ed il p. Giuseppe passò a Gruda, da dove, affinchè non si perdesse affatto la memoria di Cristo presso quei popoli, spesse volte passava a visitarli. I. Ospizio di Toplana ed oratorio dedicato all' Assunzione di Maria. Per zelo ardente della sacra Congregazione di Propaganda essendo stato eletto, poco avanti Panno 1694, vicario aposto- lico di Pulati V illustrìssimo e reverendissimo don Pietro Ca- rachik, che fu poi arcivescovo di Scopia, questo degno pastore per piti facilmente dare sfogo alla sua carità, che nutriva verso questi popoli alla sua spirituale cura soggetti, stabili la sua residenza in Sciosci, villa in allora di 90 case, da dove an- cora come vero ministro apostolico faceva spirituale servitù a quattro altre ville, che in tutto ascendevano al numero di 220 Digitized by Google ALBANIA SERAFICA 361 case di cattolici. Ma vedendo che la maggior parte della dio- cesi era priva di operai evangelici, pregò con istanza la sacra Congregazione a riflettere l' impossibilità delle sue forze per poter prestare gli opportuni aiuti a tante anime, e la suppli- cava a volergli concedere i nostri missionarii per colleglli nel ministero apostolico in questa diocesi di Pulati. Con sommo piacere gradi la sacra Congregazione le esposte suppliche del zelante pastore, e Io graziò dei bramati missio- narii. L'anno adunque 1695, essendo procuratore generale delle missioni il padre Filippo da Locamo, ebbe il medesimo ordine dalla stessa sacra Congregazione, che spedisse con ogni pre- stezza i necessarii decreti in Albania per tal effetto. Avuto quest' ordine il detto p. procuratore con ogni prestezza comandò al p. Giuseppe da Civitavecchia prefetto apostolico in Albania, e nei confinanti paesi, che procurasse fosse eseguita la mente della sacra Congregazione, il quale subito destinò il p. Salvatore da Ursiliada della provincia di Calabria ulteriore, che prese ospizio in Toplana, sotto il titolo della Madonna Assunta. Da questo luogo il detto missionario, passava colle apostoliche sue fatiche per Mola di Sciosci, Mbriza, Salza, Palei, Nikaj, Blakia, Bu- guai , Colghezai e Colbessai , tutti paesi d' Albania. Anzi per ordine del suddetto vicario apostolico s' estendeva anche per le ville di Tropopoja , Bonaci e Luria spettanti alla Servia , affinchè anche quei paesani avessero qualche servitù spirituale, non avendo altri parrochi, anzi, come si ha dal Concilio alba- nese, la giurisdizione del suddetto vicario apostolico estende- vasi anche alle ville di Dusmani, Villa, Arra, Cereti, (ora sotto la giurisdizione del missionario di Dusmani) Scialaco , Masa- recco, Mscal, ed altre villette in quei contorni, ora appartenenti alla diocesi di Zadrima fin dal 1703. Da qui può conoscersi quante fatiche dovessero soffrire quei buoni religiosi. Dusmani fu fatto parrocchia nel 1746. Digitized by Google 362 NUOVI MISSrONAEI FRANCESCANI II. Ospizio di S. Antonio in Pianti Nello stesso tempo ed occasione, e per lo stesso motivo di Toplana fa anche fondato T ospizio in Pianti, ove passò Pi- stesso prefetto padre Giuseppe da Civitavecchia. I paesani di Pianti sono gente più docile di quei di Toplana. L' ospizio di Pianti fu presto fabbricato, attesoché il missionario non aveva grande estensione da girare, ma solo si estendeva fino a Pogo, Mengula, Giovagni e Samma. Il missionario di Pianti fece la servitù spirituale a Giovagni e Summa fino air anno 1747 come rilevasi dai libri battesimali. III. {Ospizio di Gria a Pulati superiore Neir anno 1705 fu fondato in Pulati superiore, ossia Mar- turi, un nuovo ospizio. L' occasione fu, che portandosi il com- missario visitatore in quelle parti, trovò che tre ville disputa- vano a quale diocesi appartenessero, se cioè a quella di Sappa, 0 a quella di Pulati ; ma sit^come giù era stato deciso dal Con- cilio albanese fatto nel 1703, che apparteneva alla diocesi di Pulati dò che è di qua dal Drìno e Yalbona , fiume che scorre tra Grascie e Grasniccia , così i nostri missionarii presero mo- tivo di fondarvi un ospizio. Quelle tre ville contenevano 70 case di cattolici. Alle dette ville, come già si è detto, altre volte facevano servitù i missionari di Toplana; ma siccome non potevano i medesimi feir ciò senza grande incomodo , a motivo della lontananza, e del fiume di Marturi che le divide, e della molta neve, che cade nelP inverno, perciò fu stabilito di fondare un nuovo ospizio in Gria, comechè nel mezzo dei paesi 0 ville, che sono di là del detto fiume di Marturi. Il Digitize*d by Google ALBANIA SERAFICA 363 primo missionario ivi spedito^ fa il p. Illarìone Tirolese, con un compagno laico , chiamato fr. Francesco da Givitella, che ivi stettero fino al saccheggio e distmiione di detto ospizio fatta dai turchi 1' anno 1708. Allora al p. Illarìone furono dati trenta colpi di bastone sotto le piante de' piedi, e fu an- che carcerato, sebbene poi sia tosto stato liberato, qnantanqne s' ignori in qual maniera, però è certo che nel 1715 trovavasi presidente nell' ospizio di Pianti. Per rìfabbrìcare nn nuovo o- spizio in Marturì vi furono molte difficoltà, poiché i missio- nari avrebbero voluto fabbricarlo in Blakia, la quale villa trovasi fra monti, e cosi speravano di vivere con più quiete e sicu- rez^ dalle rapine ed incursioni de' turchi, ma il pascià di Pec- chia contradiceva, benché permettesse di rifabbricarlo in 6rìa ; al che i religiosi non volevano accondiscendere, ben sapendo per esperienza quanto dovettero soffrire per V avanti. Final- mente dopo due anni, dacché fu distrutto queir ospizio, mossi a compassione di quelle anime che pencolavano senza pastore , ottenutane la licenza dal pascià di Pecchia, il p. Giuseppe di Àlbiate milanese lo rifabbricò nello stesso luogo di Oria. Quanto stessero ivi i missionari s' ignora , certo è p^rò che da Gria fu trasportato l'ospizio in Blakia, perchè, come apparisce da una lettera autentica del p. Luigi da Roma, era il detto padre ivi presidente nel 1761. Anche questo luogo fu poi abbando- nato, perchè essendo partiti gli abitanti, ed andati a stabilirsi in Raja, ivi fu pure trasportato 1' ospizio ; e per anni 47 i frati stettero in Raja in un' ospizio di tavole, finché nel 1835, essendo presidente il p. Pietro della Barbara, che poi fu ve- scovo di Zadrima, fu fabbricato di pietre e terra, però assai ristretto ; nel 1850 fu poi dal p. Giov. Battista da Giove fab- bricato di muro a calcina, sebbene sia rimasto incompleto, es- sendo stato il suddetto padre richiamato in provincia, appunto perchè aveva fatto un gran bene a questa missione, mentre il detto ospizio lo fabbricò tutto a sue spese, non avendo avuto nessun aiuto né dalla Propaganda, né dal vescovo, né dal pre- Digitized by Google 364 KUOYI MI8SI0NAEI FBANOESOANI fetto e con gran stenti si potè ricavare dalla Propaganda mille piastre, dello quali il suddetto padre era rimasto debitore ad un mercante di Giaceva per ferramenta comprate dal medesimo , rispondendo sempre la suddetta sacra Congregazione, che non ne voleva sapere di pagare questi debiti , che cosi un' altra volta i missionari non si sarebbero arbitrati di far fabbriche a loro capriccio. Nel 1863 fu fabbricata ivi una bolla chiesa, alle spese del vescovo. Nelle memorie antiche esistenti nell' archivio di Sciosci non si fa parola della fondazione degli ospizii di Palei, Salza, Ni- kaj, Scialla, Dusmani e Kirì, e sebbene non sappiasi il preciso tempo, si sa però di certo, che nel 1761 il missionario di Martori trovavasi in Palei, e che poi fa trasportato V ospizio in Salza ; dove ho trovato che oravi il missionario nell' anno 1781, essendo prefetto il p. Michel Angelo d'Acuto; nel 1809 apparisce da certe lettere che il missionario, un certo p. An- tonio da Gorsanico, stasse in Mbrisa. Ora poi non esiste ospizio né in Palei, né in Salza, né in Mbrisa ; ma però in Mbrisa vi è una campana, segno che l'ultimo missionario di Marturi di qua dal fiume, abitò in Mbrisa. Riguardo all' ospizio di Scialla, rilevasi da una lettera del p. Luigi da Roma che era in Scialla il missionario nel 1761. Di quello di Eiri non si trovano notizie se non dall'anno 1781. L' ospizio di Nikaj fu fabbricato di muro a calcina dal M. R. P. Deodato da Gostacciaro, e ridotto a miglior forma dal p. Raffaele da Boscoreale, che poi fu fatto arcivescovo di Durazzo. L' ospizio di Dusmani, come già si é detto di sopra, fa fondato nel 1746, Digitized by Google ALBANIA SEBAFIOA 365 IT. Ospizio di Pedana, dei Clementi e di Grada Dicesi che V ospizio di Pedana sia stato fondato nell'anno 1638, dopoché i padri Gregorio da Novara e Benedetto da Soligo abbandonarono V ospizio incominciato in Earì nel luogo dell' antica abbazia di san Michele ; poiché dopo d' aver i sud- detti padri abbandonato Eiri, furono dal prefatto p. Cherubino mandati il p. Gregorio con fr. Giov. Battista Galata in Gasci, il p. Benedetto poi unitamente al p. Bonaventura da Palaz* zela furono mandati a fondare V ospizio di Pedana , la qual villa era in allora composta di 130 famiglie per la maggior parte cristiane. Il p. Benedetto rimase ivi fino all'anno 1643. In questo tempo avendo dovuto il suddetto padre Benedetto portarsi a Roma per urgenti affari delle missioni quasi affatto distrutte dalla persecuzione che incominciò l'anno 1639, fu mandato in Pedana il p. Leone da Givitella della provincia di sant'Antonio. Dopo qualche tempo, avendo inteso il suddetto padre Leone le insidie che gli si tendeano, se ne fuggì nei monti, e cosi anche quest' ospizio essendo rimasto abbandonato, fa distrutto dai turchi. Ora si è rifabbricato, ed ivi abita un missionario de' Minori Riformati. Y. Dell' Ospizio dei Clementi Nell'anno 1690 furono mandati nei Clementi dal padre Giacinto da Sospello prefetto, il p. Benedetto da Soligo, che era ritornato da Roma, unitamente ai padri Giacinto da Sozza, e Francesco da Urbanìa, dove essendo stati ricevuti assai cor- tesemente da quei popoli , vi fabbricarono un' ospizio. Non si sa però se nella villa di Selza, o in quella di Vukli, poiché ora in tutte due queste ville vi é un' ospizio solo. Digitized by Google 366 NUOVI MISSIONARI FRANCESCANI VI. Dell' Ospizio di Grada Avend(^ gli abitanti di Bagqaai^ pome di sopra si è detto, abbracciato V islamismo, il p. Giuseppe d^ Civitavecchia passò in Grada. L'epoca dello stabilimento dei missionari in Gruda. ?ien fissato circa l'anno 1694; qnl col tempo si fabbq^ò un bel- l'ospizio in luogo assai ameno, che fu poi brucia dai tarcjii di Podgoriza; fu poi rifabbricato, ed ora appartiene ^Ila mis- sione di Castratti. VII. Ospizio di S. Bonaventura di Seiosd Innalzato all' arcivescovato di Scopia l' illustrissimo e re- verendissimo Pietro Garachik, che fu U primo vescovo di Pu- lati, e vicario apostolico in queste parti, il quale risiedeva io Sciosci, questa chiesa restò priva di pastore, il che saputosi dalla sacra Gongr^azione, installò nella inedesiqia i nostri mis- sionari, che già in queste parti avevano messo piede. A ciò si oppose il pascià di Pecchia per nome Moda il quale vedendo a se ribelli i Sciosciani, i quali in nessun modo volevano as- soggettarsi, pensava perciò di abbruciare la villa, e portarne prigionieri gli abitanti. Ma Iddio dispose altrimenti, poiché ap- pena passati sei mesi, nel principio del 1705 morì il detto pa- scià, e così rimasero liberi gli abitanti, e fu tolto ogni impe- din^ento alla fondazione del nuovo ospizio. In allora un certo p. Gemente da Potenza della provincia di Basilicata, prefètto d' AJbania, per eseguire gli ordini della sacra Congregazione, spedì quivi il p. Filippo da Scirocca albanese , al quale non piacendo il fare di questo paese, ^li fu sostituito il p. Bona- ventura da Martinengo della provincia di Torino, al ^uale sue- Digitized by Google ì AliBANIA SEBAFIOA 367 cessero molti allri^ secondo le diverse matazioni. Qaest' ospizio fo dedicato a san Bonaventura. Nelle memorie antiche sta scritto cosi: Il p. Bernardino da Bergamo diceva ^ che quella casa, coperta di paglia, che era sotto la chiesa di s. Teodoro verso l'orto dei frati, era stata dedicata a san Bonaventura. Da questo si deve dedurre che né a tempo di mons. Garachik, né fino ai sniAginati missionari fosse stato fabbricato ancora o- spizio a camna; di pili bisogna dire, che nel luogo ove tro- vasi presentemente quest' ospizio, vi fosse anticamente una chie- setta dedicata a san Teodoro. Narrasi che in questa villa di Sciosci convivessero in a- dulterio due cristiani, ma volendo Iddio ridurli nella via di sa- lute, percosse V adultera di grave infermità, la quale a tal segno s' era ridotta, che si credeva vicina la morte. Più volte il sud- detto p. Clemente fu a visitarla, ed approfittandosi dell'oppor- tunità, persuase ai miseri V abbandono del peccato, ed una vera emendazione. Difatti compunti dalla grazia, ed aiutati dai sa- lutari discorsi ed esortazioni del servo di Dio p. Clemente, di buon grado, e di comune accordo, esecrando il mal fatto, fe- cero con giuramento un fermo proposito di non più ricadérvi. Vedute il buon religioso le ottime disposizioni dei penitenti, stimò bene di amministrare all' inferma i sacramenti della peni- tenza e dell' eucaristia, i quali non solo le giovarono per la sa- lute dell' anima, ma benanche per quella del corpo, perchè in breve 1' ammalata ricuperò la pristina sanità. Riaquistata la salute, non ritornò già al vomito, ma perseverando colla divina assistenza nel buon proposito, osservò, ad onta dei graziosi in- viti, minaccio e mali trattamenti dello spergiuro, complice una volta nel peccato, ciò che a Dio aveva promesso con cuor sin* cero in istato di morte; e sebbene abitassero in uno stesso domicilio, con cristiana costanza e magnanimità, rese inutile ogni tentazione. Vedendosi l'infelice spergiuro fortemente ri** buttato dalla donna a Dio fedele, voltò tutto il suo odio e fw- rore conb*o il p. Clemente, promotore di tal conversione, e dato Digitized by VjOOQIC 368 NUOVI MISSIONARI PBANOESCANI ÌD reprobo seoso^ giurò volerlo ammazzare; ma siccome il detto padre, come prefetto, non aveva luogo fisso, cosi non potè con esso sfogare F ingiusto suo odio. Crescendo intanto di giorno in giorno la rabbia, ed anche più la libidine, quel figlio di Sa- tanasso vedendo procrastinarglisi lo sfogo delle sue predomi* nanti passioni, portossi il 1 d'agosto 1708 all'ospizio, e tro- vando Ivi il p. Angelo da Braccigliano della provincia di Ba- silicata, volle con esso sfogare la sua mala volohtàN Tirò in- fatti contro del detto religioso un colpo d' archibugio diretto alla schiena, ma per divina volontà il religioso rimase illeso, sebbene gli sembrasse di essere ferìto , e ferito mortalmente ; ciononostante quel servo di Dio scordatosi dell' ingiuria, e ri* cordevole del precetto evangelico, rivolto al malfattore, dolce- mente gli disse: ^siccome io ti perdono, cosi ti possa perdo- nare Iddio questo tuo sacrilego misfatto : se alcuno ardirà ven- dicare quest'ingiuria a me fatta, sia maledetto „. Non s'am- mollì a queste parole l'impietrito cuore di quel crudele, né desistè dal mal fare, anzi prendendo un sasso di circa 20 lib- bre di peso, lo tirò in testa al povero religioso, che non poco r offese, e lo gettò per terra , seguitando frattanto l' nomo di Dio a dirgli parole di perdono ; quel perfido indurito più che mai seguita a percuoterlo con altri sassi. Al rumore accorsero immediatamente i vicini , e fuggito quello scellerato, trovarono il p. Angelo boccone in terra, intriso nel proprio sangue, e quasi morto. Levatolo da terra, lo portarono in una casa vi- cina, ove volendo vedere la ferita dell' archibugio, lo spoglia- rono del capuccio e dell' abito che erano forati dalla palla ; e quando si venne ad osservare la carne, si vide con gran stu- pore di tutti, che la palla solo aveva fatta una piccola mac- chia, e per nulla era entrata nella carne ; la palla poi fu tro- vata nel capuccio. Ciò devesi attribuire ad un vero miracolo, poiché assai da vicino gli fu tirato, talmentechè rimasero al- quanto abbrucciate le vesti. Per curarlo poi delle ferite avute nel capo fu trasportato in Pianti in quel nostro ospizio dedi- Digitized by Google ALBANIA SERAFICA 369 cdto a sant'Antonio^ non potendo per mancanza di servitù re- stare ad essere curato in Sciosci. Sebbene il buon padre stesse a letto per molti giorni, si risanò però col divino aiuto, e rese grazie * a Dio d' averlo liberato da un' evidente morte. Dicesi per tradizione che quel sacrilego fosse della stirpe dei Vaia- fiat, che poi è lo stesso che Giosciaìy celebri per aver sempre infastiditi e maltrattati i poveri missionari. Nell'anno 1761 ai 7 di febbraro quest'ospizio di Sciosci, fabbricato qualche tempo prima a muro nel luogo ove presen- temente si trova, fu sotto il p. Bernardino da Bergamo, volgar- mente detto Belbani, saccheggiato ed abbrucciato dall'armata di Pecchia. Il motivo per cui successe questo, fu perchè non vo- lendo Sciosci assoggettarsi al pascià di Pecchia, il cui dominio in quei tempi estendevasi in tutte queste montagne fino al Bi- scasio , il detto pascià spedì contro Sciosci un' armata , colla quale anch' esso venne fino a Scialla, e radunate anche tutte le altre montagne di Pulati inferiore e superiore, si diresse contro Sciosci. Il detto pascià nulla aveva contro de' missio- nari, che anzi trovandosi in Marturi diretto per Sciosci, gli si presentò il p. Luigi da Roma, parroco in allora di detta villa, e lo prpgò unitamente a tutti i capi della suddetta villa di non molestare uè i frati, né le chiese, ed egli loro promise da pascià, che nulla di sinistro sarebbe accaduto né ai frati nò alle chiese. Arrivato però in Scialla il detto pascià coli' esercito, fermossi ivi tre giorni per vedere se li Sciosciani venivano all' ubbi- dienza, ma furono restii, ed anzi intese che si erano fortificati nella chiesa, e che il prefetto col suo compagno avevano per- messo che la chiesa fosse bucata con pali di ferro in varii luoghi per potersi difendere quelli che dovevano ivi rinchiu- dersi, e che i padri avevano fatta buona provvista di polvere e di palle, che avevano incoraggilo la villa a resistere, e che per- fino avevano sacramentati quelli che dovevano rinchiudersi ; il che poi, veduta l' impossibiUtà di resistere, non si eseguì, ma tutti i Sciosciani lasciate in abbandono le loro capanne, si ri- Digitized by Google 370 NUOVI MISSIONABI FBANCE8CANI tirarono in Prekali. Inteso ciò dal pascià^ mandò parte del- l'esercito, ordinando al suo ciordabascià, che è il primo mi* nistro del pascià, di pqrtarsi ad abbruciare detto ospizio. Se- condo una lettera scritta in quei tempi dal suddetto p. Luigi da Roma, che alquanto prima dell' armata era giunto in Scio- sci , varii capi ed alfieri di Pulati s' erano esibiti di difendere r ospizio e la chiesa ; essi giunti poco prima dell' esercito e del ciordabascia , entrarono nell' ospizio , e postisi a mangiare ed a bere, a nuli' altro pensarono. Sopraggiunto poi il ciorda- bascia con buon numero di turchi sforzarono le porte, e dato il sacco all' ospizio, e preso seco anche il chierico del prefetto, il quale s' era nascosto nella camera del medesimo prefetto, in allora padre Giovanni da Migliorino, uscirono fuori , ed allora il ciordabascia ordinò che fosse dato fuoco all'ospizio e chiesa, , il che subito fu eseguito. Il p. prefetto chiese in grazia che gli fosse rilasciato il chierico, od il ciordabascia gli disse, dammi del denaro, ed io tei rilascierò ; egli in allora cavò tre zecchini e mezzo, e glieli diede; ma preso il denaro se ne partì portando seco e denaro e chierico. Arrivato però in Mar- turi il chierico fu per intercessione dei capi rilasciato ; ed in- terrogato il pascià dai detti capi, perchè avesse abbruciata la chiesa di Sciosci contro la fede data , rispose di non aver abbruciata la chiesa , ma bensì la fortezza di Sciosci , e che se non fosse stato trattenuto dal timore del peccato (oh ! che uomo scrupoloso) avrebbe ordinato che fossero state tagliate le teste ai due missionari , e poste su due pali ai confini di Pulati. Dopo abbruciato 1' ospizio , ritornarono i frati ad abi- tare il tugurio detto di san Bonaventura, situato poco sotto al campo della chiesa; dopo alquanto tempo però a cagione delle vessazioni dei vicini Giosciai, il p. Leopoldo da Rossi- gnano trasportò l'ospizio in Gurra. Stette ivi qualche tempo, ma anche qui non mancarono di sturbarlo i vicini Zelai, non- ché il continuo passaggio delle carovane, essendo strada co* mune, battuta specialmente da Scialla, che perciò lo trasportò Digitized by Google ALBANIA SERAFICA 371 uaovamente al laogo di prima. Fatto quindi prefetto il padre Giaseppe da Torrano^ e passato quindi a Pianti luogo prefet- tizio, fu qui portato il p. Samuele da Varese, missionario al- lora in Toplana, il' quale volendo stare da missionario, fu preso in urta dai Giosciai, e da tutta la villa. Dai Giosciai fu anche maltrattato e perfino bastonato, poiché nell'anno 1818 ai 7 agosto verso le 22 ore fu invitato maliziosamente a vi- sitare un ammalato per nome Luz Ghila, sotto pretesto di vo- lersi confessare; portatosi ivi il buon religioso con ogni pre- stezza, vi si fermò alquanto; nelP uscire poi da quella male- detta casa^, fu dal fratello del suddetto ammalato per nome Giov. Ghila ferito nel capo con uno scabello di legno, con ef« fusione grande di sangue; ma vedendo il perfido, che il po- vero frate non era rimasto sul colpo , come esso sperava , lo prese di nuòvo pel collo per istrozzarlo, ma non gli riuscì, essendosi il povero padre raccomandato a san Gaetano, di cui era molto divoto, e per intercessione del qual santo, siccome esso padre poi diceva, era stato liberato da quell'evidente pe- ricolo di perder la vita. Sentitosi 11 fatto dall' Ili.mo e R.mo monsig. Pietro Gìnai , vescovo allora di Pulatì, e dal suddetto M. B. P. prefetto, radunaronsi in Eiri con varii altri missio- nari, ed ivi il giorno di s. Rocco inier Missarum solemnia fu formahneote scomunicato il suddetto Giov. Ghila (sebbene a me pare che non e' era bisogno di scomunicarlo , poiché esso era incorso nella scomunica per il fatto) Portatosi quindi il detto prelato unitamente al prefetto e ad altri missionari in Sciosci, fii il suddetto Giov. Ghila multato di 60 reali di questa mo- neta. Anche Iddio lo castigò poco dopo con un infermità che lo ridusse in punto di morte, e stette 3 giorni in agonia. A- vendo però questi fatto voto di non più molestare i missio- nari, e di dare un bove alla chiesa , risanò. Ma siccome dice il proverbio che il lupo muta il pelo e non il vizio, così questo spergiuro scordatosi del voto fatto, e della grazia ricevuta, di nuovo congiurò contro il suddetto povero missionario, e fattosi Digitized by Google 372 NUOVI MI88IONABI FRANCESCANI capo di altri 14 malviventi della villa ^ si portò la sera del 15 novembre 1821 all'ospizio, e rotta la porta^ vi entrarono armati, e misero quindi sottosopra quanto in esso vi si tro- vava; scialaquarono poi tutta la notte mangiando e bevendo alle spalle del povero frate, il quale pel timore si era rinchiuso nella sua camera, V uscio della quale poi fu dai malandrini ben fermato, affinchè il frate non potesse uscire, e far voce alla villa. La vegnente mattina poi lo cacciarono fuori, e Io man- darono dal prefetto, senza neanche lasciargli celebrare la santa Messa. Iddio però non lasciò impunita V audacia del perfido Giov. Ghila e di suo fratello Vata, ambedue capi del misfatto, perchè 4 giorni dopo il surriferito fatto stando il detto Vat Ghila coi bestiami nel Carme (luogo dove si portano questi coi loro bestiami nelP inverno) con 3 suoi cugini una sera dopo d' aver giuocato quasi tutta la notte coi medesimi , sdraiossi per riposare alquanto, appena però addormentatosi fu da uno de' detti suoi cugini ferito in capo colia scure , e quindi con un colpo di pistola fu del tutto ucciso, fuggendo l'uccisore ed i di lui fratelli in Dusmani. Fu quel perfido lasciato ivi tutta la notte, ed anche il giorno seguente fino verso sera in mezzo ai bestiami che trovavansi rinchiusi in quella capanna, calpestato ed imbrattato dai medesimi con ogni sorta d' im- mondezze, fintantoché fu verso sera trovato da alcuni altri pa- stori del tutto trasformato dalle ferite, nonché dagli insulti dei bestiami. Dopo alcuni giorni fu poi anche ucciso il fratello maggiore dell' uccisore suddetto, il quale pure si trovò con Giov. Ghila e compagni nel fatto descritto di sopra, e cosi anch'esso ne pagò subito il fio; questi fu ucciso da ano di Mola, avendo Giov. Ghila promesso a questo tale di dargli la figlia del fratello suo Vata senza denaro, come infatti poi gliela diede. Anche Giov. Vat Cacci uno dei congiurati, fu nell'istesso anno privato d' un occhio ; finalmente poi anche l' infame Giov. Ghila fece un cattivo fine, poiché invecchiatosi, e fatto quasi uno scheletro ambulante, la notte del 19 ottobre 1859 uccise Digitized by Google ALBANIA SBBAFICA 373 sè stesso con an colpo di pistola , o come dicesi, e pare anche più verosimile , nno de' suoi figli gli tirasse un colpo dì pi- stola mentre esso dormiva, per levarselo così d'attorno, non potendolo più sopportare ; quatis vita , finis ita. — Dopo il descritto fatto, la chiesa e la villa rimase interdetta e senza missionario quasi 2 anni; nell'anno 1823 fu poi qui collocato dal suddetto prefetto p. Giuseppe da Torrano il p. Ferdinando da santa Fiora , il quale ridusse in miglior forma 1' ospìzio ; tutto però di tavole. Egli comprò col denaro di Propaganda il terreno della famiglia Pitocchi, che comprendeva tutto il prato dietro all'ospizio dalla parte dì tramontana, nonché il terreno chiamato Za/, e così allontanò la casa dei Pitocchi assai infesta ai religiosi; poiché detta casa era poco distante dall' ospizio sulla costa verso tramontana , della quale ancora vedonsi al presente le vestigia. Il suddetto padre stette in Sciosci fino all'anno 1837, ed in quell'epoca gli successe il p. Gio- vanni da Faenza, il quale soli 4 anni dimorò in questa par- rocchia e missione , partendo quindi per 1' Egitto. Neil' anno 1841 successe al suddetto padre il p. Giuseppe Maria da Gosio della provincia serafica, il quale dimorò in quest'ospizio circa 14 anni; nell'anno 1846 fu fatto prefetto, e copri la detta carica fino all' anno 1854, nel qual anno partì per la propria provincia. Detto padre nell'anno 1842 eoli' aiuto della Propa- ganda fabbricò con spese immense quest' ospizio e chiesa di muro a calcina; coprì in allora l'ospizio di lastre di pietra, e la chiesa di tavole. L' Ospizio di Lnria ^) é sito nelle più alte montagne del distretto di Matìa (antica Macedonia) nelle cui cime lussureg- giano giganteschi pinoti, un folto bosco il quale dista pochi minuti dall'ospizio, fondato sullo spianato della montagna, e Digitized by Google 374 NUOVI MISSIOKABI FBÀNOESOANI circondato da oltre a cento famiglie cattoliche e ottomane, le qaali ultime hanno la loro moschea poco distante dalla nostra chiesa, dedicata alla B. V. Assunta, fabbricata nel centro del villaggio di Loria. Sottostà a questa montajgna, che va superba di possedere il nostro ospizio, una deliziosa prateria, che seb- bene angusta, è lunga fin dove può giungere la vista. Sito, veramente pittoresco! Gli abitanti di Luna vi falciano fieno abbastanza per isvornare i loro bestiami; poiché queste alpi al sud-est dell' arcidiocesi , e che segnano i suoi confini colle montagne dei Miriditti, e delle due Dibre, stante V inverno sono sempre coperte di nevi, e quel fieno perciò basta a salvare il bestiame, eh' è numerosissimo. L' Ospizio di Biscasio giace tra un gruppo di monti di secondo ordine, per lo piti rocciosi, nel centro de' quali esistono colline continuate, che vengono intersecate da un fiume con- siderevole, denominato Lum-Mats, a cui soprastà il nostro o- spizio colla chiesa di san Giovanni da Gapistrano. Biscasio è parimenti villaggio del distretto di Matia, e numera un cento famiglie cattoliche, ed una ventina di ottomani. Confina colla montagna su cui è fondata l'antica città di Groja, che diede culla al prode albanese Giorgio Castrioto. Oltre ai suaccennati due ospizii esistono pure nel distretto di Matìa tre altre par- rocchie, governate da sacerdoti secolari della stessa arcidiocesi, la cui popolazione complessiva cattolica sale a 4,950 anime, frammischiata e confinante con circa 80,000 turchi, che abi- tano il distretto di Matia. Alla parrocchia annessa all' ospizio di Biscasio appartiene il villaggio chiamato Basta : esso ha un animato cattolico di circa 500 anime con un centinaio di ot- tomani discendenti da genitori apostati, che rinegarono la santa fede e miseramente abbracciarono 1' islamismo. Siccome Bascia è situata su dolci colline, separate dalle montagne di Biscasio, gli manca perciò la doverosa assistenza sacerdotale, non avendo missionario permanente ; onde la S. C. di Propaganda per in- Digitized by Google ALBANIA SEUAHCA 375 terposìzione dì mons. D' Ainbrogio concesse di erigere in quei villaggio un ospizio con chiesa a fine di provvederlo di un missionario 9 che veglia a impedire le defezioni dalla fede, e mantenere saldi nella medesima gli attuali cattolici. La fab- brica fu cominciata in marzo del 1865 mediante un sussidio di 110 scudi del S. G. di Propaganda e mercè la cura inde- fessa del p. Basilide di Urbino, missionario apostolico di Bi- scasio. Con ciò la madre missione di Macedonia viene a for- mare 5 ospizi!; quello di S. Andrea apostolo in Prevesa, di sant' Antonio di Padova in Pedana , di san Giovanni da Ga» pistrano in Biscasio, della Verg. Assunta in Basia, l'Assunta pure in Luria. Aggiungi che il relatore di queste notìzie, p. Raffaele .D' Ambrogio, arcivescovo di Durazzo, a cui apparten- gono questi ultimi ospizii, fondò nel 1852 una missione in Va- Iona, e annesse a quella di Prevesa i cattolici di Arta e di Janina, un nuovo ospizio in Lacci, alla costruzione del quale profuse le cure il p. Bonaventura da Offida, parroco di Del- binisti, con che diede risorgimento air antico ospizio di Sebaste. Air esistenza di questi ospizii si deve la conservazione delle famiglie cattoliche, le quali gradatamente furono costrette ad apostatare, e non mancano nella loro apostasia di portare ri<- spetto verso i luoghi sacri. Durante la visita pastorale di mons. Nicolò Angeli Rado vani, are. di Durazzo fatta in Luria ai 25 ottobre del 1757, si trovarono registrate famiglie cattoliche 126, anime 1001 , di comunione 566 , mentre oggidì non si trovano piii di 24 famiglie composte di 208 anime. Varie parrocchie con ospizii furono erette in questi ultimi tempi nelle parti montane della diocesi di Scutari, fra le quali si annoverano quelle di Castrati inferiore, o Baiga, e Castrati superiore, o Yelecissa; quella di Hotti amministrata da due missionari ; la piccola villa di Koccia, popolata dai profughi al* banesi , dispersa pei dirupi impraticabili , ebbe fino dal primo suo impianto un missionario e n' ottenne più tardi un secondo con nuova chiesa parrocchiale ; Triepsci e Vukli , fabbricate , Digitized by Google 376 NUOTI MISSIONARI FRANCESCANI una sai ciglione quasi inacessìbile di una scogliera del fiume Semi, l'altra sul ramo meridionale del medesimo, sono prov- vedute di sufficiente numero di ministri ecclesiastici. • Altri di altri ospizi! e chiese, che per cura dei vescovi e dei missionari ogni giorno vanno incrementando, daranno no- tizia completa a tempo più opportuno. L' ospizio di Scutari i- naugurato dal M. R. p. Gioacchino da Velletri e protetto dal- l' operosità di mons. Luigi Giurcia, ci dà speranza di maggiore suo ingrandimento e della propagazione di nuove case figliali. Noie *} Relaxione del p. Seraflnd da Preflofeara, niis. di TrosoiaaL '} Variì dalmati aefli aitimi tempi ressero qaesta Provìncia. *) Reiasione di mons. Dario Baooiareni, areiveseovo di Priserendi. *) Reiasione di mons. Raffaele D'Ambrogio, armVescoTo di Dnraxsar Digitized by Google 377 Serie dei Ministri Provinciali 1235 Sisto da Brescia 1668 1272 Girolamo di Ascoli, ministro 1671 generale, cardinale, poi Papa 1673 col nome di Nicolò IV. 1673 1279 Bonagrazia dalm. min. gen. 1676 1297 Nicolò da Zara 1678 1302 Pace dì . . , 1681 1319 Antonio da Pola 1684 1420 Raimondo da Viterbo 1687 1431 Nicolò da Traù 1690 1437 Nicolò da Durazzo 1693 1445 Simeone da Ragusa 1696 Provincia di S. Girolamo dopo 1699 la separazione 1702 1484 Gasparo Longino veneto 1705 1494 Bernardino da Arbe 1708 1505 Francesco da Cattaro 1711 1518 Benedetto da Pago 1714 1521 Girolamo da Verona 1717 1570 Andrea da Arbe 1720 1590 Andrea da Veglia 1723 1621 Angelo da Veglia 1726 1624 Lorenzo da Veglia 1729 1627 Giacomo da Rovigno 1732 1635 Innocenzo da Curzola 1735 1638 Francesco da Lesina 1738 1641 Faustino da Ossero 1741 1644 Egidio da Lesina 1744 1647 Paolo da Rovigno 1747 1649 Egidio da Lesina Vie. Prov. 1750 1653 Andrea Guidotti da Les. 1753 1656 Girolamo da Sebenico 1756 1659 Serafino da Sebenico 1759 1662 Francesco da Pirano 1762 1665 Daniele da Lesina 1763 Bernardino da Spalato Marino da Curzola Daniele da Lesina V. P. Leonoro da Veglia Francesco da Zara Daniele da Veglia Bonaventura da Curzola Marino da Veglia . Daniele da Veglia 2. Giacomo da Capodistria Bonaventura da Traù Bonav. da Curzola. 2. Bernard, da Spalato. 2. Giac. da Capodistria. 2. Bonaventura daTraii. 2. Narciso da Sebenico Bartolomeo da Pirano Bonav. da Brazza Giovanni da Veglia BartoL da Pirano. 2. Francesco da Zara Bonav. da Brazza. 2. Leonardo da Veglia Frane, da Zara. 2. Giovanni da Rovigno Antonio da Seghetto Leonardo da Veglia. 2. Bonav. da Brazza 3. Giusep. da Capodistria Francesco da Curzola Bernardino da Spalato Antonio da Seghetto. 2. Giuseppe da Rovigno Francesco da Curzola. 2. Bernard, da Spai. Vie. Prov, Digitized by Google 378 SEBIE DEI MINISTRI PROVINCIALI 1765 Bonagrazia da Lesina 1768 Innocenzo da Ossero 1 769 Bernard, da SpaL Vie. Piov. 1771 Giuseppe da Rovìgno. 2. 1774 Giuseppe da Spalato 1777 Bonagrazia da Lesina. 2. 1780 Nicolò da Veglia 1783 Cristoforo da Rovigno 1786 Giuseppe da Zara 1789 Marino da Curzola 1791 Gius, da Rovigno Vie. Prov. 1792i Nicolò da Veglia Vie. Prov. 1795 Antonio da Pirano 1 798 Crist. da Rovigno Vie. Prov. 1798 Giuseppe da Zara. 2. 1801 Bern. Cerglienco da Zara 1804 Giuseppe da Veglia 1812 Bernard, da Zara. 2. 1818 Alessandro di Arbe 1821 • Giorgio da Pirano 1 824 Costantino Boxich da Pasm. 1827 Alessandro di Arbe. 2. 1828 Frane, da Ugliano V. Prov. 1830 Filippo Fonda da Pirano. 1833 Costantino da fasmano. 2. 1836 Filippo da Pirano. 2. 1839 Costantino da Pasmano. S. 1843 Leone Borcich da Spalato 1 846 Ant Marinovich da Curzola 1850 Bonagr. Maroevich da Les. 1853 Frane. Smolje da Spalato 1857 Zoilo Monti da Zara 1860 Leone da Spalato. 2. 1863 Donato Fabianich da Pago. Prov. di Ragusa dopo la separazione. 1484 Serafino Zamagna 1487 Antonio Gozze 1490 Bernardino Gozze 1493 Serafino Zamagna. 2. 1496 Andrea Gozze 1499 Paolo Gozze 1502 Antonio Gozze. 2. 1505 Serafino Zamagna. 3. 1508 Angelo Gozze 1511 Agostino Gozze 1514 Andrea Gozze. 2. 1517 Ottavio da Milano 1520 Francesco da Vicenza 1523 Michelangelo veneto 1526 Francesco da Ragusa 1529 Benedetto Gondola 1532 Giovanni Gondola 1535 Bernardino Gozze 1538 Giovanni Gozze 1541 Ambrogio da Ragusa * 1544 Giacomo de Luccari 1547 Bernardino Gozze. 2, 1550 Giacomo de Luccari 1553 Emanuele Sktarich 1556 Tomaso Bastich da Popovo 1559 Giacomo de Luccari. 2. 1563 Emanuele Slatarich. 2. 1566 Antonio Tudrovich 1569 Silvestro Gagliazovich 1572 Andrea da Ragusa 1575 Francesco Radaglia 1578 Marino da Ragusa 1581 Marco da Rossina 1584 Francesco Radaglia. 2. 1587 Angelo dall' isola di Mezzo. 1588 Luca da Rossina Vie. Prov. 1590 Serafino da Popovo 1593 Francesco da Ragusa 1596 Bonifacio da Punta 1599 Alberto Regnich 1602 Nicolò da Duba 1 605 Dionisio della Torre com Jip- 1608 Simeone Martini com. ap. 1610 Frane. Gozze com. ap. 1612 detto Min. Prov. 1616 Savino da Ragusa 1620 Antonio Benda 1624 Francesco Gozzjb. 2. 1628 Savino da Ragusa. 2. 1631 Bernardino Gozze 1634 Vicenzo da Canali 1637 Sisto da Calamotta 1640 Savino da Ragusa. 3. 1643 Francesco Gozze. 3. 1646 Dionisio da Ragusa 1649 Angelo da Giupana Digitized by Google SEBI£ DEI MINISTRI PBOYlNOIAliI 379 1652 Damele da Montenero 1655 Bernardino Gozze. 2. 1658 Michele da Ragusavecchia 1661 Angelo da Giupana. 2. 1664 Donato dell'isola di Mezzo 1666 Antonio Primi 1669 Marino da Ragusavecchia 1672 Giovanni da Canali 1675 Giacomo Garamunda 1678 Vitale Andriassi 1681 lYancesco da Ragusa 1684 Mario da Ragusa 1687 Paolo da Terranuova 1690 Giacinto Tvarcovich 1692 niario da Breno 1695 Ambrogio da Punta 1698 Dionisio Gigli da Ragusa 1701 Benedetto da Ragusa 1704 Donato dall' isola di Mezzo 1707 Ambrogio da Punta. 2. 1713 Domenico da Ragusa 1*716 Angelo Franchi 1719 Donato dall' is. di Mezzo 2. 1722 Diario Banduri da Rag. 1724 Serafino da Ragusa 1728 Vitale da Popovo 1731 Daniele, da Sabioncello 1734 Paolino Bruni da Ragusa 1737 Bonaventura da Canali 1740 Serafino da Ragusa. 2. 1743 Benedetto da Ragusa 1746 Sebastiano Dolci 1749 Adriano da Venezia 1752 Ant. Marichievich da Rag. 1 765 Giacinto AÌemagna da Rag. 1758 Giovanni Cri. da Breno 1761 Luigi Spagnoletto da Stag. 1764 Frane. Sorgo-Bobali 1767 Giuseppe da Mondulfo 1770 Francesco da Ancona 1772 Bernardino da Sabioncello 1773 Dionisio da Sabion. V. P. 1775 detto Min. Prov. • 1778 Angelo Dolci da Rag. 1781 Celso Mitrovich da Rag. 1784 Paolino Molani da Rag. 1787 Luigi Spagnoletti. 2. 1790 Celso Mitrovich. 2. 1793 Alessandro da Ragusa 1796 Benigno Mitrovich da Siano 1799 Isid. Marichievich da Stag. 1802 Silvestro da Ragusa 1804 Aless. da Rag. Vie. Prov. 1805 Serafino Giurich da Sab. 1808 Isidoro Marichievich* V. P. 1812 Serafino Giurich. 2. 1814 Ambrogio da Ombla 1817 Vicenzo da Sabioncello 1820 Serafino Giurich. 3. 1823 * Anacleto da Ragusa 1826 Angelo Ivancovich 1829 Benigno Albertini da Rag. 1832 Ambrogio Marcovich. 2. 1835 Vicenzo da Sabioncello. 2. 1838 Sebast Francovich da Rag. 1841 detto 2. 1844 detto 3. 1847 Frane. Marchetti da Udine 1850 Sebastiano Francovich. 4. 1853 Luigi Ciurcia da Rag. 1856 Francesco Marchetti. 2. 1860 Evang. Cusmich da Rag. 1863 detto 2. Vicarii provinciali delia Vicaria hossinese. 1340 B. Pellegrino da Ascoli 1349 Martino da Asti 1350 Francesco da Firenze 1356 Luca da Ungheria 1361 Zotaldo da Firenze 1363 Francesco da Firenze. 2. 1367 Bartolomeo resse p. 40 anni 1406 Marino da Spalato 1408 Pietro da Posavina (turca) 1411 Enrico da Polonia 1416 Matteo da Inghilterra 1420 Biagio da Ungheria 1427 Giovanni da Curzola 1432 S. Giacoma dalle Marche 1436 Nicolò da Traù 1441 Giovanni da Btya 1444 Fabiano da Bachia Digitized by Google S£BIE DEI MINISTRI PROVINCIALI .380 1445 Martino da Spalato 1446 Michele da Zara. 1449 Filippo da Crescevo 1454 Ruperto da licia 1455 Filippo da Ragusa 1458 B. Àiigelo Zvizdovich 1461 Martino da Curzola 1464 B. Bernardino da Fossa 1467 •Domenico Piacentino 1495 Bernardino da Calmi 1498 B. Angelo ZvizdovicL 2. 1512 Pietro di Bossina 1515 Antonio da Jezero. Ministri Provinciali^ 1517 detto. 1520 Biagio da Crescevo 1523 Stefano Cacich dalmata 1526 Tomaso da Suttiska 1529 Antonio Matcovich 1532 Francesco da Rama 1536 Daniele Vladimirovich i538 Pietro da Suttiska 1541 Gregorio da Narenta 1544 Paolo da Kognitz 1547 Agostino da Velika 1550 Giovanni da Mostar 1553 Simeone da Kamengrad 1556 Elia Ivkovich da Fojnica 1559 Pietro Runovich da Imoschi 1562 Giacomo da Saline sufer. 1565 Mariano da Piombo Andrea dalmata. Vie. Pr. 1 568 Martino da Zaostrog 1571 Antonio Matcovich 1574 Gregorio da Duvno '1577 Gregorio Qacich Giovanni da Dema V. P. 1581 Matteo da Kognitz 1584 Mariano da Suttiska 1587 Francesco da Suttiska 1590 Pietro da Gradovar 1593 Mariano Aljinich. 2. 1595 Gregorio, da Fojmca 1599 Antonio da Fojnica 1602 Stefano da Suttiska 1605 Giacomo da Suttiska 1608 Elia da Fojnica 1611 Mariano da Suttiska \ 1614 Gregorio Masnovich. 2. f 1617 Tomaso da Banjaluka * 1620 Luca Cacich da Ma<»rsca 1623 Mariano da Crescevo i626 Tomaso da Banjaluka. 2. 1629 Andrea da Kamengrad 1632 Martino da Vares 1635 Nicolò da Fojnica 1638 Mariano da Piombo 1641 Martino da Rama 1644 Francesco da Foinica 1647 Michele da Vissovaz 1650 Matteo da Banjaluka 1653 Filippo da Suttiska 1656 Gregorio da Gradovar 1659 Francesco da Posega 1662 Francesco da Fojnica 1665 Gregorio da Rama Tomaso Juracich Vie Prov. 1669 Gregorio da Imoschi 1672 Antonio da Travnik 1675 Marco da Suttiska 1678 Gregorio da Imoschi. 2. 1681 Andrea da Dubocsaz 1684 Antonio da Gabela 1687 Michele da Piombo 1690 Gabriele Stanich da Baia 1693 Paolo Cacich da Zaostrog 1696 Francesco da Macarsca 1999 Francesco da Travnik » 1702 Gregorio da Piombo 1705 Marco da Suttiska 1708 Andrea (te Imoschi 1711 Pietro da Dlok 1714 Pietro da Fojnica 1717 Filippo da Imoschi 1720 Andrea da Slavonia f! 1723 Agostino da Saline | 1726 Paolo da Sebenico 1 Simeone da Bacchina 1 1729 Giovanni da ^azeman t 1732 Antonio da Duvno 1 Dopo la separazione. i 1735 Luca Karaghich I Digitized by Google SERIE DEI MINISTBI PROVINCIALI 381 1738 Giovanni da Sirmio 1741 Filippo da Ochievie i745. Francesco da Posega 1748 Pietro da Baia 1751 Giuseppe Giancovicb 1754 Antonio Bacich 1757 Marco Dobretich 1762 Francesco da Crescevo 1765 Bonaventura Benich 1768 Marco Dobretich. 2. 1771 . . .. Allovich da Crescevo 1774 Bonaventura Benicb. 2. 1777 Giovanni da Duvno 1780 Agostino Ochich 1783 Gregorio da Vares 1786 Giovanni da Duvno. 2. 1 790 Gregorio da Vares. 2. 1796 Matteo Iveka 1799 Luca da Crescevo 1802 Agostino da Vares 1805 Matteo Iveka. 2. 1808 Francesco da Crescevo Pietro da Crescevo V. Pr. 1811 Domenico Franich da Vares 1814 Angelo Franich 1817 Pietro Kordich da Brocno 1820 Domenico Franich. 2. 1823 Marco Ostrich da Foinica 1826 Pietro Kordich. 2. 1829 Giovanni da Verborac 1832 Michele da Livno 1835 Andrea da Crescevo 1 838 Stefano da Lipnica 1847 Mariano Sunich 1851 Andrea Eujundzich. 2. 1854 Martino da Tolisa 1857 Filippo Pasalich 1860 Antonio Vladich 1863 Biagio Josich Prov. del SS. Redentore dopo la separazione. 1735 Girolamo da Rama 1738 Michele da Narenta 1742 Pietro da Mostar 1745 Giovanni da Zavoiane 1 749 Giovanni da Promina 1751 Girolamo da Rama. 2l 1754" Gregorio da Zaostrog 1757 tVancesco da Scardona» 1760 Girolamo da Jezero 1763 Pietro da Ogarie 1766 Andrea da S. Martino 1770 Carlo da Derhis 1773 Giuseppe da Much 1776 Giovanni da Cettina 1779 Pasquale da Macarsca 1782 Carlo da Demis. 2. 1785 Girolamo da Imoschi 1788 Michele da Promina 1791 Antonio da Xivogostie 1794 Pasquale da Obbrovazzo 1797 Pasquale da Imoschi 1800 Lorenzo da Miglievcì 1803 Andrea da S. Martino 1807 Giuseppe da Sign 1810 Simeone Rebich da I mosc. 1813 Matteo Supuk da Sebenico. 1816 Giovanni da Podgora 1819 Luca Costah da Sebenico 1823 Francesco da Cozizza 1826 Girolamo da Scardona 1829 Frane. Vesich da Brist 1832 Frane. Belamarich daSeb. 1835 Suneone da Lovrech 1838 Giov. Calandrin da Sign 1842 Francesco da Igrane 1845 Ant. Paich da Mìrilovich 1848 Angelo Iliich da Metkovich 1851 Mat Simunovich daKnin 1854 Ant Lulich da Macarsca 1857 Antonio Zorizza 1860 Gififcomo Milinovich 1863 Giov. Sununovich daKnin. I»it40va Custodia Provinciale de^ Erzegovina. 1852 * Angelo 'Kraljevich 1856 Elia Vidossevich 1862 Ang. Kraljevich, ora vesc. dell' Erzegovina. Digitized by Google 382 INDICE L Provincia di S. Girolamo . . . n. Provincia di Ragusa in. Provincia Bo'snese-Argentina . . IV. Cnsto^ provinciale dell' "Erzegovina V. Provincia del SS. Redentore . . YI. Ospizii dei frati Riformati . . . yn. Albania Serafica ...... Serie dei Ministri Provinciali . . pag. 4 , 184 , 227 , '272 , 280 , 532 , 337 « 376 Rrrata C o r r 1 ir «• Ali» pa^. Z99j Ito. Zi invece di Limo leg|;i Lemno, Alla pa^. 332 „ 1 invece di VII leff^L VI. (L.S.) Veduto , si concede la stampa. , DàlF Ordinariato Arcivescovile Zara 2 agosto 186S. Pietro Dóìmo Arcivescovo. Digitized by Google Digitized by Google Digitized by Google This hook should be returned to the Library on or before the last date stamped below* A fine is incurred by retaining it beyond the specified tìme« Please return promptly. IWMf -9 oogle